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WE CARE !
UNA PROPOSTA PASTORALE CHE CI IMPEGNA IN PRIMA PERSONA
Un contributo dei partecipanti al Seminario La famiglia : una risorsa per superare la crisi per
aiutare la riflessione pastorale dei Padri Sinodali riuniti nella III Assemblea Generale Straordinaria
del Sinodo dei Vescovi su Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dellevangelizzazione


Come comunit cristiana, guidata dal Signore Ges e illuminata dalla Parola di Dio:

1. vorremmo impegnarci a riflettere sullimpatto che la crisi finanziaria,
economica e sociale ha avuto sulle famiglie di oggi e su come rifondare
uneconomia e una societ che siano veramente al servizio del bene comune.
Il mondo globalizzato entrato nella vita delle nostre famiglie e pu essere
unopportunit, se orientato dai valori, ma anche un rischio, se i suoi benefici
arrivano solo a pochi e la ricchezza si concentra tutta da una parte, ampliando
il gap tra ricchi e poveri, tra inclusi ed esclusi, come avvenuto purtroppo
negli ultimi decenni. La crescita delle disuguaglianze, le tante vite e famiglie
lasciate ai margini del cosiddetto mercato globale, ci spingono con urgenza ad
esaminare in maniera critica il sistema economico e di pensiero dominante, a
trovare nuove strade per uneconomia e una societ pi umane e ad
affrontare, come cristiani, la grande sfida pastorale dellinclusione.
Il sentimento pi diffuso oggi, in tutto il mondo, tra le famiglie in difficolt il
senso di impotenza e di solitudine di fronte ad una realt socioeconomica che
le sovrasta e finisce per schiacciarle.
Per questo siamo pronti ad impegnarci, come comunit cristiana, non solo a
ridurre gli effetti negativi della crisi sulle famiglie, ma anche a modificarne le
cause strutturali con coraggio evangelico e forte impegno civile.

2. Vorremmo promuovere sempre pi, con le nostre preghiere ed azioni,
processi di pace e di sviluppo integrale, che sollecitino gli stessi governi e le
istituzioni internazionali ad operare per un mondo pi equo e pacifico.
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Le migrazioni forzate, dovute alle guerre o alla fuga dalla miseria, dalla fame e
dai disastri ambientali, hanno causato alle famiglie tanti lutti e separazioni e la
rottura della loro rete di relazioni amicali.
Il nostro impegno a favore della pace e della riconciliazione vuole andare di
pari passo con l'accoglienza, la cura e l'affetto quotidiano per le famiglie
rifugiate, profughe e immigrate, in particolare per le donne e i bambini
traumatizzati dalle guerre e da situazioni di estrema povert e sfruttamento.

3. Vorremmo promuovere sempre pi, a livello delle istituzioni, un'azione
politica costruttiva di tutela dei diritti e di responsabilit condivise, che chieda
agli Stati di garantire il diritto a costruire una famiglia, promuovendo politiche
attive per la casa e per il lavoro e altre misure a sostegno delle giovani coppie
e delle famiglie.
Le comunit ecclesiali e le congregazioni religiose che hanno propriet
immobiliari inutilizzate sono chiamate anchesse a compiere gesti di
solidariet e a mettere a disposizione i loro beni per le giovani coppie con
difficolt economiche, che non possono sposarsi per la mancanza di una casa
in cui vivere.

4. In un mondo e una cultura che ci hanno abituati a scartare il debole e
l'anziano, vorremmo educare noi stessi e i nostri giovani a vedere nella
persona anziana non un peso ingombrante, che ruba la vita ai giovani, ma il
perno della famiglia, custode della saggezza e della memoria delle radici, sulla
quale solo si pu costruire il futuro.
Secondo la mentalit dominante chi non produttivo valutato un perdente.
Ma in realt molti anziani sostengono con le loro pensioni i familiari pi
giovani, scivolati nella crisi e nella disoccupazione, e si prendono cura dei
bambini.
A volte gli anziani dicono di essere "un peso", perch hanno paura che
nessuno voglia loro bene e li consideri una risorsa. Hanno paura della propria
debolezza e della vita, quando la vita si fa pi difficile.
Noi vorremmo imparare ad amare di pi i nostri anziani e i nostri giovani, a
dare loro pi spazio e accoglienza nelle nostre comunit. Siamo certi che
nell'apparente "debolezza" delle persone anziane vi sia una grande forza che
anche per tutti noi un'opportunit di amicizia, di riscoperta delle radici, di
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maturazione della fede e un modo per uscire da noi stessi e dal nostro
egocentrismo e far riemergere i nostri sentimenti migliori.
Vorremmo costruire pi cammini di fede e di solidariet che siano trasversali
a tutte le generazioni e non proposte pastorali troppo settoriali ed escludenti.
Siamo aperti a percorsi pastorali che permettano l'incontro, la condivisione e
l'arricchimento reciproco dei giovani, degli adulti e delle persone anziane.
Ci impegniamo inoltre a rafforzare nelle nostre parrocchie la rete di
protezione e di sostegno comunitario per le famiglie con nonni e/o genitori
malati di Alzheimer o altre malattie neurovegetative e invalidanti. In
particolare vogliamo farci prossimi e aiutare nel loro cammino le famiglie che
vivono ogni giorno con familiari malati psichici e si sentono abbandonate nella
loro sofferenza.

5. Siamo consapevoli del tesoro di affetto, di creativit e di fede che ci donato
dai bambini e adulti disabili e dalle loro famiglie.
Troppo spesso i genitori di questi ragazzi si sentono lasciati soli a gestire il
presente e il futuro dei loro figli e vivono lansia di ci che accadr quando
non ci saranno pi loro a proteggerli. Nelle comunit ecclesiali si stanno
vivendo bellissime esperienze di comunit con i ragazzi disabili mentali e le
loro famiglie. Ma a volte i ragazzi disabili non trovano la giusta accoglienza
nelle attivit pastorali, negli oratori o nella catechesi.
Vorremmo quindi impegnarci a far sentire questi ragazzi una vera risorsa di
amore per la nostra comunit, valorizzando le loro capacit e imparando da
loro la gioia di vivere e la fiducia nel Signore Ges. Desideriamo aiutare
concretamente le loro famiglie a gestire le difficolt del quotidiano, a battersi
per i diritti di partecipazione attiva alla vita sociale dei loro figli e a costruire
esperienze comunitarie che assicurino ai ragazzi affetto e cura per tutto larco
della loro vita (sostegno ai familiari, case famiglia nelle diocesi ecc.).

6. Vorremmo ricercare tutte le vie pastorali per ridonare fiducia e speranza ai
padri e alle madri di oggi.
In questa crisi socioeconomica e dei valori rischia di saltare il ruolo di
mediazione della generazione di mezzo, schiacciata dalla disoccupazione o
dallo sgretolamento dei legami affettivi.

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Vorremmo accompagnare questi genitori in diversi modi, a partire dallaiuto
nella ricerca di un lavoro dignitoso fino alla creazione di reti familiari e di spazi
di dialogo e condivisione.
Una grande sfida pastorale, rispetto alle famiglie che vivono nel disagio
sociale e nella precariet affettiva, quella di uneducazione che sia prima di
tutto esperienza di amore vissuto nella comunit. Per noi fondamentale
rafforzare i percorsi pastorali a sostegno della genitorialit, intesi come
apprendimento della capacit di vivere e trasmettere l'amore e la solidariet
anche laddove si siano recisi i legami affettivi tra gli adulti.
Laltra grande sfida quella del dialogo interculturale. Siamo chiamati cio a
rileggere la nostra stessa visione di famiglia alla luce del Vangelo partendo
dalle situazioni reali delle famiglie dei nostri tempi e da un dialogo costruttivo
con le culture contemporanee.
I genitori di oggi, e in particolare le madri sole o i genitori separati, si devono
sentire compresi, amati e sostenuti nel loro cammino di vita, in modo da
poter tornare ad essere legame e anello di trasmissione della memoria e dei
valori per i loro figli.

7. Vorremmo prestare pi attenzione, nella nostra azione pastorale, alle famiglie
vittime di violenza e di vari tipi di "aggressione".
Spesso, a causa della miseria, le famiglie povere sono costrette ad affidare i
loro figli a persone senza scrupoli che promettono loro cibo, istruzione e un
futuro migliore, ma in realt riducono i bambini ad uno stato di schiavit.
Purtroppo, episodi di allontanamento e sofferenza di bambini poveri hanno
riguardato in alcuni casi anche istituti religiosi.
Vorremmo impegnarci a fare tutto il possibile per aiutare le famiglie povere a
tenere i loro figli, evitando che siano sottratti al loro amore a motivo delle
condizioni di indigenza della famiglia.
Una delle patologie pi tristi dellindividualismo quella della violenza alle
donne, madri e figlie. Spesso questa violenza esplode allinterno delle
famiglie. Molte sono le donne uccise ogni giorno in diversi Paesi del mondo ed
esteso il fenomeno dello sfruttamento e dellabuso sessuale di bambini.
Dietro tanti di questi volti si nascondono storie di solitudine e di miseria.
La nostra comunit ecclesiale non pu restare indifferente di fronte a questo
scandalo e al grido di aiuto, anche quello inespresso, di tante donne e
bambini.
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8. Unattenzione speciale va anche alle famiglie immigrate e in particolare ai
figli, che faticano a ottenere il ricongiungimento con i propri genitori emigrati
o a godere pienamente dei diritti di cittadinanza nei Paesi di emigrazione. Ci
impegniamo a sensibilizzare l'opinione pubblica e sollecitare i Parlamenti e i
governi affinch emanino leggi che promuovano la piena integrazione delle
famiglie migranti nei Paesi di accoglienza.

9. Le famiglie rimangono in tutto il mondo la cellula principale della societ,
poich sono una grande rete di protezione nelle difficolt economiche e
sociali e lanello di trasmissione di una cultura della solidariet e della
fraternit. Nelle societ tradizionali, ad esempio in Asia e in Africa, questo
ruolo molto forte e sentito e le famiglie, soprattutto nei villaggi, si prendono
cura le une delle altre, condividendo il poco che possiedono con gli altri, per il
bene di tutta la comunit. Nella lingua bantu e nellAfrica sub-sahariana vi
unespressione (che anche una filosofia) la quale ben esprime questa visione
comunitaria, molto vicina alla nostra esperienza cristiana : ubuntu, cio
benevolenza verso il prossimo. Si dice Umuntu ngumuntu ngabantu e cio
io sono perch noi siamo.
Vorremmo apprendere dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle dei Sud del
mondo a vivere nelle nostre comunit e famiglie questi grandi valori di
condivisione, ospitalit, accoglienza, cura reciproca per il bene della comunit,
che sono anche valori squisitamente evangelici.

10. Pur nella diversit delle culture e delle situazioni sociali, siamo consapevoli
che diverse famiglie vivono oggi momenti di grande fatica e sofferenza.
Se da una parte riconosciamo il ruolo primario delle famiglie nelleducazione e
nella trasmissione dei valori, vorremmo evitare di sovraccaricare le famiglie in
difficolt di compiti e responsabilit, finendo per renderle ancora pi fragili.
Cos come dobbiamo sollecitare le istituzioni pubbliche a non scaricare sulla
famiglia responsabilit che attengono alla collettivit e allo Stato, perch
espressione di beni di giustizia, cos non vogliamo caricare eccessivamente le
famiglie in difficolt di doveri religiosi, compiti educativi e pastorali che
rischierebbero di escludere chi non ce la fa. Vorremmo piuttosto metterci in
ascolto di queste famiglie e dei loro bisogni, creando spazi di incontro e di
confronto tra le diverse realt, per un dialogo intergenerazionale,
interculturale e interreligioso. Oggi pi che mai occorre sostenere queste
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famiglie nel cammino di ricostruzione della fiducia, delle relazioni e della
speranza, attraverso reti di amicizia e di sostegno nelle comunit e con il
territorio.

11. Lincontro con le famiglie di oggi rivela una diffusa povert di relazioni, che
diventa anche povert educativa e incapacit di costruire legami solidali nel
proprio contesto di vita. Frequente lassenza del padre o di figure adulte di
riferimento autorevoli e positive. Queste difficolt sono trasversali rispetto
alla fede, alla condizione sociale ed economica e al Paese di provenienza.
Oggi vi una grande domanda di relazione, di paternit e maternit, ma le
nostre comunit ecclesiali sembrano spesso aver paura di vivere e costruire
relazioni e di essere comunit "madri". Tendono a delegare ad altri la
maternit che anche assunzione di responsabilit e di cura dell'altro. Cos
le parrocchie rischiano di divenire condomini un po' litigiosi, dove le relazioni
sono trascurate e gli stessi sacerdoti sono difficilmente raggiungibili.
Siamo consapevoli che riusciremo a trasmettere il Vangelo della bellezza della
famiglia solo se noi stessi siamo famiglia, se lo sono le nostre comunit. Allora
ci verr naturale essere vicini alle famiglie, nessuna esclusa, e andare incontro
alla loro domanda di relazione per costruire una rete di rapporti di amicizia
che anche una rete di protezione nella precariet.

12. Oggi avvertiamo lurgenza di rispondere, come comunit cristiane, a questa
domanda : sappiamo essere veramente costruttori di relazioni, sappiamo
amarci gli uni gli altri e avere cura reciproca, soprattutto dei pi fragili e dei
pi deboli? Dai Seminari, dalle scuole cattoliche, dal catechismo, dagli svariati
corsi prematrimoniali offerti escono veramente persone capaci di amare il
prossimo e di prendersene cura e non solo persone fornite di principi e
cultura teologica pi o meno approfondita?
Poich ci riconosceranno come discepoli di Ges per come sappiamo stare
insieme, per la qualit delle nostre relazioni umane.
La capacit di amare e creare relazioni positive non innata, ma va appresa e
coltivata ogni giorno, alla sequela di Ges. Dovrebbe essere appresa in
famiglia, nelle scuole, nei Seminari ed essere una pratica centrale nelle nostre
parrocchie.
Per questo vorremmo impegnarci a imparare dalla pedagogia di Ges, che
non ha insegnato la pastorale familiare, ma ha costruito lui stesso la famiglia
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del Vangelo, che soprattutto la famiglia degli umili e dei poveri, di coloro che
ascoltano e mettono in pratica la sua parola e dei suoi fratelli pi piccoli.
Vorremmo apprendere da lui lalfabeto dellamore e della misericordia, che
capace di scelte coraggiose e sa costruire relazioni di amicizia con tutte le
famiglie del nostro tempo, nessuna esclusa.
La prima grande via per andare incontro alle famiglie in difficolt sono i figli.
La sfida pastorale maggiore per le nostre comunit proprio quella di creare
uno spazio di amore e di crescita umana e spirituale per loro. Se riusciamo a
parlare il linguaggio dei giovani doggi, se riusciamo a innamorarli di Cristo
non solo a parole, ma con un cammino che passi attraverso esperienze belle e
forti, noi arriveremo senza difficolt al loro cuore ed anche a quello dei
genitori lontani.

13. Ci mettiamo dunque in cammino anche verso quelle famiglie ferite nella
vita e negli affetti che non arrivano alle nostre comunit parrocchiali, vuoi per
un senso di vergogna vuoi perch si sono sentite giudicate. Pensiamo ai
genitori separati, ai divorziati risposati o alle coppie di fatto.
Vorremmo essere, come ci ha invitato Papa Francesco, una Chiesa in uscita,
con le porte aperte, capace di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei
fedeli, di rallentare il passo, quando occorre, per guardare negli occhi e
ascoltare e accompagnare chi rimasto al bordo della strada
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.
Auspichiamo che i nostri pastori e teologhi trovino nuove vie esegetiche,
teologiche e pastorali affinch queste famiglie possano sentirsi sempre pi
parte integrante della vita della comunit.
Una delle strade da percorrere la condivisione del servizio della carit,
dellimpegno etico e dellaiuto solidale per i pi poveri e indifesi. Questa
esperienza ci permette di sperimentare assieme il Dio di Ges Cristo come
padre e madre della misericordia e di sentirci tutti parte della comunit
ecclesiale, nessuno escluso.

14. Infine, vorremmo maturare sempre pi nella consapevolezza che "nessuno
cos ricco da non poter ancora ricevere qualcosa, e nessuno talmente
povero da non avere niente da dare"
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. Ci significa che ogni famiglia pu
vivere la carit, l'ospitalit e l'accoglienza verso i poveri, pur in mezzo alla

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Papa Francesco, Evangelii Gaudium, N. 46.
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Dom Helder Camara.
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precariet della vita. Il mistero dei poveri svela che tutti siamo poveri e che la
povert non riguarda solo qualcuno o un gruppo, ma tutti noi. La beatitudine
evangelica "beati i poveri" ci fa intuire che siamo beati quando riconosciamo
la nostra povert, i limiti della vita e l'affidarsi al Signore. "Qui, per povert,
prima di tutto si intende libert dalle cose; sconfitta delle cupidigie; si intende
il superamento del diritto di propriet, almeno come stato concepito e
gestito fino ad ora; s'intende giustizia che sia finalmente, veramente
distributiva e comunitaria. Per povert non si intende certo miseria, e meno
ancora miserabilit; si intende che l'uomo sia preso nel suo assoluto valore e
non per quello che possiede
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". Purtroppo oggi, pi che i beni - ce ne sono per
tutti - manca il senso universale del diritto di ogni uomo ad avere almeno il
necessario. Per questo la povert e i poveri sono una profezia da ascoltare.
Vorremmo impegnarci a vivere la povert come sobriet nella nostra vita di
famiglia e di comunit, a condividere i nostri beni e il nostro tempo con chi
meno fortunato di noi, ad ascoltare ci che le famiglie povere hanno da
insegnarci per la nostra vita e il nostro cammino di fede.
Ci siano di modello quegli anziani che vanno a trovare altri anziani pi
sfortunati di loro negli istituti o le famiglie immigrate che mantengono vivo,
pur tra le difficolt, il senso dell'ospitalit e dell'accoglienza, condividendo il
poco che hanno e il tesoro delle loro culture con chi si fa compagno del loro
cammino.
Perch questa luce della carit sia sempre viva molto importante che le
famiglie creino reti tra loro e con il territorio e che possano vivere la fraternit
e la solidariet verso i pi deboli nelle proprie chiese locali, anche attraverso
lesperienza di cammini di comunit.

15. Il Dio della Vita, nel farsi uno di noi, ha vissuto lesperienza di una famiglia
umile, semplice, migrante e in questa famiglia ha appreso a lavorare con le
sue mani, a fare gesti di solidariet e a curare e guarire le ferite della gente del
suo tempo. andato incontro alle famiglie in difficolt, ha vissuto con loro,
mangiato e pianto con loro, se ne preso cura, come il buon Samaritano. Ha
cercato e amato anche la pecorella smarrita. Ha denunciato apertamente le
ingiustizie per difendere i pi deboli. E non ha mai indugiato alla

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Davide Maria TUROLDO, Profezia della povert, p. 32.
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rassegnazione dello status quo, ma ha compiuto sin da allora quel
cambiamento che solo lamore sa generare.
Questa la speranza cristiana e laugurio che esprimiamo ai nostri cari
Vescovi, riuniti nellAssemblea del Sinodo. Il Signore Ges ispiri le loro
riflessioni, dia loro il coraggio della profezia e lamore per vivere in comunione
questa tappa del cammino della Chiesa, cos importante per tutte le famiglie
del mondo.

(Questo messaggio una sintesi delle esperienze e proposte pastorali condivise dai partecipanti al
Seminario su famiglia e povert, organizzato da Caritas Internationalis e dal Pontificio Consiglio per
la Famiglia il 18 settembre 2014 a Palazzo San Calisto, in vista dellAssemblea del Sinodo dei
Vescovi sulla famiglia)

Citt del Vaticano, 1 ottobre 2014

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