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Aprile, 2012
Capitolo 1
Introduzione
1.1
1.1.1
I riduttori a vite senza fine hanno largo impiego in ambito meccanico, sia industriale che civile, per le caratteristiche di rigidezza e robustezza, difficilmente ottenibili da trasmissioni di
altro tipo. La forte diffusione di motori elettrici, sistemi elettromeccanici che forniscono coppia
massima ad alte velocit`
a angolari, spesso eccessive per la maggior parte delle applicazioni, favoriscono la diffusione di queste trasmissioni a vite, che abbassano drasticamente il numero di giri
in favore di una coppia maggiore allalbero lento, mantenendo il sistema motore-trasmissione
` pratica comune vedere aziende leader nel settore (Siedi dimensioni estremamente ridotte. E
mens, Bonfiglioli, etc.) presentare come voce dei cataloghi soluzioni pre-assemblate di motoretrasmissione. Il costo di questa trasmissione spesso risulta essere inferiore rispetto ad altri tipi,
a parit`
a di rapporto di trasmissione. Ma non `e tutto oro quello che luccica: si deve infatti
considerare che la geometria dei corpi evolventi a contatto con assi sghembi vede un incremento
di attrito, talvolta sufficiente ad azzerare la reversibilit`a del meccanismo (dove per reversibilit`a
si intende inversione di fusso di potenza, ovvero rendere lalbero veloce, che contiene la vite,
lalbero condotto). Questo porta ad un sistema vulnerabile a carichi impattivi e a picchi di
coppia, situazioni che devono essere intercettate e analizzate a livello di design ogniqualvolta si
faccia uso di questo tipo di trasmissione (per un esempio si veda 2.2.1, al punto 2).
La pratica industriale prevede limpiego di acciai bonificati per albero veloce e vite, e la
formatura di ruote condotte in bronzo. La scelta di questi materiali `e di natura puramente
pratica: essendo pi`
u facile la formatura di una ruota elicoidale, si tende ad utilizzare per questa
materiale sacrificabile al fine di massimizzare la vita della vite. Purtroppo, le regole di mercato
oggigiorno incidono su queste scelte: il costo del bronzo sale vertiginosamente di anno in anno
a causa della presenza di rame in lega con lo stagno, costringendo le aziende a cercare soluzioni
alternative. In questo contesto si pone la presente tesi: la ricerca di nuovi materiali richiede una
campagna di prove sperimentali per valutare il comportamento a fatica del materiale sostitutivo.
1.1.2
Geometria e cinematica
Nella trasmissione si possono identificare diversi parametri geometrici, che incidono sulle forze
di contatto che trasmettono la potenza meccanica dallalbero veloce allalbero condotto. La
trasmissione `e formata da:
una vite (worm), solitamente motrice, di geometria simile ad una vite di manovra, avente
denti formati da filetti elicoidali a profilo trapezoidale. I filetti che si avvolgono sul cilindro
di nocciolo possono essere pi`
u di uno; in questo caso si dice che la vite ha Z principi;
Al fine di ridurre le pressioni locali, si utilizzano due accorgimenti di disegno: lapice dei denti
della ruota inviluppa la vite perfettamente cilindrica oppure la vite assume la geometria detta
globulare al fine di inviluppare la ruota cilindrica. Come illustrato in figura 1.2, possono esserci
varie combinazioni di queste soluzioni:
Figura 1.2: A sinistra, vite cilindrica, in alto, e vite globulare, in basso (fonte: [1]). A destra uno
schema delle possibili configurazioni della trasmissione (tratto da: [3])
Nonostante questo, le primitive del moto possono essere schematizzate da una circonferenza
che rotola senza strisciare su una retta.
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
20
25
25
35
30
45
Solitamente le viti presentano da uno a quattro principi, la scelta di questo parametro dipende dalla potenza meccanica che interessa il rotismo. Parametro fondamentale che caratterizza
la vite risulta essere langolo di inclinazione, definito dalla relazione:
tan() =
L
Zm
=
dpv
dpv
(1.2)
= m
bv
(1.3)
(2.2 cos() 1) m
dpv + 2 av
dnv
dpv 2 bv
(1.4)
La lunghezza complessiva della vite dipende dal numero di denti della ruota Zr e dal numero
di principi della vite stessa Z:
bvite > (1 + 2 Zr )m
(1.5)
Z
Zr min
1..2
11
0.06
17..18
12.5
0.09
26..28
Il diametro primitivo della ruota `e definito a partire dal modulo, che i due componenti del
rotismo condividono. Mediande il diametro primitivo si ricavano anche diametro esterno ed
interno:
dpr
m Zr
der
dpr + 2av
dnr
dpr 2bv
(1.6)
In drives con Z > 1, larco effettivo di ingranamento risulta essere inferiore rispetto a quelli
con Z = 1, pertanto `e possibile ridurre lo spessore effettivo della ruota:
Z
bruota
1..2
>3
Tabella 1.3: Equazioni di dimensionamento dello spessore della ruota (fonte: [4])
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
Langolo di esposizione 2, rappresentato nella figura 1.4, usato indirettamente nei calcoli a
fatica, pu`
o essere ottenuto trigonometricamente dal rapporto:
sin() =
bruota
dev 0.5 m
(1.7)
I parametri dei denti della ruota possono essere estratti dalla seguente tabella:
Dimensione
Formula (mm)
Addendum
ar = 0.3183 p
Profondit`
a massima
ht = 0.6866 p
Profondit`
a di lavoro
hk = 2ar
Dedendum
br = ht ar
dpv + dpr
Z + Zr
=m
2
2
(1.8)
Queste sono solo alcune delle indicazioni utili al dimensionamento geometrico della vite.
La scelta dei materiali si basa su alcune considerazioni generali:
la vite `e il componente del rotismo avente la velocit`a pi`
u elevata, quindi il materiale
costituente deve avere una ottima resistenza alla abrasione (materiale rigido);
la ruota `e il componente a bassa velocit`a, soggetto quindi allincremento di calore dovuto
alla componente di strisciamento, per questo motivo deve essere costituita da un materiale
avente una alta conducibilit`
a termica;
i componenti sono in strisciamento relativo, quindi la scelta deve considerare una coppia
di materiali che presentano basso coefficiente di frizione.
I materiali tipicamente utilizzati, con alcune caratteristiche meccaniche, sono elencati nella
tabella 1.5.
Per approfondire ulteriormente il design geometrico del rotismo si dovrebbe fare riferimento
a normative specifiche, come la DIN-3974, per quanto riguarda la normativa europea, e la
AGMA-6022 [3], della normativa statunitense.
Dinamica e rendimento
Sebbene lanalisi geometrica e cinematica sia applicabile per una trasmissione diretta che inversa del moto, lanalisi dinamica sar`
a effettuata considerando la vite motrice e la ruota condotta.
Questo tipo di trasmissione risulta essere in ambito pratico lo standard de facto, vista lelevata
dispersione di potenza per attrito nel meccanismo inverso. Lanalisi di un meccanismo invertito richiederebbe solo semplici considerazioni sulla direzione delle forze. Si ipotizza inoltre di
analizzare una vite ad avvolgimento destro.
Gli assi sono considerati sghembi perpendicolari, si ha quindi una reciprocit`a tra le forze (in
versori cilindrici: assiale, radiale, tangenziale) che si trasmettono dalla vite alla ruota:
FA,vite
= FT,ruota
FR,vite
= FR,ruota
FT,vite
= FA,ruota
(1.9)
la forza assiale della vite, FA,vite , tende ad assumere valori particolarmente elevati, e porta
alla generazione di una componete di attrito che non pu`o essere trascurata, soprattutto nel
comportamento a fatica.
Figura 1.6: Forze sul dente in presa della vite (fonte: [1])
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
Dalla figura 1.6 con semplici considerazioni geometriche si ricavano i moduli delle forze:
FA,vite
FT,vite
FR,vite
= Fn sin(n )
(1.10)
2T
2
Fn =
T = T
dpv
dpv (cos(n ) sin() + f sin())
(1.11)
FT,vite
FR,vite
= T sin(n )
(1.12)
1 []
2v
= m1
= 0.5v dpv / cos()
FA,vite
= A T
FT,vite
= T T
FR,vite
= R T
(1.13)
con:
A
2
dpv
2
dpv
2
dpv
(1.14)
sin(n )
cos(n ) sin() + f sin()
Esplicitare la funzione del coefficiente di attrito in un determinato range di velocit`a pu`o essere
importante, `e quindi necessario trovare una funzione analitica che esprima questo coefficiente.
La via pi`
u semplice potrebbe essere tramite lespressione del rendimento, che nella trasmissione
pu`
o essere facilmente misurato mediante lausilio di due torsiometri3 . Il rendimento della trasmissione risulta ovviamente essere dato dal rapporto tra le potenza meccanica in ingresso e le
potenza meccanica in uscita della trasmissione:
=
FT,ruota vr
FT,vite vv
(1.15)
Facendo riferimento alle equazioni 1.13 e 1.9, considerata la relazione tra velocit`a periferica e
angolo : vr /vv = tan(), si ottiene:
A
tan() =
T
cos(n ) cos() f sin()
tan()
cos(n ) sin() + f sin()
(1.16)
Il valore del coefficiente di attrito pu`o essere esplicitato invertendo la relazione precedente,
secondo le seguenti ipotesi:
il rendimento del sistema di cuscinetti che sostiene lalbero veloce e lalbero condotto
possa essere ipotizzato unitario:
cuscinetti 1;
il regime di lubrificazione della trasmissione possa essere mantenuto sufficientemente
costante a diverse velocit`
a angolari4 ;
il rendimento sperimentale, misurato indirettamente sia:
= (Ttors,r tors,r )/(Ttors,v tors,v );
f =
( 1) cos(n )
+ tan()
(1.17)
Ottenuta una stima del coefficiente di attrito, `e possibile calcolare il valore delle componenti
cilindriche delle forze delle equazioni 1.13. A tale proposito, `e facile notare che se il valore di
f `e tale da azzerrare la componente assiale della forza sulla ruota, si assiste al bloccaggio (o al
grippaggio) della trasmissione:
FA,vite = 0 f cos(n ) tan()
3 Quasi tutti i torsiometri presenti in commercio montano, oltre al sistema di lettura della deformazione dal
quale valutare la torsione, un encoder ottico digitale, per misurare la velocit`
a angolare.
4 Questa ipotesi risulta essere debole, considerato che la viscosit`
a del lubrificante tende a variare nellarco di
contatto, aumentando in fase di accesso e diminuendo in fase di recesso, a causa del comportamento elastoidrodinamico del lubrificante. Per poter rafforzare tale ipotesi si deve mantenere costante la temperatura del getto
dellolio sulla trasmissione.
10
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
f + f tan()
f + cos()
f + f tan()
FT,vite vv =
f + cos()
f + f tan()
T v
f cos() + cos(n ) cos()
(1.18)
In funzione delle caratteristiche geometriche della cassa, la temperatura della trasmissione pu`o
essere ottenuta utilizzando la relazione di scambio di calore:
Q = CA (to tamb )
dove i parametri C e A rappresentano rispettivamente il coefficiente di scambio termico5 , che
tiene conto sia di contributi di scambio convettivi che conduttivi, e la superfice di scambio
termico della cassa6 . Risolvendo la equazione si ottiene la temperatura dellolio:
to =
f + f tan()
1
T v + tamb
CA f cos() + cos(n ) cos()
(1.19)
a regime, le temperature dellolio non dovrebbero superare i 93C, sia per evitare un danneggiamento delle propriet`
a reologiche e tribologiche del fluido, sia per scongiurare eventuali
attacchi chimici sulla superficie dei denti. Soprattutto per la resistenza a fatica, questo parametro pu`
o essere considerato fondamentale. La stima della temperatura dellolio, grazie alla
equazione precedente, pu`
o essere ottenuta mediante una sonda di temperatura (termoresistenza
o termocoppia) applicata alla cassa della trasmissione.
Dimensionamento della trasmissione
Sono diverse le cause che possono portare a rottura la trasmissione:
Cedimento del dente, dovuto principlamente a:
. sovraccarichi;
. cedimento per fatica alla base del dente;
. scorrimento plastico;
Danno superficiale del dente:
. usura, che pu`
o portare a fenomeni di grippaggio;
. pitting o vaiolatura, fenomeno di fatica superficiale;
I fattori di influenza fondamentali sono, oltre la coppia e il materiale, la velocit`a di strisciamento
periferica relativa tra le superfici a contatto: a differenza delle altre tipologie di trasmissioni
a corpi volventi, la trasmissione a vite lavora principalmente a strisciamento, per questo deve
essere sempre prevista la lubrificazione delle superfici a contatto, al fine di poter massimizzare
il carico.
5 [C]
6 [A]
11
Nel caso di trasmissioni a vite, la principale forma di danneggiamento risulta essere di natura
superficiale, con la formazione di una vaiolatura dalla quale potr`a generare e propagare una
cricca che porta alla generazione di schegge, alla esportazione del dente o anche di una porzione
di ruota, cause di possibili grippaggio.
Figura 1.9: Esempio di pitting superficiale. A fianco, delle fratture propagate nel dente hanno
generato delle scaglie (fonte: [5]).
12
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
Ruota Vite
Ref.
A
B
1
2
3
Materiale
acciaio C15
acciaio C45
P-bronzo
ghisa
lega Al
Lavorazione
cementato
tratt. term.
colata in sabbia
colata in sabbia
colata in stampo
BHN
600
180..208
60..95
197..241
95 105
Accop.
1, 2, 3
1, 2
A, B
A, B
A
Note
Figura 1.10: Coefficiente di materiale cmat . La linea continua `e per trasmissioni in bagno dolio,
mentre la linea tratteggiata `e per trasmissioni lubrificate tramite getto dolio (fonte:
[4]).
Per il dimensionamento a resistenza a fatica superficiale del dente, solitamente si segue una
serie di equazioni progettuali definite allinterno della normativa [3]:
FT,ruota
0.8
13.2 103 Cs dpr
b2 C m C v
d1.8
pr
60 H
13.2 106 n2 Cs b2 Cm Cv
(1.21)
I fattori Cx possono essere calcolati analiticamente mediante le relazioni di tabella 1.6, dove il
modulo `e m = dpr /Zr , e il numero di denti della ruota `e Zr = Z. Solitamente, il modulo ottenuto dal processo di dimensionamento, dalle relazioni 1.20 e 1.21, `e arrotondato alle dimensioni
standard. A questo punto, il diametro della vite non pu`o essere ancora definito con precisione:
come parametro iniziale si tende a scegliere un rapporto tra i diametri dpr /dpv conpreso tra 3
e 6, in seguito si procede ad un dimensionamento secondo la relazione di Navier, considerando
un diametro di stress: ds = dpv 2.5 m. Se h `e la distanza tra i cuscinetti e il punto medio
7 [H]
8 [c]
=W
= MP a
13
q
2
2
, si pu`o scrivere
+ Ft,vite
Fr,vite
M ds
(Fb h)(ds /2)
=
I 2
(d4s /64)
(1.22)
8Fb h
amm
(1.23)
dp = ds + 2.5 m
(1.24)
ds =
Lavorazione
Colato in sabbia
Colato in forma
Colata centrifuga
6 < < 20
Cm = 0.020( 2 + 40 76)0.5
6 < < 20
Cm = 0.0107( 2 + 56 + 5145)0.5
6 < < 20
Cm = 1.148 0.00658
vs
Coefficiente di velocit`a Cv
Cv
Cv = 0.659 vs0.197
Cv = 0.651 vs0.571
vs < 15ms1
Cv = 1.096 vs0.774
14
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
Figura 1.11: Esempio di equilibrio sullalbero della ruota (tratto da: [4])
Le stesse equazioni e definizioni sono valide sia per i cuscinetti dellalbero della vite che per
i cuscinetti dellalbero della ruota:
RAx + FT + RBx
RAy FR + RBy
RAz + FA
FR h1 FA
FT h1 + RBx h2
FT
dp
+ RBy (h1 + h2 )
2
dp
2
la cui soluzione `e (in A il cuscinetto che agisce come vincolo assiale, oltre che radiale, allalbero;
h1
1
R
=
F
Ax
T
h2
dp
h1
A :=
RAy = FR
FA +
FR
2(h1 + h2 )
h1 + h2
RAz = FA
B :=
15
(1.25)
h1
FT
h2
Bx
RBy
h1
dp
FR
FA
h1 + h2
2(h1 + h2 )
16
1.2
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
Considerazioni iniziali
Le Considerazioni iniziali [6] `e il documento che `e stato fornito come specifica tecnica di design della macchina. Allinterno della documentazione si sollevano alcune delle problematiche
fondamentali, come la tipologia di loop da prendere in considerazione:
loop aperto questa tipologia di loop `e la pi`
u semplice, costruttivamente economica e garantisce interasse variabile. La potenza `e completamente fornita dal motore e dissipata su
un freno, che presenta il limite tecnologico dello smaltimento del calore. Lo svantaggio
principale `e dato dalla totale dispersione della energia;
loop elettrico chiuso questa prima tipologia di loop chiuso risulta essere costruttivamente
semplice ma anche costosa, presentando sia motore che generatore. La variabilit`a dellinterasse `e legata alla sfida progettuale di spostare lasse di una delle componenti (motore o
generatore), ma fondamentalmente possibile. Questo tipo di sistema permette un recupero di energia attorno al 75..80%, stima legata principalmente al rendimento dei generatori
elettrici;
loop meccanico chiuso questo sistema risulta essere meno costoso rispetto al loop chiuso
elettrico, ma progettualmente molto complicato. Non `e possibile avere interasse variabile
senza sacrificare il recupero di energia. Potrebbe essere molto complicato anche ottenere
delle coppie variabili. Il motore, che fornisce potenza allimpianto, `e di dimensioni minori
rispetto alle altre soluzioni, in quanto deve fornire unicamente la potenza dispersa. Il
recupero di energia si pu`
o attestare attorno all85..90%, in funzione della dispersione di
potenziale elastico o del rendimento degli ingranaggi di ricircolo.
17
Sicuramente, la soluzione di loop aperto non `e accettabile, per leccessiva perdita di potenza non
giustificata. La scelta di un impianto a loop elettrico, rispetto ad un loop meccanico, `e legato
principalmente alla necessit`
a di poter testare trasmissioni con diverse geometrie ed interassi. Il
riduttore `e infatti fornito in diverse geometrie in funzione delle esigenze della azienda fornitrice,
la
:
necessit`
a o meno di test con parametri geometrici differenti;
limiti o esigenze legati ai fattori di produzione della azienda.
Altri parametri che possono essere ricavati da queste considerazioni iniziali sono:
la necessit`
a di effettuare prove con resistenza e picchi di coppia variabile durante la prova,
al fine di generare dei cicli di carico;
il banco di prova deve essere in grado di generare una pressione di contatto tra 150
2000M P a, al fine di poter studiare la resistenza al pitting;
un eventuale sistema di controllo sulla temperatura del lubrificante, al fine di intercettare
eventuali fenomeni corrosivi di natura chimica.
Capitolo 2
Il banco di prova
2.1
Divide et impera
Nota la specifica di design della macchina, `e possibile compiere una analisi pi`
u precisa dei suoi
componenti. A partire dalloggetto completo, che ha come funzione la movimentazione della
trasmissione, che a sua volta scarica potenza su un sistema di recupero di energia elettrico,
si pu`
o operare una suddivisione della macchina in quattro elementi che devono cooperare per
ottenere il risultato.
I quattro sistemi fondamentali, dei quali `e fornita una disamina pi`
u approfondita nel documento, sono i seguenti:
blocco motore: questo sistema converte la energia elettrica in energia meccanica e
la inserisce nel sistema della trasmissione. Per fornire una panoramica sufficientemente
chiara del sistema, si `e scelto di descriverlo seguendo lo stesso percorso che la potenza segue
attraversandolo. In seguito, si implementano eventuali correzioni a questo design iniziale,
secondo le richieste delle normative di riferimento, al fine di garantire la massima sicurezza
allutente. In ultimo, si fornisce una distinta di massima dei componenti necessari, al fine
di ottenere una stima dei costi del progetto.
blocco generatore: Cos` come il blocco motore, il blocco generatore, destinato alla
conversione della energia meccanica, risulta essere una componente particolarmente complessa del sistema, avendo seri vincoli a livello di normativa per la reimmissione della
energia in rete. Anche qui, la descrizione proceder`a parallela al percorso della potenza
attraverso il sistema. Infine si fornisce la distinta approssimata dei componenti necessari.
sistema di controllo: in questo sistema si racchiudono tutte le componenti elettroniche,
ad eccezioni di quelle sensoristiche, che concorrono al controllo della macchina e alla estrapolazione dei dati. Si cerca di fornire una ottica diversa dalla pratica industriale standard
dei PLC, in favore di tecnologie di recente sviluppo programmabili che permettano di
abbattere i costi, seppur al prezzo di un maggiore lavoro di programmazione. Lulteriore
vantaggio `e rappresentato dalla opportunit`a didattica di poter costruire da zero il sistema elettronico (che `e anche lunico blocco in bassa potenza), piuttosto che utilizzare
un sistema chiavi in mano.
telaio: questa componente non `e stato analizzato nel dettaglio, ma `e facile prevedere che
il processo di design, oltre a garantire la rigidezza e la robustezza fondamentali, dovr`a
tenere conto che il sistema presenta diversi elementi a massa sbilanciata rotanti (fondamentalmente il rotore del motore e del generatore) che possono generare delle armoniche
di ampiezza notevole a frequenze variabili durante la prova. Il progetto di un eventuale telaio dovrebbe mantenere la frequenza prima superiore alla frequenza massima di rotazione
del sistema, o prevedere un sufficiente smorzamento di eventuali componenti di risonanza,
soprattutto nelle fasi transitorie di accensione e spegnimento. Per poter effettuare questa
18
19
analisi `e necessario conoscere con precisione le caratteristiche dei blocchi motore, generatore e di trasmissione montati sul telaio, al fine di conoscere la distribuzione delle masse
su di esso, argomento che non pu`o essere affrontato in questa sede preliminare.
Come gi`
a accennato nelle considerazioni preliminari, il blocco di trasmissione `e considerato un
sistema a se stante, e quindi preso in considerazione solo come black-box, di cui si conosce la
geometria, collegata al sistema mediante due flange. Nonostante ci`o, `e possibile effettuare tutte
le misure necessarie mantenendo i sensori allesterno della cassa.
Nominalmente, si prevede di fornire al riduttore 20kW di potenza meccanica.
Blocco Motore
RST
Trasmissione
Sistemi di
controllo
WAN
Blocco Generatore
Telaio
Potenza Meccanica
Potenza Elettrica
Sensoristica e attuazione. Interscambio dati.
20
2.2
Blocco motore
Il blocco motore fornisce la potenza meccanica allimpianto necessaria a movimentare la trasmissione. Questo sistema deve essere in grado di convertire la energia elettrica in energia
meccanica ed essere in grado di valutare la potenza assorbita dalla rete elettrica.
2.2.1
21
Interruttore
differenziale
magneto-termico
Wattmetro
Loopback e
configurazione
cicli di carico
Convertitore AC/AC
M 3~
Sistemi
di controllo
Motore
Giunto elastico
Torsiometro
Encoder
Giunto flangiato
Trasmissione
Potenza Meccanica
Potenza Elettrica
Sensoristica e attuazione. Interscambio dati.
1 In
22
2.2.2
Convertitore AC/AC
Siemens
Micromaster 430
6SE6430-2AD32-2DA0
Motore
Siemens
Sinamics
1FT6134-6SC71
Torsiometro/Encoder
NCTE
Series4000-20001A
Caratteristiche nom.
Prezzo
Perogata = 22 kW
Pout = 29 kV A
Imax = 45 A
PLC progr., ModBUS
Inverter PWM
5140
Popt = 26.2 kW
nopt = 2000 rpm
M = 100 kg
Tmax = 316 N m
Imax = 182 A
Sincrono
3000
Tnom = 20000.1% N m
nmax = 5000 rmp
Magnetico con Encoder
3000
Tabella 2.1: Distinta del blocco motore (le immagini sono tratte dai rispettivi cataloghi)
23
Torsiometro/Encoder
Giunto Elastico
120
1205
Motore
360
350
Considerati tutti gli elementi costitutivi necessari oltre a quelli fondamentali elencati qui
sopra, e stimato che i componenti devono avere alberi per il trasferimento della potenza di
diametro nominale nel range di 45..60 mm al fine di garantire la condizione di limite di fatica,
si pu`
o definire un costo complessivo del blocco motore attorno i 15000 .
Di seguito `e presentato un diagramma di massima quotato dellingombro e un rendering del
blocco assemblato:
Figura 2.3: Disegno quotato approssimativo dellingombro del blocco motore assemblato
24
Figura 2.4: Rendering del blocco motore assemblato, ottenuto dal modello Solidworks
2.3
25
Blocco generatore
Il blocco generatore converte la potenza meccanica in potenza elettrica da reimmettere nella rete, regolando, contemporaneamente, il carico in coppia sulla trasmissione attraverso la
regolazione del carico assorbito dallinverter.
2.3.1
Anche in questo caso, per la descrizione del sistema, si far`a riferimento al circuito della potenza
attraverso il blocco, anche se risulta essere leggermente pi`
u complesso del precedente.
La potenza meccanica giunge ad un secondo albero di sensori, mediante un collegamento flangiato sullalbero lento. Anche in questo caso la scelta `e dettata dai requisiti di
rigidit`
a necessaria per poter effettuare una misurazione sufficientemente precisa. Il pretensionamento della bullonatura del giunto dovr`a essere valutato per garantire rigidit`a
allo scorrimento secondo le relazioni descritte nella normativa UNI-CNR 10011. Il valore di pretensionamento ricavato in questo caso potr`a essere applicato in sicurezza anche
alla flangia presente sullalbero veloce, in quanto il valore massimo di coppia si osserva
sullalbero lento.
La potenza, applicata allalbero dei sensori, `e misurata mediante lausilio di un secondo
blocco sensoriale, formato da un torsiometro e un encoder ottico, gemello di quello presente
nel blocco motore. Per garantire la possibilit`a di misura su trasmissioni ad interasse
variabile, i cuscinetti dellalbero sensori possono essere montati su una struttura di guida
verticale, simile a quella della figura 2.6(Sistema variazione altezza) :
Un doppio giunto cardanico riallinea lalbero dei sensori allalbero del generatore.
Traslare verticalmente lalbero dei sensori e si riallinearlo in seguito allalbero del generatore, mantenendo quindi omocineticit`a e rendimento unitario sul sensore, risulta essere
per chi scrive una soluzione migliore rispetto alle altre due soluzioni possibili, ovvero (a)
utilizzare un giunto cardanico tra trasmissione e torsiometro o (b) sollevare lintero blocco generatore. La soluzione (a) presenta un rendimento inferiore allunit`a dipendente dal
tempo, dovuto al doppio giunto cardanico, che aggiungerebbe un fattore di indeterminazione nella misura nellencoder/torsiometro, non garantendoci quindi dei buoni risultati
della prova. La (b), invece, risulta essere tecnicamente poco conveniente da realizzare
a causa dellelevato peso del generatore (per la potenza nominale che abbiamo preso in
considerazione, allincirca 150kg).
Sebbene il giunto cardanico possa essere un pessimo elemento meccanico in una macchina
che deve subire un carico affaticante, utilizzando un albero in acciaio con un altissimo
coefficiente di sicurezza, si pu`
o ipotizzare di lavorare oltre il limite di fatica dellalbero.
Anche senza effettuare i tediosi calcoli di dimensionamento su questo elemento, si pu`o
pensare di utilizzare un albero cardanico per rimorchi agricoli, dimensionati per potenze
molto superiori a quella della nostra macchina, e dal prezzo relativamente ridotto.
La potenza passa dal giunto cardanico ad un moltiplicatore, che innalza il numero di
giri allabero del generatore. Questo elemento risulta essere critico, quindi deve essere
fortemente sovra-dimensionato, al fine di evitare un eventuale grippaggio
La conversione da potenza meccanica a potenza elettrica `e affidata ad un generatore in
tensione continua. Questa macchina risulta essere del tutto simile ad un motore in tensione continua, essendo questultimo perfettamente reversibile. Il generatore agisce da
freno sulla intera macchina, e la coppia frenante, considerata una velocit`a angolare costante, `e direttamente proporzionale alla potenza elettrica che si vuole prelevare dai capi
dello statore . Si deve scegliere il motore ponendo particolare attenzione alla tensione e
alla corrente massima che lavvolgimento statorico pu`o sopportare. Nelle fasi di transitorio, infatti, questi due paramentri possono variare fino a valori molto alti, rischiando di
rovinare il generatore.
26
Sistemi
di controllo
Torsiometro
Encoder
Potenziometro
interasse
Albero
cardanico
Moltiplicatore
di giri
Giunto
elastico
M 3~
Generatore DC
RST
Interruttore
differenziale
magneto-termico
Wattmetro
Potenza Meccanica
Potenza Elettrica
Sensoristica e attuazione. Interscambio dati.
4 Nello
2.3.2
27
Nella seguente distinta sono presenti le caratteristiche nominali e il prezzo di alcuni degli
elementi fondamentali del blocco generatore:
Elemento - Marca - Modello
Torsiometro/Encoder
NCTE
Series4000-20001A
Caratteristiche nom.
Tnom = 20000.1% N m
nmax = 5000 rmp
Magnetico con Encoder
Prezzo
3000
Albero cardanico
A.M.A. (Acc. Macc. Agricole)
Albero Cardanico Agricolo
Tipo D
200
Moltiplicatore di giri
Non definito
= 1/12
300
Generatore DC
Leroy-Somer
LSK-1604S
Inverter
Siemens
Sinvert
PVM20
Popt = 20.4 kW
nopt = 600 rpm
Vmax = 600 V @ nmax
nmax = 1020 rpm
Magneti permanenti
4000
7800
Tabella 2.2: Distinta del blocco generatore (le immagini sono tratte dai relativi cataloghi)
28
Giunto elastico
Albero Cardanico
Generatore DC
Moltiplicatore di giri
Torsiometro/Encoder
2853
820
580
Considerati tutti gli elementi necessari, per la produzione del blocco generatore si pu`o
stimare un costo di 20000 .
Di seguito `e presentato un diagramma di massima quotato dellingombro6 del blocco generatore e un rendering del blocco assemblato:
Figura 2.6: Disegno quotato approssimativo dellingombro del blocco generatore assemblato
6 Per il generatore si `
e usato lo stesso modello del motore della Siemens, in quanto `
e stato impossibile reperire
dei riferimenti quotati dal catalogo
Figura 2.7: Rendering fotorealistico del blocco generatore, ottenuto dal modello Solidworks
29
Capitolo 3
Sensoristica, attuazione e
interscambio dati
3.1
Lanalisi del comparto elettronico verr`a affrontata a livelli successivi, dallottica generale di
quelle che sono le device utilizzate, e quali protocolli le interconnettono, fino ad analizzare in
maniera superficiale piccoli elementi del codice e di configurazioni che si rende necessario a far
funzionare il comparto elettronico in maniera sufficientemente autonoma. Ma prima di fare
questo `e necessario definire degli obbiettivi e dei limiti ben precisi per questo blocco:
il comparto elettronico deve essere funzionale alla macchina e allutente, garantire una
condizione di minima configurazione ed alta autonomia, al contempo fornire sicurezza
intelligente;
pilotare autonomamente inverter e convertitore al fine di ottenere il corretto carico dinamico e la corretta velocit`
a angolare;
registrare i dati forniti dai sensori;
garantire una interfaccia uomo-macchina remota sia per la presentazione dei dati registrati
che per la configurazione;
trasformazione dei segnali dei sensori (principalmente voltaggi) in valori aventi significato
fisico (coppia, velocit`
a angolare, etc.). Principamente significa applicare un segnale di
taratura.
identificare una eventuale situazione di grippaggio e procedere allo spegnimento della
macchina, abilitando al contempo un avvisatore acustico/luminoso del pericolo;
essere basso costo.
Di seguito uno schema molto semplice del sistema elettronico:
Digital
MSP430
SENSORI
Analog
ATTUATORI
ARDUINO
USB
Raspberry PI
ModBUS
30
TCP/IP
31
Caratteristiche
Prezzo
Raspberry PI ModB
SoC
CPU
GPU
USB
Video Out
Audio Out
Onboard storage
Onboard Network
Power
Power source
OS
Broadcom BCM2835
ARM11 700 MHz
Broadcom VideoCore IV
2 2.0
Composite-RCA, HDMI, DSI
HDMI, 3.5mm jack
Card slot (SD, MMC)
10/100 M BEth (RJ45)
3, 5 W
5 V (microUSB)
Linux (ARM kernel)
Arduino Mega
Microcontroller
Operating Voltage
Input Voltage (nom.)
Input Voltage (limits)
Digital I/O pins
Analog Input pins
DC Current per I/O pins
DC Current per 3.3 V pins
Flash memory
SRAM
EEPROM
Clock
TI MSP430
EEPROM
SRAM
Interfacce seriali
GPIO
Time interrupt
ATMega1280
5V
7..12 V
6..20 V
54 (14 P W M )
16
40 mA
50 mA
128 KB
8 KB
4 KB
16 KHz
8 KB
256 B
UART/I2C/SPI
16
WDT
41.70
59.30
4.30 $
32
3.2
3.2.1
Ch.A1
Ch.A2
P1.3
P1.4
P1.5
P1.6
P1.2 (UART)
Ch.B1
Torsiometro
Encoder 1
11..28V
Ch.A1
P1.1 (UART)
Digital Port
17 (RX2)
16 (TX2)
Analog Port
0
1
2
3
GND
Ch.A2
ARDUINO MEGA
Ch.B1
Ch.B2
MSP430
Torsiometro
Encoder 2
11..28V
Ch.B2
PT100
Temperatura
+5V
PT100
R
100
R
100
R
100
Potenziometro
interasse
+5V
Potenz.
(100)
R
100
R
100
R
100
Figura 3.2: Schema elettrico del collegamento dei sensori; nota: anche se non rappresentato, il collegamento seriale tra MSP430 e Arduino deve essere crossed (RXM SP 430 T XArduino e
T XM SP 430 RXArduino )
In primo luogo `e necessario definire il programma della MSP430, che legge il segnale in
ingresso dai tre canali dellencoder ottico e lo trasmette alla scheda Arduino mediante una
connessione seriale. Questo sistema `e utilizzato per diminuire il carico computazionale della
33
Arduino, e fornire una soluzione integrata. La lettura analogica `e invece affidata ad Arduino,
che monta un convertitore A/D avente maggiore risoluzione. Limplementazione del codice
sorgente per la scheda MSP430 varia molto in funzione del modello specifico, quindi si fornisce
qui solo un codice molto superficiale e carente delle configurazioni delle porte, che deve operare
da traccia per un codice finale:
1
2
3
/* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
* MSP430
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * */
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
unsigned
unsigned
unsigned
unsigned
int time
char C1_old = 0 x0 ;
char C2_old = 0 x0 ;
int counter_total = 0;
int counter = 0;
= 0;
21
22
float rpm = 0;
23
24
25
/* Settare watchdog */
WDTCTL =
WDT_MDLY_32 ;
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
__ b i s _ S R _ r e g i s t e r ( GIE ) ;
47
48
49
50
51
52
while (1) {
53
54
char C1 = 0 x0 ;
char C2 = 0 x0 ;
55
56
57
58
59
60
if ( C1 ^ C1_old ) { ++ counter1 };
if ( C2 ^ C2_old ) { ++ counter2 };
61
62
63
C1_old = C1 ;
C2_old = C2 ;
64
65
66
67
68
};
69
70
71
72
73
74
75
76
34
77
78
79
80
81
82
83
tempo = 0;
}
else {
++ time ;
};
84
85
86
87
88
89
90
};
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
int i ;
for ( i = 0; i < strlen ( stringa ) ; i ++) {
while (!( IFG1 & UTXIFG0 ) ) ;
TXBUF0 = stringa [ i ];
}
107
108
109
110
111
112
};
113
116
117
118
119
120
121
122
123
124
125
126
127
128
129
130
131
132
133
// UART RX interrupt
# pragma vector = U SA RT 0 RX _V EC T OR
__interrupt void usart0_rx ( void ) {
/* Questa funzione invia due paramentri di lettura : RPM e
* conteggio totale dei cicli . In ricezione richiede un
* carattere 1 per il primo encoder e il carattere 2 per
* l encoder 2 */
if ( RXBUF0 == 1 ) {
sendstring ( R ) ;
sendstring ( int2string (( int ) rpm1 ) ;
sendstring ( C ) ;
sendstring ( int2string ( c ounter_ total1 ) ;
};
esle if ( RXBUF0 == 2 ) {
sendstring ( R ) ;
sendstring ( int2string (( int ) rpm2 ) ;
sendstring ( C ) ;
sendstring ( int2string ( c ounter_ total2 ) ;
};
};
Ch.A [V]
115
A
XOR
Time
A xor B [i]
XOR
Contatore
A xor B [i-1]
Ch.B [V]
114
Sfasamento /4
Time
Figura 3.3: Logica di lettura degli encoder, implementata nel ciclo while infinito (tratto: [13])
La implementazione nella scheda Arduino prevede la lettura dalla MSP430 tramite UART
e la lettura dei segnali analogici tramite il convertitore AD presente on-board. Anche in questo
35
caso il codice scritto fornisce unicamente una traccia al reale codice che dovr`a essere implementato allinterno della scheda. La facilit`a di programmazione della Arduino rispetto alla MSP430
risulta essere evidente.
1
2
3
/* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
* ARDUINO
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * */
4
5
6
7
8
9
10
11
12
# define
# define
# define
# define
TENS1_APORT 0
TENS2_APORT 1
PT100_APORT
2
VARRES_APORT 3
13
14
15
16
17
18
19
int
int
int
int
signal_TENS1 = 0;
signal_TENS2 = 0;
signal_PT100 = 0;
signal_VARRES = 0;
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
/* Funzione di setup : `
e eseguita 1 volta sola */
void setup () {
// impostare la porta seriale
serial2 . begin (9600) ;
// `
e sufficiente una sola lettura del potenziometro
signal_VARRES = analogRead ( VARRES_APORT ) ;
30
31
};
32
33
34
/* Ciclo infinito */
void loop () {
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
};
1 R
V
4 V0
essendo inoltre la variazione di resistenza lineare alla variazione della grandezza misurata, si ha
nel caso della PT100:
1 R
T = TR0 + BP T 100
V
4 V0
36
con [BP T 100 ] = C/. Alcuni modelli di termosonde forniscono un polinomio interpolatore in
funzione della sola variazione di resistenza, la scelta di quale metodo utilizzare `e assolutamente indifferente (questo secondo metodo sar`a implementato nel codice GNU.Octave/Matlab al
paragrafo 3.3.2). La stima della temperatura della trasmissione pu`o essere effettuata mediante
la relazione 1.19. La stessa teoria pu`
o essere applicata al potenziometro, variando unicamente
il valore della costante B e del fondoscala. Questa taratura pu`o essere effettuata a posteriori
dalla Raspberry PI, che si occupa della analisi dei dati. Il segnale del torsiometro risulta essere
molto pi`
u semplice da misurare, essendo un segnale di tensione 0..10 V proporzionale al valore
misurato1 :
C = BT orx V
3.2.2
Per ottenere la comunicazione tra il protocollo ModBUS, che si poggia sullo standard seriale
RS485, e linterfaccia seriale UART presente sulla scheda Arduino `e necessario lausilio di un
supporto hardware (amplificazione operazionale half-duplex del segnale) mediante il seguente
circuito, che `e solo uno dei tanti circuiti di amplificazione compatibile con lo standard. Esistono
soluzioni preassemblate2 , ma il circuito `e talmente semplice che potrebbe essere autoprodotto:
+5V
+5V
+5V
100nF
SP485CN
UART
RX
2.2K
VCC
RE
DE
GND
1K
TX
VCC
R 100
R
BUS
SETUP
RS485
120K
4.7K
R 100
A
GND
+5V
IC1
R
2.2K
Il collegamento di una rete RS485 pu`o essere effettuato secondo lo schema di loop chiuso a
tre nodi, con un master e due slave, come presentato di seguito:
1 Ad
2 Ad
37
+5V
R
560
ARDUINO
NODO 1 (master)
+5V
TX
BUS
SETUP
TX
TX
A
R
120
BUS
SETUP
TX
B
R
R
560
NODO 2 (slave)
Convert. AC/AC
NODO 3 (slave)
Inverter DC/AC
100
B
R
GND
100
B
R
GND
100
R
120
Figura 3.5: Loop chiuso a 3 nodi RS485: un master, Arduino, e 2 slave, inverter e convertitore (tratto
da: [11])
/* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
* ARDUINO
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * */
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
38
33
34
# define RE G_ IN P UT _S TA R T 1000
# define RE G_ IN P UT _N RE G S 4
35
36
37
static USHORT u sR eg I np ut St a rt = RE G_ I NP UT _S T AR T ;
static USHORT usRegInputBuf [ R EG _ IN PU T_ N RE GS ];
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
eMBErrorCode
int
48
49
eStatus = MB_ENOERR ;
iRegIndex ;
50
if ( ( usAddress >= R EG _I N PU T_ S TA RT )
&& ( usAddress + usNRegs <= RE G_ I NP UT _S T AR T + R EG _ IN PU T_ N RE GS ) )
{
iRegIndex = ( int ) ( usAddress - u sR e gI np ut S ta rt ) ;
while ( usNRegs > 0 )
{
* pucRegBuffer ++ =
( unsigned char ) ( usRegInputBuf [ iRegIndex ] >> 8 ) ;
* pucRegBuffer ++ =
( unsigned char ) ( usRegInputBuf [ iRegIndex ] & 0 xFF ) ;
iRegIndex ++;
usNRegs - -;
}
}
else
{
eStatus = MB_ENOREG ;
}
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
return eStatus ;
70
71
};
72
73
74
75
76
77
78
eMBErrorCode
eMBRegHold in g CB ( UCHAR * pucRegBuffer , USHORT usAddress , USHORT usNRegs ,
e MB Re gi s te rM o de eMode )
{
return MB_ENOREG ;
}
79
80
81
82
83
84
85
86
eMBErrorCode
eMBRegCoilsCB ( UCHAR * pucRegBuffer , USHORT usAddress , USHORT usNCoils ,
e MB Re gi s te rM o de eMode )
{
return MB_ENOREG ;
}
87
88
89
90
91
92
eMBErrorCode
eMBRegDisc r e t e C B ( UCHAR * pucRegBuffer , USHORT usAddress , USHORT usNDiscrete )
{
return MB_ENOREG ;
}
93
94
95
96
void setup () {
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
107
108
109
110
111
112
};
113
114
void loop () {
115
116
117
39
118
( void ) eMBPoll (
119
);
120
121
122
123
};
3.2.3
/* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
* ARDUINO
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * */
4
5
/* Variabili e definizioni */
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
typedef struct Se ns or _ Da ta _O U T {
unsigned int time ;
// s
unsigned int rpm1 ;
// ngiri / s
unsigned int torque1 ;
// V
unsigned int rpm2 ;
// ngiri / s
unsigned int torque2 ;
// V
unsigned int pt100 ;
// V
unsigned int wattmetro1 ; // W
unsigned int wattmetro2 ; // W
unsigned int real_freq1 ; // ?
unsigned int real_load2 ; // ?
} SENSOR _D AT A _O UT ;
19
20
21
22
23
24
25
char * s e r i a l _ c h a r _ v e c t o r _ o u t ( SE N SO R_ DA T A_ OU T DataOut ) {
26
/*
*
*
*
27
28
29
30
31
};
32
33
34
/*
*
*
*
*
*
35
36
37
38
39
40
41
};
42
43
44
45
void setup () {
46
47
40
48
49
50
51
52
53
54
55
56
};
57
58
void loop () {
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
};
La Raspberry PI opera mediante un sistema operativo Linux, quindi si pu`o fare ricorso allo
scripting bash e alle tty messe a disposizione dal sistema operativo per catturare i dati in
ingresso:
1
# !/ bin / bash
2
3
4
5
6
# Config urazion e
ARDUINO_PORT = / dev / ttyUSB0
ARDUINO_SPEED = 19200
8
9
10
11
12
13
14
# Redirect to fd6 : I / O
exec 6 < $ ARDUINO_PORT
15
16
17
18
else
19
20
21
22
fi
# Esempio di lettura
echo -n " R " > / dev / ttyUSB0
# -n elimina la \ n
# al termine della stringa
tail -f / dev / ttyUSB0 >> F I L E _ L O G _ S E S S I O N E . log
5
6
7
8
# Esempio di scrittura
echo -n " W " > / dev / ttyUSB0
echo " C " $ SETTING1 " I " $ SETTING2 # esempio di co nfigura zione
9
10
41
# C : convertitore AC / AC
# I : inverter DC / AC
Come si `e gi`
a detto in precedenza, qui si presenta solo una implementazione estremamente
semplificata del sistema, si lascia ad uno sviluppo successivo la automatizzazione del processo
(ad esempio linserimento di uno script allinterno della crontab).
42
3.3
3.3.1
Lanalisi dei protocolli di comunicazione garantisce il flusso dati dallhardware analizzato nel
capitolo precedente alla Raspberry PI. Questo flusso di dati `e memorizzato allinterno di un
file di log della sessione. Lordine dimensionale del file di log della sessione si attesta attorno i
1.54 M B 3 per una lettura ogni 5minuti . Sulla scheda `e presente una memoria allo stato solido
(SD Card) sulla quale risiedono sistema operativo e configurazione. Il grande numero di accessi
che vengono effettuati su questa memoria per la scrittura del log di sessione pu`o portare ad un
rapido deterioramento di tale memoria, per questo motivo `e consigliabile spostare la scrittura
sulla partizione di unaltra device (magari anche solo una chiavetta USB, dato che non `e richiesta
una grande velocit`
a di trasmissione), al fine di garantire una maggiore durata alla memoria
contenente alla configurazione del sistema.
3.3.2
La maggior parte dei dati salvati nel file di log della sessione non hanno significato fisico, ma
sono rappresentazioni numeriche di variazioni di differenze di potenziale, `e quindi necessario
rielaborare questi dati al fine di ottenere misure aventi significato fisico. Questo passaggio `e
molto importante e dipende dalla configurazione di taratura della macchina, con le costanti di
taratura allinterno di un file testuale, lette da un codice compilato o da uno script, che provvede
alla creazione di un nuovo file con le misure reali. Il nuovo file, contenente le misure passa
attraverso un secondo codice che provvede allestrapolazione delle misure derivate secondo le
equazioni descritte nella sezione 1.1.2. Il compito di questo script `e anche valutare le derivate di
torsione e velocit`
a angolare al fine di identificare eventuali grippaggi e scrivere in un file il numero
1. Se la lettura di questo file riporta come variabile booleana 1, il sistema si deve bloccare
immediatamente perch`e `e presente grippaggio. Una implementazione molto simile potrebbe
essere effettuata a livello di MSP430, che se rileva una accelerazione fortemente negativa sugli
encoder, invia un messaggio di spegnimento alla macchina (in questo caso si potrebbe pensare
ad uno sviluppo di un embedded real-time enviroment, magari programmando il sistema in G
- LabView - invece che in C). Questi sono alcuni dei tanti switch di siurezza che possono essere
implementati nella macchina. A livello analitico tale problema pu`o essere descritto cos`:
n
t2
0
ST OP
La parte di dati elaborati `e parsata da uno script PHP per lesposizione allutente tramite
una interfaccia web (servita da una istanza lighttpd ). Tramite questa interfaccia si pu`o compiere
anche la funzione inversa, ovvero configurare la macchina e inserire le costanti necessarie alla
elaborazione dei dati in ingresso.
La presenza di un sistema informatico di questo tipo, collegati tramite interfaccia di rete
TCP/IP alla WAN dellUniversit`
a, richiede sicurezza informatica: questa pu`o essere ottenuta
facendo uso di sistemi integrati nel sistema operativo, come le iptables, e implementando un
sistema utente sulla interfaccia web.
Di seguito `e presentato uno schema funzionale di quello che `e stato fino a qui descritto:
3 Ogni call di lettura sensori genera una trasmissione di 80 byte/call. Per una prova di 108 cicli @ 1000 rpm
si suppone una durata di 70giorni . Impostando una chiamata di lettura ogni 5minuti , ovvero 288call/giorno ,
si ottiene 80 byte/call 70giorni 288call/giorno = 16128000 byte 1.54 M B.
USB Input
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LOG SESSIONE
GNU.Octave
(Matlab)
CONFIGURAZIONE
Script elaborazione dati
TARATURA
USB Output
ARRESTO (1/0)
DATI ELABORATI
CICLO DI CARICO
Server WEB (lighttpd)
Script PHP
Pagina di esposizione
e download dei dati
TCP/IP I/O
Pagina di
configurazione
UTENTE
e un esempio del codice Octave (Matlab) che pu`o essere implementato nella macchina:
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% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
% Matlab / Octave Script %
% %%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%
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fclose ( fid_Lettura ) ;
fclose ( f i d _ C o n f i g u r a z i o n e ) ;
fclose ( fid_Taratura ) ;
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% % Struttura di lettura :
% [ Tempo , RPM1 , Torque1 , RPM2 , Torque2 , PT100 ,
%
Wattmetro1 , Wattmetro2 , Real_Freq1 , Real_Load2 ];
% fare riferimento al codice scritto in precedenza .
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% % Struttura di taratura
% [ Taratura torsiometro 1;
%
Taratura torsiometro 2;
...
...
...
...
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%
Vettore coefficienti PT100 (3)
% ];
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% Misure
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%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
ms -> s
ngiri / s -> ngiri / m
V -> Nm
ngiri / s -> ngiri / m
V -> Nm
V -> * C
W
W
Hz
Nm
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67
68
69
70
71
72
R e n d i me n t o _ m a c c h i n a = Wattmetro2 /. Wattmetro1
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75
76
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% Coefficiente d attrito
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...
82
83
% Temepratura trasmissione
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88
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% Forze di trasmissione
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...
...
...
...
...
99
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% % Esportazione dati
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DATA_EXPORT = [ Time ,
Rendimento_Macchina ,
Rendimento_trasm ,
Attrito ,
Temp_trasm ,
FT ,
FA ,
FR ];
...
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118
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...
...
Indice
1 Introduzione
1.1 La trasmissione a vite senza fine . . . . . . . .
1.1.1 Perch`e le trasmissioni a vite senza fine?
1.1.2 Analisi della trasmissione . . . . . . . .
Geometria e cinematica . . . . . . . . .
Dinamica e rendimento . . . . . . . . .
Il problema della potenza termica . . .
Dimensionamento della trasmissione . .
Forze sui cuscinetti . . . . . . . . . . . .
1.2 Considerazioni iniziali . . . . . . . . . . . . . .
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3
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2 Il banco di prova
2.1 Divide et impera . . . . . . . . . . .
2.2 Blocco motore . . . . . . . . . . . . .
2.2.1 Composizione del sistema . .
2.2.2 Distinta del blocco motore . .
2.3 Blocco generatore . . . . . . . . . . .
2.3.1 Composizione del sistema . .
2.3.2 Distinta del blocco generatore
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Bibliografia
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[11]
Jan Axelson, Designing RS-485 Circuits, Circuit Cellar (107), June 1999, 20-24
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