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Marted 12 ottobre 2010

SECONDO TEMPO

PIAZZA GRANDE
Afghanistan, storia di uninvasione
di Massimo Fini

gni volta che muore un


soldato italiano in Afghanistan ci chiediamo Che
cosa ci stiamo a fare l?.
Ma c' un'altra domanda da farsi: cosa abbiamo fatto in Afghanistan e all'Afghanistan?

Altro che
peace keeping
DISMESSE le pelose giustificazioni che siamo in Afghanistan
per regalare le caramelle ai bambini, per "ricostruire quel disgraziato Paese", per imporre alle
donne di liberarsi del burqa, perch, con tutta evidenza, quella in
Afghanistan, dopo dieci anni di
occupazione violenta, non pu
essere gabellata per un'operazione di "peace keeping", ma una
guerra agli afghani, l'unica motivazione rimasta agli Stati Uniti e
ai loro alleati occidentali, per legittimare il massacro agli occhi
delle proprie opinioni pubbliche
e anche a quelli dei propri soldati, demotivati perch a loro volta
non capiscono che cosa ci stiamo a fare qu, che noi in Afghanistan ci battiamo "per la nostra
sicurezza" per contrastare il "terrorismo internazionale". una
menzogna colossale. Gli afghani
e quindi anche i talebani, non sono mai stati terroristi. Non c'era
un solo afghano nei commando
che abbatterono le Torri gemelle. Non un solo afghano stato
trovato nelle cellule, vere o presunte, di al Qaeda. Nei dieci, durissimi, anni di conflitto contro
gli invasori sovietici non c' stato
un solo atto di terrorismo, tantomeno kamikaze, n dentro n
fuori il Paese. E se dal 2006, dopo
cinque anni di occupazione si sono decisi ad adottare contro gli
invasori anche metodi terroristici perch mentre i sovietici avevano almeno la decenza di stare
sul campo, gli occidentali combattono quasi esclusivamente
con i bombardieri, spesso Dardo
e Predator senza equipaggio, ma
comandati da Nellis nel Nevada.
Contro un nemico invisibile che
cosa resta a una resistenza?

Bin Laden
non c pi
NEL 2001 in Afghanistan c'era
Bin Laden. Ma Osama costituiva
un problema anche per il governo talebano, tanto vero che
quando nel 1998 Clinton propose ai talebani di farlo fuori, il Mullah Omar si disse d'accordo purch la responsabilit dell'assassinio del Califfo saudita se la prendessero gli americani. Ma Clinton all'ultimo momento si tir indietro (documento del Dipartimento di Stato dell'agosto 2005).
Comunque sia oggi Bin Laden
non c' pi e in Afghanistan non
ci sono pi nemmeno i suoi uomini. La Cia ha calcolato che su
50 mila guerriglieri solo 359 sono stranieri. Ma sono ubzechi,
ceceni, turchi, cio non arabi,
non waabiti, non appartenenti a
quel jihad internazionale che
odia gli americani, gli occidentali, gli "infedeli" e vuole vederli
scomparire dalla faccia della terra. Agli afghani e quindi ai talebani, interessa solo il loro Paese. E
sar pur lecito a un popolo o a
una parte di esso esercitare il legittimo diritto di resistere a
un'occupazione straniera, comunque motivata. L'Afghanistan, nella sua storia, non ha mai

aggredito nessuno e armato rudimentalmente com' non pu costituire un pericolo per nessuno.

La guerra
civile
PER AVERE un'idea delle devastazioni di cui siamo responsabili
in Afghanistan bisogna capire
perch i talebani vi si sono affermati agli inizi degli anni 90.
Sconfitti i sovietici i leggendari
comandanti militari che li avevano combattuti (i "signori della
guerra"), gli Ismail Khan, gli Heckmatjar, i Dostum, i Massud, diedero vita a una sanguinosa guerra
civile e, per armare le loro milizie, si trasformarono con i loro
uomini in bande di taglieggiatori, di borseggiatori, di assassini,
di stupratori che agivano nel pi
pieno arbitrio e vessavano in
ogni modo la popolazione. I talebani furono la reazione a questo stato di cose. Con l'appoggio
della popolazione, che non ne
poteva pi, sconfissero i "signori
della guerra", li cacciarono dal
Paese e riportarono l'ordine e la
legge. Sia pur un duro ordine e
una dura legge, quella coranica,
che peraltro non estranea alla
cultura di quella gente.
a) Nell'Afghanistan talebano c'era sicurezza. Vi si poteva viaggiare tranquillamente anche di notte come mi ha raccontato Gino
Strada che vi ha vissuto e vi ha potuto operare con i suoi ospedali.
Gli occidentali gli ospedali li
chiudono come avvenuto a La-

Sar pur lecito a un


popolo esercitare
il legittimo diritto
di resistere a
un'occupazione
straniera,
comunque
motivata
L'Afghanistan
non ha mai
aggredito nessuno

Non c'era un solo


afghano nei
commando che
abbatterono le
Torri gemelle.
Non un solo
afghano stato
trovato nelle
cellule, vere o
presunte, di al
Qaeda
shkar Gah.
b) In quell'Afghanistan non c'era
corruzione. Per la semplice ragione che la spiccia ma efficace
giustizia talebana tagliava le mani
ai corrotti. Ancora oggi, nella vastissima realt rurale dell'Afghanistan, la gente, per avere giustizia, preferisce rivolgersi ai talebani piuttosto che alla corrotta magistratura del Quisling Karzai dove basta pagare per avere una
sentenza favorevole.
c) Nel 1998 e nel 1999 il Mullah
Omar aveva proposto alle Nazioni Unite il blocco della coltivazione del papavero, da cui si ricava
l'oppio, in cambio del riconoscimento internazionale del suo governo. Nonostante quella di boicottare la coltivazione del papavero fosse un'annosa richiesta
dell'Agenzia contro il narcotraffico dell'Onu la risposta, sotto la
pressione degli Stati Uniti, fu negativa. All'inizio del 2001 il Mullah Omar prese autonomamente
la decisione di bloccare la coltivazione del papavero. Decisione
difficilissima non solo perch su
questa coltivazione vivevano
moltissimi contadini afghani, a
cui andava peraltro un misero 1%
del ricavato, ma perch il traffico
di stupefacenti serviva anche al
governo talebano per comprare
grano dal Pakistan. Ma per Omar
il Corano, che vieta la produzione e il consumo di stupefacenti,
era pi importante dell'economia. Aveva l'autorit e il prestigio
per prendere una decisione del
genere che fu cos efficace da far
crollare la produzione dell'oppio
quasi a zero (prospetto del Corrie-

re della Sera 17/6/2006).


Insomma il talebanismo era la soluzione che gli afghani avevano
trovato, almeno momentaneamente, per i propri problemi.
Noi abbiamo preteso di sostituire a una storia afghana una storia
occidentale. Con i seguenti risultati.

Il Paese
pi insicuro
OGGI l'Afghanistan il Paese
pi insicuro del mondo. E, con
tutta evidenza, la presenza delle truppe straniere a renderlo tale. Incalcolabili sono le vittime civili provocate, direttamente o indirettamente dalla presenza delle truppe occidentali. Vorrei anche rammentare, in queste ore di
pianto per i nostri caduti, che anche gli afghani e persino i guerriglieri talebani hanno madri, padri, mogli e figli che non sono diversi dai nostri. Inoltre in Afghanistan sono tornati a spadroneggiare i "signori della guerra" alcuni dei quali siedono nel governo
del Quisling Karzai. La corruzione, nel governo, nell'esercito,
nella polizia, nelle autorit amministrative endemica. Ha detto
Ashraf Ghani, un medico, terzo
candidato alle elezioni farsa di
agosto e il pi filoccidentale di
tutti: Nel 2001 eravamo poveri
ma avevamo una nostra moralit.
Questo profluvio di dollari che si
riversato sull'Afghanistan ha distrutto la nostra integrit. Infine
oggi l'Afghanistan "liberato" produce il 93% dell'oppio mondiale.
Ma c' di peggio. Armando e addestrando l'esercito e la polizia
del governo fantoccio di Karzai,
noi abbiamo posto le premesse,
quando le truppe occidentali se
ne saranno andate, per una nuova guerra civile. La sola speranza
il buon senso degli afghani prevalga. Qualche segnale c'. Shukri Barakazai, una parlamentare
che si batte per i diritti delle donne afghane, ha detto: I talebani
sono nostri connazionali. Hanno
idee diverse dalle nostre, ma se
siamo democratici dobbiamo accettarle. Da un anno, in Arabia
Saudita sotto il patrocinio del
principe Abdullah, sono in corso
colloqui fra emissari del Mullah
Omar e del governo Karzai. Ma
prima di iniziare una seria trattativa ufficiale Omar, di fatto vincitore sul campo, pretende che tutte le truppe straniere sloggino.
Non ha impiegato trenta dei suoi
48 anni di vita a combattere per
vedersi imporre una "pax americana".
E allora perch rimaniamo in Afghanistan e anzi il ministro della
Difesa Ignazio La Russa, un ripu-

noi&loro

di Maurizio Chierici

SPOT IN MINIERA
I

minatori del Cile tornano al sole. La meraviglia non sar la luce,


ma il deserto di sabbia e sale trasformato in luna park.
Bancarelle, gitanti e tribune dove mille telecamere aspettano di
raccontare la prima storia a lieto fine in un anno di tragedie
dimenticate. Siamo sinceri: fino a tre mesi fa a chi veniva in mente
di arrabbiarsi per 33 morti in un posto chiamato San Jos alla deriva
nel tavoliere pi arido del pianeta? Quanti scavatori di rame,
carbone, oro muoiono in Cina, Russia, Africa e nelle altre Americhe
nellindifferenza della borghesia illuminata? In Italia cadono tre
operai al giorno, numeri che affondano nella distrazione funzionale
alle macchine delleconomia in affanno.
Due parole in Tv e si tira avanti. Il rame il pilastro del
benessere cileno al quale le societ benestanti non possono
rinunciare. Va in scena la solidariet hollywoodiana che esalta
il buon cuore dei politici e riabilita le corporazioni
succhiasangue, spiccioli a chi rischia la vita. La miniera dei
sepolti vivi era un gruviera sfasciato. La compagnia che
sfruttava padri di famiglia kamikaze per disperazione, stata
bacchettata bacchette e basta ma mancato il coraggio di
chiudere le gole traballanti. Perch il rame loro del Cile.
Esporta sei milioni di tonnellate, cinque miliardi e mezzo di
dollari. Non facile legare le mani ai manager superstar del
continente latino. La brutta storia doveva finire come le altre
volte: dolore rimpicciolito dai giornali locali quando,
purtroppo, da sottoterra fanno sapere di non essere morti. Un
fastidio per aziende e politici; imbarazzo per il nuovo governo
sbocciato nella memoria di Pinochet.
Non un buon momento per Piera, presidente miliardario
(giornali, squadre di calcio, televisioni, linea aerea nazionale:
se ne provvisoriamente liberato ma nel girotondo delle azioni
non chiaro finite nelle mani di chi). Piazze agitate, il
terremoto inginocchia leconomia, ma il rame che la Cina
divora la speranza da non sfiorare. Invece crolla la miniera e i
minatori mandano a dire che vogliono essere salvati e gli gnomi
della tecnologia dellaltra America rispondono orgogliosi: la
nostra tecnologia pu riportarli a galla. Comincia lo
spettacolo che Billy Wilder e Kirk Douglas avevano anticipato
sessantanni fa ne LAsso nella manica. Follia attorno alla
pena di un sepolto vivo e una striscia di terra diventa il cuore
del mondo. Il miliardario Leonardo Farkas (miniere di ferro)
arriva con i riccioli biondi del benefattore: ad ogni donna che
aspetta regala 100 mila dollari. Promette un milione appena
saranno fuori. Voleva candidarsi a presidente ma loligarchia
dei capitali glielo impedisce scatenando i giornali delle banche
dove hanno messo il naso. Allarmato dal successo dello
spettacolo di Farkas, Piera corre a consolare le famiglie
accampate attorno al buco e i suoi ministri trasformano San
Jos nel circo della speranza mentre nessun riflettore illumina
32 indigeni mapuche in galera per essersi ribellati allordine di
sgomberare le foreste dove abitano da sempre. Chiss cosa
nascondono nelle viscere; le holding le vogliono e il governo
non dubita del loro diritto di scavare. Due mesi di sciopero
della fame non commuove nessuno fino a quando arriva chi
difende i diritti umani e Piera finge distrattamente di trattare
ma non molla preso com dallo show del salvataggio e dai vi
voglio bene distribuiti in mondovisione. Accelera i tempi del
riscatto perch deve visitare lEuropa ed bello sbarcare con
laureola dellangelo salvatore. Non succede solo in America
latina. Anche i nostri militari di ritorno dallAfghanistan in una
bara tricolore vengono usati per nascondere sotto la retorica
degli addii lo sfascio morale e politico nel quale affondano le
speranze delle generazioni dal futuro vuoto. Lacrime e parole e
tutto continua come prima. (mchierici2@libero.it)

gnante prototipo dell'"armiamoci e partite", vuole dotare i nostri


aerei di bombe? Lo ha spiegato,
senza vergognarsi, Sergio Romano sul Corriere del 10/10: perch
la lealt all'"amico americano" ci
dar un prestigio che potremo in
futuro sfruttare nei confronti degli altri Paesi occidentali. Gli
olandesi e i canadesi se ne sono
gi andati, stufi di farsi ammazzare e di ammazzare, per questioni
di prestigio, gli spagnoli se ne andranno fra poco. Rimaniamo noi,
sleali, perch fino a poco tempo
fa abbiamo pagato i talebani perch ci lasciassero in pace, ma fe-

deli come solo i cani lo sono. Gli


Stati Uniti spendono 100 miliardi
di dollari l'anno per questa guerra insensata, ingiusta e vigliacchissima (robot contro uomini).
L'Italia spende 68 milioni di euro
al mese, circa 800 milioni l'anno.
Denaro che potrebbe essere utilizzato per risolvere molte situazioni, fra cui quelle di disoccupazione o di sottoccupazione che
affliggono alcune regioni da cui
partono molti dei nostri ragazzi
per guadagnare qualche dollaro
in pi e farsi ammazzare e ammazzare senza sapere nemmeno
perch.

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