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Gustave le Bon, nella celebre opera Psicologia delle folle esplicita la funzione che hanno i valori

(che egli chiama idee) nel guidare le azioni dei singoli allorch si configurino in una massa, ossia
una quantit indistinta di persone che agisce in maniera uniforme. Lo psicologo francese ritiene
che ogni civilt sia costituita da poche idee (valori) fondamentali che vengono trasmesse di
generazione in generazione e che raramente si rinnovano, ovvero mutano. A proposito delle idee che
muovono le folle, egli distingue tra idee accidentali ed idee stabili. Le prime sono idee nate in
maniera del tutto estemporanea ( ad esempio il fanatismo per un capo politico) e destinate ad
estinguersi in breve tempo. Le idee stabili sono invece quelli fondanti la societ stessa, ricevute in
eredit, quali le idee religiose, sociali e democratiche. Le une e le altre sono capaci di indirizzare le
folle verso gli atti pi nobili, o al contrario, pi devastanti, a patto che subiscano un certo processo
di trasformazione, semplificandosi e assurgendo ad immagini. Le Bon cos sintetizza l'influenza
delle idee nel guidare le azioni delle folle Allorch, in seguito a processi diversi, un'idea ha finito
per attecchire nell'anima delle folle, essa acquista una potenza irresistibile e svolge tutta una serie di
conseguenze. Le idee filosofiche che sfociarono nella Rivoluzione francese, impiegarono assai
tempo per radicarsi nell'anima popolare. E' nota la loro irresistibile forza, allorch esse vi fecero
presa. Lo slancio di tutto un popolo verso la conquista dell'uguaglianza sociale, verso la
realizzazione di diritti astratti e di libert ideali fece vacillare tutti i troni e sconvolse profondamente
tutto il mondo occidentale. Per venti anni i popoli si precipitarono gli uni sugli altri, e l'Europa
conobbe ecatombi paragonabili a quelle di Gengiskan e di Tamertano. Mai era apparso tanto
chiaramente quel che pu produrre lo scaternarsi di idee capaci di cambiare l'orientamento dei
sentimenti.

Difatti la psicologia, a differenza di altre discipline scientifiche, non ha un oggetto di studio


operazionalizzabile e misurabile in maniera perfettamente aderente a un rigoroso metodo galileiano:
l'uso della statistica da parte degli psicologi una modalit attraverso cui possibile generalizzare
concetti derivati dallo studio dei casi singoli (nomotetizzazione del dato idiografico), in un contesto
epistemico in cui la stessa osservazione e misurazione diretta dell'oggetto di studio (la mente e i
suoi processi funzionali) di difficile definizione e realizzabilit

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