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La pi recente novit in tema di clausole vessatorie contenuta nella legge n. 27/2012 che ha
convertito il Decreto legge sulle liberalizzazioni . La nuova legge infatti ha introdotto nel Codice del
Consumo lart. 37 bis che attribuisce allAutorit Garante della Concorrenza e del Mercato il
compito di dichiarare, dufficio o su denuncia dei consumatori, la vessatoriet delle clausole
contenute nei contratti per adesione e sottoscritti per moduli e formulari. Il provvedimento che
eventualmente accerti la vessatoriet della clausola sar diffuso mediante pubblicazione
nellapposita sezione del sito internet istituzionale dellAutorit, sul sito internet delloperatore
che adotta la clausola, cos come mediante qualunque altro mezzo ritenuto opportuno al fine di
informare i consumatori. In ogni caso le imprese interessate avranno la facolt di interpellare
lAutorit in modo preventivo sulla vessatoriet delle clausole che intendono utilizzare nei propri
contratti commerciali con i consumatori.
Proprio ultimamente la Corte di Giustizia dellUnione Europea stata chiamata, dal giudice
nazionale ungherese, ad esprimersi sulla legittimit di una clausola inserita in un contratto di
telefonia fissa che prevedeva laddebito in capo allutente di non meglio specificate spese di vaglia
nel caso in cui lo stesso avesse effettuato un pagamento mediante vaglia postale. La Corte
intervenuta nel senso di ampliare la normativa comunitaria volta alla tutela del consumatore,
dichiarando abusiva detta clausola e sancendone la nullit sulla base del fatto che non veniva
affatto indicato limporto di dette spese n tanto meno le modalit di calcolo; lutente non
messo nella condizione di poter conoscere al momento della sottoscrizione del contratto il reale
ammontare delle spese relative al servizio, generando cos un significativo squilibrio tra le due
posizioni contrattuali. (Causa C-472/10, sentenza del 26 aprile 2012)
I giudici hanno stabilito infine che, in via generale, la nullit di una clausola abusiva, accertata
mediante un ricorso azionato collettivamente da unassociazione di consumatori, si tradurr
automaticamente a vantaggio della totalit della categoria, anche nei confronti di coloro che di
fatto non hanno preso parte allazione giudiziaria.
Altra decisione importante fu quella della Corte di Cassazione nella sentenza n. 6481/2010. Nel
caso di specie lorganizzatore di un corso sartoriale e modellismo aveva inserito due clausole
gravose nei confronti degli allievi: una comportava la rinuncia alla facolt di recesso e lassunzione
da parte dellallievo dellimpegno di corrispondere comunque allistituto organizzatore del corso
lintera tassa di frequenza, anche nel caso di recesso anticipato , laltra riconosceva allistituto il
potere di modificare le modalit di svolgimento del corso. A riguardo, i giudici di legittimit
ribadiscono, in generale, che il carattere abusivo delle clausole predisposte dal professionista deve
essere valutato innanzitutto alla luce del principio generale di cui allart. 1469 bis c.1 c.c
(attualmente trasposto nellart. 33, c.1, del Codice del Consumo indicato sopra), per cui vanno
ritenute abusive le clausole che malgrado la buona fede, determinano a carico del consumatore un
significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto. Inoltre, la suddetta
valutazione di abusivit va effettuata anche con riferimento alla presunzione di vessatoriet di cui
alle fattispecie tipizzate nel terzo comma dellart. 1469 bis c.c. (attualmente corrispondete al
comma 2 dellart. 33 del Codice del Consumo). Quindi, quanto alla prima delle due clausole sopra
ricordate, va rilevato che questa sanziona indiscriminatamente il recesso dellallievo, sia o non sia
assistito da un giustificato motivo, venendo cos implicitamente a riservare al professionista (che,
in applicazione dei principi generali in materia contrattuale, risponde solo nel caso di recesso
colpevole) un trattamento differenziato e migliore, in contrasto con i principi contenuti nellart.
1469 bis c.c., n.5 e 7.
Tutto ci, per di pi, per di pi senza che lentit della somma dovuta dallallievo nel caso di
recesso, che viene sostanzialmente ad integrare una penale, trovi riscontro in analoga sanzione a
carico del professionista. La pronuncia in oggetto, pur non apportando rilevanti novit rispetto ai
principi gi noti e operanti in tema di clausole vessatorie, appare comunque importante
soprattutto come monito ai molteplici organizzatori privati di corsi professionali che
frequentemente inseriscono nei propri contratti clausole simili a quelle sulle quali si abbattuta la
Suprema Corte.