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numero 6 anno VI 12 febbraio 2014


edizione stampabile

Luca Beltrami Gadola


MILANO: MALPENSA - LINATE ATTERRAGGIO FORZATO
Giuseppe Longhi
ASSOLOMBARDA E FAR VOLARE MILANO.
FORTUNATAMENTE NON UNA METAFORA
Mario Brianza e Alessandro Sinatra
GLI AEROPORTI MILANESI E IL COSTO DELL'INCERTEZZA
Giuseppe Natale
NUTRIRE IL CEMENTO ENERGIA PER LA MORTE AMBIENTALE
Giulia Mattace Raso
SCEGLIERE PRIMA PER NON PIANGERE POI: PRIMARIE PD
Giuseppe Gario
RICOSTRUIRE IL PAESE: DIPENDE DA NOI. A DIRLA TUTTA
Renzo Riboldazzi
PER LA BELLEZZA DI MILANO LARREDO URBANO NON BASTA
Fiorello Cortiana
IL DOPO EXPO. SENZA CHIAREZZA NON SI VA DA NESSUNA
PARTE
Sergio Vicario
LITALIA, LEUROPA E LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE
Marco Ponti
AUTOBUS POLACCHI E INEFFICIENZA ITALIANA
Rita Bramante
BUON COMPLEANNO SCUOLA NATURA!
Giancarlo Briguglia
EXPLOG. PREMIO PER BLOGGER
VIDEO
DIANA DA MARCHI e ALESSANDRO ALFIERI
CANDIDATI ALLA SEGRETERIA REGIONALE DEL PD
SUGGERIMENTO MUSICALE
ELI ELI - A WALK TO CEASAREA canta Sophie Milman
RUBRICHE DI ATTUALIT
CINEMA - Anonimi milanesi
MUSICA - a cura di Paolo Viola
ARTE - a cura di Virginia Colombo
LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero
SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi
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MILANO: MALPENSA - LINATE ATTERRAGGIO FORZATO


Luca Beltrami Gadola
Quanto andr avanti il tormentone
degli scali milanesi? Una previsione
impossibile perch il tumulto della
politica non perdona e ogni pretesto
buono per rinfacciarsi colpe; troppa carne al fuoco: Expo2015, le sorti del governo - tra rimpasto, rimpastino, elezioni anticipate, lotta Renzi-Letta - la crisi economica e se
non bastasse il dissesto idrogeologico con la sua scia di responsabilit e i casi di corruzione che non lasciano passare giorno senza novit.
In ogni caso dovremmo averci fatto
il callo, dolente.
Anche da questa vicenda per se
ne cavano sgradevoli sensazioni:
chi sa davvero come stanno le cose
si guarda bene dal dirlo e, ancor
peggio, si ha la sensazione di non
essere padroni dei propri destini. La
vicenda Alitalia - Etihad Airways
esemplare da questo punto di vista
per pi motivi.
Il nuovo cavaliere bianco arabo dovrebbe versare 300 milioni per un
aumento di capitale di Alitalia e
questo sarebbe il risultato del viaggio del primo ministro Letta negli
Emirati Arabi, cifra modesta ma che
forse basta a calmare lallarme dei
famosi cavalieri di berlusconiana
memoria, delle banche (terrorizzati
tutti da un fallimento con relative
perdite) e a tirare in l il problema

delloccupazione in Alitalia, almeno


fino al prossimo scontro elettorale.
Come si vede un programma di
ampio respiro, il desiderio di giocare
un ruolo degno della settima potenza industriale, di giocarlo anche nel
difficile scacchiere del trasporto aereo. Sogni di gloria, sogni. La verit
sta altrove. La partita degli scali milanesi la giocher James Hogan, il
CEO di Etihad Airways. E queste
partite nellinteresse dei suoi padroni le sa giocare bene, forte di un invidiabile curriculum che lo ha visto
in British Midland Internazionale,Hertz, Forte Hotels, e Gulf Air. Ha
curato per la sua attuale compagnia
le acquisizioni di quote di minoranza
di Air Berlin (29,21 %), Air Seychelles (40 %), Aer Lingus (2,987 %),
Virgin Australia (9,99 %), Air Serbia
e Darwin Airline (33 %). Attualmente
fa parte del Comitato Esecutivo del
Consiglio Mondiale del turismo ed
membro del consiglio della International Air Transport Association (IATA).
Un vispo ragazzo sulla sessantina
considerato uno dei player mondiali
del trasporto aereo. Ecco con chi si
andr a trattare del destino di Alitalia e degli aeroporti Italiani e milanesi: se gli interessano decider lui,
se non gli interessano moller Alitalia e i suoi slot. Un personaggio che
per il modo casual di vestire e per

corporatura ricorda il buon Marchionne. E non solo per questo.


Uomo avvisato mezzo salvato. Chi
tratter con lui per il nostro Paese?
Mi viene male a pensarci. Uno dei
nostri civil servant di quelli che hanno un solo problema: che faccio
fare a mia moglie?
Immagino la preoccupazione di Giuliano Pisapia, impegnato com in
questa intricata vicenda con il terribile handicap di chi costretto a
giocare con giocatori non suoi.
Ma non solo questa sensazione
da pedina nelle mani altrui a non
allargare il cuore: c anche quella
di vedere che, come ci confrontiamo
con gli altri Paesi, i nostri programmi
sono datati, sono a rimorchio delle
iniziative altrui, scontano una sorta
di seconda genitura.
Sia chiaro, i soldi che non abbiamo
non sono tutto, forse sono le idee,
quelle fresche, che ci sono venute a
mancare oppure chi le ha non riesce a trasferirle alla classe politica
sempre distratta o meglio attenta al
pollaio.
Renzi ci promette un ricambio, non
so se avverr, ma lunica carta
che ci resta. Se dovesse tornare
Berlusconi le idee che metter in
campo sono quelle sue coetanee e
stiamo peggio. Magari insieme alla
Lega che per idee non brilla (moneta sussidiaria lombarda).

ASSOLOMBARDA E FAR VOLARE MILANO. FORTUNATAMENTE NON UNA METAFORA


Giuseppe Longhi
LAssolombarda nel dicembre scorso ha lanciato il programma Far
volare Milano come progetto pilota
per fare volare lItalia. Inutile dire
quanto un documento di questo tipo
fosse atteso, data la presenza sotto
tono delle organizzazioni degli imprenditori italiani nellarena delle
proposte strategiche per la riconversione e lo sviluppo. questa una
proposta opportuna perch nello
sfrangiarsi delle forze guida del nostro paese, un soggetto che proponga un modello di leadership aperto, guidato dalla ricerca di nuovi
valori e nuove forme di valore importante per la rigenerazione del
paese.
Il modello che propone Assolombarda consolidato e si basa sulla
sinergia fra sapere, accoglienza e
relazioni ecosistemiche. In questo
modello al sapere affidato il ruolo
di forza guida rigenerativa, in quanto capace di rigenerare allinfinito il
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sistema economico e sociale, contando sul bene illimitato costituito


dallintelligenza e dalla creativit
collettiva, allaccoglienza il ruolo di
forza guida sociale e spaziale, in
quanto solo accogliendo il valore
della diversit e riconoscendo la
forza propulsiva della sua aggregazione spaziale si in grado di alimentare adeguatamente il motore
generativo del sapere; alla visione
ecosistemica assegnato il ruolo di
identificare azioni che, a causa
dellimpoverimento delle risorse,
diano lavvio a un modello di sviluppo metabolico, ispirato al funzionamento delle risorse naturali, il quale
richiede di minimizzare il consumo
di materia ed eliminare le emissioni.
Questo modello assegna al settore
della ricerca il ruolo di settore primario,
allarea
metropolitana
e
allintegrazione fra aree metropolitane la dimensione spaziale pi opportuna per operare, al modello me-

tabolico il ruolo di strumento per


procedere con grande rapidit alla
riconversione dei settori produttivi e
dei consumi per passare da modelli
ad alto prelievo di risorse a modelli
biologici, che lavorano in sinergia
con la natura.
Questo ragionamento porta Assolombarda a identificare tre moltiplicatori (Milano citt della conoscenza, Milano aperta al mondo, Milano
ecosistema vitale) i quali guidano i
50 progetti per rilanciare imprese e
territorio, suddivisi nelle seguenti
categorie: imprese al centro, Milano
al centro, Expo - la grande occasione, Assolombarda - al centro riorganizzazione interna.
In sostanza il progetto ha il suo punto di forza nella declinazione degli
interventi a favore del potenziamento delle risorse umane (con progetti
per rafforzare la cultura manageriale, la partnership scuola-impresa, il
long life learning, la qualit e
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linnovazione nei servizi), che confluisce nella proposta spaziale di
Milano hub della conoscenza e nelle
dichiarazioni a favore della realizzazione dellarea metropolitana. I suoi
punti di debolezza consistono nella
mancata valutazione dei processi
dinnovazione che coinvolgeranno i
settori manifatturieri e dei servizi, la
debole citazione della necessit del
potenziamento della pratica e della
qualit dei bilanci integrati, nellinadeguata declinazione del rinnovo infrastrutturale che dovrebbe coinvolgere larea metropolitana.
Al tema della disruptive innovation,
ossia degli scenari riguardanti il radicale rinnovo tecnologico, andrebbe dedicata pi attenzione, con
lobiettivo di rendere trasparenti le
alternative di trasformazione dellarea metropolitana; infatti si prevede che i nuovi modelli localizzativi
non tenderanno pi alla delocalizzazione ma a una prospettiva che
enfatizza la simultanea prossimit
alla domanda e allinnovazione. Si
apre uno scenario in cui il contributo
di Assolombarda importante per
ridefinire, a livello produttivo, competenze, partnership, e reti a scala
metropolitana e fra reti metropolitane.
A ciascuna azione il progetto assegnato un soggetto guida, identificato
nellorganigramma
dellAssolombarda, la durata del
programma biennale (2014-2016).
Questo impianto, secondo lorganizzazione degli imprenditori, finalizzato a produrre risultati, uno degli
aspetti pi sintomatici della crisi della rappresentanza italiana in tutti
gli ambiti quello della progressiva distanza nel tempo tra ci che si
dice e ci che si fa, tra le parole o
gli annunci, e i fatti concreti e conseguenti, da cui ... il metodo
dunque quello di proporsi su progetti specifici, concreti, misurabili.
proprio su questultima affermazione, dalla quale dipende le reale e
urgente realizzazione dei progetti,
che vale la pena soffermarsi.

Infatti il modello, come si gi detto, noto e maturo dalla met degli


anni 70 (ad esempio attraverso i
lavori di Robert Solow, Jane Jacobs, Club di Roma, Gro Harlem
Bruntland) e codificato negli obiettivi
vincolanti degli organismi internazionali (ad es. riguardo a emissioni,
intensit del prelievo di materia,
produzione di energia, ...) i quali determinano le politiche e i programmi
operativi dellUE. Questi riferimenti
sono importanti perch se Milano
vuole essere un modello, le sue azioni devono essere sincrone con le
regole delle organizzazioni internazionali, che sono recepite dai nostri
ordinamenti. A questo proposito
essenziale riconoscere che con l8
programma quadro dellUE, la condizione per partecipare ai programmi europei di operare attraverso
piattaforme economiche o sociali.
In sintesi, mi sembrano indispensabili tre integrazioni alla proposta di
Assolombarda:
- lintegrazione dei programmi, con
le azioni bandiera del programma
quadro Europa 2020;
- lintegrazione dei soggetti attuatori,
con i quali sintende procedere per
formalizzare
una
piattaforma
dazione sincrona con gli scopi comunitari;
- lintegrazione dei tempi; infatti la
scadenza 2014-2016 dovrebbe essere inquadrata allinterno delle
scadenze 2020-2030-2050 in cui
rientrano gli obiettivi e le azioni programmate dalla comunit internazionale.
Credo che con queste integrazioni
la concretezza e la fattibilit del
programma Assolombarda farebbero un balzo in avanti, a condizione,
per essere nello stesso tempo competitivi e integrati, di inserire nel
programma una chiara metrica. Infatti, stiamo parlando di progetti largamente praticati nella comunit
internazionale, per cui, ai fini della
nostra integrazione, fondamentale, una volta definiti i contenuti, precisare le quantit in gioco, i tempi di
realizzazione, gli investimenti (una

dimensione che manca nella proposta Assolombarda).


Un esempio: in occasione dellavvio
dell8 programma quadro dellUE, il
cui tema la crescita delle risorse
umane, la citt di Amsterdam ha
presentato il suo progetto chiave
incentrato sulla crescita del sapere
attraverso
lo
sviluppo
dellaccoglienza. Essa pensa di
raggiungere questo obiettivo grazie
allaumento della presenza degli
studenti stranieri, da realizzarsi grazie al contributo di una rete internazionale di universit eccellenti e alla
rigenerazione dei servizi urbani. Vale la pena di leggere la proposta
vincitrice Amsterdam metropolitan
solutions, la quale potrebbe agire da
stimolo per lambiente lombardo.
In questo caso la municipalit
consapevole dellimportanza di attrarre studenti stranieri ed in grado
di definirne la numerosit, contemporaneamente consapevole dellurgenza della rigenerazione urbana ed in grado di proporre un piano attuativo. La comunit universitaria aperta, quindi recepisce i vantaggi delloperare attraverso una
rete internazionale di atenei, le imprese contribuiscono tecnologicamente e finanziariamente, sulla base della garanzia costituita dai programmi pubblici di rigenerazione.
Il risultato una piattaforma, che
agisce in rete, e propone un progetto di fattibilit finanziaria nel quale
sono chiari gli investimenti e il loro
livello di redditivit. In questo piano
il contributo finanziario della municipalit e dei programmi dellUE del
20%, il capitale di rischio delle imprese dell80%. Da qui alcune riflessioni: il rafforzamento delle risorse umane condizionato da una
pubblica amministrazione attiva,
una comunit accademica aperta e
da imprenditori con forte propensione allinvestimento. Infine, i programmi comunitari sono visti come
generatori di nuovi investimenti, non
come fonte daccaparramento di risorse.

GLI AEROPORTI MILANESI E IL COSTO DELLINCERTEZZA


Mario Brianza e Alessandro Sinatra
Lo scorso 6 Febbraio lACI (Airport
Control International) ci ha informato che il traffico totale dei passeggeri europei si sviluppato del 2,8%
rispetto al 2012 e che i Paesi non
EU come Turchia, Russia, Islanda e
Norvegia hanno visto uno sviluppo
del 9,6% mentre gli aeroporti euro-

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pei hanno avuto uno sviluppo


dell1%.
La struttura aeroportuale europea
evolve rapidamente, il peso degli
aeroporti non europei cresce e la
loro quota di mercato passa dal
15% nel 2008 al 22% nel 2013. Il
mercato europeo appare sempre
pi maturo, il trasporto aereo diven-

ta sempre pi una commodity, si


assiste sempre pi spesso a spostamenti del traffico attraverso
lEuropa. La conclusione del direttore generale di ACI Europa che il
mercato sempre meno segmentato, come testimonia lingresso di
Ryanair in diversi aeroporti principali, cresce limportanza del fatturato

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non aviation, diventano fondamentali le politiche per incentivare lo
sviluppo.
Vale la pena ricordare che
lingresso in fase di maturit di un
settore comporta un aumento rilevante della pressione competitiva
da parte dei leader che vogliono difendere la loro dominanza, e ci determiner nuovi equilibri con la marginalizzazione dei pi deboli. In
questa situazione che richiederebbe
strategie chiare e determinazione
nel perseguirle, il sistema aeroportuale lombardo non trova un assetto
definito e continua a oscillare verso
assetti contraddittori.
Infatti dopo lapertura della nuova
Malpensa, hub del nord Italia, il traffico passeggeri del sistema aeroportuale del nord Italia si ripartiva approssimativamente per il 70% Malpensa, 20% Linate 10% Bergamo
Orio al Serio. Oggi le quote sono
50% MXP, 25% Linate e 25% Bergamo. Leffetto del de-hubbing Alitalia si tradotto in una riduzione
dellofferta dei voli intercontinentali e
internazionali e domestici di feederaggio, con un trasferimento di solo
parte del traffico di MXP a favore
dellauspicato sviluppo di Fiumicino
poich Alitalia ha perso e non recuperato il traffico di transito che si era
generato nella misura del 30% su
questo hub del nord Italia, stimolando invece lo sviluppo degli aeroporti
medio piccoli ove risultata significativamente rilevante lofferta di
nuovi voli point to point da parte di
nuove compagnie low cost.
Inoltre nel 2013 rispetto a una pur
modesta crescita degli aeroporti europei (+1%), si perso l1,9% del
traffico passeggeri sul mercato italiano e in particolare Malpensa evidenzia un decremento del 3,1%.
Quando si intravvede unulteriore
minaccia alla sopravvivenza di Malpensa si ripete il solito rito delle minacce di guerra che il Sindaco e il
Presidente della Regione fanno al
mondo, senza per annunciare azioni strategiche precise, riassetti di
traffico o azioni politiche atte a risolvere il problema.
Questa volta la minaccia Ethiad e
l'Alitalia con la scelta di Roma come
Hub europeo della compagnia medio orientale e con l'acquisto contemporaneo di una quota importante
di azioni di Aeroporti di Roma.
Intanto Milano aspetta l'Expo e spera di risolvere i suoi problemi di collegamento con il mondo nei sei mesi di durata della manifestazione
tramite collegamenti point to point
intercontinentali (almeno cos par di
capire dalle dichiarazioni del Presidente di SEA).

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C' anche chi suggerisce di vendere


le azioni SEA a Ethiad per spingere
il vettore a utilizzare Malpensa dimenticando quanto successo con
Alitalia che avrebbe dovuto utilizzare contemporaneamente i due hubs
di Malpensa e Fiumicino
Nel 2013 gli aeroporti che hanno
incrementato di pi il traffico sono
stati quelli che funzionano come
hub e che hanno una compagnia o
una alleanza di compagnie come
base del loro traffico; la novit del
caso Ethiad la ricerca da parte di
una compagnia medio-orientale in
grande espansione (vedi pianificazione acquisto aerei) di un Hub in
Europa per competere con le tre
compagnie europee rimaste. (British
Airways, AirFrance - KLM e Lufthansa)
Tutto ci potrebbe succedere con
altre compagnie extra europee e
Malpensa potrebbe essere un aeroporto da proporre allo scopo. Le istituzioni locali potrebbero avere un
ruolo importante incentivando una
gestione di marketing aggressiva.
Quello che deve accadere riportare Milano a competere come succedeva prima con i grandi porti intermodali d'Europa dove il transito
l'elemento strategico importante. Ha
poco senso confrontare il bacino di
utenza di Francoforte con quello di
Milano perch Francoforte vive di
transito anche intermodale e Milano
no.
Daltra parte noto che la concentrazione massima possibile del traffico in un aeroporto diventa elemento strategico, esattamente il contrario di quanto previsto nel piano nazionale degli Aeroporti che assegnano a Bergamo e a Linate ruoli
importanti, de potenziando il transito
a Malpensa. La politica deve assumere decisioni importanti anche se
impopolari e quella di concentrare il
pi possibile il traffico a Malpensa
una di quelle.
In aggiunta c' da dire che nel sistema lombardo le compagnie low
cost sono molto presenti e costituiscono uno strumento di apporto di
passeggeri importantissimo. Se si
potesse concentrare il traffico low
cost a Malpensa si favorirebbe l'arrivo di collegamenti intercontinentali
che potrebbero essere alimentati
molto bene.
Queste partite si giocano sul lungo
termine ma le scelte strategiche
vanno fatte ora e, scegliere un modello o l'altro il lavoro della politica, sapendo che si deve poi perseguire con coerenza e con convinzione. Lentrata in scena di Ethiad
accelera la dinamica di trasformazione del settore e richiede decisioni

importanti che determineranno stabilmente i nuovi assetti.


Abbiamo verificato sperimentalmente purtroppo come la mancanza di
una politica dei trasporti basata su
una strategia di lungo termine ha
fortemente penalizzato lo sviluppo
di un investimento strategico: Malpensa. Le responsabilit coinvolgono tutti gli attori del sistema:
* per l'incertezza normativa della
regolamentazione del traffico su Linate che inizialmente ha eroso la
funzionalit di hub di Malpensa, riportando sul city airport di Milano
tutti i collegamenti con i principali
hub europei con conseguenti fughe
di traffico intercontinentale (oltre
500 mila pax)
* per la politica di de-hubbing di Alitalia favorita dal governo che in sostanza non ha recuperato su Fiumicino le perdite di traffico di transito
che si era generato su Malpensa
(oltre 6 milioni di pax)
* per una politica di alleanze tra vettori condizionata ancora una volta
da una strategia di non integrazione
(come era quella di KLM con Alitalia) come stata invece quella di
Alitalia con Air France, che nella sostanza ha definito un ruolo di Alitalia
subordinato e complementare a
quello di Air France che ha utilizzato
Malpensa come feeder del proprio
hub di Parigi.
Anche recentemente si conferma la
mancanza di una strategia del trasporto aereo integrata con quella
dello sviluppo delle infrastrutture
aeroportuali, viarie e ferroviarie che
si evidenzia nel Piano Nazionale
Aeroporti presentato dal Ministro
Lupi. Questo strumento di programmazione invece di colmare il
vuoto di una strategia di medio e
lungo termine del settore ha semplicemente fotografato lo status quo
degli aeroporti, senza definirne prospettive per un loro indirizzo e sviluppo; anzi la valenza strategica del
sistema aeroportuale lombardo viene sottovalutata in termini di potenzialit di traffico e di investimenti a
favore di uno sviluppo diffuso degli
aeroporti del centro e sud dItalia.
In questo contesto lincertezza sar
sanzionata dai nostri concorrenti
con la riduzione del nostro ruolo che
facilita il consolidamento della loro
dominanza.
Inter modalit, transito, globalizzazione, low cost, concentrazione dei
movimenti su Malpensa, marketing,
coerenza sono le parole chiave;
meno improvvisazione, genericit,
propaganda e meno investimenti in
bellurie che non definiscono il buon
funzionamento di un porto intermodale come si evince da una rapida
visita agli aeroporti nel mondo.

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NUTRIRE IL CEMENTO ENERGIA PER LA MORTE AMBIENTALE


Giuseppe Natale*
Linquinamento atmosferico cancerogeno! La conferma viene
dallAgenzia
dellOrganizzazione
Mondiale della Sanit. Le popolazioni pi a rischio sono quelle delle
aree urbane, le pi esposte al particolato atmosferico che avvelena
laria.
Nellarea metropolitana milanese,
che occupa il primo posto in Europa
per la concentrazione di inquinanti
derivanti dal traffico su strada e dal
mix di attivit economiche e cementificazione residenziale, si registra
una concentrazione di PM10 e
PM2,5 che va oltre i 47 mg/m3 di
livello medio annuo: il doppio della
soglia
di
tollerabilit
indicata
dallOMS (20 mg/m3).
Leggere le scelte politiche, e quelle
riguardanti in particolare le infrastrutture, dal punto di vista della salute e qualit della vita, dellambiente e del paesaggio, pu favorire
maggiore consapevolezza e impegno civico per cambiare alla radice
la cultura del capitalismo liberistico
e selvaggio e la politica dominante,
fondata su una visione quantitativa
finanziaria speculativa delleconomia e dello sviluppo urbano, che
scatena i peggiori appetiti di appropriazione privata e di consumo scriteriato dei quattro elementi vitali
(terra,aria,acqua, energia).
A Milano, il cambiamento nella direzione della qualit e dellecosostenibilit, pur abbozzato nel programma elettorale del centrosinistra, sostanzialmente rimasto
sulla carta. LExpo diventa una specie di cavallo di Troia per continuare
con la politica della cementificazione e delle grandi opere autostradali
e del consumo di suolo.
Nel piano delle opere pubbliche
(2014-2016) sono previsti ben 422
milioni 622 mila euro per nuove
strade e infrastrutture di trasporto
privato su gomma nel solo territorio
del comune di Milano. Si sottraggono cos investimenti necessari e urgenti per rafforzare e migliorare il
trasporto pubblico e per razionalizzare la rete viaria esistente, inadeguata alla mobilit tra i quartieri e
spesso ridotta a un colabrodo.
In nome dellExpo si sta costruendo
il primo tratto di nuova autostrada in
citt - la famigerata Gronda Nord
ovvero SIN (Strada Interquartiere
Nord), osteggiata a ragion veduta
da oltre trentanni dai cittadini. 105
milioni di euro per collegare Via Eri-

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trea con la tangenziale e il sito


dellExpo, e per servire il grande piano di cementificazione di Cascina
Merlata. Larteria spaccher Quarto
Oggiaro ed emarginer i suoi luoghi
storici. Si abbatteranno alberi e si
aggraver linquinamento, in plateale contraddizione con lo stesso piano di zonizzazione acustica.
Nella Commissione del Consiglio di
Zona 8 del 19 dicembre scorso,
lassessore ai Lavori Pubblici, Carmela Rozza, ammetteva il grave
impatto dellopera e giustificava la
violenza sul territorio perch lo
chiede Expo! Nonostante le proposte alternative di razionalizzazione
della rete viaria esistente e di miglioramento del trasporto pubblico
avanzate dai comitati nogronda, conosciute ormai da oltre un ventennio!
Sul versante est la Gronda Nord /
SIN prevista (biennio 2015/2016)
come collegamento tra Nodo Gobba
della Tangenziale, Via Adriano e
Viale Monza: 73 milioni di euro!
Questaltro aggancio autostradale a
Milano (mai messa in discussione
come citt monocentrica!), se fosse
realizzato devasterebbe i quartieri
della periferia est: da Crescenzago,
Gobba, Adriano, fino a Viale Monza
e Precotto, sfregiando il Parco della
Media Valle del Lambro e deturpando il patrimonio ambientale e storico
del Canale Martesana.
Laltra opera, nel nome del dio Expo, la cosiddetta Via dacqua
presentata, per la candidatura al
BIE, dal sindaco Letizia Moratti e
dallintero establishment del potere
che conta. Abbandonato il megaprogetto originario, rimane il nome
altisonante che nasconde una ben
diversa e misera realt: un semplice
canale scolmatore delle acque del
laghetto del sito Expo da riversare
nel Naviglio Grande, a San Cristoforo, un manufatto di circa 20 km di
lunghezza, 50 centimetri di altezza,
2 metri di larghezza, con una portata dacqua massima di 2,70 m3 /
sec., addirittura un terzo di quella
delle rogge. Unenormit i fondi
stanziati: 89 milioni di euro pubblici
per un ridicolo canale che roviner
quattro parchi (Pertini, Trenno, Bosco in citt e quello delle Cave).
I suoi geniali ideatori e promotori
non si sono ancora resi conto che si
tratta di unopera micidiale, dannosa, costosa e inutile? Sin dal 2012, i
cittadini pi impegnati e i loro comi-

tati e associazioni lo giudicarono


negativamente. Il Comitato dei Navigli mise in evidenza anche
lestraneit al paesaggio dei Navigli
della passerella ciclopedonale di
collegamento, prevista a forma di
grande gazebo, nel punto terminale
del canale tra San Cristoforo e il cavalcavia Giordani. Italia Nostra sugger un progetto diverso: un tracciato che salvaguardasse i parchi e
valorizzasse il ricco patrimonio delle
acque, con una riduzione dei costi
di un quinto e una possibilit di risorse per migliorare lintero sistema
dei navigli e dei canali dell area metropolitana!
Si sperava nella Giunta Pisapia, anche in considerazione degli impegni
elettorali per un governo della citt
aperto alla partecipazione democratica e per un Expo sostenibile e diffuso. Purtroppo si presa la strada
della pedissequa continuit con la
precedente amministrazione. Risultato: lo scontro con la cittadinanza
attiva, informata e consapevole. Al
comitato Noexpo, che si oppone sin
dallinizio allexpo del cemento e
della speculazione, si aggiunto il
comitato Nocanal che oltre a denunciare la negativit dellopera rilancia la proposta di Italia Nostra.
Presidi tendenti a impedire lavvio
dei cantieri, manifestazioni al Palazzo della Regione e a Palazzo Marino. Qualche promessa di interramento di tratti del canale non risolve
il problema. generale la consapevolezza che si potrebbe ancora fare
in tempo a cambiare e mettere in
cantiere il progetto di Italia Nostra.
Sono state raccolte migliaia di firme.
C una petizione online al sindaco
Pisapia. C la presa di posizione
critica dei Comitati X Milano, i vecchi Comitati elettorali x Pisapia. Con
una lettera al Sindaco denunciano
inutile e devastante opera e si
schierano con i cittadini. Con un avvertimento pesante e amaro: La
responsabilit della municipalit,
piegata alle decisioni di Expo, mette
in seria discussione il movimento
che ha decretato la vittoria di questa
compagine politica per la quale i
Comitati X Milano hanno lavorato
mettendoci la faccia in ogni angolo
della citt.
*Forum Civico Metropolitano

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SCEGLIERE PRIMA PER NON PIANGERE POI: PRIMARIE PD


Giulia Mattace Raso
Se anche il militante scorato, figuriamoci l'elettore! Caro Pd gli esami
non finiscono mai e a quanto pare
neanche i congressi: oggettivamente non se ne pu pi. Temo sia
chiaro: sono proprio pochi quelli che
sanno che domenica 16 febbraio ci
saranno ancora primarie aperte,
questa volta per eleggere le segreterie e le assemblee regionali, a noi
la lombarda. Eppure ancora una
volta ne vale la pena.
Ricapitolando: siamo alla fase conclusiva del congresso PD 2013, che
ha visto in sequenza a ottobre i
congressi locali (provinciali) cui partecipavano i soli iscritti, a dicembre
le primarie nazionali aperte a tutti (i
famosi 3 milioni di elettori ...), e a
febbraio il livello regionale, primarie
nuovamente aperte. Ogni passaggio
ha visto raccolta di firme, presentazioni di candidature, assemblee ratificanti: gli eroi del gazebo sono
sempre pi stanchi.
Se la ratio c, stata ben nascosta,
o forse persa nelle lunghe trattative
che hanno partorito le regole del
congresso. Ha prevalso il tatticismo,
chiaro, la iper-frammentazione locale stata anche voluta, con
lobiettivo di limitare il potere del futuro probabile segretario nazionale
cos Stefano Menichini a fine ottobre. Se la realpolitik degli apparaticik lo chiama tatticismo, chi lo vede
da fuori sceglie un altro nome: schizofrenia. Regole barocche che sfociano nellautolesionismo.
Eppure il metatema di ogni congresso quello di far emergere i

nuovi dirigenti del partito, quelli


che daranno la direzione, segnando
la nuova rotta. Ancora Menichini,
direttore di Europa: La stagione
che si chiude sigilla il fallimento di
un intero gruppo dirigente. Se tutti e
quattro i candidati nazionali sono
daccordo nel considerare questo
congresso una autentica rifondazione del Pd, la conseguenza dovrebbe essere un rinnovamento profondo anche delle leadership locali..
Non possiamo correre il rischio di
appassionarci alla querelle nazionale (Renzi, Civati, Cuperlo) e poi tralasciare quella locale. Non va mollata la presa. Tutti sono distratti, la
crisi di governo, la legge elettorale,
di queste primarie non si parla: se
volutamente distratti a maggior ragione siamo tenuti a confermare il
nostro interesse per selezionare la
classe dirigente locale, scegliere
prima per non piangere poi. Perch
per una volta cerchiamo di ragionare sul lungo periodo e non sul contingente, il governo cade (o meno),
il partito resta, le scadenze elettorali
fanno il loro corso: estote parati.
Sulla forma partito si discusso a
lungo e forse non abbastanza, il balletto surreale di queste ore tra segretario Pd e premier (Pd) li a dimostrarlo. Il partito liquido, il partito
degli iscritti, il partito comitato elettorale, il partito palestra cognitiva,
quello cool della Leopolda e quello
old fashioned dei congressi vinti a
colpi di tessere.
Fabrizio Barca al termine della sua
Traversata approda ai Luoghi Ide-

a(li): Serve una nuova classe dirigente che sappia e voglia rinnovare
radicalmente lo Stato, nei fatti, nella
pratica, nei metodi, nel presidio
dellattuazione,
non
attraverso
lennesima gragnola di norme. E
questa classe dirigente pu e deve
essere selezionata solo nella pratica
territoriale di nuovi modi di fare politica e di amministrare.. partito il
progetto dei Luoghi Idea(li), sperimentazione attiva di queste nuove
pratiche: rasserena sapere che c
chi prosegue con metodo un percorso di rinnovamento profondo.
Con le parole di Paolo Cosseddu:
Noi siamo tra quelli convinti che un
partito sano, funzionante e partecipato serva, serva molto, e che per
averlo sia utile cambiarlo, in profondit, a partire anche dalla dimensione locale. Le regioni possono diventare laboratori di democrazia e partecipazione, e un partito migliore
sotto casa la base per un partito
migliore in tutto il Paese, un partito
che promuove una classe dirigente
nuova e competente, che coinvolge
gli elettori e che vince le elezioni (s,
perch in primavera si vota per le
europee e per molte amministrazioni locali)..
Con piena coscienza e deliberata
vertenza quindi armiamoci del kit
del bravo elettore, tessera elettorale, carta di identit, 2 euro e domenica 16 febbraio rechiamoci ai seggi: questa volta un finanziamento
a km zero, lobolo resta ai circoli,
finalmente.

RICOSTRUIRE IL PAESE: DIPENDE DA NOI. A DIRLA TUTTA


Giuseppe Gario
Nel ciclo di incontri Ricostruire il
Paese: dipende da noi, curato da
Vittorio Coda a Milano presso
lAmbrosianeum, il 5 febbraio Marco
Fortis ha illustrato con efficacia i
nostri punti di forza. Fondamentale
la presenza dellindustria italiana
sui mercati mondiali, che nel 2012
ha realizzato un surplus di 113 miliardi di dollari, quinto dopo Cina,
Germania, Giappone e Sud Corea.
Per tutti gli altri paesi pi importanti,
dallIndia che apre lelenco agli USA
che lo chiude, il saldo negativo (-8
miliardi lIndia, -610 gli USA). Fortis
ha giustamente sottolineato che il
2012 lanno nero della crisi e che
dal 2002 operiamo con una valuta
forte, anzi la pi forte: leuro. Se

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

mai ne ha avuto, la nostra industria


non ha pi bisogno di svalutazioni
competitive che abbiamo pagato a
caro prezzo. unottima notizia,
non solo sotto il profilo industriale.
Dato che nel nuovo millennio il sostegno del cosiddetto sistemapaese allindustria , se possibile,
peggiorato, scopriamo cos che le
famigerate svalutazioni competitive
hanno giovato agli italiani con capitali allestero molto pi che alla nostra industria. Che industria di
trasformazione e ora paga le materie prime comprate allestero con un
solido euro anzich una volubile
lira. Leuro fa bene anche a tutti noi,
che da oltre dieci anni non gratifichiamo pi gli esportatori di capitali,

a nostre spese, con le svalutazioni


competitive.
Fortis ha precisato che nel 2012 la
nostra industria stata leader di
mercato mondiale in tre settori, occupando il secondo posto in tre e il
terzo e sesto posto in due. Fa meglio di noi la solita Germania, otto
posizioni di testa e un secondo posto. La Cina terza con due settori
in seconda posizione, uno rispettivamente in terza, quarta e quinta,
due in settima e uno in nona. UK e
USA hanno ciascuno un solo settore in settima posizione, ma sono
ricchi e possono vivere a credito,
per ora. Insomma, la partita tra i
tedeschi e noi, come da tradizione,
ma Fortis ci informa che anche loro

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devono talvolta cedere il passo: in
2.134 prodotti manifatturieri non
alimentari la Cina ha realizzato un
surplus netto superiore alla Germania; subito dopo veniamo noi con
1.215 prodotti, portando a casa 150
miliardi di dollari, vale a dire il 6,8%
del prodotto interno lordo.
Fortis ha buone notizie anche sulla
nostra finanza pubblica. Dal 1996 al
2013, in percentuale sul prodotto
interno lordo, il debito pubblico italiano, esclusi gli interessi, ha avuto
il minore aumento nel mondo (0,8
punti), secondo solo alla Finlandia,
che addirittura lo ha diminuito di
36,9 punti. In Germania aumentato di 4 punti, comunque una bazzecola rispetto a Francia (20,1 punti),
UK (32,1), USA (38,7) e Giappone
(72,9), per tacere di Portogallo,
Spagna, Grecia e Irlanda (rispettivamente con 31,1/ 32,6/ 43,6 e
44,3 punti).
Ci che Fortis non ha detto era gi
stato detto nella stessa sede da
Mario Baldassarri il 29 gennaio, nel
primo incontro. In breve, con le parole del VII Rapporto sulleconomia
italiana, da lui diretto e presentato a
Roma nel luglio 2013: il governo
Berlusconi - Tremonti ha aumentato
le tasse pi di tutti e ha aumentato
ancor pi la spesa corrente; il governo Prodi - Padoa Schioppa ha
aumentato spesa corrente e tasse
quasi dello stesso ammontare; il
governo Monti nel 2012 ha contenuto la spesa corrente con un aumento di soli 8 miliardi e ha aumentato il totale delle entrate di 20 miliardi [p. 24].
Con una spesa pubblica in forte
crescita dagli anni 1980, un grande e tacito merito di una parte della
nostra struttura tecnica statale (la
Banca dItalia anzitutto) di avere
contenuto lincidenza del debito
pubblico primario (prima degli interessi) molto pi degli altri paesi sviluppati. Il governo ha licenza di

spesa e se la vede con le tasse, ma


il rapporto tra debito e prodotto interno lordo (prima degli interessi)
responsabilit di chi governa
lemissione di moneta. La buona
notizia che una parte almeno della burocrazia italiana migliore non
solo di ci che sembra, ma anche di
altre che rispetto a essa hanno fama di fare meglio. Questa spina
dorsale dello Stato italiano oggi
pi forte con leuro, governato ora
da un ex governatore della Banca
dItalia (e ex Goldman Sachs: nessuno perfetto, ma non male conoscere i meandri della finanza
globale).
La spina dorsale della societ italiana invece il risparmio familiare,
un punto di forza che fa solo capolino nel dibattito interno e internazionale, anche perch in UK e USA,
leader della finanza mondiale, il debito delle famiglie enorme, la leva
che fino alla crisi del 2007 ha unito
la felicit familiare di spendere pi
dei guadagni a quella pubblica di
un prodotto interno lordo in crescita.
La crisi nata proprio dalleccesso
di debito privato in USA. In UK, paese europeo della nostra taglia, il
debito complessivo (pubblico, bancario e familiare) da tempo superiore di nove volte al prodotto interno lordo.
Perch allora gli esorbitanti interessi sul nostro debito pubblico? Tra
paesi alleati e nominalmente sovrani, buona educazione alludere
piuttosto che dire esplicitamente,
lasciando ai cittadini di ogni paese
trarre le conclusioni e fare le somme. La motivazione ufficiale che
la nostra finanza rischia di andare
fuori controllo, spendiamo troppo e
male. Le due cose vanno insieme,
dice Baldassarri: le tasse finiscono
in spese correnti che continuano ad
aumentare, mentre si tagliano gli
investimenti
pubblici,
specie
nellambiente (patrimonio costruito

nel passato) e nella istruzione e ricerca (leva del futuro). Per la spesa
pubblica esiste solo il presente. Nel
mondo, Italia significa presente
non perch c, ma perch non si
cura del passato n del futuro. Carpe diem. Il limite stato superato
con la proposta di chiudere gli occhi
sulloperato di governo in cambio
dellabolizione dellimposta sulla
prima casa, unico paese al mondo.
Noi spendiamo come vogliamo, voi
non pagate le tasse.
Per operatori finanziari pi preparati
e agguerriti di noi solo una questione di mestiere anticipare gli eventi, senza attendere che la finanza pubblica italiana vada fuori controllo. Ce lhanno detto con le parole e con lo spread, affinch ci fossero chiare le conseguenze, se non le
questioni.
In questi giorni il rapporto dellUE
sulla corruzione in Europa ci attribuisce met delle mazzette pagate
nel continente, chiede espressamente di vietare le leggi ad personam e di penalizzare il falso in bilancio. Sono parole chiare, anche
nelle loro conseguenze, se noi non
facciamo nulla: lo spread e probabilmente i contributi europei (vogliamo mica dare i nostri soldi a chi,
oltre a sperperarli, se li fa rubare?).
In questi stessi giorni il governo europeo Letta vacilla. Si ha notizia
che a buon punto laccordo con la
Svizzera per eliminare il segreto
bancario, con ricadute fiscali concrete. C allarme in Italia, l ove si
puote ci che si vuole, dietro il velo
della riforma elettorale e della governabilit, come se ancora una
volta bastasse avere governi stabili
senza credibilit. Abbiamo gi dato,
in cambio solo di insulti e danni,
non soltanto erariali.
Viviamo giorni cruciali, soprattutto i
nostri ancora incolpevoli nipotini, n
peccatori n corrotti.

PER LA BELLEZZA DI MILANO LARREDO URBANO NON BASTA


Renzo Riboldazzi
Basta percorrerle a piedi le strade e
le piazze di Milano. Quelle del centro o di qualche angolo della periferia. E ci si rende subito conto che la
loro bellezza o bruttezza non dipende pi di tanto dallarredo urbano. O
almeno, non solo da questo. Certo,
ci sono luoghi dove tutto sembra pi
indovinato, armonioso. Una panchina verde allombra di un albero, un
lampione di buona fattura che rischiara un marciapiede, una discreta fermata del bus o del metr. Altri
la maggior parte dove al contra-

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

rio molte cose appaiono sgraziate e


sgradevoli. Troppi panettoni di
cemento messi chiss come, su e
gi dai marciapiedi. Improbabili cestini dei rifiuti. Fioriere balzane.
Unincredibile infinit di pali per la
segnaletica. Ingombranti verande di
bar e ristoranti. Per non parlare di
certi manifesti enormi, di alcune insegne luminose sguaiate o di quegli
smisurati monitor pubblicitari che
ogni tanto vengono sistemati sulle
facciate dei monumenti pi belli.
Tanto chiassosi e invasivi da cam-

biare, di sera, il colore delle case


tuttintorno. Da avvolgere ogni cosa
in una luce vivida e innaturale. Da
risucchiare in un vortice catodico la
realt che ci circonda. Ne abbiamo
subiti in piazza del Duomo, in piazza della Scala. Ce ne sono
allangolo tra via Borgogna e via Durini.
Discutere dellarredo urbano di Milano dunque importante, forse addirittura necessario ora che Milano
ci raccontano con melensa retorica i
giornali si prepara a presentarsi al

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mondo con lExpo. Tuttavia se veramente vogliamo una citt pi bella, probabilmente dovremmo prendere il discorso un po pi alla larga,
guardare le cose un po pi da lontano. Considerare altri fattori. E infrangere perfino qualche tab. Per
centinaia di anni in Italia e in Europa
si sono costruiti spazi aperti urbani
la cui bellezza ancora ci incanta. E il
mondo ci invidia. Una bellezza che
in primo luogo viene dalla loro forma
e dai loro materiali, dalle architetture
che li definiscono, dalluso che ne
viene fatto. Si tratta, in un numero
infinito di casi, di una lezione di civilt prima ancora che di urbanit.
Una lezione che si dissolta nel
novecento, specie dal secondo dopoguerra quando il vento della modernit ha spazzato via un sapere
diffuso
maturato
nei
secoli.
Unabilit che andata in fumo e,
salvo rare eccezioni, non pi stata
riconquistata. Dai progettisti, da chi
amministra la cosa pubblica e dalla
collettivit che, di fatto, non lha pi
n pretesa n nutrita. Questo a dispetto dellossessiva ricerca estetica che caratterizza la nostra societ
che qui a Milano ha uno dei suoi
capisaldi per quanto attiene la moda
e il design.

Le strade e le piazze dei tessuti urbani realizzati a Milano nel secolo


scorso cio gran parte di quelli
della nostra citt, quelli dove la
maggior parte di noi vive sono
frequentemente informi, frammentate, difficilmente identificabili come
tali. Pavimentazioni, marciapiedi e
cordoli sono realizzati con materiali
scadenti, manutenuti approssimativamente, spesso dissestati, sconnessi. Le architetture che dovrebbero determinarne la forma in realt
sembrano ignorarle: mantengono
una distanza e un orientamento tali
da non comunicare alcuna volont
di partecipazione alla definizione di
una qualche fisionomia coerente e
tantomeno alla vita che in essi scorre. E luso che viene fatto di molti
degli spazi pubblici della Milano
moderna rimanda a tutto fuorch
alla socialit. Le auto la fanno generalmente da padrone. Parcheggiate
o in circolazione sono una presenza
ingombrante. Occupano la maggior
parte dello spazio. La loro invadenza visiva e sonora tale da renderle
uno dei principali elementi di imbarbarimento dei luoghi urbani della
nostra citt.
Insomma, in un tale desolante panorama la presenza o meno della

panchina o del lampione disegnati


dallarchitetto o dal designer di grido
influisce s e no sulla qualit e la
bellezza degli spazi pubblici. Certo
conta, perch qualsiasi cosa pu
peggiorare una situazione gi precaria o dare un minimo di sollievo in
contesti afflitti dal degrado. Ma non
questo il fattore risolutore di una
situazione critica per ragioni assai
pi profonde. Non con i monili che
possiamo pensare di nascondere un
corpo sfatto dal tempo o un abbigliamento sgualcito. da una riflessione di pi ampio respiro
sullarchitettura, il disegno urbano, il
concetto si spazio pubblico, la possibilit di un comune sentire estetico
che probabilmente dovremmo ripartire. assumendo con oggettivit la lezione della storia quella
delle cose riuscite e quella dei fallimenti che forse possiamo immaginare un futuro migliore per gli
spazi aperti della nostra citt.
dallascolto dei contesti urbani e sociali che possiamo trarre lenergia
per soddisfare lumano desiderio di
bellezza.

IL DOPO EXPO. SENZA CHIAREZZA NON SI VA DA NESSUNA PARTE


Fiorello Cortiana
L'Expo 2015 gi ora sta mettendo in
luce la valenza emblematica, per
l'intero paese, propria del territorio
che dovrebbe definirsi come Grande
Milano. Cos emerge l'ambivalenza
della capacit dintuizione, relazione, innovazione e rischio dentro i
mercati internazionali insieme alla
zavorra della speculazione a breve,
meglio se immobiliare. Eppure tre
elementi dovrebbero metterci in
guardia: l'eredit a volte desolante
dei territori interessati dalle esposizioni universali, centrali durante la
manifestazione e poi ai margini del
loro stesso contesto urbano. Il secondo sembra gi costituire un esempio di eredit inutile e devastante, la "via d'acqua", il finto Naviglio,
il presunto strategico canale irriguo,
in diverse parti tombinato, che stato presentato come tracciato immodificabile ai cittadini, che nei decenni hanno dato corpo ai parchi Pertini, delle Cave e di Trenno, oltre al
Bosco in Citt fatto da Italia Nostra.
Per rendere la bonifica e la messa
in sicurezza pi semplici Expo, avvalendosi penso dei poteri speciali
del commissario, ha classificato la
zona di passaggio da verde a industriale (e il PGT del Comune di Mi-

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

lano dove ?). Allintensa mobilitazione in corso stato detto che se i


cittadini lasciano partire i cantieri
saranno possibili mitigazioni concordate, altrimenti la questione diventer un problema di ordine pubblico. Se il buon giorno si vede dal
mattino ... .
Il terzo emerge dal Rapporto della
Commissione Europea sulla corruzione: il costo per l'Italia ammonta a
60 miliardi annui. La met dell'intera
Europa.
Perch Expo costituisca unopportunit capace di produrre valore nel
tempo necessaria una buona bussola orientata all'interesse generale
di queste e delle future generazioni.
L'interesse pubblico perci deve caratterizzare il concorso e le energie
anche dei privati, imprese, universit e fondazioni, i quali realizzeranno
solide azioni economiche proprio
perch parte di una matrice capace
di coniugare innovazione, sostenibilit, qualit, bellezza, partecipazione. Noi proponiamo la costituzione
di una Fondazione di Partecipazione per coniugare al meglio la visione strategica e l'efficacia operativa.
Questi sono i caratteri dello svolgimento in continuit di un tema tanto

tempestivo quanto ambizioso come


Nutrire il Pianeta. Energia per la
vita. Il sedime dell'Expo contiguo
al Parco Agricolo Sud Milano, una
delle cinture agroalimentari multifunzionali europee, dove dai Cistercensi a Leonardo ha preso corpo la
competenza nella regimazione delle
acque. La ricucitura e la qualificazione del tessuto territoriale periurbano dell'area Expo deve accompagnare la tessitura di relazioni per la
condivisione di conoscenze propri
delle filiere energetiche e agroalimentari.
Questo avviene se si ha consapevolezza della propria storia. La nostra
azione deve fare i conti con la peste
della corruzione, Carlo e Federico
Borromeo fecero i conti con quella
bubbonica ma seppero dare corpo
alla natura costitutiva dell'identit di
Milano, alla sua funzione e al suo
ruolo. Listituzione della Biblioteca
Ambrosiana, della Pinacoteca e
dell'Accademia Ambrosiana del disegno, ha costituito il retroterra culturale e il luogo per un incontro fecondo tra arte e artigianato qualificato. Laccessibilit alla conoscenza, la possibilit di formazione, la
creazione di connessioni tra espe-

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rienze e competenze diverse, non
rappresentano forse anche oggi uno
dei compiti della costituenda Grande Milano? Lincontro tra culture e
lattitudine cosmopolita non costituiscono forse la caratteristica pregnante della milanesit? I milanesi
lo sanno, come conferma l'indagine
IPSOS promossa da COMIECO:
l'80% di loro apprezza la scelta di
Milano per l'Expo e l'86% pensa che
esso servir per la sua immagine,
l'economia, le infrastrutture e i trasporti.
Cos se sono comprensibili l'ansia
per i tempi di realizzazione e lo
sconcerto per la via d'acqua qua e
l tombinata, risulta evidente l'aspettativa concreta e pragmatica
milanese che chiama ognuno ad
adeguare la propria responsabilit.
Expo non deve essere una giostra
che porta le sue attrazioni e se ne
va, ma una grande occasione per
attivare reti glocali: reti sociali, reti,
imprenditoriali, reti digitali, nelle
quali la relazione tra economia e
societ si fondi sulla condivisione
della conoscenza. Da qui la proposta di un Parco Urbano della Conoscenza concentrato sulle filiere della
nutrizione, quindi dell'agroalimentare, e dell'energia in questa terra
d'acqua, quindi idroelettrico, pompe
di calore, bioarchitettura, teleriscaldamento, domotica ecc. Sono preziose e coerenti le proposte di Assolombarda per un polo tecnologico.
Insieme alle funzioni di formazione,
dincontro tra creativit e credito,
dincubazione dimprese, di ricerca,
l'area dovr ospitare attivit espositive, spettacolari, di ricreazione, di
ristorazione e commerciali che trovano una coerenza nella continuit
dei temi dell'Expo e nella sostenibilit infrastrutturale. Pensiamo a uno
stadio polifunzionale e ai suoi spazi,

alle attivit sportive, alle esperienze


di bioingegneria, di metodica dello
sport e di alimentazione.
Si stabilirebbe cos unimmediata
relazione con le esperienze accademiche e imprenditoriali di ricerca
milanesi e con centri in piena risignificazione come la Villa Reale di
Monza e i suoi giardini, il Parco Agricolo Sud, il Parco del Ticino e
quello dell'Adda. Il Parco Urbano
della Conoscenza come nodo interdisciplinare in una piena relazione
con il territorio locale e globale, capace di produrre ricerca e intrapresa
cos come una divulgazione di qualit. Per questo, a partire da una matrice fondata sul sapere e sulla sapienza agricola, idrogeologica, tecnologica, propria della Lombardia, la
sua definizione progettuale sar aperta e partecipata. Questo riguarda
le facolt, le associazioni degli agricoltori e dei consumatori, il MUSIL
di Brescia con il suo museo interattivo sull'energia idroelettrica in Valcamonica. Cos come tutti gli stakeholders interessati, locali e globali
che siano, dalle due filiere di continuit dell'Expo che ricompongono
l'abbraccio tra sfera antropologica e
sfera biologica la cui separazione
presenta i suoi nodi al pettine del
pianeta.
Un'area aperta e permeabile dunque, capace di svolgere una funzione di animazione con reti globali e
locali, un progetto aperto che si avvarr delle piattaforme digitali per la
partecipazione informata alla sua
definizione. HORIZON 2020 Programma Quadro europeo per la Ricerca e l'Innovazione 2014 2020,
supporter l'UE nelle sfide globali
fornendo a ricercatori e innovatori
gli strumenti finanziari necessari alla
realizzazione dei propri progetti e

delle proprie idee. HORIZON 2020


si fonda su tre pilastri:
- l'eccellenza scientifica, per sostenere il lavoro dei migliori ricercatori
europei in tutti i settori scientifici,
tecnici e accademici e mettere
leccellenza al centro della ricerca
europea;per promuovere la ricerca
di frontiera avviata interamente su
iniziativa dei ricercatori con un approccio "bottom-up.
- le industrie competitive, dall'ICT
alle biotecnologie, dalle nanotecnologie ai nuovi materiali, al sostegno
alle piccole e medie imprese.
- le nuove sfide per la societ, salute, demografia, benessere, quindi
sicurezza e sostenibilit alimentare,
bioeconomia, energia e trasporti puliti e sicuri, inclusivit sociale, innovazione.
Tre pilastri europei che sembrano
fatti per dare corpo al Parco della
Conoscenza Condivisa. Un buon
Expo tale se iniziamo a occuparci
subito e bene del dopo, questo significa avere una visione strategica
e dare un senso alla Grande Milano
citt metropolitana. nella storia di
questa Grande Milano, nel suo essere cosmopolita e nodo globale,
ma non scontato, non sar automatico, occorrono una consapevolezza profonda da parte dell'opinione pubblica e di tutti gli attori interessati, affinch l'ambivalenza che
ci zavorra si risolva, win win, nell'interesse generale e sia capace di
futuro per i nostri figli.
Che i cittadini di buona volont
prendano la parola allora, che si esprima un'opinione pubblica avvertita, che creino le condizioni per una
partecipazione informata al processo deliberativo, alla creazione di futuro, com stato nei migliori momenti.

LITALIA, LEUROPA E LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE


Sergio Vicario
Il Governo italiano , tuttora, alle
prese con il recepimento della Direttiva europea 2010/63 riguardante il
benessere degli animali utilizzati
nella ricerca biomedica. Una Direttiva, frutto di un lungo e articolato
confronto, a cui avevano partecipato
anche i rappresentanti delle organizzazioni animaliste del Continente, tra cui litaliana Lega Antivivisezione (LAV), che avevano espresso
un giudizio favorevole sul testo finale.
La pressoch totalit del mondo
scientifico italiano aveva da subito
manifestato il proprio sostegno al
recepimento immediato della Diret-

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

tiva europea, che introduceva regole certe, severe e comuni per


lutilizzo degli animali nella sperimentazione biomedica, valide in tutti
i 28 Paesi dellUnione. Direttiva che,
nel frattempo, gi stata recepita,
nella lettera e nello spirito, in 22 Paesi, tra cui Germania, Francia, Gran
Bretagna e i Paesi Scandinavi
allavanguardia nella ricerca, mentre
mancano allappello: Italia, Grecia,
Malta, Olanda, Polonia e Romania.
In Italia le organizzazioni animaliste,
capitanate dallOn. Maria Vittoria
Brambilla, gi nella precedente legislatura avevano cercato di introdurre vincoli ancor pi restrittivi al testo

comunitario, ma lo scioglimento anticipato del Parlamento aveva portato a un nulla di fatto. Allinizio del
2013, con il nuovo Parlamento,
complice le larghe intese, al Senato
arriv un testo blindato presentato
dal Ministero della Salute, frutto di
un accordo, cos fu spiegato ai ricercatori da autorevoli esponenti
politici, tra gli animalisti e Farmindustria.
Il testo approvato dal Senato, senza
sentire il parere del mondo scientifico, tra altre restrizioni, impedisce
lallevamento in Italia di animali da
utilizzare nella ricerca biomedica, il
loro utilizzo nel campo della ricerca

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sulle droghe, a partire da quelle sintetiche di nuova generazione dei cui
effetti si sa poco e nulla, e gli xenotrapianti, ovvero soprattutto il trapianto di cellule tumorali umane in
modelli animali per comprendere le
mutazioni che avvengono nei tumori
e che sono alla base della sempre
pi possibile personalizzazione delle cure.
Quel testo stato successivamente
approvato come Legge Delega al
Governo anche dalla Camera dei
Deputati ed di fatto tornato al Ministero della Salute per la stesura
definitiva del Decreto Legislativo di
recepimento. In entrambi i rami del
Parlamento, senatori e deputati favorevoli alla ricerca biomedica, tuttavia, avevano fatto approvare un
emendamento cautelativo secondo
il quale il testo definitivo deve rispettare regole e norme stabilite dalla
farmacopea europea e internazionale.
Nel frattempo la mobilitazione del
mondo scientifico italiano, a partire
da alcune audizioni alla Camera e
con interventi pubblici, ha fatto
comprendere al Governo che quel
testo, qualora venisse recepito alla
lettera, non solo scientificamente
sbagliato, ma porterebbe lItalia a
dover fronteggiare unonerosa procedura di infrazione, dato che regole pi restrittive di un singolo stato
sono ammesse solo se in vigore
prima dellapprovazione della Direttiva, ovvero antecedenti il 2010.
Compreso il cul de sac in cui si era
infilato, il Governo nel testo rinviato
al Senato e alla Camera per un parere non vincolante, ha previsto una
moratoria fino al 1 Gennaio 2017,
che lascerebbe durante questo periodo le regole attuali.
Fin qui gli aspetti procedurali della
questione. Lo scontro di merito se
sia giusto, utile e necessario utilizzare gli animali nella ricerca. Secondo gli animalisti non giusto,
spesso per con motivazioni diverse. C chi vi si oppone per motivi
etici ritenendo che gli animali, tutti
gli animali, abbiano gli stessi diritti
degli umani. Diritti che andrebbero
particolarmente tutelati stante la loro
impossibilit di autodifendersi.

Le pi importanti organizzazioni animaliste, per sostenere che non sia


n giusto, n utile, ricorrono ad argomentazioni apparentemente razionali. La prima che gli animali
non sono uguali alluomo e di conseguenza una determinata sostanza
chimica pu avere effetti diversi su
organismi differenti. Si tratta di
unargomentazione, peraltro, del
tutto condivisa dal mondo della ricerca, che ben consapevole che
gli animali sono dei modelli non
completamente sovrapponibili alluomo, ma rappresentano comunque delle approssimazioni utili e necessarie.
La seconda argomentazione degli
animalisti si basa sulla presunta esistenza di metodologie alternative
in vitro e in silico, ovvero effettuate
in laboratorio su gruppi di cellule,
oppure con simulazioni al computer.
Entrambe le metodologie sono ampiamente utilizzate nei laboratori di
ricerca di tutto il mondo, ma sono
considerate complementari e non
alternative rispetto ai percorsi della
ricerca.
Il buon senso, prima ancora che
delle competenze tecniche, ci dice
che la distanza tra un modello basato su cellule e luomo anni luce pi
grande rispetto alla distanza che
separa un uomo da un topo. I topi
hanno organi simili alluomo (cervello, cuore, fegato, ecc.) regolati da
sistemi complessi comuni come
quello cardiocircolatorio, immunitario, nervoso, ormonale e tante altre
similitudini come il DNA. Se, come
sostengono gli animalisti i topi non
sono ritenuti utili a rappresentare
luomo, come pu esserlo una cellula o un gruppo di cellule?
Un contributo autorevole e indipendente al dibattito di merito stato
portato recentemente dallEuropean
Union Reference Laboratory for Alternatives to Animal Testing (EURL
ECVAM), il centro europeo di riferimento per la ricerca e la validazione
di metodi alternativi alla sperimentazione animale, che volge la sua
attivit presso lInstitute for Health
and Consumer Protection (IHCP) di
Ispra dal 1991, quando fu istituito
come ECVAM, e viene spesso cita-

to quando si parla di metodi alternativi alla sperimentazione animale.


In estrema sintesi, di seguito il suo
parere. Malgrado i notevoli progressi registrati in questarea, corretto affermare che i metodi alternativi non sono in grado di sostituire la
sperimentazione animale in tutti i
settori implicati. In particolare, per
gli effetti (o endpoint) tossicologici
pi complessi, i test sugli animali
sono tuttora necessari per garantire
la sicurezza dei consumatori. Si tratta dei seguenti effetti tossicologici:
tossicit a dose ripetuta, ovvero i
problemi connessi allesposizione
ripetuta e a lungo termine a una sostanza chimica; sensibilizzazione
cutanea, ovvero limpatto tossicologico associato alle sostanze chimiche intrinsecamente capaci di provocare allergie; carcinogenicit, cio
la capacit delle sostanze di provocare tumori; tossicit sul sistema
riproduttivo, ovvero un ampio spettro di effetti negativi che possono
aver luogo in differenti fasi del ciclo
riproduttivo in conseguenza di una o
pi esposizioni a una sostanza tossica (compresi effetti sulla fertilit,
sul
comportamento
sessuale,
sullimpianto dellembrione); tossicocinetica, la penetrazione, distribuzione ed eliminazione di una sostanza tossica nel corpo umano.
Non stato ancora possibile sviluppare metodi completamente sostitutivi, quelle che esistono sono strategie di sostituzione parziale intese a
ridurre il numero di animali utilizzati.
Strategie, peraltro, ampiamente utilizzate dai Centri di ricerca biomedica. AllIstituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ad esempio,
40 anni fa si utilizzavano circa
120.000 topi o ratti ogni anno, oggi
meno di 15.000, molti dei quali al
termine vengono offerti in adozione.
Ma se le metodologie alternative al
1 Gennaio 2017 non saranno ancora a disposizione, la ricerca italiana
dovr allinearsi alle strumentalizzazioni mediatiche dellOn. Brambilla o
alle regole definite e accettate dalle
Istituzioni internazionali e dalla comunit scientifica mondiale? Su
questo Parlamento e Governo tacciono.

AUTOBUS POLACCHI E INEFFICIENZA ITALIANA


Marco Ponti
La notizia che una delle maggiori
aziende italiane di trasporto pubblico (lATM di Milano) ha giudicato pi
conveniente lofferta di un concorrente straniero, invece che di uno
italiano, per la fornitura di nuovi au-

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

tobus in s buona. la prima volta che accade, e significa che si


fatta attenzione agli interessi degli
utenti (e dei contribuenti) rispetto a
quelli dei fornitori, comportandosi

come una azienda qualsiasi attenta


ai costi e ai ricavi.
Non che allestero siano tutti angioletti: le aziende pubbliche vengono spesso usate politicamente per
sostenere imprese nazionali, a spe-

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se degli ignari cittadini. una sorta
di tassa nazionalistica occulta, e
spesso poi accade che le imprese
aiutate in questo modo contro la
concorrenza, poi manifestino gratitudine nei confronti dei politici che
le hanno favorite.
Tutto bene dunque? No, in caso di
prodotti industriali (gli autobus), che
risultano poco competitivi, si perde
occupazione e in alcuni casi anche
know how, economie di scala ecc..
Ovviamente la risposta non di dare morfina protezionistica a imprese
gi addormentate, ma di fare politiche per renderle competitive.
Diverso per il caso di servizi di
trasporto (la stessa ATM, tra laltro),
per i quali sono state spesso escluse imprese straniere dalle gare di
affidamento con il pretesto che a
casa loro erano sovvenzionate, e
potevano offrire prezzi bassi anticoncorrenziali per questo motivo.
Ma un pretesto indifendibile:
loccupazione in questo caso sarebbe rimasta italiana, magari il
management straniero apportava
conoscenze importanti che noi non
avevamo ecc ... . E soprattutto, gli
ignari contribuenti stranieri, pagando con le tasse i sussidi a quelle
loro imprese, abbassavano i costi
per noi italiani. Un regalo puro e
semplice, rifiutato per ragioni clientelari.
Un altro aspetto della vicenda, forse
ancora pi importante, riguarda per come sar finanziato questo importante investimento (22 milioni
circa per 85 autobus, con forti prospettive di ampliamento nel tempo).
Quasi certamente non con i soldi di

ATM, nonostante riceva da noi contribuenti sussidi di un milione di Euro al giorno (stima benevola ), ma
con soldi pubblici di varia provenienza (45% dalla regione Lombardia, per il resto si vedr, ma sembra
difficile che escano da futuri profitti
dellazienda, che comunque vive di
sussidi come daltronde tutte le altre).
Il motivo per cui i fondi non scaturiscono dalla normale contabilit aziendale banalissimo, e molto inquietante: le imprese di trasporto
pubblico non fanno gli accantonamenti. Cosa vuol dire? Che non
mettono via i soldi per rinnovare i
bus (o i tram ecc.), mano a mano
che questi si logorano e diventano
inservibili. Immaginate una impresa
che faccia lo stesso per i propri
macchinari: dopo un po di anni fallirebbe senza speranza, non potrebbe pi produrre nulla. Si mangiata
il capitale.
Questo vuol dire che i bilanci reali
(non quelli di legge, molto formali)
di queste imprese sono falsi, cio i
deficit veri sono in realt molto pi
alti di quelli che appaiono, che sono
gi i pi alti dEuropa. Certo i cittadini non lo sanno (come daltronde
gli vengono sistematicamente occultati gi i sussidi attuali, spesso ignorati persino dai giornalisti).
E i politici e gli amministratori? Certo ci saranno anche casi di tale ignoranza dei fatti economici pi elementari che qualcuno di loro pu
essere in buona fede (ma deve immediatamente cambiare mestiere,
allora). pi verosimile che sappiano e tacciano, basandosi sul ferreo

motto tanto qualcuno pagher, ed


io avr nel frattempo cambiato ruolo, o partito. I voti poi vengono dagli
addetti, e subito, non certo dai contribuenti, e chiss quando, e se mai
lo sapranno. Una razionalit politica
perfetta.
Dulcis in fundo: se i mezzi di trasporto sono stati regalati alle aziende, come ora, come fa un concorrente, in caso di gara, a concorrere
alla pari? Per di pi, allinterno della
legge attuale, che, incredibilmente,
consente al giudice della gara (es. il
comune o la regione), di essere anche concorrente alla stessa gara
con la propria impresa?
Ma non c proprio problema: tanto
gare vere non se ne sono mai fatte.
Per il festival forse non dura in eterno, nonostante i pianti coccodrilleschi e bipartisan di tutti gli enti
locali per i tagli ai trasporti locali: i
soldi pubblici, cio i nostri, incominciano a scarseggiare veramente.
Certo per non sembrano scarseggiare per ATM: notizia recentissima che questa impresa vuole uscire
dallassociazione delle imprese
pubbliche di trasporto locale (ASSTRA), perch stufa di scioperi, e
vuole rinnovare il contratto di lavoro
con i dipendenti, tanto problemi economici non ne ha, grazie alla sua
efficienza . . Questo almeno il
senso della decisione, che risulta
deducibile dai giornali. Forse di quel
milione al giorno di soldi nostri si
perso momentaneamente il ricordo,
chiss.

BUON COMPLEANNO SCUOLA NATURA!


Rita Bramante
Scuola Natura compie 35 anni e per
festeggiarla il Comune di Milano organizza un ritrovo di autorit, educatori, insegnanti e dirigenti scolastici a Palazzo Reale.
"I dati parlano" - dice l'Assessore
Cappelli: 35 anni di attivit, 6 case
vacanza, 200 addetti, 19.000 classi,
circa mezzo milione di bambini e
ragazzi coinvolti, una domanda di
partecipazione evasa ogni anno
all'80% e 8 milioni di euro all'anno di
investimento, oltre a 11 milioni investiti nel tempo per ristrutturare gli
edifici al fine di rimodernarli e renderli efficienti. E sottolinea investiti,
perch di investimento per le nuove
generazioni si tratta.
Non c' disposizione di Legge che
imponga al Comune di realizzare
questo tipo di intervento: si tratta di
una scelta precisa di politica socia-

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

le, che fa di Milano l'unica citt in


Italia a offrire il servizio delle case
vacanza non soltanto d'estate, ma
per tutto l'anno.
Le idee efficaci si affermano e durano nel tempo, e l'idea di Scuola Natura stata nel corso degli anni ripensata e aggiornata nei presupposti pedagogici e nelle modalit organizzative, al fine di offrire ai ragazzi delle scuole un'avventura attraente e ad alto potenziale formativo.
"Scuola Natura una lezione di pedagogia" - ha detto la professoressa
Anna Rezzara dell'Universit Bicocca, madrina della giornata in quanto
insieme al compianto professor Riccardo Massa fu consulente del progetto educativo, diventandone poi
responsabile scientifico, nonch
formatrice degli operatori presso le

case vacanza. "Altra scuola, altra


quotidianit, altro rapporto con la
conoscenza e con se stessi; occasione di accesso a campi di esperienza, in forma ludica e sperimentale, fuori dall'aula, in siti di valore,
storico, artistico e paesaggistico,
attraverso compiti di realt, dall'artigianato artistico alla raccolta e molitura delle olive, dall'orienteering al
progetto bat-box, all'arte dei maestri
cappellai, alla cura dell'orto e
dell'erbario".
La voglia di sperimentare dei bambini viene sollecitata e si accende,
cos come la capacit di scegliere,
di determinarsi e di avventurarsi
lungo i sentieri della conoscenza, in
percorsi di apprendimento autentico, che coinvolgono motivazione,
affetti e relazioni.

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"Sapere che l'iniziativa ancora in
piedi mi emoziona" - ha scritto in un
messaggio ai convenuti l'ex assessore Maria Luisa Sangiorgio - rievocando i timori e le preoccupazioni
degli inizi per la potenziale diffidenza delle famiglie a fare un primo atto
di affidamento totale dei propri
bambini, perch scuola natura contava su un tempo lungo di residenzialit e convivenza (allora 12 giorni,

oggi 6). In realt la domanda fu fin


dall'inizio superiore alle aspettative.
Maria Cristina Bonecchi, custode
delle memorie dei primi passi
dell'avventura di Scuola Natura, a
rievocare con commozione la lunga
storia delle Case Vacanza, da luogo
assistenziale a luogo con valenza
educativa e didattica, grazie all'intuizione di Carlo Cuomo di importare
dalla Svizzera l'idea di scuola montagna e al lavoro determinato e di

qualit di tutti gli operatori e gli insegnanti coinvolti.


Anche oggi nella societ dei voli low
cost e dei viaggi oltre oceano, anche i bambini che fin da piccoli iniziano a viaggiare con la famiglia dimostrano di apprezzare e godere
pienamente una 'vacanza' diversa,
durante la quale fare scuola altrove
e fare un'esperienza di vita in gruppo che non si dimentica facilmente,
anzi che si ricorda per la vita

EXPLOG. PREMIO PER BLOGGER


Giancarlo Briguglia
La prossima esposizione universale
un evento destinato a ridefinire
l'idea di citt. Milano, a poco pi di
un anno da Expo 2015, crocevia
di esperienze, desideri e immaginazioni che i cittadini vorrebbero trattenere tra le architetture del capoluogo lombardo, farne un patrimonio
comune, un corredo urbano che sia
prezioso lascito a quanti saranno
ospitati il prossimo anno, agli italiani
che qui saranno rappresentati, alle
generazioni che verranno.
Milano ODD, associazione fondata
nel 2012 da Laura Balbo con l'intento di compiere nella citt ambrosiana un percorso di analisi e di produzione di conoscenze, intenzionata
a nutrire, con i propri saperi ed energie, il crescente dibattito pubblico meneghino e nazionale.
Se i media sono attenti alle questioni politiche ed economiche che Expo 2015 attrae a s, il gruppo di
ricerca di Milano ODD vorrebbe,
dunque, stimolare conversazioni e
discorsi utili a declinare l'evento universale in opportunit culturale, in
momento di confronto, in spazio delle idee.
Da qui la volont di indire un concorso che coinvolga la blogosfera,
un luogo, per nulla virtuale, capace
di amplificare e irrobustire le voci

della societ civile. Explog, crasi


delle parole Expo e Blog, si rivolge a tutti i blogger italiani perch
scrivano e pubblichino, senza tradire l'identit del proprio blog, tra il 15
febbraio e il 1 marzo 2014, un post
che affronti il tema di Expo 2015 e
Milano.
Non importa di che natura sia il blog
- di cucina, di critica letteraria, d'attualit, -, su quale piattaforma sia
ospitato - Wordpress, Tumblr, Blogger, -, in quale parte d'Italia sia
stato aperto; ci che si richiede
l'abilit di figurare una citt nuova e
di raccontare un evento che appartiene a tutti.
Gli elaborati saranno valutati per
stile, originalit, forza evocativa e
capacit critica. Il primo classificato
acceder di diritto alla decina finalista dei Macchianera Italian Awords
2014 per la categoria miglior articolo dell'anno; i migliori 20 post saranno pubblicati in una raccolta edita dalla casa editrice 20090, collana
SATZUMA. Il bando consultabile
sul sito di Milano ODD.
L'aspetto pi innovativo del concorso risiede nel fatto che i partecipanti, da subito, renderanno pubblico il
proprio scritto e, in tal modo, immetteranno immediatamente nel circuito
delle idee una riflessione da condi-

videre, da discutere, da apprezzare


o da criticare. Un'ampia partecipazione sortir l'effetto di un prolungato flash mob delle parole, dell'immaginazione per Milano.
In un secondo momento, poi, gli elaborati dei blogger partecipanti
confluiranno in un progetto che Milano ODD accarezza da qualche
tempo; quello cio di creare una
mappa di Milano che abbia per coordinate le parole con cui i blogger
italiani, sui propri diari in rete,
hanno raccontato la citt che si avvicina alla prossima esposizione universale.
La mappa che immaginiamo sar in
grado di segnalare, attraverso la
lente della sociologia e con gli strumenti del web semantico, quali relazioni intercorrono tra blogger, quali sono le loro provenienze geografiche, quali argomenti inerenti Milano
sono dibattuti - e con quali modalit
-, come evolve il dibattito pubblico
online attorno ad un evento molto
sentito dalla citt e dal paese che lo
ospitano.
Non resta che scrivere, partecipare,
condividere.
per maggiori informazioni su Explog: clicca qui

Scrivono Giulio Ernesti e Cristina Mordiglia a Andree Ruth Shammah

Ascoltato il video con l'intervista alla


sig.ra Shammah ci permettiamo di
commentare quanto segue: "Ha ragione a sostenere che largamente
insufficiente la comunicazione sui
contenuti dell'expo; ha ragione nel
sottolineare che non stata sviluppata la possibilit di fare dell'expo
un occasione per concentrare in Milano attivit di ricerca su questioni

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

cruciali inerenti il tema dell'expo.


Nell'intervista non dice per quali
iniziative, se fosse stata interpellata,
avrebbe promosso. Peraltro rispetto
alla piscina Caimi, che unitamente
all'Assessora Bisconti (vedi video su
You Tube: assemblea Caimi del
2011) aveva promesso di aprire al
pubblico per il giungo 2012, non ci
sembra proprio il caso che rivendi-

chi "tappeti rossi" visto che ad oggi


non stato fatto nulla, che una parte significativa del quartiere aveva
ben altre idee riguardo ai modi di
restituzione della piscina ai cittadini,
che l'assegnazione della piscina alla
fondazione Parenti non certo l'esito di un processo che possa definirsi trasparente e partecipato. La
convenzione siglata poi, per oltre

12

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25, ampiamente discutibile. Per
non tacere il fatto che l'unico progetto presentato pubblicamente non
pu definirsi tale, in quanto privo di
capitolato, piante, sezioni e prospetti (come qualunque professionista

serio farebbe) riducendosi dunque


alla rappresentazione fantasiosa di
alcuni graziosi bimbi che pattinano
sul ghiaccio e di una piattaforma di
legno (con tavolini per the e caff)
che occupa 12,5 dei 50 metri origi-

nari della vasca olimpica della piscina. Ci in totale contraddizione con


l'asserita premessa di garantire la
conservazione dell'impianto originario della stessa.

Scrive Franco Morganti a Giuseppe Ucciero


Forse Ucciero dimentica che la cosiddetta stabilit politica, che lui attribuisce alla proporzionale, ha
comportato 52 governi dal 1945 al

1994, cio in 49 anni. Un governo


durato in media meno di un anno.
Ricordo di aver lavorato per Spadolini nel 1982. A fine 1982 arriv Fan-

fani, che fece smantellare tutti i


computer installati per dare una
struttura ai Dipartimenti della Presidenza del Consiglio. Stabilit?

Replica Giuseppe Ucciero


Franco Moranti non legge quanto scritto, scambiando per instabilit politica linstabilit governativa. Come diceva il povero Gianni Brera, non c nulla di pi inedito del pubblicato.

Scrive Stefano Zuffi a Gianni Zenoni


Ottimo l'intervento di Zenoni sul padiglione di piazza San Babila. Sulla
stessa linea di forte perplessit, segnalerei anche lo strano igloo di legno (forse non brutto in s, ma improvvido nella collocazione) collocato nella Piazza d'Armi del Castello

Sforzesco, proprio di fronte a quella


"infermeria spagnola" che dovr
contenere la Piet Rondanini, secondo un progetto espositivo che
non mi pare sia stato ancora reso
pubblico; e pi in generale, la segnaletica interna al Castello non mi

convince. Sui pannelli messi qua e


l ci sono immagini e informazioni
interessanti, ma l'insieme appare
casuale, e non facilita la visita a un
monumento/museo che risulta obiettivamente complicato e dispersivo per i turisti.

Scrive Felice C. Besostri a LBG


Forse caro Luca hai chiamato la rivista ArcipelagoMilano per preveggenza o per scaramanzia. Ben poche sarebbero le zone che si possono salvare: Monte Merlo e la collinetta del QT8, i bastioni sono a ri-

schio. Dimenticavo i grattacieli, ma


con i piedi a mollo sarebbero al riparo dalle acque, ma senza elettricit.
Non preoccuparti se Ti accuseranno
di catastrofismo, mi propongo come
Tuo difensore, in fin dei conti sono

un esperto avendo affondato, con


gli avvocati Bozzi e Tani, il porcellum sulle rive del Tevere, cosa vuoi
che mi preoccupi un Seveso.

Scrive Alberto Lipparini a LBG


Caro Gadola, non mi sono ancora
ripreso dal fondo della scorsa primavera, quello che paragonava incomprensibilmente i "naviglisti" ai
talebani, ed ecco che la lettura di
Arcipelago mi d un nuovo dispiacere. Mi sarei aspettato che il giornale
sottoponesse ai lettori un'opinione
sugli
impegni,
peraltro
esili,
dell'Amministrazione in merito alle
acque rimosse dalla nostra citt:
una citt che aveva cominciato a
incanalarle (perch a quel tempo
c'era davvero una cultura del fare, e
anche del rifare, tanto che la Cerchia fu rimessa in cantiere, migliorandola, solo cinque anni dopo la
distruzione del Barbarossa) ben 850
anni prima del diktat mussoliniano.
Invece il giornale si d all'ironia, e
pesante. Milano diventer una citt
nell'acqua, nel senso di allagata, e
per noi sar una "grande rivincita
quando via Senato sar navigabile
per qualche giorno e piazza San
Marco verr raggiunta vogando".
Gi in occasione del pezzo citato,
Gadola aveva affermato di aver

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

"cercato di fare quattro conti: un chilometro di nuovo canale navigabile


con una fascia verde di 20 metri per
parte costerebbe circa quattrocentomila euro lanno di sola manutenzione". Trascuriamo pure i posti di
lavoro che si creerebbero per i giardinieri, per ancora non trovo ancora risposta all'inquietante quesito:
20 metri per parte? La Fossa interna non ha mai coperto tutta l'attuale
sede stradale e, in ogni caso, non
mi risulta che nessuno abbia proposto questi 40 metri di vegetazione.
Sar forse un'idea di ArcipelagoMilano, che per distruggerebbe mezza citt: indicando alla rinfusa, la
Sormani e la dirimpettaia Azienda
energetica, il Policlinico, il quartiere
"cattolico" in Santa Sofia, la C
Granda, alcune chiese storiche,
suggestivi palazzi ottocenteschi
Per quel che mi turba anche di pi
il famoso geometra. Ricapitoliamo: Gadola citava una lunga intervista di un tecnico apparsa qualche
anno fa sul Corriere, che in verit
non nessuna delle due cose, in-

somma breve e non un'intervista, semmai un messaggio allusivo


per chi in posizione di capire. La
persona in questione, in modo confuso e contraddittorio, si vanta di
aver interrato, nel 1969, il canale
nella "massima segretezza", con un
intervento chiamato "Operazione Z",
e afferma che giunto "il momento
di svelare quello che molti ignorano"
esibendo una documentazione conservata, nell'originale parrebbe, nel
suo studio privato. Non senza fatica
siamo riusciti a sapere il nome e il
numero di telefono del geometra e
successivamente l'indirizzo dello
studio. Ma per mesi il telefono risult incessantemente occupato, col
suono che fa quando la cornetta
stata appoggiata male; al citofono
dello studio non rispose nessuno,
n i supposti coinquilini conoscevano l'esistenza del geometra. L'amministratore dello stabile spieg che
a lui quel nome era ignoto e che, al
pi, si sar trattato di un subaffitto.
Stiamo parlando di avvenimenti accaduti 44 anni fa, pochi mesi prima

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di Piazza Fontana. In un'altra epoca
storica. Il geometra Lucio Latini, se
ancora vivo, non risulta esistente
in Lombardia; di pi: in tutta Italia
troviamo una sola persona con questo nome, a Ladispoli, ma con tutta

evidenza si tratta di un omonimo.


Magari con una rapida indagine nei
ruoli tecnici del Comune (pensionati
compresi), che a lui risulter pi agevole che a me, pu Gadola, cortesemente, aiutarci a fare chiarez-

za? Conoscere la documentazione


di cui parlava il Corriere, se esiste
ancora, sarebbe di grande interesse, tanto per i naviglisti quanto per
gli antinaviglisti.

Replica LBG
Caro Lipparini, lironia il luogo nel
quale ci si rifugia dopo che le stesse
cose si son dette mille volte e si
stufi di ripeterle, sperando che
lironia sia pi efficace. Quanto ai

Navigli e alla loro riapertura si pu


ragionare di pancia, di cuore, di testa. Io scelgo in questo caso la testa: ogni opera pubblica va inserita
in un elenco, quello delle priorit,

facendo un bilancio costi benefici.


Cos facendo e pensando alla nostra citt per me lapertura dei navigli molto in fondo.

MUSICA
questa rubrica curata da Palo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Offerta musicale
Pochi giorni prima di Natale, nel ridotto dellAuditorium di Milano, veniva presentato con molta discrezione e senza fanfare uno dei pi
bei volumi di storia della musica
chio conosca, fresco di stampa (era
uscito dalle tipografie de Il Saggiatore da sole due settimane) ma soprattutto fresco di inchiostro (appena finito di scrivere) e fresco per la
leggerezza (nel senso calviniano del
termine) con la quale stata trattata
una materia abbondantemente indagata in tutti i risvolti, storici e culturali.
LAutore, Enzo Beacco, un personaggio a dir poco singolare; avendo
fatto nella vita lindustriale non si
pu definire in senso proprio un
musicista, n uno studioso, n uno
scrittore, eppure a pieno titolo tutte e tre le cose. La passione per la
musica deve averlo divorato se per
trentanni ha scritto i programmi di
sala per i concerti della Societ del
Quartetto (della quale stato anche
Consigliere e Direttore Artistico), se
da qualche anno li scrive per i concerti de laVerdi (e per essi fa
spesso conferenze introduttive insieme a storici e a critici musicali
professionisti), se quattro anni fa si
lanciato nella incredibile avventura
di scrivere una sua originalissima
storia della musica o meglio come
dice il sottotitolo dellopera la musica dalle origini ai nostri giorni.
Cominciamo dal titolo del volume:
Offerta Musicale, come quella
Musicalisches Opfer scritta da
Bach per lImperatore Federico II di
Prussia che un po per gioco e un
po per sfida gli aveva proposto un
tema apparentemente poco accatti-

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

vante e sviluppabile; il Kantor, da


par suo, ne trasse due Ricercari,
nove Canoni, una Fuga e una Sonata in trio suddivisa in quattro movimenti, che oggi consideriamo fra i
massimi vertici raggiunti nella storia
della musica colta occidentale.
Dunque Beacco decide di non partire dalla storia dei musicisti, degli
strumenti, delle tecniche di composizione, degli stili e dellevoluzione
delle prassi interpretative; parte invece proprio dalla musica, o meglio
dalle musiche, dalle opere musicali,
e le mette in fila cronologicamente
per capire e spiegare come una nasca dallaltra, come tutto si leghi,
esattamente al pari di ci che accade nella vita di una persona, di una
famiglia (ricordate Il signor Mani di
Ibrahim Joshua?), di un popolo.
Vuole raccontare la musica, non
quello che le sta intorno e sul quale
stato gi scritto di tutto e di pi,
vuole indagare lintrinseca complessit di questa immensa unica opera
umana che la creazione musicale.
Vaste programme, messieurs
avrebbe detto De Gaulle, e infatti scherzi a parte - ci son voluti quattro
anni di lavoro, 144 capitoli, 953 pagine e un apparato di indici e di rinvii ad ascolti e letture che fanno di
questo libro un monumento.
Beacco si dato delle regole orientate a rendere il libro non solo piacevole, da leggere tutto dun fiato o
da consultare prima o dopo un concerto, ma anche con un ritmo preciso e riconoscibile (si comincia a
leggere un capitolo e si sa gi dove
conduce e quanto lungo, o meglio
breve); 12 serie - o epoche - ciascuna con un titolo e una introdu-

zione, ciascuna a sua volta articolata in 12 capitoli facenti capo a


unopera musicale (e dunque a un
autore e soprattutto a una data),
ciascuno composto da circa 2000
parole con relative bibliografia (letture) e discografia (ascolti). Non
sono numeri a caso: 12 sono le note
della scala cromatica (non solo nelle
regole della dodecafonia) e cos 12
+ 12 sono i preludi e le fughe di ciascun libro del Clavicembalo ben
temperato di Bach, 12 i Preludi di
Chopin e 12 + 12 quelli di Debussy,
ma 12 sono anche i mesi dellanno
e i segni dello Zodiaco: astrologia,
numerologia e musicologia si prendono a braccetto per comporre un
grandioso mosaico.
La prima serie - Inventare la scrittura, liberarsi dalle parole - un magnifico racconto sulle origini della
musica, da Pitagora a Monteverdi;
con la seconda siamo gi nel repertorio del nostro quotidiano, da Monteverdi a Bach; seguono le serie
che si riferiscono a tutto il settecento e lottocento fino alla penultima,
che ci fa percorrere la strada fra Alban Berg e Pierre Boulez (1925 1954), e lultima che ci porta fino a
Berio e a Stockhausen (2007). Scrive Mara Vitali, in una bella recensione, che si forma un groviglio che
ben rappresenta le complessit
dellarte musicale. Le composizioni
sono autonome, da immaginare
come tessere squadrate di un antico
mosaico bizantino. Oppure come
macchie diffuse di una moderna tela
di Jackson Pollock o di Robert Rauschenberg. Permettono letture discontinue. Suggeriscono connessioni, ma non impongono mappe

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definitive. Si rivolgono a chi ascolta
e fa buona musica, in casa o fuori.
Ed scritto come credo che piaccia
ai miei lettori, a quegli ascoltatori
che sanno ascoltare, attenti e informati, cui questa rubrica da
sempre dedicata.
Ho provato a consultarlo prima di
andare ai due concerti della settimana scorsa e lavere letto i due
capitoli intestati agli anni 80
dellottocento e ai 10 del novecento
mi ha consentito di godere appieno,
contestualizzandoli e analizzandoli,
due grandi capolavori. Mi riferisco
alla arcinota Quinta Sinfonia Ptr
Ili ajkovskij - eseguita allAuditorium dallottima Russian National Orchestra diretta dal suo fonda-

tore e mentore Mikhail Pletnev - e


una misconosciuta Sonata per violino e pianoforte di Ottorino Respighi,
realizzata per la Societ del Quartetto dal duo Leonidas Kavakos ed
Enrico Pace.
Della Quinta di ajkovskij c poco
da dire, tanto conosciuta e amata,
ma ascoltarla da una orchestra e da
un direttore russi ha sempre qualcosa di magico, assai difficile da riprodurre fuori da quei confini; peccato che sia stata preceduta da una
pessima edizione del (peraltro meraviglioso) Secondo Concerto per
pianoforte e orchestra di Rachmaninov, inopportunamente affidato a un
pianista - Roberto Caminati - in alcuna sintonia con il direttore, tanto

dubitare che labbiano provata almeno una volta prima del concerto.
Imprevedibile invece la bellezza della Sonata in si minore di Respighi, a
mio avviso di gran lunga pi fascinosa delle sue pi celebri opere
come le Feste, le Fontane o i Pini di
Roma. Il violinista greco ha trovato
nel pianista riminese un partner perfetto con il quale si anche cimentato nella celebre Sonata n. 7 in do
minore opera 30 numero 2 di Beethoven e nelle due non indimenticabili Sonate di Debussy e di Ravel.
Due concerti applauditissimi e degni
della ricca stagione milanese.
Due concerti che, insieme al libro di
Beacco, fanno parte della grande
Offerta musicale della nostra citt.

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org

Due giornate per riscoprire i Musei Ecclesiastici


Sono tanti, ma poco conosciuti.
Contengono a volte tesori di grande
importanza ma di cui il grande pubblico, divoratore di mostre fatte solo
di grandi nomi, ne ignora lesitenza.
Sono una rete ben consolidata sul
territorio italiano, ma che di fatto
non riesce a emergere alla luce del
sole.
I Musei Ecclesiastici italiani, circa un
migliaio, sono realt che testimoniano in maniera importante la storia della Chiesa, legata a doppio filo
a quella dellarte. Raccolte arcivescovili, donazioni, preziosi manufatti, oggetti votivi e veri e propri capolavori sono racchiusi in chiese, conventi, piccole realt o grandi complessi.
Questi musei, di solito poco battuti,
avranno per una seconda volta la
loro riscossa nel prossimo week
end, il 15 e 16 febbraio, quando si
terranno le Giornate Nazionali dei
Musei Ecclesiastici. Tante le attivit

proposte ai visitatori, a partire


dallingresso gratuito, seguito, di caso in caso, da visite guidate, aperture straordinarie, laboratori, convegni, concerti ecc.
Una realt di nicchia, quella di questi musei, ma che si sta consolidando, confermano dallAMEI, lAssociazione Musei Ecclesiastici Italiana,
che dal 1996 riunisce e lavora per
creare una rete unificata e obiettivi
comuni per queste realt culturali.
Tante le iniziative create per il week
end, tante quelle in programma per
il futuro, come la creazione di una
serie di progetti per festeggiate i
1700 anni delleditto di Costantino, e
che coinvolgono gi pi di ottanta
istituzioni museali.
A volte bisognerebbe andare oltre
lapparenza, abbandonare quella
sorta di aurea polverosa che sembra avvolgere aggettivi come diocesano, parrocchiale ecc, per capire
che interessanti reperti o piccoli ca-

polavori darte si possono trovare


anche inaspettatamente vicino a
noi, lontani dai soliti circuiti museali
o dai grandi produttori di mostre seriali. Dopo tutto, vedere uno non esclude interessarsi allaltro. Per sapere tutte le iniziative sul territorio
italiano clicca qui
Si segnalano in particolare le attivit
del Museo Diocesano di Milano
Corso di Porta Ticinese, 95 Ingresso gratuito alle Collezioni permanenti del Museo Ingresso gratuito
alle mostre temporanee Rudi Wach.
Un falco tra le mani (21 gennaio 2
marzo 2014) Daniele Morini (31
gennaio 2 marzo 2014). Visita
guidata gratuita (su prenotazione
allo 02 89420019): La collezione di
disegni Antonio Sozzani e le altre
recenti acquisizioni del Museo Diocesano. sabato ore 16.00 domenica
ore 16.00 - Orario dapertura 10.00 18.00

Van Gogh Alive


Appassionati di Van Gogh? In attesa, forse, della retrospettiva dedicata allartista prevista per lautunno
2014, si potr prender confidenza
con le opere del grande maestro
olandese gi da oggi, attraverso
una esperienza sensoriale che ha
gi avuto un incredibile successo di
pubblico.
Van Gogh Alive un progetto ambizioso e itinerante. Chiamarlo mostra
sicuramente fuorviante perch di

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

dipinti, disegni, carte o creazioni originali non ce ne sono. Ci sono per grandi megaschermi che proiettano oltre tremila immagini in altissima definizione grazie al sistema
Sensory4, e che permettono una
visione ravvicinata di dipinti, lettere,
disegni, appunti e particolari di opere, in alcuni casi non facilmente godibili con la classica esposizione
museale.

Quello che si compone davanti agli


occhi del visitatore un museo impossibile nella realt, che raggruppa
per nuclei tematici le fasi della vita
dellartista, con i suoi viaggi e i suoi
periodi: dagli esordi contadini di
Van Gogh, agli autoritratti, dalla
passione per le stampe giapponesi
alle lettere scambiate con lamato
fratello Theo, fino naturalmente ai
capolavori pi noti, amati e soprat-

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tutto sofferti durante la creazione
stessa.
Alcuni effetti sono di grande impatto: le luci delle finestre della Terrazza del caff di notte che si accendono pian piano, le stelle meravigliose della Notte stellata che
prendono vita, i rami di mandorlo in
fiore che scorrono tutti intorno allo
spettatore come in un rullo continuo,
i corvi che prendono il volo e scappano dopo lassordante sparo nei
campi di grano, segno della parabola finale della vita di Van Gogh.

Musiche, luci e proiezioni, per la durata di unora circa, serviranno per


suggestionare lo spettatore, che
magari digiuno dellopera di Van
Gogh, potr gradatamente avvicinarsi al suo mondo, cos tormentato
e a volte infelice, ma dal quale, grazie anche alle citazioni proiettate,
potr scoprire un uomo turbato ma
vitale, amante della pittura, innamorato della sua arte e a volte sognatore.
Certo che il biglietto dingresso
non tra i pi economici. Forse,

una maggiore oscurit della sala e


unatmosfera pi raccolta nel complesso, avrebbe reso il tutto ancora
pi suggestivo.
Van Gogh Alive. The experience,
Milano Fino al 9 Marzo, presso la
Fabbrica del Vapore via Procaccini
Orari: luned, marted, mercoled,
venerd e domenica dalle 10:00 alle
20:00; gioved e sabato dalle 10:00
alle 23:00 Costo del biglietto: intero
12, ridotto 10, scuole 6

Wunderkammer - Le stanze delle meraviglie


Cerano una volta le Wunderkammer: stanze delle meraviglie, vanto
di sovrani e signori dEuropa in epoca rinascimentale, che non contenti
di collezionare opere darte tradizionali, misero insieme stupefacenti
collezioni di pezzi rari, curiosi ed
esotici, naturalia et artificialia, per la
gioia degli occhi e lo stupore dei visitatori ammirati.
Oggi le Wunderkammer ritornano, a
Milano, grazie a una mostra divisa
tra due importanti musei, uno storico e uno recente, a pochi passi di
distanza. Le Gallerie dItalia di Intesa Sanpaolo e il Museo Poldi Pezzoli, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, presentano
infatti Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi.
Lesposizione racconta i rapporti tra
arte, natura e meraviglia, spaziando
dallantico al contemporaneo con un
approccio multidisciplinare. Accostando a opere e manufatti cinque seicenteschi di collezioni italiane
opere darte contemporanea, la mostra intende stimolare il visitatore a
rintracciare analogie, rimandi e corrispondenze tra i significati implicati
nel complesso fenomeno delle
Wunderkammern, tema gi affrontato dalla storica dellarte Adalgisa
Lugli nella Biennale veneziana su
arte e scienza del 1986.
In principio fu lItalia, Paese in cui
scienziati, principi e regnanti, seguiti
dai loro colleghi austriaci, tedeschi e
boemi iniziarono a costituire delle

raccolte in cui le scienze, la natura e


le creazioni artistiche trovavano un
equilibrio di reciproca compenetrazione.
Al Museo Poldi Pezzoli, tempio del
collezionismo privato e custode di
oggetti da Wunderkammer esso
stesso, sono riunite per la prima volta insieme le raccolte enciclopediche dei bolognesi Ulisse Aldrovandi
e Ferdinando Cospi e del milanese
Manfredo Settala, possessori di alcune tra le raccolte pi ricche e curiose del tempo. Veri detentori del
mondo in una stanza, elementi del
mondo minerale, vegetale e animale
venivano combinati tra loro o integrati in raffinati capolavori di oreficeria e arti decorative - gli artificialia o addirittura accostati a oggetti stupefacenti e curiosit esotiche provenienti dal Nuovo Mondo. Pesci
palla, denti di narvalo, nautilus, coccodrilli, coralli e teschi sono solo alcuni degli oggetti pi apprezzati dal
collezionismo dellepoca.
Se al Poldi Pezzoli prevalgono dunque i pezzi depoca, alle Gallerie
dItalia ecco invece che alla storia si
integra anche, in maniera curiosa,
larte contemporanea. Le stanze
delle meraviglie vennero smantellate e i pezzi dispersi nel corso degli
anni, ed proprio questo fenomeno
che vanno a indagare artisti come
Emilio Isgr ed Elisa Sighicelli, che
aprono il percorso ad altri grandi,
uno su tutti Marchel Duchamp, che
affrontarono nelle loro opere la pre-

senza del meraviglioso attraverso


lutilizzo di materiali eterogenei o
accostamenti di naturalia e artificialia.
Due sono i grandi temi che guidano
il visitatore: una prima sezione permette di illustrare il desiderio di contenere entro quattro pareti (che si
tratti di uno stipo, scatola, valigia o
stanza), il repertorio esaustivo di un
mondo. In questa sezione, sono
presentate opere di Alik Cavaliere,
Giuliana Cuneaz, Marcel Duchamp
e Emilio Isgr. Una seconda sezione indaga invece il rapporto dialettico che intercorre tra arte e natura
nella contemporaneit, tra homo
faber e mondo naturale, che pone la
natura come alternativa nella creazione darte e per superare la dimensione a volte troppo scientifica
del quotidiano. Ed questa la natura indagata dalle magnifiche e allo
stesso tempo macabre ali di farfalle
di Damien Hirst, dai reperti di Jannis
Kounellis, dalle ricostruzioni di Piero
Manzoni, Mario Merz e Studio Azzurro.
Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi fino al 2
marzo Sedi: Gallerie dItalia e Museo Poldi Pezzoli Costi: Gallerie
dItalia ingresso gratuito, Poldi Pezzoli ingresso ridotto presentando il
tagliando delle Gallerie dItalia. Orari: Poldi Pezzoli: 10.00 alle 18.00,
marted chiuso. Gallerie dItalia: Da
marted a domenica dalle 9.30 alle
19.30, Gioved dalle 9.30 alle 22.30

105 disegni di grandi artisti per il Museo Diocesano


Una nuova collezione arricchir il
gi nutrito percorso artistico del Museo Diocesano di Milano. Da venerd 24 gennaio sar infatti possibile
ammirare un nuovo lascito, esposto
insieme alla collezioni vescovili e
della diocesi, donato al Museo dal
grande collezionista e uomo daffari
Antonio Sozzani. Centocinque disegni, perlopi inediti, saranno esposti
in maniera permanente dopo un

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

lungo restauro che ha visto protagonisti non solo queste preziose e


delicate opere, ma anche le loro
cornici originali.
Sozzani, uomo di spicco della finanza milanese e grande collezionista
di arte dellOttocento francese, su
consiglio di Giovanni Testori, amico
e consigliere, inizia a comprare e
collezionare disegni su carta di molti
significativi maestri, italiani e non,

mettendo insieme una ricca collezione di cui Testori stesso assunse


la guida scientifica.
Forse fu su consiglio di un altro amico, quellAlberto Crespi gi donatore dellomonima collezione Crespi
di fondi oro italiani, depositata presso lo stesso Diocesano, che Sozzani decise di donare anche i suoi disegni al Museo. Con delle clausole
ben precise: i disegni dovevano es-

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sere esposti tutti e tutti insieme, con
le loro cornici, e mai conservati o
esposti diversamente.
La raccolta Sozzani costituita da
disegni databili dal XV al XX secolo,
eseguiti da artisti principalmente italiani e stranieri, soprattutto francesi,
offrendo una ricca variet di fogli
riconducibili a scuole diverse, per
epoca e geografia. Tra questi, per la
sezione antica, spiccano i nomi di
Matteo Rosselli, Luca Cambiaso,
Bartolomeo Passarotti, Ludovico
Carracci, Guercino, Elisabetta Sirani, Gian Lorenzo Bernini, Carlo
Francesco Nuvolone, Francisco
Goya, e altri ancora.

Cospicuo anche il nucleo di disegni attribuiti a maestri dellOttocento


francese e dellImpressionismo,
come Jacques Louis David, JeanAuguste-Dominique Ingres, Camille
Corot, Eugne Delacroix, Thodore
Gericault, Gustave Courbet, douard Manet, Auguste Rodin, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir,
Camille Pisarro, Paul Gauguin, Vincent van Gogh.
Per il Novecento sono presenti alcuni lavori di autori quali Lucio Fontana, Jaques Lipchitz, Marcello Dudovich, Jean Cocteau, Balthus, Toti
Scialoja, Graham Sutherland.
Lapertura di questa nuova sezione
sar accompagnata da un catalogo

scientifico, a cura di Paolo Biscottini


e Giulio Bora, che propone, oltre ai
saggi introduttivi sulla storia e sullo
studio scientifico della collezione
Sozzani, la pubblicazione integrale
dei disegni, quasi tutti inediti, corredata da una documentazione fotografica e da schede scientifiche.
La collezione Antonio Sozzani Museo Diocesano di Milano (Milano,
c.so Porta Ticinese 95)
Dal 24 gennaio 2014 Orari di apertura: marted - domenica, 10.0018.00 (la biglietteria chiude alle ore
17.30) Ingresso: intero: 8.00, Ridotto: 5.00, marted 4 euro

Kandinsky e la nascita della pittura astratta


Che cos lastrattismo? Che significato hanno cerchi, linee, macchie di
colori a prima vista casuali ma di
gran impatto visivo? C qualcosa
oltre la superficie del quadro? Per
rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti
pi significativi del secolo scorso:
Vassily Kandinsky.
Sono oltre 80 le opere in mostra,
tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e tutte firmate dal padre dellastrattismo. Una esposizione che offre una panoramica completa dellevoluzione dellartista, partito da una figurazione semplice e
legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie
artistiche pi interessanti del 900.
Un percorso di ricerca lungo e fatto
di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come
qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.
Lapertura di grande impatto, con
la ricostruzione, per la prima volta
portata
fuori
dalla
Francia,
dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean
Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque
guazzi originali con cui Kandinsky
decor il salone ottagonale della
Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930.
Il percorso prosegue poi in ordine
cronologico, esaminando le tante
fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle
prime opere lartista russo dimostra
una passione per il colore, le atmo-

sfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti
che sperimentano con lui un tipo di
arte ancora di gusto Art Nouveau:
il momento del gruppo Phalanx.
Dopo viaggi che lo conducono in
giro per il mondo insieme alla nuova
compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo
dopo passo, nascer lastrattismo.
Gradatamente i disegni si fanno
piatti, il colore prende piede e nel
1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista,
una valenza e un significato unico e
fondamentale.
Nel 1912, in compagnia dellamico
Franz Marc, nascer il celebre
Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a
breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di
Kandinsky sullarte astratta.
Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una
fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922
accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a

Dessau come insegnante. Dopo la


chiusura nazista di questa prestigiosa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit
del cubismo e del surrealismo, corrente questultima, che influenzer
fortemente gli ultimi lavori dellartista.
Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli
blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto
amata della ville lumiere lasceranno
unultima suggestione nelle grandi
composizioni cos come nei piccoli
dipinti su cartone che Kandinsky
cre durante la Guerra.
In mostra sono presenti alcune delle
opere pi significative dellartista,
quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don
allamata moglie Nina, e che danno
quindi il resoconto esatto di unarte
che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi
irascibili, cos come, larte astratta
e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo
che ebbe il coraggio di dire che le
forme e i colori sono fondamentali,
spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di
chi la crea e di chi la guarda.
Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio
2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal
marted alla domenica: 9.30 - 19.30
gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5

La genesi dellopera di Pellizza da Volpedo


Il Quarto Stato, opera che inizia
simbolicamente il percorso del Museo del 900, viene ora studiato e
indagato nella sua genesi lunghissima, dieci anni, che ha portato al

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

suo compimento definitivo. A cura di


Aurora Scotti, la mostra presenta
circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti
nello spazio mostre al piano terra

del museo e una radiografia a grandezza naturale dellopera.


Cos come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica
sottoscrizione - il Museo chieder ai

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cittadini e ai visitatori di esprimere il
loro parere in merito a un eventuale
spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando cos l'atrio in sala museale.
Lartista, partendo da una formazione filosofico - storica, sente la necessit di trattare temi allora attuali
come le problematiche sociali e politiche dellItalia unita, in particolare
quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in
disegni e bozzetti ad olio realizzati
dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva
trattare temi di assoluta contemporaneit.
Il lungo iter progettuale dellopera
segnato da due tappe fondamentali:
Ambasciatori della fame (1892) e
Fiumana (1895-96). Una lunga elaborazione che rese lartista consapevole della propria missione intellettuale. A ogni fase corrisponde infatti una peculiare sperimentazione
compositiva e tecnica, il cui sviluppo
pu essere seguito lungo le tre sezioni della mostra, dove sono esposti i bozzetti, i disegni preparatori e
alcune analisi radiografiche.
La prima versione dellopera Ambasciatori della fame, e gi da questa versione Pellizza sceglie il luogo
e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile di

antica data. Nella luce di un mattino


primaverile - il 25 aprile sullimbocco di Via del Torraglio,
Pellizza fece avanzare un gruppo di
lavoratori guidati da due portavoce
dal piglio deciso in primo piano e
affiancati da un ragazzo pi giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro
di pi grandi dimensioni, cercando
di mettere meglio a fuoco il gruppo
centrale dei personaggi. Abbandonata la tecnica a larghe pennellate,
adotta una tecnica divisionista a
piccoli punti e linee di colori disposti
in modo puro sulla tela, per raggiungere effetti di luminosit ed espressivit. Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza elimin il
punto di vista dallalto per una presa
diretta frontale dei suoi protagonisti:
numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due
capi della rivolta affiancati ora da
una donna con un bimbo in braccio,
ritratto di Teresa, moglie dellartista.
Di l a poco vedr la luce Fiumana, il
cui titolo allusivo allingrossarsi
della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntando sulla diffusione del messaggio
idealmente rivolto a tutti i lavoratori
e sulladesione di massa ad esso.
Nel 1898 Pellizza decise di riaffrontare il tema su una tela ancora pi

grande, ricominciando a eseguire


disegni per tutte le figure e facendo
nel 1899 un nuovo bozzetto dalle
cromie calde e intense a cui diede
per titolo Il cammino dei lavoratori.
Ancora una volta alla rielaborazione
pittorica il pittore accompagn letture sempre pi attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un nuovo
cambio dimpostazione, sostituendo
alla massa indistinta di lavoratori
una sequenza di uomini e qualche
donna disposti su pi file a occupare tutta la scena.
A questa tela Pellizza lavor incessantemente dal 1898 al 1901,
quando scelse di intitolarla Il Quarto
stato. La tela divenuta dunque il
simbolo della fiducia che il cammino
di lavoratori avrebbe portato ad un
futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del
Ventesimo secolo. Una mostra per
ripercorrere gli studi, i disegni e i
tentativi che hanno preceduto
lopera, divenuta un simbolo universale e che ora diventer uno dei
simboli di Expo 2015.
Giuseppe Pellizza da Volpedo e il
Quarto Stato. Dieci anni di ricerca
appassionata Museo del '900 Spazio mostre fino al 9 marzo 2014 Costo: intero 5, ridotto 3 Orari: lun.
14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e dom.
9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 - 22.30

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale
per il futuro, cos come, in passato,
Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino
che questanno celebra il suo
1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la
Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura
temporale, significativa per la citt,
dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.
Il Museo un piccolo gioiello, per la
qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

Larchitetto Guido Canalico lo ha


concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi
in cui riassunta la vera anima del
Duomo: oltre duecento sculture, pi
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su di-

segno dellArcimboldo, sopraffini


esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture
che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,
con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva
davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del
Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.

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Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,
ricchissimo museo non potr che
andare a raccontare ancora meglio
una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della

prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in


quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo
stesso.

Museo del Duomo Palazzo Reale


piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale
del 2004, e una monografica di
stampe al Museo del Novecento
questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di
Peter Brant. La mostra si presenta
subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di
Pittsburgh, comprendente alcune
delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra dipinti, serigrafie, sculture e fotografie.
La mostra, curata da Francesco
Bonami e dallo stesso Peter Brant,
sar unoccasione interessante per
approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola,
di Andy Warhol, artista invece ben
pi complesso e tormentato. Peter
Brant, magnate americano, fu intimo
amico di Warhol, e ad appena
ventanni inizi a comprare i lavori
dellartista, partendo proprio dalla
famosa lattina di zuppa Campbell
riprodotta da Warhol.
Sar un legame lungo tutto una vita
quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero
e segnarono insieme i pazzi anni
60 e 70 della scena newyorchese.
Un sodalizio di vita e lavoro il loro,
che sfocer nella collaborazione
tramite la rivista Interview, fondata
dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa
editrice dopo la morte dellamico,
avvenuta nel 1987 in seguito ad
unoperazione chirurgica finita male.
La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione

warholiana. Attraverso un percorso


cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e
pubblicitario, famoso gi allepoca
per rivoluzionari e particolarissimi
disegni di calzature femminili e per il
suo atteggiamento irriverente.
La pubblicit per era solo linizio.
Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che
coinvolgeva tutti gli americani, dal
Presidente alluomo comune. Il suo
universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e
tanti altri divi osannati dallAmerica,
e che per ebbero anche, quasi
Warhol fosse stato un profeta, fini
tragiche o destini infelici. Come a
dire, lapparenza, nonostante i colori
e i sorrisi smaglianti, inganna.
Una presa di coscienza di quello
che lamericano medio aveva sotto
gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol
ripropose ingrandito, ripetuto fino
allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza
mai criticare. Anzi. La pop art di
Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo
smodato o il capitalismo. Warhol
stesso ci era cresciuto, e la cosa pi
naturale per lui era proprio partire
da quello che conosceva meglio e
che poteva riguardare tutti. Senza
messaggi nascosti o significati troppo profondi.
Oltre ai famosi Flowers multicolor e
ai ritratti di Mao, paradossale vera
icona pop, la mostra propone anche

le rielaborazioni che Warhol fece di


un grande classico come lUltima
Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle
polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi
amici Mick Jagger, Diana Ross e
Jane Fonda. Tutti presenti in mostra.
Emerge cos un Warhol non solo
mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in
cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma
anche un Warhol pi introverso,
spaventato forse da quella celebrit
raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti
vittima di un tentato omicidio, per
mano di una femminista, e dal quale
si salv per miracolo nel 1968.
Vittima di un diverso colpo di arma
da fuoco fu invece una delle opere
pi famose di Warhol, una Marilyn
blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza
motivo da unamica dellartista nel
1964. Da quella data lopera venne
chiamata, per lappunto, Blue Shoot
Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui
osservava quasi in disparte, dietro i
suoi occhiali da sole e al riparo di
una parrucca argentata.

Warhol, dalla collezione Peter


Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30
Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30
Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50
euro.

LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Paolo Brusasco
Tesori rubati
Il saccheggio del patrimonio artistico nel Medio Oriente
Bruno Mondadori, sett. 2013
pp.178, euro 18
Mercoled 12, ore 18,15, il libro verr presentato a Palazzo Sormani,

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

sala del Grechetto, via F. Sforza 7,


Milano, con Giulio Giorello e Paolo

Maralla (Carabiniere del Nucleo


TPC nell'operazione "Antica Babilo-

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nia" nel 2003, II Guerra del Golfo) a


cura di Unione Lettori Italiani Milano
Di grande interesse il saggio di Paolo Brusasco, docente di Archeologia
del Vicino Oriente Antico all'Universit di Genova perch, prendendo
spunto dal "crimine del secolo" quale il saccheggio selvaggio e la parziale distruzione dell'Irak Museum a
Bagdad nel 2003, durante la seconda Guerra del Golfo, scatenata da
Bush contro Saddam Hussein, pone
una domanda cruciale "A chi appartiene il passato?".
E se si pu affermare che il patrimonio artistico di un paese attiene
alla identit della sua gente, ne esprime il pensiero e la sua storia, ne
perpetua la memoria, possibile
anche affermare che la cancellazione della memoria di quel passato,
mediante la distruzione o la sistematica depredazione di quel patrimonio, attraverso insediamenti militari nei pressi di fragili siti archeologici, come quelli americani attorno
all'antica citt di Ur, o il contrabbando internazionale di antichi reperti,
configuri un crimine premeditato?
Questo ci che pensa l'autore,
che nelle sue pagine ci racconta
con passione e chiarezza le vicende
che da anni affliggono i beni artistici
dell'Irak, oggetto di rapina da parte
di una filiera internazionale di contrabbando organizzato, che agisce
su due fronti: l'uno parte dal contadino iracheno, "tombarolo" per necessit di sopravvivenza, passa per
intermediari locali che affidano i
proventi degli scavi a mafie internazionali, che immettono nel mercato
clandestino le opere d'arte trafugate, che finiscono nelle aste mondiali
per la delizia di collezionisti facoltosi. Attualmente il traffico illecito passa dal web, pi sicuro per la privacy.
L'altro fronte il saccheggio sistematico di musei e siti archeologici,
perpetrato in occasione di guerre,come la II guerra del Golfo, nonostante Trattati internazionali quali
la Convenzione di Ginevra del 1936
e quella dell'Unesco del 1970 dichiarino che non solo il paese ag-

gredito tenuto a mettere in sicurezza i suoi beni artistici, ma lo


stesso invasore deve attivarsi per la
salvaguardia di musei e ospedali .
Nulla di tutto questo avvenuto in
Irak, l'antica Mesopotamia, collocata
nella feconda pianura tra il Tigri e
l'Eufrate,"culla della civilt", con i
Sumeri, gli Accadi, gli Assiri, i Babilonesi. Qui nata l'agricoltura 7000
anni fa, qui le prime citt- stato, la
scrittura cuneiforme su tavolette di
argilla, i primi dizionari sumeriaccadici e babilonese-aramaico, testimoni di un cosmopolitismo diffuso
gi allora; il primo codice delle leggi
di Hammurabi nella seconda met
del 1700 a.C. Con Nabucadonosor
nel VII a.C., Babilonia diventa capitale di un impero che va a dal Golfo
Persico al Mediterraneo. Testimonianza indelebile la Porta di Ishtar e
la Via delle Processioni con i suoi
leoni in squillanti mattoni gialli smaltati, da cento anni al Museo di Berlino.
Quando in quel terribile 10 aprile del
2003 le truppe americane entrarono
a Bagdad, si consum uno dei pi
drammatici sfregi alla storia millenaria dell'Irak, perch nei tre giorni
successivi nessuno seppe o volle
difendere da ladri improvvisati o
peggio altamente specializzati, i tesori contenuti nell'Irak Museum, nelle gallerie, al piano terra e persino
nei caveau sotterranei, conniventi
gli stessi custodi.
E cos sparirono, sotto gli occhi "distratti" degli alleati e dello stesso
SBAH, l'autorit museale, la Dama
di Uruk, la Monna Lisa di Nimrud, i
monili del Cimitero reale di Ur, i
gioielli delle Regine assire di Nimrud, non inferiori per valore al tesoro
di Tutankamon, migliaia di tavolette
cuneiformi e sigilli cilindrici, tesori
poi in parte ritrovati in luoghi improbabili, grazie a soffiate o a ricompense. Dei 15.000 reperti catalogati
(a fronte di migliaia ancora innominati) solo un terzo stato recuperato, grazie anche a una fattiva collaborazione con l'Interpol, e alle dogane di tutto il mondo.

La creazione di data base, con migliaia di fotografie immesse in rete,


da parte di missioni inglesi, americane, italiane, quali i Carabinieri italiani del Nucleo TPC (Tutela Patrimonio Culturale), hanno facilitato
l'opera. Alcuni ritengono anzi che
l'attentato di Nassirya del 2003, dove morirono 17 nostri carabinieri, fu
organizzato per vendetta contro l'efficienza italiana nella missione Antica Babilonia, che comprendeva
persino l'uso di elicotteri per sorprendere i ladri all'opera nei siti archeologici.
Resta comunque sorprendente il
constatare che gli alleati invasori,
pur attestati subito fuori della porta
di entrata del'Irak Museo, nulla fecero per fermare quello scempio di
opere d'arte. Ecco allora il dubbio
adombrato all'inizio che ci fosse
frutto di una precisa volont politica,
volta a cancellare la memoria di un
popolo per fini di sottomissione.
L'Irak Museum di Bagdad, fondato
nel 1924 dalla diplomatica inglese
Gertrude Bell, sesto museo per importanza nel mondo, con i suoi quasi 12.000 m2 di estensione diventato dunque "la metafora dell'Irak" e
costituisce un modello per fatti affini,
nelle turbolente aree della Tunisia,
Egitto, Siria, dopo le Primavere arabe.
Ripercorrere, con l'autore, la sua
storia travagliata aiuta a comprendere l'ideologia sottesa alla sua
conduzione: quella orientalista eurocentrica sotto il colonialismo inglese che vedeva nella Mesopotamia la "culla della civilt occidentale" tralasciando il profondo lascito
islamico; quella propagandistica socialisteggiante sotto Saddam Hussein, che ricorreva alla memoria della Mesopotamia antica come "antidoto alla divisione etnico religiosa
tra sunniti, sciti e curdi"; quella della
reggenza sciita subentrata a Saddam che nel Museo vedeva un simbolo della dittatura saddamiana
sunnita e dunque profanabile a scopo turistico. Perch si sa. la storia
non "magistra vitae".

CINEMA
questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
La mia classe
di Daniele Gaglianone [ITA, 2013, 92']
con Valerio Mastandrea, Bassirou Balide,Mamon Bhuiyan, Moussa Toure
Quella che vi propongo non tanto
una critica cinematografica, quanto

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

il punto di vista sul film di chi le


scuole ditaliano per stranieri le co-

nosce piuttosto bene. Da circa una


decina danni infatti sono impegnata

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come volontaria in una di quelle
scuole chiamate senza permesso,
situazioni fiorite numerose nel nostro Paese per offrire ai tanti migranti che non conoscono la nostra
lingua un luogo di apprendimento
ma anche di accoglienza e socializzazione.
Il film di Daniele Gaglianone rappresenta con realismo e freschezza
quelluniverso eterogeneo che sono
le nostre classi, e i momenti divertenti o di grande emotivit che costellano le nostre lezioni. Ha inoltre
il grande pregio di dare un volto, e
quindi dignit di persone con una
propria individualit e una storia, a
quelli che nel sentire comune sono
genericamente dei personaggi: il
marocchino, il nero, la badante ... .
Bravissimo Valerio Mastandrea nel
ruolo dellinsegnante, una parte difficile in un film in bilico tra realt e
finzione. Viene da pensare che il
bravo attore romano in fondo non
abbia recitato una parte ma sia stato pi semplicemente se stesso, che
si sia messo in gioco come persona
cos come facciamo noi nelle nostre
classi. Molti insegnanti delle nostre
scuole non lo sono di professione,
devono inventarsi un mestiere e un
metodo per una situazione che richiede una didattica completamente
nuova e ancora tutta da esplorare.
Nella prima parte del film ho ritrovato quello che rende preziose le nostre scuole: il fatto di essere uno
spazio nel quale i migranti, oltre a
imparare litaliano, ritrovano una
propria individualit, la possibilit di
esprimere vissuti sempre faticosi e
spesso drammatici, di elaborarli
comunicandoli. Unoccasione per
stabilire relazioni personali anche
con chi non appartiene alla propria
comunit linguistica.
Il film, nato per raccontare le vicende di un professore ditaliano e della
sua classe allinterno di un CTP

(Centri Territoriali Permanenti di Istruzione e Formazione per adulti),


cambia improvvisamente rotta di
fronte al problema di uno studente/attore che, perso lo status di richiedente asilo e quindi il permesso
di soggiorno, non pu continuare a
frequentare le lezioni e a recitare
nel film. Sono momenti drammatici
per la produzione e ben riflettono
ci che frequentemente succede
nelle nostre classi quando simili difficolt ci strappano al nostro ruolo
dinsegnanti per chiederci un impegno diverso. S, ma quale?
Gaglianone ha il grande merito di
esplicitare la lacerazione che avvertiamo di fronte alla necessit di rispettare una legalit che la nostra
coscienza, la nostra umanit considera illegittima. lo stesso dilemma
che porta regista, operatori e segretari di produzione a uscire dalle
quinte mettendo il proprio disagio
sotto locchio della telecamera, trasformando il tutto in un film sul film.
Quel senso di smarrimento, di perdita di senso, di inutilit, per noi insegnanti cosa nota; quellimressione
dimpotenza, quellamarezza espressa a mezza voce da Mastandrea col suo tanto non serve a un
cazzo molto spesso la nostra
amarezza. Ma noi continuiamo a far
vivere le nostre scuole perch ci
sembra comunque importante esserci, cos come stato importante
fare un film come questo che non fa
analisi politiche, non individua responsabilit, non offre soluzioni ma
parla al cuore e alla coscienza, e
aiuta a conoscere e a riflettere.
Forse lunico tipo di cinema militante che si pu fare in tempi difficili
e confusi come i nostri.
Tiziana Barletta
Insegnante della F.I.L.E.F.-Scuola
dItaliano per Stranieri - Rete ScuoleSenza Permesso*

Il film La mia Classe in programmazione al cinema Mexico


alle 16.00 e alle 18.00; su richiesta
sono previste anche proiezioni per
le scolaresche in mattinata.
*La Rete delle Scuole Senza Permesso nasce nel 2005, oggi raggruppa 17 scuole di Milano e provincia che offrono grazie ai propri
volontari lezioni ditaliano e sportelli
informativi rivolti a tutti gli stranieri.
Conta circa 250 volontari, non vanta
schieramenti politici, aperta a tutti
coloro che apprezzano i valori
dellaccoglienza, delluguaglianza e
della giustizia sociale. Abbiamo
scelto di chiamarci Rete Scuole
Senza Permesso perch ci identifichiamo nei migranti che siamo stati;
perch accogliamo tutti, perch
sappiamo che la negazione dei diritti dei migranti significa la progressiva erosione dei diritti di tutti quanti.
Rete Scuole Senza Permesso, ha
organizzato e promosso la Rassegna cinematografica MIGRIAMOCI
SU: tre appuntamenti domenicali
con film lievi, a volte esplicitamente
comici per provare, insieme, a ridere oltre che a riflettere sul fenomeno
delle migrazioni. Tre commedie di
qualit seguite dallintervento di un
ospite, un artista attivo nella nostra
citt. Un modo per conoscere gli
studenti e gli insegnanti delle scuole
ditaliano per stranieri.
Le prossime proiezioni si terranno
domenica 23 febbraio e 30 marzo, a
partire dalle ore 15:00 presso il Cinema Beltrade, via Oxilia 10 Milano.
23 FEBBRAIO ALMANYA, regia
di Yasemin Samdereli, 2011 - a seguire incontro con Mihai Butcovan
30 MARZO - ITALIAN MOVIES, regia di Matteo Pellegrini, 2012 - a
seguire incontro con Manuel Ferreira

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org
Guerra e pace, emozione e bellezza di Svetlana Zacharova a Sochi
Lo scorso venerd 7 febbraio si sono
tenute le cerimonie dapertura delle
Olimpiadi Invernali 2014 a Sochi nel
Caucaso della Russia meridionale
sulle sponde del Mar Nero. Le cerimonie hanno voluto descrivere la
storia culturale delle Russia: il prologo stato recitato da una bambina che leggeva da un abbecedario i
nomi dei grandi russi che hanno fatto grande la nazione, da Gagarin a
Dostoevskij, da Rimskij Korsakov a

n. 06 VI - 12 febbraio 2014

ekov, a Lenin, ad Agrippina Vaganova e come loro, tanti altri.


La danza e il balletto, lArte Nazionale del Popolo Russo, come dicono l, non son potuti essere assenti,
anzi sono stati gli ospiti donore.
Tutti i coreografi dei grandi teatri di
Russia e i principali ballerini sono
stati coinvolti nella cerimonia e ognuno ha rappresentato un momento della storia russa.
Ltoile del Boloj di Mosca, Svetlana Zacharova, molto nota a Mila-

no e milanese dazione per essere


toile anche al Teatro alla Scala e la
partner in tante rappresentazioni del
nostro Roberto Bolle sul palco milanese, ha avuto un ruolo di primo
ordine anche nella scelta del soggetto da rappresentare: Guerra e
pace di Lev Tolstoj.
Sulle note di Igor Straviskij, i grandi
del Boloj si sono esibiti nella scena del gran ballo, tratto da uno dei
primi capitoli del romanzo. Svetlana
Zacharova ha avuto il ruolo princi21

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pale occupando gli assoli femminili
pi interessanti, dal sapore neoclassico, in cui al virtuosismo tecnico tipico della scuola russa si mescola, secondo quelli che sono i pi
recenti indirizzi coreografici, una
mimica molto attenta e una interpretazione molto intensa. Lesplosivit
fisica e la gioia del ballo in una serata di festa vengono disturbate dalla
notizia della guerra imminente, tuttavia la festa deve continuare, le
convenzioni sociali della formalissima aristocrazia zarina non possono
essere superate. La danza di Zacharova permette di cogliere la nuo-

va sfumatura di sentimento attraverso una esplosivit controllata,


un guardare a terra e la sensazione
di una danza di carattere russa dal
tono malinconico.
Assieme a lei anche il virtuosissimo
Ivan Vasilev, anche lui artista ospite
dalla scorsa stagione alla Scala, ha
dato sfoggio della sua giovinezza e
del suo virtuosismo nei grandi salti e
veloci manges di un giovane aristocratico convinto patriota.
Il neoclassicismo dellesecuzione
risente della poetica di George Balanchine, altro grande russo di nascita e formazione, naturalizzato

americano. Infatti, partendo da un


soggetto reale, come la scena del
ballo di Guerra e pace, la coreografia procede e avanza nellastratismo
della danza fine a se stessa, con
figure geometriche dei pas densemble o con il virtuosismo atletico
degli assoli. Non si risente, invece,
della tecnica neoclassica del Metodo Balanchine; lesecuzione tecnica
prevede il rigore del Metodo Vaganova, altro baluardo della Russia,
che la ha resa famosa nel mondo.
Domenico G. Muscianisi

GALLERY

VIDEO

DIANA DA MARCHI CANDIDATA ALLA SEGRETERIA REGIONALE DEL PD


http://youtu.be/VK-OSxfIEDQ
ALESSANDRO ALFIERI CANDIDATO ALLA SEGRETERIA REGIONALE DEL PD
http://youtu.be/oCz8oGa_ifY

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