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BRUNO KARSENTI, Dune philosophie lautre. Le sciences sociales et la politique des modernes, ditions Gallimard, coll.

. NRF essais, 2013, pp. 368.

La filosofia uno specifico evento discorsivo che sorge in relazione ad un mondo storico e si rapporta ad un regime determinato di esistenza comunitaria. Prima che forma dottrinale di sapere, la filosofia pratica polemica: gesto che istituisce unesperienza in grado di orientare e trasformare la forma di vita storica che la ospita, portandone in luce gli assetti fondamentali e traducendone i nessi interni nellesistenza disincarnata, ma vincolante, delle connessioni logiche (p. 19). Questo stata, prima di tutto, la grande aurora socratica della filosofia: rimarcarne la storicit (o piuttosto il necessario esser-situata) significa individuare lessenza critica dellistanza di verit che laccompagna, e niente affatto appianarla in uno spento relativismo. In Dune philosophie lautre Bruno Karsenti (1966), filosofo e sociologo, direttore di ricerca allEHESS di Parigi, segue questa traccia eminente (pensiamo allultimo Foucault, o a Pierre Hadot) per pensare a fondo lalterazione che ha investito la filosofia nellepoca moderna (p. 27). La verit di tale alterazione, lindice della sua irreversibilit, limponente emergere, nel corso del XIX secolo, delle scienze della societ. Qui sta una prima, importante testimonianza delloriginalit teorica dellautore. La trasformazione in questione, destinata a ridefinire lo statuto dellesperienza filosofica e delle categorie politiche che la concretizzano, non approcciata a partire da elementi strutturali in senso lato (la nascita delleconomia capitalistica, ma anche la biopolitica) o sovrastrutturali (lilluminismo, la secolarizzazione): il paradigma delle scienze sociali rimanda infatti tanto ad una rivoluzione epistemica, quanto ad un sovvertimento delle basi della riproduzione sociale, che conduce per la prima volta la societ medesima a pensarsi come entit sovraordinata ed unitaria, dotata di proprie leggi di conservazione. A fronte di questa situazione inedita, intrinseca al regime desistenza moderno e alla sua autocomprensione, la filosofia manifesta uninquietante precariet. A scapitarne, in particolare, sono le forme di deduzione della legittimit politica, tipiche delle filosofie giusnaturaliste moderne, che fanno leva su categorie individualistiche, tanto dalla parte del soggetto, quanto da quella del potere: volont, contratto, eguaglianza, sovranit popolare, costituzione sono concetti che non possono reggere alla subordinazione

funzionale dellindividuo al legame sociale, notoriamente tematizzata dalle scienze della societ fin dalla sociologia di Comte; le stesse meta-categorie di soggetto e potere, suggerisce Karsenti nellIntroduzione, vengono messe in crisi dalla sociologia come nuclei unitari di significato. E persino lindole teorica della filosofia deve pagar dazio ad un prioritario riferimento empirico dei concetti politici, che non possono essere scissi dal modo peculiare in cui una determinata societ pensa se stessa come un tutto. La teoria, insomma, deve accompagnare il metodo dinchiesta e non sovrastarlo. Karsenti ha gi illuminato, in importanti lavori su Mauss, Comte e Durkheim limpatto critico dei saperi sociologici, etnologici ed antropologici sui concetti politici e filosofici moderni, mettendone a nudo lassenza di radicamento e la povert normativa. Si tratta di studi notevoli, che consigliamo al lettore interessato (Lhomme total. Sociologie, anthropologie et philosophie chez Marcel Mauss, Paris, PUF 1997; Politique de lsprit. Auguste Comte et la naissance de la science sociale, Hermann 2006; La societ en personnes: tudes durkheimiennes, Economica 2006). Ora, in questo libro si avverte forse una volont, problematica e sottile, di risarcimento. La filosofia pu svestirsi del mortificante ruolo di orpello metodologico delle scienze empiriche? Pu assurgere nuovamente ad unesistenza degna, conforme alla propria essenza polemica e alla propria istanza di universalizzazione, nellepoca dello strapotere dei saperi sociali positivi? una domanda, certo traumatica, che ci riguarda direttamente, perch quellepoca la nostra epoca, e quello strapotere, per Karsenti, non affatto immotivato o abusivo. Questo il fil rouge di Dune philosophie lautre. La risposta dellautore, ci sembra, cautamente positiva, ma non semplice n univoca: stupirebbe il contrario, in un pensatore dallo spessore assai raro e niente affatto incline alla consolazione (che del resto, da Cicerone a Boezio, proprio la figura fatalistica e luttuosa della filosofia). Karsenti la consegna ai dodici capitoli di questo libro (in gran parte rielaborazioni di articoli gi pubblicati), che corrispondono ad altrettante letture critiche di opere altrui. La forma apparentemente divagante pu stupire, ma consona alla natura frammentata ed elusiva del problema, e mima il necessario sforzo sperimentale che il pensiero filosofico deve intraprendere, faccia a faccia con il materiale fornito dalle scienze sociali, per rilanciare la domanda di verit a lui connaturata. Dare forma a questa domanda significa innanzitutto, per Karsenti, interrogare la categoria di potere governamentale, autentico ascendente sociologico della riflessione politica contemporanea.

Pensare in termini di governo significa affrancarsi dalle scissioni, di matrice individualistica, tra soggetto e potere, privato e pubblico, economia e politica, e considerare la politica come rapporto mobile, organico, sociale: unitario e plurale allo stesso tempo, il vincolo politico governamentale riflette e foggia la natura dellindividualit moderna, che vive la propria dimensione transindividuale, il proprio distacco da s, come necessaria componente dellidentit con se stessa. Il primo capitolo (Dune gnalogie incertaine: lconomie et la politique) porta alla luce, a partire da Il Regno e la Gloria (2005) di Agamben, il paradossale schema teologico-trinitario che regola, in forza di una destinale logica interna, la categoria di governo e il suo rapporto con la sovranit. Una genealogia confermata dalla brillante analisi del pensiero di Louis de Bonald nel secondo capitolo (De quelques concepts fondamentaux: autorit, societ, pouvoir), nel quale Karsenti mostra come limpeto teologico e legittimista di uno dei massimi teorici della Restaurazione, incentrato sulla nozione di autorit morale, incarni cosa gi intuita da Durkheim la vera pierre de touche del concetto di societ (p. 82). Con la sua apologia della nobilitazione, dei corpi intermedi e della mediazione quale prestazioni fondamentali del potere, Bonald corrode gli schemi dualistici e giuridici della politica moderna e rivoluzionaria. La mobilitazione della figura cristologica del ministro inaugura una visione in realt modernissima della politica come socializzazione permanente, come amministrazione di rapporti sociali strutturalmente aperti alla trascendenza, indice stesso della loro mobilit e della loro problematica unit. Non un caso, argomenta Karsenti nel terzo capitolo (Le corps--corps politique et la democratie) che lapertura alla trascendenza faccia breccia addirittura nel pensiero di Rousseau: pi esattamente, nel passaggio del Contratto Sociale in cui, con la famosa figura del Legislatore, il plesso politico moderno e la sua carica legittimante e rivoluzionaria incontrano il punto di saturazione e la soglia critica (p. 108). Linevitabile particolarizzazione della volont generale, il suo essere in fondo un corpo a corpo tra elementi concreti, pu essere tollerata solo grazie ad un varco teologico-politico, che installa la trascendenza nel cuore dellimmanenza. Il punto che questa trascendenza non caratterizza tanto la sovranit (secondo una linea schmittiana di lettura della secolarizzazione), ma il raccordo, mai garantito, tra volont generale e volont particolare. una trascendenza del sociale, e non del politico: di nuovo Durkheim a sostenere che il pensiero russoviano della democrazia rimanda a dispetto delle proprie basi contrattualistiche al concetto di

societ e di individuo intrinsecamente socializzato. I capitoli V e VI (La politique du dehors e Gouverner la societ) dialogano come era scontato attendersi con il Michel Foucault dei corsi 1976-79, teorico dei concetti di societ, governamentalit e popolazione. Karsenti esplora coraggiosamente il laboratorio Foucault, forzando alcune piste che nei corsi appaiono soltanto abbozzate. Con Foucault e contro Agamben e Schmitt Karsenti rigetta lidea di una formula segreta originaria del politico (p. 163), di un mistero di cui lo Stato sarebbe il depositario: lanalitica del potere non una filosofia del potere, e ne pluralizza listanza in una serie positiva, contingente e reversibile di dispositivi pratici di codificazione (una polifonia genealogica, scrive Karsenti, p. 172). Si tratta di una radicale negazione della realt sostantiva del Politico, del Potere e dello Stato; per Karsenti, il concetto foucaultiano di governamentalit non un concetto politico, bens originariamente sociale: la sua declinazione sovranista e liberale, sopraggiunta nella modernit, esogena, dovuta essenzialmente alla disciplina pastorale con cui il Cristianesimo ha prodotto lobbedienza (pi precisamente un campo di obbedienza generalizzato e formalistico, p. 151) ma estranea tanto al mondo greco-romano quanto a quello ebraico (p. 149). Come mai non si sia prodotta una rivoluzione antipastorale, questa mostruosit storica, che scongiurasse la stabilizzazione politica del rapporto governamentale, per Foucault un problema soltanto fattuale: una soluzione quantomeno ambigua, che forse cela unopzione normativa e destinale non lontana dalla genealogia teologico-economica di Agamben. Lapproccio strutturale alle scienze umane stato senzaltro, per Karsenti, tra gli esiti pi intimi e conseguenti del rivolgimento sociologico dellepisteme moderna. Lordine simbolico della struttura manifesta tanto lo scarto permanente che separa lindividuo dalle proprie radici transindividuali e sociali, quanto la dimensione teorica in cui la societ pu pensare se stessa come una totalit unitaria: forte di questa divaricazione intrinseca alla societ moderna, la teoria deve necessariamente farsi comparazione, sguardo etnologico su societ altre. Il capitolo VIII (Exprience structurale et dpassement du marxisme) articola questi temi a partire dallirripetibile esperienza teorica che Lucien Sebag, giovane antropologo morto suicida, consegn nel 1964 al libro Marxisme et Structuralisme: un congedo ambivalente dalla teoria marxista dellideologia, volto a mettere in discussione limmanenza del senso alla prassi umana senza con ci mandare in crisi la possibilit della politica. Il capitolo IX (Le dilemmes du structuralisme de la

pratique) ripercorre invece criticamente limpianto prasseologico dellEsquisse dune theorie de la pratique (1972) di Pierre Bourdieu, mettendone in risalto, tra laltro, il cruciale radicamento nelle XI Tesi su Feuerbach di Marx. I capitoli X e XI (lments pour une sociologie du Capitalisme e Arrangements avec lirrversible) sono illuminanti discussioni dei libri Le nouvelle sprit du Capitalisme (1999) di Boltansky-Chiapello e La condition foetale di Boltansky (2004), questultimo analisi acuta ed inquietante del problema dellaborto e della generazione da un problematico punto di vista sociologico. Lultimo capitolo (Destin du culte des morts) torna al padre Auguste Comte, individuando nel problema della memoria sociale dei morti e nella cosiddetta svolta religiosa dellultimo Comte le autentiche basi della sociologia positiva, poste allaltezza di insospettati problemi speculativi. Con un simile scandaglio abbiamo potuto toccare solo alcuni dei temi di un libro ricchissimo e disparato. Per parte nostra, crediamo che i capitoli pi istruttivi e fedeli alla domanda iniziale quella sulla possibilit e la realt della filosofia, che ne sconti lalterazione nel mondo moderno siano quelli che abbiamo tralasciato di citare, il IV (lection et jugement de tous) e il VII (Appartenir la modernit, discussione del libro di Vincent Descombes Le raisonnement de lours). In questi capitoli Karsenti mette a fuoco il profilo di unindagine autenticamente filosofica della societ moderna, in grado di dare fisionomia al problema della democrazia. La democrazia, lungi dallesaurirsi in un regime costituzionale specifico o in una tecnologia di esercizio del potere, innanzitutto lanima normativa della societ moderna, ordine transindividuale che pu rapportarsi a se stesso, per la prima volta, come una realt unitaria e totalizzante. Il capitolo IV mostra come la formalizzazione politicista ed elettorale della democrazia, fondata su categorie presociologiche di tipo soggettivistico (individuo, rappresentanza, sovranit) sia involontaria leva di una tipologia inedita ed infrangibile di dominio aristocratico. Nel separarsi dalle categorie dominanti della filosofia politica e da unattitudine astrattamente normativa, la filosofia pu ritrovare la propria verit, che consiste nel fondare e manifestare la natura sociale e governamentale della democrazia, implicita nellorigine stessa dei concetti e delle inchieste sociologiche positive. La democrazia questione universale eppure sempre situata, proprio in quanto ordine intrinseco alla costituzione della societ, e non soltanto alla sua autoqualificazione politica. Resta una domanda: per quanto forse consolidata nella propria

autonomia, la filosofia (e non solo la filosofia politica) costretta comunque, ineluttabilmente, ad essere sinonimo di filosofia delle scienze sociali? Per lautore, pu darsi. In ogni caso, resta la certezza che essere filosofi pu significare ancora, in fondo, appartenere alla modernit.

[Guido Frilli]

Guido Frilli dottorando in filosofia presso lUniversit di Firenze e lUniversit Paris 1 Panthon-Sorbonne. I suoi interessi di ricerca si rivolgono allidealismo tedesco e alla filosofia politica moderna e contemporanea.

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