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Definizione di effetto diretto

Leffetto diretto consiste nella capacit della norma di creare diritti ed obblighi direttamente e utilmente in capo ai
singoli (persone fisiche o giuridiche), senza che lo Stato ponga in essere alcuna procedura formale per riversare sui
singoli gli obblighi o i diritti prefigurati da norme esterne al sistema giuridico nazionale.
In termini pratici, leffetto diretto si risolve per il singolo nella possibilit di far valere direttamente dinanzi al giudice
nazionale la posizione giuridica soggettiva vantata in forza della norma comunitaria.
Il principio delleffetto diretto contribuisce, pertanto, a rafforzare lefficacia del diritto comunitario, consentendo ai
privati di chiedere al giudice nazionale di disapplicare la norma nazionale in contrasto con quella comunitaria
direttamente applicabile.

La norma comunitaria provvista di effetto diretto obbliga alla sua applicazione non soltanto il giudice, ma anche tutti gli
organi dellamministrazione statale, da quelli centrali a quelli periferici, quali la Regione o il Comune, anche in forza
dellobbligo di leale cooperazione sancito dallart. 10 del Trattato CE.
La Corte di giustizia ha, infatti, pi volte ribadito che sarebbe contraddittorio ammettere che i singoli possono invocare
dinanzi al giudice nazionale le norme comunitarie provviste di effetto diretto allo scopo di far censurare il
comportamento dellamministrazione e nello stesso tempo negare che la stessa amministrazione sia tenuta ad applicare
quelle norme, alloccorrenza disapplicando le norme nazionali confliggenti.
In dottrina si tentato di distinguere la nozione di effetto diretto da quella di applicabilit diretta: la prima
rappresenterebbe lidoneit della norma comunitaria a creare in capo ai singoli diritti invocabili direttamente dinanzi ai
giudici nazionali; la seconda, invece, costituirebbe una qualit intrinseca di taluni atti (in particolare i regolamenti), le
cui norme non richiedono, per produrre effetti, alcun provvedimento interno di attuazione.
In realt, si tratta di due facce della stessa medaglia.
La giurisprudenza comunitaria non ha accolto tale differenza, utilizzando indifferentemente le due nozioni.

Sono dotate di effetto diretto tutte le norme comunitarie che abbiano tre caratteristiche: siano chiare, precise e
incondizionate.
Una norma sufficientemente chiara e precisa quando, considerata alla luce del suo scopo e del contesto in cui si
inserisce, contiene un precetto sufficientemente definito perch i soggetti destinatari possano comprenderne la portata e
il giudice possa applicarlo nei giudizi di propria competenza.
Una norma invece incondizionata quando suscettibile di applicazione immediata; quando cio non condizionata
allemanazione, da parte del legislatore nazionale, di ulteriori atti di esecuzione o comunque integrativi.
Non necessario perch leffetto si produca in capo ai singoli, che la norma sia ad essi formalmente destinata. Possono,
infatti, essere dotate di effetto diretto anche norme indirizzate agli Stati membri.
Anzi, la giurisprudenza sulleffetto diretto nata proprio con riguardo ad una norma palesemente rivolta agli Stati
membri: lart. 25 del Trattato CE.

Possono essere provviste di effetto diretto:


1.
le norme dei Trattati;
2.
le disposizioni di accordi internazionali stipulati dalla Comunit con Paesi terzi e le decisioni degli organi
istituiti da tali accordi;
3.
le norme di un atto di diritto comunitario vincolante (regolamento, decisione o direttiva);
4.
i principi generali del diritto comunitario.

In linea di principio, i presupposti delleffetto diretto sono gli stessi, a prescindere dal tipo di norma comunitaria rispetto
alla quale il problema si pone. Tuttavia, le caratteristiche proprie di ciascuna fonte determinano alcune differenze di
approccio e talvolta, come nel caso delle direttive, soluzioni peculiari sulle quali occorre soffermarsi.

Il Trattato CE contiene sia norme che si riferiscono espressamente ai singoli come ad esempio gli articoli 81 e 82 che
in materia di concorrenza vietano alcuni comportamenti delle imprese -, sia disposizioni rivolte agli Stati membri, che
ad essi impongono un obbligo di fare o di non fare, ma la cui osservanza si collega comunque ad un diritto del singolo.
Ne sono un esempio le norme del Trattato CE, che hanno scandito la realizzazione del mercato comune, imponendo agli
Stati labolizione degli ostacoli alla libera circolazione delle merci e delle persone.
Entrambe le tipologie di norme contenute nel Trattato sono dotate di effetto diretto e un singolo pu far valere la
posizione giuridica soggettiva che da esse gli deriva tanto nei confronti dello Stato (cd. effetto diretto verticale), quanto
nei confronti di un altro soggetto privato (cd. effetto diretto orizzontale).

In linea di principio, le disposizioni contenute nei regolamenti sono idonee a produrre effetti diretti, in quanto tali atti
hanno per definizione la caratteristica di essere direttamente applicabili (art. 249, 2 co., Trattato CE).
Il principio subisce una certa attenuazione nel caso di regolamenti che richiedano (implicitamente o esplicitamente)
lemanazione da parte degli Stati membri di provvedimenti di integrazione o di esecuzione. In questi casi, in assenza di
provvedimenti nazionali, occorre verificare puntualmente che la disposizione regolamentare in questione sia
sufficientemente precisa ed incondizionata, prima di poterle riconoscere effetto diretto.
Va sottolineato che anche i regolamenti producono effetti diretti tanto nei rapporti verticali quanto in quelli orizzontali.

Nel silenzio dellart. 249 Trattato CE circa gli effetti diretti delle decisioni allinterno degli Stati membri, tali effetti non
possono desumersi che dal contenuto delle decisioni stesse e tenuto conto dei destinatari di queste. Seguendo il
principio dell effetto utile del carattere vincolante dellatto, la Corte di giustizia ha affermato che le decisioni hanno
effetti diretti quando rivolte a soggetti privati, potendo imporre obblighi e attribuire diritti che i giudici interni sono
tenuti a garantire, non solo nei confronti dei diretti destinatari, ma anche dei terzi che vi abbiano interesse (effetti
orizzontali).
Riguardo, poi, alle decisioni rivolte agli Stati, la Corte ha affermato che la portata dellatto sarebbe ristretta se i singoli
non potessero far valere in giudizio la sua efficacia e se i giudici nazionali non potessero prenderlo in considerazione
come norma di diritto comunitario. Occorre, dunque, esaminare caso per caso se la natura e i termini delle disposizioni
delle decisioni sono suscettibili di produrre effetti diretti.

Pi complesso il problema delleffetto diretto con riguardo alle disposizioni di una direttiva. In linea di principio le
direttive si rivolgono ad uno o pi Stati membri, imponendo loro un risultato da realizzare nelle forme che sceglieranno.
Esse prefigurano sempre un necessario intervento dello Stato, facendo in tal modo venire meno il terzo presupposto
delleffetto diretto, ossia il carattere incondizionato della norma. Nondimeno, nella prassi non mancano direttive che
contengono disposizioni con le caratteristiche tipiche delle norme provviste delleffetto diretto, ossia chiare, precise e
non condizionate per la loro applicazione ad alcun intervento delle autorit nazionali.
Le differenze rispetto ai casi sin qui esposti si registrano con riguardo al momento a partire dal quale leffetto diretto
si produce.
Infatti, la direttiva non produce effetti diretti nel caso normale di corretta e puntuale attuazione della stessa, dal
momento che i singoli ne saranno comunque investiti attraverso i provvedimenti nazionali di attuazione.

Solo nel caso che il termine di attuazione della Direttiva sia scaduto e lo Stato abbia mancato di trasporla o non labbia
trasposta in maniera corretta e tempestiva si pu parlare di eventuali effetti diretti della direttiva

Dalla giurisprudenza emerge che nel caso delle direttive leffetto diretto, pi che essere costruito come una qualit
intrinseca dellatto, come si verifica per le disposizioni del Trattato e dei regolamenti, risulta invero collegato allintento
di ovviare, per quanto possibile, alle negligenze ed ai ritardi degli Stati membri nelladempimento puntuale e corretto
degli obblighi loro imposti da una direttiva.
Finalit sanzionatoria e pedagogica: leffetto diretto di fatto rappresenta una vera e propria sanzione per gli Stati
inadempienti, nella misura in cui attribuisce al giudice nazionale il compito di realizzare comunque lo scopo della
direttiva in funzione della tutela delle posizioni giuridiche individuali in ipotesi lese dal comportamento dello Stato.

In altre parole, lo Stato membro che non ha recepito la direttiva entro il termine prescritto ovvero che lha recepita, ma
non correttamente, deve subire le conseguenze del proprio inadempimento e non pu impedire ai singoli di avvalersi dei
diritti ad essi riconosciuti da tale direttiva.
La Corte ha aggiunto che dal combinato disposto degli artt. 10 e 249, terzo comma, Trattato CE discende che, in
pendenza del termine di trasposizione nel diritto nazionale, lo Stato membro destinatario deve astenersi dalladottare
disposizioni che possano compromettere gravemente il risultato prescritto da una direttiva (sentenza 18 dicembre 1997)

Proprio perch il fondamento delleffetto diretto delle direttive va ricercato essenzialmente nellesigenza di impedire
che lo Stato inadempiente possa opporre ai singoli, giovandosene, il proprio inadempimento rispetto a norme
fondamentali del Trattato (gli artt. 10 e 249 Trattato CE), le disposizioni provviste di effetto diretto di una direttiva non
tempestivamente o non correttamente trasposta possono essere fatte valere dai singoli solamente nei confronti dello
Stato (c.d.effetto diretto verticale).
Si tratta, peraltro, di un effetto verticale solo unilaterale: lo Stato non pu far valere un obbligo del singolo sancito da
una direttiva non trasposta, in quanto tale atto per sua natura non pu imporre, ai sensi dellart. 249 Trattato CE obblighi
in capo ai singoli senza una normativa interna di attuazione, tanto meno determinare o aggravare la responsabilit
penale del singolo.

La Corte di giustizia ha sempre escluso, invece, leffetto diretto orizzontale, ossia la possibilit per il singolo di far
valere le disposizioni di una direttiva non tempestivamente o non correttamente trasposta anche nei confronti di altri
soggetti privati.
Tale conclusione deriva dalla considerazione che la direttiva vincola solo lo Stato cui diretta e quindi non pu di per s
imporre obblighi a carico dei singoli in assenza di misure nazionali di attuazione, dato che certamente non potrebbe
imputarsi ai singoli la violazione dellobbligo di conformarsi alla direttiva e dato che oltretutto essi non sono tenuti ad
essere a conoscenza di una norma comunitaria che subordina la sua efficacia al proprio recepimento da parte dello
Stato (sentenza 26 febbraio 1986, causa 152/84, Marshall, in Racc. 723)
Una diversa soluzione significherebbe riconoscere in capo alla Comunit il potere di emanare norme che facciano
sorgere con effetto immediato obblighi a carico dei singoli, mentre tale competenza le spetta solo laddove le sia
attribuito il potere di adottare dei regolamenti (Corte di giustizia, sentenza 14 luglio 1994, causa C-91/92, Faccini Dori
in Racc. I-3325)

Lesclusione delleffetto diretto orizzontale pu comportare situazioni di evidente discriminazione nellipotesi in cui i

singoli si trovino in una medesima situazione giuridica, ma intendano far valere la loro pretesa nei confronti di soggetti
diversi, rispettivamente pubblici o privati.
Nel tentativo di attenuare simili conseguenze, la Corte ha posto laccento sullobbligo del giudice nazionale, nonch
delle amministrazioni, di interpretare il proprio diritto nazionale alla luce della lettera e dello scopo della direttiva onde
cercare di conseguire ugualmente il risultato perseguito da questultima e conformarsi pertanto allart. 249, terzo
comma, Trattato CE.
Tale obbligo di interpretazione conforme vale tanto per le disposizioni anteriori che per le misure posteriori alla
direttiva; questultima pu, quindi, essere invocata a fini interpretativi sia nelle controversie verticali che in quelle
orizzontali.

I risultati pratici cui si perviene con lobbligo di interpretazione conforme non sono tanti dissimili da quelli che si
realizzerebbero con laffermazione pura e semplice dellefficacia diretta.
Differenze tra efficacia diretta e interpretazione conforme: il giudice nazionale nel primo caso applica la norma
comunitaria, mentre nel secondo caso, almeno formalmente, applica il diritto interno.
Lobbligo per il giudice nazionale di utilizzare tra le chiavi di interpretazione del diritto interno quella che consenta di
attribuirgli un significato conforme o almeno compatibile con la direttiva, incontra tuttavia alcuni limiti.
In primo luogo, tale interpretazione non pu comportare che ad un singolo venga opposto un obbligo previsto da una
direttiva non trasposta, n determinare o aggravare la responsabilit penale dei singoli.
In secondo luogo, lobbligo dellinterpretazione conforme non pu spingersi fino a legittimare uninterpretazione contra
legem.

Di recente, la Corte ha offerto unaltra soluzione per superare il problema dellefficacia diretta orizzontale,
attribuendo ai principi generali del diritto, segnatamente, a quello di uguaglianza, il ruolo di parametro di
legalit del comportamento del legislatore nazionale, invocabile anche in controversie tra privati (sentenza 22
novembre 1995, causa C-144/04, Mangold, in Racc. I-9981)

Resta comunque fermo il diritto dei singoli di chiedere allo Stato il risarcimento dei danni provocati dal
mancato recepimento della direttiva, qualora il risultato da questa prescritto non possa essere conseguito
mediante uninterpretazione conforme, al verificarsi delle seguenti condizioni:
1) che la norma della direttiva violata sia preordinata a conferire diritti ai singoli;
2) che si tratti di una violazione sufficientemente caratterizzata;
3) che vi sia un nesso causale tra linadempimento dello Stato e il danno sofferto dal singolo.

Nel nostro ordinamento lantinomia tra norma nazionale e norma comunitaria sprovvista di efficacia diretta nei rapporti
orizzontali pu essere risolta dal giudice nazionale (oltre che attraverso il preventivo coinvolgimento della Corte di
giustizia ai sensi dellart.234 Trattato CE), sollevando una questione di legittimit costituzionale della norma interna per
violazione degli artt. 11 e 117 della Costituzione, in riferimento alla norma comunitaria che opera da parametro
interposto di costituzionalit.

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