Sei sulla pagina 1di 13

MARIO GAGLIONE

SULLE SPESE PER LA COSTRUZIONE E LA


DOTAZIONE DEL MONASTERO DI S. CHIARA
IN NAPOLI

NAPOLI MMXIV
Edizione telematica del settembre 2014 per academia.edu
Tutti i diritti riservati allAutore.
1

1. Fonti letterarie
Il primo a fornire un sia pur generico ragguaglio delle spese occorse per la
costruzione e per la dotazione del monastero di S. Chiara a Napoli Angelo Di
Costanzo (1507-1591) nella sua Historia1:
Ritornato Napoli, [re Roberto] cominci far bella, et magnifica la
Citt, non hauendo ancora cagione alcuna di guerra: et diede principio al
Monasterio di Santa Chiara, luogo per Monache in ampio numero
quellordine, et in separato Conuento per molti Religiosi conuentuali: et
piacquegli, che fosse Cappella Regia; Fabrica certo, la quale di magnificenza,
et di grandezza non minore niunaltro edificio moderno dItalia: et
fama, che dal d primo del suo regno destin tr mila docati il mese, da
spendersi mentrei viuea, prima in edificare la Chiesa, e conventi, et poscia
in comprare entrada, et possessioni, delli cui frutti potessero viuere le
Monache e Frati.
Di Costanzo, dunque, riferisce della voce tradizionale ( fama) secondo la
quale re Roberto dAngi avrebbe destinato alla costruzione e poi alla dotazione
del monastero la somma di 3.000 ducati mensili a decorrere dal primo giorno di
regno (la sua incoronazione avvenne il 3 agosto del 1309) e fino alla sua morte
(il 20 gennaio 1343), senza per menzionare alcun documento specifico.
Il referto del Di Costanzo ripreso pressoch alla lettera da Giovanni
Antonio Summonte (1538?-1602)2:
Si diede poi il Re Roberto a magnificare la Citt, come nota il Costanzo,
e per la prima di principio al Monastero dellOrdine di S. Chiara, con la
Chiesa ad onore del Santissimo Sagramento, alla qual fabbrica pose i primi
fondamenti lanno 1310, destinandovi tre mila ducati il mese, da spendersi
mentre ei viveva, prima in edificar la Chiesa, e Conventi per le Monache, e
Frati, e poi in comprare entrate, e possessioni, delli cui frutti avessero
vissuto i predetti Religiosi: opera veramente Reale, che per la spesa,
grandezza, e magnificenza avanza gli edifizj moderni dItalia.
Cesare DEngenio Caracciolo (1650)3, semplificando la stessa fonte, riferisce
per che le somme assegnate non ammontavano a 3.000 ducati bens a 3.000
scudi mensili:

A. DI COSTANZO, Historia del Regno di Napoli, nellAquila, con privilegio di Gioseppe


Cacchio, 1582, p. 111.
2 G. A. SUMMONTE, Historia della Citt e Regno di Napoli, Napoli, a spese di Raffaele Gessari,
nella stamperia di Giuseppe Raimondi e Domenico Vivenzio, 1748, vol. III p. 304. Come noto, i
primi due volumi dellHistoria furono pubblicati nel 1601 e nel 1602 per Gian Giacomo Carlino,
mentre il terzo ed il quarto furono stampati nel 1640 e nel 1643 per Giovan Domenico
Montanaro.
3 C. DENGENIO, Napoli sacra, Napoli, per Ottavio Beltrano, 1623, p. 234.
1

Et accioche la fabrica si continuasse con ogni prestezza, quiui [re


Roberto] destin tre milia scudi il mese da spendersi mentrei viuea, parte
dei quali f impiegata nella fabrica predetta, in compra dannui entrate, e
possessioni, accioche alle monache, et Frati non fusse mancato cosa alcuna.
Viceversa, p. Santoro Da Melfi (seconda met del secolo XVII)4, padre
guardiano del monastero napoletano, arricchisce cos il racconto del Di
Costanzo:
Affermano anco, che questo effetto [re Roberto] assegnasse tremila ducati
il Mese, da spendersi mentre ei viueua, che come dice il Vuadingo. Non
potuit ante triginta annos compleri. E si caua da un altro Epitaffio del
sudetto Campanile, in cui si legge, che la Chiesa f consagrata da cinque
Arciuescoui, e cinque Vescoui nellanno 1340 [] si che deducendo il
computo delle spese monta pi dun millione, et ottanta mila ducati. Al
che si se giunge la dotatione fatta di detto Monastero, di tante Possessioni,
Poderi, Case, Terre e Castelli, le quali importauano la rendita di mille, e
seicento oncie doro, concesse alla regina D. Sancia dal R Roberto, per
sostegno di cento Monache, e venti Frati, (che f il primo numero stabilito)
come apparisce per lettere Regie, stipolate nel 1315. e 1318, e confermate da
papa Giovanni 22. in Auignone nel Quarto anno del suo Pontificato, che f
il 1320. essendo egli stato creato sommo pontefice nellanno 1316. il quale
nellanno seguente confirm una donatione fatta dalla Regina nel 1321. in
cui specifica le Possessioni, e Case che dona a questo Monastero, per 16
miglia appresso Napoli, e di pi altre cento oncie doro, che li assegna sopra
la Dogana, e la Tintoria. E perche vidde, che fuori di quel, che haueva
determinato, il numero centenario delle Monache non solo era compito, m
ecceduto, la medesima Regina tassa il numero delle Monache 200. e di
Frati a 50. ne lanno 1342, e li d altre Possessioni, per la rata del
accrescimento, come si legge nellIstromento originale, chin detto Reggio
Monastero si conserua. Se dunque si f il computo delle spese fatte nel
fabricare, e del donato per sostentare, non s se in Europa vi sia cosa pi
insigne, e di maggior marauiglia, raggionando di monastero di Monache.
Padre Santoro, dunque, riprendendo ancora una volta la notizia offerta dal
Di Costanzo in ordine allassegnazione dei 3.000 ducati mensili per le spese,
senza per indicare la sua fonte, utilizza questo stesso dato per giungere a
determinare in un milione ed ottantamila ducati la somma complessivamente
spesa. Tale somma pari appunto al computo dellassegnazione dei 3.000
ducati mensili, non negli anni di regno di re Roberto come affermato dallo
stesso Di Costanzo5, ma nei trentanni, dal 1310 al 1340, della durata dei lavori,
sulla scorta di quanto riportato negli Annales Minorum di Luke Wadding,
nonch delliscrizione del campanile di S. Chiara relativa alla consacrazione
SANTORO DA MELFI, Tesori spirituali e temporali cavati da Regali monasteri di Santa Chiara e S.
Maria Maddalena di Napoli, Roma, appresso Francesco Felice Mancini, 1650, pp. 41-43.
5 Poich i lavori di S. Chiara iniziarono nel 1310, seguendo il referto del Di Costanzo, gli anni di
regno di Roberto da prendere in considerazione sarebbero dunque quelli dal 1310 al 1343.
4

della chiesa esterna, avvenuta nel 1340, ed, implicitamente, dellaltra iscrizione
relativa allavvio dei lavori proprio nel 13106. Il guardiano di S. Chiara, peraltro,
tiene a precisare che al milione ed ottantamila ducati si sarebbe anche dovuto
aggiungere tutto quanto stanziato da Roberto e Sancia per la dotazione del
monastero.
Carlo De Lellis (?-1689 ca.)7, a sua volta, riprende pressoch letteralmente
il passo del Santoro come di seguito:
E per quello che spetta alla sua magnificenza e grandezza, lo stesso padre fra
Santoro, folio 4, cerca di mostrarlo dalla spesa grande che vi occorse nella
sua edificatione, mentre havendola il re Roberto fondata nel 1310, un anno
dopo che fu investito del Regno, come si esprime in uno dequattro epitaffii
posti nel campanile, assign da spendersi per la fabrica di essa docati tre
milia il mese mentre viveva; n essendo finita che nel 1340 come afferma il
Vadingo, qu non potuit ante triginta annos compleri, e come si
ricava dallaltro epitaffio del detto campanile della consecratione fatta della
chiesa dopo di essere compita, secondo il detto assignamento deducendone il
computo, dice lo stesso fra Santoro che monta a pi dun milione et ottanta
milia docati, e ci oltre alla dotatione di tante possessioni, poderi e case, terre
e castella, fatta dal re alla stessa chiesa e convento da s fondati, et oltre alle
spese fatte dalla regina Sancia in fondare annessa alla chiesa predetta
unaltra chiesa interiore col monasterio delle monache, cos de suoi proprii
denarii come di quelli somministrategli dal re suo marito; mentre per lo
mantenimento del detto monasterio, cio per cento monache e venti frati di
loro servigio, quanti furono primieramente stabiliti, il re don alla regina
predetta in tante possessioni e beni stabili la valuta di mille e seicento oncie
doro lanno, come dice apparire per lettere regie, stipolate nel 1315 e 1318, e
confirmate da papa Giovanni XXII in Avignone nel quarto anno del suo
pontificato, che fu nel 1320, essendo egli creato sommo pontefice nellanno
1316, il quale nellanno seguente confirma una donatione fatta dalla regina
nel 1321, in cui specifica le possessioni e case che dona a questo monasterio
per sedici miglia appresso Napoli, e di pi altre cento oncie doro annue che
lassegna sopra la dohana e tentoria. E perch vidde che fuori di quello che
haveva determinato il numero centenario delle monache non solo era
compito, ma ecceduto, la medesima regina accresce il numero delle monache
a 200, e de frati a 50 nellanno 1342, e gli d altre possessioni per la rata
dellaccrescimento, come dice leggersi nellinstrumento originale che nel
detto monasterio si conserva; conchiudendo lo stesso fra Santoro che, se si fa
il computo delle spese fatte nel fabricare e nel dotare, ascende a pi milioni
doro, onde dir si deve che in Europa non vi sia cosa pi insigne e di
maggior meraviglia, ragionando di monasterii di monache.

M. GAGLIONE, Il campanile di S. Chiara in Napoli, Ercolano-Napoli, Arti Grafiche S. Giorgio,


1998, pp. 10-12.
7 C. DE LELLIS, Aggiunta alla Napoli sacra dellEngenio Caracciolo, entro il 1689, Napoli, Biblioteca
Nazionale Vittorio Emanuele III, ms. X. B. 21 (vol. II), edizione a cura di E. Scirocco, M. Tarallo e
S. De Mieri, con la collaborazione di A. Dentamaro e L. Gargiulo, Napoli-Firenze, Fondazione
Memofonte, 2013, pp. 175-176.
6

De Lellis, dunque, aggiunge al referto del Santoro la propria ulteriore


valutazione per cui le spese di costruzione e di dotazione sarebbero ascese
complessivamente a pi milioni doro, attribuendo infondatamente tale
affermazione allo stesso guardiano di S. Chiara
In tempi pi recenti, Francesco Ceva Grimaldi di Pietracatella (1831-1899)8
ha rielaborato le notizie sopra riferite. In particolare, fondendo, per cos dire, i
referti di Di Costanzo, del DEngenio e del Santoro, senza citarli, ha ritenuto che
Roberto avesse assegnato per le spese 3.000 scudi al mese (DEngenio), per il
costo totale di un milione ed ottocentomila ducati (fraintendendo cos il sopra
riprodotto passo del Santoro relativo al milione ed ottantamila ducati), e
riportando anche una bolla di Clemente XII del luglio 1732 nella quale si
afferma appunto che il monastero fu fondato da Roberto e Sancia con la spesa di
un milione e pi.
Giulio De Montemayor9 si spinge successivamente a sostenere che Roberto
avrebbe assegnato a Sancia, sempre per la costruzione della chiesa e dei
conventi, non 3.000 ducati o scudi bens 3.000 once mensili, presupponendo
evidentemente una precisa equivalenza tra le once di epoca angioina ed,
appunto, i ducati o gli scudi.
In tempi molto pi recenti, infine, Amedeo Feniello10 giunto ad affermare
che:
il monastero delle Clarisse diventa un pozzo senza fondo, nel quale
vengono versate ogni anno cifre spropositate, di migliaia e migliaia di once;
probabilmente molte pi di 100.000, addirittura c chi parla di 300.000
once: pari a un milione e mezzo di fiorini.
riportandosi in proposito al solo referto del Ceva Grimaldi che, per, come si
appena visto, non fornisce n luno n laltro dato.
2. Fonti documentarie
I pochissimi documenti noti11 in ordine alle spese di costruzione e di
dotazione del monastero napoletano di S. Chiara non consentono di stabilire
con precisione lentit delle stesse.

F. CEVA GRIMALDI, Memorie storiche della citt di Napoli, Napoli, Stamperia e calcografia Vico
Freddo a Pignasecca n. 15, 1857, p. 182, p. 189.
9 G. DE MONTEMAYOR, Santa Chiara, in Napoli Nobilissima, IV, 1895, p. 67.
10 A. FENIELLO, Dalle lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono la banca, Roma-Bari,
GLF Editori Laterza, 2013, pp. 135-136, e nota 3 ivi (recante la citazione del passo di Ceva
Grimaldi), p. 262.
11 Per lesame di tutti questi documenti si rinvia a M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca: da
regina di Sicilia e Gerusalemme a monaca di Santa Croce, in Archivio per la storia delle donne, 1,
2004, pp. 43 ss.; ID., Sancia di Maiorca e la dotazione del monastero di S. Chiara in Napoli nel 1342, in
Rassegna storica salernitana, n. s. 27, 2010, pp. 149-187. Si tratta principalmente di provisiones
e privilegia reali, mentre mancano assolutamente i registri contabili degli expensores operis o pi
precise notizie tratte da quelli dei tesorieri reali e reginali.
8

Se si considerano in particolare le provisiones che, tra il 1313 ed il 1335,


portarono da 2.000 a 5.000 once doro annue12 la somma assegnata da re
Roberto pro dote et dotario a Sancia, pi volte il sovrano vi dichiara che questi
stanziamenti erano principalmente destinati, appunto per volere di Sancia, al
finanziamento delle pie fondazioni dalla stessa patrocinate, e, soprattutto, a
quelle di S. Chiara e di S. Maria Maddalena.
Uno di questi provvedimenti, risalente al 133613, precisa:
ipsa Regina [Sancia] virtutis amore succensa insistens actibus et vacans
assidue in operibus charitatis venerabilia monasteria atque loca S. Corporis
Christi et S. Mariae Annunciatae de Neap. de ordinatione et assensu nostro
construxit, dotavit et fovit, adeo quod maiorem partem provisionis qua in
nostra curia percipit in usu predictos pia devotione convertit ex quibus de
residuo sicut regali decentia vitam honorabilem ducere non valeret,
re Roberto, dunque, giustificava laumento delle somme stanziate perch,
essendo le stesse quasi del tutto assorbite dalle spese per le fondazioni
patrocinate da Sancia, non sarebbe stato altrimenti possibile assicurare un
adeguato tenore di vita alla stessa sovrana.
Nellambito delle predette provisiones, per, non mai precisato in quale
misura le stesse somme spettassero a ciascuna delle fondazioni, bench possa
ragionevolmente ritenersi che per la maggior parte dovessero esser destinate

Non allo stato del tutto accertata la precisa successione cronologica degli incrementi delle
provvisioni a favore della sovrana. La somma stanziata nel 1313 ascendeva a 2.000 once da
prelevarsi sulle entrate fiscali di numerosi feudi e territori, e perci, evidentemente, da
corrispondersi annualmente (provvedimento del 6 giugno del 1313, M. GAGLIONE, Sancia
dAragona-Majorca, cit., pp. 43-44, nota 101; provvedimento del 10 luglio del 1315, ID., Sancia
dAragona-Majorca, cit., p. 44, nota 103); secondo alcune fonti, per, la stessa sarebbe stata
portata a 4.000 once complessive gi nel 1314 (provvedimento del 18 maggio 1314, al fine
dichiarato di finanziare ledificazione del monastero e della chiesa di S. Chiara, M. GAGLIONE,
Sancia dAragona-Majorca, cit., p. 44, nota 102, ma la notizia fornita dal solo Minieri Riccio,
laddove provvedimenti successivi, come quello sopra citato del 1315, quantificano limporto
sempre in 2.000 once), o, almeno a 3.000 once gi nel 1316 (secondo Benedetto Spila, con atto del
2 settembre 1316 re Roberto ampli le donazioni fatte a beneficio della Regina Sancia per ledifizio del
monastero e sostentamento delle Moniche, assegnandoli di pi altre 3.000 oncie doro sopra diversi
luoghi, M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca, cit., pp. 44-45, nota 104, ma, anche in tal caso,
un di poco successivo provvedimento dell11 settembre di quello stesso anno attesta, ancora
una volta, che lammontare della concessione era pari a 2.000 once, M. GAGLIONE, Sancia
dAragona-Majorca, cit., pp. 48-54); ad ogni modo, nel 1335, furono certamente stanziate 5.000
once (atto del 16 gennaio del 1335, anche al fine di finanziare le spese per i monasteri di S.
Chiara e dellAnnunziata, e cio di S. Maria Maddalena, Roberto assegn 3.500 once annue sui
fiscali del regno e 1.500 once sulla generalis subventio esatta in numerose citt, M. GAGLIONE,
Sancia dAragona-Majorca, cit., pp. 45-46, nota 107). Contrariamente a quanto risulta dalle fonti
letterarie esaminate, inoltre, nessuno dei documenti noti attesta che i fondi assegnati per i lavori
e la dotazione di S. Chiara fossero erogati mensilmente. Le provisiones attingevano invece al
gettito di imposte esatte annualmente ancorch corrisposte in genere ratealmente.
13 Atto del 12 novembre 1336, C. MINIERI RICCIO, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini
dellArchivio di Stato di Napoli, Napoli, Tipografia di R. Rinaldi e G. Sellitto, 1876, p. 63; G.
DADDOSIO, Origine vicende storiche e progressi della Real S. Casa dellAnnunziata di Napoli,
Napoli, pei tipi di Antonio Cons, 1883, pp. 308, 322, 323.
12

proprio a S. Chiara. Re Roberto, infatti, gi con un provvedimento del 131314,


aveva autorizzato Sancia, nel caso in cui fosse morta prima di entrare appunto
nel monastero di S. Chiara, o, comunque prima di emettere la professione
religiosa, ad assegnare proprio a quel monastero, per legato testamentario,
1.000 once, pari alla met della provisio di 2.000 once, fino allintegrale
completamento del sacro edificio ed alla costituzione, attraverso lacquisto di
beni stabili, di rendite per 400 once annue15.
Non mancarono comunque altri interventi finanziari. Nel 1315, ad
esempio, re Roberto concesse al monastero di S. Chiara tutti i beni burgensatici
devoluti alla Regia curia nel giustizierato di Terra di Lavoro, nella contea di
Molise e nel Principato citra Serras Montorii, tali da garantire un reddito di 200
once annue, da tenersi comunque distinto dal reddito di 400 once doro annue
cui si sopra accennato16. Diversi documenti, inoltre, sin dal 1317, attestano una
concessione di 50 once annue per quattro anni da prelevarsi sui redditi della
gabella della tintoria di Napoli in subsidium alimonie ac substentationis delle
monache di S. Chiara17, cui, nel 1320, furono aggiunte 100 once da
corrispondersi per un biennio sulle stesse entrate fiscali18.
Accanto a queste attribuzioni pi generali si registrarono anche
concessioni particolari di fondi, bench non sempre ne sia dichiarata la finalit,
e cio il finanziamento dei lavori di costruzione oppure la dotazione
patrimoniale. Il 26 luglio del 1315, Roberto, in tal caso proprio per finanziare i
lavori di costruzione di S. Chiara, assegn a Sancia 541 once dovute alla Curia
da Sinibaldo Scalese di Napoli, gi gabelloto del sale di Puglia19. Il 12 aprile del
Provvedimento del 6 giugno del 1313, M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca, cit., pp. 4344, nota 101.
14

Sancia era stata autorizzata a legare nel suo testamento complessivamente 3.000 once come
pu dedursi dal privilegium di re Roberto dell11 settembre 1316 pubblicato da M. GAGLIONE,
Sancia dAragona-Majorca, cit., pp. 51-54, ma il relativo provvedimento non pu essere
ragionevolmente interpretato quale indizio che gi in quellanno le provvisioni concesse alla
sovrana avessero superato lammontare delle 2.000 once (cfr. supra la nota 12).
16
Atto del 19 luglio del 1315, inserto nella bolla di autorizzazione adottata da papa Giovanni
XXII il 13 di novembre del 1319, M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca, cit., p. 44, nota 103.
17 Atto del 24 marzo 1317, B. SPILA, Un monumento di Sancia in Napoli, Napoli, Societ anonima
cooperativa tipografica, 1901, p. 263, doc. n. 10; nonch atti del 7, 11, 12 e 21 febbraio del 1320,
alcuni specificamente a carico dei secreti di Principato e Terra di Lavoro e dei credenzieri della
gabella della tintoria di Napoli, M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca, cit., p. 45, nota 105.
18 Atti del 15 marzo 1320 e del 19 marzo 1321, il primo provvedimento, indirizzato ai doganieri
di Napoli, riguarda la corresponsione di 100 once doro per due anni da aggiungersi a quanto
da corrispondersi nelle altre quattro annate. Nelle Ordinationes del 30 gennaio del 1321 fu
stabilita lassegnazione da parte di Sancia al monastero di S. Chiara di 100 once percipiendas
super juribus fundici et dohanae ac tintoriae Neapolis giusta una specifica concessione di re Roberto,
ed, in caso di revoca della stessa, Sancia promise di assegnare beni stabili burgensatici fruttiferi
di quella stessa somma, M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca, cit., p. 45, nota 105. Sui
proventi della dogana di Napoli, con ulteriore provvedimento del 6 marzo 1324, re Roberto
assegn a Sancia ben 1.000 once doro annue in conto del suo dotario, M. GAGLIONE, Sancia
dAragona-Majorca, cit., p. 45, nota 106, ma non noto se ed in quale misura questultima
provvisione spettasse a S. Chiara o alle altre fondazioni.
19 Sanciae regine consortis nostre concessio unciarum 541 debitarum a Sinibaldo Scalensi de
Neap. olim cabelloto salis Apulie et hec in subsidium operis monasterii Hostie Sancte quod ipsa
Regina presentialiter construi facit Neapolim, sub die 26 Iulij XIII ind. 1315, Archivio di Stato
15

1320, Carlo, duca di Calabria, vicario del Regno, con riguardo al debito di Luca
di Tauro, amministratore dei sali di Puglia, ordin al capitano della citt di
Napoli la riscossione dello stesso, pari ad once 202, tareni 19 e grana 10, presso
gli eredi o i garanti, ed, in mancanza, che si procedesse alla vendita coattiva dei
beni del di Tauro. In assenza di compratori al prezzo di perizia, gli stessi beni,
ed in particolare quelli destinati alluniversitas di Napoli, dovevano essere
assegnati alla Corte, e per essa al monastero di S. Chiara, verosimilmente per la
dotazione patrimoniale20, come anche per alcune botteghe di macelleria poste
nella Buczaria di Napoli21. Altri beni, citt e terre, furono invece talvolta
assegnati in acconto delle provvisioni di denaro cui si sopra accennato22.
Come si gi osservato, non possibile stabilire lentit delle spese
effettivamente sostenute per i lavori. I pochissimi documenti noti, comunque,
attestano le seguenti. Il 9 maggio 132623 fu convenuto il prezzo di 900 once
doro per lacquisto delle travi occorrenti allarmatura del tetto della chiesa. Il 20
ottobre del 1326, attestato il pagamento di 20 once di carlini dargento (e cio
20 once ad aurum24) per il lavoro e le spese dellaffrescatura di una cappella nella
chiesa esterna, con storie ed opere in conformit alle istruzioni di Carlo
dAngi, duca di Calabria, e di Sancia25. Per il campanile furono pagate, nel
1338, almeno 700 once, cos ripartite: il 13 marzo 1338 furono corrisposte 500
once per la costruzione della torre; due altri documenti, rispettivamente del 24
marzo e del 15 aprile 1338, attestano il pagamento di 200 once complessive per i
lavori; da un atto del 1 dicembre 1337 risulta, infine, lesborso di 131 once doro
e 11 tar per la costruzione di una campana grande per uso del monastero26.

di Napoli [dora in poi ASNA], C. DE LELLIS, Notamenta, ms. (seconda met del sec. XVII), vol.
IV, f. 559; M. CAMERA, Annali delle due Sicilie, Napoli, Stamperia e Cartiere del Fibreno, 1860,
vol. II, p. 194; Chiese antiche di Napoli, ms. della Societ Napoletana di Storia Patria (sec. XIX), f.
62v.
20 B. SPILA, Un monumento, cit., p. 265, doc. n. 19.
21 Con provvedimento del 19 luglio 1325, re Roberto ordin al Capitano di Napoli di assumere
informazioni sul valore di certe chianche (plancae) per macellare site alla bucciria di Napoli e gi di
Nicola di Gianvilla, in possesso del monastero di S. Chiara in nome della corte, B. SPILA, Un
monumento, cit., p. 268, doc. n. 31.
22 Il 10 luglio del 1328, re Roberto, in acconto delle 2.000 once promesse al monastero di S.
Chiara, don alcune case ed il suolo di un palazzo diruto in Napoli di propriet di Bartolomeo
Siginulfo, la donazione fu tramutata in perpetuum, anche se, originariamente, con atto del 6
gennaio 1324 era stata ad beneplacitum, B. SPILA, Un monumento, cit., p. 269, doc. n. 37; il 1
gennaio del 1341, onde consentire il completamento dei monasteri di S. Chiara e di S. Maria
Maddalena, ed a titolo di acconto sulla provvisione di 5.000 once doro, Roberto assegn a
Sancia la citt di Vico con i suoi casali, i castelli di Flumeri e Calvi, con i beni siti in Calvi e
Caiazzo, con riserva di diritti e giurisdizioni, B. SPILA, Un monumento, cit., p. 272, doc. n. 49; il
10 gennaio 1344, con riferimento sempre allassegnazione delle 5.000 once a Sancia, poich la
sovrana era ancora creditrice di 4.770 once, Giovanna I le assegn alcuni beni di Filippo
Stendardo, e cio il castello della Petrella, le terre di Montalbano, Policoro ed altre, B. SPILA, Un
monumento, cit., p. 275, doc. n. 60.
23 Atto del 9 maggio 1326, M. GAGLIONE, Quattro documenti per la storia di S. Chiara in Napoli, in
Archivio storico per le province napoletane, 121, 2003 (2004), pp. 423 ss.
24
Si veda la successiva nota 27.
25 M. GAGLIONE, La basilica ed il monastero doppio di S. Chiara a Napoli in studi recenti, in
Archivio per la Storia delle Donne, 4, 2007, pp. 143-144, nota 50.
26 M. GAGLIONE, Il campanile, pp. 15-16, nota 4; ID., Quattro documenti, cit., pp. 404-405, nota 16.

Le spese documentate ammontano dunque complessivamente a 1.951 once


e 11 tar.
3. Osservazioni conclusive
Poich nessuna delle fonti storico-erudite dei secoli XVI-XVII sopra
esaminate, che rimandano solo ad una voce tradizionale, quantifica in once, e
cio nella moneta scritturale in uso in epoca angioina, lentit delle spese di
nostro interesse, bens in ducati o al pi in scudi, occorre accertare in quale
misura queste ultime valute possano essere convertite appunto in once.
Come documentato, loncia doro di peso generale di epoca angioina
valeva 30 tar dargento, ovvero 60 carlini dargento27, ovvero 5 o 6 ducati28, e ci
anche nella successiva et aragonese e nel periodo vicereale. Lo scudo, che
come moneta materiale corrispondeva al ducato doro coniato per volere
dellimperatore Carlo V dal 1538, valeva invece tra gli 11 ed i 12 carlini, sicch
per formare unoncia occorrevano circa 5 scudi29. Conseguentemente, i 3.000
ducati (o gli scudi) mensili attestati dalle fonti sopra esaminate
corrisponderebbero a 500 o a 600 once, per complessive 180.000 o 216.000 once
nei trentanni considerati. Come si vede, dunque, non si raggiunge n
lastronomica cifra di 1.080.000 once, calcolata secondo lipotesi di esatta
corrispondenza tra once e ducati che sembrerebbe esser stata seguita dal De
Montemayor, n delle 100.000 o 300.000 once indicate dal Feniello,
considerando tra laltro che, secondo i dati documentati, durante il regno di re
Secondo i Riti della Regia camera: De jure cambii Ritus 3: Sicut Rex fecit de sicla ut nullus in
commerciis exigeret vel nominaret unciam ad aurum, ut solveretur in auro, sed ad argentum:
statuens sexaginta carolenos argenti ad unciam, sicch loncia ad aurum avrebbe dovuto
essere composta da monete materiali in argento, S. FUSCO, Dissertazione su di una moneta del re
Ruggieri detta ducato, Napoli, Nella stamperia Reale, 1812, p. 54; A. SAMBON, Monetazione
napoletana di Roberto dAngi (1309-1343), in Rivista italiana di numismatica e scienze affini,
XXV, 1912, p. 184.
28 In epoca angioina il ducato era effettivamente coniato dalla Repubblica veneta ma costituiva
altres una unit di conto.
29 A. CHIARITO, Comento istorico-critico-diplomatico sulla costituzione De instrumentis
conficiendis per curiales dellimperador Federigo II, In Napoli, a spese di Vincenzo Orsino, 1772,
pp. 25 ss.; pp. 91 ss.; D. DIODATI, Illustrazione delle monete che si nominano nelle Costituzioni delle
due Sicilie, in Atti della Reale Accademia delle scienze e belle lettere di Napoli, I, 1788, pp.
329-330; S. FUSCO, Dissertazione, cit., pp. 7 ss.; pp. 58 ss.; L. BIANCHINI, Storia economica-civile
di Sicilia, Palermo, nella stamperia di Francesco Lao, 1841, vol. II, pp. 211 ss.; F. DIAS,
Amministrazione finanziera (sic) del Regno di Sicilia, Napoli, Presso Giovanni Pellizzone, 1856, p.
232; G. M. FUSCO, Dellargenteo imbusto al primo patrono S. Gennaro da re Carlo secondo di Angi
decretato con una disquisizione intorno al libro delle spese della Casa dello stesso Re dove sindagano gli
anni ai quali va assegnato se ne classificano le notizie pi interessanti, e si fa accurata rassegna dei pesi e
delle misure state in uso nel reame di Napoli raffrontate colle pi antiche degli ebrei, greci e romani,
Napoli, Stamperia del Fibreno, 1862, p. 45; attestano invece che loncia valeva 5 ducati i
documenti pubblicati da C. MINIERI RICCIO, Studi storici su fascicoli angioini dellArchivio della
regia Zecca di Napoli, Napoli, presso Alberto Detken, 1863, pp. 21 e 55; ID., Studi storici fatti sopra
84 registri, cit., pp. 49 e 112; ID., Notizie tratte da 62 registri angioini dellArchivio di Napoli che fanno
seguito agli studi storici fatti sopra 84 registri angioini, Napoli, Tipografia R. Rinaldi e G. Sellitto,
1887, p. 96; R. BEVERE, Notizie storiche tratte dai documenti conosciuti col nome di arche in carta
bambagina, in Archivio storico per le province napoletane, 15, 1900, p. 274.
27

Roberto (1309-1343) le entrate complessive dello Stato si aggiravano molto pi


contenutamente tra le 120.000 e le 168.000 once annue30.
Nonostante le lacune sembra tuttavia possibile effettuare una stima, sia
pure molto approssimativa, delle somme stanziate complessivamente per i
lavori e la dotazione di S. Chiara, e ci almeno sulla base dei documenti noti
appena sopra esaminati.
Sembra anzitutto abbastanza agevole accertare lentit delle entrate
assegnate da Roberto a Sancia pro dote e dotario:
a) nel periodo 1313-1334, e dunque computando 2.000 once annue per 22 anni,
si raggiunge la somma di 46.000 once;
b) nel periodo 1335-1345, e dunque conteggiando 5.000 once annue per 10 anni,
il risultato pari a 50.000 once,
e cio, complessivamente, 96.000 once, cui devono peraltro aggiungersi anche
10.000 once corrisposte nel biennio successivo alla morte della sovrana, occorsa
il 28 luglio 1345. Il 1 febbraio del 1338, infatti, re Roberto, che in precedenza
aveva stabilito che la provvisione annua di 5.000 once doro spettante a Sancia
dovesse pagarsi altres per un biennio dopo la morte della regina31, riconosceva
altres un proprio debito nei confronti della stessa per 11.000 once, somma
precedentemente prestatagli proprio da Sancia impiegando le sue rendite
depositate nel monastero di S. Chiara, e stabil, di conseguenza, che il
pagamento della predetta provvisione dovesse perdurare ulteriormente fino
allintegrale soddisfacimento anche di questo debito32. Il provvedimento si
tradusse, dunque, nella conferma dellassegnazione di complessive 10.000 once
post mortem, mentre le restanti 11.000 once non possono a rigore essere prese in
considerazione ai nostri fini perch oggetto di una mera restituzione, in
adempimento di un debito, di fondi gi attribuiti in precedenza alla stessa
sovrana. Ovviamente non possibile accertare se queste stesse 11.000 once, gi
custodite presso la sacrestia-tesoreria di S. Chiara, spettassero esclusivamente a
quel monastero, o, com pi probabile, fossero state destinate anche al fine di
provvedere alle necessit delle altre fondazioni religiose patrocinate da Sancia33.
Occorre al riguardo comunque ricordare anche che alla morte della sovrana,

G. GALASSO, Il Regno dagli Angioini ai Borboni, in A. V., Storia del Mezzogiorno, Roma, Edizioni
del Sole, 1986, vol. IV, 1, p. 57.
30

Con lespressa previsione che fossero impiegate dagli esecutori ed amministratori del
patrimonio della sovrana per il finanziamento delle fondazioni religiose e delle altre opere pie
dalla stessa patrocinate. C. MINIERI RICCIO, Notizie tratte da 62 registri angioini dellArchivio di
Napoli che fanno seguito agli studi storici fatti sopra 84 registri angioini, Napoli, R. Rinaldi e G.
Sellitto, 1887, p. 47, riferisce di un atto relativo appunto al pagamento delle rendite fiscali per un
altro biennio dalla morte di Sancia: exequtoribus testamenti quondam Regine Sancie provisio
pro executione dicti testamenti in recollectione jurium proventuum et reddituum terrarum et
locorum dicte Regine per biennium a die 28 mensis julii proximo preteriti nuper elapsi 13 ind.
quo die ipsa regina decessit.
32 M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca, cit., p. 46, nota 111.
33 M. GAGLIONE, Sancia dAragona-Majorca, cit., pp. 40-41; ID., La Domus eleemosynariae ad
instar Pinhotae papalis, notizie su di una ignorata istituzione caritativa napoletana, in Napoli
nobilissima, VI serie, 2, 2011, p. 153.
31

10

secondo il Cronicon Suessanum34, la badessa di S. Chiara si trov depositaria di


ben 16.000 once affidatele dalla regina verosimilmente sempre a beneficio di
tutti monasteri dalla stessa fondati35.
Tirando dunque le somme, nel periodo 1313-1347, e quindi ben oltre il
gennaio 1343, data presa a riferimento quale dies ad quem dal Di Costanzo, a
Sancia sarebbero state attribuite complessivamente 106.000 once pro dote et
dotario.
Come pi volte ricordato, tali fondi non erano integralmente destinati a
beneficio di S. Chiara, tuttavia, se ci si basa sulla circostanza per cui Roberto
concesse alla sovrana, nel 1313, la facolt di legare la met della provvisione di
2.000 once fino allavvenuto completamento dei lavori del monastero ed alla sua
dotazione patrimoniale, del tutto approssimativamente sembrerebbe
cautamente possibile ritenere che della predetta e complessiva somma di
106.000 once sia stata attribuita al monastero almeno una quota del 50%, pari a
53.000 once, appunto per le spese di costruzione e per la dotazione.
Occorre comunque tener sempre ben presente che a S. Chiara furono
certamente destinati anche altri fondi la cui entit non per nulla agevole
quantificare. Si considerino, ad esempio, le elargizioni una tantum, come quelle
sopra esaminate poste a carico di Sinibaldo Scalese e di Luca di Tauro, o, ancora,
le concessioni di somme a valere sui proventi delle gabelle del fondaco, dogana
e tintoria di Napoli, la cui precisa entit e la cui durata nel tempo non sono ben
documentate36, ed, inoltre, le assegnazioni di sale, le esenzioni fiscali ed altri
benefici anchessi difficilmente valutabili, come i privilegi per le riduzioni in
burgensatico di beni feudali, che, comunque, comportavano anche spese a carico
della sovrana, pur a fronte del vantaggio della libera alienabilit dei beni
stessi37.
Una valutazione del tutto teorica ed indiretta delle somme impiegate
almeno per la costituzione del patrimonio immobiliare per forse possibile per
altra via.
Secondo quanto tra laltro riferito da Cesare DEngenio38:

Questa cronaca, tramandata da un manoscritto del 1411, raccoglie notizie dal 1130 al 27
agosto 1348; da notare che Sancia era signora di Sessa almeno fin dal 1313.
35 Finiendo [Sancia] dimisit in manibus Abatissae dicti monasterii uncias XVI a/m et quod
dictam pecuniam dispensaret secundum consilium Caroli Ducis Duratii, qui postea dictam
pecuniam totam in suis manibus habuit et pro suis negotiis liberavit, in Raccolta di varie
Croniche, Diary ed altri opuscoli cos italiani, come latini, appartenenti alla storia del Regno di Napoli, a
cura di A. A. Pelliccia, Napoli, B. Perger, 1780, vol. I, p. 64.
36 Si rinvia ai documenti indicati alla precedente nota 18.
37 Il 15 gennaio 1337, re Roberto ridusse in burgensatico, a favore dei monasteri di S. Chiara e S.
Maria Maddalena, i beni feudali donati a Sancia e gi spettanti a Masella di Sus, a Giovanni
dAriano, a Giovanni Scartivacca e Guglielmo Camerlengo, e cio case, territori e starze (vigneti
aventi le viti appoggiate ad olmi o ad altri alberi) site in Aversa, pertinenze e casali, nonch il
casale di Casacugnano, Gualdo, Casaluce, Capodonnico (Campodonico gi di Giovanni
dAriano), S. Elpidio e Giugliano, dietro pagamento di 400 once da parte della regina, e
trasferendo il servizio militare su altri feudi, B. SPILA, Un monumento, cit., p. 270, n. 41.
38 C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 326; F. CEVA GRIMALDI, Memorie storiche, cit., p. 184,
riporta la somma donata dalla contessa di Terranova non in once ma in ducati.
34

11

F dotata questa chiesa [di S. Chiara] dalla predetta Reina di ricchi poderi,
e possessioni ascendentino alla summa de docati 7200 nequali volle che
venessero incluse lannue onze cinquanta peruenute a questa Chiesa
dellentrate, e rendite comprategli da Margarita dellOria contessa di Terra
Noua per prezzo donze mille, le quali haueua donato questo luogo per
limosina, come il tutto di legge nello stromento della donatione fatta
questa Chiesa dalla stessa Reina, istipulato nel 1342, per mano di Notar
Giacomo Quaranta di Napoli, et il Giudice contratto f Giouanni
dAriano Segretario della Reina predetta.
Sembrerebbe, dunque, che il DEngenio fornisca una valutazione del
patrimonio immobiliare di dotazione del monastero indicando appunto tale
valore in 7.200 ducati comprensivi, peraltro, delle 50 once costituite dal reddito
dei beni immobili acquistati grazie ad una distinta donazione di 1.000 once ad
opera di Margherita di Lauria, contessa di Terranova (1294 ca.; post 1343),
ciambellana in conversatione domestica della stessa sovrana39. Lerudito autore
formula dichiaratamente queste valutazioni sulla base dellatto di dotazione del
monastero di S. Chiara del 16 ottobre del 134240.
Come gi osservato, il 30 gennaio del 1321, nellambito delle Ordinationes
fu deciso il primo atto (noto) di dotazione del monastero di S. Chiara41, con il
quale Sancia stabil tra laltro che dovessero acquistarsi beni stabili burgensatici
fruttiferi della somma di 400 once annue.
Il 16 ottobre del 1342, la sovrana si preoccup tra laltro di adeguare
loriginaria rendita di 400 once annue, che era stata prevista per il
mantenimento di sole cento monache, portandola a ben 1.200 once in
considerazione del gran numero delle religiose entrate nel frattempo nel
monastero stesso. In tale rendita la sovrana ricomprese appunto anche le 50
once di reddito derivanti dai beni acquisiti con le 1.000 once elemosinaliter oblatae
da Margherita di Lauria.
Per quanto appena osservato, la somma di 7.200 ducati indicata dal
DEngenio, almeno sulla scorta del cambio di unoncia per 6 ducati, equivale
proprio a 1.200 once che costituiscono non gi il valore dei beni immobili dotati,
bens lammontare della rendita annua degli stessi, come stabilito nellatto di
dotazione del 1342. Il dato di maggiore interesse ai nostri fini, tuttavia,
costituito proprio dalla redditivit (annua) dei beni immobili acquistati
impiegando le 1.000 once donate dalla contessa di Terranova, redditivit pari a
50 once, e cio al 5% del capitale. Partendo da questo tasso di redditivit pu
ipotizzarsi che, per assicurare al monastero, come richiesto da Sancia nellatto di
dotazione del 1342, una redditivit di 1.200 once annue occorresse investire in
immobili almeno 24.000 once, deducendo dalle quali le 1.000 donate dalla
contessa di Terranova, lapporto finanziario di Sancia sarebbe asceso ad almeno
23.000 once.

Figlia di Ruggero I di Lauria e di Saurina dEntena, spos Ugo, conte di Chiaromonte, poi
Bartolomeo di Capua ed, infine, Niccol di Gianvilla, conte di Terranova.
40 Per il testo dellatto M. GAGLIONE, Sancia di Maiorca e la dotazione, cit., pp. 159-187.
41 M. GAGLIONE, Sancia di Maiorca e la dotazione, cit., pp. 150 ss.
39

12

Purtroppo non possibile verificare puntualmente tale redditivit sulla


base delle carte superstiti del monastero napoletano, come noto ampiamente
falcidiate da tanti eventi dannosi nel corso dei secoli.
Un inventario del secolo XVI42, infatti, reca notizia di un solo atto di
vendita da parte di Giacomo Vulcano a Sancia, il 27 gennaio 131443, di case e
bagni posti in Napoli a Porta Petruccia, per il prezzo di 400 once.
Queste case furono probabilmente poi affittate dal monastero ad un
mastro Gaudioso Cesarano di Tramonti per il censo di 12 ducati annui, con atto
del 12 aprile 1353 per notar Nicola Salato44. Se si trattasse effettivamente di
ducati la somma equivalente ammonterebbe a circa 2 once, con una redditivit
bassissima, pari allo 0,5% del capitale investito, se invece, per effetto della
ravvisata confusione tra ducati ed once, si trattasse proprio di 12 once la
redditivit salirebbe del 3%, non esattamente corrispondente, peraltro, a quella
dei beni donati dalla contessa di Terranova.

ASNA, Corporazioni religiose soppresse [dora in poi Corp. rel. soppr.], vol. 2699, sul dorso del
volume lintitolazione: Dizzionario (sic) di antichi istrumenti; in apertura: Inventario deli
Instrumenti et scritture del Sacro Mon.ro del S.mo Corpo de XP.O alias Sancta Chiara dela Citt de
Nap., databile alla seconda met del secolo XVI con annotazioni fino allinizio del secolo XVII.
43 ASNA, Corp. rel. soppr., vol. 2699, n. 17, f. 3r; cenni anche in ASNA, Corp. rel. soppr., vol. 2700,
f. 10v.
44 ASNA, Corp. rel. soppr., 2699, n. 71, f. 10r; ASNA, Corp. rel. soppr., vol. 2684, f. 461r, n. 21.
42

13

Potrebbero piacerti anche