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ANALISI DI AGGREGATI COMPLESSI PER


VALUTAZIONI DI VULNERABILIT SISMICA:
IL CASO DI CASTELLUCCIO DI NORCIA

M.R. Valluzzi, M. Munari, C. Modena
Universit degli Studi di Padova, Dipartimento di Costruzioni e Trasporti,
via Marzolo 9, 35131 Padova Italia


ABSTRACT:
Si presentano lanalisi di vulnerabilit e di sicurezza del centro storico di Castelluccio di Nor-
cia (PG), caratterizzato dalla peculiare presenza di aggregati edilizi complessi. Tale tipologia,
molto diffusa nel costruito storico in muratura, presenta numerosi aspetti di vulnerabilit in-
trinseca, derivanti da trasformazioni morfologiche e costruttive (modifiche, interventi pre-
gressi), che possono condizionare il comportamento strutturale in caso di evento sismico
(presenza di componenti strutturali non allineate e di accorpamenti irregolari dal punto di vi-
sta geometrico o di rigidezza, etc.). In tali condizioni necessario ricorrere allapproccio per
macroelementi, al fine di individuare e controllare i meccanismi cinematici che si possono in-
nescare sotto lazione sismica.
Lanalisi sintetizza gli studi condotti su dieci isolati del centro attraverso le procedure auto-
matiche messe a punto presso lUniversit di Padova (Vulnus e c-Sisma) e aggiornate in rela-
zione alle recenti richieste normative (O.P.C.M. n. 3274/2003 e n. 3431/2005, N.T.C. D.M.
14/9/2005, Linee Guida 2006). Vengono fornite indicazioni sulla vulnerabilit singola e di
gruppo, fino allindividuazione delle curve di fragilit e degli scenari di danno riferiti alle ca-
tegorie previste dalla scala di intensit macrosismica europea EMS98, e vengono svolte le ve-
rifiche allo S.L.U. dei pi probabili cinematismi indotti fino a rottura, come richiesto dalla
norma.


1 Introduzione

Lanalisi dei centri storici, soprattutto in presenza di edifici in aggregato, frutto di succes-
sive trasformazioni ed evoluzioni temporali, necessitano di una modellazione strutturale ade-
guata, al fine di valutare opportunamente le vulnerabilit specifiche dovute alla genesi articolata
e non unitaria che li contraddistingue (sequenza costruttiva, danni ed interventi pregressi, etc.).
Gli studi svolti a seguito del sisma Umbria-Marche del 1997 hanno permesso di approfon-
dire la conoscenza delle peculiarit di comportamento degli edifici esistenti in muratura, al fi-
ne di elaborare un quadro generale di vulnerabilit e previsione per i centri e ledilizia mino-
ri [1] e di contribuire alla stesura di indicazioni per la progettazione, lesecuzione ed il con-
trollo dellefficacia di eventuali interventi di consolidamento [2]. In questi ambiti si sono rive-
late maggiormente affidabili quelle metodologie, anche automatiche, di calcolo della vulnera-
bilit sismica locale e globale degli edifici storici in muratura, basate sullapplicazione di
meccanismi locali a macroelementi strutturali [3] [4] [5]: in tali edifici, infatti, lassenza di si-
stematici elementi di collegamento tra pareti e a livello degli orizzontamenti pu causare ci-
nematismi elementari legati alla perdita di equilibrio di porzioni strutturali pi che al supera-
mento del limite di resistenza dei materiali [6] [7].
La normativa italiana in materia sismica ha formalizzato ed aggiornato di recente questi
aspetti. Il D.M. 14/9/2005 Norme Tecniche per le Costruzioni [8], in particolare, tra le Re-
ferenze Tecniche Essenziali in materia di progettazione e costruzione di nuovi edifici soggetti
ad azioni sismiche, di valutazione della sicurezza e di progetto dinterventi di consolidamento

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su edifici esistenti soggetti alle medesime azioni, rimanda allO.P.C.M. n. 3274 del 20/3/2003
[9], che diventa, assieme alle sue successive modificazioni e integrazioni (in particolare
lO.P.C.M. n. 3431 del 3/5/2005 [10]), norma di riferimento in questi ambiti. Pi recentemen-
te (2006) sono state elaborate, in applicazione delle Ordinanze 3274 e 3431, le Linee Guida
[11] per la tutela del patrimonio culturale.
In questa sede, basandosi su metodologie di analisi semplificate, ma di comprovata affida-
bilit, si fornisce una valutazione della vulnerabilit del centro di Castelluccio di Norcia ed, in
particolare, della tipologia edilizia che pi lo caratterizza e cio quella degli aggregati com-
plessi: a questo scopo, sono stati indagati dieci isolati del centro storico, ritenuti rappresenta-
tivi di tale tipologia dal punto di vista delle strutture, delle tecniche costruttive e delle caratte-
ristiche dei materiali. Lanalisi stata completata con verifiche di sicurezza aggiornate in re-
lazione agli sviluppi della vigente normativa sismica.


2 Il centro storico di Castelluccio di Norcia

2.1 Origine ed evoluzione
Il centro medievale di Castelluccio di Norcia (Figura 1) sorge a 1452 m s.l.m. su un poggio
che domina un altopiano situato allinterno della Valnerina, nella parte umbra del Parco Na-
zionale dei Monti Sibillini. Il ruolo di controllo del territorio circostante e di difesa dei pasco-
li, lubicazione e le condizioni climatiche, hanno condizionato lo sviluppo morfologico
dellabitato, che si modellato sviluppandosi sul versante Sud del colle, pi esposto al sole e
rivolto verso la strada che conduce a Norcia. Il tessuto urbanistico ha subito molte modifiche
nei secoli; la viabilit si sviluppa concentricamente intorno al poggio su diverse isoipse: tali
archi, che corrispondono alle vie principali e hanno il centro nella parte pi alta delledificato
(Cassero), suddividono labitato in quattro gironi digradanti e creano, assieme alle rette dispo-
ste a raggiera, che coincidono con i vicoli del paese e che si possono far partire anchesse dal
Cassero, un tessuto compatto (Figura 2).
Originariamente la cinta muraria di Castelluccio formava un quadrilatero, al cui centro era
posta la chiesa del Sacramento; un ampliamento delle mura si avuto intorno al 1550 e ha in-
globato la chiesa di S. Maria Assunta (Figura 2). Oggi le mura di Castelluccio non sono pi
immediatamente percepibili, ma si possono rintracciare a partire dalle porte dingresso al pae-
se e dalle case-mura, edifici che erano abitati e, contemporaneamente, costituivano la fortifi-
cazione del paese, individuabili grazie ai muri a scarpa [12].

Figura 1. Vista aerea del centro storico

25 m 50 m 0
Mura originarie
Espansione (XVI sec.)
delle mura
Porte originarie
Porte create in seguito
Percorsi concentrici
Percorsi radiali
Cassero (centro)
Chiese
N
ISO 10
ISO 13
ISO 1
ISO 5
ISO 39
ISO 19
ISO 21
ISO 11
ISO 17
ISO 20
Figura 2. Orografia e fortificazioni

In Figura 3 sono evidenziate le tipologie architettoniche delledificato: a) gli edifici isolati,
in maggioranza stalle; b) le schiere, che comprendono stalle ed abitazioni; c) gli aggregati
semplici o complessi, che si sono sviluppati pi articolatamente nel corso degli anni; d) gli
impianti ecclesiastici. Nel corso dellultimo decennio i luoghi destinati a stalle, magazzini, o

197
cantine, sono stati trasformati in abitazioni per villeggiatura; inoltre, gran parte degli edifici, a
seguito del sisma del 1979, ha subto interventi di adeguamento e pertanto limitati isolati han-
no conservato le caratteristiche architettoniche del luogo [13].


25 m 50 m 0
Schiere
Chiese
Edifici isolati
Aggregati semplici
Aggrageti complessi
N
ISO 10
ISO 13
ISO 1
ISO 5
ISO 39
ISO 19
ISO 21
ISO 11
ISO 17
ISO 20

Figura 3. Tipologie edilizie presenti

Figura 4. Griglia di pericolosit sismica

La fascia appenninica umbro-marchigiana sede di sismicit rilevante e diffusa (tra i prin-
cipali eventi sismici del passato si ricordano quelli del 1328, 1703, 1730 e 1859): secondo
quanto emerso dagli studi geotecnici effettuati nellarea di Castelluccio, il centro stato inse-
rito, con riferimento alla nuova classificazione sismica del territorio nazionale (O.P.C.M.
3274), in zona 1, caratterizzata da un valore di accelerazione orizzontale massima su suolo ri-
gido, con probabilit di superamento del 10% in 50 anni, a
g
= 0.35g. LIstituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia ha fornito, secondo il dettato dellO.P.C.M. 3274, i valori di perico-
losit sismica calcolati su una griglia di punti che copre, con passo 0.02 gradi, lintero territo-
rio nazionale, indicando per ciascun punto i valori standard di a
g
[14]: come indicato in Figura
4, per Castelluccio di Norcia possibile assumere a
g
= 0.2522g (valore prossimo a quello in-
dicato dallOrdinanza per le zone 2).

2.2 Gli isolati caratteristici
Gli isolati del centro storico di Castelluccio di Norcia qui analizzati sono identificati come
ISO 1, 5, 10, 11, 13, 17, 19, 20, 21 e 39 (Figura 5): ognuno di essi suddiviso in una o pi
Unit Minime dIntervento (U.M.I.) composte, a loro volta, da una o pi Unit Immobiliari
(U.I.). Si tratta di edifici aggregati pi o meno complessi e per alcuni di essi si pu osservare,
come detto, la natura originaria di case-mura (gli ISO 13 e 19, ad esempio, presentano due
corpi che, per la forma regolare e la posizione nella parte alta del paese, si pu supporre fun-
gessero da torre): tali isolati non hanno subto gravi danni in seguito al terremoto del 1997;
tuttavia, per le loro peculiarit, si richiede una verifica delle vulnerabilit e della sicurezza at-
tuali (Figura 6).
Operazione preliminare fondamentale ai fini dellanalisi di un edificio, la sua conoscenza
preliminare, che sar pi o meno completa e approfondita a seconda della precisione delle o-
perazioni di rilievo, delle ricerche storiche e delle indagini sperimentali [15]: la vigente nor-
mativa ha recepito questa esigenza nelle Ordinanze n. 3274 del 2003 e n. 3431 del 2005 e nel-
le recenti Linee Guida del 2006, introducendo e sviluppando i concetti di livello di conoscen-
za, raggiunto in funzione dellinformazione disponibile, e di fattore di confidenza.
In tal senso, per svolgere una valutazione preliminare della vulnerabilit degli isolati allo
studio, basandosi sui rilievi geometrici, strutturali e fessurativi relativi allo stato di fatto dei
fabbricati, si sono investigate forma, dimensioni, materiali e loro caratteristiche, stato di con-
servazione, livello dei danni subiti in seguito a fenomeni sismici, ed eventuali interventi di ri-
parazione. Attraverso tali dati stato possibile ottenere un quadro sufficientemente dettagliato
ed esaustivo per individuare i macroelementi che compongono gli edifici ed i relativi mecca-
nismi di collasso significativi.

198


Figura 5. Viste assonometriche delle ricostruzioni tridimensionali degli aggregati oggetto di analisi


a) b) c) d)
Figura 6. Viste significative di alcuni edifici degli isolati considerati: (a) prospetto Nord dellISO 10, (b) pro-
spetto Nord dellISO 17, (c) U.I. 145 dellISO 19, (d) U.I. 142 dellISO 21

A seguito delle indagini svolte in sito in collaborazione tra Politecnico di Milano e Univer-
sit di Padova stato possibile individuare le caratteristiche comuni agli edifici del centro sto-
rico di Castelluccio di Norcia in esame:
- presenza negli isolati di porzioni non coeve, dovute a successive aggregazioni di unit
abitative, e conseguenti discontinuit, anche di materiale, tra le varie porzioni;
- sviluppo su pi livelli degli edifici che compongono gli isolati per seguire lorografia in
pendio del luogo, con conseguente sfalsamento degli orizzontamenti tra corpi adiacenti: la
complessit degli isolati si manifesta non solo per lirregolarit in altezza degli edifici, ma an-
che per la loro irregolarit in pianta;
- carenza di informazioni sulla qualificazione della muratura in pietrame, in relazione agli
elementi lapidei costituenti, la tessitura e la tipologia costruttiva;
- caratteristiche dei tamponamenti, fasi di creazione o modifica delle aperture: queste o-
perazioni spesso portano ad avere irregolarit nella distribuzione delle forature (spesso pre-
senti vicino agli spigoli), con conseguente indebolimento della muratura dambito e dei ma-
schi murari;

199
- interventi di consolidamento (sostituzioni, iniezioni, iniezioni armate, pareti armate, ri-
stilatura dei giunti, inserimento di cordoli in c.a. passanti, di frequente in concomitanza alla
sostituzione dei tradizionali orizzontamenti lignei con solai e coperture in latero-cemento,
etc.) ,spesso invasivi e realizzati non omogeneamente su porzioni degli isolati [16].
Queste tipicit costituiscono elementi intrinseci ed effettivi di propensione al danno sismi-
co e di incremento della vulnerabilit ed implicano la necessit di un approfondimento della
conoscenza dei fabbricati e di unapplicazione critica delle metodologie semplificate di analisi
della vulnerabilit sismica [17].


3 Analisi di vulnerabilit e di sicurezza sismica

3.1 Le procedure per il calcolo sismico
I dieci isolati sono stati analizzati con due procedure automatizzate basate sulla metodolo-
gia di calcolo limite di macroelementi strutturali, messe a punto presso lUniversit di Padova
per la valutazione della vulnerabilit sismica di edifici in muratura.
La metodologia Vulnus [18] [19], elaborando i dati ottenuti dal rilievo di un campione di
edifici, isolati o inseriti in nuclei complessi interagenti, valuta il livello critico di accelerazio-
ne orizzontale media corrispondente allattivazione di meccanismi di collasso nel piano di due
sistemi di pareti parallele o quasi parallele (indice I1) e fuori del piano delle singole pareti
vincolate dalle pareti ortogonali, dai solai e da eventuali catene o cordoli (indice I2). Il pro-
gramma, impostati i livelli di accelerazione previsti dallO.P.C.M. 3431, restituisce i valori
dei due indici che consentono unanalisi preliminare di vulnerabilit sismica. Lapplicazione
della versione pi recente della procedura Vulnus consente poi di approfondire tale analisi, ot-
tenendo un giudizio globale sulla vulnerabilit degli isolati allo studio e dellinsieme degli e-
difici che li compongono [20]: a partire dai fattori ricavabili dalla scheda G.N.D.T. di 2 livel-
lo per la valutazione della vulnerabilit di edifici in muratura ordinaria, sulla base della teoria
degli insiemi sfuocati [21], esso consente il calcolo di ulteriori indici rappresentativi della vul-
nerabilit dei singoli edifici e del gruppo di edifici, oltre che il calcolo dei valori attesi di dan-
no grave, mediante costruzione delle curve di fragilit, e lelaborazione di scenari di danno
confrontabili con quelli relativi alla scala di intensit macrosismica EMS 98 [22].
La procedura automatica c-Sisma [23] automatizza, invece, lanalisi dei meccanismi ele-
mentari di danno, ossia i cinematismi caratteristici del comportamento meccanico dei macroe-
lementi strutturali individuabili in un edificio. Tale metodologia, basata sulla catalogazione
sistematica dei pi probabili meccanismi di danno, permette lo studio locale attraverso la pos-
sibilit di scelta tra 14 meccanismi di danno fuori piano per strisce verticali di muratura, 6
meccanismi di danno fuori piano per strisce orizzontali di muratura, 5 tipi di rottura nel piano
per catene cinematiche e 4 condizioni di collasso fuori piano per pareti di cui sia nota la tessi-
tura. Per ciascun cinematismo selezionato, il programma restituisce il calcolo del coefficiente
c = a/g, ossia del moltiplicatore delle masse sismiche che attiva il meccanismo considerato.
La versione pi recente della procedura, consente di compiere in automatico anche le verifi-
che di sicurezza dei meccanismi locali richieste nei confronti dello stato limite ultimo dalla
vigente normativa (O.P.C.M. 3431), controllando levoluzione del cinematismo fino alle ef-
fettive condizioni di collasso.

3.2 Analisi dei risultati Vulnus
Al fine di contenere lonere computazionale delle procedure di valutazione della vulnerabi-
lit, si ritenuto opportuno individuare due gruppi distinti di isolati: la suddivisione stata ef-
fettuata su base tipologica, considerando nel primo gruppo gli edifici meno complessi (ISO 1
- 10 - 17 - 19 - 20) e nel secondo gli aggregati complessi (ISO 5 - 11 - 13 - 21 - 39).

200
Come sottolineato dalla vigente normativa, per lanalisi di edifici in aggregato fondamen-
tale determinare preliminarmente le unit strutturali (U.S.), individuando le connessioni spa-
ziali, le giustapposizioni e le sovrapposizioni, e tenendo conto che tali porzioni di aggregato
devono presentare un comportamento strutturale unitario nei confronti dei carichi statici e di-
namici. La norma prevede che le U.S. siano delimitate da giunti strutturali o da edifici conti-
gui costruiti con tipologie strutturali diverse, con materiali diversi o in epoche diverse. La
suddivisione degli edifici in unit immobiliari (U.I.) risponde a criteri di tipo catastale e quin-
di pu non coincidere con la suddivisione in U.S. che, come specificato dalla norma, pu
comprendere una o pi U.I. Anche la suddivisione in unit minime dintervento (U.M.I.) pu,
in alcuni casi, non essere sufficiente allindividuazione delle U.S.: in effetti, alcuni isolati par-
ticolarmente complessi ed articolati (ad esempio lISO 11), essendo costituiti da una sola
U.M.I., non consentono, allUnit in oggetto, di possedere le caratteristiche richieste alle U.S.
dalla norma.
Ai fini dellapplicazione della metodologia Vulnus stato necessario suddividere gli ag-
gregati strutturali costituiti da pi unit abitative accorpate, in corpi omogenei in altezza e vo-
lumetria: in alcuni casi si sono dovute suddividere alcune U.I. componenti gli isolati, mentre
in altri alcune U.I. sono state accorpate. Si sono pertanto individuate 66 unit da sottoporre ad
analisi, 22 nel primo gruppo (edifici meno complessi) e 44 nel secondo (edifici maggiormente
complessi). A titolo di esempio, in Figura 7, sono riportati, per lisolato 13, la suddivisione in
4 U.M.I. e 9 U.I., la suddivisione delle unit ai fini dellapplicazione di Vulnus (16 unit risul-
tanti) e, in dettaglio, la suddivisone dellU.I. 135 della U.M.I. 38 in tre corpi omogenei: il
primo presenta 4 piani, il secondo ledificio a torre di cui al 2.2, mentre lultimo corpo
presenta 2 piani.



UMI 39
UMI 38
UMI 37
UMI 36
UI 132
UI 139
UI 138
UI 133
UI 136
UI 409
UI 135
UI 134
UI 137
132_1
139
138_2
133
136_1
409
135_1
134_1
137
135_2
135_3
134_2
136_2
138_1
138_3
132_2

Figura 7. Suddivisione dellISO 13 ai fini dellapplicazione di Vulnus: lesempio della U.I. 135

Per quanto riguarda i risultati ottenuti con Vulnus relativamente alla resistenza al taglio
(indice I1) e alla resistenza flessionale (indice I2) si sono qui riportati quelli relativi a due iso-
lati rappresentativi del campione di edifici allo studio e, in particolare, allinterno dei due
gruppi: lIsolato 1, appartenente al primo gruppo, e lIsolato 5, appartenente al secondo.
LISO 1 una schiera che originariamente fungeva da stalla: composto 4 U.M.I. suddivi-
se in 12 U.I., mentre le unit individuate per lanalisi in Vulnus sono 8 (Figura 8a). Gli edifici
hanno pianta pressoch rettangolare e si sviluppano su due livelli seguendo lorografia del
luogo: a valle laccesso si ha al primo livello, dove si trovava il bestiame, mentre a monte gli
ingressi danno sul livello superiore (fienile). La muratura portante in pietra realizzata con
lastre e bozze che presentano una finitura accennata; i solai e la copertura a una falda sono in
legno. Lo stato di degrado strutturale e dei materiali significativo (la U.I. 121 crollata qua-
si totalmente): le unit non sono state infatti sottoposte a nessun tipo di intervento con

201
leccezione della U.I. 120, che stata demolita e ricostruita con blocchi in laterizio rivestiti in
pietra e orizzontamenti in laterocemento.
LISO 5 suddiviso in due U.M.I. e sei U.I.: per lanalisi in Vulnus sono stati invece iden-
tificati 8 corpi, che presentano due o tre livelli (Figura 8b). Si tratta di un aggregato comples-
so, modificatosi in seguito alla successiva aggiunta di unit abitative, che presenta pianta irre-
golare e struttura verticale portante in muratura in bozze di pietra, e per il quale si pu osser-
vare la natura originaria di case-mura. Le unit 200, 202 e 203 hanno subito interventi di con-
solidamento, eseguiti in tempi relativamente recenti: sono stati realizzati copertura e solai in
laterocemento e a livello di questi sono presenti cordoli perimetrali in c.a. in spessore. Sulla
U.I. 200 stata eseguita anche ristilatura dei giunti, mentre i corpi che formano le U.I. 202 e
203, che presentano piano terra seminterrato e voltato a botte, hanno visto la realizzazione di
intonaco armato. Gli edifici che presentano un elevato stato di degrado sono quelli collocati
pi a Nord: la U.I. 197, articolata su quattro livelli, di cui tre fuori terra; la U.I. 199, il cui
primo livello seminterrato presenta una volta a botte, ha subito, per lo stato avanzato di de-
grado, il crollo della copertura lignea che ha comportato il successivo dissesto del solaio in
legno; la U.I. 201 presenta copertura in laterocemento e solai realizzati con putrelle e tavelloni,
a livello dei quali sono presenti cordoli perimetrali in c.a., inseriti nello spessore della muratura.


120
121
122
123
125
126
130
131
120
121
122
123 124
125
126 127
128/129
130
131
124
127
128/
129
UMI 1
UMI 3
UMI 2
UMI 4
a)

199
203
201 197
200
202
199A
203B
201G 197F
200E
202C
202C1
200D
UMI 11
UMI 12

b)

Indici I1 e I2 - ISO 1 e ISO 5
0,00
0,10
0,20
0,30
0,40
0,50
0,60
0,70
1
2
0
1
2
2
1
2
3
-
1
2
4
1
2
5
1
2
6


1
2
9
1
3
0
1
3
1
1
9
9

A
2
0
3

B
2
0
2

C
2
0
2

C
1
2
0
0

D
2
0
0

E
1
9
7

F
2
0
1

G
I1 I2
1,47
ISOLATO 5 ISOLATO 1
c)
Figura 8. Applicazione della metodologia Vulnus: (a)
suddivisione dellISO 1 ai fini dellapplicazione di
Vulnus (in azzurro sono evidenziate le unit consolida-
te); (b) suddivisione dellISO 5 ai fini dellapplicazione
di Vulnus (in azzurro sono evidenziate le unit consoli-
date); (c) istogramma degli indici I1 e I2 risultanti

Si nota che, per tutti gli edifici, lindice I1 risulta maggiore di I2: questo conferma, la mag-
giore vulnerabilit delle pareti facenti parte di costruzioni storiche in muratura, rispetto a
meccanismi fuori piano piuttosto che rispetto a meccanismi di rottura nel piano [24]. Inoltre, i
valori maggiori degli indici si hanno per edifici appartenenti alle unit soggette ad interventi,
o comunque collocate allinterno degli isolati, ossia anche non in posizione destremit rispet-
to al complesso degli aggregati.
Lanalisi di vulnerabilit viene svolta da Vulnus con riferimento ai valori di a/g calcolati in
base alla normativa: fissata la categoria del suolo di fondazione (A suoli omogenei molto
rigidi), indicata unaltezza media significativa degli edifici (8.7 m) e scelto il valore per il fat-
tore di struttura (q = 2.25), in zona sismica 1 si ottiene a/g = 0.39, mentre per il valore indica-
to dalla microzonazione si ha a/g = 0.28, valore pressoch coincidente con quello risultante
per la zona 2. A titolo di esempio, si riportata in Figura 9 una rappresentazione grafica co-
struita a partire dai giudizi linguistici di vulnerabilit restituiti dal programma per singoli cor-
pi in cui sono stati suddivisi gli isolati 1 e 5, relativamente ai due valori di a/g: in zona 1, la

202
vulnerabilit dei manufatti risulta, in pi della met dei casi, Molto Grande, mentre per gli al-
tri edifici si ha vulnerabilit Media; in zona 2, il giudizio di vulnerabilit migliora e, anche se
tre edifici su quindici hanno ancora vulnerabilit Molto Grande, la vulnerabilit si mantiene
Media per la maggior parte dei manufatti.


120
121
122
123 124
125
126 127
128/129
130
131
199A
203B
201G 197F
200E
202C
202C1
200D
199A
203B
201G 197F
200E
202C
202C1
200D
120
121
122
123 124
125
126 127
128/129
130
131
MOLTO GRANDE GRANDE PICCOLA MOLTO PICCOLA MEDIA EDIFICI CONSOLIDATI
ZONA 1
a/g=0.39
ZONA 2
a/g=0.28

Figura 9. Vulnerabilit dei singoli corpi in cui sono stati suddivisi gli isolati 1 e 5: nel passaggio da zona sismi-
ca 1 a zona sismica 2, nella maggior parte delle unit la vulnerabilit passa da Molto Grande a Media, nelle
unit 197, 199 e 202C rimane Molto Grande, nelle unit 123-124, 200, 201 e 203 resta Media e nel caso
dellunit 120 (demolita e ricostruita) passa da Media a Molto Piccola.

Oltre alla valutazione della vulnerabilit per i singoli corpi in cui sono stati suddivisi gli
aggregati (Vu), la procedura in grado di svolgere lanalisi riferita al gruppo di edifici (Vg).
Considerando come gruppi di edifici i dieci isolati allo studio, possibile ricomporre i risulta-
ti ottenuti per i vari corpi forniti dalla suddivisione degli aggregati, in modo da ottenere un
giudizio di vulnerabilit complessivo relativo ai vari isolati. I risultati dellanalisi sono ripor-
tati graficamente in Figura 10: in zona 1, la vulnerabilit dei manufatti risulta, nella met dei
casi Media, mentre per quasi tutti gli altri edifici si ha vulnerabilit Molto Grande; in zona 2,
per quasi tutti gli isolati si ha vulnerabilit Media. In particolare, per lISO 1 il giudizio resta
di vulnerabilit Media, mentre per lISO 5 si passa da vulnerabilit Grande a Media.


25 m 50 m 0
MOLTO GRANDE
GRANDE
MEDIA
ZONA 1 - a/g=0.39
N
PORZIONI CONSOLIDATE
ISO 10
ISO 13
ISO 1
ISO 5
ISO 39
ISO 19
ISO 21
ISO 11
ISO 17
ISO 20


MOLTO GRANDE
GRANDE
MEDIA
25m 50m 0
ZONA 2 - a/g=0.28
N
PORZIONI CONSOLIDATE
ISO 10
ISO 13
ISO 1
ISO 5
ISO 39
ISO 19
ISO 21
ISO 11
ISO 20
ISO 17

Figura 10. Vulnerabilit degli isolati analizzati zone sismiche 1 e 2
Lo studio di gruppo stato svolto anche in relazione ai due insiemi di isolati di cui sopra,
al fine di ottenere delle indicazioni generali di vulnerabilit per la tipologia degli aggregati
complessi del centro storico di Castelluccio di Norcia. Secondo il giudizio linguistico di
Vulnus, il grado di vulnerabilit complessivo risultato, per entrambi i gruppi di edifici,
Grande in zona 1 e Medio in zona 2. Inoltre, tramite la procedura automatica Vulnus possi-
bile valutare la vulnerabilit dei gruppi di edifici anche mediante le curve di fragilit, metten-
do a confronto tre curve, al fine di stimare il valore atteso di frequenza di danno grave E[Vg]

203
in funzione dei valori di PGA/g (valori centrali), e lincertezza relativa a tale valore (limiti in-
feriore e superiore). In riferimento a PGA/g pari a 0.39, corrispondente alla zona 1, per il pri-
mo gruppo di edifici si ottiene un valore di E[Vg] compreso tra 0.85 e 0.90, mentre per il se-
condo gruppo si ha E[Vg]=0.90; in entrambi i casi la forbice di valori compresa tra 0.75 e
0.95 circa. Passando a PGA/g pari a 0.28 (zona 2), i valori di E[Vg] passano rispettivamente a
0.75 e a 0.70 per il primo e il secondo gruppo di isolati, ma lincertezza su tali valori aumenta.
Si riportano a titolo di esempio i risultati nel grafico di Figura 11.a, relativo al gruppo degli
isolati complessi.


Vulnerabilit di gruppo - ISO 5 - 11 - 13 - 21 - 39
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1,0
0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0
PGA/g
V
a
l
o
r
i

a
t
t
e
s
i

d
i

d
a
n
n
o

g
r
a
v
e

E

[
V
g
]
E[Vg] Upp
E[Vg] White
E[Vg] Low
Distribuzione di danno > D3 - Classe EMS98 A - ISO 5 - 11 - 13 - 21 - 39
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1,0
V VI VII VIII IX X XI
Intensit EMS98
P
e
r
c
e
n
t
u
a
le

d
i

e
d
if
ic
i
c
h
e

s
u
b
i
s
c
e

d
a
n
n
o

>
D
3
E[Vg] Up
E[Vg] White
E[Vg] Low
EMS98 UP
EMS98 LOW

Figura 11. Curve di fragilit (a) e scenari di danno (>D3) (b) degli aggregati complessi di Castelluccio

Vulnus inoltre in grado di elaborare scenari di danno, restituendo dei grafici che presen-
tano in ascissa lintensit del fenomeno sismico (la relazione qui usata per il legame PGA/g
Intensit macrosismica quella secondo Rebez II) e in ordinata la percentuale di edifici che
subisce danni maggiori di un certo livello. poi possibile confrontare lo scenario di danno ot-
tenuto con Vulnus per il gruppo di edifici analizzato con gli andamenti degli scenari definiti
dalla scala di intensit macrosismica europea EMS 98 per le classi macrosismiche EMS 98 A,
B e C, per matrici di probabilit di danno > D2 (moderato) e > D3 (pesante) binomiali medie
bianche. Dopo un confronto preliminare tra la probabilit cumulativa bianca di aspettazione
della vulnerabilit fornita da Vulnus in funzione di PGA/g e quelle relative alle classi macro-
sismiche EMS 98 A, B e C, per matrici di probabilit di danno > D2 e per matrici di probabi-
lit del danno > D3, possibile scegliere quale classe macrosismica di EMS 98 adottare per le
matrici di probabilit di danno, affinch il confronto finale tra gli scenari di danno risulti
maggiormente significativo: a tale proposito linsieme degli edifici allo studio pu considerar-
si appartenente alla classe di vulnerabilit A, ossia la pi alta. In Figura 11.b si riportano gli
scenari relativi al gruppo di edifici complessi per danno > D3: innanzitutto si rileva una buona
sovrapponibilit tra le curve di Vulnus e quelle EMS 98 per classe di vulnerabilit A: lo scarto
massimo tra le curve limite, a parit di intensit del sisma, si attesta intorno al 5-10%.
Per un sisma la cui intensit rispetto alla scala EMS98 risulti compresa tra il IX (distrutti-
vo) e il X (fortemente distruttivo) grado e perci per un sisma riconducibile alla zona 1 di si-
smicit (secondo Rebez II per IX grado PGA/g = 0.276 e per X grado PGA/g = 0.434), circa
l80% degli edifici del primo gruppo e l85% degli edifici del secondo subisce danno pesante.
Passando invece a un sisma prossimo al IX grado della scala EMS98 e quindi ad un sisma ri-
conducibile alla zona 2, subisce danno pesante circa il 70% degli edifici del primo e il 75%
degli edifici del secondo gruppo. Questi risultati confermano quanto ricavato dalle precedenti
analisi di vulnerabilit.

3.3 Analisi dei risultati c-Sisma
Considerata la complessit degli isolati analizzati, si ritenuto opportuno affiancare ai giu-
dizi di vulnerabilit globale ottenuti con Vulnus unanalisi locale, applicando i modelli cine-
matici elementari tramite la metodologia c-Sisma.

204
Tra i meccanismi resi disponibili dalla procedura, tenendo conto dei vincoli presenti nei
manufatti, sono stati applicati ai vari setti componenti le pareti i meccanismi di danno pi
deboli, ossia quelli fuori piano relativi a strisce verticali di muratura, individuando, compa-
tibilmente con leffettiva conformazione delle pareti degli edifici allo studio, i meccanismi di
collasso pi significativi e probabili. Lindicazione dei meccanismi e dei relativi codici identi-
ficativi in c-Sisma riportato in Tabella 1: ad eccezione dei cinematismi di parete monolitica
semplicemente appoggiata e di ribaltamento globale, che coinvolgono i maschi murari per
lintera altezza delledificio e che sono stati applicati ai setti esterni non in comune tra diffe-
renti manufatti, i meccanismi elementari considerati sono stati applicati a tutti i setti allultimo
piano degli edifici, ritenendo tale livello pi esposto allazione sismica.

Tabella 1. Meccanismi di danno fuori piano per strisce verticali di muratura disponibili in c-Sisma
Numero Meccanismo Descrizione Meccanismo
Meccanismo 1.1 Parete 1 piano monolitica semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.2 Parete 1 piano doppia cortina semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.3 Parete 2 piani monolitica semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.4 Parete 1 piano connessa alla muratura ortogonale
Meccanismo 1.5 Parete 1 piano trattenuta superiormente da tirante
Meccanismo 1.6 Parete 2 piani trattenuta da tiranti
Meccanismo 1.7 Parete 1 piano trattenuta superiormente da cordolo
Meccanismo 1.8 Parete 1 piano trattenuta superiormente da cordolo ortogonale
Meccanismo 1.9 Parete 3 piani monolitica semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.10 Parete 3 piani monolitica trattenuta da tiranti
Meccanismo 1.11 Parete 3 piani: ribaltamento globale (Vulnus)
Meccanismo 1.12 Parete 3 piani: rottura a trazione dellultimo piano (Vulnus)
Meccanismo 1.13 Parete 2 piani: ribaltamento globale (Vulnus)
Meccanismo 1.14 Parete 2 piani: rottura a trazione dellultimo piano (Vulnus)

Il coefficiente c di attivazione del meccanismo elementare calcolato dalla procedura im-
ponendo condizioni di equilibrio al sistema labile nel quale viene trasformata una porzione
delledificio in singoli corpi in grado di ruotare o scorrere tra loro: lazione sismica orizzonta-
le viene schematizzata come forza statica equivalente data dal prodotto dei carichi verticali
agenti per laccelerazione sismica, considerata costante lungo laltezza della parete. In parti-
colare, la procedura c-Sisma aggiornata alla luce degli ultimi riferimenti normativi, consente
di impostare i livelli di accelerazione per le varie zone sismiche e lanalisi prevista
dallAllegato 11.C dellO.P.C.M. 3431 per lo svolgimento delle verifiche S.L.U. dei meccani-
smi locali, condotte in modo semplificato con fattore di struttura q o tramite spettro di capaci-
t (analisi cinematica non lineare). A partire dai valori del moltiplicatore dei carichi orizzonta-
li
0
= c, ottenuti tramite c-Sisma per il meccanismo considerato nella configurazione iniziale
del sistema, la capacit di spostamento della struttura fino a collasso ricavata dal programma
valutando levoluzione del cinematismo e cio levoluzione del moltiplicatore al crescere
dello spostamento d
k
di un punto di controllo della catena cinematica, fino al raggiungimento
della configurazione geometrica per cui si ha annullamento di .
A titolo di esempio, viene riportata la procedura di verifica di una parete a due piani appar-
tenente allU.I. 137 dellISO 13 (Figura 12): per tale parete, non bene ammorsata ai muri or-
togonali, ma assunta in grado di ruotare monoliticamente, si ipotizzato un meccanismo ele-
mentare di ribaltamento (1.3 di c-Sisma) attorno alla cerniera A, che coincide con lo spigolo
esterno alla base della parete.
Levoluzione del cinematismo si segue per via analitico-numerica, considerando una suc-
cessione di rotazioni virtuali finite
k
e aggiornando la geometria variata del sistema e il mol-
tiplicatore ad essa corrispondente; langolo
k0
che caratterizza la configurazione per cui si
ha annullamento di e quindi del momento stabilizzante M
s
, si determina calcolando


205
Parametri
P
1
Peso proprio parete 1
h
1
Altezza parete 1
b
1
Spessore medio parete 1
N
1
Carico agente sulla parete 1
d
1
Braccio del carico N
1

P
2
Peso proprio parete 2
h
2
Altezza parete 2
b
2
Spessore medio parete 2
N
2
Carico agente sulla parete 2
d
2
Braccio del carico N
2

R
i

Distanza del punto di applicazione della forza
verticale i-esima dal polo A

d2
h1
h2
b1
d1
Parete 1
Parete 2
P1
P2
N2
N1
A
R

b2
N2
P2
N1
P1

i
Inclinazione di R
i
rispetto alla base della parete
Figura 12. Rappresentazione grafica della parete analizzata, schema di calcolo e descrizione dei parametri

lespressione del momento resistente in una configurazione variata funzione di
k0
, e ponendo:
0 ) cos(
0
= + =

i
k i i i s
R P M (1)

Ricavata
k0
da (1) si pu determinare il corrispondente spostamento d
k0
del baricentro del-
le forze verticali (punto di controllo) in corrispondenza a cui si ha lannullamento di ogni ca-
pacit del sistema di sopportare azioni sismiche orizzontali:
) sin(
0 0 k bar k
h d =
(2)

c-Sisma in grado quindi di costruire la curva di capacit, che descrive levoluzione del
moltiplicatore dei carichi in funzione dello spostamento, e di esprimerla in termini di accele-
razione a* e spostamento d* spettrali delloscillatore equivalente a 1 g.d.l., per individuare lo
spostamento ultimo di collasso del meccanismo, da confrontarsi con lo spostamento richiesti
dalla normativa in presenza di evento sismico. Con riferimento alle grandezze definite
nellAllegato 11.C dellO.P.C.M. 3431, in Tabella 2 sono riportati i dati di input e i risultati
ottenuti dal programma per il meccanismo 1.3 applicato alla parete in esame.

Tabella 2. Dati e risultati della parete analizzata
Dati della parete
b
1
= 0,87 m b
2
= 0,67 m
h
1
= 2,9 m h
2
= 2,9 m
N
1
= 6,81 kN N
2
= 7,71 kN
d
1
= 0,65 m d
2
= 0,50 m
P
1
= 5298 kg
F
P
2
= 4080 kg
F

Risultati
c = 0,141 e* = 0,782

k0
= 8,03
d
d*
0
= 0,411 m
h
bar
= 2,94 m a*
0
= 0,181g m/s
2
d
k0
= 0,411 m d*
u
= 0,165 m
M* = 84,7/g kN
d
= 0,100 m
Verifica SLU cinematica non lineare - Meccanismo 1.3
0,00
0,20
0,40
0,60
0,80
1,00
1,20
1,40
0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40
Sd
S
a
curva di domanda
secante
domanda di spostamento
curva capacit d* - a*
spostamento ultimo d*u

Figura 13. Interpretazione grafica della verifica spettrale

In zona 1 con classe di terreno A, la verifica allo S.L.U. semplificata lineare con fattore
di struttura non risulta soddisfatta, in quanto laccelerazione spettrale di attivazione del mec-
canismo a
*
0
non verifica la disuguaglianza imposta dalla norma. Lapprofondimento
dellanalisi in campo non-lineare mediante verifica allo S.L.U. con spettro di capacit, con-
sente alla parete in esame di soddisfare la verifica rispetto al meccanismo 1.3, essendo lo spo-

206
stamento richiesto alla struttura in presenza di evento sismico
d
minore dello spostamento
ultimo per collasso del meccanismo d*
u
. La procedura c-Sisma fornisce anche
linterpretazione grafica di questa verifica nel diagramma S
d
S
a
(Figura 13).
Per valutare la risposta generale degli edifici in esame in termini di sicurezza relativamente
alla zona 1, la metodologia c-Sisma stata applicata a tutti i 10 isolati allo studio. (O.P.C.M.
3274) tra le zone 1, il valore standard utilizzabile per a
g
prossimo a quello indicato
dallOrdinanza per le zone 2.
Tra i meccanismi fuori piano per strisce verticali di muratura disponibili, i meccanismi 1.2
e 1.4 non sono risultati significativi rispetto alle effettive condizioni geometrico-costruttive
dei manufatti. Per quel che riguarda gli altri meccanismi, lo studio dellevoluzione dei cine-
matismi porta a ritenere soddisfatta la verifica di sicurezza mediante spettro di capacit per
tutte le pareti esaminate nei casi dei meccanismi elementari 1.5, 1.6, 1.8, 1.12 e 1.14; i mec-
canismi 1.7 e 1.10 risultano verificati per il 90% circa dei setti e un discreto livello di sicurez-
za si ottiene anche nei confronti dei meccanismi 1.3 e 1.13, per i quali la percentuale di setti
esaminati in sicurezza supera il 60%. Gli isolati considerati risultano invece vulnerabili nei
confronti dei meccanismi 1.9 e 1.11, essendo in questi casi la verifica non soddisfatta per il
75% circa dei setti; nessuna delle pareti considerate risulta infine verificata nel caso di mec-
canismo 1.1.
Si rileva pertanto la spiccata vulnerabilit degli edifici verso i meccanismi di ribaltamento:
in particolare, i setti deboli appartengono a quegli edifici che, dal rilievo geometrico e dei
danni, presentano evidenti lesioni ed una scarsa qualit degli ammorsamenti. In effetti, le di-
scontinuit presenti tra molti edifici indicano la scarsa attitudine di alcuni setti a resistere al
ribaltamento, ma il modello di parete monolitica semplicemente appoggiata in molti casi pu
non rispecchiare la reale situazione presente negli edifici: nonostante non sia rara la presenza
di sconnessioni nelle strutture murarie, tale modello cinematico rappresenta una verifica loca-
le fortemente a favore di sicurezza. Sebbene limpiego di catene nei manufatti considerati sia
limitato, i risultati delle verifiche di sicurezza svolte sui meccanismi 1.5, 1.6 e 1.10 conferma-
no che la presenza di tiranti migliora la risposta degli edifici nei confronti dei meccanismi
fuori piano [25].


4 Conclusioni

Nel formulare giudizi relativi al comportamento sismico, alla vulnerabilit e alla verifica
della sicurezza degli aggregati storici, necessaria una lettura attenta dei risultati ottenuti con
le procedure automatiche integrate Vulnus e c-Sisma, cercando un costante riscontro nelle ca-
ratteristiche e nello stato effettivo di ogni specifico manufatto. Nonostante le approssimazioni
operate dai metodi di calcolo adottati, si potuto comunque affermare che i risultati ottenuti
sono attendibili: soprattutto per le tipologie pi complesse, la possibilit di analisi speditive a
livello locale, con scelta e applicazione di meccanismi elementari a macroelementi strutturali,
rappresenta un supporto indispensabile per valutazioni pi generali, effettuate a livello globa-
le, che consentono importanti valutazioni predittive del comportamento sia dei singoli edifici,
con lindividuazione delle unit particolarmente vulnerabili e di quelle pi sicure, sia del cen-
tro urbano, in funzione del rischio e delle probabilit di danno attese [26].
Dallanalisi di pericolosit sismica svolta sul territorio nazionale dallI.N.G.V. si ricavato
che per Castelluccio di Norcia, rientrante secondo la pi recente classificazione sismica
Lanalisi del rilievo tipologico-strutturale e del quadro fessurativo dei manufatti ha consen-
tito lindividuazione di una serie di caratteristiche di effettiva vulnerabilit comuni agli edifi-
ci. A questo livello risultata difficoltosa, per la particolare complessit degli isolati analizza-
ti, lindividuazione delle Unit Strutturali cos come definite dalla normativa: in effetti tali

207
Unit non sono in molti casi venute a coincidere n con le U.I. n con le U.M.I. specificate
per gli isolati del centro storico di Castelluccio di Norcia. Si quindi ritenuto opportuno limi-
tarsi allidentificazione delle unit da sottoporre allanalisi mediante la metodologia Vulnus:
per lelaborazione con il programma stato inoltre necessario individuare due gruppi distinti
di isolati da analizzare, il primo comprendente gli aggregati meno articolati e il secondo con-
tenente i manufatti pi complessi.
Lanalisi svolta da Vulnus ha confermato per gli edifici componenti gli aggregati la mag-
giore resistenza rispetto ai meccanismi di rottura a taglio nel piano piuttosto che a quelli fuori
piano. In zona 1, il programma ha fornito un giudizio di vulnerabilit complessiva Medio per
la maggior parte degli isolati considerati singolarmente, mentre la vulnerabilit dellintero
gruppo di edifici risultata invece Grande. Dallelaborazione delle curve di fragilit e degli
scenari di danno, risultati in buon accordo con quelli relativi alla scala di intensit macrosi-
smica EMS 98, si ottiene che, in corrispondenza al sisma di riferimento per la zona 1, pi
dell80% dei manufatti considerati pu presentare danni rilevanti; in zona 2 tale valore scende
al 70%. Come prevedibile, si rilevano differenze tra i due gruppi di isolati: gli indici di vulne-
rabilit ottenuti risultano inferiori per il primo gruppo (aggregati meno complessi) e superiori
per il secondo (gli aggregati pi complessi). Tuttavia, i valori restituiti per gli indici del primo
gruppo di isolati differiscono solo del 5% dai valori caratterizzanti il secondo. Ci potrebbe
dipendere dallincidenza degli interventi di consolidamento eseguiti sugli edifici che, sebbene
eseguiti in modo non organico e risultati spesso di pesante impatto sugli edifici, con la loro
presenza tendono comunque a ridurre, almeno parzialmente, la vulnerabilit globale [27]. In
effetti, per gli edifici appartenenti al primo gruppo, la percentuale di unit consolidate del
30% circa, che aumenta fino al 50% circa per le unit del gruppo di edifici pi complessi: la
maggior complessit dei manufatti del secondo gruppo potrebbe quindi essere compensata
da una maggiore incidenza degli interventi di consolidamento su tali strutture. A livello locale
linfluenza di interventi di adeguamento si rileva, invece, spesso peggiorativa delle condizioni
degli edifici.
La metodologia c-Sisma applicata a strisce verticali di muratura, ha infine ribadito la debo-
lezza degli edifici nei confronti dei meccanismi di ribaltamento fuori piano, per i quali in mol-
ti casi le verifiche, considerate a favore di sicurezza relativamente alla zona 1, non risultano
soddisfatte; a tale proposito, si rivelano indispensabili approfondimenti sulla conoscenza di
qualit muraria, connessioni e discontinuit tra elementi strutturali.

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