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1/7/2014 Laboratorio Filosofico Freudiano - Voltaire

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SOCIET AMICI DEL PENSIERO
SIGMUND FREUD
Laboratorio Filosofico Freudiano
SCHOPENHAUER
INTRODUZIONE

Il nome di Schopenhauer irrompe, a sorpresa, nella prima citazione della articolata antologia. Freud sta lavorando su alcuni tratti della nevrosi
ossessiva e precisa: "si pu dire a buon diritto che il nevrotico ossessivo conosce i suoi traumi quanto che non li conosce. Infatti li conosce dal
momento che non li ha dimenticati, non li conosce perch non ne vede limportanza."
nello spazio aperto di questa contraddizione densa di premesse di lavoro, che sorprende l'evocazione improvvisa del filosofo: "I camerieri che
servivano Schopenhauer nella trattoria di Francoforte da lui abitualmente frequentata lo conoscevano in certo senso (in unepoca in cui il filosofo era
sconosciuto sia a Francoforte che altrove), ma non nel senso che intendiamo oggi quando parliamo di conoscere Schopenhauer."
L'esempio di Schopenhauer deve essere venuto in mente con la medesima sorpresa e per feconde vie associative allo stesso Freud, il cui
pensiero passa alacremente, dal nevrotico steso sul suo divano a ogni eventuale voce o autore apparsi nella storia della filosofia.
P. L. Assoun
[1]
ne scopre una, logicamente condivisibile.
Se Schopenhauer si pu chiamare "il solitario di Francoforte" per aver prodotto, a partire dal 1831, un'opera quasi totalmente sconosciuta e
un'esistenza ad essa corrispondente, anche Freud in certo modo e per un certo periodo, pu essere nominato "il solitario di Vienna".
Egli stesso lo riferisce: "Per pi di dieci anni, a partire dalla mia rottura con Breuer, non ebbi neppure un seguace, e rimasi nel pi completo
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isolamento. A Vienna venivo evitato e all'estero nessuno mi conosceva. L'interpretazione dei sogni, nel 1900, ebbe pochissime recensioni nelle riviste
specializzate. [...] La mia suscettibilit diminu considerevolmente quando mi resi conto delle inevitabili conseguenze di quel che, negli anni, ero andato
scoprendo. A poco a poco anche il mio isolamento fin."
[2]
La consistenza profetica del giudizio di Freud sulla cosiddetta "scienza tedesca", sulla sua "estrema arroganza e il disprezzo assoluto di ogni
logica"
[3]
, inequivocabile. Nel pensiero di Freud si affacciato un paragone con la posizione di Schopenhauer: anche il solitario di Francoforte ha
polemizzato con l'Universit e i filosofi del suo tempo; stato l'avversario dell'idealismo tedesco, della "vacuit di Fichte e della ciarlataneria di Hegel,
pur aderendo alla versione empiristica e anglosassone dell'idealismo, quella che ha in Berkeley il pi autorevole rappresentante.
A pi riprese Freud dichiara di aver letto Schopenhauer, anche se molto tardi e sovente controvoglia. Annota di aver affrontato questioni poste
autorevolmente dal filosofo, ma di aver concluso su quelle pi rilevanti in modo totalmente diverso.
con pieno compiacimento intellettuale, senza la difesa di una pretesa priorit che Freud riconosce a Schopenhauer di aver pensato la rimozione:
"Sono certo di aver elaborato autonomamente la teoria della rimozione; non so di alcuna fonte che mi abbia influenzato e avvicinato ad essa, e per
lungo tempo ho ritenuto che si trattasse di una concezione originale fino a quando Rank ha segnalato il passo del Mondo come volont e
rappresentazione di Schopenhauer ove il filosofo tenta una spiegazione della follia. Ci che l detto circa la riluttanza ad accettare ci che della realt
risulta penoso, coincide cos perfettamente con il contenuto del mio concetto di rimozione, che ancora una volta ho potuto ringraziare le lacune della
mia cultura che mi avevano permesso di fare una scoperta."
La questione della morte rilevante nel lavoro di pensiero di Freud e, attraversando le sue dichiarazioni, tre sono i momenti nei quali esso si
incontra con la filosofia di Schopenhauer.
L'osservazione sulle azioni primarie dell'ossessivo, lo porta a scoprirne la loro "natura magica, contro presagi di sventura che hanno come
contenuto la morte": a questo preciso punto che sovviene al pensiero di Freud l'asserzione del filosofo di Francoforte, secondo il quale il problema
della morte all'inizio di ogni filosofia, cos come , in qualche modo, centrale nella filosofia del nevrotico ossessivo.
Qualche anno dopo, in una confidenziale lettera a Lou Salom, egli confessa all'amica di essere preso dal tema della morte, insieme a una
singolare idea delle pulsioni; per questo, per la prima volta dichiara di leggere Schopenhauer ma di non farlo volentieri.
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Nel complesso testo Al di l del principio di piacere prende forma quella "singolare idea delle pulsioni" anticipata nella lettera. La dottrina delle
pulsioni precedentemente elaborata e riordinata nelle Precisazioni sui due principi dell'accadere psichico trova un completamento; nella vita psichica
sembra agire una tendenza alla ripetizione, una "coazione a ripetere" che opera in modo indipendente dal principio di piacere e "al di l di esso".
Freud costretto a riconoscere, soprattutto in ragione della "lunga paziente e spregiudicata ricerca analitica", che esiste una potenza distruttiva,
un principio che mira a ricondurre lirrequietezza vitale alla stabilit, "perfetta a modo suo", dello stato inorganico.
La legge di moto o pulsione, nel suo perficere verso una meta concludente ostacolata da una forza che tende alla morte della pulsione stessa.
Morte? Per Schopenhauer "il vero e proprio risultato, e, come tale, lo scopo della vita"; il suo comptentus mundi la denuncia che il mondo
intessuto delle trame del dispotismo della Volont. Essa, come cosa-in s "un'istanza trascendente impersonale, vitalit metafisica, potenza
prorompente, unica radice della totalit cosmica." L'unica possibilit di salvezza consiste nel non partecipare e nel dissociarsi da tali trame per mezzo
della neutralizzazione della Volont di vivere, unica liberazione possibile, immobilit di una noluntas totalmente rinunciataria.
La perentoriet composta di Freud, dopo l'inevitabile constatazione dell'esistenza della pulsione di morte, riafferma la presenza operante dell'Eros,
o principio di piacere o libido che si oppongono alla disgregazione.
Nel 1932, con nitore logico e tollerante dichiara: "E daltronde, tutto gi stato detto una volta, e molti prima di Schopenhauer hanno detto cose
simili. E infine, ci che diciamo non neppure lautentico Schopenhauer. Noi non affermiamo che la morte sia lunico obbiettivo della vita; non
trascuriamo la vita, accanto alla morte. Riconosciamo due pulsioni fondamentali e lasciamo a ognuna la propria meta."
Nel testo del 1916, Una difficolt per la psicoanalisi, il riconoscimento dato a Schopenhauer dell'individuazione di processi psichici inconsci
chiaro; in altri numerosi passi, non esplicitamente riferiti al filosofo, Freud preciser che l'inconscio psichico non "l'inconscio dei filosofi".
L'argomento centrale concerne invece "l'enfasi indimenticabile" con la quale questo pensatore "ha rammentato agli uomini limportanza, tuttora
misconosciuta, delle loro aspirazioni sessuali."
Il riconoscimento della rilevante e fondamentale osservazione, unica nella storia della filosofia, ribadita con maggior cura nel testo che di tale
questione si occupa, :"Da un bel po infatti scrive Freud il filosofo Arthur Schopenhauer ha fatto vedere agli uomini in qual misura tutte le loro azioni
e aspirazioni sono determinate da desideri sessuali nel senso abituale della parola e tutto un mondo di lettori non dovrebbe scordare troppo
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facilmente quellinsegnamento cos avvincente!"
Il filosofo ha individuato, primo fra tutti, la sessualit o istinto sessuale come impulso immanente nella natura al servizio della specie e della sua
propagazione, al punto da concludere che l'uomo soltanto suo "zimbello": gli uomini dunque sono gli "zimbelli della specie"
[4]
. Egli per "non
pervenuto alla scoperta che la sessualit o istinto sessuale, detto anche concupiscenza, non affatto una legge della natura bens una Teoria falsa
nonch indimostrata, che si installata nel nostro pensiero colonizzandolo imperativamente."
[5]
Non l'ecce homo di Freud quello che legato a essere puro strumento di una istanza sovraindividuale; la sua concupiscenza o "bramosia
sessuale" serve alla Volont che mira a moltiplicare i propri fenomeni.
All'attrazione sessuale esistente in natura, al pregiudizio di un istinto di conservazione della specie Freud, a cui stato fatto il torto della
traduzione, nella prima edizione inglese della sua opera, del lemma Trieb, pulsione, con istinto, risponde con un iniziale e chiaro "tuttavia" che pone un
altro pensiero, libero dalle "catene della sessualit" : "Tuttavia ci che la psicoanalisi chiama sessualit non coincide certo con la spinta irresistibile
allunione dei due sessi o alla produzione di piacere genitale, e assomiglia casomai molto di pi allEros del Simposio platonico che tutto comprende in
s e tutto preserva."

NOTE
[1]
P.L. Assoun, Freud la filosofia e i filosofi, Melusina, Roma 1990, p. 178.
[2]
S. Freud (1924), Autobiografia, OSF 10, p. 115.
[3]
Ivi, p. 116.
[4]
A. Schopenhauer, Il mondo come volont e come rappresentazione, Supplementi 44, Metafisica dellamore sessuale.
[5]
G. B. Contri, Il privilegio della guarigione, La civilt di grano e zizzania, Prolusione dell'anno 2013-2014.
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Si deve dunque ammettere che nella nevrosi ossessiva vi sono due specie di conoscenza, se si pu dire a buon
diritto tanto che lossessivo conosce i suoi traumi quanto che non li conosce. Infatti li conosce dal momento che non
li ha dimenticati, non li conosce perch non ne vede limportanza. quello che succede anche nella vita normale. I
camerieri che servivano Schopenhauer nella trattoria di Francoforte da lui abitualmente frequentata lo conoscevano
in certo senso (in unepoca in cui il filosofo era sconosciuto sia a Francoforte che altrove), ma non nel senso che
intendiamo oggi quando parliamo di conoscere Schopenhauer.

S. FREUD (1909), Caso clinico delluomo dei topi, OSF 6, p. 37n.
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Le azioni ossessive primarie di questi nevrotici sono effettivamente di natura assolutamente magica. Se non
incantesimi, sono contromalie destinate a proteggerli dai cattivi presagi con i quali inizia di solito la nevrosi. Tutte le
volte in cui sono riuscito a penetrarne il mistero, mi sono accorto che questi presagi di sventura avevano per
contenuto la morte. Secondo Schopenhauer il problema della morte allinizio di ogni filosofia; abbiamo visto che
anche lorigine della credenza nelle anime e nei demoni che caratterizza lanimismo viene fatta risalire allimpressione
che la morte esercita sulluomo.

S. FREUD (1912-13),Totem e tab, OSF 7, p. 93.
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Sono certo di aver elaborato autonomamente la teoria della rimozione; non so di alcuna fonte che mi abbia
influenzato e avvicinato ad essa, e per lungo tempo ho ritenuto che si trattasse di una concezione originale fino a
quando Rank ha segnalato il passo del Mondo come volont e rappresentazione di Schopenhauer ove il filosofo tenta
una spiegazione della follia. Ci che l detto circa la riluttanza ad accettare ci che della realt risulta penoso,
coincide cos perfettamente con il contenuto del mio concetto di rimozione, che ancora una volta ho potuto ringraziare
le lacune della mia cultura che mi avevano permesso di fare una scoperta. Altri, infatti, hanno letto quel brano senza
soffermarvisi, senza fare questa scoperta, e forse lo stesso sarebbe capitato a me se negli anni giovanili avessi
trovato pi gusto nella lettura di autori filosofici. [...] In compenso dovevo essere disposto e lo sono di buon grado
a rinunciare a ogni pretesa di priorit in quei casi e non sono rari in cui la faticosa indagine psicoanalitica non pu
far altro che confermare le nozioni intuitivamente acquisite dai filosofi.

S. FREUD (1914), Per la storia del movimento psicoanalitico, OSF 7, p. 389.
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Probabilmente pochissimi uomini hanno compreso che ammettere lesistenza di processi psichici inconsci significa
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compiere un passo denso di conseguenze per la scienza e per la vita. Affrettiamoci comunque ad aggiungere che un
tale passo la psicoanalisi non lha compiuto per prima. Molti filosofi possono essere citati quali precursori, e sopra tutti
Schopenhauer, la cui volont inconscia pu essere equiparata alle pulsioni psichiche di cui parla la psicoanalisi. Si
tratta del resto dello stesso pensatore che, con enfasi indimenticabile, ha anche rammentato agli uomini limportanza,
tuttora misconosciuta, delle loro aspirazioni sessuali. La psicoanalisi ha questunico vantaggio: che non si limita ad
affermare astrattamente i due principi, tanto penosi per il narcisismo, dellimportanza della sessualit e della
inconsapevolezza della vita psichica, ma li dimostra mediante un materiale che riguarda personalmente ogni singolo
individuo, costringendolo a prendere posizione di fronte a questi problemi. Ma appunto per questo essa attira su di s
quellavversione e quelle resistenze che di fronte al gran nome del filosofo non osavano ancora manifestarsi.

S. FREUD (1916),Una difficolt della psicoanalisi, OSF 8, p. 663.
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Bar Gastein, 1 agosto 1919


Gentilissima Signora,
[...] Io mi sono scelto, come alimento per la mia et avanzata, il tema della morte, e ho finito per imbattermi in
una singolare idea delle pulsioni, si che mi tocca di leggere tutto quello che abbia attinenza con l'argomento.
Schopenhauer per esempio, e per la prima volta. Ma non leggo volentieri.

S. FREUD, Eros e conoscenza, Lettere tra Freud e Lou Andreas Salom, Epistolari, Bollati Boringhieri, Torino 1990, p.
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Bisogna ricordare poi che proprio alcune cose in questopera, come laccentuazione dellimportanza della vita
sessuale per tutte le prestazioni delluomo e lallargamento qui tentato del concetto di sessualit, hanno da sempre
costituito i motivi pi forti di resistenza verso la psicoanalisi. Nel bisogno di parole altisonanti si andati tanto lontani
da parlare di pansessualismo della psicoanalisi e da rimproverare ad essa, assurdamente, di spiegare tutto con la
sessualit. Si potrebbe farsene meraviglia se si fosse capaci di dimenticare lazione confusionaria e obliterante dei
momenti affettivi. Da un bel po infatti il filosofo Arthur Schopenhauer ha fatto vedere agli uomini in qual misura tutte le
loro azioni e aspirazioni sono determinate da desideri sessuali nel senso abituale della parola e tutto un mondo di
lettori non dovrebbe scordare troppo facilmente quellinsegnamento cos avvincente! Infine, quanto allestensione del
concetto di sessualit resa necessaria dallanalisi dei bambini e dei cosiddetti pervertiti, vorremmo ricordare, a tutti
coloro che guardano altezzosamente e con aria di superiorit alla psicoanalisi, in che misura la sessualit allargata
della psicoanalisi coincida con lEros del divino Platone.

S. FREUD (1920),Tre saggi sulla teoria sessuale, Prefazione alla quarta edizione, OSF 4, p. 450.
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Soffermiamoci brevemente a considerare questa concezione squisitamente dualistica della vita pulsionale.
Secondo la teoria di E. Hering, nella sostanza vivente sono incessantemente in atto due tipi di processi di direzione
opposta, i primi costruttivi o di tipo anabolico e gli altri distruttivi o di tipo catabolico. Dovremmo arrischiarci a
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riconoscere, in questi due orientamenti dei processi vitali, l'attivit dei nostri due moti pulsionali, delle pulsioni di vita e
delle pulsioni di morte? Ma c' ancora qualcos'altro di cui non possiamo evitare di prendere atto: improvvisamente ci
accorgiamo di essere approdati nel porto della filosofia di Schopenhauer, per il quale la morte "il vero e proprio
risultato, e, come tale, lo scopo della vita"
[1]
, mentre la bramosia sessuale l'incarnazione della volont di vivere. [...]
In questo modo la libido delle nostre pulsioni sessuali coinciderebbe con l'Eros dei poeti e dei filosofi che tiene unito
tutto ci che vivente.

NOTE
[ 1]
A. Schopenhauer, Speculazione trascendente sull'apparente disegno intenzionale nel destino dell'individuo (1851) [trad. it. in
Parerga e Paralipomena ( Boringhieri, Torino 1963) p. 291].
S. FREUD (1920), Al di l del principio di piacere, OSF 10, pp. 235-236.
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Il filosofo Schopenhauer aveva gi sottolineato con enfasi indimenticabile limportanza incomparabile della vita
sessuale. Tuttavia ci che la psicoanalisi chiama sessualit non coincide certo con lunione dei due sessi o alla
produzione di piacere genitale, e assomiglia casomai molto di pi allEros del Simposio platonico che tutto comprende
in s e tutto preserva.

S. FREUD (1924), Le resistenze alla psicoanalisi, OSF 10, p. 54.
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Non vorrei aver destato l'impressione che in questi miei ultimi lavori ho voltato le spalle all'osservazione paziente
per abbandonarmi completamente alla speculazione. vero invece che sono sempre rimasto in intimo contatto con il
materiale analitico e non ho mai cessato di occuparmi di temi ben precisi, di natura clinica o tecnica. Anche quando mi
sono allontanato dall'osservazione, ho sempre evitato con cura di accostarmi alla filosofia vera e propria. Un'incapacit
costituzionale mi ha reso molto pi facile questa astensione. Sono stato tuttavia sempre attratto dalle idee di G. T.
Fechner, al cui pensiero, in effetti, ho fatto riferimento per alcuni punti importanti della mia dottrina. Le notevoli
concordanze fra la psicoanalisi e la filosofia di Schopenhauer, il quale non solo ha sostenuto il primato dellaffettivit e
limportanza preminente della sessualit, ma ha conosciuto addirittura il meccanismo della rimozione, non possono
essere ascritte alla mia conoscenza delle sue teorie. Ho letto Schopenhauer molto tardi nella mia vita, e per un lungo
periodo ho evitato di leggere Nietzsche, laltro filosofo le cui intuizioni e scoperte coincidono spesso in modo
sorprendente, con i risultati faticosamente raggiunti dalla psicoanalisi; pi che la priorit mi importava di conservarmi
libero da ogni influsso esterno.

S. FREUD (1924), Autobiografia, OSF 10, p. 126.
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E ora le pulsioni nelle quali crediamo si dividono in due gruppi: quelle erotiche, che vogliono convogliare la
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sostanza vivente in unit sempre pi grandi, e le pulsioni di morte, che si oppongono a questa tendenza e riconducono
ci che vivente allo stato inorganico. Dallazione congiunta e opposta di entrambe scaturiscono i fenomeni della vita,
ai quali mette fine la morte. Forse scrollerete le spalle: Questa non scienza della natura, filosofia, la filosofia di
Schopenhauer. E perch mai, Signore e Signori un audace pensatore non dovrebbe aver intuito ci che una
spassionata, faticosa e dettagliata ricerca in grado di convalidare? E daltronde, tutto gi stato detto una volta, e
molti prima di Schopenhauer hanno detto cose simili. E infine, ci che diciamo non neppure lautentico
Schopenhauer. Noi non affermiamo che la morte sia lunico obbiettivo della vita; non trascuriamo la vita, accanto alla
morte. Riconosciamo due pulsioni fondamentali e lasciamo a ognuna la propria meta.

S. FREUD (1932), Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di lezioni), OSF 11, p. 215.
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