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Scipione Guarracino

Lautobiograa dettata da Ignazio di Loyola a uno dei suoi discepoli ci consente di penetrare nella sua tormentata personalit.

gnazio di Loyola, cavaliere della fede

Ignazio costretto a lasciare il mestiere delle armi. Ignazio comincia il resoconto della sua storia, che

inizi a dettare a uno dei suoi confratelli tre anni prima di morire, dicendo che no al 1521 egli era stato uomo dedito alle vanit del mondo. Suo diletto preferito era il maneggio delle armi, con un grande e vano desiderio di procacciarsi fama (Ignazio di Loyola, Autobiograa e Diario spirituale, tr. di F. Guerello, Libreria editrice orentina, Firenze 1959). Fu allora, durante lassedio francese alla capitale della Navarra, Pamplona, che Ignazio ebbe una gamba fratturata da un colpo di bombarda e che la sua carriera militare n per sempre. Segu una lunga convalescenza nei cui ozi forzati egli ebbe modo per puro caso di accostarsi a libri per lui (appassionato lettore di libri di cavalleria) piuttosto inconsueti: una vita di Ges e una raccolta di vite di santi. Durante le fantasticherie cui si abbandon in quei mesi, Ignazio si vedeva a volte, di nuovo cavaliere, cercare memorabili imprese darmi da compiere per il servizio e lonore di una gran dama; a volte pensava invece di dedicare la propria vita a inseguire i modelli di san Francesco e san Domenico, intesi come cavalieri di Dio e autori di prodi azioni al servizio del loro signore Ges Cristo. Alla ne Ignazio decise per la scelta religiosa, ma ci non comporter labbandono del precedente ideale di vita, ma solo il suo trasferimento alla guerra in favore di Dio, impugnando le armi del cavaliere della fede.
Ignazio al bivio. Un episodio decisivo gli accadde nel

rati, Ignazio rimase pensoso per ci che era successo col moro, sembrandogli di essersi comportato male permettendo che un moro dicesse cose simili di Nostra Signora. Si sentiva obbligato a difenderne lonore. E perci gli veniva voglia di andare in cerca del moro e prenderlo a pugnalate per quello che aveva detto. Si realizzava la situazione che Ignazio aveva letto mille volte nei suoi libri di un tempo: un fellone, e per di pi infedele, osava mettere in dubbio la virt di una dama. Allora, stanco di rimuginare su ci che sarebbe stato bene fare, non trovando una soluzione cui attenersi, decise di lasciare che la mula avanzasse a briglia sciolta no al bivio: se la mula avesse preso per la strada del villaggio, egli avrebbe cercato il moro e gli avrebbe dato le pugnalate; se invece di andare verso il villaggio avesse preso per la strada maestra, lo avrebbe lasciato stare. Il cammino scelto dalla mula evit a Ignazio di compiere un delitto, ma gli imperativi morali del futuro santo onore, fedelt, servizio si erano chiaramente rivelati e non sarebbero mutati.
Gli Esercizi spirituali. I temi e i valori della cavalle-

1522, mentre era diretto come pellegrino in Catalogna, al santuario di Montserrat. Lungo la strada si incontr con un moro (un musulmano) e con lui convers di cose religiose. Il moro non poteva credere che la Madonna avesse partorito restando vergine, adducendo le ragioni naturali che gli si presentavano alla mente. Dopo che i due viaggiatori si furono sepa-

ria avranno un ruolo centrale in quello straordinario manuale di autodisciplina che sono gli Esercizi spirituali, composti da Ignazio nella prima versione gi nel 1523, durante lanno passato da penitente nei pressi di Montserrat. Quando mi sveglier, (leggiamo in un passo molto caratteristico), far subito attenzione a ci che dovr contemplare durante il primo esercizio, a mezzanotte, confondendomi a causa dei miei numerosi peccati, e facendo dei paragoni, per esempio quello di un cavaliere che si trova davanti al re e a tutta la sua corte, pieno di vergogna e di confusione per aver molto offeso colui dal quale gi aveva ricevuto molti doni e favori. ( 74, tr. di M. J. Severi, Tea, Torino 1988). Gli Esercizi spirituali furono il punto di arrivo di
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Scipione Guarracino Ignazio di Loyola, cavaliere della fede

una crisi religiosa nella quale laspetto ascetico aveva rischiato di prendere il sopravvento. Nel 1522-23 Ignazio si era dato a una vita di penitente cos rigorosa che egli stesso riconoscer poi di aver passato la misura. In quelle lunghe giornate di preghiera e digiuno egli era talmente disgustato di se stesso come peccatore che immagin di affrettare la ne dei propri giorni; come gi era accaduto a Lutero, il frequente ricorso alla confessione non gli fu di alcun giovamento, perch aveva sempre limpressione di aver omesso qualche peccato essenziale. Di colpo, per, decise di farla ni-

ta con le astinenze e le morticazioni; riprese a mangiare la carne, si tagli le unghie e i capelli. Quali sono, del resto, gli scopi della penitenza? Fra quello di riparare i peccati trascorsi e quello pi elevato di cercare e ottenere una grazia o un dono che si desidera vi , quale gradino intermedio, quello di vincere se stessi, perch la sensualit obbedisca alla ragione e perch tutte le parti inferiori siano pi sottomesse alle parti superiori. Il buon cavaliere deve certo temprarsi e mettersi alla prova per il suo signore, ma non per questo deve giungere a distruggersi.
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