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Il punto di partenza una fenomenologia dellesistenza, poich Angelo convinto che ogni
azione delluomo contenga la finalit fondamentale che governa tutta la sua vita. Quando
luomo esamina se stesso, alla fine la sua ragione non pu che trovare il senso religioso e
chiamare loggetto del suo desiderio ultimo con il nome Dio: qualcosa o qualcuno che egli
vorrebbe conoscere, che sa esistere, ma che non riesce a definire nei suoi contorni precisi. Si
Ecco dunque il senso di tutto il libro: rispondere allobiezione, che sar molto presente nei
decenni successivi alla pubblicazione di queste pagine, circa lunicit salvifica di Cristo, sentita
come negazione ingiusta della libert e delle differenze fra gli uomini. [...]
Giussani ci invita a porre la domanda adeguata: non dobbiamo chiederci che cosa sia giusto
o ingiusto, ma che cosa sia accaduto. Il Mistero potrebbe incarnarsi, diventare un fatto
normale nella storia? Lunica cosa da domandarsi questa: accaduto o no? "Se fosse
accaduto, questa strada sarebbe lunica, perch lavrebbe tracciata Dio". Non pi dunque lo
studio, la ricerca, limmaginazione di una cosa lontana, ma "limbattersi in un presente", la
semplicit di un riconoscimento. [...]. Ogni uomo pu imbattersi per grazia in
quellavvenimento. Sono favoriti gli umili, i poveri. Vengono alla mente le parole di san
Paolo: "Non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti
nobili"
(1
Corinzi
1,
26).
"S, questo accaduto", dice lannuncio cristiano. Per il semplice fatto che un annuncio del
genere raggiunge luomo, non c cosa pi importante che verificarne la verit: "Tutto si
riduce a rispondere alla domanda: chi Ges?". La societ in ogni tempo non vuole saperne
di questo annuncio. Esso troppo grande, troppo disturbante. In effetti lunico caso della
storia
in
cui
un
uomo
si
sia
dichiarato
Dio.[...]
Dove possiamo trovare la testimonianza di questa pretesa di Ges, del Mistero entrato nella
storia? Nei Vangeli, risponde Giussani. Si sofferma nelle pagine del libro a parlare della
particolare storicit dei vangeli, in cui troviamo memoria di eventi e annuncio di essi.
Attraverso i Vangeli luomo pu incontrare quellavvenimento e farsi provocare dalla totalit
di esso. Nella Rivelazione arriva a noi una persona vivente: "Loggetto rivelato non una
serie di proposizioni, ma la realt di un essere personale". [...]
Un fatto si pu incontrare. Come incontrarlo oggi? Cominciando a vivere la memoria e
lannuncio che di Lui fanno coloro che ne sono stati afferrati. qui anticipato un tema che
sar sviluppato nel terzo e ultimo volume del "PerCorso": la Chiesa come continuit di
Cristo, come suo corpo, sua attualit. Attraverso la vita della Chiesa possiamo raggiungere
certezze adeguate sulla vita di Ges di Nazareth, aderire a ci che Egli ha affermato, intuire i
motivi
adeguati
per
credere
in
Lui.
Ges certamente un fatto della storia. In molte occasioni Giussani si speso per esaltare e
difendere la storicit dei Vangeli, in particolare della resurrezione di Ges che ne costituisce il
cuore. Nulla era cos estraneo al suo spirito come la contrapposizione tra il Ges della fede e
quello della storia. Eppure, nello stesso tempo, reagisce di fronte alla riduzione del fatto
cristiano ad avvenimento del passato. Ges di Nazareth non soltanto colui che vissuto e
che morto. Egli vivo. "Lannuncio cristiano che Dio si reso presenza umana, carnale,
dentro la storia. Dio non una lontananza a cui con uno sforzo luomo tenti di arrivare, ma
Qualcuno che si affiancato al cammino delluomo e ne diventato compagno".
Per verificare dunque la pretesa di Ges non basta riandare ai testi che parlano di Lui. E non
neppure sufficiente unesperienza interiore, come per il protestantesimo. Lavvenimento
cristiano , invece, "un fatto integralmente umano, secondo tutti i fattori della realt umana,
che sono interiori ed esteriori, soggettivi ed oggettivi". Incontrare Ges vuol dire incontrare
coloro che credono in Lui, lunit dei credenti, il corpo che lo Spirito crea assimilando a
Ges
ogni
persona
che
a
Lui
si
affida.
Giussani riprende qui i temi dellapologetica tradizionale, quella che si diffusa a spiegare le
ragioni per cui si pu o si deve credere. Ma il suo discorso completamente rinnovato
rispetto allantico. La sua apologetica diventa finissima descrizione della psicologia delluomo,
individuata nellanalisi dei rapporti fra Cristo e i suoi contemporanei, perch "il Mistero ha
scelto di entrare nella storia delluomo, con una storia identica a quella di qualsiasi uomo".
[...]
Il lettore cos portato a seguire Ges sulle strade della Palestina, ma soprattutto a seguire
litinerario psicologico, affettivo e conoscitivo di chi gli era pi vicino. [...] La domanda che
nasce negli apostoli sullidentit di Ges sgorgava proprio dalla vita quotidiana che essi
vivevano con Lui. Si affidavano a Lui perch capivano che quellabbandono era conveniente
per la loro vita. Era un cammino quasi inavvertito della loro coscienza verso una certezza
sempre pi chiara. Ges non ha avuto bisogno con loro di affermare dogmaticamente la sua
divinit. "Sarebbe suonata follia pi che bestemmia". Lui si proposto lentamente, cos da
provocare
negli
altri
una
graduale
evoluzione.
*
Giussani deve avere meditato a lungo il metodo pedagogico di Ges. Ha cercato infatti di
riviverlo tale e quale nel suo rapporto con i giovani. [...] In questo volume parla di tre fattori
della pedagogia di Ges. Innanzitutto la sequela. Ges un maestro da seguire. Allo stesso
modo nel cristianesimo occorre seguire qualcuno che rivive nella concretezza della sua vita
lorigine dellavvenimento. Poi, la necessit di una rinuncia. Cristo ha chiesto di lasciare tutto
per seguirlo, anche se ha promesso il centuplo a chi lo avrebbe fatto. Non c cristianesimo,
per Giussani, se non c sacrificio, accettazione della prova, distanza nel possesso. Infine,
terzo principio, occorre pronunciarsi per Ges di fronte a tutti: che gli uomini sappiano che
Egli
il
centro
della
nostra
affettivit
e
della
nostra
libert.
Solo lamore pu spiegare e permettere questo itinerario, pu far entrare in modo giusto in
questa inconcepibile pretesa di Ges. Altrimenti non pu nascere che opposizione. Cosa
potevano fare gli ebrei di fronte a uno che identificava se stesso con la fonte della legge, che
sosteneva di avere il potere di rimettere i peccati, di essere il discrimine fra il bene e il male,
di essere la via, la verit e la vita? O dobbiamo dire che Ges pazzo oppure Egli
veramente Dio. Ma per arrivare a questa conclusione, perch si affacci nella nostra vita questa
ipotesi, occorre unapertura danimo, un disagio per il proprio male, una vera scoperta di
Ges
e
della
sua
infinita
umanit.
C un sigillo, un segno particolare nella predicazione e nella vita di Ges che per Giussani
il pi illuminante segno della sua divinit: la concezione delluomo che Egli ha proclamato.
Ges venuto per rivelarci il Padre, per dirci che siamo figli, che in ciascuno di noi c una
realt superiore a qualsiasi altra realt soggetta al tempo e allo spazio. Ognuno racchiude in
s un principio originario e irriducibile, fondamento di diritti inalienabili, sorgente di valori.
ci che chiamiamo anima, spirito, quel livello del nostro essere personale che rapporto
immediato con linfinito. Gi nel primo volume della trilogia, intitolato "Il senso religioso",
Giussani si era soffermato su questo tema, a lui estremamente caro. Si pu dire che esso sia
la chiave di volta di tutta la sua posizione culturale, la ragione della sua opposizione a ogni
potere e della sua venerazione per la Chiesa in quanto custode dellintangibile verit
delluomo. "Ges concentrato su questo problema, il rapporto col Padre. Senza quel
rapporto il singolo uomo non ha la possibilit di avere un volto suo, non ha possibilit di
essere
persona".
Con Ges la scoperta della persona entra nel mondo: Egli il messaggero, dice Giussani,
della dipendenza unica e totale del singolo uomo dal Padre, il grande educatore della
religiosit. Essa latteggiamento pi conveniente alluomo, quello che fa scoprire la
preghiera, la coscienza della dipendenza costitutiva da Dio, quella dipendenza continua che
riguarda ogni istante e ogni sfumatura del nostro agire. In questo modo lesistenza si realizza
come dialogo con la grande presenza, con lEssere che amore, che dona se stesso
continuamente. [...] La nostra dipendenza dallessere che ci crea si compie nel dono di noi
stessi,
nel
sacrificio,
nel
"darsi
tutto"
[...].
La visione che Giussani ha della salvezza non evita assolutamente il tema del peccato,
tantomeno quello del peccato originale. Egli ben consapevole che luomo da solo ricade
continuamente nella tentazione di riferire tutto a s: ha bisogno di un altro, di accettare
lamore di un altro, di essere liberato per essere libero. Tutto questo fa della sua vita una
tensione, una lotta, una ricerca. Se limmersione nella tradizione orientale porta Giussani a
sentire la trasfigurazione divina gi allopera nel mondo, la vicinanza alluomo moderno e in
particolare al mondo protestante che egli ha ben conosciuto nei suoi studi americani lo fa
sentire compagno di tutto il dramma delluomo caduto. Nella Chiesa egli vedr la strada della
redenzione. Da quando Dio si fatto uomo Egli salva luomo attraverso altri uomini, per
rendere possibile sempre ed ovunque la salvezza. Saranno i temi del terzo volume del
"PerCorso",
intitolato:
"Perch
la
Chiesa".
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