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VulnCast Cofin04 Def
VulnCast Cofin04 Def
1
2
9
1
3
0
1
3
1
1
9
9
A
2
0
3
B
2
0
2
C
2
0
2
C
1
2
0
0
D
2
0
0
E
1
9
7
F
2
0
1
G
I1 I2
1,47
ISOLATO 5 ISOLATO 1
c)
Figura 8. Applicazione della metodologia Vulnus: (a)
suddivisione dellISO 1 ai fini dellapplicazione di
Vulnus (in azzurro sono evidenziate le unit consolida-
te); (b) suddivisione dellISO 5 ai fini dellapplicazione
di Vulnus (in azzurro sono evidenziate le unit consoli-
date); (c) istogramma degli indici I1 e I2 risultanti
Si nota che, per tutti gli edifici, lindice I1 risulta maggiore di I2: questo conferma, la mag-
giore vulnerabilit delle pareti facenti parte di costruzioni storiche in muratura, rispetto a
meccanismi fuori piano piuttosto che rispetto a meccanismi di rottura nel piano [24]. Inoltre, i
valori maggiori degli indici si hanno per edifici appartenenti alle unit soggette ad interventi,
o comunque collocate allinterno degli isolati, ossia anche non in posizione destremit rispet-
to al complesso degli aggregati.
Lanalisi di vulnerabilit viene svolta da Vulnus con riferimento ai valori di a/g calcolati in
base alla normativa: fissata la categoria del suolo di fondazione (A suoli omogenei molto
rigidi), indicata unaltezza media significativa degli edifici (8.7 m) e scelto il valore per il fat-
tore di struttura (q = 2.25), in zona sismica 1 si ottiene a/g = 0.39, mentre per il valore indica-
to dalla microzonazione si ha a/g = 0.28, valore pressoch coincidente con quello risultante
per la zona 2. A titolo di esempio, si riportata in Figura 9 una rappresentazione grafica co-
struita a partire dai giudizi linguistici di vulnerabilit restituiti dal programma per singoli cor-
pi in cui sono stati suddivisi gli isolati 1 e 5, relativamente ai due valori di a/g: in zona 1, la
202
vulnerabilit dei manufatti risulta, in pi della met dei casi, Molto Grande, mentre per gli al-
tri edifici si ha vulnerabilit Media; in zona 2, il giudizio di vulnerabilit migliora e, anche se
tre edifici su quindici hanno ancora vulnerabilit Molto Grande, la vulnerabilit si mantiene
Media per la maggior parte dei manufatti.
120
121
122
123 124
125
126 127
128/129
130
131
199A
203B
201G 197F
200E
202C
202C1
200D
199A
203B
201G 197F
200E
202C
202C1
200D
120
121
122
123 124
125
126 127
128/129
130
131
MOLTO GRANDE GRANDE PICCOLA MOLTO PICCOLA MEDIA EDIFICI CONSOLIDATI
ZONA 1
a/g=0.39
ZONA 2
a/g=0.28
Figura 9. Vulnerabilit dei singoli corpi in cui sono stati suddivisi gli isolati 1 e 5: nel passaggio da zona sismi-
ca 1 a zona sismica 2, nella maggior parte delle unit la vulnerabilit passa da Molto Grande a Media, nelle
unit 197, 199 e 202C rimane Molto Grande, nelle unit 123-124, 200, 201 e 203 resta Media e nel caso
dellunit 120 (demolita e ricostruita) passa da Media a Molto Piccola.
Oltre alla valutazione della vulnerabilit per i singoli corpi in cui sono stati suddivisi gli
aggregati (Vu), la procedura in grado di svolgere lanalisi riferita al gruppo di edifici (Vg).
Considerando come gruppi di edifici i dieci isolati allo studio, possibile ricomporre i risulta-
ti ottenuti per i vari corpi forniti dalla suddivisione degli aggregati, in modo da ottenere un
giudizio di vulnerabilit complessivo relativo ai vari isolati. I risultati dellanalisi sono ripor-
tati graficamente in Figura 10: in zona 1, la vulnerabilit dei manufatti risulta, nella met dei
casi Media, mentre per quasi tutti gli altri edifici si ha vulnerabilit Molto Grande; in zona 2,
per quasi tutti gli isolati si ha vulnerabilit Media. In particolare, per lISO 1 il giudizio resta
di vulnerabilit Media, mentre per lISO 5 si passa da vulnerabilit Grande a Media.
25 m 50 m 0
MOLTO GRANDE
GRANDE
MEDIA
ZONA 1 - a/g=0.39
N
PORZIONI CONSOLIDATE
ISO 10
ISO 13
ISO 1
ISO 5
ISO 39
ISO 19
ISO 21
ISO 11
ISO 17
ISO 20
MOLTO GRANDE
GRANDE
MEDIA
25m 50m 0
ZONA 2 - a/g=0.28
N
PORZIONI CONSOLIDATE
ISO 10
ISO 13
ISO 1
ISO 5
ISO 39
ISO 19
ISO 21
ISO 11
ISO 20
ISO 17
Figura 10. Vulnerabilit degli isolati analizzati zone sismiche 1 e 2
Lo studio di gruppo stato svolto anche in relazione ai due insiemi di isolati di cui sopra,
al fine di ottenere delle indicazioni generali di vulnerabilit per la tipologia degli aggregati
complessi del centro storico di Castelluccio di Norcia. Secondo il giudizio linguistico di
Vulnus, il grado di vulnerabilit complessivo risultato, per entrambi i gruppi di edifici,
Grande in zona 1 e Medio in zona 2. Inoltre, tramite la procedura automatica Vulnus possi-
bile valutare la vulnerabilit dei gruppi di edifici anche mediante le curve di fragilit, metten-
do a confronto tre curve, al fine di stimare il valore atteso di frequenza di danno grave E[Vg]
203
in funzione dei valori di PGA/g (valori centrali), e lincertezza relativa a tale valore (limiti in-
feriore e superiore). In riferimento a PGA/g pari a 0.39, corrispondente alla zona 1, per il pri-
mo gruppo di edifici si ottiene un valore di E[Vg] compreso tra 0.85 e 0.90, mentre per il se-
condo gruppo si ha E[Vg]=0.90; in entrambi i casi la forbice di valori compresa tra 0.75 e
0.95 circa. Passando a PGA/g pari a 0.28 (zona 2), i valori di E[Vg] passano rispettivamente a
0.75 e a 0.70 per il primo e il secondo gruppo di isolati, ma lincertezza su tali valori aumenta.
Si riportano a titolo di esempio i risultati nel grafico di Figura 11.a, relativo al gruppo degli
isolati complessi.
Vulnerabilit di gruppo - ISO 5 - 11 - 13 - 21 - 39
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1,0
0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0
PGA/g
V
a
l
o
r
i
a
t
t
e
s
i
d
i
d
a
n
n
o
g
r
a
v
e
E
[
V
g
]
E[Vg] Upp
E[Vg] White
E[Vg] Low
Distribuzione di danno > D3 - Classe EMS98 A - ISO 5 - 11 - 13 - 21 - 39
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1,0
V VI VII VIII IX X XI
Intensit EMS98
P
e
r
c
e
n
t
u
a
le
d
i
e
d
if
ic
i
c
h
e
s
u
b
i
s
c
e
d
a
n
n
o
>
D
3
E[Vg] Up
E[Vg] White
E[Vg] Low
EMS98 UP
EMS98 LOW
Figura 11. Curve di fragilit (a) e scenari di danno (>D3) (b) degli aggregati complessi di Castelluccio
Vulnus inoltre in grado di elaborare scenari di danno, restituendo dei grafici che presen-
tano in ascissa lintensit del fenomeno sismico (la relazione qui usata per il legame PGA/g
Intensit macrosismica quella secondo Rebez II) e in ordinata la percentuale di edifici che
subisce danni maggiori di un certo livello. poi possibile confrontare lo scenario di danno ot-
tenuto con Vulnus per il gruppo di edifici analizzato con gli andamenti degli scenari definiti
dalla scala di intensit macrosismica europea EMS 98 per le classi macrosismiche EMS 98 A,
B e C, per matrici di probabilit di danno > D2 (moderato) e > D3 (pesante) binomiali medie
bianche. Dopo un confronto preliminare tra la probabilit cumulativa bianca di aspettazione
della vulnerabilit fornita da Vulnus in funzione di PGA/g e quelle relative alle classi macro-
sismiche EMS 98 A, B e C, per matrici di probabilit di danno > D2 e per matrici di probabi-
lit del danno > D3, possibile scegliere quale classe macrosismica di EMS 98 adottare per le
matrici di probabilit di danno, affinch il confronto finale tra gli scenari di danno risulti
maggiormente significativo: a tale proposito linsieme degli edifici allo studio pu considerar-
si appartenente alla classe di vulnerabilit A, ossia la pi alta. In Figura 11.b si riportano gli
scenari relativi al gruppo di edifici complessi per danno > D3: innanzitutto si rileva una buona
sovrapponibilit tra le curve di Vulnus e quelle EMS 98 per classe di vulnerabilit A: lo scarto
massimo tra le curve limite, a parit di intensit del sisma, si attesta intorno al 5-10%.
Per un sisma la cui intensit rispetto alla scala EMS98 risulti compresa tra il IX (distrutti-
vo) e il X (fortemente distruttivo) grado e perci per un sisma riconducibile alla zona 1 di si-
smicit (secondo Rebez II per IX grado PGA/g = 0.276 e per X grado PGA/g = 0.434), circa
l80% degli edifici del primo gruppo e l85% degli edifici del secondo subisce danno pesante.
Passando invece a un sisma prossimo al IX grado della scala EMS98 e quindi ad un sisma ri-
conducibile alla zona 2, subisce danno pesante circa il 70% degli edifici del primo e il 75%
degli edifici del secondo gruppo. Questi risultati confermano quanto ricavato dalle precedenti
analisi di vulnerabilit.
3.3 Analisi dei risultati c-Sisma
Considerata la complessit degli isolati analizzati, si ritenuto opportuno affiancare ai giu-
dizi di vulnerabilit globale ottenuti con Vulnus unanalisi locale, applicando i modelli cine-
matici elementari tramite la metodologia c-Sisma.
204
Tra i meccanismi resi disponibili dalla procedura, tenendo conto dei vincoli presenti nei
manufatti, sono stati applicati ai vari setti componenti le pareti i meccanismi di danno pi
deboli, ossia quelli fuori piano relativi a strisce verticali di muratura, individuando, compa-
tibilmente con leffettiva conformazione delle pareti degli edifici allo studio, i meccanismi di
collasso pi significativi e probabili. Lindicazione dei meccanismi e dei relativi codici identi-
ficativi in c-Sisma riportato in Tabella 1: ad eccezione dei cinematismi di parete monolitica
semplicemente appoggiata e di ribaltamento globale, che coinvolgono i maschi murari per
lintera altezza delledificio e che sono stati applicati ai setti esterni non in comune tra diffe-
renti manufatti, i meccanismi elementari considerati sono stati applicati a tutti i setti allultimo
piano degli edifici, ritenendo tale livello pi esposto allazione sismica.
Tabella 1. Meccanismi di danno fuori piano per strisce verticali di muratura disponibili in c-Sisma
Numero Meccanismo Descrizione Meccanismo
Meccanismo 1.1 Parete 1 piano monolitica semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.2 Parete 1 piano doppia cortina semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.3 Parete 2 piani monolitica semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.4 Parete 1 piano connessa alla muratura ortogonale
Meccanismo 1.5 Parete 1 piano trattenuta superiormente da tirante
Meccanismo 1.6 Parete 2 piani trattenuta da tiranti
Meccanismo 1.7 Parete 1 piano trattenuta superiormente da cordolo
Meccanismo 1.8 Parete 1 piano trattenuta superiormente da cordolo ortogonale
Meccanismo 1.9 Parete 3 piani monolitica semplicemente appoggiata
Meccanismo 1.10 Parete 3 piani monolitica trattenuta da tiranti
Meccanismo 1.11 Parete 3 piani: ribaltamento globale (Vulnus)
Meccanismo 1.12 Parete 3 piani: rottura a trazione dellultimo piano (Vulnus)
Meccanismo 1.13 Parete 2 piani: ribaltamento globale (Vulnus)
Meccanismo 1.14 Parete 2 piani: rottura a trazione dellultimo piano (Vulnus)
Il coefficiente c di attivazione del meccanismo elementare calcolato dalla procedura im-
ponendo condizioni di equilibrio al sistema labile nel quale viene trasformata una porzione
delledificio in singoli corpi in grado di ruotare o scorrere tra loro: lazione sismica orizzonta-
le viene schematizzata come forza statica equivalente data dal prodotto dei carichi verticali
agenti per laccelerazione sismica, considerata costante lungo laltezza della parete. In parti-
colare, la procedura c-Sisma aggiornata alla luce degli ultimi riferimenti normativi, consente
di impostare i livelli di accelerazione per le varie zone sismiche e lanalisi prevista
dallAllegato 11.C dellO.P.C.M. 3431 per lo svolgimento delle verifiche S.L.U. dei meccani-
smi locali, condotte in modo semplificato con fattore di struttura q o tramite spettro di capaci-
t (analisi cinematica non lineare). A partire dai valori del moltiplicatore dei carichi orizzonta-
li
0
= c, ottenuti tramite c-Sisma per il meccanismo considerato nella configurazione iniziale
del sistema, la capacit di spostamento della struttura fino a collasso ricavata dal programma
valutando levoluzione del cinematismo e cio levoluzione del moltiplicatore al crescere
dello spostamento d
k
di un punto di controllo della catena cinematica, fino al raggiungimento
della configurazione geometrica per cui si ha annullamento di .
A titolo di esempio, viene riportata la procedura di verifica di una parete a due piani appar-
tenente allU.I. 137 dellISO 13 (Figura 12): per tale parete, non bene ammorsata ai muri or-
togonali, ma assunta in grado di ruotare monoliticamente, si ipotizzato un meccanismo ele-
mentare di ribaltamento (1.3 di c-Sisma) attorno alla cerniera A, che coincide con lo spigolo
esterno alla base della parete.
Levoluzione del cinematismo si segue per via analitico-numerica, considerando una suc-
cessione di rotazioni virtuali finite
k
e aggiornando la geometria variata del sistema e il mol-
tiplicatore ad essa corrispondente; langolo
k0
che caratterizza la configurazione per cui si
ha annullamento di e quindi del momento stabilizzante M
s
, si determina calcolando
205
Parametri
P
1
Peso proprio parete 1
h
1
Altezza parete 1
b
1
Spessore medio parete 1
N
1
Carico agente sulla parete 1
d
1
Braccio del carico N
1
P
2
Peso proprio parete 2
h
2
Altezza parete 2
b
2
Spessore medio parete 2
N
2
Carico agente sulla parete 2
d
2
Braccio del carico N
2
R
i
Distanza del punto di applicazione della forza
verticale i-esima dal polo A
d2
h1
h2
b1
d1
Parete 1
Parete 2
P1
P2
N2
N1
A
R
b2
N2
P2
N1
P1
i
Inclinazione di R
i
rispetto alla base della parete
Figura 12. Rappresentazione grafica della parete analizzata, schema di calcolo e descrizione dei parametri
lespressione del momento resistente in una configurazione variata funzione di
k0
, e ponendo:
0 ) cos(
0
= + =
i
k i i i s
R P M (1)
Ricavata
k0
da (1) si pu determinare il corrispondente spostamento d
k0
del baricentro del-
le forze verticali (punto di controllo) in corrispondenza a cui si ha lannullamento di ogni ca-
pacit del sistema di sopportare azioni sismiche orizzontali:
) sin(
0 0 k bar k
h d =
(2)
c-Sisma in grado quindi di costruire la curva di capacit, che descrive levoluzione del
moltiplicatore dei carichi in funzione dello spostamento, e di esprimerla in termini di accele-
razione a* e spostamento d* spettrali delloscillatore equivalente a 1 g.d.l., per individuare lo
spostamento ultimo di collasso del meccanismo, da confrontarsi con lo spostamento richiesti
dalla normativa in presenza di evento sismico. Con riferimento alle grandezze definite
nellAllegato 11.C dellO.P.C.M. 3431, in Tabella 2 sono riportati i dati di input e i risultati
ottenuti dal programma per il meccanismo 1.3 applicato alla parete in esame.
Tabella 2. Dati e risultati della parete analizzata
Dati della parete
b
1
= 0,87 m b
2
= 0,67 m
h
1
= 2,9 m h
2
= 2,9 m
N
1
= 6,81 kN N
2
= 7,71 kN
d
1
= 0,65 m d
2
= 0,50 m
P
1
= 5298 kg
F
P
2
= 4080 kg
F
Risultati
c = 0,141 e* = 0,782
k0
= 8,03
d
d*
0
= 0,411 m
h
bar
= 2,94 m a*
0
= 0,181g m/s
2
d
k0
= 0,411 m d*
u
= 0,165 m
M* = 84,7/g kN
d
= 0,100 m
Verifica SLU cinematica non lineare - Meccanismo 1.3
0,00
0,20
0,40
0,60
0,80
1,00
1,20
1,40
0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40
Sd
S
a
curva di domanda
secante
domanda di spostamento
curva capacit d* - a*
spostamento ultimo d*u
Figura 13. Interpretazione grafica della verifica spettrale
In zona 1 con classe di terreno A, la verifica allo S.L.U. semplificata lineare con fattore
di struttura non risulta soddisfatta, in quanto laccelerazione spettrale di attivazione del mec-
canismo a
*
0
non verifica la disuguaglianza imposta dalla norma. Lapprofondimento
dellanalisi in campo non-lineare mediante verifica allo S.L.U. con spettro di capacit, con-
sente alla parete in esame di soddisfare la verifica rispetto al meccanismo 1.3, essendo lo spo-
206
stamento richiesto alla struttura in presenza di evento sismico
d
minore dello spostamento
ultimo per collasso del meccanismo d*
u
. La procedura c-Sisma fornisce anche
linterpretazione grafica di questa verifica nel diagramma S
d
S
a
(Figura 13).
Per valutare la risposta generale degli edifici in esame in termini di sicurezza relativamente
alla zona 1, la metodologia c-Sisma stata applicata a tutti i 10 isolati allo studio. (O.P.C.M.
3274) tra le zone 1, il valore standard utilizzabile per a
g
prossimo a quello indicato
dallOrdinanza per le zone 2.
Tra i meccanismi fuori piano per strisce verticali di muratura disponibili, i meccanismi 1.2
e 1.4 non sono risultati significativi rispetto alle effettive condizioni geometrico-costruttive
dei manufatti. Per quel che riguarda gli altri meccanismi, lo studio dellevoluzione dei cine-
matismi porta a ritenere soddisfatta la verifica di sicurezza mediante spettro di capacit per
tutte le pareti esaminate nei casi dei meccanismi elementari 1.5, 1.6, 1.8, 1.12 e 1.14; i mec-
canismi 1.7 e 1.10 risultano verificati per il 90% circa dei setti e un discreto livello di sicurez-
za si ottiene anche nei confronti dei meccanismi 1.3 e 1.13, per i quali la percentuale di setti
esaminati in sicurezza supera il 60%. Gli isolati considerati risultano invece vulnerabili nei
confronti dei meccanismi 1.9 e 1.11, essendo in questi casi la verifica non soddisfatta per il
75% circa dei setti; nessuna delle pareti considerate risulta infine verificata nel caso di mec-
canismo 1.1.
Si rileva pertanto la spiccata vulnerabilit degli edifici verso i meccanismi di ribaltamento:
in particolare, i setti deboli appartengono a quegli edifici che, dal rilievo geometrico e dei
danni, presentano evidenti lesioni ed una scarsa qualit degli ammorsamenti. In effetti, le di-
scontinuit presenti tra molti edifici indicano la scarsa attitudine di alcuni setti a resistere al
ribaltamento, ma il modello di parete monolitica semplicemente appoggiata in molti casi pu
non rispecchiare la reale situazione presente negli edifici: nonostante non sia rara la presenza
di sconnessioni nelle strutture murarie, tale modello cinematico rappresenta una verifica loca-
le fortemente a favore di sicurezza. Sebbene limpiego di catene nei manufatti considerati sia
limitato, i risultati delle verifiche di sicurezza svolte sui meccanismi 1.5, 1.6 e 1.10 conferma-
no che la presenza di tiranti migliora la risposta degli edifici nei confronti dei meccanismi
fuori piano [25].
4 Conclusioni
Nel formulare giudizi relativi al comportamento sismico, alla vulnerabilit e alla verifica
della sicurezza degli aggregati storici, necessaria una lettura attenta dei risultati ottenuti con
le procedure automatiche integrate Vulnus e c-Sisma, cercando un costante riscontro nelle ca-
ratteristiche e nello stato effettivo di ogni specifico manufatto. Nonostante le approssimazioni
operate dai metodi di calcolo adottati, si potuto comunque affermare che i risultati ottenuti
sono attendibili: soprattutto per le tipologie pi complesse, la possibilit di analisi speditive a
livello locale, con scelta e applicazione di meccanismi elementari a macroelementi strutturali,
rappresenta un supporto indispensabile per valutazioni pi generali, effettuate a livello globa-
le, che consentono importanti valutazioni predittive del comportamento sia dei singoli edifici,
con lindividuazione delle unit particolarmente vulnerabili e di quelle pi sicure, sia del cen-
tro urbano, in funzione del rischio e delle probabilit di danno attese [26].
Dallanalisi di pericolosit sismica svolta sul territorio nazionale dallI.N.G.V. si ricavato
che per Castelluccio di Norcia, rientrante secondo la pi recente classificazione sismica
Lanalisi del rilievo tipologico-strutturale e del quadro fessurativo dei manufatti ha consen-
tito lindividuazione di una serie di caratteristiche di effettiva vulnerabilit comuni agli edifi-
ci. A questo livello risultata difficoltosa, per la particolare complessit degli isolati analizza-
ti, lindividuazione delle Unit Strutturali cos come definite dalla normativa: in effetti tali
207
Unit non sono in molti casi venute a coincidere n con le U.I. n con le U.M.I. specificate
per gli isolati del centro storico di Castelluccio di Norcia. Si quindi ritenuto opportuno limi-
tarsi allidentificazione delle unit da sottoporre allanalisi mediante la metodologia Vulnus:
per lelaborazione con il programma stato inoltre necessario individuare due gruppi distinti
di isolati da analizzare, il primo comprendente gli aggregati meno articolati e il secondo con-
tenente i manufatti pi complessi.
Lanalisi svolta da Vulnus ha confermato per gli edifici componenti gli aggregati la mag-
giore resistenza rispetto ai meccanismi di rottura a taglio nel piano piuttosto che a quelli fuori
piano. In zona 1, il programma ha fornito un giudizio di vulnerabilit complessiva Medio per
la maggior parte degli isolati considerati singolarmente, mentre la vulnerabilit dellintero
gruppo di edifici risultata invece Grande. Dallelaborazione delle curve di fragilit e degli
scenari di danno, risultati in buon accordo con quelli relativi alla scala di intensit macrosi-
smica EMS 98, si ottiene che, in corrispondenza al sisma di riferimento per la zona 1, pi
dell80% dei manufatti considerati pu presentare danni rilevanti; in zona 2 tale valore scende
al 70%. Come prevedibile, si rilevano differenze tra i due gruppi di isolati: gli indici di vulne-
rabilit ottenuti risultano inferiori per il primo gruppo (aggregati meno complessi) e superiori
per il secondo (gli aggregati pi complessi). Tuttavia, i valori restituiti per gli indici del primo
gruppo di isolati differiscono solo del 5% dai valori caratterizzanti il secondo. Ci potrebbe
dipendere dallincidenza degli interventi di consolidamento eseguiti sugli edifici che, sebbene
eseguiti in modo non organico e risultati spesso di pesante impatto sugli edifici, con la loro
presenza tendono comunque a ridurre, almeno parzialmente, la vulnerabilit globale [27]. In
effetti, per gli edifici appartenenti al primo gruppo, la percentuale di unit consolidate del
30% circa, che aumenta fino al 50% circa per le unit del gruppo di edifici pi complessi: la
maggior complessit dei manufatti del secondo gruppo potrebbe quindi essere compensata
da una maggiore incidenza degli interventi di consolidamento su tali strutture. A livello locale
linfluenza di interventi di adeguamento si rileva, invece, spesso peggiorativa delle condizioni
degli edifici.
La metodologia c-Sisma applicata a strisce verticali di muratura, ha infine ribadito la debo-
lezza degli edifici nei confronti dei meccanismi di ribaltamento fuori piano, per i quali in mol-
ti casi le verifiche, considerate a favore di sicurezza relativamente alla zona 1, non risultano
soddisfatte; a tale proposito, si rivelano indispensabili approfondimenti sulla conoscenza di
qualit muraria, connessioni e discontinuit tra elementi strutturali.
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[8] Decreto Ministeriale del 14/09/2005, Norme Tecniche per le Costruzioni.
[9] Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20/03/2003, Primi elementi in
materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative
tecniche per le costruzioni in zona sismica.
[10] Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3431 del 03/05/2005, Ulteriori modifiche
ed integrazioni all'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274.
[11] Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con rife-
rimento alle Norme Tecniche e allapplicazione dellO.P.C.M. n. 3274 del 2003 e sue modifiche e
integrazioni, Luglio 2006.
[12] R. Cordella, P. Lollini, Castelluccio: il tetto dellUmbria, Perugina, 1988.
[13] G. Di Ponzio, M.P. Le Rose, Calibrazione di una metodologia di indagine per la conoscenza, il
rilievo dei danni e della vulnerabilit sismica dei centri storici: Castelluccio di Norcia, Tesi di
Laurea in Architettura, Politecnico di Milano, 2003.
[14] Gruppo di Lavoro M.P.S., Redazione della mappa di pericolosit sismica prevista dall'O.P.C.M.
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