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l ' Egitto stato , insieme alla Tunisia , uno dei Paesi arabi che in
qualche modo riuscito a resistere alla rivoluzione dirompente delle "
Primavere Arabe" e ad evitare di precipitare nel caos della guerra civile
e del terrorismo islamico come , innanzitutto Siria , Libia o Yemen.
In effetti , la potenzialit destabilizzante della" Primavera" egiziana era ,
ad osservatori attenti , ben visibile sin dai suoi primi giorni , nel
Gennaio 2011 , quando tutto il mondo occidentale , i grandi media ,
l'opinione pubblica in generale seguivano con un atteggiamento positivo
la ribellione dei giovani di Piazza Tahrir , credendo , sperando che tali
movimenti avrebbero in qualche modo portato il Paese ad una crescita
democratica, economica e sociale.
In altri termini, della cosiddetta " Primavera egiziana", soprattutto al suo
inizio, l' Occidente aveva voluto cogliere un aspetto molto importante,
ma purtroppo non esclusivo. Aveva voluto vedere in essa una ribellione
libertaria, innescata anche dalle conseguenze della prima crisi
economica internazionale del 2009 , innanzitutto di tanti giovani e
studenti contro il regime autoritario che li opprimeva. Si vedeva la
ribellione di nuove classi medie emergenti, che prima non esistevano,
(come gli studenti, spesso disoccupati o semi-occupati che si
coordinavano con Facebook e i social network, o i lavoratori degli
importanti complessi industriali sviluppatisi soprattutto negli ultimi dieciquindici anni) che cercavano una loro strada per migliorare le loro
condizioni di vita, per avere un Paese pi libero, pi giusto e soprattutto
per ridurre la sperequazione sociale.
Si trattava, in sostanza, di una ribellione che aveva i tratti della "
modernit" e non dissimili da quelle che, in un mondo sempre pi
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(Luglio, 2015)