Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
dell'Islam e La
Fede Islamica
di Ahmad Michelangelo Guida
BismillahirRahmanirRahìm (In nome di Allah, il Compassionevole, il
Misericordioso)
Il ringraziamento spetta ad Allah Signore dei mondi, sia la pace e la benedizione di Allah
su Muhammad, sulla sua Famiglia e su tutti i suoi Compagni.
«In verità coloro che temono Allah, tra i Suoi servi, sono i sapienti» (XXXV:28).
Introduzione
La fede islamica - al-Imàn - è il primo argomento che ogni musulmano, come anche colui
che si vuole avvicinare all’Islam, deve studiare. Elemento fondamentale del Imàn è senza
alcun dubbio il credere in Allah l’Altissimo. Con questa nostra pubblicazione vogliamo
proprio analizzare l’importanza della fede ed imparare a conoscere Allah attraverso le
Sue stesse parole contenute nel Corano, e attraverso le parole del Profeta Muhammad
(SAAS) contenute nella Sunna. Solo attraverso queste due fonti e con l’ausilio del
pensiero dei grandi dotti islamici appartenenti all’Ahl al-sunna wa al-Jama’a possiamo
avere una conoscenza. Questo significa che l’usare unicamente la ragione non può
aiutarci a comprendere Allah l’Altissimo, in quanto trascendente ed infinito, così come
l’interpretazione allegorica generalizzata nella lettura delle Parole di Allah. Anzi le due
cose possono indurci facilmente all’errore.
Indice
Allah
1. Il credo islamico e la fede islamica
5. Il Tawhid (l'affermazione che non esiste altra divinità, altro oggetto di adorazione,
che Allah)
Gli Angeli
1. Il loro nome
5. Jibril (Gabriele)
3. La discesa e la rivelazione
7. Ai tempi di 'Uthman
Profeti e Le Rivelazioni
1. I profeti e i messaggeri
10. Il wahi
17. LE RIVELAZIONI
I Jinn e gli Shayatin
1. Creazione dei Jinn e dei Shayatin
4. Shaytan
7. Muoiono i Jinn ?
3. La ruh e la nafs
4. I segni del Giorno del Giudizio
7. I segni maggiori
9. Gog e Magog
Ma in cosa consiste la fede? Alla stessa domanda il Messaggero di Allah (SAAS) rispose
così: «[La fede è] che tu creda in Allah, nei Suoi angeli, nei Suoi libri, nei Suoi
messaggeri e nell’ultimo giorno, e che tu creda nel decreto divino sia nel bene che nel
male» (Muslim 8) .E nel Corano troviamo: «Il Messaggero crede in quello che gli è stato
fatto scendere da parte del suo Signore, come del resto i credenti: tutti credono in Allah,
nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi messaggeri» (II:285). Questi elencati dallo
hadith e dal versetto sono i pilastri, detti anche articoli, della fede islamica.
Ma se esistono dubbi o incertezze questa non è più fede ma diventa un’opinione. infatti:
«I credenti sono coloro che credono in Allah e nel Suo Inviato senza mai dubitarne»
(XLIX:15); «Alif Lam Mim. Questo [il Corano] è il Libro in cui non v’è dubbio» (II:1-2);
«Nostro Signore, in verità tu sei quello che radunerà gli uomini in un Giorno in cui non
v’è dubbio» (III:9).
Dove è possibile trovare la vera fede, senza le corruzioni apportate dall’uomo o le sue
costruzioni filosofiche? La possiamo trovare solo nel Corano che non è stato mai
modificato da mano umana, ma solo custodito e riprodotto fedelmente. Anche perchè
Allah ha detto: «Noi abbiamo fatto scendere il Ricordo, e Noi ne siamo i custodi»
(XV:9). La fede e la miscredenza:
L’opposto della fede è la miscredenza - kufr-. Sono miscredenti - kàfir - coloro che
negano la veridicità di tutti i pilastri della fede o negano solo alcuni di essi: «In verità
coloro che negano Allah e i Suoi messaggeri, che vogliono distinguere tra Allah e i Suoi
messaggeri, dicono: “Crediamo in alcuni e neghiamo altri”, e vogliono seguire una via
intermedia, sono questi i veri miscredenti» (IV:150-151).
Al contrario a chi non viene presentato l’Islam, per diverse ragioni non verrà punito,
perché ha detto l’Altissimo:
«Non puniremo nessuno fino a quando non avremo inviato un messaggero» (XVII: 15).
Le persone che non sono capaci di comprendere l’Islam nella vita terrena, perché hanno
dei gravi handicap fisici o mentali, avranno la possibilità di dimostrare la loro fede nel
Giorno del Giudizio. A questo proposito ha detto il Messaggero di Allah (SAAS):
«Quattro si appelleranno nel Giorno del Giudizio: l’uomo sordo che non sente nulla,
l’uomo demente, l’uomo decrepito e l’uomo morto nel tempo [morto, cioè, prima della
venuta di un profeta]. Il sordo dirà: “Signore venne l’Islam e non ho sentito nulla”, e il
demente dirà: “Signore venne l’Islam e i bambini mi gettavano contro lo
sterco”, e il decrepito dirà: “Signore venne l’Islam e io non ho capito nulla”. E colui che è
morto nel tempo dirà:
“Signore non è venuto a me alcun messaggero”. Allora Allah stipula un patto per metterli
alla prova, e li invita ad entrare nel fuoco [colui che accetta l’invito di Allah e sarà
fiducioso e timoroso di Lui, verrà ricompensato come tale, chi invece si rifiuterà sarà
ricompensato per il suo rifiuto ad Allah], e per colui che ha l’anima di Muhammad tra le
mani, se entreranno sarà per loro freddo e sicuro» (Ahmad).
Esistono due tipi di kufr: quello minore (al-kufr al-asgar) e quello maggiore (al-kufr al-
akbar). Un fedele entra nello stato di kufr minore quando ha un comportamento da
miscredente ma la sua fede rimane salda. Per questo viene detto anche kufr ‘amali
(miscredenza del comportamento). Questo non causa l’abbandono del fedele dell’Islam, e
non lo condanna in eterno all’inferno ma lo rende dissoluto, molto debole e facilmente
può cadere nel kufr maggiore. Il kufr maggiore è il rinnegare i principi della fede con il
pensiero, per questo viene detto anche kufr i’tiqadi (miscredenza del pensiero). Questo
causa l’abbandono dell’Islam e la condanna in eterno all’inferno.
Per esempio l’abbandonare la salàt (la preghiera quotidiana obbligatoria) pone il fedele in
stato di kufr minore, se questo continua ad avere una fede salda in tutti gli articoli di fede.
Se invece un uomo non prega e pensa che la salàt non serva a nulla, allora egli è in stato
di kufr maggiore. Ovviamente l’abbandonare totalmente la salàt, preferendo ad essa altre
attività (lavorare, dormire, mangiare...), e non vi sono gravi impedimenti, porta l’uomo al
kufr maggiore, perché egli diventa murik - cioè associa ad Allah qualche cosa-, nel nostro
caso il guadagnare, il mangiare o il dormire acquistano per la persona un valore superiore
rispetto ad Allah. E lo Širk - l’associare ad Allah qualcosa - è il peccato più grave e il
peccato che Allah non perdona: «Lo Širk è un enorme ingiustizia» (XXXI:13); «Allah
non perdona chi gli associa qualcosa ma perdona chi è senza questo tra chi vuole»
(IV:48); e ha detto il Messaggero di Allah (SAAS): «Colui che muore senza aver
associato nulla ad Allah entrerà nel Paradiso» (Muslim).
Allah
“Dio” o “Allah “:
Il lettore attento già avrà notato che in questo testo si usa la parola “Allah” e non la parola
“Dio”. Questo non perché vogliamo fornire un’immagine esotica all’Islam (anzi), ma
perché vogliamo rispettare la volontà dell’Altissimo che si è dato questo nome e ha scelto
di chiamarsi così nel Sublime Corano: «Egli è Allah, nei cieli e sulla terra. Conosce
quello che nascondete e quello che palesate» (VI:3).
La fede in Allah:
La fede in Allah non è credere unicamente alla Sua esistenza, ma essa si compone di
quattro elementi inalierzabili:
3-Credere che Allah sia l’unico Creatore, runico reale Padrone e runico Gestore
dell’Universo (Tawhid alrububiyya);
«Rivolgi il tuo volto alla religione come hanìf [come un monoteista], natura originaria
[fitra] che Allah ha connaturato agli uomini; non c’è cambiamento nella creazione di
Allah. Ecco la giusta Religione» (XXX:30). Ogni uomo dunque possiede la fitra, ovvero
una naturale propensione verso il monoteismo e verso rlslam. Dimostrazione
dell’esistenza della fitra può essere il fatto che da sempre l’uomo si è rivolto ad Allah.
Anche coloro che sembrano aver dimenticato Aliah nel momento di pericolo o di
sconforto si rivolgono a Lui: «Egli è Colui che vi fu viaggiare per terra e per mare.
Quando siete su battelli che navigano col buon vento, [gli uomini] esultano. Quando
sorge un vento impetuoso e le onde si alzano da ogni parte, invocano Allah e Gli rendono
un culto puro. “Se ci salvi saremo certamente riconoscenti”» (X:22); anche coloro che
sono politeisti riconoscono l’autorità suprema di un’unica divinità: così come per i greci
questa autorità era rappresentata da Zeus, gli arabi pagani avevano Allah: «Se domandi
loro: “Chi ha creato i cieli e la terra?” certamente risponderanno: “Allah”» (XXXI:25).
Anche le grandi ideologie atee riservano una forma di culto superiore ai loro fondatori.
Ma se l’uomo naturalmente tende ad Allah perché esistono varie religioni diverse? Ciò
avviene perché l’uomo viene influenzato dalla famiglia e dal contesto in cui cresce e
vive. Troviamo infatti in un hadith trasmesso da Abu Hurayra che il Messaggero di Allah
(SAAS) ha detto: «Tutti i nati nascono con la fitra, ma i loro genitori lo rendono giudeo,
cristiano o mazdeo, così come dal quadrupede nasce un altro quadrupede; Vedi forse un
incongruenza in ciò?» (Bukhari 1385). Allora un bambino che è cresciuto senza subire
alcuna influenza esterna, naturalmente tenderà ad essere un monoteista? Questo potrebbe
essere vero se non esistessero gli Šayatin - i demoni - che tentano di corrompere l’uomo
in ogni modo dal tempo della creazione di Adamo, e non lo lasciano mai solo: «Disse
[Šaytàn, dopo aver traviato Adamo]: “Per la tua potenza, tutti li travierò, eccetto coloro,
fra essi, che sono Tuoi servi sinceri»
(XXXVIU:82-83).
La fisica ci ha insegnato che un corpo rimane nel suo stato di quiete fino a quando non
interviene mia forza che modifica il suo stato (legge d’inerzia). Eppure “qualcosa” ha
fatto scoppiare l’«uovo cosmico» che ha dato inizio al «Big bang». Ma quell’«uovo
cosmico» - che ha dato vita a tutto l’Universo - non può essere stato generato dal nulla,
né può essersi creato da solo, “qualcosa” deve averlo creato.
Quel “qualcosa” che ha creato l’«uovo cosmico», quel “qualcosa” che gli ha impresso un
impulso iniziale tale da farlo espandere tanto velocemente che nel giro di 10-32 secondi
abbia aumentato il volume dell’Universo di miliardi e miliardi di volte, quel “qualcosa”
che ha fatto si che dalla semplice materia scaturisse la vita, e quel “qualcosa” che
continuamente là sì che questo Universo si muova e che la vita si rinnovi non può essere
altro che Allah, ente trascendente all’Universo di infinita potenza e di infinita sapienza.
Non è possibile che l’Universo e l’uomo vengano dal nulla, e non è possibile che siano il
frutto di una serie di coincidenze. Il Corano invita a riflettere in proposito:
«Sono stati forse creati dal nulla oppure sono essi stessi i creatori? O hanno creato i cieli
e la terra? In realtà non sono affatto convinti» (LII:35-36).
Certo l’uomo difficilmente ammette la sua inferiorità e di avere delle capacità limitate,
soprattutto oggi che ha conquistato grandi vette in campo tecnologico e scientifico. Ma la
realtà è differente. L’uomo ha capacità nettamente inferiori ad Allah: «Non hai visto colui
che per il fatto che Allah lo aveva fatto re, discuteva con Abramo a proposito del suo
Signore? Quando Abramo disse: “11 mio Signore è Colui che da la vita e la morte”,
rispose: “Sono io
Allah dunque ha creato l’Universo e lo ha creato per l’uomo: « Egli ha creato per voi
tutto quello che c’è sulla terra» (II:29); «Non vedete come Allah vi ha sottomesso quel
che è nei cieli e sulla terra» (XXXI:20). Questo certamente non significa che l’uomo
possa violentare l’universo e abusarne, ma deve adoperarlo nel modo più proficuo e nello
stesso tempo rispettarlo.
«Di’: “Osservate quello che c’è nei cieli e sulla terra”» (X:l01); «Guardi l’uomo ciò da
cui è stato creato» (LXXXVI:5); «Guardi l’uomo ciò che mangia» (LXXX:24). Il
Sublime Corano ci invita, dunque, ad osservare il creato, proprio perché attraverso il
creato noi possiamo comprendere la grandiosità del Creatore. Così come da un opera
d’arte possiamo intuire la bravura, la perizia e la sensibilità dell’autore, dall’universo
possiamo intuire molti dei caratteri di Allah: la perfezione, la conoscenza, la grandezza,
la generosità...
Sono concordi, i sunniti, che nulla è simile ad Allah, né nella sua entità, né nella sua
persona, né nei Suoi attributi
nei Suoi nomi: «Niente è simile a Lui . Egli è l’Audiente, Colui che vede» (XLII: 11);
«Nessuno è uguale a Lui» (CXI), e ancora: «Non paragonate nulla ad Allah» (XVI:74).
Fu posta all’lmàm Malik ibn Anas una domanda sul detto dell’Altissimo: «fl
Misericordioso è asceso sul Trono» (XX:5) Come Egli si fosse stabilito? Malik rispose:
«L’ascendere non è cosa sconosciuta e il come non è comprensibile e la domanda in
proposito è bid’a». Questo significa che le caratteristiche di Allah l’Altissimo che
ritroviamo nel Corano o nelle parole del Profeta (SAAS) sono chiare e bisogna credere
nella loro esistenza, ma il “come” di queste caratteristiche è un qualcosa di
incomprensibile per l’uomo, e il solo chiedersi come siano queste caratteristiche o come
si esprimono è eretico - bid’a -, proprio perché fuori dalla portata dell’uomo. E chiaro
anche che cercare cli interpretare in modo allegorico le caratteristiche di Allah o i Suoi
attributi sia al di fuori delle capacità umane, e non può condurre se non all’errore e ad
allontanarsi da ciò che l’Altissimo ha voluto dirci su di sè. E bisogna attenersi proprio a
quello che Allah ci ha detto di Se: «Siete voi più sapienti o Allah?» (11:140); e a quello
che ci ha detto il Profeta (SAAS), perché le sue parole erano ispirate: «E non parla
d’impulso, ma ispirato da una Rivelazione» (L111:3-4).
Un unica somiglianza con il creato la possiamo riscontrare nel linguaggio che usa il
Corano. Alcune caratteristiche di Allah vengono chiamate nello stesso modo in cui
vengono chiamate alcune caratteristiche degli uomini: «Allah è Colui che ascolta, il
Sapiente» (ffl:34); «Gli annunciarono un figlio sapiente» (LI:28); «E abbiamo fatto in
modo che ascoltasse e che vedesse» (LXXVI:2). Ma ciò è stato fatto per fadilitarne la
comprensione ed è ovvio che le caratteristiche e gli attributi di Allah sono infinitamente
superiori e non limitati come quellì umani.
E importante anche dire che non stiamo parlando di qualcosa di astratto, di una metafora,
ma di un’entità ben definita e molto precisa. Questo lo capiamo dal linguaggio che usa il
Corano, definendoLo come un entità precisa con delle caratteristiche specifiche: «Allah,
non c’è altra divinità che Lui, il Vivente, l’Assoluto, non Lo prendono né sopore né
sonno» (II:255); «Di’: “Egli Allah è unico, Allah è assoluto non ha generato, non è stato
generato e nessuno è uguale a Lui”» (CXII).
Ed Egli ha anche una Sua persona (nafs) - che non assomiglia in nulla alle creature-:
«Di’: “A chi appartiene quello che è nei cieli e sulla terra?” Rispondi: “Ad Allah”. Egli
ha scritto per se stesso la misericordia» (VI:12). «Tu conosci quello che c'è in me e io
non conosco quello che c'è in Te» (V:116); «Poi venisti fino a qui, o Mosè, come deciso.
Ti ho scelto per me stesso» (XX:40-41); Da Abu Hurayra: Il Profeta (SAAS) ha detto:
«Quando Allah ha creato la Creazione, Lui ha scritto in un libro - e ha scritto su se stesso,
e questo è presso di Lui sul Trono - "In verità la Mia Misericordia supera la Mia Ira"»
(Bukhari 7404 e Muslim).
Allah ha un Volto:
Sappiamo dal Corano che Allah ha un volto, infatti esso dice: «Rimarrà il Volto del tuo
Signore» (LV:27); «Tutto perirà eccetto il Suo Volto» (XXVIII:88).
Ma questo volto è coperto ed è irraggiungibile da occhio e mente umana in questo mondo
perché lo splendore è tale che brucerebbe tutto il creato, così come ritroviamo in un
hadith trasmessa da Abu Musa al-Ash'ari che ha detto: il Messaggero di Allah (SAAS)
era in piedi tra noi e ci disse cinque cose: «In verità Allah - il Potente e il Sommo - non
dorme, e non ha bisogno di dormire. Il Suo schermo è la luce [in un'altra versione di Abu
Bakr: "il fuoco"], se si scoprisse, lo splendore del suo viso brucerebbe, del Suo creato,
tutto ciò che la sua vista raggiunge» (Muslim 179).
Allah ride:
Abu Hurayra ha detto che il Messaggero di Allah (SAAS) ha detto: «Ride Allah per due
uomini che si uccidono a vicenda. Entrambi entrano nel Paradiso: uno perché combatte
sulla via di Allah e viene ucciso, poi Allah perdona l'uccisore, diviene martire» (Bukhari
2826 e Muslim) .
La discesa dell'Altissimo:
In un hadith troviamo: «Scende il nostro Signore, il Benedetto e l'Altissimo, ogni notte
verso il primo cielo - samà al-dunya - e vi rimane l'ultimo terzo della notte, e dice: "C'è
qualcuno che mi invoca, al quale Io possa rispondere? C'è qualcuno che mi chiede, al
quale Io possa dare? C'è qualcuno che mi chiede perdono, perché Io lo possa perdonare"»
(Bukhari 1145 e Muslim). E lo stesso accadrà prima del Giorno del Giudizio: «No,
quando la terra sarà polverizzata, in polver fine, e verranno il tuo Signore e gli angeli
schiere su schiere» (LXXXIX:21-22).
Allah ama:
Allah ama tutte le azioni che si rifanno al Corano e alla Sunna, e ama tutti i caratteri
consigliati, e non ama tutto ciò che esso sconsiglia e vieta: «In verità Allah ama i
timorati» (IX:4); «In verità Allah ama coloro che compiono il bene» (III:134); «In verità
Allah ama coloro che hanno pazienza» (III:146); «In verità Allah ama coloro che a Lui si
affidano» (IX:4); «Dici: "Se amate Allah seguitemi, Allah vi amerà"» (III:31) e dice
ancora: «E Allah non ama la corruzione» (II:205).
La conoscenza di Allah:
«Allah è l'Udente, il Sapiente» (III:34). Molti hanno sostenuto che ad Allah possa
conoscere l'universale ma non il particolare. Ma questo non è vero nell'Islam, troviamo
infatti nel Corano: «O figlio mio, anche se fosse come un peso di un granello di senape
nel profondo di una roccia o nei cieli o sulla terra, Allah ne avrebbe conoscenza. Allah è
dolce e ben informato» (XXXI:16).
Dov'è Allah?
«Siete forse sicuri che Colui che sta nel cielo non vi faccia inghiottire dalla terra quando
trema? O siete sicuri che Colui che sta nel cielo non scateni contro di voi un uragano?
Conoscerete com'è [terribile] il Mio avvertimento» (LXVII:16-17). Allora Allah
Subhanahu è in cielo. Lo stare in "cielo" non va inteso perٍ letteralmente, ma lo stare in
"cielo" significa che Allah è al di sopra delle cose create all'esterno dell'universo, al di
sopra dei sette cieli. Infatti troviamo in altri versetti: «Glorifica il nome del tuo Signore
l'Altissimo» (LXXXVII:1) e ancora: «Egli è Colui che è potente sopra i suoi servi»
(VI:18).
I nomi di Allah:
«Ad Allah appartengono i nomi più belli: InvocateLo con quelli» (VII:180). Allah
possiede dunque i nomi più belli e il Messaggero di Allah (SAAS) ha detto: «Ad Allah
appartengono novantanove nomi -cento meno uno-, non le memorizza se non colui che
entrerà nel Paradiso. In verità Lui è l'Impari, ama le cose dispari» (Bukhari 6410 e
Muslim).
Il migliore nome:
Il Messaggero di Allah (SAAS) ha detto: «Il miglior nome, quello con il quale invochi e
ti sarà risposto, si trova nelle tre sure del Corano del Baqara [sura II], di Al 'Imran [sura
III] e Ta Ha [sura XX]» (Ibn Majah). Il nome più usato comunque nel Corano è Allah,
che viene citato ben 1697 volte, mentre al-Rahman è usato solo 57 volte.
Il Tawhid
Questo è senza dubbio il pilastro fondamentale dell'Islam. Il Tawhid è l'affermazione che
non esiste altra divinità, altro oggetto di adorazione, che Allah. Possiamo dividere il
Tawhid in due parti: il Tawhid al-uluhiyya, ovvero che Allah è l'Unico, e il solo ad essere
degno d'essere l'oggetto d'adorazione (di 'ibada -cioè compiere tutti quegli atti espliciti ed
impliciti, e quelle parole che ama Allah, e l'evitare, invece, quegli atti che Egli disprezza);
il Tawhid al-rububiyya sottolinea che Allah è l'unico Creatore, l'unico reale Padrone e
l'unico Gestore dell'Universo.
L'armonia della creazione e la sua perfezione ci induce a pensare che deve esistere un
solo dio che l'ha creata e che la gestisce, altrimenti regnerebbe un caos tra le varie
divinità (vedi per esempio il pantheon greco-romano) e di conseguenza un conflitto tra le
varie creature dell'Universo: «Allah non si è preso figlio alcuno e non esiste alcun dio al
Suo fianco; altrimenti ogni dio se ne sarebbe andato con ciٍ che ha creato e ognuno
avrebbe cercato di prevalere sugli altri» (XXIII:91).
Allah dunque è l'unico Creatore, Possessore e Gestore dell'Universo -Tawhid al-
rububiyya- ed Egli possiede caratteristiche e nomi superiori a quelle di qualsiasi creatura,
non esiste allora altro degno di adorazione tra le creature -Tawhid al-uluhiyya-.
Il Messaggero di Allah (SAAS) ha detto: «Colui che dice che non esiste altra divinità che
Allah e che Muhammad è Suo servo e Suo messaggero, che Gesù è servo di Allah e Suo
Messaggero, Sua parola insufflata in Maria e uno Spirito proveniente da Lui, che il
Paradiso è verità e che l'Inferno è verità, Allah lo farà entrare nel Paradiso in base e
quelle che sono state le sue azioni» (Bukhari e Muslim 28). Questo hadith mette in risalto
l'importanza del Tawhid, ma risalta anche importanti pilastri della fede (creazione di
Gesù, la sua natura umana e non divina e l'esistenza del Paradiso e dell'Inferno) e
l'importanza che deve avere il comportamento e le azioni che si compiono. Allora non
basta dire che non c'è altra divinità che Allah per considerarsi musulmani, ma questa
frase -che costituisce il Tawhid- ha sette condizioni inalienabili:
1- La conoscenza e la piena consapevolezza del significato di queste parole infatti dice
l'Altissimo: «Eccetto coloro che avranno testimoniato la verità con piena conoscenza»
(XLIII:86). E in un hadith trasmesso da 'Uthman bin 'Affan, il Messaggero di Allah
(SAAS) ha detto: «Colui che muore e ha la conoscenza che non esiste altra divinità che
Allah entra nel Paradiso» (Muslim 26).
2- Bisogna essere pienamente convinti del Tawhid e non spinti da interessi mondani
(come quello matrimoniale, per esempio): «I veri credenti sono coloro che credono in
Allah e nel Suo Inviato senza dubitarne» (XLIX:15).
3- Si deve testimoniare il Tawhid con le parole ma bisogna anche adeguare le proprie
azioni a questo principio: «Quando si diceva loro: "Non c'è dio all'infuori di Allah" si
gonfiavano d'orgoglio e dicevano: "Dovremmo abbandonare le nostre divinità per un
poeta posseduto?"» (XXXVII:35-36).
4- Bisogna sottomettersi ad Allah: «Tornate al vostro Signore e sottomettetevi a Lui»
(XXXIX:54).
5- Bisogna essere onesti con Allah e con se stessi: «Tra gli uomini vi è chi dice:
"Crediamo in Allah e nel Giorno Ultimo" e invece non sono credenti. Vorrebbero
ingannare Allah e coloro che credono, ma non ingannano che loro stessi e non se ne
accorgono» (II:8-9).
6- Bisogna essere sinceri nella pratica: «Non appartiene forse ad Allah la Religione
sincera» (XXXIX:3); ed anche: «Eppure gli fu ordinato di adorare, attribuendogli un
culto sincero e monoteista» (XCVIII:5).
7- Bisogna amare (bramare) soltanto Allah: «E fra gli uomini vi sono coloro che
attribuiscono ad Allah degli uguali e li amano come amano Allah. Ma coloro che credono
hanno per Allah un amore più grande» (II:165).
Gli Angeli
In questi ultimi tempi si sente parlare molto spesso degli angeli, che salvano la gente,
comunicano agli uomini messaggi o profezie sul futuro. Oggi come nel passato, poi, si
cerca di raffigurare gli angeli: c'è chi li rappresenta come piccoli bambini teneri e graziosi
con delle alucce molto piccole. Ma sono veramente così gli angeli, come l'uomo se
l'immagina?
Il musulmano non deve ricercare nella sua fantasia la conoscenza dell'invisibile, ma si
deve affidare a ciò che l'Altissimo ci ha trasmesso attraverso il Suo Messaggero,
Muhammad (SAAS), e attraverso il Sublime Corano evitando di fare congetture e di
fantasticare su cose che così poco conosce.
Uno dei pilastri del credo musulmano è il credere negli angeli, infatti dice l'Altissimo: «Il
Messaggero crede in quello che è stato fatto scendere su di lui da parte del suo Signore,
come del resto i credenti: tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei
Suoi Messaggeri» (II:285). Ma cosa significa precisamente credere negli angeli?
Significa credere non solo nella loro esistenza, ma credere anche nella loro creazione, alle
loro caratteristiche e credere nel lavoro che svolgono (di messaggeri e di sudditi).
Questa nostra ricerca cercherà di esaminare in breve la figura degli angeli, sfatando così
alcune fantasie dell'uomo.
Il loro nome:
Il termine italiano "angelo" deriva dal greco "aggelw", che significa "annunziare",
"portare un messaggio", e non è altro che la traduzione dall'ebraico (lingua del Vecchio
Testamento) di "malak" che è la stessa parola che usa il Sublime Corano.
In particolare la parala araba "malak" (plurale: "Malayka") potrebbe derivare dal verbo
"ALaKa" che significa "trasmettere un messaggio", oppure potrebbe derivare dal verbo
"LaAKa" che significa "inviare".
Gli Angeli non bevono, non mangiano, non si annoiano e non si stancano:
I sapienti musulmani sono arrivati alla conclusione che gli angeli non mangiano perché
quando si presentarono ad Abramo, il quale gli offrì del vitello arrostito essi rifiutarono.
A proposito di questo episodio il Corano dice: «Quando vide le loro mani non lo
avvicinavano, si insospettì ed ebbe paura di loro. Dissero: "Non aver paura, siamo stati
inviati al popolo di Lot"» (XI:70). Inoltre i sapienti sono concordi sul fatto che essi non si
stancano e non si annoiano, ma svolgono la loro funzione incessantemente: «Lo
glorificano notte e giorno, e non smettono» (XXI:20).
Il numero degli Angeli
Non è possibile calcolare la quantità degli angeli, infatti Allah dice: «Non conosce le
truppe del tuo Signore altri che Lui» (LXXIV:31), ma sappiamo da brani della Sunna che
il loro numero è molto alto. Muhammad(SAAS) durante il mi'raj (la sua ascesa ai cieli)
giunse con Jibril alla Bayt al-Ma'mur al quale chiese spiegazioni e lui, Jibril (alay as-
salam), rispose: «Questa è la Bayt al-Ma'mur dove vi pregano ogni giorno settantamila
angeli che non tornano più indietro» (Bukhari 3207 e Muslim); Cioè solo gli angeli che
entrano annualmente in questa moschea celeste, senza più uscirvi, sono 25.550.000!
Nomi degli Angeli:
Conosciamo il nome di alcuni angeli che compaiono nel Corano e nella Sunna e che
hanno funzioni molto precise: Israfil che sarà colui che soffierà la Tromba del Giorno del
Giudizio; Malik che è il custode dell'Inferno; Ridwan che invece è il custode del
Paradiso; Harut e Marut che sono coloro che hanno introdotto la magia sulla Terra;
'Azra'il l'angelo della morte; Munkar e Nakir gli angeli che puniranno i peccatori nella
tomba; e Jibril il Messaggero e lo Spirito puro. Quest'ultimo ha inciso particolarmente
nella storia dell'umanità perché è stato colui che ha annunciato profeti e trasmesso
rivelazioni, e del quale parleremo a lungo, Allah volendo.
Jibril (Gabriele)
Grandiosità della creazione di Jibril (alay as-salam):
Il Profeta Muhammad (SAAS) ha visto varie volte Jibril, generalmente si presentava con
un aspetto umano, ma in due occasioni il Messaggero lo vide nella sua forma originale: il
primo giorno della rivelazione e durante il mi'raj. Così il Corano ricorda i due momenti:
«In verità l'ha visto sull'orizzonte luminoso» (LXXXI:23); «E invero [Muhammad
(SAAS)] lo vide [Jibril] in un un'altra discesa [durante il mi'raj], vicino al Loto del limite,
presso il giardino che ospita» (LIII:13-15). E in un hadith dove 'A'isha, che Allah si
compiaccia di lei, chiese al Messaggero (SAAS) in merito a questi due versetti e Lui
rispose: «Quello era Jibril, non l'ho mai visto nel suo aspetto se non i queste due
occasioni. L'ho visto scendere dal cielo, la grandiosità della sua creazione copriva ciò che
c'è tra il cielo e la terra» (Muslim 177). E ancora fu chiesto ad 'A'isha in merito al detto di
Allah l'Altissimo: «Poi si avvicinò e ancora di più si avvicinò» [LIII:8], e rispose:
«Quello era Jibril (alay as-salam), che appariva sotto forma umana, ma venne in questa
occasione in questa forma, che era la sua forma, e riempiva l'orizzonte» (Muslim 177).
Insomma Jibril è una creatura immensa, tanto da riempire l'intero orizzonte, e di certo
non assomiglia a quei piccoli angioletti che vengono dipinti o raffigurati dall'uomo con
delle piccole alucce, anzi a proposito di alucce 'Abd Allah ibn Mas'ud riporta: «Ha visto
Muhammad (SAAS) Jibril con seicento ali» (Bukhari 4857).
Intermediario di Allah:
Una funzione che hanno gli angeli è quella di agire come intermediari tra Allah e l'uomo.
In particolare Jibril si è occupato della rivelazione del Corano. A proposito di questa sua
funzione di intermediario troviamo nel Sublime Corano: «Dì: chi è nemico di Gabriele,
che, con il permesso di Allah, lo ha fatto scendere [il Corano] nel tuo cuore, a conferma
di quello che era venuto in precedenza [le rivelazioni precedenti]» (II:97); e ancora:
«E’sceso con esso [il Corano] lo Spirito fedele [Jibril], sul tuo cuore affinchè tu fossi un
ammonitore» (XXVI:193-194). Chiaramente è sempre il Signore che ha stabilito l'ordine
e il momento per ogni rivelazione, come troviamo in questo hadith trasmesso da Ibn
'Abbas che ha detto: «Il Messaggero di Allah (SAAS) ha chiesto a Jibril: "Cosa ti vieta di
visitarci più spesso di quanto tu ci visiti?", e allora fu rivelato: «Noi non scendiamo se
non per ordine del tuo Signore» [XIX:64]» (Bukhari).
Per capire invece come avveniva la rivelazione del Corano abbiamo un hadith trasmesso
da Harith ibn Hisham che chiese al Messaggero (SAAS), dicendo: «O Messaggero di
Allah, come ti giunge il wahi [l'ispirazione profetica]?» E rispose il Messaggero (SAAS):
«Delle volte mi giunge come un suono di una campana, e questo è il modo più duro per
me, e finisce dopo che io ho memorizzato ciò che ha detto; delle volte invece l'angelo
prende forma umana e mi parla, e io memorizzo ciò che dice» (Bukhari 2).
La loro conoscenza:
Possiedono una grossa conoscenza, anche se, al contrario dell'uomo, non possono
acquisirne di nuova autonomamente: «Ed insegnò ad Adamo i nomi i di tutte [le cose],
quindi le presento' agli angeli e disse: "Ditemi i loro nomi se siete veritieri". Essi dissero:
"Gloria a te. Non conosciamo se non quello che Tu ci hai insegnato: in verità Tu sei il
Saggio, il Sapiente» (II:30-31). Ma sono coscienti delle azioni che l'uomo compie:
«Nonostante abbiate su di voi dei custodi, nobili scribi che conoscono ciٍ che fate»
(LXXXII:10-12).
A Lui si prostrarono:
Ma riconobbero subito la superiorità della creatura umana con la prostrazione ordinata da
Allah: «[Ricorda] quando il Signore disse agli angeli: "Creerò un essere umano con
l'argilla. Dopo che l'avrò ben informato e avrò soffiato in lui il Mio spirito prosternatevi
davanti a lui". Tutti gli angeli si prosternarono assieme eccetto Iblis che si inorgoglì e
divenne uno dei miscredenti» (XXXVIII: 71-74). E proprio per questo riconoscere degli
angeli la supremazia dell'uomo che è lecito dire che l'uomo fedele è creatura superiore
agli angeli. E anche se Iblis -che non è un angelo- non si è voluto prosternare l'uomo è da
considerarsi anche superiore a lui, infatti troviamo nel Sublime Corano: «Hai visto tu? E
questo è l'essere che hai onorato più di me?» (XVII:6).
Vedono Adamo:
Il momento del primo incontro tra Adamo e gli angeli ci viene descritto da un hadith,
trasmesso da Abu Hurayra, disse il Messaggero di Allah (SAAS): «Creò Allah Adamo
con il suo aspetto[1], alto sessanta cubiti, e quando l'ebbe creato gli disse: "Vai e saluta
quel gruppo di angeli, e ascolta ciò che ti rispondono, ci sarà il saluto e il saluto sulla tua
discendenza, Allora [Adamo] disse: "La pace sia su di voi" e risposero: "E su di te sia la
pace e la benedizione di Allah" e la benedizione di Allah fu su di lui» (Bukhari 6227 e
Muslim).
--------------------------------------------------------------------------------
[1] I sapienti (‘Aulamaa) spiegando questo hadith, dicono che (con il suo aspetto) si
riferisce ad Adamo, come l’aspetto conosciuto dell’uomo, e NON si intende come
l’Aspetto di Allah!! Anche come ben sapiamo e come dice il Corano «Niente è simile a
Lui» (XXXXII:11). “commento di Abdel Fattah Abu Yusuf”.
Questo nome lo ritroviamo nello stesso Corano: «In verità questo Corano guida a ciٍ che è
giusto e annuncia ai fedeli che compiono il bene che avranno una grande ricompensa»
(XVII:9).
Inoltre nel Corano troviamo che la Rivelazione fatta da Allah al Messaggero Muhammad
(SAAS) viene chiamata in altri modi come per esempio dhikr (Ricordo), oppure Kitab
(Libro), al-Furqan (quello che scinde il bene dal male) o Bushrà (la lieta novella)…
La differenza tra il Corano, gli hadith al-qudsi e gli hadith:
È importante capire subito questa importante differenza. Per hadith si intende tutto ciò
che viene riportato del Messaggero (SAAS): detti, azioni e disposizioni o anche le sue
abitudini e caratteristiche. Lo hadith al-qudsi, invece, sono le parole di Allah trasmesse
alla gente con le espressioni del Messaggero (SAAS). Il Corano è la Parola di Allah
rivelata a Muhammad (SAAS), e trasmesse alla gente riportando fedelmente il contenuto
e le espressioni di Allah l'Altissimo.
La discesa e la rivelazione:
Durante la "Notte del Destino" (una delle ultime dieci notti del mese di ramadan) del 610
d.C. discese tutto il Corano fino alla Bayt al-'Izza, nel primo cielo. Ecco perché
l'Altissimo dice: « È nel mese di ramadan che abbiamo fatto scendere il Corano» (II:185),
e dice ancora: «Invero lo abbiamo fatto scendere nella notte del Qadr» (XCVII:1).
Nell'arco, poi, di ventitrè anni è stato rivelato a Muhammad (SAAS), non nell'ordine che
noi oggi conosciamo, ma ogni versetto venne rivelato per dare indicazioni alla comunità
musulmana che in quei ventitrè anni si andava costruendo, seguendo quindi quelli che era
l'ordine degli eventi.
(1) Per ispirazione: durante il sonno, così come avvenne per Abramo quando gli si ordinò
di sacrificare suo figlio Ismaele (vedi il versetto XXXVII:102). Muhammad (SAAS)
ricevette alcune rivelazioni del Corano in questo modo; infatti Anas ha riferito che: «Un
giorno il Messaggero di Allah (SAAS) era alla moschea che sonnecchiava poi alzò la
testa sorridendo, e io chiesi: "Cosa ti fa ridere, o Messaggero di Allah?" Rispose: " È
appena scesa su di me una sura [un capitolo del Corano]; - ed iniziò a leggere - Nel nome
di Allah Clemente, Misericordioso..." la sura al-KawTHar [la CVIII]» (Muslim).
(2) Da dietro un velo: come per Mosè sul Sinai e durante l'Isra', l'ascensione al settimo
cielo, di Muhammad (SAAS).
Ai tempi di 'Uthman:
Nel 644, quando 'Uthman ibn 'Affan divenne califfo, l'Islam si era molto diffuso, l'Impero
musulmano si era grandemente espanso e i Compagni ancora vivi si erano sparpagliati in
tutta l'area conquistata che andava dall'Egitto fino alla Persia e dallo Yemen fino all'Iraq
(un area pari quasi all'Europa!). Ed iniziarono a nascere alcuni errori nella lettura del
Corano tanto che nelle campagne militari in Armenia e nell'Azerbaigian, dove si
incontrarono persone proveniente dall'Iraq e dalla Siria, Hudayfa ibn al-Yaman -uno dei
Compagni che si era distinto nella conquista dell'Iraq- notò che vi erano molte letture
contrastanti del Corano, e questi contrasti divenivano motivo di insulti e divisioni nella
comunità. Quando il Califfo venne a sapere da Hudayfa di ciò che stava accadendo volle
istituire una commissione, presieduta da Zayd ibn Thabit, per redigere una serie di copie
del Corano da inviare ai centri principali e per distruggere tutte quelle copie errate o
manchevoli. In un hadith del Bukhri troviamo che «'Uthman ordinò a Zayd ibn Thabit, a
Sa'd ibn al-'As, ad Abd Allah ibn al-Zubayr ed ad Abd al-Rahman ibn al-Harith ibn
Hisham di produrre dei volumi del Corano, e gli disse: "Se voi e Zayd bin Thabit siete in
disaccordo su qualcosa dell'arabo, dell'arabo del Corano, allora scrivetelo nella lingua dei
Quraysh, il Corano in verità è stato rivelato nella loro lingua" e così fecero» (Bukhari
4984). Dunque all'interno della comunità erano nati contrasti sulla lingua e il Califfo
impose la "lingua" dei Quraysh (in un altro capitolo vedremo la questione legata alla
"lingua", Allah volendo). Inoltre vi erano delle versioni con delle parole diverse; ad
esempio un passo della copia di Ibn Mas'ud recitava: «E assolvete al Pellegrinaggio e alla
Visita per la Casa [per la Ka'ba]», mentre il Corano recita: «E assolvete al Pellegrinaggio
e alla Visita per Allah» (II:196). La commissione composta da i tre qurayshiti e
presieduta da Zayd ottenne da Hafsa la copia preparata durante il califfato di Abu Bakr, e
compilò sei copie del Corano che inviò a Mecca, in Siria (Sham), nello Yemen, nel
Bahrayn, a Bassora, a Kufa e ne trattennero a Medina una copia. Inoltre essi adoperarono
un nuovo carattere, più semplice e comprensibile, che comprendeva ventotto lettere
(ventinove se si considerano la alif e la hamza come due lettere distinte), secondo alcuni
voluta dallo stesso Profeta (SAAS).
Nel terzo secolo dopo l'ègira verranno introdotte, per rendere la lettura facile ai
musulmani non arabi, anche le haraka -le vocali brevi-, i puntini per meglio distinguere
tra loro alcune lettere, le pause e degli elementi grafici per evidenziare l'inizio di ogni
singola sura e la fine di ogni versetto.
Letture e lettori:
Un discorso diverso deve essere affrontato per ciò che riguarda i lettori e le diverse
letture del Corano. Infatti le differenze tra le letture è da ricercare nelle diverse scuole che
si sono costituite circa due secoli dopo l'egira nei diversi centri culturali dell'Impero
islamico. Nacquero almeno sette scuole tra Medina, Kufa, Mecca, Bassora e la Siria sulle
quali si basano quattordici versioni differenti. Le più diffuse oggi nelle moschee d'Italia
sono senza dubbio la versione di Warsh (m. 197 h) che si basa su Nafi' ibn 'Abd al-
Rahman di Medina (m. 169 h) e quella di Hafs (morto attorno al 190 h) basata su quella
di 'Asim ibn al-Najud di Kufa (m. 127 h).
Le differenze sostanziali tra le varie letture consistono in alcune regole di lettura
salmodiata (tajwid), ed a volte nella vocalizzazione di alcune parole e nella divisione in
versetti.
Al-Nasikh e al-Mansukh:
Allah ha inviato numerosi profeti e inviati all'umanità, ma il credo islamico attraverso i
millenni non ha conosciuto alcun cambiamento: «Non inviammo prima di te nessun
messaggero senza rivelargli che non c'è altra divinità che Me, allora adorateMi»
(XXI:25). La stessa cosa non è avvenuta per la Legge, ovvero tutte le norme che regolano
la società e le pratiche religiose, anche se hanno sempre concordato nei principi. Questo è
avvenuto perché man mano che si sviluppavano e cambiavano le società umane avevano
bisogno di diversi modelli da seguire. Anche gli anni, in cui è stato rivelato il Corano,
hanno visto la crescita e lo sviluppo della comunità musulmana. Nei primi anni si trattava
di organizzare un piccolo gruppo che non costituivano una vera e propria comunità, e il
loro scopo era esclusivamente religioso. Con il crescere della comunità con la
predicazione pubblica e con l'emigrazione a Medina nacque una vera e propria comunità
che aveva bisogno di norme che regolassero la vita sociale, politica ed economica che
tenessero però conto che bisognava affrontare un periodo di transizione tra le regole
tribali e pagane degli arabi pre-islamici e l'ordinamento definitivo dell'Islam. Ecco perché
troviamo nella Sunna e nel Corano delle norme che sono state abbrogate, dette mansukh,
da altre che cronologicamente successive, dette nasikh (abbroganti). Abbiamo il caso che
versetti del Corano possano essere abrogati da altri versetti del Corano, ma anche la
possibilità che versetti del Corano possano essere abrogati dalla Sunna. Quest'ultimo caso
è possibile per l'Imam Malik, Ahmad e Abu Hanifa perchè la Sunna è da considerare
sempre come wahi in base al versetto: «E neppure parla a vanvera: non è altro che una
rivelazione ispirata» (LIII:3-4). Perٍ per l'Imam Shafi'i e per Ahmad (in un altra versione)
la cosa non è possibile per il versetto che dice: «Non abroghiamo un versetto né te lo
facciamo dimenticare, senza dartene uno migliore o uguale» (II:106), e poi perché la
Sunna non è superiore al Corano. Vi sono casi poi che la Sunna fosse abrogata dal
Corano o che la Sunna fosse abrogata dalla stessa Sunna: più precisamente un singolo
hadith puٍ abrogarne un altro, più hadith possono abrogarne uno e più hadith possono
abrogarne altri, ma un singolo non puٍ abrogare più hadith.
Adesso per maggiore chiarezza facciamo qualche esempio di versetti coranici che sono
stati abbrogati da versetti rivelati successivamente. «Ti chiedono del combattere nel mese
sacro: Di': "Combattere in questo [mese] è un grande [offesa]"» (II:217): questo versetto
(mansukh) parla del divieto di combattere nel mese lunare di rajab, ed è stato abbrogato
dal seguente versetto (nasikh) che da la possibilità di combattere anche nei mesi sacri:
«Quattro di loro sono sacri. Questa è la Religione retta. In questi mesi non opprimete voi
stessi, ma combattete tutti assieme i miscredenti come essi vi combattono tutti assieme»
(IX:36).
«Quelli di voi che moriranno lasciando delle mogli, [facciano] testamento a loro favore,
assegnando loro un anno di mantenimento e di residenza» (II:240): le prescrizioni relative
al lutto delle donne di questo versetto (mansukh) sono state sostituite dal seguente
(nasikh): «E coloro di voi che muoiono lasciando delle spose, queste devono osservare un
ritiro di quattro mesi e dieci [giorni]» (II:234).
Profeti e Le Rivelazioni
I profeti e i messaggeri
C'è una differenza tra il Profeta (Nabi) e il Messaggero (Rasul). I profeti sono coloro che
sono stati elevati spiritualmente sulla terra e sono stati messi a conoscenza di Allah. E ha
detto il Messaggero di Allah (SAAS) che i profeti sono stati 124000. I messaggeri sono
anche loro profeti, cioè sono stati elevati spiritualmente sulla terra e sono stati messi a
conoscenza di Allah, ma hanno ricevuto da Lui, anche, una rivelazione. Ha detto il
Messaggero di Allah (SAAS) che i messaggeri sono stati più di 300 o, in altre versioni,
315. Troviamo la distinzione tra profeti e messaggeri anche nel Sublime Corano: «Non
inviammo prima di te nessun messaggero e nessun profeta senza che Satana si
intromettesse nella sua recitazione» (XXII:52). «Ricorda Mosé nel Libro. In verità era
uno sincero, un messaggero, un profeta» (XIX:51).
Infine il Corano parla delle Tribù di Israele (al-Asbat), ovvero i dodici figli di Giacobbe,
considerandoli come profeti, però senza riportarne i nomi, fatta eccezione per Giuseppe.
Vi sono poi due messaggeri, che non troviamo nel Sublime Corano, ma che vengono
citati solo da Muhammad (SAAS): questi sono Set (Shit) e Giosuè figlio di Nun (Yusha'
bin Nun).
Al-Khidr:
Al-Khidr non viene mai citato direttamente nel Corano, ma sarebbe lui il sapiente che
Mosè incontra al versetto 65 della sura al-Kahf (XVII). Ma proprio la sua sapienza e
conoscenza dell'ignoto, la sua capacità di decidere la morte di una persona e l'agire sotto
ispirazione (XVII:82) fanno pensare che egli sia stato un profeta. Il giudizio non è
unanime, e molti pensano a lui solo come una persona particolarmente vicina ad Allah.
I profeti possono scegliere tra il mondo terreno (il continuare a vivere) e quello
ultraterreno (il morire). Da 'A'isha' ha detto di aver sentito il Messaggero di Allah
(SAAS) dire: «Non è, colui che si ammala, un profeta se non può scegliere tra il mondo
terreno e quello ultraterreno» (Bukhari e Muslim).
I profeti e i messaggeri vengono sepolti nello stesso luogo in cui sono deceduti. Troviamo
infatti in una hadith: «Non viene sepolto un profeta se non nel luogo in cui muore»
(Ahmad) . Il Profeta Muhammad (SAAS) ad esempio è stato sepolto nella casa di 'A'isha',
nella quale morì. Il loro corpo inumato non verrà consumato dalla terra, ecco perché
troviamo lo hadith: «Allah ha vietato alla terra di mangiare i corpi dei profeti» (Abu
Daud e Nisa'i). E ancora nelle loro tombe i profeti continuano a vivere, il Profeta (SAAS)
disse infatti: «Sono in vita i profeti nelle loro tombe, pregano» (trasmessa dai sei).
Sono caratterizzati da una purezza senza uguali. Da una purezza nella trasmissione del
messaggio, ovvero non cambieranno né dimenticheranno cosa alcuna di ciò che Allah ha
voluto che trasmettessero. Ecco perché l'Altissimo ha detto: «Ti faremo recitare [il
Corano] e non dimenticherai, se non quello che Allah vuole» (LXXXVII:6) e ha detto:
«O messaggero, trasmetti quello che è sceso su di te da parte del tuo Signore. E se non fai
ciò non avrai trasmesso il Suo messaggio» (V:67).
La loro purezza non viene intaccata anche quando provano timore (come quando Abramo
vede gli angeli che non mangiano), rabbia (quando Mosé vede l'idolo fatto dalla sua
gente), impazienza (quando Mosé incontra il Khidr), quando commettono peccati minori
o dimenticano. Anche il Profeta (SAAS) dimenticava, disse infatti: «Ma anche io, io sono
un uomo, dimentico come voi, e se dimentico allora riprendetemi» (Trasmesso dai sei
tranne Tirmidhi).
Il wahi
Il verbo arabo awhaya(IV forma) che significa ispirare, trasmettere, suggerire un idea, nel
Corano acquista il significato di informare, mettere a conoscenza una persona elevata tra
gli uomini in modo segreto, non visibile da altri uomini. Per esempio troviamo: «Ti
abbiamo trasmesso [la rivelazione] come la demmo a Noé e ai profeti dopo di lui. E
abbiamo trasmesso [la rivelazione] ad Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e alle Tribù, a
Gesù, Giobbe, Giona, Aronne, Salomone, e a Davide demmo il Salterio» (IV:163), «E
quando ho ispirato gli apostoli a credere in Me e nel Mio messaggero» (V:111),
«Ispirammo la madre di Mosè ad allattarlo» (XXVIII:7).
Abramo (AS):
«Dissero: "bruciatelo e andate in aiuto ai vostri dei, se siete capaci". Dicemmo: "Fuoco, si
fresco e sicuro per Abramo". Tramarono contro di lui, ma facemmo si che fossero dei
perdenti» (XXI:68-70): Abramo fu messo al rogo dai suoi concittadini, ma il messaggero
non morì ne fu bruciato da quel fuoco. Abramo ricevette anche una prova da Allah della
Sua presenza: «E quando Abramo disse: "Signore, mostrami come resusciti i morti",
Allah disse: "Ancora non credi?". "Si -disse-, ma fa che il mio cuore si acquieti" Disse:
"Prendi quattro uccelli e falli a pezzi, poi mettine una parte su ogni monte e chiamali:
verranno da te velocemente"» (II:260).
Mosè (AS):
La missione profetica di Mosè fu accompagnata da nove segni, così come troviamo nel
Corano: «In verità abbiamo dato a Mosè nove segni evidenti» (XVIII:101). Esaminiamo
questi segni attraverso le stesse parole dell'Altissimo:
(1) «Disse: "Gettalo [il bastone] Mosè". Lo gettò ed ecco che divenne un serpente che
strisciava veloce» (XX:19-20);
(2) «Stringi la mano sotto l'ascella: ne uscirà bianca senza farti alcun male. Ecco un altro
segno» (XX:22).
(3) «Colpimmo la gente di Faraone con anni di miseria e [4] una scarsità di frutti,
affinché riflettessero. Quando veniva loro un bene dicevano: "Questo ci spetta", se li
colpiva un male vedevano in Mosè e in quelli che erano con lui, uccelli di malaugurio.
Non dipendeva da Allah la loro sorte? Ma la maggior parte di loro non sapeva. Dissero:
"Qualunque segno addurrai per stregarci, noi non crederemo in te". Mandammo contro di
loro [5] l'inondazione, [6] le cavallette, [7] le pulci, [8] le rane e [9] il sangue, segni ben
chiari. Ma furono orgogliosi e rimasero un popolo di perversi» (VII:130-133).
Gesù (AS):
La stessa nascita di Gesù è stato un grande miracolo. Il Corano cita poi un altro miracolo,
quello della "Tavola imbandita" (V:112-115), ma ci sono tutti quei miracoli trasmessici
dalla tradizione cristiana -che colui che è nato in un paese cattolico non può non
conoscere- tutti verosimili.
Muhammad (SAAS):
Miracolo più grande del Sigillo dei Profeti (SAAS) è senza dubbio il Corano, per ciò che
esso contiene, per il modo in cui esso si esprime e per le verità scientifiche in esso
contenuto. Altri miracoli di Muhammad (SAAS) sono l'Isra' (il suo viaggio da Mecca a
Gerusalemme e poi il ritorno a Mecca durato l'arco di una notte) e il Mi'raj (la sua
ascensione fino al settimo cielo sempre durante l'Isra'), la luna che si spaccò in due parti
davanti agli occhi dei meccani increduli -ecco di questo miracolo lo troviamo nel
versetto: «L'Ora si avvicina e la luna si spacca. Se vedono un segno si sottraggono e
dicono: "E’ una magia continua"» (LIV:1-2)-, l'acqua che gli sgorga dalle dita e gli
animali, le piante e gli esseri inanimati che parlano e lo riconoscono come profeta.
Cinque sono i messaggeri preferiti rispetto a tutti i profeti e messaggeri: (1) Muhammad
(SAAS), ultimo messaggero e colui che ha completato la rivelazione dell'Islam; (2) Noè,
il primo messaggero; (3) Abramo, l'Amico di Allah e guida per gli uomini (vedi Corano
IV:125); (4) Mosè, colui che ha trasmesso la Torà e (5) Gesù, Parola (Ordine di Allah)
insufflata in Maria e insufflata dal Suo Spirito (Gabriele). Prova di ciò sono i versetti:
«Pazienta come pazientarono i messaggeri risoluti» (XLVI:35). «Ha stabilito per voi,
nella religione, la stessa via che aveva raccomandato a Noè, quella che rivelammo a Te e
che imponemmo ad Abramo, a Mosè e a Gesù: "Assolvete al culto e non create divisioni
in essa"» (XLII:13).
Perché Muhammad (SAAS) è stato preferito?
Lo stesso Messaggero di Allah (SAAS) ha detto: «Allah mi preso come amico, così come
prese Abramo come amico» (Muslim), e ha detto: «Sono stato preferito tra i profeti per
sei motivi: ho ricevuto l'insieme delle parole, ho vinto con il terrore, mi è stato reso lecito
il bottino, è stata resa per me la terra pura e come una moschea, e sono stato inviato a
tutte le creature e con me sono finiti i profeti» (Tirmidhi e Muslim). Muhammad (SAAS)
ha detto allora di essere superiore ad altri profeti per sei ragioni:
(1) dice di aver ricevuto "l'insieme delle parole", per la capacità di comunicare grandi e
profondi significati con poche parole;
(2) dice di aver vinto con l'arma del terrore, questo perché Allah gettava la paura nei
cuori dei suoi nemici;
(3) gli fu reso lecito di prendere una parte del bottino, cosa che non era lecita agli altri
profeti;
(4) dice "è stata resa per me la terra pura e come una moschea", questo perché il fedele
può pregare ovunque, e ovunque si può purificare con acqua o -in mancanza d'acqua- con
la polvere;
(5) fu inviato a tutte le creature e non solo agli arabi, infatti il Corano dice: «O uomini io
sono il Messaggero di Allah per voi tutti» (VII:158), così come fu inviato anche ai jinn;
(6) infine è stato colui che ha completato le missioni profetiche: «Ma è il Messaggero di
Allah e sigillo dei profeti» (XXXIII:40).
LE RIVELAZIONI
L'obbligo nel credere nelle rivelazioni:
Il musulmano è tenuto a credere non solo ai profeti e ai messaggeri, ma anche a tutte le
rivelazioni scritte come il Libro rivelato ad Abramo, la Torà rivelata a Mosè, come il
Salterio rivelato a Davide, il Vangelo rivelato a Gesù o il Corano rivelato a Muhammad
(SAAS), e a tutte le rivelazioni non scritte, come la rivelazione trasmessa da Ismaele,
Isacco, Giacobbe, le Tribù o anche il wahi trasmesso a Muhammad (SAAS) che non fa
parte del Corano (la Sunna in generale, insomma). Il Corano dice: «Dite: "Crediamo in
Allah e in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere
su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e sulle Tribù, e in quello che è stato dato a Mosè e
a Gesù e in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore, non facciamo
differenza alcuna tra di loro e a Lui siamo sottomessi"» (II:136), e dice anche che «Chi
non crede in Allah, nei Suoi angeli, nei Suoi libri e nei Suoi messaggeri e nell'Ultimo
giorno è stato grandemente deviato» (IV:136).
Torà:
Per Torà o Pantateuco si intendono i primi cinque libri dell'Antico Testamento (Genesi,
Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Si parla diciotto volte di Torà (al-Tawrat) nel
Corano, ma quella di cui parla il Corano è la stessa che noi oggi abbiamo? No. Questo
perché il Corano parla di un libro rivelato a Mosé, e non di un insieme di tradizioni e
documenti variamente intersecati, che si possono scaglionare su di un lasso di tempo che
va dall'epoca di Mosé (XIII secolo a.C.) all'epoca della restaurazione del popolo d'Israele
dopo l'esilio di Babilonia nel secolo V a.C.. Dunque il testo, che noi oggi abbiamo,
sarebbe stato composto in otto secoli con il contributo di più autori e non sarebbe la
rivelazione fatta a Mosè. I musulmani non condividono l'opinione della Chiesa che Dio
sia autore dei libri ispirati dallo Spirito Santo, ma riconoscono solo i libri rivelati ad un
profeta e che sono stati conservati senza che l'uomo vi apportasse alcuna modifica.
I Salmi (Zabur):
Anche questo è un libro di cui parla il Corano, ma anche in questo caso è accertato che
non sia un libro che si può far risalire a Davide, ma che si tratti di una collezione nel
quale confluiscono altre collezioni minori di autori diversi e di epoche diverse. Inoltre la
versione in greco non coicide con quella ebraica, mentre la versione siriaca differisce
notevolmente da entrambe.
Il Vangelo (Injil):
Il Corano parla di un unico Vangelo, rivelato da Dio a Gesù figlio di Maria. Cosa in
verità che si ritrova anche nel Vangelo di Marco: «Gesù si recٍ nella Galilea predicando il
vangelo di Dio» (Mc 1:14). Mentre i vangeli che noi oggi abbiamo non sono altro che
una cronaca della vita di Gesù, e quindi possono essere accettati e criticati così come si
farebbe per un libro di storia, visto anche che Marco e Matteo non erano contemporanei a
Gesù e non avevano assistito alla sua predicazione e che in verità non si conoscono gli
autori del Vangelo di Luca e di quello di Giovanni.
I Jinn e gli Shayatin
Introduzione
I Jinn appartengono ad un mondo che non è quello degli uomini né quello degli angeli.
Quindi non possiamo adoperare esclusivamente i tradizionali metodi scientifici e la
nostra razionalità per conoscere questo mondo, ma possiamo conoscere i Jinn solo
attraverso ciò che Allah I ci ha rivelato nel Sublime Corano o nella Sunna del nostro
Profeta Muhammad (SAAS), che vanno al di là della semplice conoscenza sensibile, ma
abbracciano la Conoscenza totale dell'Universo. Sarebbe fuorviante e non produttivo se
ricercassimo in altro modo la conoscenza sul mondo dei jinn. Certo anche la Rivelazione
di Allah I non è esaustiva dell'argomento, ma si limita a fornirci ciò che per noi è
indispensabile: «Anche se tutti gli alberi della terra diventassero calami, e il mare e altri
sette mari ancora fossero inchiostro, non potrebbero esaurire le parole di Allah»
(XXXI:27).
Un errore comune è quello di sottovalutare l'importanza dei Jinn o dare un interpretazione
eccessivamente allegorica che ci allontana dalla realtà dei versetti coranici. Il credere nei
Jinn è parte integrante del credo musulmano, inoltre, come vedremo, i Jinn possono
incidere sulla vita dell'uomo. Attenzione dunque ad affidarsi troppo al nostro spirito
razionale, in quanto limitato e non omnicomprensivo, perché si rischia, altrimenti, di
smentire i segni di Allah I: «Si, tacciano di menzogna la parte di scienza che non
abbracciano» (X:39).
Una prova della loro esistenza, oltre che dal Corano e dalla Sunna, la possiamo trarre dal
fatto che in diverse tradizioni si ritrovano i segni della loro presenza. Troviamo più volte i
Jinn nell'Antico Testamento1 con caratteristiche simili, o identiche a quelle che
riscontriamo nell'Islam[1]. Oppure li ritroviamo nella "superstizione", comune a tutti i
paesi del mondo: ad esempio l'avversione per il gatto nero, che, come vedremo, può
essere uno degli animali in cui si possono trasformare i Jinn, oppure i fantasmi o gli
spiriti dei morti, che sono delle "manifestazioni" dei Jinn.
Ed è importante conoscere questo mondo perché molto spesso i fenomeni che non si
riescono a spiegare sono da attribuirsi proprio ai Jinn. Noi viviamo in un paese dove i
miracoli vengono presi molto sul serio: si pensi alle Madonne che piangono sangue, o a
Padre Pio o alle varie Madonne che appaiono. Certo sono messaggi religiosi, avvicinano
molti non credenti alla fede, ma in realtà questi sono messaggi -islamicamente parlando -
devianti: spingono al culto politeista delle statuette o al culto della persona umana, o al
culto mariano condannato duramente dall'Islam e quindi non sono messaggi che possono
provenire da Allah. E anche importante capire i Jinn perché i maghi, astrologi e gli
indovini abbondano nel nostro paese e le televisioni private sono piene di questi
personaggi, che molto spesso sono solo esibizionisti e affaristi, mentre altre volte
ascoltano proprio le parole dei Jinn.
I Jinn appartengono dunque ad una dimensione che non è quella degli uomini né quella
degli angeli, e il loro nome viene proprio dalla radice Janana, che significa appunto
"coprire", "velare" o "nascondere", in quanto si nascondono alla nostra vista. Ma il fatto
che noi non possiamo vederli non significa che loro non possano vedere noi; Allah
l'Altissimo dice nel Sublime Corano: «Esso [Shaytan] e la sua specie [gli Shayatin e le
loro schiere] vi vedono da dove voi non li vedete» (VII:27).
Creazione dei Jinn e dei Shayatin:
Il Profeta (SAAS) ha detto: «Gli angeli sono stati creati dalla luce, i Jinn sono stati creati
da un fuoco puro e Adamo è stato creato da ciò che è stato definito [nel Corano] per voi
[cioè, da argilla]» (Muslim 2996). Allah dunque ha creato i Jinn e gli shayatin da un
fuoco puro, più in particolare troviamo nel Libro: «E i Jinn [li creammo] da fiamma di
fuoco puro» (LV:15; «E i Jinn li creammo prima [degli uomini] dal fuoco di samum»
(XV:27). Il fuoco di Samum indica una «fiamma senza fumo»3, «fuoco ardentissimo».
2) quello che abita insieme agli uomini si chiama 'amir (plur. 'imar);
3) quello che vedono i bambini si chiama ruh (plur. arwah; letteralmente spirito);
Inoltre il Messaggero di Dio (SAAS) ha detto: «I Jinn sono di tre tipi: un tipo vola
nell'aria, un tipo è nei serpenti e nei cani, un tipo si stabilisce in un posto o si trasferisce
in un altro» (al-Tabarani, al-Hakim e al-Bayhaqi).
Shaytan
Abbiamo parlato indifferentemente di Jinn e di Shaytan, ma sono la stessa cosa? In realtà
non si ha una certezza assoluta sulla questione. Un versetto del Corano dice: «E quando
dicemmo agli angeli: "Prosternatevi ad Adamo", si prosternarono tutti eccetto Iblis che
rifiutò per orgoglio e fu tra i miscredenti» (II:34). Da quest'ultimo versetto si potrebbe
pensare che Iblîs [2] sia stato un angelo, ma un altro versetto dice: «E quando dicemmo
agli angeli: "Prosternatevi ad Adamo", si prosternarono eccetto Iblis che era uno dei Jinn
e che si rivoltò all'Ordine di Allah» (XVIII:50. Hasan al-Basri (m. 728) ha detto su questa
questione: «Iblîs non è stato un Angelo neanche per un istante»; Ibn Taymiyya (1268-
1328) anche ha detto: «Shaytan è appartenuto agli angeli solo per il suo aspetto, non in
relazione all'origine né in relazione al suo esempio». Lo stesso Ibn Taymiyya sostiene
che Shaytan abbia origine dai Jinn, ma in realtà è una affermazione che non possiamo
fare con certezza assoluta visto che abbiamo solo un versetto (XVIII:50) che possa
confermare questa nostra tesi. Comunque sia i Jinn e gli shayatin hanno forti analogie e
continueremo ad analizzarli come se avessero la stessa origine.
Una particolarità di Shaytan è il suo aspetto particolarmente brutto, come ci fa capire
Allah quando descrive l'orribile albero di Zaqqum che sorge nel fondo dell'Inferno: «E’
un albero che spunta dal fondo del Jahim, i suoi frutti sono come teste di demoni
[shayatin]» (XXXVII:64-65). Sappiamo ancora che Shaytan ha le corna, infatti il il
Profeta (SAAS) ha detto: «Quando tramonta il sole, esso tramonta tra le due corna di
Shaytan, allora si prosternano i kafir [coloro che rinnegano l'Islam]» (Muslim 832). E’
importante anche notare come la pratica dell'Islam tenda a differenziare l'uomo da
Shaytan il maledetto e fa di tutto per evitarlo, quest'ultimo hadith ce lo dimostra, infatti è
vietata la preghiera quando il sole si trova sull'orizzonte (alba e tramonto), fanno
eccezione le preghiere che hanno un motivo, come la preghiera obbligatoria e il "saluto
alla moschea" Tahya al-masjid.
Muoiono i Jinn ?
Tutto l'universo verrà distrutto, tutto ciò che esso contiene morirà così come i Jinn; Allah
dice: «Tutto quel che è sulla terra è destinato a perire, rimarrà solo il Volto del tuo
Signore, pieno di maestà e di generosità» (LV:26-27). Ibn Abbas riferisce che il
Messaggero (SAAS) pregava l'Altissimo in questo modo: «Chiedo protezione alla Tua
potenza, a Colui che non ha altra divinità che Te, a Colui che non muore, mentre i Jinn e
gli uomini muoiono» (Muslim 2451). Che età raggiungano i Jinn non si sa, sappiamo solo
che Iblis vivrà fino al Giorno del Giudizio, infatti Allah dice, quando racconta della
maledizione di Iblis: «Concedimi una dilazione - disse [Iblis] - fino al Giorno [del
Giudizio universale] in cui saranno resuscitati. Sia - disse Allah - ti è concessa la
dilazione» (VII:14-15).
Esiste la magia?
Su questo argomento non c'è accordo completo tra i sapienti musulmani, ma prevalgono
due tesi: la prima sostiene che tutti i fenomeni della magia sono spiegabili
scientificamente; l'altra sostiene che esista una magia che sia stata insegnata dai Jinn agli
uomini, così come leggiamo nel versetto: «Non era stato Salomone il miscredente, ma gli
shayatin: insegnarono ai popoli la magia e ciٍ che era stato rivelato ai due angeli Harut e
Marut a Babele. Essi perٍ non insegnarono nulla senza prima avvertire: "Badate che noi
non siam altro che una tentazione, non siate miscredenti". E la gente imparò da loro come
separare l'uomo dalla sua sposa e non potevano nuocere a nessuno senza il permesso di
Allah. Imparavano dunque ciٍ che era loro dannoso e di nessun vantaggio. E ben sapevano
che chi avesse acquistato quell'arte, non avrebbe avuto parte nell'Altra vita. Com'era
detestabile quello in cambio del quale barattavano la loro anima; Se l'avessero saputo!»
(II:102).
Esistono gli spiriti dei morti?
Non possono esistere gli spiriti. Questo perché l'anima del morto viene trattenuta,
imprigionata da Allah, e non ha possibilità di movimento, non ha possibilità di girare nel
mondo terreno e non può spaventare o giocherellare con nessuno. A questo proposito dice
Allah nel Corano: «Allah accoglie le anime al momento della morte e durante il sonno.
Trattiene poi quella di cui ha deciso la morte e rinvia l'altra fino ad un termine stabilito»
(XXXIX:42). Fanno eccezione i martiri dell'Islam, infatti dice il Corano: «Non
considerate morti quelli che sono stati uccisi sul sentiero di Allah. Sono vivi invece e ben
provvisti presso il loro Signore» (III:169).
Ma allora tutta la gente che dice di aver parlato con i propri cari defunti? Non hanno visto
altro che Jinn che gli hanno mentito, e lo stesso si può dire delle anime dei santi o della
Madonna stessa, tanto è vero che trasmettono sempre messaggi devianti dal punto di vista
islamico.
Altri sistemi per difendersi da Shaytan sono il ricordo di Allah, il Corano (in particolare il
versetto II:255), il chiedere perdono, studiare e discutere del suo modo di agire e non
adottare i suoi comportamenti e lasciare le cose che lui ama, come ad esempio mangiare e
bere con la sinistra, l'agire sempre di fretta o lo sbadigliare.
Per curare l'impossessato, infine, serve una persona di fede salda che conosca i principi
del monoteismo e del credo islamico, che abbia una pratica impeccabile e abbia una
lunga esperienza e perizia nel trattare con il mondo dei Jinn e sappia bene quali versetti
del Corano possano allontonare i Jinn. Si narra che all'Imam Ahmad fu chiesto di curare
un impossessato, e lui diede due stecche di legno e ordinò di portarle all'impossessato e di
dire che se non fosse uscito il Jinn da quel corpo lui lo avrebbe picchiato con quelle
stecche. Il Jinn impaurito dall'Imam Ahmad se uscì dal corpo di quello sventurato, ma
tornò dopo la morte di Ahmad, perché non c'era allora persona che lo potesse eguagliare
per fede l'Imam Ahmad.
--------------------------------------------------------------------------------
[1] Più precisamente in Levitico 17:5-7 e 16:22, Isaia 13:21 e 34:14. La tradizione
ebraica per molto tempo ha teso ad identificare gli shedim (i demoni) e gli se'îrîm (dei
satiri) in una forma parallela a quella umana come nell'Islam. Oggi perٍ è prevalsa l'idea
che i versetti sopra citati vadano intesi solo in forma figurativa e non letterale [Y.
Kaufmann, The religion of Israel, The University of Chicago press, Chicago 1966 e L.
Jacobs, A jewish theology, Londra 1973]. Stesso atteggiamento prevale nel cristianesimo.
Anzi nell'interpretazione dei due brani del Levitico i "satiri" sono «alla lettera "capri dal
pelo lungo", figure demoniache o comunque divinità inferiori presso i popoli pagani»
[Levitico, Edizioni paoline, Roma 1976, pag.127], e nel caso di Isaia diventano «animali
fantastici» [Isaia, Edizioni paoline, Roma 1968, pag.88].
[2] Iblîs è uno dei nomi di Shaytan che viene dalla radice balasa che significa "ciٍ che non
ha nulla di buono".
[3] Ma giustamente prima, bisogna conscere bene come era fatto il profeta per poterlo
riconoscere nei sogni.
Il Giorno del Giudizio (La morte e i segni premonitori
dell'Ora)
La morte
La morte (wafat):
Nel linguaggio coranico vi sono due tipi di morte, ovvero individua due momenti nei
quali l'anima viene tirata via dal corpo, e questi sono la "piccola morte" che avviene
quotidianamente durante il sonno, e la "grande morte", che è quella definitiva, dopo la
quale non c'è più vita nel mondo terreno. A questo proposito l'Altissimo dice: «E’ Lui che
vi tira su nella notte, e sa quello che avete fatto durante il giorno, e quindi vi risveglia»
(VI:60) ed ancora: «Allah tira su le anime al momento della morte e quelle che non
muoiono durante il sonno. Trattiene poi quella di cui ha deciso la morte e rinvia l'altra
fino ad un termine stabilito» (XXXIX:42).
La morte è inevitabile:
Non è possibile sfuggire in nessun modo alla morte poiché tutto ciò che è stato creato
prima o poi perirà: «Tutto perirà, eccetto il Suo Volto. A Lui appartiene il Giudizio e a
Lui sarete ricondotti» (XXVIII:88); «In verità dovrai morire [Muhammad (SAAS)] ed
essi dovranno morire» (XXXIX:30).
Lo stato di ebbrezza:
A causa del dolore che si proverà nel momento del trapasso l'uomo si troverà in uno stato
confusonario, dove non capirà bene cosa gli sta avvenendo, uno stato di ebbrezza:
«L'ebbrezza della morte verrà in verità: "Questo era quello che cercavi di evitare"»
(L:19).
'Aisha, Madre dei Credenti, ci narra che lo stesso Profeta (SAAS), durante il suo trapasso,
ebbe modo di parlare dello stato di ebbrezza: Il Messaggero di Allah (SAAS) aveva
davanti a sé una bacinella -o un recipiente con dell'acqua, alla fine della sua vita- e infilò
la sua mano nell'acqua e la passò sul suo viso e disse: «Non c'è altra divinità che Allah, in
verità la morte ha uno stato confusionario». Poi alzò la sua mano e disse: «Per i compagni
più alti» finché spirò e la sua mano cadde» (Bukhari 6510).
La ruh e la nafs
Non c'è differenza tra la ruh e la nafs (anima), questo si puٍ evincere da come vengano
usate indifferentemente nei versetti coranici e nella Sunna. Nonostante che non possiamo
conoscere le sue caratteristiche, l'anima è un'entità separata dal corpo, e possono essere
separati cos ىcome si evince dal già citato versetto: «Allah tira su le anime al momento
della morte e quelle che non muoiono durante il sonno. Trattiene poi quella di cui ha
deciso la morte e rinvia l'altra fino ad un termine stabilito» (XXXIX:42).
L'anima è creata?
Secondo l'ijma', il parere unanime dei dotti islamici, l'anima è creata dall'Altissimo, il
Corano dice infatti: «Allah è il Creatore di ogni cosa» (XIII:16/XXXIX:62); e troviamo
anche: «Già ti creai dapprima e non eri nulla».
Due risposte per coloro che credono che l'anima non sia stata creata:
Alcuni dicono che l'anima (lo spirito) è qualcosa che appartiene ad Allah perché il
versetto dice: «Ti interrogano a proposito dello Spirito. Rispondi: "Lo Spirito è cosa che
proviene dal Mio Signore"» (XVII:85). Perٍ questo di cui parla il versetto, non è lo spirito
dell'uomo, ma qui si parla di Jibril, Spirito di Allah, come troviamo in modo più esplicito
nei versetti LXXIX:38, LXX:4 e XCVII:4. Comunque l'espressione «proviene dal Mio
Signore» non indica che sia parte di Allah, altrimenti dovremmo pensare che tutto ciٍ che
è stato creato sia parte di Allah, infatti un altro versetto dice: «E vi ha sottomesso tutto
quello che è nei cieli e sulla terra: tutto proviene da Lui» (XLV:13).
Oppure alcuni si basano su questi due versetti per dire che l'anima è qualcosa che
appartiene ad Allah: «E avrٍ insufflato in lui del Mio spirito» (XV:29) «Insufflammo in
ella del Nostro spirito» (XXI:91). Anche queste espressioni «del Mio spirito» o «del
Nostro spirito» vanno intese cos ىcome si intendono espressioni simili come «la
cammella di Allah» o «i Suoi servi»...
Muoiono le anime?
Le anime non moriranno mai, cos ىcome possiamo evincere dal versetto: «Non
proveranno l ىla morte se non la prima morte» (XLIV:56); e dagli hadith: Jabir ha detto
che venne chiesto al Profeta di Allah (SAAS): "Dorme la gente del Paradiso? e rispose
(SAAS): «Il sonno, fratello, è la morte e la gente del Paradiso non dorme» (Tabarani). Da
Abu Hurayra: disse il Messaggero di Allah (SAAS) verrà detto alla gente del Paradiso:
«Voi non guarirete né vi ammalerete mai, vivrete e non morirete mai, vi delizierete e non
sarete mai infelici, ringiovanirete e non invecchierete mai» (Muslim 2837).
I segni maggiori
I dieci segni:
Andiamo ora ad esaminare gli ultimi dieci grandi segni che precederanno la distruzione
dell'universo e l'assemblea per il Giudizio universale. Hudhaifa ibn Asid al-Gifari ha
riportato: «Sal ىda noi il Profeta (SAAS) e stavamo discutendo, e chiese: "Di cosa state
discutendo?" Risposero: "Discutiamo sull'Ora", e disse: "Non verrà finchè non vedrete
prima dieci segni" e menzion ٍ[1] il Fumo, [2] il DaJJal, [3] gli animali, [4] il sorgere del
sole ad occidente, [5] la discesa di Gesù figlio di Maria (SAAS), [6] Gog e Magog, tre
smottamenti: [7] uno smottamento ad oriente, [8] uno smottamento ad occidente e [9] uno
smottamento nella Penisola araba, e l'ultimo è [10] il fuoco che uscirà dallo Yemen, e la
gente sarà portata al loro luogo di assemblea» (Muslim 2901).
Il fumo:
Il primo segno di cui ci parla il Messaggero (SAAS) è il fumo (dukhan), anche se non
sarà il primo a verificarsi. E il Corano cos ىci descrive il fumo: «E aspetta [o
Muhammad] il giorno in cui il cielo sarà coperto da un fumo evidente, che avvolgerà gli
uomini; Questo è un castigo doloroso» (XLIV:10-11). E chiesero: «Profeta di Allah, cos'è
il fumo?» Il Profeta (SAAS) rispose: «"E il giorno in cui il cielo sarà coperto da un fumo
evidente". Esso riempirà ciٍ che vi è tra l'oriente e l'occidente, rimarrà per quaranta giorni
e notti, raggiungerà il fedele ed sarà per lui come un raffreddore, mentre per il
miscredente sarà come uno stato di ubriachezza e gli uscirà il fumo dalla bocca, dalle
narici, dagli occhi, dalle orecchie e dal deretano» (Tha'labi).
Il Masih al-Dajjal
L'avvento del Dajjal è il secondo segno di cui ci ha parlato il Profeta Muhammad (SAAS)
e sarà la più grande afflizione dell'umanità dell'Ora.
Il suo nome:
Si chiamerà Masih (il Messia, dalla radice masaha), secondo alcuni, perché il suo volto è
limpido, pulito (mamsuh) senza un occhio e senza copertura. Mentre Gesù viene
chiamato Masih in quanto egli è colui che cancella i peccati e pulisce dalle malattie.
Si chiama Dajjal (dalla radice dajala, che significa imbrogliare, mentire) perché trufferà,
coprirà il bene con il male.
Gesù e il Dajjal:
Dalla Siria Gesù u inizierà a combattere il Dajjal fino a raggiungerlo e ucciderlo nei
pressi di Gerusalemme. Da Abu Hurayra: Quando torneranno in Siria uscirà, e si
prepareranno alla battaglia stringendo le fila, quando poi chiameranno alla preghiera,
allora discenderà Gesù figlio di Maria, su di lui la pace, e condurrà la preghiera. Quando
lo vedranno i nemici di Allah si scioglieranno cos ىcome si soglie il sale nell'acqua anche
se non li affronterà si scioglieranno completamente, ma Allah li ucciderà con le sue mani
e mostrerà loro il sangue sulla sua [di Gesù] lancia» (Muslim 2897). E da al-Nawwas ibn
Sam'an, il Profeta (SAAS) ha raccontato: «Quando Allah invierà il Massih figlio di
Maria, scenderà dal minareto bianco nel lato orientale di Damasco, con due abiti colorati
con cùrcuma e poi con zafferano, poggiando le mani sulle ali di due angeli. Se china il
capo, gocciola, se lo alza, scendono gocce come perle. Non potrà il miscredente sentire il
suo alito senza morire, e il suo respiro finisce dove finisce il limite estremo, e lo cerca [e
cerca il Dajjal] fino a raggiungere la porta di Ludd [nei pressi di Gerusalemme], e lo
ucciderà. Poi verranno a Gesù figlio di Maria popoli che Allah aveva protetto da lui [dal
Dajjal], pulirà i loro volti e li informerà del loro livello in Paradiso» (Muslim 2937).
Gog e Magog
Chi sono Gog e Magog?
Gog (Ya'JuJa) e Magog (Ma'JuJ) sono due popoli discendenti da Adamo, e più
precisamente da Iafet, cos ىcome troviamo in questo hadith: «Nacquero a Noè, Sam,
Cam e Iafet. Da Sam sono nati gli arabi, i persiani, i romani e il bene che c'è in loro. Da
Iafet nacquero gog e magog, i turchi, gli slavi e non c'è bene in loro. Da Cam nacquero i
copti, i berberi e i neri».