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numero 8 anno VI 26 febbraio 2014


edizione stampabile

Luca Beltrami Gadola


L'EXPO E LA "PAUSA PRANZO" DEL BURKINA FASO
Giuseppe Longhi
REGOLAMENTO EDILIZIO: FAR IRROMPERE LA MODERNIT
Fiorello Cortiana
CANALI EXPO O STUPIDIT PUBBLICA E SENNO PRIVATO
Jacopo Gardella
MALPENSA: UN BILANCIO COSTI BENEFICI NON
SOLO ECONOMICO
Francesco Spadaro
CLASSE ENERGETICA E LOTTA DI CLASSE NEL
REGOLAMETO EDILIZIO
Giovanna Franco Repellini
PAESAGGI URBANI E GROVIGLI BUROCRATICI:
ARREDO URBANO
Adriana Nannicini
BILANCIO DI MET MANDATO DONNE A CONFRONTO
Franco D'Alfonso
RENZI SI RICORDI DI COSIMO DE MEDICI
Emilio Battisti
UNA STRATEGIA PER IL DOPO EXPO
Diego Corrado Gaetano Nicosia
CHI IL PADRONE DL PD? IL CASO PIOLTELLO
Martino Liva
DESIDERI SPARSI PER LE NOMINE ALLE PARTECIPATE
DEL COMUNE
Giulia Mattace Raso
UNA MILANO A MISURA DI BAMBINO:RECINTATO?
VIDEO
FRANCO ISEPPI PRESIDENTE DEL TOURING CLUB
SUGGERIMENTO MUSICALE
Johnny Cash in Hurt
RUBRICHE DI ATTUALIT
CINEMA - Anonimi milanesi
MUSICA - a cura di Paolo Viola
ARTE - a cura di Virginia Colombo
LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero
SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi
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LEXPO E LA PAUSA PRANZO DEL BURKINA FASO


Luca Beltrami Gadola
La lettura mattutina dei giornali della
domenica un rito poco confortante
negli ultimi tempi. Domenica scorsa
per allo sconforto si aggiunta
lamarezza, dopo aver letto su Repubblica larticolo di Alessia Gallione Expo chiama il mondo con i social network: diteci come mangiate.
Nel testo si capisce che linterrogativo si riferiva alla pausa pranzo. Ormai si pu dire, lessico
parlamentare: Mi sono girati i coglioni.
Tanto per cominciare, approfittando
della giornata di sole, sono andato a
vedere il sito di Expo, armato della
fedele fotocamera. Ho fatto qualche
foto dal cavalcavia, quello che
simbocca
partendo
davanti
allOspedale Sacco, in via Cristina
di Belgojoso. Poi mi sono avvicinato
allingresso del cantiere per fare
qualche altra foto e sono stato prontamente allontanato dai custodi che
mi hanno detto che il perimetro del
cantiere era qualche metro prima
della guardiola e che dunque dovevo allontanarmi. Ho detto che ero
giornalista e mi sono sentito rispondere che anche molti altri erano venuti e che se lerano cavata fotografando da qualche buco della cesata,
che per altro fatta di lamiera ondulata e non permette di vedere
allinterno. Pressappoco la stessa
cosa mi ero sentito rispondere dai
custodi allingresso del cantiere CityLife qualche anno fa: allora addirittura
mi
hanno
allontanato
dallesterno delle sbarre di accesso
del cantiere.
Nei miei soggiorni allestero da
sempre sono curioso di cantieri - il
mio habitat per almeno quarantanni
- e non ho mai avuto difficolt a curiosare: anzi ricordo con piacere alcune recinzioni con apposite finestre per i curiosi e addirittura il caso
in Inghilterra di una passerella soprelevata per far meglio vedere.
Perch questa lunga digressione?
Perch personalmente sono stufo di

questo modo di fare. Perch non


dare informazioni? Perch non far
vedere? Perch smentire nei fatti i
proclami alla trasparenza e partecipazione (e non solo per Expo). Chi,
cosa si vuol nascondere? Quel che
invece comunque ho visto e che
mostro nelle immagini, conoscendo
come ho detto il mestiere, mi costringe a sperare in un miracolo per
il 1 maggio2015. Vorrei ricordare a
chi di dovere che se Expo2015 vuol
aprire decorosamente ha bisogno di
un pre-opening di almeno tre settimane per testare il tutto: me lo disse
anni fa il direttore di una grande catena di grandi alberghi mentre predisponevamo il timetable di un albergo di 400 stanze! Abbiamo a disposizione 13 mesi, non 14! Che
Dio ce la mandi buona!
Ora non voglio parlare di Noexpo, di
Nocanal, sarebbe il caso, per se
ne parla comunque su queste pagine. Voglio parlare invece del tradimento del tema. Vogliamo far festa? Vogliamo essere allegri? Vogliamo allargarci il cuore alla speranza che la crisi sia finita? Sacrosanto, legittimo. Vogliamo turisti che
riempiano i nostri alberghi e vaghino
per il Paese? Questo sembra il solo
vero obiettivo di Expo. Accogliamoli
con tutti i riguardi perch, come dice
la Bocconi, porteranno ricchezza.:
diamo loro per almeno in cambio
anche la carta igienica nei WC degli
esercizi pubblici e assicuriamoci che
le relative porte abbiano la maniglia
e la chiave e non siano costretti a
tener chiusa la porta con un piede.
De minimis, tanto per dire.
Come si affrettato a dichiarare subito dopo il giuramento, il neoministro dei Beni e attivit culturali e turismo Dario Franceschini, la cultura
una delle nostre maggiori ricchezze. La cultura non solo fatta di
monumenti e territorio - in degrado
purtroppo ma anche di saperi e,
lasciatemelo dire, anche di cultura
politica. Quella cultura - carica di

ideali - che ci ha dato in passato autorevolezza nel mondo.


Altiero Spinelli- dopo 9 anni di carcere e 6 di confino, mentre ancora
era a Ventotene, scrisse il famoso
manifesto che porta il nome di
quellisola e che ebbe come titolo
Manifesto per una Europa Libera e
Unita. Da allora fu instancabile con
Ernesto Rossi e ad altri. Nel 1979 fu
eletto nel primo Parlamento Europeo. Se nel febbraio del 1992 a
Maastrict prese definitivamente corpo lUnione Europea fu principalmente per merito dellItalia e di uomini come Altiero Spinelli.
Eravamo pi forti negli anni dal
1945 all80? Avevamo pi peso economico in Europa di quanto ne
abbiamo ora? Forse ma soprattutto
contavano lautorevolezza della nostra classe politica e la forza delle
idee.
Con Expo avremmo potuto fare
qualcosa di simile: Nutrire il pianeta, energia per la vita era un titolo
forte lunico merito che riconosco
a Letizia Moratti dietro cera un
problema politico, economico e sociale di portata mondiale. Sarebbe
stata unoccasione doro per mostrare al mondo la forza delle nostre
idee e la nostra cultura politica, la
nostra capacit di guardare lontano.
Ma non ci sono pi uomini come
Altiero Spinelli e come i suoi amici.
Ogni il giudizio sui nostri politici
noto, le eccezioni sono rare e in genere detestate dai colleghi. Oggi, il
tema essenziale di Expo si va allontanando sempre di pi, un pezzo
che lo andiamo dicendo: il governatore Maroni gira per la Lombardia
tra salamelle e vini locali e i giovani
mobilitati da Expo sono chiamati a
documentare fotograficamente la
pausa pranzo alla faccia del tema
Expo. Vorrei mi mostrassero le immagini che si riferiscono al Burkina
Faso. Cos, per curiosit.

REGOLAMENTO EDILIZIO: FAR IRROMPERE LA MODERNIT


Giuseppe Longhi
Mi ha sorpreso la decisione del
Comune di Milano di elaborare un
nuovo regolamento edilizio, perch i
suoi contenuti sono interdipendenti
rispetto a quelli della strumentazione urbanistica ed edilizia, e lattuale
strumentazione presenta lacune sostanziali: sono assenti i concetti
dellagenda condivisa, della supre-

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mazia delle risorse umane e naturali


rispetto a quelle fisiche, della scarsit delle risorse, insomma gran parte
dei contenuti espressi nellarco
temporale che va dalla Conferenza
di Stoccolma sullambiente umano
(1972) alla Conferenza Rio+20 sullo
sviluppo sostenibile (2012). In queste condizioni il rischio di proporre

un regolamento non allineato con i


contenuti imposti dalla gestione di
una metropoli contemporanea.
Infatti, occorre tener conto che nel
periodo che va dallapprovazione
dellultimo regolamento (1999) a
oggi un vero tsunami ha investito la
storica concezione del regolamento
edilizio. Infatti, con il nuovo millen-

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nio si esaurisce la formula che Milano aveva ereditato da Berlino


allinizio del 900. Essa consisteva
nellimposizione ai costruttori di uno
standard minimo da parte delle autorit, destinato a regolare il costruito e le esternalit nocive (rumore,
fumi, polveri ...) per proteggere la
salute e la sicurezza dei cittadini.
Il ruolo dei costruttori era passivo e
consideravano questi standard il
massimo che si dovesse fare, non
ritenendo di doversi impegnare a
fare di pi o meglio di quanto imposto.
Il regolamento che viene presentato
si ispira ancora a questi criteri:
impositivo, lambiente considerato
solo in quanto un bene da proteggere dalle esternalit negative, non
viene
considerato
il
ciclo
delledificio, la sostenibilit limitata
ad alcune caratteristiche tecniche
delledificio. allineato con il controsenso nazionale di premiare con
volumetria gli operatori che applicano alcuni provvedimenti di ecoefficienza: ma se questi provvedimenti
sono finalizzati a diminuire la pressione sul territorio, in quanto si aumenta la volumetria, si vanifica
leffetto del provvedimento.
Inoltre, nellepoca della cibernetica
forse lultimo strumento pensato in
modo cartaceo e non come un moderno big data, facente parte di un
sistema interattivo di relazioni con i
cittadini. Questo un grave handicap, oltre che di democrazia, di gestione economica, in quanto i big
data sono i nuovi settori economici
di base metropolitani e il loro sviluppo contribuirebbe ad attivare nuovi
lavori e ad accrescere loccupazione.
La municipalit non tiene conto che
con la fine del millennio il ruolo e la
struttura del regolamento sono

cambiati radicalmente, poich diventano operative le risposte agli


interrogativi maturati dal 1972 (Conferenza di Stoccolma, che introduce
il concetto del limite delle risorse) al
1992 (Conferenza di Rio, che pone i
problemi: 1_ della fine dei sistemi di
gestione sociale gerarchici e passivi
a favore dellagenda interattiva aperta a tutta la comunit, 2_ della
crisi di alcune risorse fra cui lacqua
e la biodiversit, 3_ del contenimento delle esternalit negative).
Il risultato uno strumento che coniuga la certezza del diritto con
lattiva collaborazione delle parti impegnate nei processi dedificazione,
per superare gli standard di legge al
fine di accelerare il raggiungimento
dei risultati quantitativi e dei livelli di
qualit definiti dalle convenzioni internazionali sullambiente, che diventano il sistema normativo di riferimento. In sostanza, il regolamento edilizio diventa il contratto
con cui le parti responsabili della
pubblica amministrazione, degli imprenditori, dei professionisti, si impegnano a rinnovare a tappe forzate
il loro prodotto o i loro servizi, al fine
di poter collaborare in condizioni di
forza nelle reti di relazioni, anche
internazionali, e raggiungere una
posizione rilevante nel mercato della realizzazione delle nuove citt,
prevalentemente asiatiche. Si raggiunge cos il positivo risultato di
coniugare la norma con la creazione
di valore, superando il concetto della norma come passivo strumento di
controllo.
Il regolamento edilizio, nella sua
forma pi evoluta diventa un sistema operativo in grado di interagire
per generare ambienti urbani di alta
qualit. Esso si esprime attraverso
un insieme di regole definite per offrire certezza e qualit, che riguar-

dano la rigenerazione dellambiente


attraverso una serie di norme che
coinvolgono lintero ciclo di vita
delledificio, dalla sua ideazione alla
sua demolizione.
Il regolamento un accordo vincolante, ma nello stesso tempo resiliente, nel quale il vincolo il risultato di un processo dintenso coinvolgimento, di ricerca e di collaborazione.
Nel processo di rinnovo dei regolamenti edilizi si possono citare alcune tappe significative:
- elaborazione del Codice concordato per la realizzazione del quartiere
sperimentale di BO01 a Malmoe
(2000), promosso dallUE. In
quelloccasione il regolamento diventa uno strumento proattivo, a
servizio di unamministrazione impegnata ad accompagnare il lavoro
dei tecnici ed imprese che intendono edificare;
- introduzione del BAF Biotope Area
Factor, da parte del Senato di Berlino, che finalizza la metrica del regolamento edilizio al fatto che lattivit
edilizia deve essere compatibile con
la crescita della biodiversit;
- sviluppo di criteri concordati fra i
sindaci delle pi importanti aree metropolitane statunitensi e gestiti operativamente grazie al supporto
dellAmerican Institute of Architects
con il progetto 50x50;
- introduzione del Code for sustainable homes, che in Gran Bretagna
codifica un modo di costruzione ispirato allottimizzazione del metabolismo urbano.
Penso che ci sia abbondante materiale per giustificare un radicale ripensamento degli scopi e della
struttura tecnica del nuovo regolamento edilizio.

CANALI EXPO O STUPIDIT PUBBLICA E SENNO PRIVATO


Fiorello Cortiana
Se c' una cosa fastidiosa in questo
paese, dove le convinzioni spesso
coprono le scelte per convenienza:
dall'indulgenza comprata al voto
scambiato, la retorica dell'antipolitica contro il palazzo. Ancora pi
fastidioso vedere l'uso strumentale di questa retorica per entrare nel
palazzo, per poi mettere in atto scelte che confermano l'insofferenza per
la politica, confusa con quelle pratiche. Una spirale di questo genere
sembra trovare conferma nella zona
Ovest di Milano. Qui nella fascia periurbana, con Corpi Santi inurbati
come Baggio e insediamenti popo-

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lari come Quinto Romano, il quartiere degli Olmi, il Gallaratese, Trenno


e San Siro, il recupero a verde di
aree residuali ha generato qualit
urbana in luogo di marginalit.
Un recupero tenace accompagnato
nei decenni dalle diverse amministrazioni che si sono succedute al
governo della citt. Un recupero che
si avvalso della passione e della
competenza degli esponenti di Italia
Nostra che, con l'esperienza del
Bosco in Citt, hanno alimentato la
condivisione della conoscenza e del
recupero di rogge e fontanili. Nel
corso del tempo ha preso corpo un

sistema di parchi che va dal Parco


Pertini a quello delle Cave, da quello di Trenno al Bosco in Citt. Insieme si sviluppata una responsabilit diffusa come responsabilizzazione verso un Bene Comune. Un
termine che qui assume un significato concreto. Quando proponemmo il Parco Agricolo Sud come parco metropolitano di cintura, pensavamo da un lato alla continuit con
quelli dell'Adda e del Ticino
e,dall'altro, a una relazione con l'edificato della citt e dei comuni della
cintura attraverso parchi come questi e come il Forlanini a Est.

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Cosa accade dunque di cos ipocrita
nel sistema di parchi periurbani a
Ovest di Milano? Perch usare questo appellativo? Venduto come una
Via d'Acqua, un nuovo Naviglio Navigabile, il canale, lungo 21 km e
largo circa 8 metri, con un alveo in
cemento armato largo 3/4 metri per
gran parte del tracciato, in realt si
configura come un canale con una
funzione specifica e temporanea:
l'alimentazione idrica dellarea Expo
e il relativo scolo. Il fabbisogno di
2,6 metri cubi al secondo, 2 per
lalimentazione del canale perimetrale e 0,6 per gli usi impiantistici
temporanei dellarea espositiva. Oltre alla funzionalit relativa al semestre espositivo dell'Expo (per gli usi
impiantistici temporanei dellarea
espositiva dato che per gli usi permanenti si attua l'emungimento dalla falda), il canale ritenuto opera
strategica per altre funzioni: la razionalizzazione della rete irrigua esistente a servizio dellOvest Milanese e soprattutto delle aree agricole a sud di Milano; e lo strumento
utile per un maggiore e pi continuativo afflusso dacqua alla Darsena. Nonch quelle paesaggistiche
e turistico - ricreative: la valorizzazione e ricomposizione paesaggistica del sistema degli spazi aperti
dellOvest Milanese e il riferimento
per una riconnessione verde e ciclopedonale tra i Parchi Groane e
Sud Milano e tra alzaie Villoresi e
Naviglio Grande.
Come illustrato dettagliatamente
dagli esperti di Italia Nostra nel
2012 e da Marco Ferrari in una lettera senza risposta al sindaco Pisapia nel 2014, per rispondere a tutte
queste necessit non occorre un
opera dal costo compreso tra i 90 e
i 100 MLN di euro, in gran parte
tombinato e interrotto da sifoni, per
nulla navigabile, che devasta tre dei
quattro parchi che attraversa e lambisce e che avr costi successivi
per la manutenzione e per i metri
cubi di acqua. Andiamo con ordine:
- si stabilito (ora? Grazie all'Expo?) che necessario portare 2
mc/s di acqua agli agricoltori del
Sud Milano. Bene, tra Abbiategrasso e la Darsena il Naviglio Grande
perde e consegna al Lambro meridionale 40 mc/s: perch non recuperare 2 dei 40 mc/s che il Naviglio
Grande perde o cede? Ci sarebbe
pi acqua per l'agricoltura e anche
per la Darsena.
"Valorizzazione e ricomposizione
paesaggistica", ma dove? Quale
valenza paesaggistica e naturalistica pu avere una struttura in cemento, in parte tombinata? Quale
ricomposizione paesaggistica, dato
che l'attraversamento dei parchi

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previsto
comporter
lulteriore
frammentazione di aree verdi strutturate e sistemate nei decenni? "Riconnessione verde e ciclo - pedonale"? I tracciati delle piste ciclabili
non dipendono dal canale scolmatore di Expo, sia per la realizzazione e
in gran parte anche per il tracciato
e, sopratutto, per i costi.
Nella coda di questa opera c' un
problema inaspettato da chi l'ha
progettata (chi l'ha poi pensata?),
non solo il consumo di suolo ma la
produzione di terreni di risulta inquinati da smaltire, come i carotaggi
effettuati su diversi tratti del tracciato previsto hanno evidenziato. Infatti
l'area interessata stata declassata
da verde a industriale, innalzando
cos i valori della concentrazione
della soglia di contaminazione per le
necessarie bonifiche.
Perci, se si tratta di un canale di
scolo, la funzione di scarico potrebbe essere soddisfatta dai numerosi
canali esistenti e indirizzando parte
del deflusso al sistema idrico superficiale presente. Ci sono quattro canali nella zona del Depuratore di
Pero che possono essere facilmente riqualificati, due arrivano ai sifoni
sotto il Naviglio. Gli altri tracciati sotterranei sono stati interrotti e deviati
in fognatura ma sono manutenuti
dal servizio dedicato. Riutilizzare
questi canali significherebbe valorizzare lesistente, riusando le risorse pubbliche presenti e risparmiando sui bilanci.
Infine il tracciato scelto non per
nulla obbligato: le alternative ci sono, come proposto da uno degli ingegneri di Expo, ingegner Paoletti,
con un tracciato in gran parte coincidente con quello presentato da
Italia Nostra. Un percorso che riutilizzerebbe canali gi esistenti e canali non utilizzati, con un risparmio
notevole di suolo e di costi realizzativi.
In coerenza con il tema dell'Expo
"Nutrire il Pianeta, Energia per la
vita" e con ci che lascer in eredit
dopo i sei mesi espositivi, una vera
valorizzazione del territorio, un effettivo "tassello fondamentale di uno
scenario organico di ricomposizione
paesaggistica degli spazi aperti
dellovest Milanese e di valorizzazione del sistema rurale che trova la
sua forza nella riproposizione delle
reti dellidrografia superficiale quale
matrice produttiva, ambientale e
paesaggistica del territorio non il
canale scolmatore previsto.
I benefici per la cittadinanza e il paesaggio potrebbero derivare dalla
ricomposizione a verde, quindi non
edificabili, di tutti gli spazi di risulta
contigui e circostanti il sistema dei
parchi periurbani esistente, con la

effettiva riqualificazione del reticolo


irriguo esistente, come il Bosco in
Citt ha praticato nei decenni, con
un potenziamento della rete ciclabile urbana ed extraurbana. Cos si
sarebbe coerentemente indirizzata
la spesa dell'inutile e dannoso canale di scolo previsto. Spesa che grava sul fondo di 170 milioni di euro
dedicati alla Darsena , Navigli e Vie
dacqua.
Per chi e per fare cosa davvero
utile questa "Via d'acqua"? Se lo
sono chiesti e da tempo lo chiedono
al Sindaco, alla Regione e all'Expo
migliaia di cittadini che abitano nei
quartieri circostanti, che negli anni
hanno aiutato i parchi a crescere, e
a essere vissuti e rispettati. Una cultura della cittadinanza condivisa e
della responsabilit diffusa che
molto pi coerente con il tema
dell'Expo 2015 di un canale di cemento per un'area industriale, dentro a un'area a verde dove industrie
non ce ne sono.
L'appellativo "ipocrita", riferito a
quanto la politica pubblica sta facendo, si spiega con l'atteggiamento
fin qui tenuto dall'amministrazione
Pisapia e dal Consiglio Comunale.
In spregio o ignoranza della Convenzione Europea del Paesaggio, la
quale afferma che "Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, cos come percepita dalle
popolazioni, il cui carattere deriva
dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
(Capitolo 1, art. 1 lettera a). La
Convenzione, in particolare, prevede un ruolo attivo dei cittadini per le
decisioni che riguardano i destini dei
diversi paesaggi locali. Tutto ci non
trova riscontro in quanto avvenuto
sino ad ora.
Sono i cittadini e Italia Nostra ad
essersi resi conto di quanto stava
accadendo, a essersi informati, documentati, a proporre soluzioni sostenibili. Sono i cittadini che hanno
dato vita a una mobilitazione ampia,
propositiva, che ha sollecitato i
Consigli di Zona a essere un luogo
aperto di relazione con l'amministrazione centrale. Come risposta
hanno trovato una sostanziale indisponibilit, nel nome di decisioni
immodificabili, mitigabili solo se si
accettava il progetto. I comitati dei
cittadini, in una relazione diretta e
costante con tutti i firmatari della
petizione per cambiare il canale,
hanno chiesto un tavolo tecnico e
politico per confrontarsi.
Ho partecipato ad uno degli appuntamenti e ho potuto apprezzare la
maturit, la pazienza e la disponibilit al confronto dei comitati, pur a
fronte di tutto il mestiere del rappresentante del sindaco, sceneggiata

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compresa. Per cui si partiti con
l'indisponibilit ad accogliere la delegazione di 12 persone per poi
concederla, il tutto con drammatizzazioni e alzate di voce a tempo
come a dire o cos o una questione che non riguarda pi noi. chi
allora? Le forze dell'ordine? Intanto i
cittadini dei comitati spiegavano ai
vicini nei quartieri quanto stava accadendo, tessendo una rete di monitoraggio su tutti i punti dei cantieri
previsti. Fino ad arrivare a chiamare
i carabinieri quando una ruspa entrata nei giardini di via Cividale del
Friuli muovendosi pericolosamente
tra i cittadini.
Incontri pubblici nei diversi quartieri,
una grande manifestazione popolare, il confronto e l'avvalersi di competenze tecniche professionali. Si
direbbe una modalit di azione da
partito popolare d'altro tempi con
una capacit di condivisione di conoscenze e di responsabilizzazione.
Non era questo il popolo arancione
che ha portato Pisapia a vincere le

primarie e poi le elezioni comunali?


Allora non si era trattato solo della
mancanza di empatia di Letizia Moratti, ma dell'affermazione della volont di partecipare ai processi che
riguardano la qualit del vivere sociale in citt. Ora quella speranza e
il sindaco e i consiglieri su cui stata riposta sono finite nel canale ed
un esercizio inutile stabilire se si
tratta di indisponibilit per ragioni
indicibili o di inanit.
Qui siamo: ora l'amministrazione
ancora in tempo a cambiare canale,
a risparmiare il territorio e un sacco
di soldi pubblici, persino laddove si
dovessero pagare eventuali penali,
fate voi. Cos il Consiglio Comunale,
invece di imbarazzati balbettii e imbarazzanti distinguo, potrebbe ascoltare il buon senso di migliaia di
cittadini, senza e oltre le bandiere di
partito, viceversa condannerebbe
l'intelligenza collettiva che si manifestata, con la sua capacit propositiva concreta e fattibile, a diventare
una questione di ordine pubblico. In

questo caso non perderemmo solo


qualit del territorio e soldi pubblici.
Siamo a Milano, o la politica non
personalistica e plebiscitaria trova
spazio qui o difficile ambire a essere un paese protagonista in Europa.
L'Expo sar una grande opportunit
se pensato in coerenza con il dopo,
con l'eredit che si appresta a lasciare. Per questo la questione dei
parchi periurbani e del canale di
scolo non riguarda solo le decine di
migliaia di cittadini che li vivono perch l intorno abitano. La definizione
dell'Expo e della sua eredit riguarda tutti i cittadini della Grande Milano perch segna la natura politica
costitutiva della Citt Metropolitana.
Una partecipazione informata alla
vita pubblica, con l'esercizio della
cittadinanza attiva o la contrapposizione tra il palazzo e l'alterit indifferente dell'antipolitica, sulla quale
speculare irresponsabilmente

MALPENSA: UN BILANCIO COSTI BENEFICI NON SOLO ECONOMICO


Jacopo Gardella
Larticolo di Mario Brianza e Alessandro Sinatra apparso sul numero
6 anno VI di ArcipelagoMilano espone un complesso di ragioni che
auspicano
il
potenziamento
dellaeroporto della Malpensa e scoraggiano lo sviluppo di aeroporti diffusi e dislocati nei centri minori del
nord, del centro e del sud Italia. Le
ragioni addotte dai due autori sono
convincenti sotto laspetto organizzativo, finanziario, gestionale: non lo
sono affatto sotto laspetto ecologico, ambientale, paesaggistico.
Nel caso della Malpensa le ragioni
adottate non schiariscono se il potenziamento della Malpensa richieda un ampliamento delle attrezzature esistenti o se sia sufficiente un
loro migliore utilizzo dal momento
che per ora esse non sono impiegate al massimo delle loro possibilit.
Nel primo caso i ragionamenti strettamente economici e imprenditoriali
dei due autori peccano di unilateralit, giacch restringono il loro orizzonte al puro calcolo costi-benefici
del progetto di ampliamento e ignorano gli altri fattori non secondari
che strutture gigantesche come gli
aeroporti implicano e impongono di
affrontare e di risolvere.
Parlando della Malpensa non si fa
cenno alla sua collocazione nel centro del Parco del Ticino, in una localit del Parco considerata tra le pi
pittoresche e ancora miracolosamente intatte. Il potenziamento della

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

Malpensa richiede la costruzione di


una terza pista con tutti i servizi annessi che la pista richiede, cio il
raddoppio dei parcheggi, la moltiplicazione degli hangar e delle officine, laumento dei vari e numerosi
servizi per il personale a terra, per il
personale di volo, per il maggior
numero di passeggeri. La costruzione di una terza pista in conclusione
non consister, come ipocritamente
si tenta di sostenere, nella semplice
costruzione di una pista di asfalto
lunga tre chilometri e larga cinquanta metri, ma consister in una ingente espansione di nuovi fabbricati
e in una notevole occupazione di
ulteriore suolo.
A tutto ci va aggiunto il guasto ecologico provocato dal movimento dei
velivoli, al disturbo provocato alla
fauna e alla flora locali che ancora
oggi, nonostante laeroporto sia funzionante da parecchi anni, sono rimaste ricche di numerosi e rari esemplari. Avevo scritto a suo tempo
una nota in difesa del Parco del Ticino; la ripropongo oggi considerandola sempre pi attuale.
Lampliamento dellaeroporto della
Malpensa e la costruzione della terza pista non sarebbero uno sbaglio,
sarebbero un delitto. Uno sbaglio,
perch laeroporto non ha nessuna
necessit di essere ampliato. Un
delitto, perch lampliamento distruggerebbe un raro ecosistema
ancora sopravvissuto in Europa: la

brughiera e il suo invidiabile patrimonio vegetale e animale.


Che laeroporto non abbia bisogno
di essere ingrandito lo capisce chiunque abbia loccasione di servirsene. Anche nei periodi di vacanza
estiva, quando il traffico dovrebbe
essere pi intenso, la sensazione
che subito si avverte di una gigantesca attrezzatura poco utilizzata e
scarsamente attiva. Paragonata con
qualunque aeroporto di una metropoli europea, la Malpensa offre una
visione di scarsa attivit, di parziale
utilizzo, di modesta frequenza. Mentre allestero si assiste a un intenso
via vai di passeggeri, a un veloce
disbrigo dei vari servizi per i passeggeri, alla Malpensa si constata
una esasperante lentezza nella registrazione dei biglietti e nella riconsegna dei bagagli.
Dal momento che la promozione ad
hub dellaeroporto di Roma - Fiumicino ha inevitabilmente declassato
la Malpensa, il programma di una
sua progressiva crescita si rivela
inattuale e ingiustificato. Sarebbe
uno sbaglio persistere nel sostenerlo.
Che lampliamento della Malpensa
pregiudichi irrimediabilmente un sistema ecologico delicato e unico, lo
si sempre voluto tacere, intenzionalmente e subdolamente. Non si
mai detto, infatti, che verr compromesso non soltanto un lungo
tratto del fiume Ticino, in uno dei

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suoi punti pi panoramici; ma verr
anche distrutta una zona particolarmente delicata del Parco, perch
coperta da una vegetazione rara e
antica quale la brughiera di origine
preistorica, ampia distesa di verde
coperta da bassi cespugli di erica,
punteggiata da ciuffi di pini, di querce, di lecci; e divenuta il rifugio di
una fauna sempre pi rara.
Non si stenta a cogliere la sproporzione fra i due termini in gioco: da

un lato, la distruzione non pi rimediabile di un antico patrimonio naturale; dallaltro, lingrandimento non
necessario di una invadente infrastruttura, destinata come tutte le
opere di natura tecnica a rapida obsolescenza e decadimento.
Un istruttivo ed eloquente documentario cinematografico, girata qualche
tempo fa in difesa della brughiera,
ritrae varie specie di fiori cresciuti
sul posto e numerosi esemplari di

animali insediati nella zona. Lultimo


fotogramma del documentario
drammatico: viene ripreso un enorme jumbo-jet che decolla, con rombo assordante; e si vede la sua ombra che copre, oscura e cancella
lintero paradiso naturale della Malpensa, la felice oasi del Parco Ticino.
*Consigliere della Associazione Italia Nostra Sezione di Milano.

CLASSE ENERGETICA E LOTTA DI CLASSE NEL REGOLAMENTO EDILIZIO


Francesco Spadaro
Il processo di confronto tra i portatori di interesse e l'Amministrazione
Comunale sta volgendo al termine.
Nei prossimi giorni, il Consiglio
Comunale sar chiamato ad adottare il testo proposto dalla Giunta, per
poi approvarlo definitivamente, dopo aver discusso le osservazioni,
che giungeranno da parte di cittadini e dagli stessi consiglieri comunali. Ma quale testo sta per essere
adottato?
Ci sono diverse novit che salutiamo positivamente, come la regolamentazione dei concorsi di architettura per i privati, art. 8, (che per essere veramente efficacie necessiterebbe comunque di una revisione
immediata del PGT, per consentire
il cumulo delle premialit, altrimenti
troppo a favore dell'ormai facili prestazioni energetiche), l'istituzione
dell'istruttoria preliminare facoltativa
dei progetti, prevista nell'articolo 40,
alcuni timidi adeguamenti ai nuovi
stili di vita nell'articolo 99, dove si
riducono le dimensioni minime degli
ambienti, per finire con strategie
finalmente costruttive circa l'abbattimento delle barriere architettoniche illustrate negli articoli 7 e 79.
Non mancano gli aspetti controversi
tra cui la gestione degli edifici abbandonati con l'art. 12 o l'obbligatoriet di un fascicolo del fabbricato
molto faticoso per gli edifici antichi
(art. 46), o la necessit di certificati
di idoneit statica che l'articolo 11
prevede anche per tutti gli edifici
costruiti da pi di cinquantanni ma
che richiederebbero verifiche molto
invasive, costose, difficilmente applicabili o addirittura inutili secondo
il giudizio di alcuni.
Ma queste controversie sono risolvibili attraverso la politica e le sue
mediazioni. Ci che troviamo inaccettabile invece l'ottusit che continua ad avvolgere questo testo,
che lo trasforma, in molte altre parti,
in uno strumento di vessazione fine
a se stesso o peggio, ragion d'essere stessa delle caste burocratiche

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

che lo applicano. Non stiamo parlando di una generica richiesta di


semplificazione, richiesta che rischia di divenire una cantilena banale e inconcludente, ma di alcune
assurdit e pregiudizi che speriamo
verranno spazzate via nel dibattito
e votazione conclusiva.
Uso qualche esempio, preciso ma
non esaustivo, che ho potuto rilevare assistendo alla commissione urbanistica del 11 febbraio scorso,
dove era programmata l'audizione
dei responsabili dell'Asl. Audizione
in cui ho provato imbarazzo e fastidio. Il tema quello dell'obbligatoriet di almeno un bagno finestrato
e del riscontro d'aria per gli alloggi
di oltre 50 mq calpestabili. Un obbligo che diventa un lusso che ci
distingue in Europa come gli unici a
poterselo permettere.
Perch un lusso? Primo perch entra in aperta contraddizione con le
buone pratiche e le premialit legate al contenimento energetico. In un
alloggio in classe energetica A o
addirittura superiore, un alloggio di
questi tipo, che sulla carta costa un
po' di pi, ma regala qualche premio ai costruttori, oltre a far risparmiare soldi ai proprietari e salvaguardare l'ambiente di tutti noi, non
prevista l'apertura delle finestre
per ricambiare l'aria. L'areazione
degli ambienti garantita da sistemi
di ventilazione alternativi, che oltre
a ricambiare l'aria, garantiscono
che venga riscaldata prima dell'immissione, per ridurre i consumi energetici.
Pertanto, nei moderni edifici, quelli
di cui tutti ci riempiamo la bocca
quando si parla di smart city, di
contenimento energetico, le finestre
non si dovrebbero aprire. Perch,
se cos fosse, la certificazione in
classe A sarebbe solo sulla carta,
un falso, buona solo per ottenere
premialit volumetriche (previste in
abbondanza nel regolamento), ma
che in una misurazione in regime
dinamico, cio andando a monitora-

re realmente i consumi, si rivelerebbe una presa in giro. Secondo


motivo, l'obbligatoriet del bagno
finestrato comporterebbe lo spreco
di una porzione di facciata sottraendola al godimento di spazi ben
pi vissuti rispetto al servizio igienico.
Ma la cosa pi grave, se questo
obbligo non verr superato (badate
obbligo non facolt) comporterebbe
l'impossibilit sostanziale di riutilizzare lo straordinario patrimonio a
disposizione, sfitto e invenduto, che
sono gli edifici a uffici presenti nella
nostra citt. Edifici che giacciono in
stato di abbandono ma che potrebbero essere facilmente e economicamente riconvertiti a residenza,
essere oggetto di convenzionamenti specifici, recuperati alla citt, perch gi strutturalmente connessi ad
essa. Superando la logica che vuole una edilizia sociale di espansione
con nuovo consumo di suolo, nuove
urbanizzazioni e ulteriori sprechi.
La tipologia dell'edificio a uffici
caratterizzata quasi sempre da un
corpo di fabbrica profondo circa 15
metri, con i servizi tutti al centro e
areati meccanicamente. La norma
del R.E. proposta, che noi troviamo
palesemente contraddittoria con
tutte le politiche di contenimento
energetico, impedisce, ad esempio,
di recuperare un appartamento di 4
locali con due bagni senza finestre,
perch, secondo i responsabili
dell'ASL, non sarebbe adatto allo
stile di vita dei milanesi, soprattutto
dei pi vecchi, poveri o degli extracomunitari, usi a pratiche quotidiane (odori di cucina e altro) non
compatibili con le caratteristiche di
un moderno edificio.
Sembra una barzelletta ma quello
che emerso in commissione urbanistica. Certo, i responsabili dell'ASL comprendono il problema, ma
anzich stracciarsi le vesti per le
condizioni di vita di chi cerca casa,
si occupano dell'odore del cavolfiore o del fumo prodotto arrostendo la

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carne di montone. Se non ci credete, ascoltate il processo verbale della commissione e la sua registrazione, ascoltate la deriva sociologica, ci sarebbe di che sorridere.
Per molti milanesi, quell'appartamento di quattro locali, pur con i
due bagni ciechi, sarebbe un bellis-

simo spazio, con spazi dilatati e


ampie vetrate, con servizi comuni
nelle lobby, da comprare o affittare
ad un prezzo accettabile perch
altrimenti destinato all'abbandono.
Per molti milanesi e per quelli che
lo vogliono diventare, sarebbe una
riposta moderna al fabbisogno abi-

tativo alla faccia dei difensori di non


so cosa, se non del loro distintivo,
quali mi sono apparsi i funzionari
ASL durante l'audizione.
Ma siccome sono certo che a Milano governano Pisapia e i suoi assessori spero proprio che l'ultima
parola sia la loro e non dell'ASL.

PAESAGGI URBANI E GROVIGLI BUROCRATICI: ARREDO URBANO


Giovanna Franco Repellini
Larredo urbano sempre un tema
di grande interesse che suscita discussioni e dibattiti sia tra i cittadini
che sulle pagine di ArcipelagoMilano. Rileggendo tutti gli interventi di
questultimo periodo si notano alcune costanti comuni a vari articoli, ad
esempio prevale linsofferenza per il
termine arredo urbano, considerato limitativo e con aspetti kitsch intrinseci alla parola stessa, dovuti
alla piccolezza della problematica
rispetto a quello che Gregotti chiama il disegno degli spazi pubblici
legato alla pianificazione e al progetto globale.
strano per questo spregio in una
citt dove larredo (non urbano) costituisce uno degli aspetti trainanti
delleconomia e dellimmagine trascinando aziende, architetti, designer di tutto il mondo e che sarebbe
buona cosa si applicasse con ugual
portata anche agli spazi pubblici.
Per altro la definizione uguale nelle altre lingue, mobilier urbain, urban furnishings, ma la diffidenza
condivisibile e tutti noi sicuramente
preferiamo il concetto pi completo
di paesaggio urbano o di qualit urbana che suggeriscono unimmagine unitaria dei luoghi e tutta la
complessit degli elementi sia materiali che simbolici che concorrono a
definire uno spazio pubblico.
Le nostre citt sono quasi completamente costruite ed difficile avere
la possibilit di interventi sostanziali:
larredo urbano o in qualsiasi modo
lo si voglia chiamare, si occupa del
software, della pelle delle aree pubbliche, in particolare modo quelle
pedonali. Se una piazza circondata da edifici orrendi o se ci sono cataste di rifiuti accumulati per strada
non certo larredo urbano o il design del cassonetto lo strumento di
intervento. Il software comporta parecchie voci specifiche e tecniche
che devono essere ben conosciute
da chi se ne occupa: Offelee fa el
to meste.
Questo un altro problema spesso
rimarcato dagli interventi: lOffelee
fa male il suo mestiere e le scelte di
arredo appaiono casuali, inesistenti
e a volte pacchiane. Punto chiave

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

perch nel pubblico lestetica, che


un giudizio molto individuale legato
ai sensi, si deve trasformare in norma applicabile in cento diversi casi
da cento persone diverse, scontrandosi con altre norme che spesso
sono in contrasto come il codice
della strada, il regolamento edilizio,
il regolamento di igiene ecc. Molti si
domandano ad esempio perch a
Milano i dehors dei bar siano met
in vetro met in fogli di plastica svolazzanti con un effetto che non sta
n in cielo n in terra. Semplice, la
collocazione del dehor aumenta la
superficie del locale, cosa quasi
sempre vietata che poi, se ottenuta,
comporta la presenza di servizi separati per donne, uomini e disabili
difficilmente organizzabili in piccoli
spazi. Cos la plastica serve a dimostrare che lambiente non chiuso e il groviglio burocratico genera
sciatteria.
Eppure la definizione della normativa, la stesura di semplici piani di
intervento, la capacit di intervenire
con precisione, la formazione di
personale specializzato, la possibilit di avvalersi di professionisti competenti con la finalit di prendersi
cura dei luoghi uno degli scopi
principali di una amministrazione,
come suggeriscono nei loro interventi Nicolin e Tognoli; una modalit
di lavoro continuativa e spesso ripetitiva che non inficia la possibilit di
interventi pi sostanziali o originali,
anzi li facilita.
Il prendersi cura dellaspetto degli
spazi non significa trattare tematiche decorative e superflue, decorativo sar se mai il nuovo canale
EXPO che, alla ricerca di un improbabile effetto pittoresco, si prende
novanta milioni con cui la citt avrebbe potuto rimettersi a nuovo per
anni.
Innanzi tutto occorre sapere cosa si
vuole (quanti progetti sbagliati sono
nati da richieste sbagliate degli enti!) esaminare con attenzione le parti
in gioco, tracciare le filiere delle
questioni specifiche e dare delle direttive.
Nel mio precedente articolo ho accennato al tema delle pavimenta-

zioni, dei monumenti e dei manufatti


di arredo vero e proprio, vediamo
adesso la situazione relativa allilluminazione. Il problema fondamentale oggi legato allabbat-timento dei
costi dellenergia che in questi ultimi
anni salita a picco: questo comporta introduzione di apparecchi a
led e leliminazione di quelli a scarica. Per Milano il progetto ambizioso (una volta tanto parliamo bene
dellamministrazione) e riguarda la
sostituzione del cento per cento degli impianti che sono centoquarantamila. Un programma di parecchi
milioni (non si sa ancora quanti di
preciso) che dovrebbe essere realizzati in due anni e che vedr parecchie gare divise per lotti legati
alla tipologia dei corpi illuminanti:
lampade a sospensione, pali funzionali, pali da giardino e ornamentali, illuminazione monumentale. Si
cercher di sostituire unicamente
lapparecchio illuminante perch la
sostituzione di tutto lelemento, palo
compreso, sarebbe ingestibile. La
forma di questi nuovi corpi sar soprattutto legata alla funzionalit e
alla tradizione: ad esempio le sospensioni sono rotonde e gli elementi su palo a dieci metri di altezza
sono esclusivamente tecnici. Di certo spariranno i globi perch fonte di
inquinamento luminoso, molto sporchevoli e di difficile manutenzione. I
cittadini sono di media pi sensibili
alla qualit e alla funzionalit
dellilluminazione che alla tipologia
del corpo illuminante.
Alcune illuminazioni particolari di
piazze o di monumenti contribuiscono sicuramente alla qualit e
allidentit del sito. I monumenti
fondamentali sono stati in buona
parte illuminati, resta da vedere se
si vuole dare forza ad alcuni luoghi
non centrali: una proposta di illuminare i ponti sui Navigli al momento
arenata e sempre bello sarebbe riprendere i progetti sulle porte della
citt con degli effetti luminosi speciali .
Infine un ultimo punto del dibattito
su ArcipelagoMilano, sottolineato da
Saibene che con la sua organizzazione Esterni ha organizzato eventi

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e allestimenti a cui hanno partecipato migliaia di giovani, ovvero il fatto
che non si deve per forza pensare
solo a interventi fissi ed eterni (comunque un manufatto di arredo urbano ha vita breve) perch le strade
e le piazze sono i luoghi dove la vita

urbana si mette in scena con un


movimento continuo.
A questo proposito mi limito a ricordare, perch ne ho visti alcuni realizzati in giro per lEuropa, gli orti
provvisori urbani costruiti in piazze
anche centrali con grandi casse
mobili. Allego foto con immagini di

Vienna. Esperienze simili sono state


sperimentate a Milano con buoni
risultati ad esempio ai giardini di via
Montello e potrebbero essere riprese in modo pi organizzato proprio
in vista di un EXPO che vuole nutrire il pianeta e potrebbe nutrire visivamente la citt.

BILANCIO DI MET MANDATO, DONNE A CONFRONTO


Adriana Nannicini
Bilancio dell'Amministrazione di Milano, Giunta e Consiglio, di met
mandato e donne. Ne ha scritto
Laura Cima qui proponendo un orizzonte nazionale la settimana
scorsa, ne stanno discutendo a Milano alcune donne in varie riprese
da qualche settimana. Perch fare
un bilancio di met mandato e perch farlo su questo nesso con donne? Parto da questa domanda per
ragionare di seguito su quali possono essere degli oggetti, delle questioni interessanti su cui riflettere e
considero chi potrebbe prendere
parte a questo processo, e concludo
ribadendo ancora la necessit e il
valore di uno sguardo di genere,
mentre saranno ulteriori contributi a
proporre pi dettagliatamente un
come, un percorso per realizzarlo
insieme.
A distanza di due anni e mezzo dalla vittoria elettorale per il sindaco
Pisapia, con il contributo importante
del voto femminile, e dellattivismo
protagonista di tante donne in campagna elettorale, cosa successo?
Come stato realizzato il programma elettorale? Cosa questa Amministrazione pu impegnarsi a realizzare entro la scadenza?
Abbiamo una giunta formata di 50%
donne 50% uomini, come sollecitato
e richiesto allora da lettere aperte di
associazioni di donne nel movimento. Il tema di 50&50 permane ancora oggi e ci viene mostrato come
novit di questo Governo Renzi,
eppure in questi giorni molte voci
critiche si sono espresse (vedi
DElia e Serughetti Il Manifesto
21/02) a dire come questo che sarebbe uno strumento di democrazia
paritaria si trova situato, in uno specifico contesto in questa verticale
crisi della rappresentanza.
sufficiente volere una giunta
50&50 se non sappiamo per cosa si
impegna ad operare, su quale programma attivi uno sguardo di genere, se non siamo noi, cittadine e
donne di movimento ad attivare un
bilancio, per non limitarsi a ripercorrere la richiesta di democrazia paritaria nelle leggi elettorali? Lasciandoci sfuggire la possibilit politica di

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

fare unanalisi dellesistente, proprio


a partire da Milano, straordinaria
vittoria che sembra nel frattempo
aver sbiadito i suoi entusiasmi? Ragionare su Milano avendo presente
un orizzonte nazionale fatto delle
tante citt amministrate dal centrosinistra o da giunte arancioni (come
ancora le chiama Laura Cima) sapendo che parliamo anche di un
contesto nazionale e politico.
Il programma elettorale aveva un
capitolo chiamato la citt delle
donne che nella premessa recitava:
La nuova Amministrazione orienter tutte le politiche comunali verso
luguaglianza tra uomini e donne..
possibile ripercorrere questa premessa e far s che la giunta ci mostri, infine, qual la visione di citt
da abitare, dove vivere, dove lavorare, al femminile che ha messo a
punto e che ci presenta come meta
degli interventi verso luguaglianza? Non iniziative frammentate,
difficilmente ricongiungibili a una
visione complessiva, a un progetto,
una visione che in questi due anni e
mezzo ha dovuto ri-comprendere
alcuni mutamenti di fondo.
Cambiamento demografico (aumento di anziani, abbandono delle coppie giovani per la provincia) come
viene letto, quali indicazioni d per
politiche pubbliche ad esempio abitative: aumenta il numero di donne
che vivono da sole, in varie et della
vita, anziane certo, ma anche giovani madri e single in generale, come viene considerato per politiche
abitative? Quale confronto si attivato con Vienna e con Ferrara dove
il gender cohousing gi un progetto?
Impoverimento dei ceti medi, delle
lavoratrici, come ogni indagine Istat
(ma anche Europea, o delle Nazioni
Unite) mette in evidenza. Il gap salariale, lintermittenza lavorativa, le
pensioni pi basse, il sovraccarico
di lavoro domestico e di cura e
soprattutto la contrazione del welfare che nella diminuzione di servizi
non significa soltanto riduzione di
sostegno alla conciliazione per le
donne ma soprattutto diminuzione di
posti di lavoro, in tutto il mondo oc-

cidentale prevalentemente femminili. Cosa succede a Milano, quali sono per le cittadine le conseguenze e
quali gli interventi prevedibili?
Cambia il lavoro, cambiano orari,
certezza di pagamenti, accesso alla
produzione manuale o cognitiva di
tante lavoratrici quali effetti sulle
vite singole, sui servizi?
Alcune esperienze collettive sono
sorte in questi anni, proprio perch
si vissuta rinnovata e immaginata
la citt, alcune nate con una forte
connotazione femminile e di genere,
protagoniste di innovazioni sociali e
culturali, ancora non costituiscono
interlocuzione
riconosciuta
per
lAmministrazione.
Bilancio Comunale ridotto, lo sappiamo, ai tempi della crisi, vero
che se non ci sono soldi nella casse
dei Comuni, non ce ne sono nelle
tasche delle cittadine, pi ancora
che dei cittadini, sarebbe interessante discutere come incrociare
questi piani. Il contesto profondamente mutato dalla campagna elettorale, cos il mutamento del dato
materiale delle condizioni di vita richiede nuove capacit di analisi e di
creare connessioni. Nella diminuzione della popolazione e dei redditi
delle donne, che sempre pi sono
capofamiglia, si radica la diminuzione delle tasse cittadine. Sono innumerevoli i temi per ridurre la disuguaglianza tra donne e uomini e
non questa la sede per stilare un
elenco.
Merita invece di essere rammentato
che la casa delle donne stata affidata via bando ad unassociazione
Casa delle donne, che sulla Pubblicit sessista la giunta ha deliberato (tra poco scadono i sei mesi di
sperimentazione e ci auguriamo che
sia possibile un confronto con gli
esiti), certo vi sono singoli punti del
programma che si ritrovano nei fatti.
Proporre un bilancio di met mandato su cosa da questa Giunta
stato fatto, su quale visione abbia
disegnato della citt, su quali passi
e azioni siano possibili entro la fine
mandato, significa certo anche dire
che le donne, alcune donne, alcune
associazioni si stanno incontrando e

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a partire da questa esigenza stanno
ridefinendo le modalit di un ripresa
di parola pubblica con lAmministrazione. Perch dopo la campagna elettorale, che ha visto protagoniste donne del movimento e tante donne in tante realt variegate, la
presa di iniziativa, la richiesta di colloquio e di incontro stata scarsa,
quasi assente, nei confronti del
Consiglio e della Giunta..
Alcune tra noi hanno preso parte
allesperienza dei tavoli promossi
dalla Presidente della Commissione
Pari Opportunit, straordinario laboratorio di innovazione politica e di
rapporto tra cittadine e amministrazione. Laboratorio che nel tempo ha
perso i contorni innovativi, (alcune
ragioni e domande le ho scritte qui
(giugno 2013), ma anche queste
esperienze sono state caratterizzate
da un esercizio dellascolto da parte
delle assessore/i come di un pratica
costante anche se priva di agenda
riconoscibile, e una limitata costruzione di risposte. La parola Partecipazione si consumata, ormai con-

sunta, esangue giace da qualche


parte, priva di echi e di significati.
Le voci di associazioni come SNOQ
sono state silenti a Milano nel rapporto con la Giunta, e questo pur
avendo promosso in citt un seminario nazionale sulla Democrazia
Paritaria e la Rappresentanza, le
donne dei tavoli hanno concluso
lattivit (quello degli Spazi diventando La Casa Delle Donne, quello
del Lavoro chiudendo lesperienza:
ricevere risposte cortesi ma indifferenti non ci trova partecipi quello
della Salute presenter un progetto
specifico in Sala Alessi a fine marzo) senza fare il punto sul valore
politico e metodologico di quel tipo
di laboratorio di partecipazione incardinandolo o meno allo Statuto
Comunale, i tavoli restano dunque a
rischio di estemporaneit, di semplice episodio o al pi di singolo progetto. Oggi il tempo per riprendere
liniziativa, per le donne del movimento interessate a inventare a
sperimentare anche da parte nostra modi di relazione con una
Giunta nominata da un Sindaco e

da una coalizione che abbiamo voluto e votato.


Il tema del bilancio di met mandato
comprende tutti i soggetti, quelli istituzionali e le cittadine, associate o
singole, pu proporre una consultazione allargata, pu ampliare non
solo i numeri della partecipazione,
ma anche i metodi, possiamo continuare a discutere e a indicare contenuti e modi qui.
Concludo riprendendo quanto scrivevo a giugno scorso: La relazione
di gruppi di donne, di cittadine non
necessariamente tutte legate al
femminismo, con una amministrazione cittadina continua ad essere
un tema aperto. Poich parla chiaramente del rapporto tra potere delle istituzioni con i cittadini/ e le loro
articolazioni in gruppi, in movimenti,
perch dice di uno sguardo di genere sulle relazioni. Oggi anche nel
proporre un bilancio proviamo a
sperimentare modi e forme di congiunzione secondo dialettiche e logiche non meccanicamente derivata
dalle pratiche maschili.

RENZI SI RICORDI DI COSIMO DE MEDICI


Franco DAlfonso
Il neo primo ministro Matteo Renzi
ha subito chiarito che il suo non
un tentativo tradizionale, che intende portare al potere una nuova generazione e formare una nuova
classe dirigente: vaste programme", direbbe il generale De Gaulle,
ma indubbio che proprio di questo
c un bisogno quasi disperato in
Italia oggi.
I segni distintivi pi evidenti sono un
tasso piuttosto elevato di fiorentini
nei posti di rilievo (pi che comprensibile, siamo in Italia e le radici
e i legami personali contano ...) e
lattenzione forse persin eccessiva
allet media, dando ormai la parit
di genere come un dato scontato
dal 2011 dopo la Giunta Pisapia.
Tra i criteri utilizzati nella formazione del governo c stato certamente
quello di un marcato disinteresse,
una vera e precisa scelta, per qualsiasi tipo di copertura a sinistra cui
il Pd non aveva mai pensato di derogare finora. Chiusura evidente sul
fronte sindacale e in particolare con
il fu azionista di maggioranza del
Pd, la Cgil di Susanna Camusso, la
scelta sui ministri economici porta al
modello confindustriale emiliano dei
duri delle PIM metalmeccaniche
piuttosto che al tradizionale mondo
delle grandi aziende e alle jointventure della cooperazione biancorossa che hanno caratterizzato

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

lultimo decennio. Scelte discutibili e


discusse , ma in qualche modo precise e nette in partenza.
Proprio per questo motivo colpisce
come il neoleader del governo e del
Pd non abbia voluto o potuto o saputo segnare una discontinuit altrettanto netta con il tradizionale disinteresse dei suoi predecessori, da
DAlema a Letta passando per Prodi, per il Nord e per Milano in particolare. Un disinteresse che si traduce nella scarsa per non dire nulla
considerazione anche verso i propri
referenti di partito, lasciando non
solo che Milano sia ancora una volta presidiata dal solo centrodestra
a livello ministeriale, ma non lanciando alcun significativo segnale,
n politico n di altro genere, al
mondo politico, economico, associazionistico milanese che impegnato in quella che tutti ritengono
essere lunica chance di rilancio a
breve, lExpo 2015.
Confesso che mi tornata in mente
lapertura della campagna elettorale
di Veltroni nellaprile del 2008 con il
fondale di un delizioso paesino umbro che segnava anche cromaticamente la distanza dalle realt urbane dove le vette e le valli sono il
grafico dellandamento del Pil: ancora adesso mi chiedo se il kennediano - mai stato comunista si sia reso
conto di aver fatto come un candi-

dato alla presidenza degli Stati Uniti


che si disinteressa di New York o
della California ma batte palmo a
palmo le colline del Vermont e i prati
del Maine!
Nel compilare la lista dei membri del
suo Governo Giovanile Matteo Renzi, che pure si dichiara cultore della
fiorentinit e della storia del Rinascimento, non si ricordato di Cosimo de Medici. Il fondatore della
dinastia mise fine alle lotte politiche
grazie all'alleanza con Francesco
Sforza e il modello bancario fiorentino fu vincente perch il Ducato di
Milano era il suo "cliente" principale
se non unico. Il suo concittadino aspirante fondatore di una nuova Italia pensa invece di fare a meno, sostanzialmente, di un territorio che
nel 2013 ha avuto una crescita del
1,4 %, certamente insoddisfacente
ma pur sempre superiore allo zerovirgola del resto dellItalia, unica zona che tiene il passo della pur non
velocissima vecchia Europa.
Il nostro nuovo premier intelligente, sveglio e politicamente coraggioso: sono convinto che, non appena
sfoglier i dossier che si trover sulla scrivania di Palazzo Chigi avr
mille occasioni per correggere, se lo
riterr utile, quello che a me pare un
passo falso di partenza.
E poi, avere un rapporto diverso con
Milano sarebbe salutare anche per

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lui: sono certo che si ricorda bene
che la congiura de Pazzi fu sventata
perch i Medici avevano saputo che

qualche mese prima una congiura


identica era avvenuta a Milano con
l'uccisione in Santo Stefano di Gian

Galeazzo Visconti Sforza e avevano


preso qualche precauzione ... .

UNA STRATEGIA PER IL DOPO EXPO


Emilio Battisti
La questione delle modalit di recupero e valorizzazione delle aree del
sito dopo Expo 2015, una delle pi
cruciali e meno considerate dal
momento in cui stata posta la
candidatura di Milano, stata finalmente affrontata dalla societ Arexpo con la pubblicazione del bando
finalizzato a raccogliere le manifestazioni di interesse da parte dei
soggetti che possono vantare specifica competenza ed essere potenzialmente interessati e coinvolti nelle future operazioni di recupero e
valorizzazione delle aree prescelte
per localizzare la manifestazione.
Il tema va affrontato con molta attenzione perch nelle recenti edizioni delle esposizioni universali che
si sono tenute in Europa, in particolare quelle di Siviglia e Hannover, il
recupero delle aree e dei padiglioni
ha avuto strascichi molto negativi,
lasciando in eredit alle amministrazioni locali pesanti oneri in termini di
costi amministrativi e limpossibilit
di un rapido recupero e reinserimento urbano delle aree interessate
dallevento.
Questa situazione, ben documentata dalle ispezioni fatte eseguire
dallOrdine degli Architetti di Milano
subito
dopo
lassegnazione
delledizione del 2015 al capoluogo
lombardo avrebbe dovuto indurre a
riconsiderare la formula della manifestazione che a Shangai nel 2010
ha visto il suo apogeo in termini di
dimensione, partecipazione internazionale e numero di visitatori. Ma
mancata la volont politica e anche
quella che si terr a Milano nel 2015
sar realizzata seguendo la stessa
formula del grande luna park confinato in unarea che nel caso specifico si presenta con gravi problemi di
congestione e accessibilit.
Infatti, la contraddizione che caratterizza il territorio del Nord Ovest milanese, e in particolare il sito di Expo 2015 che vi localizzato, consiste nel fatto di avere due livelli di
accessibilit totalmente differenti e
per certi versi alternativi. Un primo
livello reso agibile dai sistemi di trasporto e dalle infrastrutture di ampio
raggio e grande capacit che lo
pongono in collegamento con le
principali citt italiane ed europee
tramite lalta velocit, i collegamenti
aerei e gli aereoporti di Malpensa e
Linate.

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

Un secondo livello locale e di scala


regionale che vede tempi di percorrenza e accesso al sito Expo che,
se in fase di svolgimento della manifestazione si potranno avvalere
dellincentivazione del servizio per
far fronte al previsto afflusso di visitatori, successivamente dovr essere rimodulato registrando tutte le
viscosit e gli ostacoli dovuti alla
presenza nel territorio di quelle
stesse infrastrutture che favoriscono
i collegamenti del primo livello.
La possibilit di affrontare e risolvere adeguatamente questa contraddizione deve essere affidata a un
approccio concettuale e progettuale
dellipotizzato Parco Tematico che
si ispiri alle teorie glocali oggetto,
dal 1997 della ricerca e dellazione
politica e culturale dellAssociazione
Globus et Locus fondata da Piero
Bassetti.
Lindagine esplorativa di Arexpo per
acquisire proposte di attivit e gestione per definire nella fase successiva allesposizione universale
contenuti innovativi e sostenibili
allinterno del parco tematico, pu
rappresentare loccasione per sperimentare, non soltanto su un piano
politico - amministrativo ma anche
progettuale e spaziale, lapplicazione delle teorie del glocalismo facendone oltre che uno ambito di riflessione anche uno strumento di
possibile azione.
Per questo motivo la partecipazione
e la proposta in risposta allavviso di
Arexpo da parte del gruppo di lavoro promosso da Marco Vitale e da
me si in questa prima fase impegnata soprattutto a produrre e presentare una nota metodologica di
contenuti pi che un programma/progetto gi circostanziato nelle
forme organizzative e negli interventi del Parco Tematico.
Anche mettendo in evidenza come
la sua corretta impostazione non
potr prescindere dalla configurazione coordinata con laltra componente, pi genericamente urbana,
che dovr riguardare le aree non
direttamente interessate dal Parco
Tematico allinterno del sito.
Si ha inoltre ragione di ritenere che
la tipologia del parco tematico, cos
come quella delle esposizioni universali, abbia fatto il suo tempo e si
tratti quindi di indagare come rinnovarne la formula non solo sul piano

delle funzioni ma anche dellorganizzazione spaziale e del suo rapporto con la citt e il territorio.
Soprattutto, nel caso in questione,
ove i contenuti ai quali riferirsi indicati da Arexpo vanno dallagroalimentare, da sviluppare nellambito di attivit di produzione, trasformazione, commercializzazione - anche di piccola scala - di prodotti alimentari della filiera locale con particolare riguardo alle iniziative di valore culturale e sociale, oltre che di
impresa, ricerca, incubazione con
riferimento a start-up nella filiera
della sostenibilit energetica, alimentare e ambientale, nonch delle
tecnologie dellinformazione e comunicazione applicate alla citt,
allambiente, al territorio anche in
ambito culturale, scientifico e didattico fino alle attivit sportive e di intrattenimento. A tutto ci si successivamente aggiunta la proposta
di localizzarvi anche uno stadio di
terza generazione che sta gi generando tensioni e conflitti di competenza allinterno di Arexpo se non
tra Comune e Regione.
Laffastellamento allinterno del sito
di funzioni cos differenti nei 43 ettari destinati al Parco Tematico non
potr non generare problemi organizzativi e gestionali mentre una
appropriata contestualizzazione, sia
allinterno del sito che rispetto al territorio, consentir di ottenere una
maggior valorizzazione degli interventi e un migliore distribuzione delle loro ricadute economiche e occupazionali anche allesterno del sito.
Tra le altre questioni da considerare
rispetto a questa prospettiva c anche il fatto che lavvenuta costituzione a partire dal 2014, almeno
sulla carta, dellArea Metropolitana
impone una ridefinizione dei sistemi
di governo anche riproporzionando
il ruolo accentratore di Milano a favore di una riorganizzazione in rete
tramite la quale le funzioni nodali
potranno essere molto pi diffusamente distribuite nel territorio.
In questo nuovo scenario il ruolo
che potr essere svolto dallinsieme
coordinato di interventi e iniziative
che si realizzeranno al termine della
manifestazione potr rappresentare
lunica vera risorsa ed eredit di
questa vicenda che ha avuto un decorso estremamente discutibile e i

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cui vantaggi per Milano e per il Pae-

se sono ancora tutti da dimostrare.

CHI IL PADRONE DEL PD? IL CASO PIOLTELLO


Diego Corrado e Gaetano Nicosia
Da tempo uno dei temi pi ricorrenti
dellagenda politica quello di capovolgere i rapporti di forza tra centro e periferia, a tutti i livelli e in tutte
le sedi, e dunque in quelle di partito
per prime. Il PD, poi, la forza che
ha portato fino in fondo questa impostazione, dando reale autonomia
ai territori, rispetto ai quali i livelli
provinciale, regionale e nazionale si
pongono in un rapporto di concreta
sussidiariet.
Tutto bello, nella teoria, ma ci sono
casi in cui opportuno chiedersi se
lautonomia dei territori debba essere un dogma in s, o non sia opportuno stabilire dei limiti, e quali. Il rischio infatti che gruppetti locali si
impadroniscano del simbolo, patrimonio collettivo di una comunit di
iscritti, simpatizzanti ed elettori capillarmente diffusa su tutto il territorio nazionale, per utilizzarlo a proprio esclusivo beneficio, trascurando o addirittura calpestando i valori
che in quel logo sono incorporati,
veri e propri free riders della competizione politica che, spinta alle sue
estreme conseguenze, pu trasformarsi in una vera e propria frode in
commercio elettorale: mi trincero
dietro un marchio che agli occhi degli elettori ha un determinato significato, beneficiando del consenso
che ci mi garantisce, ma approfittando della scarsa intelligibilit delle
scelte di governo faccio tuttaltro.
Anche nel pi sgangherato franchising, del resto, non consentito al
licenziatario fare quello che gli pare,
neppure se in regola con il pagamento dei canoni contrattualmente
pattuiti: da lui ci si aspettano comportamenti in linea con missione e
valori dellazienda cui ha liberamente scelto di affiliarsi, pena la risoluzione del contratto e la sua condanna al risarcimento dei danni.
Immaginiamoci allora se ci pu essere accettabile in un partito, e pi
ancora in un partito come il PD, unico rimasto in Italia ad avere un collante forte di valori e principi, quali
uguaglianza, solidariet, pluralismo,
tolleranza, trasparenza, correttezza,
partecipazione, che sono peraltro la
cifra distintiva della leadership nazionale e locale, che da pochi mesi
ha ricevuto una fortissima legittimazione democratica con primarie ampiamente partecipate. Lasciando da
parte per il momento Renzi, il messaggio che ha portato Pietro Bussolati alla segreteria provinciale pro-

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

prio questo, in forte coerenza con i


valori incorporati nel simbolo e una
forte declinazione locale consistente
nella difesa del territorio e nello stop
al consumo di suolo.
Eppure la realt sotto i nostri occhi
ci offre un case study di appropriazione a fini privati del simbolo, per
perseguire un disegno di potere fine
a se stesso, indifferente a ci che
quello stesso marchio rappresenta:
il test in questione in pieno svolgimento a Pioltello, comune di
36mila abitanti dellarea della Martesana, dove da qualche anno un
manipolo di politici locali ha preso in
ostaggio il PD cittadino, facendone
cosa loro. Conquistato il Municipio
nel 2006, sullonda del consenso
accumulato dalle precedenti amministrazioni, non fa entrare nessuno
nel partito, se pu espelle i corpi
estranei, o quelli che ritiene tali, e
cos d il benservito tra gli altri al
sindaco uscente, Mario De Gaspari
(una vita nel PDS - DS - PD, per cui
stato anche consigliere provinciale
dopo i due mandati da sindaco),
negandogli financo la tessera del
locale circolo (sar costretto a iscriversi al circolo della vicina Rodano).
Il gruppo guidato dal neosindaco
Concas si appresta cos a governare per gli anni a venire. Ma in molti
sospettano che dietro la maschera
del PD si nasconda qualcosa di diverso. I timori presto prendono corpo. Fra i primi provvedimenti, la decisione del primo cittadino di regalare a immobiliaristi i fratelli Siano,
gi indagati per aver eseguito
unoperazione immobiliare illecita
nel confinante comune di Segrate 180 mila metri cubi di edificabilit
nel Parco delle Cascine, un parco di
interesse sovracomunale (fra Pioltello e Segrate appunto). Area protetta, per intenderci. Come il Parco
Sud, e come questo quindi preso di
mira dalle ghiotte mire di speculatori
senza scrupoli.
Loperazione di Segrate un flop,
falliscono la banca che la finanzia,
la finanziaria che ha permesso la
costituzione del fondo e vengono
condannati tutti i protagonisti. Chi
ha comprato casa l ancora piange.
Quando Concas decide di regalare i
180 mila ai fratelli Siano evidentemente vuol dar loro una seconda
chance. Tutti possiamo sbagliare,
no? Ma il sindaco Concas progressista, non per le pene esem-

plari ma per la rieducazione, dei poteri forti per.


Perch con i deboli invece ha il pugno dacciaio. E per farlo capire fa
sgomberare il locale centro culturale
islamico. A nulla valgono le proteste
dei suoi membri, vengono sbeffeggiati e buttati fuori. Ci vorr il Tar
della Lombardia per dire che
lazione dellamministrazione comunale stata profondamente illegittima. Ma si tratta di quattro musulmani. Chi vuoi che alzi la voce per
loro? A parte pochi quasi nessuno
solidarizza con il centro. Tanto se
sei immigrato di base, se ti va bene
hai torto, altrimenti hai commesso
qualcosa di illegale.
Ringalluzzito dalla forte azione sociale della sua amministrazione il
nostro prode sindaco decide che
ancora
tempo
di
dedicarsi
alledilizia. Si ributta a capofitto sul
territorio, alla ricerca di nuove aree
edificabili con cui mettere alla prova
immobiliaristi coraggiosi. Gente che
ama il rischio e che investe tutti i
risparmi, quelli della collettivit, per
progetti innovativi. E cos lex area
SISAS sembra cadere a fagiolo, un
impianto chimico enorme, che si
trova in territorio Pioltellese. Chiuso
da anni e su cui tutti rischiamo di
pagare milioni di sanzioni allUnione
europea per i veleni ancora sparsi
sul territorio. Colpo di genio pensa
il Sindaco facciamo bonificare il terreno da un imprenditore, paga tutto
lui e noi gli regaliamo tutta larea su
cui lui far poi fiorire la nuova Piotello.. Per sapere com finita basta
leggere le cronache. Grossi, il bonificatore ha gonfiato i costi della bonifica per farsi dare pi cubature
possibili, intervenuta la magistratura, tutto bloccato, altre indagini.
I risultati sono davanti agli occhi di
tutti, Concas viene rieletto per il secondo mandato, ma lemorragia di
voti spaventosa, lastensionismo
esplode, la gente si disaffeziona anche al simbolo del PD. Cos succede che alle primarie nazionali a Pioltello vanno a votare quattro gatti.
Per capirci lequivalente delle persone che sono andate a votare a
Liscate, paesino di 5.000 abitanti,
mentre Pioltello ne fa 36mila.
Non finita, nellautunno del 2011
alcuni operai delle cooperative che
hanno l'appalto dei magazzini Esselunga - per chi non lo sapesse il
quartier generale di Caprotti Pioltello - decidono di indire una as-

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semblea sindacale sul posto di lavoro, per protestare contro le condizioni di lavoro disumane. Vengono
licenziati, inizia un lungo presidio di
protesta pacifica davanti ai cancelli.
Ma il sindaco non ci sta a questo
ennesimo sopruso. Cos manda la
polizia e li fa sgomberare con la forza, a colpi di manganello. cos
che fa un vero sindaco di sinistra.
Peccato che nei mesi successivi
inizino a fioccare le sentenze sui
ricorsi dei lavoratori. Licenziamenti
illegittimi, lavoratori reintegrati. Gli
illegali non erano loro (ci a prescindere dal fatto che lavoratori in
agitazione vanno ascoltati, indipendentemente da torti e ragioni: il Sindaco non un giudice del lavoro,
ma lespressione di una comunit
che se non mette il lavoro al centro
del suo stare insieme non pu dirsi
tale; ma vallo a spiegare al PD di
Pioltello), ma il Sindaco PD non ha
avuto dubbi nello scegliere da che
parte stare.
Poi, a corollario di tutta questa meritoria operazione politica, a dicembre
questo novello Talleyrand viene improvvisamente arrestato. Ha preso i
soldi dalla ditta che gestisce i rifiuti
a Pioltello. Il suo gruppetto lo difende compatto: un complotto, si difende come un leone, ne uscir pulito. Ma dopo qualche giorno Concas

confessa, tutto finisce, i suoi lo mollano al suo destino, un compagno


che ha sbagliato, un mariuolo sembra quasi di sentire (e negli ultimi
giorni l'inchiesta pare allargarsi a
macchia d'olio, con altri arresti a Cologno Monzese).
Siamo ai giorni scorsi, il suo delfino,
Saimon Gaiotto, con lavallo dei soliti noti, decide di candidarsi alle nuove elezioni. In fondo lamministrazione Concas ha operato bene dicono. Il sindaco ha sbagliato,
ma stato solo lui. Noi in sette anni
abbiamo governato benissimo, abbiamo sgomberato i musulmani, abbiamo manganellato i lavoratori che
rivendicavano sacrosanti diritti, abbiamo regalato milioni di euro in cubature edificabili a immobiliaristi corrotti che hanno portato a fallimento
tutte le operazioni in cui si sono impelagati, sotto il nostro naso stata
compiuta una truffa ai danni della
collettivit attraverso una falsa bonifica, ma tolto questo il bilancio positivo.
Non c nessuna ironia, questa la
bottom line della campagna del PD
locale. Dal quale non a caso tutti gli
alleati hanno in poco tempo preso le
distanze, cos che le primarie frettolosamente indette si trasformano
presto in solitarie, vi prender parte solo il PD (che a livello cittadino

si affrettato a proclamare che


Gaiotto il candidato unico, quando lex sindaco De Gaspari - da
sempre iscritto al partito - ha annunciato la sua candidatura dalle
pagine della Gazzetta della Martesana), con la foglia di fico dei socialisti, che a Pioltello sono un partito
sostanzialmente unipersonale.
Queste primarie bonsai non possono essere prese sul serio per una
infinita serie di ragioni. Esse interrogano il PD provinciale su tante questioni, sulle quali torneremo (non
ultime le ovvie ragioni di inopportunit per gli aspiranti competitor di
associare le proprie sorti a chi finora
non ha ritenuto di spendere una sola parola per chiarire alla cittadinanza e ai militanti i tanti interrogativi
sollevati dalle troppe inchieste giudiziarie aperte), ma a quella preliminare (chi sono i padroni del PD?
fino a che punto un gruppo locale
pu calpestarne i valori di fondo?)
siamo certi che la nuova segreteria
sta riservando un occhio pi attento
di quelle precedenti, che hanno tollerato e anzi protetto il gruppetto di
intrepidi esponenti del PD pioltellese. Non potr esserci vera discontinuit, infatti, finch il simbolo del PD
potr diventare lo strumento per
perseguire gli interessi personali di
pochi.

DESIDERI SPARSI PER LE NOMINE ALLE PARTECIPATE DEL COMUNE


Martino Liva
Il tempo, si sa, scorre veloce. Cos
nella prossima primavera molte delle societ partecipate dal Comune
di Milano, saranno chiamate a rinnovare il proprio organo amministrativo o di controllo. Si va dalle societ
interamente (o quasi) controllate
ATM S.p.A., Milano Ristorazione
S.p.A., Sogemi S.p.A. ed AMAT
S.r.l. (per indicare le pi rilevanti)
sino alla quotata A2A S.p.A., di cui
attualmente il Comune di Milano, al
pari di quello di Brescia, detiene il
27,4%
del
capitale
sociale.
Questultima, per altro, sar teatro
di un grande mutamento da celebrasi nellassemblea in programma
a giugno, come convenuto con la
firma del nuovo patto parasociale
tra i due Comuni, siglato lultimo
giorno del 2013. In particolare, la
partecipazione congiunta di Milano
e Brescia scender sino al 50% pi
due azioni, e la governance muter,
tornado al sistema tradizione (Consiglio di Amministrazione e Collegio
Sindacale), con labbandono del
dualistico.
Stagione di nomine, dunque, alcune
anche piuttosto rilevanti. La via indi-

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

cata dal Sindaco Pisapia sembra


quella giusta: diminuir il numero
dei consiglieri di amministrazione e
per alcune societ incomincer il
tempo degli amministratori unici
(Sogemi, ad esempio, passer da
un Consiglio di Amministrazione di
cinque membri a un amministratore
unico). Risparmio e snellezza, quindi, sembrano le parole chiave individuate e lobiettivo da perseguire.
Tuttavia, i rischi sono dietro langolo
e mai come in questi casi
unopinione pubblica attenta, coinvolta e informata pu fare la differenza. Il primo passo stato senza
dubbio significativo: il Comune di
Milano ha aperto un bando pubblico
per ricevere candidature alle cariche
societarie vacanti, prevedendo la
possibilit che la proposta di un
candidato possa giungere anche
dalla sottoscrizione di almeno 100
cittadini milanesi. Certo, poi le candidature saranno vagliate dal Gabinetto del Sindaco e le nomine fatte
nel rispetto dei vincoli statutari delle
societ coinvolte, ma dar voce ai
cittadini, seppur in una fase preliminare, non mai del tutto errato. Una

efficace disclosure sui criteri di nomina (e poi di verifica) resta, infatti,


un imprescindibile punto di partenza.
Senza voler poi cedere a facili demagogie o inseguire slogan ad effetto ma imprecisi (le partecipate
sono dei cittadini o siamo noi che
paghiamo i managers pubblici),
alle societ a capitale pubblico (totale o parziale che sia), ai loro amministratori e agli Enti che li nominano si pu domandare o ribadire,
da cittadini, qualche cosa. Ma cosa,
esattamente?
Agli amministratori, inizialmente,
anche se banale, ricordare che le
norme, le regole ci sono e sono una
variabile da prendere in considerazione ex ante nella condotta, nella
scelta, nella programmazione, non
un dato con qui confrontarsi a cose
fatte ex post. Norme che, per altro,
non sono un ostacolo allintraprendenza manageriale ma al contrario si ergono come garanzia di
competitivit. Anzi, ricordava bene
Piergaetano Marchetti parlando
nellaula magna della Bocconi, come negli ultimi anni limpresa abbia

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dato troppo spazio al governo degli


uomini, al capo azienda, alla retorica dellefficienza manageriale con
il risultato di uneclisse del governo
delle legge, delle norme, delle regole. Talvolta potranno sembrare anche regole banali, come i conflitti di
interesse o una serrata dialettica,
nel rispetto dei ruoli, tra organi collegiali e organi delegati, cos come
tra controllori e controllati, ma comunque necessarie. Citando, ancora, Piergaetano Marchetti, verrebbe
da chiedere quella che in definitiva
potrebbe essere definita come una
banalit del buongoverno tutta da
scoprire, da applicare con un lavoro
di riflessione e irrobustimento etico
e culturale delle nostre classi dirigenti.
Poi, ma questo vale sia per il Comune, nelle scelte, che per gli amministratori, nella gestione, privilegiare le competenze e il senso di
appartenenza. Il primo, evidentemente, elemento imprescindibile,
sia per la generazione di utili che

per lo svolgimento efficiente del business.


Inoltre, quanto ad A2A, essendo societ quotata in borsa che ambisce
a reperire tra il pubblico e gli investitori istituzionali risorse economiche,
non pu concedersi sconti in merito
alla ponderatezza e alla seriet dei
processi decisionali, che, come noto, stanno alla base della fiducia di
chi investe. Il grado di attrattivit di
unimpresa, infatti, passa anche da
un CdA professionale, in unepoca
dove, per dirla con il titolo di un libro
Ed Michaels, la guerra per i talenti accesa e serrata.
Ma alla competenza e alla professionalit, si aggiunga un richiamo a
un senso di appartenenza. Alla citt,
innanzitutto, nella consapevolezza
che il modello Milano si fonda sul
fecondo intreccio e contaminazione
tra le best practices del privato e del
pubblico e sulla capacit di fare
squadra. Senso di appartenenza
poich anche lamministratore di
nomina pubblica, infatti, con una
scelta gestionale o un no espresso

(che non si concretizza solo in un


voto contrario in consiglio, ma pu
significare anche un progetto sbagliato abortito) contribuisce a sviluppare la citt, a renderla vivibile,
competitiva, attrattiva. E quanto pi
egli legato al territorio e ne conosce le dinamiche, tanto pi pu dare
un serio contributo. Senza chiudersi
nel provincialismo, ovvio. Ma
nemmeno affidando le chiavi delle
casseforti comunali a presunti managers interessati soprattutto alle
stock options o ai dividendi di una o
due stagioni e poi pronti ad andare
a far fortuna altrove. Magari lasciando buchi nel bilancio e dipendenti in cassa integrazione.
Infine, ultimo ma non meno importante, tenere a portata di mano il
libretto pubblicato proprio da ArcipelagoMilano, dal titolo emblematico
La buona governance. Piccolo
manuale per amministratori di societ ed enti a partecipazione pubblica. Un ottimo appiglio, davanti alle
sfide quotidiane.

UNA MILANO A MISURA DI BAMBINO: RECINTATO?


Giulia Mattace Raso
Conforta vedere una azione organica negli intenti e coerente nella realizzazione come quella che lamministrazione comunale sta realizzando per una Milano a misura di
bambini. Leggere passione e competenza tra le righe dei documenti
che compongono questo mosaico
testimonia lesperienza, la dedizione
e la consapevolezza della delicata
importanza che questo sguardo
presuppone.
La Carta dei Servizi educativi
allinfanzia del Comune di Milano
inquadra con precisione la posta in
gioco: Per un Servizio educativo,
ritenere i bambini soggetti di diritto,
significa considerare il loro sviluppo
e la loro crescita come un valore per
lintera comunit e assumersi quindi
consapevolmente la responsabilit
di accompagnarli nella conquista
della loro piena cittadinanza.
Cosi come la riflessione stimolata
dal Maggio 2012 (e poi dal Maggio
2013) per un nuovo manifesto pedagogico che tra i suoi punti ha posto un accento su Il bambino e la
citt che lo circonda. Guardare la
citt dal punto di vista del bambino
pu aiutare a vedere quello che non
funziona. Il bambino si detto
un buon investimento e le citt
che pi hanno investito su bambini
hanno recuperato abbondantemenn. 08 VI - 26 febbraio 2014

te in qualit della vita per tutti i cittadini.


In questa cornice si inseriscono
quindi la recente apertura alla Rotonda di via Besana del MUBA Museo dei Bambini, il centro di cultura dedicato allinfanzia voluto e
realizzato dal Comune di Milano insieme a Fondazione MUBA e la
presentazione della delibera quadro
sul Piano triennale dellInfanzia
promosso dallassessorato alle politiche sociali.
La citt ha nascosto i bambini, non
mai stata pensata per loro. Adesso dobbiamo fare un salto di qualit:
per sostenere i servizi tradizionali
che verranno potenziati e nuovi esperimenti, c anche un finanziamento. con questi soldi che si tenter di dare corpo ai 'diritti' che verranno sanciti.. La filosofia chiara:
il Comune si occupa economicamente del disagio, ma allo stesso
tempo vuole dare opportunit (qualificate) a chi pu pagare. Perch un
altro diritto sar quello a "utilizzare
Milano". E su tutto dovr vigiler un
Garante dellinfanzia che sar nominato questanno.
Lavoriamo per una Milano sempre
pi a misura di bambino. Questo
nuovo museo si affianca ad altre
iniziative, come le modifiche ai regolamenti edilizio e di polizia munici-

pale per permettere a bambine e


bambini di poter giocare nei cortili.
Come il divieto di fumare nelle aree
gioco. Tutti provvedimenti voluti per
riconoscere un diritto fondamentale
dei bambini, quello di poter giocare
liberamente in una citt pi accogliente.
Allinsegna di quanto affermato dal
Maggio 2013 che aveva per tema la
citt che si prende cura dei suoi
bambini. Il gesto educativo non si
esaurisce allinterno delle strutture
educative, al contrario il mondo
che circonda il bambino (famiglia,
quartiere, citt ) il luogo vero in
cui si realizza il percorso di crescita
di ciascun individuo.
E i luoghi della citt pubblica che i
bambini hanno modo di frequentare
sono per lo pi le aree gioco nei
parchi e nei giardini, questi gli scenari in cui da piccolissimi si relazionano con altri bambini e via crescendo. E questi luoghi hanno ancora bisogno di molte cure, ingegno
e fantasia, perch possano essere
veramente occasione per esperienze spaziali qualificate, di scoperta,
di gioco creativo. Troppo spesso si
esauriscono in aree recintate con
giochi standardizzati che non riescono a trarre spunto dal contesto
urbano o a modificarlo.

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Se davvero riconosciamo i bambini


come individui sociali competenti e
attivi, come soggetti portatori di originali identit individuali, come titolari del diritto a essere attivi protagonisti della loro esperienza e del
loro sviluppo all'interno di una rete
di contesti e relazioni capaci di sollecitare e favorire la piena espressione delle loro potenzialit individuali. impegniamoci a costruire
quei luoghi urbani dove queste potenzialit si esprimono.

Non so se le recinzioni delle aree


gioco siano lesito di una norma, o
esaudiscano il desiderio di controllo
di chi accudisce le bambine e i
bambini, in nome di una sicurezza
sociale. Certo che si riproduce
una ulteriore esperienza di confino.
Siamo chiamati a riflettere su come
tradurre negli spazi pubblici la complessit dello sguardo sullinfanzia
che abbiamo messo a fuoco nei
servizi educativi e sociali.
E interrogarci sul progetto del Parco
Auli Ul - il parco dei giochi dimenti-

cati promosso da Fulvio Scaparro


che sar realizzato la prossima primavera al Parco dellIdroscalo. Ci
saranno degli animatori che, su richiesta, si occuperanno di far giocare i bambini. Dalle biglie a palla prigioniera, dalle figurine a campana. I
giochi antichi, dimenticati come
recita il nome del parco, che non a
caso porta il nome di una vecchia
filastrocca milanese. Vogliamo che
quei 20 mila metri quadrati restino
tutti dedicati ai bambini. Liberi.

Scrive Elisabetta Bruno a Dede Mussato


Ottimo l'articolo di Dede Mussato lo
condivido in pieno. La carenza comunque di senso civico nella massa

degli italiani (furti di piante in fiore


imbrattamenti di panchine ecc.)
mette nello sconforto qualsiasi per-

sona che sia il cittadino qualunque o


un autorit preposta a far sistemare
e rispettare i nostri spazi esterni.

Scrive Paolo Delmartello ad ArcipelagoMilano


Sullultimo numero leggo con interesse i due articoli sul "mistero doloroso delle multe" e sull'"arredo urbano". Molto bene: bene anche - da
parte di ArcipelagoMilano - occuparsi de minimis: occorre forse partire di l. Le strade le piazze i marciapiedi le aree pedonali invasi da
automobili motorette biciclette contribuiscono, e non poco, a rendere
Milano una brutta e mal combinata
citt.
vero che le multe dovrebbero servire a migliorare innanzitutto i comportamenti dei cittadini: ma verissimo che le multe non vengono date
se non occasionalmente alle auto-

mobili. E ci anche in Area C: mi


capita di passare spesso per la cosiddetta area pedonale di via Brera.
Che nel pezzetto che precede la
telecamera (unico strumento davvero efficace) ormai diventata un
imbarazzante parcheggio selvaggio
di SUV, Mercedes e BMV rigorosamente enormi e inevitabilmente nere o blu. Con predominio di targhe
tedesche, svizzere, lussemburghesi,
monegasche. Mai un vigile, mai una
multa. Le motociclette e le biciclette
sono guardate - giustamente - con
un occhio di riguardo. Ma talvolta
anchesse intralciano il passo a utenti deboli dei marciapiedi.

Dal che sollecitazioni a collocare


nuove rastrelliere: che inducono,
prima della speranza, il terrore di
veder spuntare nuove rastrelliere in
stile assiro babilonese. Che si aggiungeranno a panettoni di cemento, pali, panchine. E alle fioriere
(destinate a diventare mini discariche) con piante che, quando non
ridotte a ramaglia secca, testimoniano la tristezza del bamb metropolitano e la tragedia esistenziale
del lauroceraso. Ottimo quindi e
pienamente condivisibile anche
larticolo sullarredo urbano. Bene
cos. Grazie.

Scrive Alessandro Sacco ad ArcipelagoMilano


La favola di Giuliano. Cera una
volta un bella campagna elettorale, fatta di tante cose belle, di belli
intenti, fatta di sogni, Milano pi
verde e pi vivibile, aria pulita,
piste ciclabili, polmoni verdi, un
vera rivoluzione che al grido di
liberi tutti metteva fine ad una delle peggiori giunti che Milano abbia
mai visto, la giunta Moratti. Ed
ecco come per incanto o come
consuetudine che le parole rimangono li, scritte nere su bianco, sopra dei fogli dei volantini a
testimonianza di ci che voleva
fare, ma che non successo!
Ma la colpa di chi venuto prima, poi di quello prima ancora
alla fine la colpa non di nessun. 08 VI - 26 febbraio 2014

no, ma le scuole cadono a pezzi,


gli ospedali sono in uno stato pietoso, il lavoro sparisce, la gente si
arrabbia, il verde viene soffocato
dal cemento, laria diventa fitta e
puzzolente, le tasse aumentano,
tutte, ma non colpa di nessuno,
ci sono le logiche e la politica, i
dibattiti, le convention, ci sono le
mediazioni, le congiunture, le sinergie e dalla altra parte c solo il
cittadino. In questo contesto imbarazzante da quarto e quinto
mondo, arriva Expo, la grande
occasione per rilanciare Milano,
Lavoro, Bio-diversit, vita sostenibile, un grande evento, nutrire il
Pianeta, e anche qui purtroppo,
ancora, nuovamente si ripete lo

stresso triste e straziante copione


delle parole, degli intenti che non
si trasformano mai in realt di vere e proprie Menzogne raccontate
ai cittadini.
A un certo punto dellaffare Expo
viene nominato Dio, Giuseppe
Sala, da un presidente del Consiglio non votato da nessuno, il
quale in virt di poteri speciale e
bacchetta magica, infrange leggi
ambientali con un silenzio - consenso vergognoso delle istituzione e dellopinione pubblica, declassa dei parchi verdi, delle Aree
di foresta urbana a terreni industriali, e tutto ci per rendere pi
bello il sito di una manifestazione
che durer sei mesi. La favola di
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Expo diventa follia umana, diventa silenzio e impotenza di molti
politici diventa rabbia e sgomento
dei cittadini.
incostituzionale il decreto di
Questo commissario con poteri
speciali, si pone al di sopra
dellambiente e della salute pubblica e ci sono purtroppo molte,
troppe persone che non hanno il

coraggio e la forza di opporsi a


quella che a tutti gli effetti un
offesa per lintelligenza umana.
Oggi si declassano dei parchi per
costruire una fogna, si bucano
montagna in nome del progresso,
si gioca con la leggi e si trova
sempre il modo per aggirarne il
significato, tra un po' qualche altro
commissario con poteri speciali

decider di costruire sul mare oppure togliere qualche parco naturale per fare dei posteggi. Vietiamo i commissari straordinari e
adottiamo i cittadini ordinari, che
sono pi responsabili, pi attenti
al verde, meno costosi e molto ,
molto pi capaci.

MUSICA
questa rubrica curata da Palo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Il Bach di Schiff
Mi rendo conto che tornare a parlare di Andras Schiff dopo averne criticato con una certa durezza quel
ciclo integrale delle Sonate di Beethoven che sta per concludere alla
Societ del Quartetto (la serata finale, con le magnifiche ultime tre, sar
il prossimo 4 marzo al Conservatorio, e testimonier il senso che il
pianista
ungherese
attribuisce
allintera opera e al suo Autore) potr sembrare una forma di accanimento, di pregiudizio, diciamo anche di petulanza. Il fatto che, memore di passati fasti e convinto di
ritrovare lo Schiff tanto amato negli
anni 80 e 90 - non solo per la famosa integrale di Schubert ma anche per lopera omnia per pianoforte
di Bach da lui registrata in quegli
anni - mi sono precipitato al concerto di gioved scorso per riascoltare
le Variazioni Goldberg, sempre al
Conservatorio ma per le Serate Musicali; mi aspettavo dunque di poter
finalmente tessere le lodi del pianista che molti non esitano a definire
fra i pi importanti di questa epoca
(peraltro affollata da scimmiette
ammaestrate e mortificata da una
diffusa e superficiale tecnicit). Purtroppo non stato cos, mi sono
molto annoiato e con me credo anche il pubblico, copiosamente attratto dal nome e dallevento, che ha
dimostrato la sua insofferenza con
un liberatorio applauso troppo a ridosso dellultimo sol; applauso che
ha fatto letteralmente infuriare il
pianista, provocatoriamente rimasto
con le mani sulla tastiera in attesa
che se ne spegnesse il fragore e
che tornasse un doveroso e rispettoso silenzio.
Prover a spiegare il mio disappunto: ho avuto la sensazione che
Schiff si sia faustianamente venduto
lanima a qualche Belzeb in cambio della perfezione tecnica, del ri-

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goroso controllo delle mani, del dominio assoluto della tastiera. La


musica - scrive Hegel citato da Baricco - deve elevare lanima al di
sopra di s stessa, deve farla librare
al di sopra del suo soggetto e creare una regione dove, libera da ogni
affanno, possa rifugiarsi senza ostacoli nel puro sentimento di s
stessa. Lanima in questo caso si
proprio persa, o quantomeno si
sopita, e lui sempre pi glaciale,
inespressivo, algido, inossidabile,
refrattario a qualsiasi forma di espressione.
Eppure nel 1998, in unintervista rilasciata a Benzing per il Corriere
della Sera e riportata nel programma di sala, diceva che le Goldberg
alternano danza, spiritualit, metafisica (sic), tenerezza, dramma e
sorriso, che gli fanno provare la
gioia di essere musicista, che suscitano in lui limmagine di una
grande cattedrale gotica. Dovera la
gioia? E lemozione davanti la verticalit dellarchitettura gotica? Dove
sono finiti quegli approcci e quei
propositi? Cosa cambiato in questi
sedici anni? Solo un patto luciferino
- come quello che immagino - lo pu
spiegare.
Diceva anche, Schiff, che non
pensabile suonare Bach senza fede, che un ateo non pu suonare
Bach. Peccato che nella ponderosa
biografia bachiana di Piero Buscaroli (un vero trattato) si dimostri come
la religiosit di Bach sia ancora tutta
da verificare e come le opere pi
sentite, meditate e profonde siano
quelle profane (si pensi ai Concerti, alle Sonate e Partite, al Clavicembalo ben temperato, allOfferta
Musicale, allArte della fuga e alle
stesse Goldberg); la musica sacra,
per quanto sublime come le Passioni e le Cantate, stata scritta soprattutto per dovere di ufficio e per

obbligo contrattuale (si pensi alle


reprimenda del terribile consiglio
comunale di Lipsia al povero Kantor) ed piena di taglia e cuci o,
come si direbbe oggi, di copia e
incolla.
Molti interpreti, anche nelle concettuali e cerebrali Goldberg, sono riusciti far emergere lanima e a profonderla
nella
complessit e
nellapparente semplicit bachiana.
Non il caso ovviamente di Glenn
Gould, che mi sempre apparso pi
fenomeno mediatico e meccanicistico che non esempio positivo di capacit interpretativa o approfondimento culturale; ma ricordo con
emozione linterpretazione che ne
diede Bruno Canino nella piccola
sala del teatro Fossati qualche anno
fa, o quella di Monica Leone che ci
delizi con le Variazioni in una memorabile serata del 2002, nellaula
magna della Bocconi, e poi ancora
lanno scorso, a Palazzo Reale in
occasione di Piano City. E ricordo
anche il candido Andrea Bacchetti
che lanima di Bach lha trovata ed
riuscito a trasmetterla perfino quella
sera in cui, al Dal Verme, ebbe il
torto gravissimo di saltare le ripetizioni (o ritornelli) obbligatorie e di
ridurre cos i tempi a met. Anche
Schiff in realt lha ritrovata laltra
sera, ma solo in un paio di occasioni: nella pensosa venticinquesima
variazione che, come lui stesso dice, il cuore delle Goldberg, e lasciandosi finalmente andare (ma
non troppo, per carit) nel Quodlibet
della trentesima che Bach propone
come momento di distensione e di
sollievo prima della chiusura.
Ma levidente dimostrazione della
anaffettivit dellesecuzione labbiamo avuta nella ripetizione finale della celeberrima Aria con cui lopera
inizia e si conclude. Essa non pu e
non deve essere una semplice ripe-

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tizione, come lha proposta Schiff,
ma una eco e una reminiscenza del
tema sul quale tutta lopera costruita e che conclude come un addio, con la nostalgia e il rimpianto
del commiato. A differenza della e-

sposizione iniziale, nella ripetizione


lAria va pi sussurrata che declamata tanto che, per eliminare ogni
forma di assertivit, di norma non se
ne eseguono i ritornelli. Credo che
Schiff queste cose le sappia benis-

simo ma voglia dirci: io suono esattamente le note che trovo scritte e


non intendo aggiungervi alcuna mia
personale interpretazione: quella
gliela date voi. Vi sembra giusto?

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Addio a Carla Accardi, donna darte e di impegno
Il mondo dellarte perde una delle
pi significative artiste italiane. Si
spenta il 23 febbraio scorso, ad 89
anni, la pittrice Carla Accardi. Il decesso, dopo un ricovero in ospedale, avvenuto a Roma, citt che
laveva accolta dopo che, giovanissima, aveva lasciato la sua Sicilia,
era originaria di Trapani, per raggiungere la capitale ed esordire in
un periodo ricco di sperimentazioni
artistiche.
Ventenne, unica donna, tra i fondatori del gruppo Forma 1, che
nasce nel 1947 per iniziativa di Dorazio, Perilli, Consagra, Turcato e di
Antonio Sanfilippo, che diventer
suo marito nel 1949. Il gruppo era
solito riunirsi intorno alla Libreria
Age d'Or di via del Babuino, nel
cuore di Roma, e proprio questo indirizzo sar quello in cui la Accardi
vivr per tutta la sua vita, senza mai

smettere di lavorare. Poco prima


della morte lartista, quasi 90enne,
stava preparando opere per una futura mostra in Belgio.
Regina dellinformale, sulla scia di
quegli irascibili americani che amava tanto, Pollock, Kline e Rothko,
elabora una sua cifra stilistica caratterizzata da segni bianchi su fondi
neri, poi colorati in tinte e forme diverse sul fondo della tela. Nel 1965
la Accardi abbandona i colori classici a favore di vernici colorate e fluorescenti che applica su supporti plastici trasparenti, il sicofoil, uscendo
cos dalla dimensione bidimensionale del quadro e coinvolgendo lo
spazio, con opere che diventano
installazioni. Modello che sar
guardato come imprescindibile dagli
artisti della futura Arte Povera.
Notata a livello internazionale nel
1964 alla Biennale di Venezia, a cui

torner in anni recenti come Consigliere, la Accardi stata anche militante e pioniera del femminismo italiano, insieme a unaltra grande presenza a cavallo tra politica e arte:
Carla Lonzi. Entrambe fecero parte
del gruppo Rivolta femminile.
La ricerca di Carla Accardi, portata
vanti soprattutto nella direzione
dell'automatismo segnico, rimane
una tappa fondamentale della pittura italiana del secondo Novecento.
Arte astratta dunque, ma con
unidea bene precisa: Io sono per
una pittura che veramente astratta, per con un contenuto attuale,
ha detto una volta.
Addio dunque a questa grande artista, che possiamo scoprire o riscoprire dal vivo andando al Museo del
900, dove sono esposti alcuni dei
suoi lavori segnici e gestuali.

Wunderkammer - Le stanze delle meraviglie


Cerano una volta le Wunderkammer: stanze delle meraviglie, vanto
di sovrani e signori dEuropa in epoca rinascimentale, che non contenti
di collezionare opere darte tradizionali, misero insieme stupefacenti
collezioni di pezzi rari, curiosi ed
esotici, naturalia et artificialia, per la
gioia degli occhi e lo stupore dei visitatori ammirati.
Oggi le Wunderkammer ritornano, a
Milano, grazie a una mostra divisa
tra due importanti musei, uno storico e uno recente, a pochi passi di
distanza. Le Gallerie dItalia di Intesa Sanpaolo e il Museo Poldi Pezzoli, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, presentano
infatti Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi.
Lesposizione racconta i rapporti tra
arte, natura e meraviglia, spaziando
dallantico al contemporaneo con un
approccio multidisciplinare. Accostando a opere e manufatti cinque seicenteschi di collezioni italiane
opere darte contemporanea, la mo-

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stra intende stimolare il visitatore a


rintracciare analogie, rimandi e corrispondenze tra i significati implicati
nel complesso fenomeno delle
Wunderkammern, tema gi affrontato dalla storica dellarte Adalgisa
Lugli nella Biennale veneziana su
arte e scienza del 1986.
In principio fu lItalia, Paese in cui
scienziati, principi e regnanti, seguiti
dai loro colleghi austriaci, tedeschi e
boemi iniziarono a costituire delle
raccolte in cui le scienze, la natura e
le creazioni artistiche trovavano un
equilibrio di reciproca compenetrazione.
Al Museo Poldi Pezzoli, tempio del
collezionismo privato e custode di
oggetti da Wunderkammer esso
stesso, sono riunite per la prima volta insieme le raccolte enciclopediche dei bolognesi Ulisse Aldrovandi
e Ferdinando Cospi e del milanese
Manfredo Settala, possessori di alcune tra le raccolte pi ricche e curiose del tempo. Veri detentori del
mondo in una stanza, elementi del

mondo minerale, vegetale e animale


venivano combinati tra loro o integrati in raffinati capolavori di oreficeria e arti decorative - gli artificialia o addirittura accostati a oggetti stupefacenti e curiosit esotiche provenienti dal Nuovo Mondo. Pesci
palla, denti di narvalo, nautilus, coccodrilli, coralli e teschi sono solo alcuni degli oggetti pi apprezzati dal
collezionismo dellepoca.
Se al Poldi Pezzoli prevalgono dunque i pezzi depoca, alle Gallerie
dItalia ecco invece che alla storia si
integra anche, in maniera curiosa,
larte contemporanea. Le stanze
delle meraviglie vennero smantellate e i pezzi dispersi nel corso degli
anni, ed proprio questo fenomeno
che vanno a indagare artisti come
Emilio Isgr ed Elisa Sighicelli, che
aprono il percorso ad altri grandi,
uno su tutti Marchel Duchamp, che
affrontarono nelle loro opere la presenza del meraviglioso attraverso
lutilizzo di materiali eterogenei o

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accostamenti di naturalia e artificialia.
Due sono i grandi temi che guidano
il visitatore: una prima sezione permette di illustrare il desiderio di contenere entro quattro pareti (che si
tratti di uno stipo, scatola, valigia o
stanza), il repertorio esaustivo di un
mondo. In questa sezione, sono
presentate opere di Alik Cavaliere,
Giuliana Cuneaz, Marcel Duchamp
e Emilio Isgr. Una seconda sezione indaga invece il rapporto dialetti-

co che intercorre tra arte e natura


nella contemporaneit, tra homo
faber e mondo naturale, che pone la
natura come alternativa nella creazione darte e per superare la dimensione a volte troppo scientifica
del quotidiano. Ed questa la natura indagata dalle magnifiche e allo
stesso tempo macabre ali di farfalle
di Damien Hirst, dai reperti di Jannis
Kounellis, dalle ricostruzioni di Piero
Manzoni, Mario Merz e Studio Azzurro.

Wunderkammer. Arte, Natura,


Meraviglia ieri e oggi fino al 2
marzo Sedi: Gallerie dItalia e Museo Poldi Pezzoli Costi: Gallerie
dItalia ingresso gratuito, Poldi Pezzoli ingresso ridotto presentando il
tagliando delle Gallerie dItalia. Orari: Poldi Pezzoli: 10.00 alle 18.00,
marted chiuso. Gallerie dItalia: Da
marted a domenica dalle 9.30 alle
19.30, Gioved dalle 9.30 alle 22.30

Van Gogh Alive


Appassionati di Van Gogh? In attesa, forse, della retrospettiva dedicata allartista prevista per lautunno
2014, si potr prender confidenza
con le opere del grande maestro
olandese gi da oggi, attraverso
una esperienza sensoriale che ha
gi avuto un incredibile successo di
pubblico.
Van Gogh Alive un progetto ambizioso e itinerante. Chiamarlo mostra
sicuramente fuorviante perch di
dipinti, disegni, carte o creazioni originali non ce ne sono. Ci sono per grandi megaschermi che proiettano oltre tremila immagini in altissima definizione grazie al sistema
Sensory4, e che permettono una
visione ravvicinata di dipinti, lettere,
disegni, appunti e particolari di opere, in alcuni casi non facilmente godibili con la classica esposizione
museale.
Quello che si compone davanti agli
occhi del visitatore un museo im-

possibile nella realt, che raggruppa


per nuclei tematici le fasi della vita
dellartista, con i suoi viaggi e i suoi
periodi: dagli esordi contadini di
Van Gogh, agli autoritratti, dalla
passione per le stampe giapponesi
alle lettere scambiate con lamato
fratello Theo, fino naturalmente ai
capolavori pi noti, amati e soprattutto sofferti durante la creazione
stessa.
Alcuni effetti sono di grande impatto: le luci delle finestre della Terrazza del caff di notte che si accendono pian piano, le stelle meravigliose della Notte stellata che
prendono vita, i rami di mandorlo in
fiore che scorrono tutti intorno allo
spettatore come in un rullo continuo,
i corvi che prendono il volo e scappano dopo lassordante sparo nei
campi di grano, segno della parabola finale della vita di Van Gogh.
Musiche, luci e proiezioni, per la durata di unora circa, serviranno per

suggestionare lo spettatore, che


magari digiuno dellopera di Van
Gogh, potr gradatamente avvicinarsi al suo mondo, cos tormentato
e a volte infelice, ma dal quale, grazie anche alle citazioni proiettate,
potr scoprire un uomo turbato ma
vitale, amante della pittura, innamorato della sua arte e a volte sognatore.
Certo che il biglietto dingresso
non tra i pi economici. Forse,
una maggiore oscurit della sala e
unatmosfera pi raccolta nel complesso, avrebbe reso il tutto ancora
pi suggestivo.
Van Gogh Alive. The experience,
Milano Fino al 9 Marzo, presso la
Fabbrica del Vapore via Procaccini
Orari: luned, marted, mercoled,
venerd e domenica dalle 10:00 alle
20:00; gioved e sabato dalle 10:00
alle 23:00 Costo del biglietto: intero
12, ridotto 10, scuole 6

105 disegni di grandi artisti per il Museo Diocesano


Una nuova collezione arricchir il
gi nutrito percorso artistico del Museo Diocesano di Milano. Da venerd 24 gennaio sar infatti possibile
ammirare un nuovo lascito, esposto
insieme alla collezioni vescovili e
della diocesi, donato al Museo dal
grande collezionista e uomo daffari
Antonio Sozzani. Centocinque disegni, perlopi inediti, saranno esposti
in maniera permanente dopo un
lungo restauro che ha visto protagonisti non solo queste preziose e
delicate opere, ma anche le loro
cornici originali.
Sozzani, uomo di spicco della finanza milanese e grande collezionista
di arte dellOttocento francese, su
consiglio di Giovanni Testori, amico
e consigliere, inizia a comprare e
collezionare disegni su carta di molti
significativi maestri, italiani e non,
mettendo insieme una ricca collezione di cui Testori stesso assunse
la guida scientifica.

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Forse fu su consiglio di un altro amico, quellAlberto Crespi gi donatore dellomonima collezione Crespi
di fondi oro italiani, depositata presso lo stesso Diocesano, che Sozzani decise di donare anche i suoi disegni al Museo. Con delle clausole
ben precise: i disegni dovevano essere esposti tutti e tutti insieme, con
le loro cornici, e mai conservati o
esposti diversamente.
La raccolta Sozzani costituita da
disegni databili dal XV al XX secolo,
eseguiti da artisti principalmente italiani e stranieri, soprattutto francesi,
offrendo una ricca variet di fogli
riconducibili a scuole diverse, per
epoca e geografia. Tra questi, per la
sezione antica, spiccano i nomi di
Matteo Rosselli, Luca Cambiaso,
Bartolomeo Passarotti, Ludovico
Carracci, Guercino, Elisabetta Sirani, Gian Lorenzo Bernini, Carlo
Francesco Nuvolone, Francisco
Goya, e altri ancora.

Cospicuo anche il nucleo di disegni attribuiti a maestri dellOttocento


francese e dellImpressionismo,
come Jacques Louis David, JeanAuguste-Dominique Ingres, Camille
Corot, Eugne Delacroix, Thodore
Gericault, Gustave Courbet, douard Manet, Auguste Rodin, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir,
Camille Pisarro, Paul Gauguin, Vincent van Gogh.
Per il Novecento sono presenti alcuni lavori di autori quali Lucio Fontana, Jaques Lipchitz, Marcello Dudovich, Jean Cocteau, Balthus, Toti
Scialoja, Graham Sutherland.
Lapertura di questa nuova sezione
sar accompagnata da un catalogo
scientifico, a cura di Paolo Biscottini
e Giulio Bora, che propone, oltre ai
saggi introduttivi sulla storia e sullo
studio scientifico della collezione
Sozzani, la pubblicazione integrale
dei disegni, quasi tutti inediti, corredata da una documentazione fotografica e da schede scientifiche.

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La collezione Antonio Sozzani Museo Diocesano di Milano (Milano,


c.so Porta Ticinese 95)

Dal 24 gennaio 2014 Orari di apertura: marted - domenica, 10.0018.00 (la biglietteria chiude alle ore

17.30) Ingresso: intero: 8.00, Ridotto: 5.00, marted 4 euro

Kandinsky e la nascita della pittura astratta


Che cos lastrattismo? Che significato hanno cerchi, linee, macchie di
colori a prima vista casuali ma di
gran impatto visivo? C qualcosa
oltre la superficie del quadro? Per
rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti
pi significativi del secolo scorso:
Vassily Kandinsky.
Sono oltre 80 le opere in mostra,
tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e tutte firmate dal padre dellastrattismo. Una esposizione che offre una panoramica completa dellevoluzione dellartista, partito da una figurazione semplice e
legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie
artistiche pi interessanti del 900.
Un percorso di ricerca lungo e fatto
di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come
qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.
Lapertura di grande impatto, con
la ricostruzione, per la prima volta
portata
fuori
dalla
Francia,
dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean
Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque
guazzi originali con cui Kandinsky
decor il salone ottagonale della
Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930.
Il percorso prosegue poi in ordine
cronologico, esaminando le tante
fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle
prime opere lartista russo dimostra
una passione per il colore, le atmo-

sfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti
che sperimentano con lui un tipo di
arte ancora di gusto Art Nouveau:
il momento del gruppo Phalanx.
Dopo viaggi che lo conducono in
giro per il mondo insieme alla nuova
compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo
dopo passo, nascer lastrattismo.
Gradatamente i disegni si fanno
piatti, il colore prende piede e nel
1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista,
una valenza e un significato unico e
fondamentale.
Nel 1912, in compagnia dellamico
Franz Marc, nascer il celebre
Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a
breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di
Kandinsky sullarte astratta.
Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una
fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922
accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a

Dessau come insegnante. Dopo la


chiusura nazista di questa prestigiosa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit
del cubismo e del surrealismo, corrente questultima, che influenzer
fortemente gli ultimi lavori dellartista.
Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli
blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto
amata della ville lumiere lasceranno
unultima suggestione nelle grandi
composizioni cos come nei piccoli
dipinti su cartone che Kandinsky
cre durante la Guerra.
In mostra sono presenti alcune delle
opere pi significative dellartista,
quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don
allamata moglie Nina, e che danno
quindi il resoconto esatto di unarte
che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi
irascibili, cos come, larte astratta
e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo
che ebbe il coraggio di dire che le
forme e i colori sono fondamentali,
spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di
chi la crea e di chi la guarda.
Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio
2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal
marted alla domenica: 9.30 - 19.30
gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5

La genesi dellopera di Pellizza da Volpedo


Il Quarto Stato, opera che inizia
simbolicamente il percorso del Museo del 900, viene ora studiato e
indagato nella sua genesi lunghissima, dieci anni, che ha portato al
suo compimento definitivo. A cura di
Aurora Scotti, la mostra presenta
circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti
nello spazio mostre al piano terra
del museo e una radiografia a grandezza naturale dellopera.
Cos come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica
sottoscrizione - il Museo chieder ai
cittadini e ai visitatori di esprimere il
loro parere in merito a un eventuale
spostamento del capolavoro di Pel-

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lizza, trasformando cos l'atrio in sala museale.


Lartista, partendo da una formazione filosofico - storica, sente la necessit di trattare temi allora attuali
come le problematiche sociali e politiche dellItalia unita, in particolare
quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in
disegni e bozzetti ad olio realizzati
dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva
trattare temi di assoluta contemporaneit.
Il lungo iter progettuale dellopera
segnato da due tappe fondamentali:
Ambasciatori della fame (1892) e
Fiumana (1895-96). Una lunga elaborazione che rese lartista consa-

pevole della propria missione intellettuale. A ogni fase corrisponde infatti una peculiare sperimentazione
compositiva e tecnica, il cui sviluppo
pu essere seguito lungo le tre sezioni della mostra, dove sono esposti i bozzetti, i disegni preparatori e
alcune analisi radiografiche.
La prima versione dellopera Ambasciatori della fame, e gi da questa versione Pellizza sceglie il luogo
e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile di
antica data. Nella luce di un mattino
primaverile - il 25 aprile sullimbocco di Via del Torraglio,
Pellizza fece avanzare un gruppo di
lavoratori guidati da due portavoce

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dal piglio deciso in primo piano e
affiancati da un ragazzo pi giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro
di pi grandi dimensioni, cercando
di mettere meglio a fuoco il gruppo
centrale dei personaggi. Abbandonata la tecnica a larghe pennellate,
adotta una tecnica divisionista a
piccoli punti e linee di colori disposti
in modo puro sulla tela, per raggiungere effetti di luminosit ed espressivit. Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza elimin il
punto di vista dallalto per una presa
diretta frontale dei suoi protagonisti:
numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due
capi della rivolta affiancati ora da
una donna con un bimbo in braccio,
ritratto di Teresa, moglie dellartista.

Di l a poco vedr la luce Fiumana, il


cui titolo allusivo allingrossarsi
della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntando sulla diffusione del messaggio
idealmente rivolto a tutti i lavoratori
e sulladesione di massa ad esso.
Nel 1898 Pellizza decise di riaffrontare il tema su una tela ancora pi
grande, ricominciando a eseguire
disegni per tutte le figure e facendo
nel 1899 un nuovo bozzetto dalle
cromie calde e intense a cui diede
per titolo Il cammino dei lavoratori.
Ancora una volta alla rielaborazione
pittorica il pittore accompagn letture sempre pi attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un nuovo
cambio dimpostazione, sostituendo
alla massa indistinta di lavoratori
una sequenza di uomini e qualche
donna disposti su pi file a occupare tutta la scena.

A questa tela Pellizza lavor incessantemente dal 1898 al 1901,


quando scelse di intitolarla Il Quarto
stato. La tela divenuta dunque il
simbolo della fiducia che il cammino
di lavoratori avrebbe portato ad un
futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del
Ventesimo secolo. Una mostra per
ripercorrere gli studi, i disegni e i
tentativi che hanno preceduto
lopera, divenuta un simbolo universale e che ora diventer uno dei
simboli di Expo 2015.
Giuseppe Pellizza da Volpedo e il
Quarto Stato. Dieci anni di ricerca
appassionata Museo del '900 Spazio mostre fino al 9 marzo 2014 Costo: intero 5, ridotto 3 Orari: lun.
14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e dom.
9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 - 22.30

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale
per il futuro, cos come, in passato,
Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino
che questanno celebra il suo
1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la
Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura
temporale, significativa per la citt,
dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.
Il Museo un piccolo gioiello, per la
qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.
Larchitetto Guido Canalico lo ha
concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi
in cui riassunta la vera anima del
Duomo: oltre duecento sculture, pi

di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso

un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture


che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,
con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva
davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del
Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.
Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,
ricchissimo museo non potr che
andare a raccontare ancora meglio
una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della
prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in
quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo
stesso.
Museo del Duomo Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale
del 2004, e una monografica di
stampe al Museo del Novecento
questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposi-

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

zione: le opere della collezione di


Peter Brant. La mostra si presenta
subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di
Pittsburgh, comprendente alcune

delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra dipinti, serigrafie, sculture e fotografie.

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La mostra, curata da Francesco
Bonami e dallo stesso Peter Brant,
sar unoccasione interessante per
approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola,
di Andy Warhol, artista invece ben
pi complesso e tormentato. Peter
Brant, magnate americano, fu intimo
amico di Warhol, e ad appena
ventanni inizi a comprare i lavori
dellartista, partendo proprio dalla
famosa lattina di zuppa Campbell
riprodotta da Warhol.
Sar un legame lungo tutto una vita
quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero
e segnarono insieme i pazzi anni
60 e 70 della scena newyorchese.
Un sodalizio di vita e lavoro il loro,
che sfocer nella collaborazione
tramite la rivista Interview, fondata
dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa
editrice dopo la morte dellamico,
avvenuta nel 1987 in seguito ad
unoperazione chirurgica finita male.
La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione
warholiana. Attraverso un percorso
cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e
pubblicitario, famoso gi allepoca
per rivoluzionari e particolarissimi
disegni di calzature femminili e per il
suo atteggiamento irriverente.
La pubblicit per era solo linizio.
Warhol voleva far parte dellelite ar-

tistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che
coinvolgeva tutti gli americani, dal
Presidente alluomo comune. Il suo
universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e
tanti altri divi osannati dallAmerica,
e che per ebbero anche, quasi
Warhol fosse stato un profeta, fini
tragiche o destini infelici. Come a
dire, lapparenza, nonostante i colori
e i sorrisi smaglianti, inganna.
Una presa di coscienza di quello
che lamericano medio aveva sotto
gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol
ripropose ingrandito, ripetuto fino
allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza
mai criticare. Anzi. La pop art di
Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo
smodato o il capitalismo. Warhol
stesso ci era cresciuto, e la cosa pi
naturale per lui era proprio partire
da quello che conosceva meglio e
che poteva riguardare tutti. Senza
messaggi nascosti o significati troppo profondi.
Oltre ai famosi Flowers multicolor e
ai ritratti di Mao, paradossale vera
icona pop, la mostra propone anche
le rielaborazioni che Warhol fece di
un grande classico come lUltima
Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle
polaroid che amava tanto, e che u-

sava per riprendere anche i suoi


amici Mick Jagger, Diana Ross e
Jane Fonda. Tutti presenti in mostra.
Emerge cos un Warhol non solo
mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in
cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma
anche un Warhol pi introverso,
spaventato forse da quella celebrit
raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti
vittima di un tentato omicidio, per
mano di una femminista, e dal quale
si salv per miracolo nel 1968.
Vittima di un diverso colpo di arma
da fuoco fu invece una delle opere
pi famose di Warhol, una Marilyn
blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza
motivo da unamica dellartista nel
1964. Da quella data lopera venne
chiamata, per lappunto, Blue Shoot
Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui
osservava quasi in disparte, dietro i
suoi occhiali da sole e al riparo di
una parrucca argentata.
Warhol, dalla collezione Peter
Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30
Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30
Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50
euro.

LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Francesca Bosi Sgorbati
Guida pettegola al settecento francese
Sellerio Editore, 2013
pp. 360, 18 euro
Mercoled 26 febbraio ore 18,15 il
libro verr presentato a Palazzo
Sormani, sala del Grechetto, via F.
Sforza 7, Milano con Lina Sotis, Paolo Bonaccorsi, Giovanni Tamborrino a cura di Unione Lettori Italiani
Milano
In societ, in tutte le societ, esiste
un solo indice del successo raggiunto: la quantit di pettegolezzi che
vespeggiano sul soggetto. Un uomo o una donna che non possono
vantare aneddoti o dicerie sul proprio conto sono esseri senza rilevanza, sicuramente senza importanza.

n. 08 VI - 26 febbraio 2014

Nullit avvolte di niente. Le riconosciute grandi pulsioni della vita, fame, potere, sesso e snobismo sono
dimenticabili senza aggettivi, indimenticabili se tramandate con
lenfasi e la fantasia appropriata alla
storia raccontata. Il pettegolezzo
un arte, che non ha niente a che
fare con la maldicenza e il settecento il secolo che incorona, sovrana,
questa arte. Per capire quanto sia
alata, sfrangiata, timida, sfrontata,
ritrosa, sfacciata questa creativit
estetizzata non resta che bagnarsi,
immergersi e infine naufragare, felici, in questo mare di sapienza, dolce e salata, sempre informata, che

il libro di Francesca Sgorbati Bosi


Guida pettegola al Settecento francese. Divertimento puro, ma anche
severa riprova di come ci siamo arrugginiti nellarte del riferire .
Dove finito lo smalto, il capriccio,
lallegria, del raccontar scortese?
Dove la fantasia che colora ogni
diceria? I nostri pettegolezzi sono
freddi come twitter, distanti come
una confezione di plastica, irraggiungibili come una dichiarazione su
facebook. Non sono arte sono un
passatempo. Di un tempo senza
protagonisti.
Non vi racconteremo i pettegolezzi
narrati dalla Sgorbati Bosi, inutile

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rubare una goccia a una cascata,


tuffatevi. Ma prima di prendere il volo sappiate che nuoterete in mille
stili, senza stancarvi mai, perch i
pettegolezzi di una societ sono la
storia di una societ e voi vi state
immergendo in un secolo di adulteri,
amanti, amori, poteri, miserie, gran-

dezze, infamit, che hanno fatto di


questo periodo il secolo della leggerezza. Essendo lumano pesante
solo larte del pettegolezzo poteva
renderlo leggero.
Ritrovatevi in questi versi: In amore
solo linizio incantevole. / Non c

d stupirsi se ci si diverte a ricominciare spesso".


La conclusione bionda: grazie
Francesca Sgorbati Bosi di questo
divertimento.
Lina Sotis

CINEMA
questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
The wolf of Wall street
di Martin Scorsese [USA, 2013, 180']
con Leonardo Di Caprio, Johan Hill, Mattew Mc Conaughey, Margot Robbie, Jean Dujardin
The wolf of Wall Street un viaggio
vorticoso e senza pause nello sporco sporco della finanza americana
che Martin Scorsese affronta in modo estremo, attraverso la rappresentazione quasi epica della storia
di un protagonista di quel mondo.
Jordan
Belfort,
(autore
dellautobiografia che ha ispirato il
film, vero broker rampante, condannato e finito in galera per frode),
Wolfy giovane broker ambizioso,
che si affaccia a Wall Street nel luned nero del 1987 e da l dal niente
inizia la sua scalata. Personaggio
eccessivo in tutto, senza scrupoli n
morale, fa scomparire nel nostro
immaginario il Gekko di Michael
Douglas, precedente riferimento cinematografico di quel mondo, che a
confronto appare una figurina bidimensionale di trascurabile cattiveria.
Berfort un americano (Questo il
paese delle opportunit, questa
lAmerica, questa casa mia) con
vertigini di onnipotenza, vuole successo, bella vita, denaro, fino a non
sapere dove metterlo e che farne.
Consapevole di stare per diventare
una leggenda, determinato e carismatico al punto di essere capace

di modellare la corte di cui si circonda a sua immagine e somiglianza, dominatore di un mondo straordinariamente vorace dove il denaro
al centro di tutto, dove chi comanda e chi comandato sta nello
stesso cerchio, nella stessa area di
amoralit e sopporta, anzi va in cerca di umiliazioni per soddisfare vanit (la segretaria che si fa rasare a
pagamento per pagarsi il chirurgo
plastico).
Tutto il film costruito sullo sguardo
e sul linguaggio di Belfort, a cui d
corpo, con fisicit da Actors Studio,
un Leonardo Di Caprio perfettamente calato nella parte (ha gi vinto il
Golden Globe ed in corsa per
lOscar, ci crede talmente tanto che
ha coprodotto) che incarna la rappresentazione di unamoralit ossessiva e compulsiva, attraverso un
catalogo esagerato di truffe trasgressioni e dipendenze, dal denaro, alle droghe, al sesso consumato,
al linguaggio pesantemente farcito
dal turpiloquio.
Scorsese interessato alla rappresentazione esclusiva di un mondo,
certo un microcosmo, alle sue dinamiche e alle relazioni che vi si
sviluppano, relazioni dove sono

banditi sentimenti e sensi di colpa, e


lo rappresenta in maniera suntuosa
con estremo realismo e verosimiglianza senza accenni di piet e di
condanna. E restituisce magistralmente un mondo che eccezione
grottesca del vero, dove tutto rimane circoscritto e confinato in un recinto, e il contesto, il fuori, il mondo
della normalit, non viene rappresentato, non interessa.
Non ci sono svolte, ravvedimenti e
catarsi, il giudizio morale escluso
e anche il finale resta coerente con
il proverbiale il lupo perde il pelo
ma non il vizio: facile che vendimi
questa penna, diventi battuta riconoscibile e citata a profusione.
Travolgente Di Caprio e comprimari
eccellenti: Matthew MCConaughey,
lucido e spietato nella sua follia, e
soprattutto Johan Hill, spalla umoristica del protagonista con cui
sempre in perfetta sintonia.
Colonna sonora accattivante che
sottolinea con ironia le situazioni,
brani di Elmore James, Bo Diddley,
Sonic Youth, Devo e Gloria di Umberto Tozzi che accompagna il grottesco naufragio.
Hellzapoppin

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org
Sfavillanti Jewels alla Scala
Il prossimo 9 marzo al Teatro alla
Scala di Milano ci sar la Prima di
Jewels, un particolare trittico di danza firmato George Balanchine.
Grandissime le coppie di artisti ospiti, Natalja Osipova e Ivan Vasilev,
principal allABT (American Ballet
Theatre) ed toile al Teatro Michajlovskij di San Pietroburgo, e poi Po-

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lina Semionova, prima ballerina alla


Staatsoper di Berlino, con Friedemann Vogel, principal allo Stuttgarter Ballett.
George Balanchine ricorda di essere un Orientale dalla Georgia caucasica e che quindi ha sempre
amato i gioielli [] e ama i colori
delle gemme e la bellezza delle pie-

tre preziose sui costumi di scena.


Quando nel 1964 conobbe il gioielliere Claude Arpels, che gli mostr il
proprio atelier sulla Quinta Strada
(5th Avenue) di New York, Balanchine ebbe lidea per un balletto dal
titolo Jewels (gioielli). Inizialmente
lidea comprendeva un balletto in
quattro parti, dedicati alle pietre pi

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preziose, Emeralds (smeraldi) su
musica di Gabriel Faur, Rubies
(rubini) su musica di Igor Stravinskij, Diamonds (diamanti) su musica
di Ptr Ili ajkovskij e Sapphires
(zaffiri) sulla musica dodecafonica di
Arnold Schoenberg. Tuttavia, il colore degli zaffiri non adatto al palco
e alle luci di scena, per cui decise di
ridurre a un trittico, dedicandolo alle
tre scuole (fisicamente intese, ma
anche metaforicamente come stili)
di danza che hanno formato il grande coreografo: la scuola francese
dellOpra di Parigi, la scuola americana da Balanchine stesso fondata
del New York City Ballet (NYCB) e
la scuola imperiale di San Pietroburgo (quando ancora era sotto gli
zar).
Emeralds una coreografia arrangiata su Pellas et Mlisande e
Shylock di Faur, danzata da due
coppie principali e da dieci ballerine
di corpo di ballo. Le donne vestono
con con degas vergi, i tut lunghi al
polpaccio e morbidi (quelli di Giselle), tipici del romanticismo francese.
Le danze si caratterizzano per la
delicatezza, la leggerezza e la quasi
trasognanza (nel senso filosofico
che gli attribuisce il surrazionalista
francese Bachelard) delle pose e

dei passaggi sia nei pas de deux sia


nella coda, richiamando la Francia
delleleganza e delle raffinatezze del
tardo Ottocento. In questa prima
parte si esibiranno i solisti e il corpo
di ballo interni del Teatro alla Scala.
Rubies arrangiata sul Capriccio
per piano e orchestra di Stravinskij
e rappresenta la frizzante e nuova
America, piena di luci, vitalit e
musical. Le danzatrici, compresa
quella della coppia principale, vestono, infatti, solo un body rosso
acceso (con un cortissimo gonnellino arricciato) su collant e punte
bianche. Rispetto al precedente
pezzo, Rubies si caratterizza subito
per esplosivit: gli atletici passi della
tecnica Balanchine sono qui pi evidenti (come lestroflessione del
bacino o le gambe sollevate agilmente a 180). Il capriccio si evidenzia nella fantasia dei passaggi e
apparente libert dei movimenti
grazie a un ritmato picchiare sul
pianoforte. Per questo pezzo la
coppia principale alla Prima scaligera sar formata dai giovanissimi e
da poco americanizzati Natalja Osipova e Ivan Vasilev, che nel loro
cavallo di battaglia, il Don Chisciotte, sono gi abituati alla vitalit dei

personaggi di carattere e alla mimica evidente del volto e delle braccia.


Diamonds arrangiata sulla Sinfonia n 3 in Re maggiore di ajkovskij, danzata da una coppia principale alcuni solisti e un ampio corpo di ballo, per un totale di trentaquattro danzatori. Le ballerine vestono i tardoromantici tut a disco
(quelli dei cigni nel Lago dei cigni): il
grande numero di comparse in scena, insieme al tut a disco e ai virtuosismi tecnici, ricorda la grande
stagione zarina di Petipa presso i
Teatri Imperiali di San Pietroburgo e
Mosca. Infatti, la coreografia disegnata con ensemble del corpo di
ballo e dei solisti, pas de deux della
coppia principale, ensemble con variazioni dei ballerini principali e superba polonaise (polacca) finale di
tutti i danzatori. La danza della coppia principale caratterizzata dal
virtuosismo tecnico nella migliore
tradizione russa (che ancora oggi
permane) e sar interpretata da Polina Semionova e Fridemann Vogel,
due giovani e atletici danzatori in
Germania, gi da tempo amici e ospiti del Teatro alla Scala di Milano.
Domenico G. Muscianisi

GALLERY

VIDEO

EMANUELE PATTI: ARCI E EXPO2015


http://youtu.be/RMmwIo5q_p8

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