Cinemamente propone “Una
scomoda verità”, il film l’incredibile storia delle elezioni
documentario di Al Gore sul
riscaldamento globale
SI SCRIVE GORE,
SI LEGGE GURU?
di Raffaele Lauro
“Salve, sono Al Gore, e sono l’ex
futuro Presidente degli Stati Uniti”
E’ probabilmente questa frase,
dopo pochi minuti dall’inizio del
film, a mostrarci con chiarezza
l’intento di Al Gore e del suo
documentario “Una scomoda
verità” (titolo originale an
inconvenient truth): è infatti la
politica, intesa nel suo senso più
alto, come motore consapevole
dell’agire collettivo, il principale
destinatario di questi 90 minuti di
appassionata oratoria sul tema
cruciale del riscaldamento globale
della Terra.
Questa affermazione di Gore però
probabilmente tradisce, nella
scelta di dedicarsi alla causa
ambientalista, anche una
innegabile e rilevante
componente di vissuto personale,
visto che le clamorose vicende
elettorali (ma anche, e forse
soprattutto, giudiziarie e politiche)
della corsa alla Casa Bianca nel
2000 hanno relegato l’ex
vicepresidente dell’era Clinton a
un ruolo decisamente di secondo
piano nella vita politica nazionale.
Abbiamo scelto di dedicare una
ampia sezione di questo volantino
di informazione alle due vicende
più rilevanti della carriera politica
di questo personaggio.
Inizieremo raccontando
mediatici dei mesi successivi (si
politiche del 2000 in Florida,
ricordando le fasi più clamorose
della querelle tra l’allora candidato
democratico Gore e il suo rivale
George W. Bush, una vicenda che
ha tenuto gli Stati Uniti in sospeso
per oltre un mese e che ha inoltre
posto in discussione, da parte
anche di molti autorevoli giuristi,
la credibilità del sistema
costituzionale made in USA,
Corte Suprema in primis.
Ci dedicheremo poi ai problemi
del riscaldamento globale della
Terra, sulla scorta dei dati
richiamati dallo stesso Gore nel
film e di altre fonti scientifiche che
attestano la reale emergenza
della situazione, a dispetto delle
ingiuste critiche di eccessivo
catastrofismo che sono state
contestate a Gore e al suo
documentario nel corso di questi
mesi.
E’ necessaria però una piccola
premessa su quanto Una
scomoda verità sia atipico per le
nostre abitudini di spettatori, sia
che lo si guardi come un film sia
che lo si guardi come un
documentario. Una prima
sostanziosa differenza stilistica
che possiamo notare rispetto alla
forma comune di documentario
consiste nella scelta di Gore di
metterci la faccia e la voce, e di
farlo per l’intera durata del film.
Ne deriva una forte
personalizzazione del messaggio,
che (si badi) non ne inficia il
valore divulgativo e contenutistico
ma pone sicuramente Gore in una
posizione di forte e voluto
protagonismo, una condizione
confermata dal suo ruolo di
impegno diretto negli eventi
pensi al faraonico Live Earth del
07/07/07) e rafforzata prima
dall’affermazione del
documentario nella cerimonia
degli Oscar 2007, poi
dall’inaspettato conferimento del
Premio Nobel per la Pace allo
stesso Gore e alla equipe ONU
che ha contribuito alla
realizzazione del film.
E’ un film di parte, diciamocelo:
ma lo è nel senso più trasparente
possibile. Una scomoda verità
nasce proprio in funzione di una
campagna pubblica di
sensibilizzazione dagli obiettivi
precisi, ed è quindi un
documentario ricco di una
indispensabile tensione civile, ma
che riesce tuttavia a tenere nella
necessaria considerazione il
dovuto rigore scientifico: i titoli di
coda sono inframezzati da
messaggi diretti e chiari, al fine di
stimolare i tanti spettatori in giro
per il mondo a porre in essere
comportamenti virtuosi non solo
individuali, ma ad essere anche
promotori di gesti collettivi capaci
di incidere sulle scelte della
politica dei vari Stati in fatto di
ambiente.
Le polemiche su Una scomoda
verità non sono di certo mancate.
Basta fare un giro sul web per
scoprire quante critiche siano
state rivolte ai contenuti scientifici
del film, ritenuti inattendibili da
quei ricercatori che considerano il
cambiamento climatico un evento
naturale, e in quanto tale non
pericoloso: critiche alle quali è lo
stesso Gore a rispondere
ironicamente nella sua
esposizione.
Più difficile controbattere alle
accuse di incoerenza rivolte allo
stesso Gore, basate sulla
dispendiosità del suo stesso stile
di vita e sulla evitabile
magnificenza del Live Earth, il
molteplice megaconcerto dello
scorso luglio che – bisogna
ammetterlo – non ha brillato in
quanto a ecosostenibilità.
Dubbi sono stati sollevati anche
sulla opportunità di attribuire a
Gore un premio come il Nobel per
la Pace: i giusti richiami alla
alterazione di delicati equilibri
sociali a causa degli effetti dei
cambiamenti climatici non hanno
ancora sortito effetti concreti
riguardo fenomeni attuali e
drammatici, come le ondate
migratorie connesse
all’impoverimento delle terre.
Polemiche e spunti di riflessione
che non fanno altro che
confermare l’utilità della visione di
Una scomoda verità: spetta infatti
a noi, spettatori attivi e
consapevoli, l’onere di scindere
l’importanza dei contenuti dagli
eventuali difetti del contenitore.
_________________________
Un breve viaggio nel
passato per ricordare i
convulsi avvenimenti che
hanno portato George W.
Bush alla Casa Bianca
ELEZIONI 2000,
UNA CONFUSIONE
SUPREMA
“Al Gore è il Presidente degli Stati
Uniti d’America” - “No! E’ George
W. Bush il nuovo Presidente degli
Stati Uniti!”
Difficilmente dimenticheremo
l’incertezza delle Elezioni
Presidenziali del 2000, ma forse
non tutti ricordano quali siano
state le effettive ragioni che hanno
trascinato gli Stati Uniti in 5
settimane di puro caos. A distanza
di 8 anni è forse utile ritornare a
quella vicenda paradossale, che
ha profondamente condizionato la
vita politica di Al Gore e che ha, a
detta di alcuni giuristi, minato la
credibilità del sistema
costituzionale degli Stati Uniti.
Prima però è utile una doverosa
premessa sul sistema elettorale
degli Stati Uniti.
Anche se gli statunitensi sono
chiamati a esprimere in prima
persona una preferenza per
l’elezione del Presidente, il loro
sistema elettorale non prevede
una vera e propria elezione
diretta.
Formalmente infatti l’elezione del
Presidente è indiretta, in quanto
sancita da un collegio elettorale
supplementare: il Collegio dei
Grandi Elettori. Il collegio conta
538 componenti, e ogni Stato
elegge un numero di Grandi
Elettori proporzionale al numero
dei suoi rappresentanti in
Parlamento (il Congresso): per
fare qualche esempio, la
California elegge 55 grandi
elettori, il New Jersey 15, il
Nevada 5.
La particolarità del sistema
elettorale degli Stati Uniti consiste
nel fatto che chi vince la
competizione in uno Stato, anche
se per un solo voto, si aggiudica
TUTTI i Grandi Elettori in ballo.
E’ proprio questa regola che ha
portato George W. Bush alla Casa
Bianca nel 2000, nonostante
avesse ottenuto, nell’intero
territorio nazionale, circa 300mila
voti in meno rispetto al suo rivale
Al Gore.
Torniamo ai fatti del 2000.
L’8 novembre, nelle prime
immediatamente successive allo
spoglio, gran parte dei media
nazionali dava ormai per acquisita
la vittoria del democratico Gore in
Florida: il successo in questo
Stato gli avrebbe consentito di
diventare il Presidente degli Stati
Uniti.
Ma la certezza iniziava via via a
vacillare: nuove proiezioni di voto
vedevano infatti in vantaggio
George W. Bush.
Il primo risultato della conta dei
voti era a favore di Bush per soli
1784 voti.
La legge elettorale della Florida
prevede, in casi di simile
incertezza, che si effettui un
nuovo conteggio delle schede
usando (dettaglio importante) lo
stesso sistema adottato nella
prima conta: nel caso di specie, si
trattava di un conteggio
automatico, effettuato tramite dei
macchinari conosciuti col nome di
Votomatic.
Questo nuovo conteggio vedeva il
vantaggio di Bush assottigliarsi di
molto, fino a un margine di soli
327 voti.
Dinanzi a questa incongruenza, la
possibilità che l’esito delle elezioni
potesse essere determinato da un
errato funzionamento di queste
macchinette appariva lampante, e
fu questa evidenza a indurre Al
Gore a dare il via a una serie di
ricorsi che avrebbero condotto,
nei successivi 35 giorni, i due
contendenti dai tribunali di contea
fino addirittura alla Corte
Suprema degli Stati Uniti.
Il meccanismo di voto della
Florida prevedeva che tramite un
punteruolo si forasse la parte
della scheda relativa al candidato
prescelto: ma non sempre questo
buchetto era percepito
correttamente dalle macchine
automatiche usate per il
conteggio.
Molti elettori infatti avevano
espresso la loro preferenza senza
bucare completamente la scheda,
ma lasciando una traccia
comunque visibile o percepibile al
tatto della loro intenzione di voto
(spesso si trattava di un rilievo
sulla superficie della scheda):
questo categoria di voti è
conosciuta con il nome di
undervotes.
In pratica, gli undervotes sono voti
chiaramente espressi ma che per
colpa dei macchinari non
venivano conteggiati: era questa
la tesi di Gore e dei suoi legali,
che sottolineavano quanto questo
costituisse una lesione del diritto
di uguaglianza del voto di ogni
cittadino e chiedevano quindi una
riconta manuale che tenesse
conto anche degli undervotes.
Il 14 novembre il segretario di
Stato della Florida Katherine
Harris, esponente del partito
Repubblicano, emanava una
direttiva con la quale stabiliva che
sarebbero state ammesse nei
risultati definitivi solo le schede
scrutinate secondo criteri da lei
determinati, e tassativamente
entro il termine espresso dalle
legge elettorale dello Stato.
Gore ricorreva contro questa
decisione presso la Corte
Suprema dello Stato della Florida
e otteneva, il 18 novembre, una
sospensiva del provvedimento
della Harris e successivamente, il
21 novembre, una decisione a lui
favorevole, che prorogava i
termini previsti dalla legge
elettorale dello Stato per l’invio
dei risultati definitivi e soprattutto
prevedeva un riconteggio
manuale delle schede con
undervotes, volto a rilevare la
reale intenzione dell’elettore.
Bush ricorreva subito contro
questa decisione presso la Corte
Suprema Federale, che la
annullava il 4 dicembre.
Gore nel frattempo sulla base di
nuove prove contestava in un
ulteriore procedimento il
funzionamento dei macchinari
elettorali, e la Corte Suprema
della Florida l’8 dicembre gli dava
ancora una volta ragione: una
decisione di cruciale importanza,
perché prevedeva il riconteggio
degli undervotes della contea di
Miami Dade, nella quale Gore non
aveva ottenuto alcuna preferenza.
Bush ricorreva immediatamente
contro questa decisione ancora
presso la Corte Suprema
Federale: questa inizialmente (il 9
dicembre) emanava una
sospensiva della decisione
statale, e poi, il 12 dicembre,
rigettava ancora una volta la
decisione statale e affermando
che bisognava stabilire criteri
chiari e dettagliati per riconoscere
la validità di un voto, e che la
procedura indicata dalla Corte
Suprema dello Stato non dava
alcuna indicazione né sui criteri di
validità del voto, né su chi
avrebbe dovuto riconoscerli.
La Corte Suprema Federale
ribadiva inoltre che dovevano
essere tassativamente rispettati i
limiti temporali previsti dalla legge
elettorale dello Stato, e questo
chiudeva di fatto la contesa.
Il rispetto dei tempi previsti dalla
legge elettorale per la
ufficializzazione dei risultati
secondo la Corte Suprema
Federale era più importante, ai fini
dell’uguaglianza del voto,
dell’effettivo riconoscimento del
voto indicato negli undervotes: la
scia delle polemiche suscitate
dalla decisione si protrae fino ai
giorni nostri, come potrete notare
dalle affermazioni di Gore nel suo
Una scomoda verità.
________________________
RISCALDAMENTO
GLOBALE :
QUALCHE
RIFLESSIONE
Un aspetto delicato che
caratterizza l’andamento climatico
planetario consiste nell’avanzata
dei deserti. Il caso più studiato è
certamente quello del Sahel, dove
la siccità che si era già
manifestata sin dal 1970 ha
provocato i suoi effetti catastrofici
negli anni seguenti, quando, nel
1973, si sono registrati elevati
livelli di mortalità nella
popolazione, il totale inaridimento
dei pascoli con conseguente
distruzione del bestiame, e
l’avanzata verso sud del deserto
sahariano.
I dati dell’ONU chiariscono bene
le dimensioni del fenomeno: in
Mauritania, dove la piovosità
media (in base alle rilevazioni del
periodo 1935-1972) era di 284
mm all’anno, si sono registrati 74
mm nel 1972. Andamento
analogo si è avuto nel Niger e
nell’alto Volta. La siccità è già di
per sé causa di inaridimento. Il
fenomeno, però, si amplifica e il
deserto avanza ancora più
rapidamente quando ai fenomeni
naturali si sommano
comportamenti umani “scorretti”
ancorché giustificati dalla
disperazione. Così è accaduto
che man mano che il deserto
avanzava verso sud, la
popolazione, nel tentativo di
sfuggirlo, si spostava pur essa in
direzione dell’equatore
esercitando una forte pressione
sulla vegetazione ancora non
raggiunta dall’aridità e
provocando il denudamento del
terreno, in un processo che
sembrava non avere fine. Allo
stesso modo anche sulla siccità
nel Sahel - che è all’origine del
fenomeno osservato – ci si chiede
se essa sia solo il frutto di un
mutamento climatico di portata
planetaria o emisferica, o non sia
stata anche, per lo meno,
aggravata da qualche fenomeno
locale imputabile all’uomo. Una
causa antropica, come si dice,
potrebbe essere costituita
dall’eccessivo sfruttamento della
vegetazione avvenuto in modo
particolarmente intensivo in epoca
coloniale. Nel senso che, come
sostiene ad esempio il
meteorologo R. Schnel, la
riduzione della vegetazione (già
causata dal “naturale”
diminuzione delle piogge)
comporta un minore apporto di
particelle organiche
nell’atmosfera. Di quelle
particelle, cioè, che danno luogo a
“nuclei di ghiaccio attivi” dai quali
hanno origine le gocce d’acqua sciogliendo e, trasformandosi in domestici, nel movimento dei
che costituiscono la pioggia. acqua, andrebbero ad accrescere mezzi di trasporto comincia a
Questa riduzione innesca una il volume dei mari e degli oceani modificare la composizione
perversa reazione a catena. Infatti aumentandone il livello: le pianure naturale dell’atmosfera alterando
minore pioggia significa minore e le attività costiere in genere il rapporto tra i diversi
vegetazione; la riduzione del (massimamente privilegiate dagli componenti: in particolare,
manto erboso costringe gli animali insediamenti umani) ne sarebbero aumenta la percentuale di
a divorare tutto quel poco che drammaticamente coinvolte. anidride carbonica. Questa
trovano depauperando Perché “effetto serra”? L’anidride presenza, superati i limiti naturali,
ulteriormente la vegetazione; ciò carbonica agisce sulla provoca il formarsi intorno alla
riduce o annulla la possibilità che propagazione delle radiazioni Terra di una impercettibile
giungano nell’atmosfera le nell’aria: quanto maggiore è la pellicola, che si va
particelle organiche di cui si quantità di CO2 presente nell’aria, progressivamente ispessendo.
diceva e, quindi, riduce o annulla tanto più calda è la superficie del Questa si lascia regolarmente
le precipitazioni. pianeta. E’ quello, appunto, che attraversare dai raggi in arrivo dal
Negli ultimi 200 anni l’anidride viene definito effetto serra. Com’è Sole, ma non consente la
carbonica presente nell’atmosfera noto molti prodotti agricoli, per dispersione di tutto il calore di
è passata da 290 a 320 parti per poter essere coltivati a latitudini ritorno dalla Terra dopo
milione che si avviano a diventare che altrimenti non lo l’irraggiamento.
400. L’incremento, avvenuto consentirebbero o per poter Questo persistere del calore al
soprattutto per l’uso massiccio di essere raccolti prima dei periodi di suolo provoca un riscaldamento
carbone e di petrolio, è alla base abituale maturazione (primizie), della Terra che, nel caso si
dell’ipotizzato effetto serra sono “allevati” in serra; in realizzassero le ipotesi più
“artificiale”. Artificiale perché un strutture, cioè , che ricevono il catastrofiche, potrebbe portare
benefico effetto serra è già svolto beneficio dei raggi del sole e, per all’aumento delle temperature
dalla natura ed è quello che il modo e per il materiale con cui medie ed allo scioglimento dei
consente sulla Terra il sono costruite lo trattengono il più ghiacciai polari con le
mantenimento delle presenti al lungo possibile evitando che il immaginabili conseguenze.
temperature (che altrimenti calore si disperda nell’atmosfera. Sembra evidente, a questo punto,
sarebbero di 33 gradi più basse) e Come si è visto, un effetto del che se l’equazione:
di conseguenza la vita di piante, genere – effetto serra, appunto – più CO2 = più calore =
animali, esseri umani. Gli ma del tutto indesiderato, si scioglimento dei ghiacciai e
scienziati ritengono che verifica sulla superficie terrestre innalzamento degli oceani
l’immissione massiccia di CO2 con conseguenze che, alla lunga, è giusta, è facile trovare la
nell’atmosfera sarà in grado di potrebbero essere soluzione nella riduzione delle
“incrementare” l’effetto serra e , di particolarmente gravi per emissioni di CO2, cioè nella
conseguenza, di portare ad un l’umanità. riduzione sino all’annullamento
aumento delle temperature Le cose vanno così: la massiccia del consumo di carbone e
medie, con rottura conseguente immissione di gas di scarico petrolio.
degli attuali equilibri climatici. proveniente dalla combustione di
Quei ghiacciai plurimillenari, nei fonti di energia bruciata nei (adattato da Fernando Coturno
quali è “scritta” e conservata gran procedimenti industriali, nella dal testo Nuove politiche
parte della storia della Terra, si produzione di energia elettrica, dell’ambiente di Ugo Leone,
andrebbero progressivamente nel riscaldamento degli ambienti Carocci Editore)

Mente Locale ed Equoqua presentano MARZO IN PEZZI

Quattro serate per condividere letture poesie e teatro
venerdì 7 marzo piccola antologia estemporanea di poesia del ‘900 reading di testi poetici a cura di
Mario Tartaglione
venerdì 14 marzo lettura del testo umoristico “Le avventure di Passpokaz” di Bruno Esposito ed.
Nonsoloparole a cura di Rossella Castellano - letture da “Il sole di stagno” di Vincenzo Aiello a cura di
Annamelia Aprea
venerdì 28 marzo “Hostess” di e con Rossella Castellano - “Io vi posso dimostrare...” di e con Luca
Pinto
sabato 29 marzo giornata mondiale della poesia un’occasione per far conoscere la propria poesia

PER CONTATTI http://associazionementelocale.splinder.com

apsmentelocale@libero.it - cell 3396369690