Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
SORIN DRAGOMIR
Abstract. Si stabilisce il legame fra il differenziale di una funzione e le sue derivate parziali. Si dimostra che una funzione differenziabile in un punto `e continua nello stesso punto.
` del differenziale
1. Unicita
Sia f : A Rn R una funzione differenziabile nel punto x0 A.
Allora esiste L (Rn ) tale che
1
{f (x0 + h) f (x0 ) L(h)} = 0.
(1)
lim
h0 khk
Dimostreremo che f `e derivabile nel punto x0 in ogni direzione v S n1
e la derivata direzionale in x0 `e
f
(2)
(x0 ) = L(v).
v
Infatti si ponga h = tv with t 0 nella formula (1). Allora khk = |t|
e si ottiene
1
(3)
lim {f (x0 + tv) f (x0 ) tL(v)} = 0.
t0 |t|
In altre parole se F `e la funzione di una variabile reale data da
1
F (t) = {f (x0 + tv) f (x0 ) tL(v)}
|t|
allora il limite limt0 F (t) esiste (ed `e uguale a zero). Com`e noto, se
una funzione (reale di una variable reale) ha limite in un punto allora
esistono in quel punto anche i limiti laterali (e sono uguali al limite
della funzione nel punto in discussione). Quindi
lim F (t) = lim F (t) = 0.
t0+
t0
SORIN DRAGOMIR
t0
1
{f (x0 + tv) f (x0 ) tL(v)} =
t
1
= lim+ {f (x0 + tv) f (x0 )} + L(v) = lim G(t) + L(v)
t0 t
t0
cio`e anche il limite laterale limt0 G(t) esiste ed `e uguale a L(v).
Riassumendo
lim+ G(t) = lim G(t) = L(v).
t0
t0
f
(x0 )
v
w Rn 7 kwk
f
(x0 ),
v
(dx0 f )(v) =
f
(x0 ).
v
n
X
i=1
wi
f
(x0 ) =
ei
i=1
n
X
i=1
wi
f
(x0 ).
xi
SORIN DRAGOMIR
n
X
f
(x0 ) dx0 pi .
d x0 f =
xi
i=1
Vediamo ora se il punto x0 in (8) pu`o essere omesso e che natura abbia
leguaglianza ottenuta in questa maniera. Si supponga dapprima che
la funzione f : A Rn R sia differenziabile in ogni punto x A.
Allora leguaglianza (8) `e vera per ogni x0 A. Consideriamo ora
lapplicazione
df : A (Rn ) , (df )(x) = dx f (Rn ) ,
x A.
x A.
x A.
Di conseguenza, com`e facile verificare, linsieme delle forme differenziali si organizza come spazio vettoriale reale.
Data una forma differenziale : A (Rn ) e una funzione : A
R si pu`o definire lapplicazione
: A (Rn ) , ( )(x) = (x) (x),
x A.
Qui (x) R e (x) (R ) e quindi ha senso (x) (x) (moltiplicazione con scalari reali nello spazio vettoriale reale (Rn ) ). Abbiamo dunque definito unoperazione di moltiplicazione fra funzioni
: A R e forme differenziali : A (Rn ) . Il risultato `e
ancora una forma differenziale.
Siamo ora pronti ha riscrivere leguaglianza (8) come uneguaglianza
fra due forme differenziali. Infatti, per larbitrariet`a del punto x0 A
si ha
n
X
f
(9)
df =
dpi .
x
i
i=1
Frequentemente la proiezione canonica pi si denota anche con xi . Allora
la formula (9) diventa
n
X
f
df =
dxi .
x
i
i=1
SORIN DRAGOMIR
In questa forma essa si ritrova nella maggior parte dei testi che presentano la teoria della differenziabilit`a delle funzioni di pi`
u variabili
reali.
3. Gradienti
Sia f : A Rn R una funzione derivabile nel punto x0 A in
ogni direzione ei S n1 (dove {e1 , , en } `e la base canonica in Rn ).
Ha senso allora costruire il vettore le cui componenti sono le derivate
parziali di f calcolate nel punto x0
f
f
(Df )(x0 ) =
(x0 ), ,
(x0 ) Rn .
x1
xn
Definizione 3. Il vettore (Df )(x0 ) si chiama il gradiente di f in x0 .
Se le derivate parziali di f sono definite in un qualsiasi punto x0 A
allora si pu`o considerare
f
f
Df =
, ,
.
x1
xn
Chiaramente Df (il gradiente di f ) non `e un vettore in Rn (le sue
componenti sono funzioni definite su A a valori in R).
Definizione 4. Una funzione X : A Rn Rn si dice campo vettoriale su A. Le funzioni Xi : A R definite da Xi = pi X (dove
pi : Rn R sono le proiezioni canoniche) si chiamano le componenti
di X.
Sia X : A Rn un campo vettoriale su A. Allora per ogni x0 A
si pu`o rappresentare X(x0 ) Rn come una combinazione lineare dei
vetttori della base canonica
n
X
X(x0 ) =
i ei
i=1
n
X
i=1
i ji = j
i=1
ossia
j = Xj (x0 ), 1 j n.
Segue che
X(x0 ) =
n
X
j=1
n
X
Xi
i=1
xi
X1
Xn
+ +
.
x1
xn
Definizione 6. Se f : A R e X : A Rn sono rispettivamente un
campo scalare e un campo vettoriale allora il prodotto fra f e X `e il
campo vettoriale
f X : A Rn ,
(f X)(x) = f (x) X(x),
x A.
Esercizio 2. Mostrare che
div(f X) = f div(X) + (Df ) X.
Definizione 7. Sia A R3 un insieme aperto. Il rotore del campo
vettoriale X = (X1 , X2 , X3 ) : A R3 `e il campo vettoriale
rot(X) : A R3 ,
rot(X) =
X3 X1 X2 X1
X3 X2
,
+
,
y
z
x
z
x
y
.
SORIN DRAGOMIR
La definizione del concetto di rotore pu`o risultare difficile da memorizzare. Perci`o diamo la seguente regola di memorizzazione ponendo
e1 e2 e3
(10)
rot(X) =
.
x y z
X X X
1
Qui
,
,
: C 1 (A) R
x y z
sono le applicazioni definite da
(11)
f
(f ) =
,
x
x
f
(f ) =
,
y
y
f
(f ) =
,
z
z
per ogni f C 1 (A). Le applicazioni (11) sono casi particolari di operatori differenziali, un concetto che verr`a introdotto pi`
u tardi nelle
lezioni di Analisi Matematica Due. Nella Definizione 7 si suppone tacitamente che le componenti del campo X siano funzioni di classe C 1 . Il
determinante (10) pu`o essere accettato soltanto per la forza di volont`a
poiche non ha elementi della stessa natura1. Infatti la prima riga consiste dei vettori {ei : 1 i 3} della base canonica in R3 , mentre
la seconda riga consiste delle applicazioni (11), e infine la terza riga
consiste di alcuni campi scalari, le componenti di X. Tuttavia se si
applica formalmente il teorema di Laplace per il calcolo del determinante in questione e.g. secondo la prima riga, si ottiene la definizione
rigorosa del rotore di X. In conclusione, la formula (10) non `e rigorosa
ma presenta il vantaggio di essere di facile memorizzazione. Infatti i
complementi algebrici degli elementi e1 , e2 e e3 sono rispettivamente
X
X2
3
(1)1+1 y z =
,
y
z
X X
2
(1)1+2 x z
X1 X3
1Nella
X3 X1
+
,
=
x
z
teoria dei determinanti, come presentata nel corso di algebra lineare, gli
elementi di un determinante sono dei numeri, reali o complessi.
(1)1+3 x y
X X
1
2
X
X1
2
,
=
x
y
e quindi
e1 e2 e3
rot(X) =
=
x y z
X X X
1
2
3
y z
x z
x y
=
e1
e2 +
e3 =
X X
X1 X3
X X
2
3
1
2
X3 X2
X3 X1
X2 X1
=
e1
e2 +
e3 =
y
z
x
z
x
y
X3 X1 X2 X1
X3 X2
,
+
,
.
=
y
z
x
z
x
y
Se f : A R `e differenziabile in x0 A allora per ogni w Rn
n
X
f
(dx0 f )(w) =
(x0 )wi = (Df )(x0 ) w.
x
i
i=1
Lidentit`a cos` ottenuta
(12)
w Rn ,
xx0
(x, x0 )
= 0.
kx x0 k
10
SORIN DRAGOMIR
0,
se (x, y) = (0, 0).
` necessario verificare la continuit`a soltanto in origine e cioe dobbiamo
E
mostrare che
lim f (x, y) = f (0, 0).
(x,y)(0,0)
f
f
(0, 0) =
(0, 0) = 0.
x
y
11
f
f
(0, 0)p1 +
(0, 0)p2 .
x
y
Dalle (13) segue che d(0,0) f = 0 (R2 ) . Daltro canto per ogni v S 1
f
(d(0,0) f )(v) =
(0, 0) = v12 v2 .
v
1
In
particulare
per
v
0 = (1/ 2 , 1/ 2) S si ottiene (d(0,0) f )(v0 ) =
w R.
df = f 0 dx.
h R.
12
SORIN DRAGOMIR
Compito N. 3
1. Calcolare il gradiente e il differenziale delle seguenti funzioni
i) Sia x0 Rn un punto fissato. Si consideri
f : Rn R,
f (x) = x x0 ,
x Rn .
13
ii) Si consideri
g : Rn R,
g(x) = kxk4 ,
x Rn .
iii) Si consideri
h : Rn R,
h(x) = (x x0 )2 ,
x Rn ,
j(x) = cos kx x0 k2 ,
x Rn .
v) Si consideri la funzione
k : Rn R,
k(x) = sin kxk2 + cos kxk2 ,
x Rn .
x1
x = (x1 , , xn ), xT = ... .
xn
Pn
Cenno. Mostrare che g(x) si scriva g(x) = i,j=1 aij xi xj .
viii) Si consideri al funzione
F : Rn \ {0} R,
F (x) =
g(x)
,
kxk2
x Rn , x 6= 0,
xy 2
.
(x,y)(0,0) x2 + y 2
Cenno. Passare alle coordinate polari.
lim