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Una societ, una qualsiasi struttura di convivenza umana in cui la moneta non esista, oggi totalmente inconcepibile.

Per noi naturale pagare un bene o stimare il valore di un oggetto in Lire o in Dollari, e sappiamo che cos ovunque.
Sappiamo poi che gli antichi Greci e Romani avevano una loro moneta, e quindi la vediamo come qualcosa che da
sempre presente nella storia delluomo e, soprattutto, come qualcosa di peculiare di ogni civilt evoluta.
Questa affermazione per vera solo in parte, dal momento che la moneta s elemento caratteristico di una civilt
avanzata, ma non tutti i grandi popoli del passato la utilizzarono fin dalla sua prima comparsa. Un esempio significativo
fornito dai Cartaginesi: essi infatti (e la cosa pu sembrare strana, dal momento che erano i pi attivi mercanti del
Mediterraneo) iniziarono a coniare moneta solo nel IV secolo a.C. e, cosa ancora pi incredibile, non per fini
commerciali, ma al solo scopo di pagare truppe mercenarie. Ma allora come mai in seguito si diffuse a tal punto che
ancora oggi noi la usiamo? E come gestivano i loro traffici gli antichi se non disponevano di mezzi di scambio? E
soprattutto, chi ha inventato la moneta? Il favore che la moneta incontr nel mondo greco e in quello romano, spinse
gli storici antichi a figurarsi che sia esistito, in un determinato momento, un creatore, uno scopritore della moneta.
Cos la storiografia antica cre il mito dellinvenzione della moneta collegandolo a figure eminenti del suo mondo
leggendario o storico: da ci lattribuzione dapprima a Teseo, poi a personalit storiche pi o meno documentate, quali
Fidone dArgo o i re di Lidia Gige, Aliatte e Creso.
Le leggende, si sa, contengono sempre un fondo di verit, ed effettivamente i suddetti personaggi, come vedremo in
seguito, hanno avuto a che fare con la nascita della moneta. Tuttavia parlare di un inventore della moneta quanto di
pi errato si possa fare. La moneta non fu inventata, ma fu il punto di arrivo di una evoluzione dei mezzi di scambio
durata millenni che, a partire dal semplice baratto di merce contro merce, ha toccato svariate tappe, andando via via
sempre pi perfezionandosi. Nessun popolo antico, per quel che ci risulta dalle fonti, ha saputo sottrarsi, nella prima
fase della sua esistenza, alla legge naturale del baratto. Popoli di antichissima civilt riuscirono cos ad instaurare
legami economici anche molto complessi pur non conoscendo la moneta, basando le transazioni sul semplice scambio
delle merci. Tale fatto ci attestato, oltre che dagli storici antichi, anche da alcune figurazioni rinvenute in Egitto, che
ci mostrano come nel paese del Nilo i pi antichi traffici avvenissero in questo modo. Anche i Fenici installavano sulle
coste dei popoli barbari dei veri e propri mercati di baratto, scambiando i prodotti lavorati della loro industria con le
materie prime che qui trovavano in abbondanza.
Allo stesso modo i Cartaginesi, come gi accennato, basarono sul baratto la massima parte dei loro traffici. Ma questa
forma di commercio presentava grossi inconvenienti per quelle popolazioni stanziali che non erano solite intraprendere
lunghi viaggi a fini commerciali. Tali popoli si trovavano spesso a disporre di una derrata sovrabbondante che sarebbero
stati ben lieti di scambiare con i propri vicini, ma questi a loro volta ne possedevano altrettanta; capitava quindi di
dover rinunciare, da un lato, a merci senza dubbio necessarie ma che non potevano essere pagate, dallaltro di dover
conservare la propria derrata, ormai di nessuna utilit, col rischio che si potesse deteriorare o distruggere. Per ovviare
a tale inconveniente, si stabil una derrata particolare che servisse al tempo stesso da mezzo di scambio e da scala
comparativa del valore delle merci.
Si decise cio di scegliere una merce che svolgesse le funzioni proprie della moneta. questa la cosiddetta moneta
naturale, primo esempio di quel fenomeno che gli studiosi moderni chiamano col nome di premoneta. La scelta della
derrata da usarsi come moneta naturale variata secondo i luoghi e i tempi, ma si sempre orientata su un prodotto a
un tempo ricercato e abbondante. Gli antichi abitatori del Mediterraneo si sono rivolti con preferenza al bestiame, il
quale per la sua utilit e, ad un tempo, per la sua abbondanza, ha riscosso ovunque ampio favore. Testimonianze
delluso del bestiame come moneta ci vengono dalle pi antiche legislazioni (che fissano le multe da pagare in buoi e
pecore), ma soprattutto dal linguaggio.
A questo antichissimo uso si fanno risalire parole quali pecunia, ossia denaro, che deriva dal latino pecus (gregge),
termine dal quale deriva anche la parola peculato (che in latino significa furto di armenti prima che concussione).
Dalluso di calcolare la ricchezza in capi di bestiame (capita) derivato poi il termine capitale, mentre Polluce ci ricorda
che nel linguaggio popolare della Grecia antica per indicare un uomo di cui si era comprato il silenzio si diceva che gli
era passato un bue sopra la lingua. Il bestiame rappresent dunque la prima moneta delluomo, ma presto ci si accorse
che qualcosa non andava: tutto procedeva bene se un tale acquistava (ad esempio) tanto grano quanto ne poteva
valere un bue. Ma se quel tale ne voleva di meno? Cerano, questo vero, alcune corrispondenze fisse (ad esempio
nella Roma arcaica dieci pecore equivalevano a un bue), ma sta di fatto che non era possibile dividere una pecora
senza che perdesse valore (una pecora morta vale decisamente meno di una viva). Ci si accorse allora, quando
lindustria inizi a lavorarli per farne utensili e armi, che i metalli presentavano, rispetto al bestiame, notevoli vantaggi
come mezzi di scambio. Non solo erano pi facili da trasportare, ma le loro qualit intrinseche ne determinarono il
primato su qualsiasi altra merce-tipo: essi infatti si potevano ridurre in frammenti senza che perdessero valore; erano
inalterabili e non richiedevano manutenzione (non si deterioravano quindi in seguito a lungo immagazzinamento);
erano facilmente riconoscibili dallaspetto, dal suono e dal peso; infine erano utili a tutti. Una volta scelto il materiale
(che rimarr lo stesso fino alla comparsa della moneta vera e propria) si cerc la forma che ne rendesse pi comodo
lutilizzo.
La forma pi antica senza dubbio quella dellanello, la cui fortuna dovuta non tanto alla sua funzione ornamentale,
quanto al foro che ne facilita la tesaurizzazione e il trasporto. Una pittura murale del XV secolo a.C. ci testimonia
lutilizzo dellanello come mezzo di scambio in Egitto, ma questa forma attestata anche altrove (ad esempio nello
stesso periodo gli Ebrei creano ununit pondometrica che chiamano kikkar, che significa appunto anello). In seguito
(seconda met del II millennio a.C.) fanno la loro comparsa in tutto il Mediterraneo i cosiddetti pani di rame egeocretesi. Si tratta di grossi rettangoli del peso variante tra i 10 e i 36 chilogrammi e dello spessore di circa 6 centimetri.
I pi antichi fra questi pani presentano una forma quasi perfettamente rettangolare, mentre i pi recenti sono
caratterizzati dai quattro angoli molto sviluppati.
Questa forma, che in origine era stata interpretata come la stilizzazione di una pelle di bue o la rappresentazione di
unascia bipenne (entrambi simboli legati al mondo sacrale e religioso), dovuta in realt a motivi tecnici: questa
forma infatti lunica che consenta di colare in un piano pi pani contigui per separarli poi pi facilmente fratturando le
giunzioni negli apici. Si tratta quindi del risultato di una fusione in serie, fatto che denota una evoluzione tecnica

notevolissima. Questi pani ebbero grande diffusione per circa quattro secoli, fino al X a.C., e li ritroviamo pressoch in
tutti i luoghi toccati dai Micenei. Infine, a partire dal IX secolo a.C., appare quella che gli studiosi chiamano moneta
utensile. Si tratta di strumenti della vita quotidiana che vengono utilizzati come moneta pur mantenendo, almeno in
origine, la loro funzione pratica.
Tale funzione sar in seguito solo ricordata dalla forma delloggetto, che di fatto non verr pi utilizzato per la sua
funzione originaria. Le asce bipenni ritrovate in Europa centrale, ad esempio, hanno avuto senza dubbio
esclusivamente funzione monetaria, dal momento che lo spessore assai ridotto della lama e il diametro del foro che
non consente limmanicamento, il che le rende praticamente inutilizzabili come attrezzi. La funzione di moneta utensile
viene invece ricoperta nel Mediterraneo, e in particolare in ambiente greco, da tre tipi di utensili: gli obeloi (spiedi
per cucina e per sacrifici religiosi), i lebeti (specie di pentole, anche queste usate sia in cucina che in ambito religioso)
e infine i tripodi. Lutilizzo di questi strumenti come moneta attestata da numerose fonti scritte, primo fra tutti Omero
che ricorda tripodi e lebeti come regali, premi di gare e prezzi di riscatti. Una serie di rinvenimenti nei santuari ha
inoltre confermato questo uso e la tradizione ricorda che il gia citato Fidone dArgo smonetizz durante il suo regno gli
spiedi di ferro e, dopo averli sostituiti con monete vere e proprie, li dedic al tempio di Hera. Siamo ormai a un passo
dalla nascita della moneta.
Con la moneta utensile arriviamo al VII secolo a.C. In questo periodo le coste dellAsia Minore sono abitate da Greci
dediti per la maggior parte al commercio marittimo. La situazione degli scambi doveva essere pressappoco la
seguente: per gli scambi quotidiani di piccola entit si ricorreva, oltre che al baratto, alla moneta utensile, mentre per i
pagamenti pi consistenti e per i traffici internazionali si ricorreva alloro e allargento in anelli oppure in lingotti fusi.
Nel corso della prima met del VII secolo anelli e lingotti vanno via via scomparendo per lasciare il campo a piccoli
pezzi di metallo prezioso (che hanno forma di goccia e sono costituiti da elettro, una lega naturale di argento e oro).
Intorno alla met dello stesso secolo alcuni mercanti e alcuni santuari (che hanno allepoca funzione di banche)
cominciano a contrassegnare questi pezzi con una loro impronta, con il loro sigillo. Apponendo questo sigillo, il
mercante e la banca garantiscono che il peso del pezzo esatto e che la sua lega buona. Il privato , beninteso,
libero di accettare o meno la garanzia, di accordare o meno la sua fiducia; ma se accorda questa fiducia, se accetta la
garanzia rappresentata dal punzone, dispensato dal ricorrere ogni volta, in occasione di ogni pagamento, alla verifica
del titolo e del peso, alla bilancia ed alla pietra di paragone.
Ci troviamo dunque in presenza di una vera e propria moneta privata. Ci si accorge che la goccia di metallo prezioso
viene accettata proprio in virt del sigillo che reca e in base alla fiducia che tale sigillo ispira. A questo punto interviene
lo Stato, la cui garanzia senza dubbio superiore a quella di qualsiasi mercante, ed avoca a s il diritto di battere
moneta, vietando ogni ulteriore emissione da parte di privati. Imprime il proprio simbolo (generalmente il dio protettore
della citt) sulle gocce e con esse paga i servizi resi alla comunit e al tempo stesso incamera le tasse: era nata la
moneta. Dalle coste dellAsia Minore la moneta si diffuse repentinamente nella Grecia continentale e nelle colonie
dellItalia meridionale.
Gi nel secolo successivo ogni polis (citt, nellantico greco) aveva una propria moneta caratterizzata da un peso e da
una figurazione particolare. La moneta non era solo uno strumento economico, ma divenne, come afferma M. Crawford,
celebre studioso di numismatica, uno splendido segnale dellesistenza e della autonomia della polis. Ogni citt
batteva dunque la propria moneta cercando di caratterizzarla e di renderla immediatamente riconoscibile a chi la
teneva in mano. Nascono cos figurazioni che resteranno per secoli caratteristiche di una citt: la civetta sulle monete
di Atene, la tartaruga su quelle di Egina e il cavallo alato su quelle di Corinto sono solo gli esempi pi illustri. Altre citt
ricorsero ad altri metodi per rendere peculiare la propria moneta. il caso di alcune citt della Magna Grecia che
realizzarono le cosiddette monete incuse. Si tratta di monete che anzich avere una raffigurazione in rilievo su
entrambe le facce, la presentano solo al dritto, trovandosi al rovescio una raffigurazione (generalmente la stessa del
diritto) in incavo. Ogni polis, inoltre, mantenne il proprio sistema di pesi: la dracma, unit base della moneta greca,
aveva quindi un peso diverso a seconda della citt che la emetteva.
curiosa lorigine del nome: la dracma, sottomultiplo del talento (letteralmente il peso che un uomo pu portare),
deriva da drax (manciata) e fa riferimento con ogni probabilit alla moneta utensile; drax, in altre parole, indica tanti
spiedi quanti ne pu portare una mano, e difatti il sottomultiplo della dracma si chiama obelos (che in greco significa
appunto spiedo). Nonostante questa repentina diffusione, tuttavia, la moneta rimase a lungo un fenomeno
propriamente ed esclusivamente greco. I popoli che di volta in volta venivano a contatto col mondo greco, infatti, non
adottarono, se non in parte, la nuova invenzione.
Furono necessari molti anni e la formazione di due grandi imperi prima che la moneta si imponesse in tutto il mondo
conosciuto: limpero di Alessandro Magno e, ovviamente, lImpero Romano. Proprio grazie a quest ultimo la moneta si
impose in ogni angolo dEuropa giungendo, attraverso i secoli, fino a noi. E proprio ai Romani siamo debitori per il
termine che ancor oggi la designa: la zecca di Roma era difatti situata allinterno del tempio di Giunone Moneta, tempio
fondato in memoria dellinvasione gallica del 390 a.C.. Narra la leggenda che i Romani riuscirono a sventare un attacco
notturno dei Galli perch svegliati dallo starnazzare delle oche: a loro volta le oche erano state destate da Giunone, che
quindi fu designata con lappellativo di Moneta (che significa appunto ammonitrice, avvisatrice). Di qui il nome pass
alla zecca, ospitata nel tempio, e in seguito alla moneta stessa.
Con lavvento dellImpero Romano, comunque, possiamo considerare conclusa la lunga fase dello sviluppo della
moneta: Augusto e i suoi successori instaureranno un sistema basato sulla monetazione di pi metalli (oro, argento,
bronzo e oricalco) che durer per secoli e influenzer in maniera determinante le prime monetazioni barbariche. I re
barbari, infatti, compresero la grandezza del sistema romano e cercarono di mantenerlo anche dopo la caduta
dellImpero. A dimostrazione di questo fatto ci rimangono monete barbariche che non sono altro che unimitazione mal
riuscita di monete romane: di queste ultime mantengono infatti laspetto formale,ma la parte figurativa e la parte
scritta perdono completamente significato (spesso al posto di titolature imperiali troviamo delle lettere accostate senza
alcun senso e il ritratto del re barbaro il pi delle volte non altro che limmagine di un imperatore romano).

Col passare dei secoli la moneta rimarr, se si eccettuano alcune piccole innovazioni, sostanzialmente identica a quella
del modello romano. La pi
importante fra queste innovazioni pu essere considerata la zigrinatura: con questo
termine si intendono quelle incisioni trasversali che ancor oggi si trovano lungo il bordo delle monete. Questo
stratagemma volle porre rimedio, nel XVI secolo, al dilagante fenomeno della tosatura: era infatti abitudine, per
ottenere polvere di metallo prezioso, raschiare le monete doro lungo il bordo, causando di fatto una diminuzione del
peso delle monete stesse. Con la zigrinatura questa operazione divenne impraticabile, ed ancor oggi rimane sulle
nostre monete una traccia di quel periodo in cui il valore delle monete era dato dal materiale di cui erano fatte.
Oggi infatti il valore cosiddetto nominale delle monete non corrisponde pi al valore reale del metallo. Anzi, a partire
da questo secolo si iniziato a battere moneta con leghe appositamente create (in Italia lACMONITAL, termine che
risulta dalla sigla Acciaio Monetario Italiano, dato che il valore stabilito e garantito dallo Stato. Ma se si eccettuano
queste innovazioni tecniche, la moneta, e quello che la moneta vuole dire, non cambiato. Se infatti, prendiamo
una comunissima moneta da 100 lire notiamo che la prima informazione che essa ci vuole fornire lautorit che lha
emessa: troviamo quindi, adesso come allora, una parte scritta (REPUBBLICA ITALIANA) e una parte figurata (al tempo
dei Romani il volto dellimperatore, oggi il capo laureato di una donna che rappresenta la Repubblica). Troviamo poi
altre informazioni, quali il valore della moneta, lanno di emissione, il nome della zecca (la lettera R sta per Roma) e, al
rovescio, unaltra figura. Questa seconda raffigurazione esprime in modo simbolico un valore o un messaggio che
lautorit emittente vuole propagandare. E come Augusto celebrava sulle sue monete la pax da lui instaurata, cos
oggi, tramite le monete, la Repubblica Italiana (basata sul lavoro) celebra il lavoro: troviamo cos la dea Minerva,
protettrice dei lavoratori, sulle 100 lire, ma troviamo anche Vulcano, altro tutore del lavoro, sulle 50, un ramo dulivo e
una spiga di grano, simboli di pace e prosperit, sulle 10 lire, e cos via.
Col passare dei secoli, insomma, la moneta metallica ha mantenuto alcuni dei suoi aspetti peculiari, ma non c dubbio
che la sua importanza allinterno delle moderne economie sia molto pi modesta che un tempo. Oggi sempre pi
soppiantata non solo dalla carta moneta, ma anche dalle varie tessere, non solo telefoniche (oggi diventata
unimpresa trovare un telefono a gettoni), che stanno portando alla totale informatizzazione delleconomia. Siamo
molto vicini a questo traguardo e penso che tra breve (mi duole dirlo) le monete saranno solo dei pezzi da collezione
per chi, come me, non sa resistere al loro incredibile fascino. E allora la moneta di metallo, che tanta parte ha avuto
nella storia delluomo, rimarr, dopo quasi tremila anni di vita, solo un ricordo.
DENARO E MONETA
I due termini denaro e moneta sembrano sinonimi e in inglese non c' modo di distinguerli. In realt il denaro
l'unit di misura o di conto del valore, mentre la moneta il documento fisico che garantisce tale unit di conto
(monete metalliche, banconote, certificati etc.).
Tutti noi usiamo i soldi quotidianamente e ne comprendiamo pi o meno esattamente il valore. Abbiamo anche la
sensazione che essi abbiano assunto una grande importanza nella nostra societ, anche perch tutto ci dice che essa
si fonda proprio sul denaro.
Ma se si tratta di spiegare che cosa sia la moneta, la maggior parte delle persone non sa dare alcuna risposta, e quelli
che la danno, espongono teorie generalmente campate in aria.
Non che la teoria economica abbia in s idee pi chiare di quelle dei comuni cittadini, dato che, anche l la confusione
regna sovrana e diverse teorie sono state formulate sull'argomento.
Dietro la moneta c' il trucco, e la grande truffa della finanza ai danni dei produttori pu essere nascosta proprio
perch non chiaro a nessuno che cosa sia e come funzioni la moneta.
Un noto economista, autore di un celebrato trattato sulla moneta, ad un certo punto della sua opera cos si esprime a
proposito di una banconota: pochissimo in economia che chiami in causa il sovrannaturale. Ma c un fenomeno che
stato per molti una tentazione in tal senso. Guardando un foglio rettangolare, spesso di mediocre qualit, che
raffigura un eroe nazionale o un monumento o unimmagine classica vagamente ispirata a Pieter Paul Rubens o a
Jacques-Louis David o a un mercato di verdura particolarmente ben fornito e stampato con inchiostro verde o marrone,
essi si sono posti questa domanda: perch una cosa che in s cos priva di valore deve essere cos evidentemente
desiderabile?
Altro noto economista, anch'esso autore di un ponderoso trattato sulla moneta esordisce cos: Dagli inizi della
riflessione sulle diverse manifestazioni sociali fino ad oggi ci si trova davanti a una catena ininterrotta di affermazioni
sulla natura del denaro e sul suo carattere rispetto agli altri oggetti di scambio. Qual la natura di quei piccoli dischi di
metallo e di quei certificati che in s non sembrerebbero avere nessuna utilizzazione pratica, ma che, contraddicendo
ogni esperienza e prendendo il sopravvento negli scambi su tutti i beni utili, passano da una mano all'altra, quei dischi
che ognuno ha cos fretta di ottenere in cambio delle proprie merci? (Carl Menger, saggio sul denaro 1909).
I due economisti in questione si odiano con ferocia, dato che nelle pur corposissime bibliografie si ignorano
reciprocamente, eppure, come si vede, dicono la medesima cosa e nonostante le beghe da cortile fra rinomati
economisti, entrambi attribuiscono al denaro la misteriosa o saprannaturale capacit di attrarre gli uomini senza
alcuna ragione apparente.
In realt nel denaro e nella moneta non c' proprio niente di misterioso. Sin dai tempi pi antichi gli uomini hanno
cercato uno strumento per misurare la ricchezza e per poterla scambiare. E' difficile per un mercante portare con s
tutte le merci che egli pensa possano interessare i suoi acquirenti nelle quantit giuste: insomma, invece di portare con
s, pecore, cammelli, spezie e stoffe di ogni genere, che oltretutto richiedono uno sforzo notevole per il loro trasporto,
gli uomini preferirono utilizzare uno strumento gradito ai pi che fosse facilmente trasportabile e che contenesse un
grande valore intrinseco.
Per tale ragione, nell'antichit l'oro e altri metalli preziosi, assunsero la funzione di moneta. In una piccola quantit di
oro, erano, infatti, contenuti molti cammelli o pecore o stoffe, e l'oro era generalmente accettato da tutti i popoli e
tenuto in grande considerazione sia per la sua scarsit che per la sua intrinseca bellezza.
Presso altri popoli ed in altri tempi, vennero usati diversi oggetti equivalenti all'oro, come il sale o le conchiglie o il
tabacco in America prima e dopo la rivoluzione. Per molte trib della Polinesia, erano denaro graditissimo le perline
colorate.
La principale caratteristica di questi strumenti consisteva nella loro universale accettazione da parte della comunit.
Per evitare di dover pesare ogni volta le barre di metallo che venivano date in cambio delle merci venne inventato il
conio dei metalli, garanzia data da un'organizzazione credibile (o dallo Stato) che in quel pezzo di metallo fosse
contenuta esattamente la quantit indicata nella punzonatura. Nascono cos le monete: l'aes rude romano vale come

l'aes signatum se contiene la stessa quantit di metallo, ma mentre il primo denaro, il secondo moneta, in quanto
contiene la certificazione del peso da parte dello Stato romano.
E' ovvio che lo Stato, proprio come il pi disonesto dei commercianti, bar sempre sul peso, soprattutto
quando aveva bisogno di denaro per coprire le proprie immense spese, e non c'erano popoli da rapinare a
portata di legione.
Cos, ad un certo punto, le monete cominciarono a contenere una quantit di oro o di altro metallo prezioso diversa da
quella indicata sul facciale, e
le monete incominciarono ad essere costituite da una lega di pi metalli in quanto, si diceva, l'oro e l'argento erano
troppo teneri e da soli rischiano di rovinarsi al primo urto.
In ogni caso i commercianti, accorgendosi di questo trucco usato dallo Stato, controllavano quanto metallo prezioso vi
fosse nella moneta e aumentavano di conseguenza i prezzi. Per farsi un'idea del fenomeno, basti pensare che al tempo
delle guerre puniche l'aes era fatto da circa 333 grammi di rame, mentre al tempo di Cicerone e Sallustio, cio 150
anni dopo, era una moneta di poco pi di trenta grammi di rame, e ce ne volevano due e mezzo per cambiare un
sesterzio d'argento.
Un secolo dopo, all'epoca di Caligola, l'aes era ridotto ad una monetina di qualche grammo, e ce ne volevano quattro
per ottenere un sesterzio di rame!
Si verificava cos la diminuzione del potere d'acquisto dei soldi, e questo processo non altro che ci che chiamiamo
inflazione.
L'inflazione, cio la diminuzione del potere d'acquisto della moneta nasce dunque, come in questo caso, per la
diminuzione del valore intrinseco della moneta stessa.
Dopo il medioevo, con la ripresa degli scambi commerciali in terre sempre pi lontane, sorge l'esigenza di trasportare
grandi quantit di denaro da un capo all'altro del mondo per alimentare i commerci in misura adeguata. I commercianti
che pi si distinsero ed arricchirono con i commerci furono per lo pi ebrei, che probabilmente per invidia incomincirono
a subire attenzioni sempre pi negative e pressanti di atteggiamenti ostili nei loro confronti, che si traducevano perfino
in provvedimenti di spoliazione dei loro patrimoni.
Avviene per queste ragioni la seconda grande rivoluzione relativa al denaro: alcuni governi si offrono di tenere al sicuro,
nei propri depositi, l'oro e gli altri preziosi degli ebrei perseguitati nei paesi di origine, rilasciando in cambio un
certificato nominativo o al portatore, che rappresentava esattamente la quantit di oro depositata presso le loro casse.
In particolare, l'Inghilterra di George I accolse presso di s gli ingenti patrimoni di numerosi esuli ebrei dalla Francia,
offrendo le pi ampie garanzie di sicurezza e di stabilit che hanno dato origine alla tradizione bancaria e commerciale
dell'Inghilterra che ancora oggi perdura.
I certificati in questione potevano essere spesi girandoli ad altri commercianti che, in qualunque momento, potevano
andare presso la Banca d'Inghilterra (ovvero presso il palazzo reale) a ritirarli. Il servizio aveva un certo costo, ma la
sicurezza - si sa non ha prezzo. Altri nobili inglesi
si offrirono per rendere lo stesso servizio presso i propri castelli a costi inferiori, favorendo, cos, un vero e proprio
esodo di capitali verso l'Inghilterra che diede origine, tra l'altro, alla prima industrializzazione del paese.
Fu a quel punto che i nobilotti inglesi si accorsero che se l'oro depositato presso le proprie casse fosse rimasto per un
periodo di tempo determinato per contratto, avrebbero potuto emettere certificati a tempo per prestare quel denaro a
chi ne avesse fatto richiesta offrendo ovviamente solide garanzie di restituzione. In questo affare coinvolsero anche i
depositanti ai quali, invece di chiedere una somma per il deposito, cominciarono a dare un interesse sulle somme
depositate.
In un battibaleno nacquero cos le prime banche, che non tardarono ad accorgersi di un altro trucco: poter accettare in
deposito non solo oro o altri preziosi, ma anche certificati emessi da esse stesse o da altre banche e da utilizzare
anch'essi per concedere prestiti. E poich il rischio che i depositanti si presentassero subito a reclamare la restituzione
del deposito versato era assai improbabile, subito ci si accorse che la quantit di prestiti che si potevano fare era tanto
pi grande quanto pi si poteva aumentare il denaro in circolazione. Attraverso questa dinamica ci si accorgeva che la
banca era un po' come un dio: emettendo certificati su certificati, cio note di credito su note di credito,
essa creava denaro.
Il termine banconota nasce proprio per indicare una nota di credito. Essa emessa da una banca come carta recante
da un lato l'importo espresso del credito, e dall'altra (proprio come avviene nel retro delle cambiali e degli assegni) lo
spazio riservato alle girate dei relativi possessori.
Alcuni certificati cominciarono ad essere emessi senza l'indicazione del nome del beneficiario. Divenivano quindi
utilizzabili da chiunque li portasse in banca. La loro circolazione era evidentemente molto pi agevole di quella dei
certificati nominativi, che necessitavano di una girata per ogni passaggio di mano, e pertanto, le banche cominciarono
ad emettere grandi quantit di certificati al portatore che erano universalmente accettati come denaro.
Nasce in questo modo la moneta cartacea, che fino a ieri portava stampate queste caratteristiche.
Su tutte le banconote, infatti, vi era scritta la dizione pagabile a vista al portatore che riguardava tale antica
funzione, ma che da parecchi decenni era divenuta del tutto falsa, al punto che con l'avvento della nuova moneta
stata eliminata (forse per eliminare cos del tutto il rischio che la gente mangiasse la foglia della comprensione che
non mai stato realmente possibile presentarsi agli sportelli della Banca d'Italia e pretendere il pagamento in oro o
altri preziosi della somma indicata sulla banconota? Staremo a vedere).
La truffa dello Stato e delle banche ai danni dei cittadini in ogni caso inizia da qui, in questa apparentemente innocua
scritta che compariva e che compare ancora su tutte le banconote del mondo (o quasi).
Chi ancora oggi crede che la base della moneta cartacea sia l'oro, si tolga davvero questa idea dalla testa.
Non c' pi alcuna corrispondenza tra la moneta in circolazione e oro (o altri preziosi depositati presso le casse dello
Stato).
Secondo J. Maynard Keynes, famoso economista padre delle moderne teorie economiche applicate dalla maggioranza
dei governi mondiali, negli anni trenta tutto l'oro del mondo non superava le 50.000 tonnellate di materiale.
Oggi, le riserve di oro dei paesi del mondo non superano le 200.000 tonnellate.
Eppure il corrispettivo in oro di tutte le banconote e gli equivalenti monetari che girano per il mondo ai prezzi correnti
ammonta a un corrispettivo di 75 000 000 di tonnellate di oro.
Non uno scherzo: settantacinque milioni di tonnellate! Che ovviamente non esistono...
E' dunque evidente che non possibile usare l'oro come base monetaria, cos come accadeva fino alla grande crisi del
1929.
Subito dopo tale crisi vennero emanate in tutti i paesi del mondo leggi che vietavano la conversione delle banconote in
oro e che al tempo stesso consentivano solo allo Stato di emettere banconote aventi valore legale.

Nonostante il divieto di conversione, rimase per un legame tra l'emissione di banconote e l'oro (o valute o titoli che
comunque rappresentassero l'oro).
Dopo qualche anno, al termine della seconda guerra mondiale, gli Stati del mondo disegnarono un nuovo sistema
monetario in un'anonima localit americana, Bretton Woods. In questo nuovo sistema, tutte le monete erano
convertibili nel dollaro e solo questo era convertibile in oro. Allo stesso tempo fu istituito il Fondo Monetario
Internazionale (FMI), con lo scopo di venire in soccorso a quei paesi che non potessero sostenere la parit determinata
a Bretton Woods tra le monete.
Tali accordi ebbero principalmente tre conseguenze:
Gli Stati Uniti cominciarono a stampare pi dollari che giornali, dato che era la loro moneta a garantire
l'equilibrio del sistema.
Tutti gli Stati del mondo costituirono riserve per l'emissione di banconote utilizzando dollari, di cui c'era sul
mercato finanziario una grande offerta.
All'inizio degli anni Settanta l'80 per cento delle riserve valutarie di tutti gli stati del mondo erano costituite da
dollari.
Il FMI controllava le politiche economiche di tutti i paesi del mondo attraverso il ricatto della leva monetaria.
Stati Uniti ed Inghilterra avevano contribuito con l'80% di propri versamenti alla costituzione del FMI, e
pertanto ne condizionavano l'attivit in maniera determinante.
Il sistema resse senza particolari scossoni fino al 1970. Ogni tanto il FMI interveniva a aiutare paesi in difficolt con il
cambio della propria valuta, obbligandoli a politiche keynesiane per renderli pi docili e sottomessi agli interessi delle
potenze occidentali.
Il crac si ebbe quando i paesi aderenti all'OPEC, ovvero il cartello dei paesi produttori di petrolio
dominato dagli arabi, decisero di aumentare considerevolmente il prezzo del barile (che quadruplic in
pochi mesi) e di rifiutare i pagamenti in dollari, pretendendo il pagamento in oro. I paesi dell'Occidente
che, come accennato, avevano riserve in gran parte costituite da dollari, cercarono di cambiare questi
dollari e farsi restituire l'oro che avrebbe dovuto essere custodito nei forzieri di Fort Knox, per poter fare
fronte ai propri debiti. Ma gli americani non avevano oro a sufficienza, dato che gi allora il totale del
circolante era di gran lunga superiore all'oro esistente su tutta la terra.
Il presidente Nixon decise (!!!) cos, l'abrogazione unilaterale degli accordi di Bretton Woods, svincolando
il dollaro dal cambio con l'oro.
Questa data, l'agosto del 1971, costituisce una pietra miliare nella storia del denaro: il momento
cruciale per comprendere la vera natura della moneta, poich da allora, il denaro fu definitivamente
svincolato da ogni relazione con l'oro, sia pure da quel farraginoso ed indiretto sistema di conversione
escogitato a Bretton Woods.
Da allora, i paesi hanno continuato a stampare denaro, fondandolo senza una base solida.
I criteri adottati per l'emissione monetaria furono da allora essenzialmente legati alla produzione nazionale.
Per questa ragione fu essenziale l'elaborazione del concetto di Prodotto Nazionale.
Fino ad allora, il calcolo del Prodotto Nazionale (cio il PIL o Prodotto Nazionale Lordo) era sempre stato considerato
improbabile dagli economisti, cio una impossibilit pratica poggiante su mere astrazioni, vale a dire una vera e propria
stupidaggine.
Il fatto che fu necessario elaborarlo non significa, ovviamente, che il calcolo del PIL sia diventato una cosa seria. E', e
rimane un'idiozia priva di senso, ma dato che rinomati economisti ne sostengono la validit, con tutto il peso della loro
scienza e nessuno lo mette in discussione, la gente crede che sia del tutto naturale poter valutare la produzione
nazionale.
Ma la verit tutt'altra. Nei fatti non possibile calcolare con approssimazione decente la produzione nazionale e il
concetto di reddito nazionale
privo di senso.
Il PIL - come osserva acutamente Vittorio Mathieu - viene sostanzialmente determinato per mezzo delle emissioni
monetarie.
Cio: siamo alla pazzia: anzich determinare l'emissione di moneta e la politica fiscale in base al reddito nazionale, gli
Stati determinano il reddito nazionale attraverso le emissioni monetarie e la politica fiscale!!!
Insomma un bel giochetto delle tre carte sulla pelle dei cittadini.
In Italia le riserve di oro ammontano a circa 56 mila miliardi delle vecchie lire mentre le banconote in circolazione sono
pi del doppio, e i depositi bancari a vista e a termine, sommano circa due milioni di miliardi di lire... E i depositi
bancari sono denaro! Esattamente come le banconote. Infatti se si riceve in pagamento un assegno lo si pu versare
sul conto corrente personale, oppure pretendere dalla banca il pagamento in contante.
Il problema che il contante in circolazione il 5% dei depositi bancari. E se tutti si presentassero agli sportelli bancari
a pretendere il pagamento degli assegni ricevuti, le banche non avrebbero i soldi per pagare, dato che non ci sono
fisicamente abbastanza banconote per fare fronte ad una simile evenienza. Lo stesso vale se tutti si presentassero a
riprendere i propri soldi depositati in banca, sarebbe ancora peggio dopo il 5% dei depositanti, i soldi finirebbero e le
banche chiuderebbero gli sportelli.
Ora, se venisse meno del tutto il clima di fiducia nei confronti del sistema, e la gente pretendesse il pagamento in
contante dei titoli del debito pubblico, lo Stato dove li prenderebbe i soldi per pagare, visto che non li ha?
Nel 1993, con la scusa di controllare i pagamenti in contante per la lotta alla mafia, stata e fatta una
legge che vieta di ricevere pagamenti in contanti per pi di venti milioni di lire.
Ma la mafia non c'entra nulla con questa legge.
Il problema era un altro.
In quel momento, nel pieno della recessione dovuta alla crisi finanziaria della fine del 1992, si temeva che la gente
potesse tesaurizzare banconote nella prospettiva di un provvedimento fiscale che colpisse i depositi bancari, come il
prelievo forzoso del 6 per mille introdotto dal governo Amato qualche mese prima. Era quindi necessario un
provvedimento che rendesse difficoltosa la realizzazione di banconote, e che allo stesso tempo incutesse timore agli
italiani cui venisse in mente di conservare i propri soldi in banconote, per evitare il crac del sistema bancario.
Contemporaneamente, questo provvedimento riduceva la velocit di circolazione del denaro e quindi raffreddava
l'inflazione.
Solo pochi si accorsero che quei provvedimenti non avevano nulla a che vedere con la mafia, e tra questi pochi
certamente nessuno dei nostri politici.

A costoro non interessa (semplicemente perch non lo capiscono, perch selo avessere capito sarebbero dei malfattori)
che il blocco della circolazione della moneta danneggi tutto l'apparato produttivo del paese. Perci da allora stiamo
vivendo una crisi economica pressoch irreversibile allo scopo di tenere bassa l'inflazione e ottenere indicatori
economici tali da consentire di rimanere nell'area dell'Euro.
Ci che nessuno dice che dall'abolizione degli accordi di Bretton Woods, il valore delle monete sempre pi
determinato solo in funzione di rapporti politici e di forza sul mercato valutario. Tanto che la progressiva
crescita della massa monetaria comporta una progressiva riduzione della funzione politica di controllo delle monete. E
oggi di fatto il mercato che stabilisce il rapporto di forza tra le valute. Ed altrettanto progressivamente nel mercato
perdono peso gli interventi delle banche centrali e degli Stati, in quanto il numero di gruppi finanziari, ed economici
privati, in possesso di mezzi valutari e di risorse persino maggiori di quelle di molti Stati mondiali aumentato
enormemente. Come apparso evidente nella crisi del 92, anche uno Stato industrializzato come lItalia, pure
appoggiato dai paesi aderenti allo SME, non stato in grado di sostenere la propria moneta sottoposta alle pressioni
della speculazione internazionale.
Ci che nessuno dice dovuto anche al fatto che il Cittadino - troppo indaffarato per procacciarsi il pane - tende a
perdere la sua facolt di ragionare. Tutta la questione sul denaro e sulla moneta sembra difficile da capire ma non lo .
In realt tutto molto semplice. Si potrebbe ridurre tutto a una semplice affermazione: chi parla del PIL un cretino
convinto o un malfattore. Fatto che la maggior parte della gente non ha pi tempo per chiedersi - ad esempio - per
quale ragione, dal 1992 in poi ai vertici dello Stato italiano ci sono per lo pi uomini che provengono dal
mondo della finanza ed in particolare dalla Banca d'Italia. Anche la risposta a questa domanda la
semplice ragione che la politica si ridotta sostanzialmente alle decisioni sulla politica monetaria, ma
queste decisioni sono state sottratte agli uomini della politica (e ovviamente alla gente) per essere detenute
esclusivamente dagli uomini del sistema finanziario.
Insomma in Italia come in Germania e in Inghilterra, e da qualche tempo anche negli USA, la politica la fanno gli uomini
della finanza: i Ciampi, i Prodi, i Tietmeier, i Greenspan che poi reclamano la gestione anche del potere diretto.
D'altra parte senza l'accordo tra gli uomini della finanza, il sistema rischierebbe il crollo ogni giorno: la massa liquida
tale che, senza un'intesa sull'equilibrio da mantenere, si rischia che dalla mattina alla sera le banconote non valgano
pi nulla.
La massa liquida cresce ogni anno di pi, dato che gli interessi che essa genera sono espressi in forma monetaria o in
forma di titoli di Stato. Ci fa s
che il debito degli Stati aumenti in maniera esponenziale, e l'unica maniera che hanno gli uomini della finanza di
tenerlo sotto controllo, quella di tenere bassi gli interessi per farlo crescere di meno.
Ovviamente questo non risolve il problema, e oltretutto, una diminuita velocit di circolazione della moneta, si riflette
in maniera molto negativa sulle attivit economiche, che vivono appunto sulla rapidit della circolazione della moneta,
che consente a tutti di acquistare il maggior numero di beni di consumo e quindi di sostenere a loro volta la
produzione.
Allo stesso tempo lindebitamento degli Stati si innalzato a livelli impensabili e, quindi, il tasso di sconto divenuto
lunico strumento per garantire il pagamento degli interessi sul debito che altrimenti costringerebbe molti Stati a
dichiarare bancarotta (ovvero a consolidare il proprio debito).
Il divieto della convertibilit delle banconote in oro e lemissione a vuoto di banconote, ha radicalmente mutato la
natura stessa della moneta. Essa , infatti, divenuta misura relativa dei beni prodotti dalla collettivit ed il suo valore
dato dalla convenzione giuridica universalmente accettata che glielo conferisce.
evidentemente ingiusto un sistema in cui una merce non tassabile, il capitale monetario, genera enormi ricchezze
senza produrre alcunch.
Infatti, il capitale monetario non produce ricchezza ma si appropria allorigine di ricchezza prodotta da altri
nelleconomia reale. Ma sar questa un giorno a riprendere la supremazia... tutto dipende dal cittadino, dalla sua
consapevolezza e dalla sua volont di attribuire a s e non ad altri la causa delle ingiustizie. L'uomo carnivoro mangia
gli animali perch gli animali non riescono a prenderne coscienza, altrimenti non starebbero al gioco. Cos l'animale
sociale governatore mangia il bene del governato nella misura in cui questo secondo animale sociale non riesce a
prenderne coscienza. E' una legge di natura che si chiama egoit. Non lo dico in senso morale. Se lo facessi sarebbe
come attribuire cattiveria a un leone perch uccide e mangia una gazzella.
In questo sistema i valori monetari nascondono ricchezza reale. Ma la ricchezza reale viene sottratta a chi la produce e
viene distribuita in maniera ineguale nel mercato finanziario, in base a rapporti di forza, non di capacit produttive. Le
emissioni monetarie ed i titoli del debito pubblico sono gli strumenti a mezzo dei quali viene operata questa indebita
appropriazione di ricchezza.
La moneta un credito inesigibile nei confronti dello Stato. I titoli del debito pubblico sono crediti dei quali si pu
esigere il pagamento per mezzo di un credito inesigibile (ovvero le banconote)!
In pratica i titoli del debito pubblico sono come un gioco di scatole cinesi: nell'ultima scatola, dove viene promesso
l'agognato tesoro, non c' in realt nulla.
Per questa ragione, oltre ad essere ingiusto, questo sistema oltretutto assurdo: se per esempio depositi del denaro in
banca su un conto corrente ordinario, il tasso d'interesse reale sar probabilmente negativo. Infatti, le spese di
gestione e di movimentazione del conto supereranno l'ammontare degli interessi che la banca ti riconosce sulle somme
mediamente depositate. Se depositi in banca del denaro e lo tieni vincolato per un certo tempo, per es., un anno,
ottieni un interesse attivo che si aggira intorno al 3-4%. Se acquisti titoli di Stato ad un anno, ottieni il medesimo tasso
di interesse che la banca ti riconosce per un deposito vincolato. Infatti, la differenza di tassi tra i depositi bancari
vincolati ed i titoli di Stato non supera mai lo 0,125%. In teoria, la differenza tra queste tre forme di conservazione dei
propri soldi, risiede nel fatto che i denari sul conto corrente sono utilizzabili in qualunque momento, mentre i denari
vincolati, no. Per questa una differenza solo teorica. Infatti, posso liberare i denari vincolati in banca pagando una
penale - che ammonter pi o meno agli interessi maturati sulla somma - oppure posso rendere liquidi i titoli di Stato
vendendoli sul mercato telematico in qualunque momento e perdendo anche l pochissimi denari. E allora che
differenza c' tra il denaro liquido, quello bancario ed i titoli di Stato?
Alla moneta considerata ufficiale si deve dunque aggiungere anche quella che viene creata dalle imprese per sopperire
alla drammatica mancanza di liquidit e che ammonta a oltre due milioni di miliardi. Questa massa composta da tutti
i titoli di credito emessi da privati, che hanno anch'essi natura di moneta anche se, mancando la garanzia dello Stato,
la loro accettabilit non universale. Si tratta, in altri termini, delle ricevute bancarie, delle tratte, accettate e no, delle
cambiali e degli assegni postdatati che, nonostante il divieto di emissione, chiunque abbia un minimo di dimestichezza
con il mondo commerciale, sa che sono emessi in quantit

Ovviamente, tutta questa massa di titoli necessaria - dati i vincoli - alla circolazione della massa monetaria vera e
propria - e dovrebbe essere considerata moneta anche la massa dei prodotti finanziari derivati - ma dovrebbe sparire in
un sistema economico sano (Tutto ci sar ulteriormente approfondito).
La differenza sostanziale tra tutti questi mezzi di pagamento consiste nella loro maggiore o minore liquidit ovvero nel
loro diverso grado di elasticit.
Un altro esempio: se vado dal tabaccaio a comprare le sigarette posso pagare con un paio di monete da due euro. Se
mi presento con una banconota da 50 euro potr comprare solo se il tabaccaio ha il resto di 47 o 48 euro e a maggior
ragione, se gli do' una banconota da 200 euro, dovr avere un resto di 197 o 198 euro. Se provo a pagare con un
certificato di BOT di dieci milioni di lire o di 5000 euro, probabilmente il tabaccaio mi prende per matto e chiama la
neuro. Al contrario, accetter volentieri 50 monete da 0,05 euro. Se devo comprare un appartamento da 200 milioni di
lire sar difficile poter effettuare il pagamento con 100 mila monete da un euro, ancora peggio, con il corrispettivo in
centesimi. Anche chi va in giro a comprare case con un camion da sedici tonnellate di nichel e di ferro probabilmente
preso per pazzo e portato nel CIM pi vicino. Se invece giro all'acquirente venti BOT da dieci milioni di lire non avr
probabilmente alcuna obiezione.
Potrei anche pagare cedendo al mio venditore un credito che ho nei confronti di terzi: se si tratta di un credito nei
confronti di una Banca - se cio faccio un assegno - non ci saranno problemi, tranne la necessaria verifica dell'esistenza
del credito (ovvero se sul conto i fondi ci sono ).
Posso anche cedere un credito nei confronti di un privato se costui persona o se il privato una societ abbastanza
ricca e conosciuta da garantire il pagamento al venditore, mentre se il mio credito nei confronti di un perfetto
sconosciuto o di un nullatenente, il venditore probabilmente mi rider in faccia. Insomma, le monetine e le banconote
sono mediamente pi elastiche dei BOT, ma ci non toglie affatto che entrambi siano mezzi di pagamento, ciascuno
preferito per l'acquisto di beni di diversa natura.
In altri termini, dopo l'abolizione degli accordi di Bretton Woods, tutte le attivit liquide di una nazione svolgono una
funzione monetaria.
La pressione di tutta questa massa finanziaria sull'economia reale tale che prima o poi pu generare grande
esplosione. E' pertanto necessario che tale pressione sia ridotta prima che sia troppo tardi.
Gli eventi americani delle torri gemelle saranno sempre pi compresi in questa luce.
E' d'altra parte possibile considerare tutta questa massa come ricchezza attuale e quindi soggetta a tassazione,
riducendo, fino all'azzeramento, l'imposizione fiscale sulla produzione e sul lavoro.
La tabella qui sotto da' un'idea delle dimensioni delle attivit liquide degli italiani nell'anno 1995(1).
ATTIVITA' MILIARDI DI LIRE
Oro 40.257
Banconote e monete metalliche 105.218
Depositi bancari a vista 698.748
Altri depositi 1.206.719
Titoli a breve 425.808
Crediti a breve 1.148.694
Crediti a medio e lungo termine 977.847
Titoli a medio e lungo termine 1.884.034
Riserve tecniche, fondi e altre attivit 656.503
Azioni 1.329.589
Totale generale 8.473.417
Si deve considerare che la somma delle attivit liquide cresce ogni anno di circa 400.000 miliardi, e che quindi oggi il
totale pu essere stimato in circa 10 o 11 milioni di miliardi di lire.
Per vendere un appartamento di 200 milioni posso accettare dunque vari strumenti di pagamento: il contante, nei limiti
della legge che ne limita la circolazione, gli assegni circolari, gli assegni di conto corrente bancario (se mi fido
dell'acquirente), i Bot o altri titoli di stato. Che differenza passa allora tra tutti questi strumenti (a parte la maggiore o
minore fiducia nei confronti dell'acquirente) se non il fatto che, paradossalmente proprio lo strumento tipico di
pagamento, ovvero le banconote, possono essere prese in pagamento solo con l'autorizzazione delle autorit statali?
Sia il denaro emesso in deficit pubblico, sia i titoli del debito pubblico sono messi a debito dello Stato.
Le somme sui conti correnti, a vista o a termine, sono emesse a debito del sistema bancario che comunque garantito
dallo Stato.
E allora che differenza c' tra tutti questi strumenti?
Non c' nessuna differenza sostanziale. Tutte le attivit liquide possono essere quindi considerate denaro.
Tutto sulla moneta
AGENZIA AFIMO
Bibliografia essenziale: (1) Fonte ISTAT 1996 Domenico De Simone "UN MILIONE AL MESE PER TUTTI, Come e
perch sar introdotto il reddito di cittadinanza e tutti vivranno felici e contenti", Ed. Malatempora.
Ma veniamo al dunque.
La quantit di denaro in circolazione consiste:
nella moneta coniata (metallo) emessa dalla banca centrale,
nei biglietti di corso legale (carta) emessi dalla banca centrale come banconote,
nei crediti concessi dalle banche a favore dei loro clienti in eccesso del valore dei biglietti di cui hanno il diritto
di disporre e cio di
quelli di loro propriet o a loro prestati da clienti per un periodo pi o meno lungo (depositati in conti di risparmio
non pagabili a vista
come ad es. bot, depositi a medio e lungo termine, ecc.).
Quando le banche centrali periodicamente pubblicano il valore complessivo

della massa monetaria (o "circolazione fiduciaria"), la vera situazione


viene nascosta: le cifre si riferiscono solo al valore dei biglietti emessi
e trascurano l'ammontare dei crediti non coperti in contanti concessi dalle
banche. In sostanza questo denaro è in giro, ma non viene dichiarato
nel conteggio. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Tutte le banche,
con la complicit&agrave; della banca centrale, espandono dunque mediante moneta
virtuale i loro crediti, cio&egrave; i loro &quot;prestiti&quot;, di cui per&ograve;
la moneta realmente circolante comprende solo la parte minore. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Ma si tratta in
realt&agrave; di &quot;prestiti&quot; che, non essendo coperti da contanti,
non sono veri prestiti (un prestito si ha quando un essere umano si priva
temporaneamente di una cosa in favore di un altro essere umano) e ci&ograve;
nondimeno considerati come moneta circolante e pertanto surrettiziamente conteggiati
nella base monetaria. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Il capitale quindi
viene creato astrattamente - cio&egrave; dal nulla... senza alcun sacrificio
- e messo in circolazione. Tale modo di procedere astratto ha sempre pesato
solo su coloro che sono invece capaci di fare i sacrifici: il popolo strumentalizzato
e scientificamente persuaso (anche se si tratta di manovre e procedure convenzionali
si veda per esempio quanto &egrave; costata - e a chi - l'emissione della
nuova moneta: &quot;Non sorprendano, gli aumenti [dei prezzi al consumo].
L'introduzione dell'euro ha comportato costi molto elevati. Nessuno lo dice,
ma stando a valutazioni riservate quanto attendibili, si collocano in una
forchetta fra i 150 e i 300 mila miliardi di lire per l'intero Continente.
Con una semplice divisione, se ne deduce che peseranno sui 305 milioni di
eurocittadini fra il mezzo e il milione di lire. (Ovvero, fra 208 e 516 euro
pro-capite). A parte conio e stampa di monete e banconote e loro distribuzione,
vanno considerati i costi sostenuti dalle strutture commerciali e finanziarie
per l'adeguamento delle tecnologie&quot; - scritto dall'economista Giancarlo
Galli su &quot;Avvenire&quot; del 3 gennaio 2002).</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">In ogni caso,
la truffa di cui nessuno parla, consiste nel fatto che il denaro di tali emissioni,
pur non essendo denaro della banca centrale ma denaro dello Stato, cio&egrave;
dei cittadini, &egrave; dato ai cittadini in prestito e i cittadini lo restituiscono
addirittura con gli interessi. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Ci&ograve; premesso,
il &quot;denaro di banca&quot; o debito virtuale emesso dalle banche non &egrave;
emesso in quantit&agrave; costante. Quest'ultima parte da un minimo (comunque
ingente) che viene di quando in quando aumentato allorch&eacute; la banca
centrale sia d'opinione che si stia per entrare in un &quot;periodo di fiducia&quot;:
allora i crediti vengono man mano estesi e ne risulta una graduale inflazione
di denaro in circolazione. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Ci&ograve; vuol
dire un andamento generale di rincaro dei prezzi che a sua volta stimola l'attivit&agrave;
di tutti i produttori - non solo quelli che hanno ricevuto i prestiti bancari.
Vi saranno infatti sia produttori che secondo i loro piani aziendali decidono
di richiedere un prestito d&#146;impresa, sia altri che decideranno di accrescere
la produzione soltanto per speculare sul momentaneo rincaro dei prezzi - perch&eacute;
essi hanno la prospettiva di vendere con un margine pi&ugrave; alto di profitti
(dato appunto il rincaro dei prezzi). La maggior quantit&agrave; di merci
che viene man mano messa sui mercati non &egrave; pertanto limitata solo alla
nuova produzione di quelle ditte che hanno tratto beneficio dai crediti concessi,
ma anche di tutte le aziende che cercano di trarre profitti dalla situazione
inflazionistica con il puro intento di vendere a prezzi pi&ugrave; alti.</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Ci&ograve; vanifica
il meccanismo produttivo del libero mercato e della concorrenza il cui fine
legittimamente equilibrato &egrave; quello di vendere le merci al prezzo pi&ugrave;
basso possibile, facendo aumentare in modo sano il potere d'acquisto del denaro
contro ogni tentativo d'inflazione (La prima cosa che un produttore pu&ograve;
fare per battere la concorrenza &egrave; logicamente quella di abbassare i
prezzi).</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Invece, il rialzo
dei prezzi generato dalla suddetta manovra bancaria stimola solo la mera speculazione
finanziaria. Il risultato finale &egrave; il fenomeno della cosiddetta sovrapproduzione,
che significa: immissione sui mercati di una quantit&agrave; eccessiva di
merci che possono essere vendute solo rimettendoci. Il nuovo denaro messo
in circolazione non &egrave; infatti sufficiente per acquistarle, essendo
stato immesso solo per stimolare tale produzione. Cos&igrave;, col rincaro
dei prezzi, la gente (i consumatori) non ha denaro adeguato per fare acquisti
e le aziende non possono fare altro che vendere a prezzi al di sotto del costo.
Quindi spesso falliscono. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">E le banche&#133;
comprano: in genere le banche acquistano ci&ograve; che le aziende mettono
all&#146;incanto o svendono a causa dei fallimenti determinati dalle manovre
monetarie.</font></strong></p>

<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">A questo punto


la banca centrale cambia marcia: ritira il denaro che aveva messo in circolazione,
e li ritira con i relativi interessi, non facendo pi&ugrave; prestiti in un
momento in cui, dal punto di vista del processo economico, ci sarebbe invece
maggiore necessit&agrave; di denaro. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Il ritiro del
denaro provoca allora la deflazione, ovvero un abbassamento dei prezzi per
mancanza di denaro, e altrettante ditte, anche per questo motivo, sono costrette
al fallimento.</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">E le banche&#133;
comprano: se nel caso dell&#146;abbassamento dei prezzi alcune aziende falliscono
in quanto i profitti sono inferiori alle spese, nell'altro caso, cio&egrave;
con i prezzi alle stelle, le ditte falliscono perch&eacute; non vendono pi&ugrave;.
Infatti i consumatori non hanno abbastanza soldi e le vendite producono un
profitto talmente basso da determinare il fallimento. Cos&igrave; le ditte
sono oltretutto costrette a diminuire la produzione riducendo i propri impiegati
e causando quindi disoccupazione. Altro che art. 18!</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Per la Banca centrale
invece questa seconda manovra praticamente costa soltanto minori guadagni.
</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Quando infine,
dopo sofferenze e fallimenti, le cose si ridimensionano pi&ugrave; o meno
stabilmente, la banca centrale ricomincia a diffondere la valuta nella forma
di denaro di banca facendo rialzare i prezzi, che mettono in moto gli affari
ed il circolo vizioso dell'euforia e dell'inflazione, seguito dalla depressione
e dalla deflazione, si perpetua.</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Il controllo arbitrario
ed insindacabile dei governatori delle banche centrali sulla massa monetaria
da' dunque il via, attraverso aumenti o riduzioni del &quot;costo del denaro&quot;
a tale circolo vizioso.</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Da tutto ci&ograve;
consegue che manca la stabilizzazione dei prezzi e che soprattutto la produzione
non pu&ograve; aumentare con ritmo regolare e costante, bench&eacute; un tale
aumentare - grazie all'applicazione dei moderni metodi tecnici (produzioni,
vendite virtuali, globalizzazione, settori altamente tecnologici, ecc.) sia
possibile.</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">I grandi finanzieri
in realt&agrave; non vogliono l'abbondanza dei beni autentici nei quali consiste
la vera ricchezza sociale, in quanto escludono a priori tale equilibrata pianificazione
della produzione, in base a ragionamenti antisociali (mascherati di socialit&agrave;)
secondo i quali ci&ograve; porterebbe, s&igrave;, alla presenza costante sul
mercato di beni e di consumatori con denaro sufficiente per acquistarli, ma
limiterebbe di conseguenza la speculazione: tutti i tipi di speculazione finanziaria,
dalle societ&agrave; finanziarie alla borsa, e ad ogni movimento di masse
monetarie con il semplice scopo del lucro, tutto ci&ograve; non avrebbe infatti
praticamente pi&ugrave; l&#146;opportunit&agrave; di prosperare come di fatto
invece prospera in presenza degli squilibri monetari, cio&egrave; degli squilibri
tra produzione di merci e consumo. Per questo motivo dunque essi sostengono
le tecniche bancarie di controllo monetario, fondate sul quasi-monopolio privato
del denaro, la cui quantit&agrave; non viene mai regolata secondo le reali
esigenze dei produttori nel loro insieme, ma soltanto secondo le esigenze
dei banchieri e di alcuni produttori favoriti dai banchieri. Mediante tali
tecniche di controllo monetario, il processo economico con le sue conseguenze
umane e sociali &egrave; dunque praticamente dominato dalla Banca centrale.
</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">E' l'avvento,
&quot;scientificamente&quot; accettato, dello squilibrio&#133; il dominio
dell'astratto sul concreto, in cui si manifesta oligarchicamente il predominio
dell'interesse del singolo rispetto a quello della collettivit&agrave;, dove
per singolo si intenda la piccola privilegiata famiglia di banchieri governatori
di banche ed in primis di banche centrali, massimamente favorevoli nelle loro
manovre alle multinazionali e a tutto ci&ograve; che ne deriva: commercio
di OGM, commercio di armi, sfruttamento dei poveri, ecc&#133; &egrave; il
dominio insomma del ragionamento astratto, accettato dalla collettivit&agrave;
in quanto, occupata a lavorare, non ha tempo per accorgersi di come tale astratto
generi schiavit&ugrave;(1) sempre pi&ugrave; concreta e prona ad accettare
di battersi in nome di un art. 18.</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">La risoluzione
ai veri problemi sociali, intravista come attuabile in base ai risultati di
studi del dr. Orsini e miei, costituir&agrave; dunque il tema del sito futuro,
rispetto al quale questa pagina non vuole essere altro che una semplice prefigurazione,
in quanto tutti i miei lavori ed anche la maggior parte delle mie ricerche
artistiche si mossero e si muovono in quella direzione, e cio&egrave; secondo
questi quattro semplici punti risolutivi: </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">controllo dell'emissione
e della circolazione monetaria in funzione del reale processo economico, e

non del movimento della massa monetaria come fanno gli attuali banchieri.
Si tratta di una decisione istituzionale che spetta ai governi democratici;
<br>
abolizione della fiscalit&agrave; reddituale per coloro che lavorano nella
produzione di beni e servizi; <br>
introduzione della fiscalit&agrave; monetaria, attuabile con il conseguente
aumento del potere d'acquisto del denaro e quindi del denaro di risparmio
di tutti i cittadini; <br>
attuazione del reddito di cittadinanza derivabile dal precedente punto. <br>
Per tutto questo la Tobintax pu&ograve; servire da piccolo esempio di come
sia possibile ed auspicabile arrivare a tassare il denaro non necessario per
vivere, invece del lavoro nella forma del reddito; il resto del cambiamento
&egrave; nel percorso progettuale. </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Credo dunque che
non ci sia solo un popolo impazzito, instupidito o bue. C'&egrave; anche un
altro popolo, capace di prepararsi al cambiamento cambiando se stesso e sperando
ancora nei nuovi colori dei &quot;nipoti dei fiori&quot;... &egrave; un popolo
che sa ancora pensare in modo autonomo... artistico... trarre ispirazione
dal luogo in cui nasce... fare arte, movendo da simboli del passato, e consegnando
alla terra bellezze in modo inalterato... e cos&igrave; reinterpretare ancora,
testimoniare, trasformare, muove e cambiare pur contrapponendosi - ma artisticamente
- a ci&ograve; che &egrave; rimasto invariato nei secoli. La fusione di elementi
in movimento e di elemento fermi, statici, morti quasi, e sepolti nell'indifferenza,
convergono allora nelle creazioni di rari ricercatori dell'arte, artisti che
non mancano all'Italia anche quando l'Italia manca loro... Cos&igrave; &egrave;
di pensatori italiani che onorano ancora l'Italia per la loro capacit&agrave;
aconfessionale di essere testimoni di Dio...(2). </font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Ecco, ho sintetizzato
in questa pagina il contenuto essenziale di una decina di libri sull'economia
(da &quot;<i>I creatori di moneta&quot;</i> della Coogan a <i>&quot;I capisaldi
dell'economia&quot;</i> di Steiner) grazie anche al contributo della corrispondenza
con il dr. Orsini di Roma con il quale ho avuto ed ho continui scambi di idee
che - anche per la mia storia - si sono rivelate e continuano a rivelarsi
terapeutiche.</font></strong></p>
<p align="justify"><strong><font size="4" face="Arial Narrow">Non mi resta che
dare il benvenuto a tutti coloro che per caso si imbatteranno<br>
in &quot;AGENZIA di notizie AFIMO&quot;.</font> <font face="Arial Narrow"><br>
<font size="4"><em>&quot;tutto sulla moneta</em>&quot;<br>
<a href="http://digilander.iol.it/afimo/index.htm">AGENZIA AFIMO</a></font>
( link esterno )</font></strong></p>
<blockquote>
<p align="center">------------------------------------------------ </p>
<p>VEDI ANCHE <b><a href="storia/a1937c.htm">LA LIRA E LE BANCHE</a></b></p>
<p align="center"><b>segue: </b><a href="mondo28s.htm"><b>LO STATO, LA MONETA,
..... I &quot;FRATELLI D'ITALIA&quot;, <br>
<br>
LA BANCA D'ITALIA - la legge 4083</b></a></p>
<hr>
<p align="center"><strong><font size="3"><a href="welcome.html" target="_top">TORNA
A CRONOLOGIA </a>&nbsp;&nbsp; o&nbsp; <a HREF="JavaScript:self.history.back()"
onMouseOver="self.status='Back - Ritorno alla pagina precedente'; return true;">ALLA
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</blockquote>
</blockquote>
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<br />
</center>
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