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Pala D Sindaci contro lausterit: oggi chiude il Comune di Biccari

SINDACI CONTRO LAUSTERITA:


OGGI CHIUDE IL COMUNE DI BICCARI.
di Deanna Psala
02 ott 2015

Gianfilippo Mignogna Sindaco di Biccari (Foggia), un paese di quasi 3000 abitanti. A causa dei
tagli lAmministrazione di cui a capo non pi in grado di garantire ai cittadini servizi
adeguati. La riduzione dei servizi e dei lavori ha peggiorato la crisi del territorio.
Oggi 2 ottobre Gianfilippo Mignogna ha chiuso il Comune per un giorno in segno di protesta. Il
gesto, per quanto simbolico, ha richiamato lattenzione sul dramma dei Comuni e altri Comuni
hanno deciso di unirsi alla sua lotta.
Lo abbiamo intervistato per dare voce ai piccoli Comuni che, spesso ignorati dalla politica,
stanno soccombendo vittime delle politiche di austerit.
Sindaco Mignogna, perch ha deciso di chiudere il Comune oggi?
Quello di oggi vuole essere un gesto estremo e simbolico: testimoniare limpossibilit di
erogare servizi per mancanza di risorse e quindi linutilit di un Ente locale che viene privato di
tutti gli strumenti necessari per soddisfare i bisogni della cittadinanza. Non parlo solo dei
trasferimenti statali, ma anche dellautonomia di poter disporre del proprio avanzo di
amministrazione ormai bloccato per legge da almeno due anni. Di questo passo, se non
cambieranno in fretta le cose, la provocazione di oggi diventer realt e davvero i piccoli
Comuni spariranno.
I tagli dei trasferimenti quali conseguenze generano per un Comune come il suo?
Una duplice conseguenza. Da una parte si contrae inevitabilmente il margine di discrezionalit
amministrativa e le poche risorse rimaste vengono necessariamente impegnate per le spese
fisse con un blocco totale degli investimenti e delle manutenzioni. Dallaltra laumento della
pressione fiscale (da noi scongiurato questanno) o, in alternativa, la drastica riduzione dei
servizi e laccantonamento di importanti scelte che erano state programmate. La nostra
Amministrazione, per esempio, si vista costretta a rescindere i pochi contratti rimasti (pulizia
bagni pubblici, addetto stampa, ecc) e a rimandare ladozione del Piano Urbanistico o la
realizzazione di lavori necessari alla Comunit.
Ritiene che le politiche di austerit, alla base del Patto di Stabilit, abbiano peggiorato o
migliorato la situazione economica dei cittadini del suo paese?
C stato sicuramente un peggioramento. Lapplicazione del fondo di solidariet in combinato
disposto con il patto di stabilit ha bloccato le poche risorse disponibili, come quelle del nostro
avanzo di amministrazione. Meno soldi, meno lavori, meno economia locale. A rimetterci il
territorio e le sue piccole aziende. Inoltre, la complicazione del quadro normativo sta
ulteriormente rallentando le attivit amministrative. Basti pensare agli obblighi di procedere
tramite stazione unica appaltante e centrali uniche di committenza. La cosa importante da far
capire che un Comune pi povero ha come primo effetto quello di rendere pi poveri i
cittadini che lo abitano.
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Cosa servirebbe secondo lei per risollevare leconomia e la qualit della vita dei suoi
concittadini?
I Sindaci dei Piccoli Comuni chiedono fondamentalmente due misure immediate: il ripristino dei
trasferimenti ad un livello accettabile (tipo quelli prima del 2011) e la rimozione del patto di
stabilit. Queste due misure metterebbero in circolo nuove risorse a disposizione dei territori e
potrebbero avere un effetto moltiplicatore su piccoli sistemi come i nostri. Pi in generale,
per, occorre ridefinire i confini dellautonomia locale che sono oggi ridotti (mentre si
moltiplicano gli organismi di secondo livello per la gestione di acqua, gas, rifiuti, servizi sociali,
ecc) ed adottare politiche che favoriscano i Piccoli Comuni e le aree interne, marginali e
montane, la cui sopravvivenza di vitale importanza per lequilibrio del Paese ed il presidio del
territorio. La sensazione, purtroppo, che queste aree invece di essere aiutate vengano
penalizzate oltremodo anche per meri calcoli di opportunit politica. Togliere e tagliare ai
piccoli evidentemente pi facile e meno compromettente dal punto di vista elettorale.

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