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Storia di Bruno da Ron

Paolo Geronazzo

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Una testimonianza di vita dal secolo breve

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Prefazione

Nadia Palazzani e Paolo Geronazzo hanno raccolto le memorie dello zio Bruno Geronazzo, classe 1924 e originario della frazione di Ron e ora residente in provincia di Varese, chiedendo a Endimione Nuovo di pubblicarle, ritenendole di generale e elevato interesse storico ed umano per tutti i dettagli che lo zio ha saputo ricordare. I suoi ricordi riguardano la sua vita trascorsa prima nella povera famiglia di contadini di Ron, nel periodo tra le due guerre mondiali e, successivamente la sofferta esperienza vissuta come IMI, Internato Militare Italiano, il particolare e duro trattamento riservato ai soldati italiani fatti prigionieri di guerra dai tedeschi dopo l8 Settembre 1943 a cui non veniva applicata la Convenzione di Ginevra, adibiti in campi di lavoro nel Nord della Germania. Sono esperienze di vita che non devono essere disperse e Endimione Nuovo ha gi pubblicato nel 1997 il diario di Carlo Giardini Dal taccuino delle mie memorie nel 2007 Ricordi e pensieri di Elvira Vanzin, per ricordare a tutti e insegnare alle nuove generazioni, che poco o nulla sanno del 900, il secolo breve, da dove veniamo e come eravamo, quasi mai in ambiente idilliaci. Senza voltarsi alle spalle, di tanto in tanto, per rivedere il nostro passato, non ci possiamo rendere conto di dove stiamo andando, orientando il nostro futuro, sperando di evitare gli errori e le tragedie sofferte dai nostri padri.
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Bruno Geronazzo nacque il 18 agosto 1924, da Maria Spader e Luigi Geronazzo. il quarto di otto fatelli: Attilio (1920), Aldo (1921), Gina (1923), Bruno (1924), Elsa (1926), Margherita (1927), Giuseppe (1931), Bertilla (193?), morta allet due anni a causa del morbillo). Nacque in una baracca, a Ron, frazione di Valdobbiadene, fornita dallo Stato italiano quale risarcimento danni per la distruzione della casa di famiglia in muratura durante la Grande Guerra del 1915-18. La famiglia era molto povera, possedeva della terra data da uno zio di nome Antonio che, prima di emigrare in Nuova Zelanda, la lasci al fratello Luigi (padre di Bruno). I vestiti scarseggiavano, non cerano mutande a casa di Bruno e i pantaloni si cambiavano ogni 6 mesi, non si potevano lavare perch non cera il cambio. Quindi anche di notte si dormiva con i vestiti, niente pigiama. Si stava scalzi destate e si portavano le pezze da piedi dinverno. Come calzature si usavano le dalmede, una soletta di legno con una tomaia ricavata da un vecchio paio di scarpe la cui suola era ormai usurata. Sotto la soletta di legno venivano piantati dei chiodi con la testa larga (broche). Gli animali posseduti dalla famiglia erano soltanto duetre capre, perch facevano tanto latte e alcuni conigli. Non cera orto, ma soltanto la vigna alla base della quale venivano
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MAMMA MARIA SPADER Figlia di Giovanni Spader, originario di Fonzaso (BL), la nonna non sappiamo come si chiamasse. I nonni materni morirono deportati durante la Grande Guerra: dovettero abbandonare la propria casa che fu distrutta dai cannoneggiamenti dellartiglieria austriaca attestata sul monte Grappa. Maria Spader fece grandi sacrifici per crescere i sette figli. Aveva grande spirito di sacrificio e riusciva a farsi fare credito presso i negozi del paese per comprare la farina da polenta, la pasta e gli altri alimenti necessari alla famiglia. Lorto era limitato alla terra intorno alle viti che il nonno Luigi voleva tenere al meglio per poter fare il vino che gradiva bere. Il vino lo faceva tutti gli anni da solo. La nonna Maria vissuta fino a 77 anni ed morta purtroppo in casa di ricovero, un po abbandonata dai figli che erano tutti lontano. Lunico figlio rimasto a Valdobbiadene era Aldo, il quale fece firmare a Bruno un documento dove in cambio delle cure che prometteva di prestare ai genitori, chiedeva la propriet della terra (la riva) appartenente ai genitori e regalata dallo zio Antonio. Essendo la famiglia molto povera e non essendoci possibilit di lavoro, i figli furono costretti ad emigrare o comunque ad allontanarsi. Il primo a partire fu Attillio, il maggiore, che part per il Belgio per lavorare nelle miniere di carbone. In seguito anche Aldo e la moglie Angelina lo raggiunsero in Belgio. Margherita and in Francia, la Gina in Argentina e Giuseppe in Canada. Bruno e Cleofe, sposati nel 51, andarono a Milano per lavoro nel 54. PAPA LUIGI GERONAZZO Non era particolarmente dedito alla famiglia. Si occupava della vigna e di qualche verdura seminata nella terra attorno alle piante di vite (unusanza molto comune allora). Allevava sempre delle capre per avere il latte e con i figli metteva degli archetti per catturare piccoli uccelli da mangiare insieme allonnipresente polenta. Spesso andava a trascorrere lunghe parti della giornata allosteria con gli amici. Soffriva di emorroidi e si indeboliva quando perdeva molto sangue.
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coltivati ortaggi vari: pomodori, fagioli e fagiolini, piselli. Le patate venivano coltivate fra un filare e laltro delle viti. Uno dei suoi primi ricordi un incidente avvenuto allet di 7-8 anni, mentre stava giocando a saltare da un muraglione. Un colpo al tallone caus un infezione (sabat in dialetto) che dopo qualche giorno costrinse la mamma a portarlo allospedale di Valdobbiadene, con una carriola. Qui il dottore pratic unincisione (senza anestesia) che fece uscire il pus e risolse il problema, ma che male! Dal dolore, si ricorda che fece la pip sul tavolaccio dellambulatorio (allora non usavano ancora i lettini imbottiti). Sempre intorno a quel periodo, Bruno si ricorda di una polmonite presa a causa di un sonnellino sotto il sole primaverile, nel prato fra due filari di vite. Probabilmente gi febbricitante, si addorment e al risveglio tremava tutto. Arrivato a casa la madre lo mise a letto sotto delle pesanti coperte e con della lana grezza attorno al collo. Sud tantissimo e forse questo lo salv. Al risveglio si sent ancora debole ma probabilmente con meno febbre (allora i termometri erano molto rari). Ancora oggi nelle radiografie si vede la macchia lasciata nei polmoni da questa polmonite. Durante il giorno andava a scuola e le lezioni, durante il regime fascista, erano molto diverse da quelle a cui siamo abituati oggi, con marce attorno alla scuola e esercizi di inquadramento militare (Balilla). Verso la fine delle elementari, allet di circa 10 anni, per contribuire al sostentamento della famiglia, Bruno dovette andare a lavorare per mezza giornata da dei contatini benestanti, soprannominati sauri, anche loro di cognome Geronazzo. Erano due persone anziane, non sposati, ed avevano un nipote che si occupava dellazienda agricola. Questa
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famiglia abitava a circa 3-4 chilometri in una localit chiamata Castella. Bruno era di aiuto in cucina, doveva lavare i piatti e occuparsi delle bestie e degli altri lavori della campagna. Stava bene con questa famiglia, il vecchietto giocava con lui e ogni tanto lo portava in cantina dove gli offriva un po di vino. Il mangiare era sufficiente e spesso riusciva anche a procurarsi qualche extra quando i vecchietti si allontanavano. Alcune volte andava in cantina e beveva un po di vin santo (fatto per la chiesa) usando il gambo delle foglie di zucca inserito una dentro laltro, per arrivare ad aspirare il vino dalla damigiana. Faceva un po quello che voleva in questa famiglia. Un giorno and a curiosare nelle camere al primo piano e aprendo un cassetto trov un rotolo di banconote da 500
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e 1000 lire. Decise di prenderne una da 500 (saranno stati circa 2-3 mila euro attuali) e spese quasi tutti i soldi ai baracconi, giocando al tiro a segno e pagando anche per i sui amici. Alla sera nascose i soldi avanzati in un buco nel muro vicino casa, convinto che fossero al sicuro. Il giorno dopo invece la mamma Maria li trov e gli chiese da dove provenissero: disse di non sapere nulla per evitare la punizione e la mamma Maria li tenette. I sauri non si accorsero del furto. Bruno aveva libero solo il pomeriggio della domenica e poteva andare a casa. Dormiva presso questa famiglia in un solaio senza luce con un materasso fatto con le foglie delle pannocchie del granoturco. Rimase presso questa famiglia fino a circa sedici anni; in seguito venne varata una legge che obbligava lassunzione delle persone lavoranti presso le aziende agricole. Avendo paura di essere multati, i sauri non vollero pi dare lavoro a Bruno. Dopo questo periodo presso i sauri, ritorn in famiglia con mamma e pap e dovette fare vari lavori per guadagnare qualche soldo. Andava nei boschi a tagliare la legna, che veniva poi rivenduta. Tagliava con il segon (la sega lunga usata in due persone, una per parte) per tagliare i tronchi grossi, oppure le roncole per i rami e le piante pi piccole. In autunno raccoglieva lo strame, nei boschi degli altri, partendo alla sera per non essere visti. Lo strame veniva poi rivenduto agli allevatori della pianura. Sempre in autunno raccoglieva le castagne, che venivano conservate in una botte senza coperchio, con solo uno straccio al di sopra, per tutto linverno. In estate Bruno e Attilio spesso andavano sulle prese, dei grandi prati comunali posti in montagna vicino alla provincia di Belluno. Il Comune metteva allasta il taglio dellerI nonni raccontano 11

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ba, chi accettava doveva versare una quota del ricavato della vendita del fieno al Comune, il quale assegnava un lotto di prato. Avevano una tenda dove trascorrevano la notte e che mettevano in cima al cumulo di fieno che via via diventava sempre pi grande. Sotto il cumulo di fieno venivano messe alcune frasche per evitare che il fieno toccasse terra e che consentivano di trascinare lintero cumulo. Il mangiare veniva portato dalla sorella Rita, che in una piccola casa (casera di montagna) dotata di un camino cucinava i pasti per Bruno e Attilio. Il mangiare era sempre asciutto per praticit di trasporto: polenta e formaggio, polenta e fichi, verdura e qualche volta carne. Non mancava mai un buon bicchiere di Prosecco prodotto dal pap Luigi. Il fieno veniva portato a valle con una grande slitta chamata mussa, che poteva portare anche 3-4 quintali alla volta. La mussa aveva i pattini chiamati musai che venivano sfregati con del sego per farla scorrere sullerba e la terra. Molte volte durante il tragitto vi erano dei pezzi pianeggianti dove bisognava tirarla a forza di braccia. Con questi mezzi il fieno veniva portato fino a casa, in seguito gli allevatori della pianura, dove il foraggio non bastava per tutti i capi di bestiame, venivano con i carri e i buoi a comprarlo. Le castagne, invece, venivano barattate per lequivalente in peso di farina di granoturco. Bisognava per portarle a piedi (scalzi) fino oltre il Piave, passando per il ponte di Vidor fino ad arrivare nella zona di Montebelluna (circa 7-8 Km). Occorre tener presente che ai quei tempi le strade erano sterrate e che il Comune si limitava a riempire le buche pi grosse con della ghiaia. I ragazzi a quei tempi si riunivano alla domenica nella piazza di Ron, sui gradini della chiesa, dove giocavano con
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le palline di terracotta: con una pallina di acciaio (el balin) bisognava colpire le palline di terracotta degli avversari, le palline colpite erano catturate dal giocatore che tirava la pallina di acciaio, chi perdeva tutte le palline era eliminato, viceversa chi ne aveva di pi alla fine era il vincitore. Alcuni ragazzi prestavano le palline di terracotta a chi ne restava senza. Un altro gioco era el pit: si giocava con un pezzo di legno corto con due punte e un bastone, bisognava colpire con il bastone una delle due punte del pezzo corto a terra con lo scopo di mandarlo il pi lontano possibile. Nei giorni di festa, alla sera, approfittando della scarsa illuminazione, Bruno e altri amici rubavano qualche buhol, dei biscotti a forma di ciambella venduti in un negozietto tipo bazar chiamato le porhelete. Una volta Bruno, allet di 12-13 anni, con un gruppo di amici, cattur un gatto, lo mise in un sacco e lo port su un campanile. Bruno liber Il gatto e lo butt gi dal campanile per vedere cosa sarebbe successo: una volta atterrato di sotto il gatto corse via apparentemente senza danni. I pochi gatti che cerano venivano catturati per essere mangiati, dopo averli lasciati in acqua corrente per almeno 24 ore. Venivano cucinati allo spiedo, insieme a pezzi di coniglio e di lardo per insaporirli. Quando era la stagione, si trovavano gli Ovuli (Amanita Cesarea), dei funghi molto pregiati che venivano cucinati con olio (di semi), aglio e prezzemolo e che accompagnavano la polenta che non mancava mai n a pranzo n a cena. Alla mattina a volte si faceva colazione con lo scopeton, unaringa affumicata, e la polenta abbrustolita sulla brace. Il latte di capra non mancava mai a casa Geronazzo perch
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pap Luigi teneva le capre tutti gli anni. A quei tempi non cerano giochi o divertimenti, cos i ragazzi si inventavano semplici scherzi: per esempio Bruno, legandosi una corda in vita, tirava una carriola di un contadino su una pianta. La carriola restava appoggiata ai rami e la corda veniva recuperata (visto che costava e serviva spesso). Il contadino cercava a lungo la carriola prima di accorgersi dove era stata portata. Ovviamente non diceva a nessuno dello scherzo per evitare la punizione. Unaltro divertimento di quei tempi erano i botti fatti con il carburo di calcio: si scavava una piccolo buco nel terreno dove si metteva dellacqua. Poi si aggiungeva un pezzetto di Carburo di calcio e si copriva con un barattolo rovesciato con un forellino sul fondo. Il carburo a contatto con lacqua sviluppava acetilene; si copriva con un dito per qualche secondo il forellino sul fondo del barattolo, quindi con un pezzo di giornale si incendiava il gas allinterno del barattolo sfruttando il forellino: il barattolo veniva sparato verso lalto con un botto.

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In primavera Bruno a volte andava a caccia di nidi di merlo: teneva docchio la crescita dei piccoli e al momento giusto, avvicinandosi cautamente da sotto il nido per non farsi vedere dai piccoli, catturava gli uccellini che diventavano un succulento companatico da abbinare alla solita polenta. Per catturare gli uccelli si mettevano anche gli archetti (achonei), fatti con rami di nocciolo piegati e spago. Quando luccello si posava sullo spago, il rametto piegato imprigionava le zampe. Come esca si usavano delle bacche selvatiche di colore scuro di cui erano molto ghiotti gli uccelli. Bruno, con il pap, andava a mettere gli archetti ai bordi della riva (il vigneto) o del bosco; spesso gli uccelli catturati erano pettirossi, piccoli e con poca carne da mangiare. Il guardiacaccia, un certo Spader, probabilmente parente della mamma Maria, sapeva che pap Luigi e i figli mettevano gli archetti, che gi a quei tempi erano vietati, ma conoscendo la famiglia e sapendo le loro condizioni economiche chiudeva un occhio. Si costruivano anche le fionde, con legni duri come il corniolo o la sanguinella, che aveva la caratteristica di avere le foglie rosse. Con le fionde per Bruno e suoi fratelli non riuscirono a catturare mai uccelli pi grandi dei rigush (lo scricciolo), il quale si lasciava avvicinare ma certo non costituiva un pasto abbondante. A Natale si mettevano in tavola delle arance (provenivano dal Lago di Garda) e delluva appassita che pap Luigi conservava appesa in cantina. Con questuva i contadini a quei tempi facevano il vin santo, cos chiamato perch veniva in genere fatto durante la settimana di Pasqua. Ai bambini non si facevano regali se non qualche pallina di terracotta, perch non cerano soldi.
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In guerra
Nel 1939, quando Bruno aveva 15 anni, scoppi la seconda Guerra Mondiale. Il fratello Attilio, essendo il maggiore, venne richiamato per primo, fra il 1940-41, seguito a distanza di un anno da Aldo. Entrambe vennero inviati in Jugoslavia con il corpo degli Alpini, probabilmente non combatterono in prima linea ma furono assegnati ai reparti della sussistenza o della logistica. Bruno part il 23 agosto del 1943, pochi giorni dopo il suo 19 compleanno e venne inviato alla caserma dei Bersaglieri a Scandiano (Reggio Emilia). Arrivato alla caserma gli venne detto di scegliersi le scarpe e i vestiti da mucchi presenti nella stanza della vestizione: non sapendo che numero di scarpe portava, ne scelse un paio troppo piccole. Non avendo le calze ma le pezze da piedi (dei pezzi di tessuto di tela quadrati circa 40x40 cm), con laddestramento ben presto gli vennero delle fiacche ai piedi, soprattutto ai

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talloni. Dopo qualche giorno decise di marcare visita perch gli dolevano i piedi, ma il dottore che lo visit giudic banale il problema e lo fece mettere in prigione durante lorario di libera uscita. Il vino veniva distribuito nel gavettino di alluminio ma, dopo pochi minuti dalla mescita, era imbevibile a causa della reazione con il metallo. Durante laddestramento non riusciva a fare il dietrofront: il caporale istruttore, alla fine di una giornata di addestramento, gli disse di provare a rifarlo finch non avesse fatto un buco per terra. Dopo pochi giorni, il 3 settembre del 1943, ci fu larmistizio di Cassibile (SR), reso noto l8 Settembre. La mattina del 9 settembre Bruno e le altre reclute trovarono la caserma circondata dai soldati tedeschi, con i carri armati pronti a farle saltare se non si fossero arresi. Vennero radunati tutti nel piazzale, dove venne intimato di consegnare tutte le armi. Qualcuno cerc di nascondere delle armi (pistole ecc.) ma venne scoperto e subito fucilato. Quella sera Bruno e le altre reclute dormirono in alcuni capannoni della cavalleria italiana che cerano nei dintorni, con solo un po di paglia per terra. Al mattino successivo arriv un camioncino carico di michette di pane che vennero distribuite una a testa; Bruno riusc camuffandosi a prenderne due, a rischio della vita. Dopo qualche giorno, vennero incolonnati e, sorvegliati dalle guardie tedesche, vennero fatti spostare a piedi verso la stazione e quindi con un treno merci a fino a Mantova. Qui Bruno rest venti giorni e pat molta fame. La razione quotidiana di cibo era di circa 250g di pane. Alcuni giorni Bruno andava in un prato vicino alla caserma adibito
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a latrina e pensava seriamente di mangiare degli escrementi. Rest alcune volte per unora a scegliere la cacca migliore, ma non riusc mai a mangiarla. Un commilitone pi anziano era solito mettere sul bordo della branda un pezzo di pane, conservandolo per il mattino successivo. Le luci nella camerata erano accese anche di notte per sicurezza (le guardie compivano periodiche ispezioni). Bruno vedendo quel cibo non riusciva a dormire, finch un bel giorno, di notte, mentre tutti dormivano, decise di andare a prendere quel pezzo di pane e mangiarlo. Dopo circa venti giorni Bruno e gli altri prigionieri attraversarono a piedi la citt, sempre scortati dalle guardie tedesche, diretti verso la stazione. I civili volevano aiutarli dando loro del cibo e dei vestiti, ma i tedeschi lo impedivano. Bruno riusc a mangiare delluva, che per, essendo lintestino vuoto, gli provoc nei giorni seguenti una forte diarrea. Durante lattraversamento della citt alcuni prigionieri tentarono la fuga ma vennero uccisi dai tedeschi. In particolare Bruno si ricorda un episodio dove cera un tunnel nei pressi di un ponte sul fiume Mincio: i civili dissero a alcuni prigionieri che potevano tentare la fuga attraversando questo tunnel, ed alcuni vi riuscirono. Dopo poco per i tedeschi lo scoprirono e piazzarono una mitragliatrice dove sboccava il tunnel uccidendo vari prigionieri. Il viaggio dur tre giorni e tre notti e Bruno insieme ad altri commilitoni aveva la dissenteria a causa della frutta mangiata prima della partenza durante lo spostamento alla stazione di Mantova. Nel vagone merci dove erano stati rinchiusi non cerano servizi igenici e furono costretti a fare i bisogni in una valigia che venne poi buttata fuori da finestrino del vagone
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merci e ritrovata da un soldato tedesco, il quale aprendola insospettito vide il contenitore e esclam: scheise ! (merda in tedesco). Il giorno dopo non avendo altri contenitori per i bisogni, decisero di fare un buco sul fondo del vagone, sfruttando un temperino che un commilitone era riuscito a conservare nelle proprie tasche. Una volta al giorno il treno faceva una sosta e i tedeschi davano un po di pane e della minestra nella gavetta ai prigionieri. Partiti da Mantova senza nessuna indicazione sulla destinazione, dopo tre giorni di viaggio Bruno scopr di essere arrivato nei pressi di Hammerstein, in Germania del Nord, dove le temperature erano gi rigide pur essendo solo i primi di Ottobre. Hammerstein era una cittadina della Germania del Nord nelle cui vicinanze, (nel paese di Boech), era stato predisposto il campo di prigionia nel quale era stato destinato Bruno. Cerano varie baracche di legno, la terra era sabbiosa e tutto intorno cerano prati e macchie di pini. I reticolati elettrificati con doppia palizzata correvano lungo tutto il perimetro dellarea del campo, in mezzo alle due file di reticolati erano stati stesi rotoli di filo spinato. La baracca di legno dove Bruno era rinchiuso con i compagni era formata da due sezioni con circa 24 letti a castello e aveva una stufa a carbone nel mezzo. Le brande avevano pagliericci come materassi e il cuscino era formato da una struttura tondeggiante in legno solidale al fondo della branda, che era una semplice tavola di legno. Due volte ogni notte una guardia tedesca passava a controllare che tutti i prigionieri fossero presenti. Molte guardie avevano il cane da pastore tedesco come ulteriore deterrente verso i prigionieri.
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Una sezione del campo di concentramento era occupata da prigionieri francesi, probabilmente ufficiali. Questi erano vestiti e nutriti di tutto punto dai tedeschi, ma si rifiutavano di dare qualsiasi pezzo di pane agli italiani, insultandoli con coscion (porco). Probabilmente lodio verso gli italiani derivava dalla alleanza del governo italiano con quello tedesco allinizio della guerra. Per questo motivo Bruno non ha mai amato i francesi anche dopo la fine della guerra. Quasi tutti i giorni venivano al campo di concentramento dei contadini per richiedere manodopera per lavori in campagna. Bruno non sapeva che tipo di lavoro lo aspettasse, ma accettava sempre perch cera la possibilit di rimediare qualcosa da mangiare. Per esempio alcune volte capit di dover scaricare il pane destinato allesercito, e Bruno riusc a raccogliere molte briciole. Altre volte si trattava di lavori in campagna dove raccoglieva le radici delle barbabietole da zucchero che spuntavano in superfice dal terreno arato, dopo che le barbabietole erano gi state raccolte; poich il terreno era gelato, le radici si spezzavano quando si cercava di prenderle. Altre volte si trattava invece di scaricare dei vagoni di macerie provenienti da Berlino e non era possibile trovare nulla da mangiare. Bruno si ricorda che in unoccasione la guardia gli comand di scaricare un vagone insieme ad un compagno, met per uno. La guardia tracci una linea sulle macerie dividendo le quantit; Bruno e il compagno cominciarono a lavorare, ma egli rimase indietro poich quel giorno non si sentiva bene. La guardia cominci a colpirlo sulla schiena con un bastone per farlo lavorare pi velocemente. Poich era una giornata fredda, per fortuna aveva una coperta sotto il pastrano e le
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bastonate erano assorbite senza gran dolore. Bruno comunque fingeva di accusare i colpi emettendo un ohh! ogni volta che la guardia lo colpiva. Un altro episodio fu quando, dopo aver lavorato alla costruzione di un silos per la conservazione delle patate (le patate erano infatti conservate in cumuli a terra ricoperti di paglia e sabbia), Bruno nascose delle patate nella mantellina arrotolata e la mise in spalla. La guardia lo perquis prima del rientro al campo di concentramento e scopr le patate. Cominci a spintonarlo e una volta a terra a dargli calci, finch Bruno pens di rimanere a terra perch continuando a rialzarsi la guardia insisteva nel colpirlo. Una notte Bruno e altri 4-5 compagni decisero di uscire dalla baracca per andare a rubare delle patate nelle vicine fattorie. Qualcuno aveva recuperato delle cesoie per aprire un varco nei reticolati, in un punto non elettrificato. Quella sera nevicava e Bruno e gli altri contavano sul fatto che le loro impronte venissero presto cancellate dalla neve. Purtroppo invece smise di nevicare e i tedeschi il giorno dopo si accorsero dellaccaduto. Inoltre i proprieteri delle patate protestarono con gli ufficiali del campo di prigionia perch grossi quantitativi di patate erano stati rovinati dal gelo, dopo che il gruppetto di prigionieri aveva lasciato i silos di conservazione aperti dopo il furto. Il giorno dopo venne ordinata una perquisizione in tutte le baracche e le guardie trovarono nelle brande di alcuni prigionieri le patate rubate durante la notte. A tutti i prigionieri che avevano le patate nascoste nelle brande le guardie ritirarono la piastrina di riconoscimento. Bruno non aveva conservato nessuna patata, non avendo alcuno zaino o conI nonni raccontano 21

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tenitore dove metterla, ma aveva dimenticato la piastrina con il numero di riconoscimento alcuni giorni prima in un campo di lavoro. Dopo qualche giorno venne inflitta la prima punizione ai prigionieri che avevano rubato le patate: venti bastonate nel fondo schiena. Una persona non riuscendo sopportare il dolore tent di rialzarsi ma la guardia lo colp alla nuca. Questa persona cadde a terra priva di sensi. Dopo qualche giorno Bruno lo vide rientrare nella baracca senza pi la parola in uno stato vegetativo. Successivamente i tedeschi lo portarono via e non lo rivide pi. Bruno ricorda che qualche prigioniero in preda alla disperazione si gett contro i reticolati e rest fulminato dalla corrente. Alcuni giorni dopo i tedeschi chiesero durante unadunata a tutti i prigionieri senza piastrina di fare un passo avanti. Bruno, non avendo la piastrina e non capendo il tedesco, si fece avanti. Scopr dopo che a tutti questi prigionieri era riservata la seconda punizione per il furto delle patate: un mese in una cella con una tavola come letto, senza materasso e cuscino, e solo pane (circa 250g) ed acqua come cibo. Quando usc dopo un mese Bruno era cos indebolito che faceva fatica a superare persino dei picccoli gradini. La vita al campo prevedeva lappello al mattino, poi chi voleva andare a lavorare (senza sapere che lavoro lo aspettasse), poteva uscire dal campo, scortato naturalmente dalle guardie armate. Chi rimaneva al campo riceveva una volta al giorno una gavetta di minestra con verdure (patate, barbabietole, verze, ecc.) e un po di margharina, mentre chi usciva a lavorare doveva arrangiarsi perch non era previsto alcun pasto. A volte nella minestra cerano poche patate perch i
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prigionieri che erano stati reclutati per andare in cucina a sbucciarle le avevano mangiate crude, le guardie dicevano che quello era il quantitativo e non ne aggiungevano nella minestra. Vicino al campo di Bruno cera un campo di concentramento con russi e polacchi. I tedeschi non davano nulla da mangiare a questi prigionieri, lasciandoli morire di fame. Queste persone chiedevano klieb, pane in russo, ma per Bruno e gli altri prigionieri era impossibile darglielo perch ne avevano poco anche per loro, e i due campi erano separati da un fossato con alti reticolati. Durante il mese di maggio successe che Bruno era come di consueto uscito a lavorare. La guardia, essendo il clima piuttosto caldo, si tolse il cappotto e lo appese ad un gancio della grondaia allesterno di un capannone. I giorni precedenti Bruno si accorse che la guardia conservava la merenda in una tasca del cappotto. In un momento in cui la guardia non lo vedeva, Bruno decise di correre il rischio e prese la merenda dalla tasca (due fette di pane nero con la margherina e del salume). La guardia non si accorse di nulla e dopo un po frug nella tasca cercando le fette di pane: non trovandola non disse niente, ma la mattina successiva Bruno non cerc pi di prendergli la merenda ! Bruno vedeva ogni tanto un compagno, magari sui 50 anni, marcare visita perch non si sentiva bene. Quasi sempre non lo vedeva pi ritornare nella baracca. Chi si ammalava veniva eliminato dai tedeschi. Dopo circa unanno dalla cattura di Bruno, Mussolini fece degli accordi con Hitler sul trattamento dei prigionieri nei campi di concentramento e le condizioni nei campi di
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prigionia migliorarono un po per gli italiani. Bruno ricorda che dopo il primo anno pot uscire dal campo senza la scorta della guardia militare. I contadini lo accompagnavano dove avevano bisogno aiuto e non essendoci pi la guardia militare, ma solo un civile armato, era pi facile procurarsi qualcosa da mangiare. Anche la baracca, che il primo anno veniva chiusa durante la notte, venne lasciata aperta e i prigionieri potevano uscire. Bruno di notte andava spesso in un bosco dietro la baracca a passeggiare. Dopo circa un anno dallarrivo ad Hammerstain, Bruno venne trasferito in un campo di prigionia in Polonia, a Bydgoshci (in tedesco Bromberg). I prigionieri vennero caricati in un vagone bestiame e viaggiarono per tre giorni e tre notti. Bruno ricorda che il treno viaggiava soprattutto di notte, mentre durante il giorno faceva delle lunghe soste. Cera un unico pasto al giorno consumato nel vagone bestiame e le guardie facevano scendere i prigionieri a gruppi per andare a fare i bisogni. Il campo di prigionia polacco assomigliava molto a quello tedesco di Hammerstein, dove Bruno era stato prigioniero il primo anno: stessa baracca di legno con la stufa a carbone al centro e le brande a castello, con camere da 24 posti.

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Ritorno a casa
In qualche modo arrivavano sempre notizie sullandamento della guerra, e Bruno sapeva che ogni settimana che passava la situazione sullesito della guerra migliorava in quanto i tedeschi erano stretti dallavanzata degli americani a Ovest e dei russi a Est. Un bel giorno, forse nel mese di maggio 1945, tutti i tedeschi abbandonarono il campo di prigionia e si diedero alla fuga, verso Ovest, perch avevano paura dei russi, che pensavano li avrebbero portati nei campi di lavoro in Siberia. Bruno insieme a sei compagni di prigionia abbandon il campo finalmente libero, anche se a migliaia di chilometri da casa. Non sapendo bene cosa fare e in che direzione spostarsi, il gruppo decise di rimanere nel campo per poter sfruttare le cucine e la baracca nella quale dormivano. Inoltre fuori dal campo avevano paura di finire in mano a delle truppe tedesche. Nei giorni seguenti il gruppo trov abbigliamento, cibo e addirittura gioielli nelle case abbandonate che durante il giorno venivano visitate in cerca di cibo e vestiario. Bruno non si interess dei gioielli ma soltanto del cibo che si trovava nelle cantine. Trovarono diversi prosciutti che il cuoco del gruppo, Cambi, amministrava in modo molto rigido, dandone una fettina a ciascuno per pranzo e una fettina per cena. Bruno era il pi giovane del gruppo e veniva mandato in esplorazione per trovare cibo. Un giorno in una fattoria vicino al campo trov una vacca e la uccise. Aveva con se solo
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un piccolo coltellino e un martello che gli serv per stordire lanimale. Una volta uccisa la vacca, Bruno la copr con dei rami che trov nelle vicinanze, ma lanimale probabilmente si scopr a causa dei sussulti dellagonia e altre persone, forse tedeschi sbandati in cerca di cibo, lo portarono via. In seguito Bruno uccise unaltra vacca trovata nei recinti di una fattoria e la port, con laiuto dei compagni, nella baracca. Il gruppo decise di tagliarla a pezzi e nasconderla nel sottotetto della baracca. Cambi, che era il cuoco del gruppo, prepar vari pasti con la carne bollita che ristorarono il fisico e il morale di tutti, dopo anni di patimenti. Pass circa una settimana da quando il campo venne abbandonato dai tedeschi a quando arrivarono le truppe russe. Bruno e gli altri decisero di andare a visitare la villa del padrone dove in genere andavano a lavorare durante la prigionia. La villa era molto bella e come quasi tutte le case nei dintorni era stata abbandonata dai proprietari per paura di essere catturati dai russi. Il gruppo decise di dormire nella villa per qualche notte. Durante una delle notti seguenti, arrivarono dei soldati russi in cerca di donne, facendosi luce con dei giornali arrotolati. Il gruppo vedendo le truppe russe decise di rientrare nella baracca dove si sentiva pi sicuro. Dopo qualche giorno Bruno vide che la villa era bruciata, probabilmente a causa di qualche torcia abbandonata dai russi, forse ubriachi, e cos tutti i bellissimi mobili e suppellettili di quella villa andarono perduti. Un compagno di Bruno di origine romana, un certo Onofri, not un asino abbandonato nei recinti del campo e decise di prenderlo per portarlo con il gruppo durante il
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lungo viaggio verso casa. Successivamente Onofri attacc un carretto trovato nelle case dei tedeschi abbandonate in tutta fretta per larrivo dei russi. I russi ridevano dellasino perch non ne avevano mai visto uno. Il gruppo non sapeva bene come organizzarsi per il rientro un Italia. Alcuni dicevano di andare al porto di Odessa, altri di andare alla stazione di Bromberg. Dopo varie discussioni decisero di andare alla stazione e aspettare il treno diretto in Cecoslovacchia, che arriv tre giorni dopo. Questo treno, partito da Bromberg, arriv a Katoviza, dopo 2-3 giorni di viaggio. Bruno e il gruppo andavano a dormire nei sotterranei delle stazioni, perch erano pi sicuri. Il treno era strapieno, e Bruno si dovette sedere sul predellino di una carrozza. A Katoviza cera un campo di smistamento e dopo qualche giorno finalmente riuscirono a salire su un treno, sempre pienissimo di reduci, diretto in Italia. Questo treno arriv in una stazione dalle parti di Verona dopo alcuni giorni di viaggio, dove il gruppo si sciolse e Bruno ripart su un treno diretto a Treviso. Da qui prese una corriera e dovette salire sul tetto e viaggiare aggrappato alla scala del portapacchi da tanto era piena di persone. Finalmente arriv a casa, a Valdobbiadene. Ad attenderlo cera la sorella Rita, perch da Treviso qualcuno aveva telefonato che stava arrivando un gruppo di reduci di Valdobbiadene. Arrivato a casa laccoglienza non fu molto calda, perch la famiglia era stremata dai patimenti della guerra. Mamma Maria lo accolse dicendo: unaltra bocca da sfamare..., e Bruno ci rest molto male. Sentendosi finalmente a
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casa, Bruno dorm per ben tre giorni e tre notti, alzandosi solo per mangiare una volta al giorno. I fratelli di Bruno che erano stati assegnati ai reparti degli alpini in Iugoslavia erano gi rientrati. Giuseppe non part in quanto era il quarto fratello e tre erano gi sotto le armi. Nei giorni seguenti, dopo aver ripreso le forze, Bruno ricominci a lavorare per guadagnare qualcosa e contribuire al sostentamento della famiglia. Bruno ricorda per esempio che per qualche tempo una filanda costruita da poco a Valdobbiadene rest senza carbone e lui e i suoi fratelli procurarono la legna necessaria ad alimentare la grande caldaia di questo stabilimento. Tagliarono in un bosco comunale molte piante di un tipo di pino (la buga) che brucia anche da verde, grazie alla resina. La filanda produceva filati di seta, allora cerano alcuni contadini che avevano i gelsi e allevavano bachi da seta. Dopo circa un anno dalla fine della guerra Bruno conobbe Cleofe Mares, quella che dopo un fidanzamento di circa 5 anni sarebbe diventata la sua futura moglie (e mia madre). In quegli anni alcuni fratelli decisero di cercare la fortuna altrove ed emigrarono, rispondendo a richieste di lavoro inoltrate dal Governo italiano. Giuseppe ed Elsa andarono in Canada, rispettivamente a Calgari e Vancouver. Rita and in Francia con il suo fidanzato e Gina emigr in Argentina. Nel volgere di 2-3 anni restarono a Valdobbiadene soltanto Aldo e Bruno. Il padre di Cleofe, Luigi Mares, consigli a Bruno di frequentare una scuola per diventare casaro ed avere cos maggiori possibilit di trovare lavoro. Egli stesso era diventato casaro dopo essere tornato dagli Stati Uniti ed aver dilapi28 I nonni raccontano

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dato gli ingenti guadagni ricavati laggi a causa di prestiti maldestri accordati ad amici e conoscenti. Bruno frequent la scuola didattica di Mas di Sedico, in provincia di Belluno, con lezioni pratiche al mattino e teoria il pomeriggio. Per fortuna la scuola era statale e le lezioni erano gratuite, gli iscritti dovevano provvedere soltanto allattrezzatura necessaria alla parte pratica. Bruno frequent il corso, della durata di un anno, forse nel 1948. La famiglia di mia madre Cleofe era stata costretta a trasferirsi da Cellarda a Valdobbiadene, dove conobbe Bruno, mio padre, in una piccola casa in affitto dopo che suo padre, mio nonno Luigi Mares, aveva dilapidato tutti gli ingenti guadagni accumulati durante gli anni di lavoro in America. Dopo aver conseguito il diploma (con lode), Bruno lavor nel piccolo caseificio della latteria sociale di Cellarda, sostituendo mio nonno Luigi Mares che finalmente pot fare un periodo di ferie, (un mese a Lignano Sabbiadoro). In seguito Bruno lavor per 4 o 5 anni alla latteria sociale di Valmareno (TV). Era una piccola cooperativa di soci che davano il latte e avevano diritto ad una quota del formaggio prodotto. Bruno doveva andare tutti i giorni a prendere il latte affrontando salite e strade sterrate con una bicicletta a tre ruote che aveva un piccolo pianale posteriore dove appoggiare il bidone del latte, In quegli anni si verificarono liti furibonde fra i soci, alcuni dei quali allungavano con acqua il latte ceduto alla cooperativa, pretendendo di ricevere la corrispondente quota di formaggio. Bruno dovette prendere i campioni del latte di tutti i soci e farli analizzare, di fronte a dei testimoni, per scoprire i soci disonesti. Data la distanza fra Valdobbiadene e Valmareno, circa 20
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km, Bruno non rientrava a casa la sera, ma dormiva in una grande stanza che serviva per le riunioni dei soci, rientrando a casa (non sempre), solo alla domenica. Bruno doveva dare alla famiglia tutti i soldi che guadagnava con il suo lavoro alla latteria di Valmareno, perch la madre di Bruno doveva pagare i debiti contratti negli anni precedenti con i negozi che le avevano fatto credito. Il nonno Luigi Mares, che era nato nel probabilmente nel1897, intorno al 1913 part per lamerica dove lavor fino al 1919-20. Rientr quindi in Italia subito dopo la fine della 1a guerra mondiale. Con i soldi guadagnati in America compr una casa a S. Gregorio nelle Alpi (BL). Negli anni successivi nacquero le figlie: Dina nata nel 1921, Cleofe nel 1924 e Luciana nel 1926. Nel 1935, a 11 anni, Cleofe ha dovuto andare a lavorare in via Unione a Milano, dopo che il nonno aveva esaurito i soldi a causa dei prestiti maldestri. Pap e mamma si sono conosciuti probabilmente nel 1947. Si sono sposati il 29 settembre del 1951, a 27 anni. Viaggio di nozze a Miazzina (una settimana) nella casa messa a disposizione dalla sig.ra Alfonsina (dove aveva lavorato la mamma a Milano). Il nonno Luigi ha sostituito il pap alla latteria di Valmareno, dove lavorava quando si sposato. Probabilmente nel 1951, Bruno e Cleofe tramite Alfonsina ottennero di andare a lavorare in un bar in Viale Espinasse, a Milano, di propriet della stessa Alfonsina. In questo locale cera una delle prime televisioni e la gente si ammucchiava di fronte allo schermo in bianco e nero per assistere ai primi programmi, come per esempio Lascia o
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raddoppia di Mike Bongiorno. Bruno e Cleofe abitavano nelle stesse stanze adibite a tavola calda, cera un cucinino e una stanza da letto ma i locali ricorda Bruno erano molto freddi. Non avevano automobili ne motocicli perch troppo costosi. Bruno e Cleofe lavoravano dietro il banco e servivano i clienti, i quali consumavano caff e paste e, alcuni, consumavano il pranzo, venendo fatti accomodare nel retro perch il locale non aveva la licenza per la tavola calda. Lo stipendio era di 40 mila lire al mese. Dopo due-tre anni dallinizio del lavoro in viale Espinasse, Bruno e Cleofe appresero dal giornale che a Milano stavano sorgendo nuovi quartieri e successivamente trovarono un annuncio di vendita di una latteria-generi alimentari, in Via Luigi Scrosati (zona P.zza Frattini). Cleofe insist perch mio padre andasse a vederlo, e Bruno con la neo acquistata Vespa decise di andare a parlare con la signora titolare della licenza, una certa sig.ra Baccalini. Dopo alcune trattative, ci fu accordo sul prezzo di vendita (8 milioni di lire). Bruno e Cleofe decisero di correre il rischio e pagare le 50 cambiali necessarie per acquistare la licenza con il lavoro che si prospettava fiorente, grazie ai nuovi palazzi che stavano sorgendo nel quartiere, denominato quartiere Grigioni (28 palazzi, di cui una decina di 8 piani vicino al negozio). Probabilmente era il 1951. Dopo lacquisto del negozio, che era gi ben avviato, fu Bruno a cominciare lattivit, mentre Cleofe continu a lavorare in V.le Espinasse. Fin dai primi giorni Bruno si rese conto che il lavoro era tantissimo. Con lacquisto del negozio, vi era abbinato un appartamento al primo piano dello stesso palazzo. Dopo circa un mese, Bruno e Cleofe decisero di chiedere alla signora Alfonsina di poter andare
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ad abitare nellappartamento in affitto abbinato al negozio. Come previsto, con larrivo delle nuove famiglie nel quartiere appena costruito gli affari per Bruno e Cleofe andarono subito bene, il lavoro era senza sosta e i primi anni, quando ancora cerano le cambiali da pagare, decisero di lavorare anche la domenica e i festivi (allora la chiusura festiva era facoltativa). Bruno e Cleofe fecero la scelta di tenere solo prodotti di prima qualit a prezzi circa il 20% pi alti degli altri negozi. Cleofe teneva il negozio sempre pulitissimo e in ordine e Bruno serviva la clientela in giacca bianca (da negozio) e cravatta. Il negozio era sempre pieno di gente e fu necessario assumere un garzone che si occupasse delle consegne a domicilio e del rifornimento della merce nel banco e negli scaffali. Alla sera dopo cena spesso cera ancora da sistemare la merce arrivata durante la giornata e Bruno e Cleofe rimanevano a lavorare nel negozio fino a tardi. Cleofe destate faceva i ghiaccioli e il gelato. Nelle vicinanze del negozio in quegli anni sorsero delle scuole e molti bambini venivano nel negozio a comprare ghiaccioli, gelati e le sorprese, delle buste con allinterno dei piccoli giochi. Io destate prendevo i ghiaccioli dal freezer del negozio e li regalavo agli amichetti che erano molto contenti di rinfrescarsi gratis. Bruno era in contatto con il compagno di prigionia Cambi che gli disse della possibilit di rifornirsi di formaggio per il negozio presso un caseificio di Pandino, a circa 30 chilometri da Via Luigi Scrosati. Allora allingresso della citt cerano i posti di controllo del Dazio, dove bisognava dichiarare la merce in ingresso e pagare una tassa, il dazio
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appunto. Andando a prendere il formaggio a Pandino cera la possibilit di evadere questa tassa. In quegli anni fra i clienti del negozio cera anche un manager del Teatro alla Scala, un certo signor Fischer. Sapendo della passione di Bruno e Cleofe per le opere liriche, chiese di poter pagare la spesa a scadenze posticipate in cambio della possibilit per Bruno e Cleofe di assistere agli spettacoli della Scala. Pap a mamma grazie a questo cliente assistettero cos a molte opere liriche senza pagare il biglietto, il sig. Fischer li avvertiva quando dei clienti che avevano prenotato non potevano assistere allo spettacolo. Nei primi anni si faceva la consegna a domicilio del latte, sia a privati che industrie. Dopo un po di tempo Bruno si accord con gli altri negozi che vendevano latte per fare le consegne soltanto nella propria zona, senza invadere i quartieri dove cerano negozi concorrenti. In seguito Bruno e Cleofe valutarono che era meglio abbandonare la consegna a domicilio del latte, poich i clienti cos serviti non scendevano a fare la spesa. Dopo questa decisione videro le vendite del negozio aumentare. Il 15 febbraio 1965 nacqui io, Paolo Geronazzo. Bruno e Cleofe diedero in gestione il negozio per un anno. Cleofe in questo periodo decise di farsi operare al naso, poich soffriva da anni di ozena. Lintervento fu molto pesante e dovette rimanere in ospedale per oltre un mese. Durante questo periodo io stetti con il pap nellappartamento di Milano, mentre Graziano era a Cellarda con i nonni materni. Io andavo allasilo S. Celso, una scuola privata. Cera uno scuola-bus che mi portava allasilo e che si fermava proprio fuori dal negozio. Al ritorno, quando lo scuola-bus si fermava in corrispondenza del negozio, dallaltra parte della strada, aspettavo la mamma che mi venisse a prendere. Spesso
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per Cleofe era impegnata a servire i clienti e mandava il garzone Mimmo. Allora io mi arrabbiavo e lo colpivo in testa con il cestino dellasilo, perch volevo che venisse la mamma. A causa del tanto lavoro, Graziano venne lasciato presso la nonna Augusta e il nonno Luigi a Cellarda, dove frequent le scuole elementari e medie. Bruno e Cleofe andavano allincirca una volta al mese a trovarlo, sempre di corsa perch il lavoro al negozio era sempre tanto. In quel periodo Isidoro, il marito di Dina, che era un sarto, invent una macchina da cucire particolare e chiese un prestito a Bruno e Celofe per poterla produrre. Bruno su richiesta di Isidoro fece da rappresentante del prodotto. Intraprese molti viaggi nel Nord e Centro Italia ma senza alcun vero interesse da parte dei clienti. Dopo un po di tempo Bruno e Isidoro entrarono in disaccordo per via della difficolt nel vendere la nuova macchina da cucire. ci vollero parecchi anni perch Bruno e Cleofe rientrassero dei soldi prestati, non considerando gli interessi che non vennero pagati da Isidoro.

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Attivit in via Porretta


Da un cliente, il signor Vignatti, ricevettero la proposta di lavorare per la Rinascente, assemblando dei portacravatte prodotti dalla sua azienda. Affittarono una casa in via Porretta, nella periferia di Milano, a ridosso di una massicciata ferroviaria e il sabato o la domenica andavamo per portare avanti il lavoro. La Rinascente per cominci a dilazionare molto i pagamenti e i margini si ridussero fino al punto che Bruno e Cleofe decisero di abbandonare il lavoro. Dopo due anni dallacquisto del negozio Bruno e Cleofe saldarono tutte le cambiali alla signora Baccalini. Il lavoro era sempre tantissimo e negli anni seguenti Bruno pot acquistare unautomobile, una Austin A40, consigliata da un piazzista (Berni). Era unauto comoda per il trasporto di cose grazie al pianale regolare e ampio, ma aveva i freni poco sicuri; dopo qualche tempo Bruno decise di acquistare una Opel, per allora unauto molto grande, di lusso, cilindrata 1700cc. Anche questauto per, nonostante le dimensioni e la cura costruttiva (per allora), aveva i freni inefficaci per unauto di quel peso. Mio fratello Graziano nacque nel 1953 a Valdobbiadene (Bruno e Cleofe erano in vacanza lass ? Chiedere a Graziano). Fare scansione foto della famiglia ( nella camera di Bruno) e inserirla in questo documento.
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