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NUMERO 14 GENNAIO/FEBBRAIO 2013

Destra e Sinistra pari non sono


contributi di Giovanni Bachelet Enzo Balboni Pier Luigi Bersani Maria Chiara Carrozza Carlo Dell'Arringa
Emma Fattorini Carlo Galli Piero Grasso Roberto Gualtieri Michela Marzano Corradino Mineo Franco Monaco
Massimo Mucchetti Flavia Nardelli Michele Nicoletti Vittorio Prodi Giancarlo Sacchi Mario Tronti

Stefano Di Traglia
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Franco Monaco
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COMITATO EDITORIALE
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Francesco Russo
Walter Tocci
Giorgio Tonini
SITO INTERNET
www.tamtamdemocratico.it

Lintegrazione europea stata da molti secoli a questa


parte la pi grande storia di successo di costruzione pacifica
di una sovranit condivisa, di trasformazione delle cause di
potenziale conflitto in fattori di crescita comune, il modello
concreto che pi si avvicinato allideale kantiano
di comunit internazionale
leggi il resto del discorso di Pier Luigi Bersani a pag. 76

SOMMARIO
FOCUS

4
9
13
19
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Tam Tam Democratico


spazio di approfondimento
del Partito Democratico

27
31
35

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COMUNICAZIONE
progetto grafico/sito internet
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44
47

Custodire le differenze

Franco Monaco
Destra/sinistra,
vecchio/nuovo
Carlo Galli
Una coppia che resiste
Michele Nicoletti

50
55

Il lavoro prima di tutto

Mario Tronti
Lavoro e welfare
per giovani e anziani
Carlo Dell'Aringa
I matre penser liberisti
e la politica industriale
Massimo Mucchetti
Diritti e libert
della persona
Michela Marzano

59
63
69

Le radici di una
laicit positiva
Emma Fattorini

La leva strategica
di universit e ricerca
Maria Chiara Carrozza
Sovranit e sostenibilit
Vittorio Prodi
Politica costituzionale dopo
il mito della grande riforma
Enzo Balboni
Il nuovo europeismo
progressista
Roberto Gualtieri

DOCUMENTO

Legalit, fronte comune


e distinzioni politiche
Piero Grasso

76

Oltre gli stereotipi


Corradino Mineo

84

Partiti e democrazia
partecipativa
Flavia Nardelli

Idee ricostruttive
per la scuola
Giovanni Bachelet e Giancarlo Sacchi

88

Il futuro dellEuropa,
una prospettiva italiana
Pier Luigi Bersani
Destra e sinistra secondo
Anthony Giddens
Manifesto di Torino: una
unione democratica di pace,
prosperit e progresso

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Custodire
le differenze
Franco Monaco
senatore del Pd

o notiamo senza ironia: ci fa piacere che


Monti abbia scoperto che PDL e Lega sono
partiti da inscrivere sotto la cifra del
populismo e dellantieuropeismo; che la destra
italiana non ha mantenuto una sola delle sue
infinite, mirabolanti promesse; che essa non brilla per
cultura della legalit; che per anni ha occhieggiato
allevasione fiscale cavalcando lequivoca metafora dello
Stato che mette le mani nelle tasche degli italiani; che
Berlusconi portatore di un colossale conflitto di interessi;
che linformazione in Italia sconta un intollerabile indice di
concentrazione e un vistoso deficit di effettivo pluralismo;
che nellazione di risanamento avviata lo scorso anno si
acuita la questione sociale.
Non ce ne vorr Monti se, pur senza infierire, tuttavia gli
facciamo osservare due cose. La prima relativa al tempo lungo
del berlusconismo: noi ce ne eravamo accorti da gran tempo,
praticamente da sempre, circa diciotto anni fa, e, umilmente ma
concretamente, lo abbiamo denunciato e contrastato.
A volte con successo, a volte meno. Spesso senza
trovare sponde nel mondo di riferimento del professore: le
universit, lestablishment economico, i gruppi editoriali.
Perch Monti non nato oggi alla vita pubblica: a lungo
rettore e poi presidente della Bocconi, attivo in vari cda di
banche e imprese, editorialista del Corriere della sera.
Perch tutto si pu dire di Berlusconi e della Lega meno
che essi non siano sempre stati fedeli a se stessi. La
seconda osservazione verte sul passato recente: molti di
quei rilievi che oggi Monti fa suoi corrispondono
esattamente alle nostre proposte emendative, di cui c
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Destra e Sinistra pari non sono

puntuale traccia negli atti parlamentari, delle misure


adottate dal governo Monti sin dallatto del suo
insediamento: in tema di fisco, di lavoro, di pensioni, di
giustizia e di lotta alla corruzione, di informazione, a
cominciare dalla governance della Rai, che Monti non ha
potuto o voluto riformare.
Su questi temi, la sua proclamata innovazione stata
francamente timida o del tutto assente. Sotto questo profilo
innovativi, anzi alternativi, lo siamo di sicuro pi noi. Ci
detto ed ci che pi conta resta la nostra convergenza
nel giudizio nei confronti del populismo quale cifra distintiva
dellasse PDL-Lega. Che ancora c, in campo, rappresenta
tuttora lavversario sistemico da battere.
Piuttosto qui invece sta la contraddizione di Monti
quel giudizio mal si concilia con la programmatica terziet,
con lostentata equidistanza. Essa, intanto, ingenerosa
verso la vistosa differenza di comportamento politicoparlamentare tra PD e PDL verso il governo tecnico. Ma
soprattutto, complice la legge elettorale, quella terziet si
risolve oggettivamente in un fattore di frammentazione e
di instabilit come ha rilevato il Financial Times - e
persino in un aiuto offerto al fronte populista che si dice
di voler combattere. Un fonte ferito ma ancora in partita.
Ma questa questione genuinamente politica che lasciamo
al confronto elettorale.
In questa sede, ci preme piuttosto avanzare una obiezione
di fondo allo schema teorico-politico sul quale si regge
liniziativa politica di Monti: la sua pretesa di sostituire la
polarit destra-sinistra, con quella innovazioneconservazione. Una tesi non originalissima, ma francamente
debole, esposta al qualunquismo in versione snob.
Che significa innovazione? Quali riforme? Dipende dal
segno etico-politico di esse. Dare forma nuova ai rapporti
sociali (questo significa alla lettera riformismo) pu essere
fatto nelle direzioni pi diverse ed opposte. Per noi, nel
senso di un di pi di diritti e di giustizia sociale. Questo
labc della politica democratica. Mirare al bene comune,
allinteresse generale, certo, ma muovendo da una umile,
ma dichiarata posizione di parte, cio da un sistema di
valori lealmente espressi.
Sorprende lapproccio persino ingenuamente
semplicistico (politicamente parlando) del premier, il quale
non sembra consapevole della sua possibile deriva verso il
nuovismo (il nuovo sarebbe buono solo in quanto nuovo)

FOCUS

Dare forma nuova


ai rapporti sociali
(questo significa alla
lettera riformismo)
pu essere fatto nelle
direzioni pi diverse
ed opposte. Per noi,
nel senso di un di
pi di diritti e di
giustizia sociale.

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

e la tecnocrazia (la soluzione unica desunta dal pensiero


unico appaltato ai depositari di un sapere specialistico). Su
questo punto il ripudio della politica democratica intesa
come competizione tra parti, tra visioni e programmi
diversamente orientati e messi a confronto sembra che
Monti non avverta il rischio di un approccio tecnocratico
speculare a quello populista.
Entrambi appunto accomunati dal ripudio della logica
immanente alla democrazia politica, che quella della
competizione e del confronto tra offerte politiche di parte.
Del resto, che la sua non sia una proposta n super n extra
partes testimoniato da due circostanze.
La prima laperta sponsorizzazione da parte del Partito
Popolare europeo, rispettabile famiglia politica della destra
conservatrice del vecchio continente, sempre meno

Destra e Sinistra pari non sono

ancorata alla originaria ispirazione democratico-cristiana e


sempre pi comprensiva di forze populiste
(dallimpresentabile ungherese Orban a Berlusconi, che
ancora l sta, ancorch mal sopportato).
La seconda circostanza che smentisce la pretesa
superiore alterit alla polarit destra-sinistra il connubio
con il liberismo spinto della pattuglia di Montezemolo, che
contestava da quel fronte la stessa azione del governo
Monti. A meno che ci si spieghi, come pure di recente si
provato a fare ma senza convincere, che il liberismo
sarebbe di sinistra. Nonch la convergenza con lUdc, una
formazione che affonda le sue radici nella destra dorotea
Dc, e persino con il Fli di Fini, partiti che francamente
difficile ascrivere al fronte dellinnovazione.
A quanto si inteso, su questo punto che si
manifestato il dissenso di Passera. N basta a smentire una
tale collocazione di Monti la partecipazione allimpresa di
personalit cattoliche. Sia perch esse lo hanno fatto a
titolo personale, scontando il disagio di larghi settori della
propria base associativa, sia perch non un mistero
decisivo stato semmai linput di vertici ecclesiastici, che
sino a ieri non avevano lesinato sostegni alla destra e che,
in ogni caso, sul terreno dei diritti civili e sociali,
piuttosto difficile ricomprendere sotto la cifra dell audace
riformismo.
In questo numero di Tamtamdemocratico, con il
contributo di studiosi e politici, e in particolare di
personalit autorevoli che hanno dato la disponibilit ad
arricchire le liste del PD, mostreremo in concreto come le
differenze lungo lasse destra-sinistra esistano eccome, che
custodire ed elaborare (certo creativamente) tali differenze
e metterle a tema con trasparenza nel confronto politicoelettorale la sostanza stessa della democrazia. Una
competizione-confronto tra parti, ancorch protese a
interpretare e servire il bene comune.
Sul piano economico-sociale nellarticolare libert e
uguaglianza, su quello della politica europea ove semmai il
problema di portare in Ue un di pi e non un di meno di
politica intesa come aperto confronto tra indirizzi politici,
sul piano della politica costituzionale, quello nel quale, pi
di ogni altro, si rivela la fallacia della polarit conservatoriinnovatori. Sicuri che discostarsi dai valori e dallimpianto
costituzionale sia buona innovazione, avanzamento
riformista e che, per converso, proporsi di custodire e

FOCUS

Mostreremo in
concreto come le
differenze lungo
lasse destra-sinistra
esistano eccome, che
custodire ed
elaborare (certo
creativamente) tali
differenze e metterle
a tema con
trasparenza nel
confronto politicoelettorale la
sostanza stessa della
democrazia.

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

inverare i principi costituzionali sia ottuso


conservatorismo?
Insomma: confutiamo la tesi secondo la quale destra e
sinistra sarebbero categorie inservibili e prive di
significato, cos come dissentiamo dallidea che il nuovo sia
buono in quanto nuovo, che lopposizione tra chi conserva
e chi riforma corrisponda allalternativa tra male e bene.
Tutto dipende dai giudizi e dalle scelte di valore. Da
trascrivere poi nelle concrete azioni politiche.
Del resto, a divederci da Monti anche la sua orgogliosa
rivendicazione dellidea che improvvisare una iniziativa
elettorale in poche settimane intorno a un uomo e a
unagenda concepita per fronteggiare unemergenza sia un
merito e una virt da contrapporre alla vecchiezza di chi,
da cinque anni (non dal 1921!), si impegnato a elaborare
una visione di lunga lena che trascenda la competizione
elettorale, a mettere a punto un programma, a costruire un
partito inteso come organismo collettivo e solo infine a
proporre una propria offerta elettorale. E a farlo su base
democratica, con una partecipazione di popolo. Attraverso
gli strumenti della rappresentanza mixati con elementi di
democrazia diretta quali le primarie.

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Destra/sinistra,
vecchio/nuovo
Carlo Galli

insegna storia delle dottrine politiche allUniversit di Bologna

a polemica contro la coppia destra-sinistra


che sarebbe obsoleta, arcaica, e che dovrebbe
essere sostituita da innovazione-conservazione
uno degli snodi politici fondamentali della
campagna elettorale. Il Nuovo a cui ci si appella la
centralit degli imperativi di uneconomia interpretata solo
nellottica delle compatibilit di bilancio e dellattenzione alle
esigenze di valorizzazione del capitale. Questo Nuovo poi
anche Oggettivo, ovvero il fondamento indiscutibile della
politica, alla quale resta un solo compito: assecondarne lo
sviluppo attraverso un esecutivo a forte competenza tecnica,
con lappoggio di un legislativo ampiamente collaborativo.
Chi si oppone al Nuovo o impreparato e inaffidabile,
oppure Vecchio, conservatore; in entrambi i casi impari ai
compiti che la realt propone.
Esiste quindi un corso della storia talmente cogente e
irreversibile da essere un automatismo; ma, al tempo stesso,
questa oggettivit fragile e bisognosa di essere tutelata dagli
improvvidi interventi di chi non adeguato a custodirla. C
un Destino, quindi; e al tempo stesso c, per chi non lo
riconosce, una Catastrofe in agguato. La coppia destrasinistra stata riassorbita nella coppia vecchio-nuovo, e sta
tutta dalla parte del Vecchio.
Al contrario, proprio la contrapposizione fra destra e
sinistra a essere originaria: mentre la contrapposizione fra
conservazione e innovazione, per quanto importante,
sottoposta a essa.
Va in primo luogo osservato che non sono i contenuti
a distinguere la destra dalla sinistra: i valori (differenza o
uguaglianza fra gli uomini), le opzioni politiche (autorit o
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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Ancora oggi la
distinzione fra
destra e sinistra
valida, se assunta in
senso radicale, cio
con riguardo non
tanto ai contenuti
quanto allorigine e
alla finalit
dellazione politica.

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libert, gerarchia o autonomia), le percezioni della storia


(conservazione o progresso) sono criteri utili, ma fragili:
le tradizioni politiche di destra e sinistra non sono
univoche ma contraddittorie, e si pu facilmente
dimostrare che dentro i contenitori destra e sinistra c
stato tutto e il contrario di tutto.
Ci sono infatti molte destre possibili: la destra dellOrdine
naturale che si impone sulla libert degli uomini; la destra
della libera iniziativa individuale che nella competizione
economica seleziona vincitori e vinti, adatti e inadatti,
secondo le leggi del mercato; la destra del comando politico
dallalto, del capo plebiscitario che con la sua decisione riorganizza, con mezzi extra-legali e extra-istituzionali, lintero
corpo politico. Queste destre hanno idee differenti sulla
consistenza dello spazio politico, sul rapporto fra politica e
religione, fra Stato individuo e popolo, sulleconomia.
Allo stesso modo, dentro la sinistra sono collocabili i
razionalisti e gli illuministi, in lotta contro lautorit
tradizionale con larmamentario della laicit e dei diritti; i
democratici radicali, col loro repubblicanesimo egualitario e
moralistico (giacobino o mazziniano); i socialisti, nelle loro
varie e contrapposte famiglie: quelli che Marx defin utopisti,
i marxisti (suddivisi fra rivoluzionari e riformisti), gli
anarchici. Anche quello della sinistra un mondo di
straordinaria variet e di plurivocit.
Davanti a ci, e davanti al fatto che destra e sinistra, per
di pi, si sono spesso scambiate le argomentazioni e hanno
condiviso gli obiettivi polemici, chiaro che gli
schematismi sono insufficienti, la storia ambigua, e il
presente sembra incerto.
Ma, in realt, ancora oggi la distinzione fra destra e sinistra
valida, se assunta in senso radicale, cio con riguardo non
tanto ai contenuti quanto allorigine e alla finalit dellazione
politica. La politica moderna, che nasce dalla perdita
dellOrdine tradizionale nelle guerre civili di religione del
Cinque e del Seicento, ha due problemi: come si passa dal
disordine allordine, e quale ruolo politico ha il soggetto.
rispetto a questi problemi che lo spazio politico
moderno si divide in due: da una parte sono le famiglie
politiche di destra che percepiscono il disordine come dato
primario e insuperabile. Per le destre, infatti, il reale
instabile, ovvero unOggettivit continuamente minacciata.
Nel primo caso la destra esprime lidea nichilistica che la
politica pu fare di tutto perch nulla vero e oggettivo, e

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

tutto finzione e propaganda (la destra ebbra, Berlusconi);


nel secondo caso la destra (quella sobria e moderata, di
Monti) esprime lidea che la politica non pu fare nulla nelle
materie serie e importanti, perch il loro funzionamento, s
oggettivo, ma al tempo stesso cos fragile che non lo si pu
disturbare; loggettivit che questa destra difende, la Legge a
cui si richiama, non disponibile per lagire umano
soggettivo, che attraverso la politica la modifichi, ma solo
alla tecnica che ne faccia la manutenzione.
La logica Vecchio/Nuovo minacciata da chi non vuole
capirla; e a sua volta, a dispetto della sua oggettivit, lo tratta
polemicamente: definire lavversario arcaico vuol dire
infatti, a rigore, considerarlo degno destinzione. Le sinistre
sviluppano invece laltro lato del Moderno, quellelemento
normativo e ordinativo che il soggetto, il singolo, la
persona, e per le qualit innate che vi ineriscono (tradotte,
del discorso politico moderno, nel sistema dei diritti) lo
assumono come Valore da affermare, attraverso pratiche
politiche che fanno dellemancipazione individuale e
collettiva il fine della prassi. il soggetto, la persona, lo
snodo attraverso il quale, con la mediazione dei partiti e delle
istituzioni, si passa dal disordine allordine, dallingiustizia
alla democrazia.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

In particolare, la sinistra riformista sa che leconomia non


neutra ma che in essa c chi vince e chi perde, chi ha
potere e chi lo subisce; che ogni sviluppo non un
automatismo ma una scelta fra plurime possibilit, alcune
volte a massimizzare la difesa dellOrdine dato, altre la libert
e la dignit delle persone. E che quindi la distinzione fra
destra e sinistra vale anche riguardo alleconomia, e alle sue
pretese di oggettivit e di novit. La sinistra riformista
esprime pertanto lidea che la politica pu fare qualcosa
rispetto alleconomia, per raddrizzarne e guidarne il percorso,
per dare apertura umanistica alla sua presunta oggettivit, e
per interpretarla dal punto di vista del soggetto, della sua
dignit, della sua sofferenza, della sua speranza.
Quindi, se a essere dirimente non la mera successione
cronologica ma la finalit dellazione politica, la
contrapposizione vecchio/nuovo non primaria ma
subalterna a quella fra destra e sinistra: c un Vecchio di
destra e un Vecchio di sinistra, un Nuovo di destra e un
Nuovo di sinistra.
Riconoscere con realismo le trasformazioni del mondo
(entrare cio nella logica Vecchio/Nuovo) non vuol dire
accettarle tutte: vuol dire vederle come un terreno aperto per
la libert umana, come una sfida per la politica, che pu
modificarle in una direzione o in unaltra.
Il Nuovo per il Nuovo avanguardismo nichilistico,
oppure un dogmatismo, una schiavit rispetto a processi
che chiedono sacrifici umani. Ma, daltra parte, ci pu essere
anche un rinnovamento che ha finalit emancipative, che
vuole affermare la giustizia e la dignit delle persone. Allo
stesso modo, il Vecchio pu essere una tradizione di
oppressione, da rifiutare, oppure un consolidato patrimonio
democratico di diritti e di ideali, da salvaguardare e da
implementare. In generale, c politica appunto perch
lultima parola non mai data, ma va alle decisioni fra diverse
opzioni, di destra e di sinistra.
Infine, a negare la differenza fra destra e sinistra la destra
moderata e sobria ma sempre a rischio di dogmatismo e di
tecnicismo; ad accentuare allo spasimo quella differenza la
destra radicale e nichilista, che nella politica vede solo
conflitto (o paranoica propaganda contro il nemico); mentre
a riconoscere la differenza fra destra e sinistra, con un occhio
alla realt e uno alla sua possibile trasformazione
emancipativa, la sinistra riformista, col suo realismo
orientato da una scelta politica a misura umana.
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Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Una coppia che resiste


Michele Nicoletti

insegna filosofia politica allUniversit di Trento

i fronte a chi oggi si chiede se la distinzione tra


destra e sinistra sia ancora utile nel
panorama politico attuale, viene alla mente la
battuta del filosofo francese Alain: Quando
qualcuno mi domanda se abbia ancora un senso
la divisione tra partiti di destra e di sinistra, tra uomini di destra
e di sinistra, la prima cosa che mi viene in mente che la
persona che mi fa questa domanda non certamente di
sinistra (Alain, Propos, in Droite et gauche, Dcembre 1930).
Chi infatti si riconosce nella sinistra, discute appassionatamente
su che cosa sia veramente di sinistra, ma non si sogna di
mettere in dubbio lesistenza di una distinzione tra i due campi,
perch tale distinzione in un certo senso alla base della sua
identit politica.
Lidentit politica della sinistra, infatti, tende a costruirsi sulla
base di una dialettica con la realt esistente: se essa viene
identificata con la passione per luguaglianza, essa sorge come
denuncia e come rivolta nei confronti delle insopportabili

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Anche la destra
pura ha una
natura dialettica, in
s negatrice di
unaltra parte, la
sinistra appunto,
e non un caso che
tale destra schietta
non abbia nessuna
difficolt a
riconoscersi e
proclamarsi tale.

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ingiustizie dominanti; se essa viene identificata con il


progressismo, essa sorge come protesta nei confronti del
presente e come lotta per una trasformazione e un
cambiamento di ci che ; se essa viene identificata con la lotta
per lemancipazione, essa sorge come movimento di liberazione
dalle catene che imbrigliano lesistenza. Insomma aspirazione
a qualche cosa di diverso, che ancora non dato e quando pure
si fa governo e a modo suo instaura un ordine esistente, si
premura di affermare che la realt da essa costruita solo un
abbozzo di ci che ha in mente e che sar, ed comunque altra
rispetto a quelle altrove esistenti.
Anche la destra pura ha una natura dialettica, in s
negatrice di unaltra parte, la sinistra appunto, e non un
caso che tale destra schietta non abbia nessuna difficolt a
riconoscersi e proclamarsi tale. Chi invece fa fatica a dichiararsi
e preferisce mettere in dubbio lesistenza stessa di una destra e
sinistra spesso portatore di una posizione di conservatorismo,
pi o meno illuminato. Proclamandosi al di sopra delle parti o
dichiarando le parti stesse (destra e sinistra) inesistenti o
superate, mira a costituire attorno alle proprie posizioni un
nuovo blocco sociale trasversale che neutralizzi ogni reale
cambiamento.
Tale atteggiamento nega linevitabile parzialit di ogni
posizione politica entro una dinamica competitiva, attribuendo
a s laura dellimparzialit propria delle istituzioni. Ma con ci
compie solo un artifizio retorico di tipo propagandistico,
perch anche tale atteggiamento finisce inevitabilmente per
collocarsi dalluna o dallaltra parte dello schieramento politico
entro una democrazia parlamentare.
Possono dunque mutare i valori caratterizzanti la dialettica
destra/sinistra a seconda del contesto storico e geografico, ma
ogni presa di posizione politica occupazione di uno spazio
politico allinterno di un orizzonte dato e, per quanto essa
cerchi di scomporre il quadro esistente, essa finisce per doversi
misurare con uno scenario pi largo che ne definisce i contorni.
In questo tentativo di negazione delle opposizioni esistenti e
nella volont di proporre un proprio orizzonte oppositivo (ad
esempio la coppia conservazione/innovazione al posto di
destra/sinistra) non si realizza il superamento della logica
delle parti, ma solo la volont di introdurre una diversa logica, a
s pi favorevole. Come sempre la lotta per il potere anche
lotta per linterpretazione o, pi banalmente, lotta per
lindividuazione dellavversario da battere.
Dunque non si tratta di negare la dialettica destra/sinistra,

Destra e Sinistra pari non sono

ma di reinterpretarla nelle condizioni delloggi. E intrecciando


motivi antichi e motivi a noi contemporanei, quattro crinali mi
paiono significativi per la ricomprensione dellessere sinistra
oggi.
Il primo di questi la sfida dellautogoverno, la sfida di chi vuole
introdurre un pi di autogoverno nella nostra vita di singoli e
di comunit di fronte allincalzare di poteri altri da noi che
condizionano la nostra esistenza e pretendono di definirne i
fini, la natura, i mezzi.
Vedo in questa sfida un capitolo delleterna lotta per
lemancipazione: dellindividuo umano che si vuole affermare
come soggetto capace di autogoverno rispetto al dominio
padronale o tribale e si batte per la propria libert dal giogo
delloppressione altrui. Liberazione mai compiuta che si
compie attraverso atti di raccoglimento e di disciplina, cura di
s e ascolto dellaltro, ma che non rinuncia, in ogni caso, a
porre la propria impronta sulla vita propria e su quella della
propria comunit.
Lideale dellautogoverno ideale antichissimo che
caratterizza la nascita dellantica polis greca di fronte ai regimi
dispotici dellantichit e che attraversa i secoli ripresentandosi
in et moderna e contemporanea come lotta contro
lassolutismo regio e la visione patriarcale del potere politico,
come ideale repubblicano contro ogni autocrazia. Lo troviamo
alla base del diritto di resistenza al tiranno, nonch del diritto a
pensare con la propria testa e dunque a sottomettere ogni
potere alla critica della ragione pubblica, alla base delle grandi
rivoluzioni in America e in Francia e della lotta per
lemancipazione degli schiavi, dei lavoratori sfruttati, delle
donne, dei popoli coloniali, delle minoranze di ogni tipo.
Questa la sfida della democrazia, ideale di persone che si
vogliono libere e si riconoscono uguali e per questo
rivendicano per s e per gli altri la possibilit di autogovernarsi.
Qui democrazia non semplice selezione di prodotti offerti dal
mercato o dalle lites tecnocratiche, ma fiducia nella capacit
creativa del soggetto personale e associato di produrre pratiche
di governo. Questo bellideale repubblicano oggi cos attuale
di fronte ai rischi del paternalismo e della tecnocrazia (che si
nutrono infatti della sfiducia nelle capacit di autogoverno del
soggetto umano) lideale in cui si compie laspirazione
emancipatoria: per questo oggi il partito della sinistra o del
centrosinistra in Italia si chiama democratico perch ha
riconosciuto nella democrazia il compimento degli ideali di
emancipazione ottocenteschi.

FOCUS

Lideale
dellautogoverno
ideale antichissimo
che caratterizza la
nascita dellantica
polis greca di fronte
ai regimi dispotici
dellantichit e che
attraversa i secoli
ripresentandosi in
et moderna e
contemporanea come
lotta contro
lassolutismo regio e
la visione patriarcale
del potere politico.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Nellaffermazione
primaria della sfida
dellautogoverno, che
anzitutto sfida della
libert singolare, non
deve andare smarrita
la trama delle
relazioni umane.

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La democrazia ossia lautogoverno non pi tappa


intermedia verso un orizzonte pi alto (il socialismo o la nuova
cristianit) ma il fine dellazione politica e il socialismo o il
liberalismo democratico sono semmai pratiche sociali che in un
determinato momento storico possono contribuire a realizzare
meglio il disegno emancipatorio.
Cos con chiarezza si esprime la nostra Costituzione
nellindicare alla repubblica e ai suoi poteri il compito di
rimuovere gli ostacoli al pieno dispiegamento della vita
personale in condizioni di uguali possibilit. E con ci si supera
anche ogni residuo paternalistico e autoritario pur presente in
tante tradizioni sociali del passato che attribuivano al ruolo di
un partito guida o di unautorit ecclesiastica il compito di
indicare al popolo il proprio destino storico.
Un secondo crinale quello di unantropologia
individualistica o relazionale. Nellaffermazione primaria
della sfida dellautogoverno, che anzitutto sfida della
libert singolare, non deve andare smarrita la trama delle
relazioni umane, che invece lindividualismo tende a
cancellare o a concepire come mero intralcio, vincolo da
cui liberare lindividuo.
Lidea di un individuo atomisticamente concepito
unastrazione ideologica, una costruzione sociale. Lessere
umano che tende alla cura di s, nasce dalla cura di altri per lui e
resta ad altri debitore del suo venire al mondo. La solidariet ne
cifra biologica prima che morale e ne disegna la natura di
essere parlante e ragionante in quanto comunicante.
La giustizia allora, valore perenne della sinistra, si scopre cos
inscritta nellessere prima che nellagire delluomo, come
obbligo interno alle relazioni umane. E qui sta un tema
crucialissimo delle relazioni sociali sia affettive che lavorative:
perch lincontro con laltro, lassunzione dellaltro non
riducibile a mero scambio di cose in una dinamica in cui
lessere umano stesso e il proprio fare ridotto a cosa, a
strumento del mio piacere o dominio, a mera merce. Lessere
umano non perde mai la propria dignit, la propria eccedenza,
la propria realt indisponibile ad essere del tutto reificata, resa
insomma mero oggetto.
Tale responsabilit che si contrae nella relazione, che gi da
sempre nella relazione, non si pu scaricare totalmente su un
terzo (sia esso lo Stato o il mercato) ma rimane consegnata alla
dimensione interpersonale, cio propriamente sociale. Perch
proprio il carattere di socius che rimane per lessere umano
ineliminabile e che non pu essere dismesso nemmeno nel

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

venir meno della relazione per il sopraggiungere di eventi o di


nuove consensuali decisioni.
Da questa combinazione tra singolarit e relazionalit
scaturisce il terzo crinale che quello del pluralismo e
dellalterit. Perch nella relazione con laltro che mi costituisce
viene superato il monismo imperialistico e si apre lo spazio al
coglimento della differenza. E lo spazio dellumano si rivela
cos proprio nella comunanza spazio plurale, spazio sorto
dallesistere di una pluralit di esseri umani irriducibili al s, che
costringono il s ad uscire dalla propria autocontemplazione,
dallillusione di essere tutto il mondo e dunque alla presa di
coscienza della propria relativit.
E in ci si innesta la coscienza del proprio limite e dunque
quello sguardo laico che relativizza ogni propria posizione e
sa cogliere nello sguardo dellaltro non solo un altro punto di
vista, ma un altro punto di vista, ossia uno sguardo orientato
sul vero e sul bene alla pari del mio, che esige
riconoscimento e rispetto.
E ci diverso appunto non solo dal monismo imperialista
di chi non riconosce altra posizione se non la propria, ma
anche dalloggettivismo tecnocratico che pretende esservi un
punto di vista asettico e neutrale non dipendente da soggetti
immersi nella storia. Ed invece proprio la trama di dialoghi di
soggetti diversi immersi nella storia, capaci di riconoscere e
intessere la propria pluralit, che costruisce trame di relazioni e
di significati diversi e comuni, che possono orientare e
sorreggere il mondo.
Infine il quarto crinale la tensione utopica, la dialettica tra ci
che e ci che non ancora, la passione e la speranza in un
possibile mondo alternativo al presente. Questa tensione
costituisce da sempre la fonte del distacco dallesistente, il
rifiuto della sacralizzazione del presente, il prodotto inevitabile
della natura creativa e non meramente ripetitiva dellanimale
umano, capace di dare vita a novit e non solo di riprodurre
meccanicamente il gi visto.
Visione progressista, certo, ma non nel senso banale che il
domani sar necessariamente migliore delloggi, ma nel senso
pi profondo che la storia dellumano non pu essere
consegnata alla definitiva sconfitta da parte della morte e del
dolore, ma contiene in s una possibilit di distacco e di
superamento delleterno scacco e che proprio la dimensione
temporale in cui lesistenza umana inserita non ne segna solo
la condanna alla consunzione, ma anche la possibilit di un
riscatto. Appunto, come si diceva allinizio, di una liberazione.
17

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Il lavoro prima
di tutto
Mario Tronti

Presidente del Centro per la Riforma dello Stato

avoro come parola chiave, funziona sempre.


Funziona, paradossalmente, per luno e per
laltro degli schieramenti, sociali e politici,
contrapposti. O pro, o contro. E se fosse
reale questa numerazione delle Repubbliche,
se ne potrebbe narrare la storia anche attraverso il
rapporto tra sistema politico e lavoro. Sarebbe
interessante. Quelle che si sono chiamate prima e seconda
Repubblica, sono di fatto le due parti in cui si divisa let
repubblicana fin qui. Immaginando, in mezzo, una data di
frattura, direi 1980, la sconfitta operaia alla Fiat,
simbolicamente rappresentata dalla marcia dei cosiddetti
quarantamila. Uso per prudenza dei congiuntivi, perch le
valutazioni sono soggettive e i riscontri empirici sono
sempre l in agguato pronti a smentirti.
Ma insomma, tra anni Settanta e Ottanta, c un
passaggio di fase politica e di ciclo economico. Ed
esattamente sul punto lavoro che si fonda il cambio di
egemonia culturale da sinistra a destra. Lart. 1 Cost., la
Repubblica democratica fondata sul lavoro, era rimasto
architrave indiscutibile del sistema politico-sociale. Questo
ha pesato anche nel trentennio seguente, tanto che gli
attacchi alla Costituzione formale, sempre pi virulenti, si
erano comunque fermati davanti a questo principio. la
Costituzione materiale che lo ha di fatto rovesciato. E
sarebbe da discutere se il principio sostitutivo reciti: una
Repubblica fondata sullimpresa o una Repubblica fondata
sul mercato. Sappiamo teoricamente che tra impresa e
mercato c questo rapporto di ambigua corrispondenza.
Ma, storicamente, chi viene prima, chi nato prima? Tra
19

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

La lettura politica
della crisi economica
indispensabile per
capire come stanno
veramente le cose.
Gli economisti
mainstream
dellultimo
trentennio hanno
dimenticato che il
capitalismo
economia politica,
come ci avevano
insegnato i pensatori
classici.

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mercantilismo e industrialismo, c un percorso. E del resto


quando limpresa diventa fabbrica che il lavoro sale al centro.
Leconomia politica classica descrive questo passaggio. Ma si
pu, esso, rovesciare, dentro una struttura capitalistica, come
si tentato di fare, nel ciclo detto neoliberista? E non sta qui
la causa di fondo dellattuale crisi? Nella transizione dalla
centralit della produzione alla centralit del mercato, per di
pi in uneconomia globalizzata, si costruito pi un
apparato ideologico che una trasformazione strutturale. Si
pu, a mio parere, ragionevolmente sostenere che la lotta
contro il lavoro ha motivato il mutamento di fase politica al
punto tale da obbligare a un mutamento di ciclo economico.:
prima si messo in discussione lo Stato sociale, poi si
passati allideologia dellautoregolazione dei mercati.
La lettura politica della crisi economica indispensabile
per capire come stanno veramente le cose. Gli economisti
mainstream dellultimo trentennio hanno dimenticato che il
capitalismo economia politica, come ci avevano insegnato i
pensatori classici. I fattori oggettivi muovono e sono mossi
attraverso soggetti, soggettivit sociali e persone in carne e
ossa. Vi ricordate? Sono gli uomini che fanno la storia, anche
se in condizioni ben determinate. Il lavoro , di questo,
espressione centrale. Se non lo prendi, e non lo tratti, come
un punto di vista, autonomo, danneggi, non solo linteresse
dei lavoratori, anche quello degli imprenditori.
Una cosa chiara bisogna dirla. La lotta di classe c. Non
l che avvenuta la fine della storia. avvenuta piuttosto
sulla rappresentazione che di essa ha dato, in eccezionali
forme, quel grande secolo che stato il Novecento. Alla
lotta di classe accaduto quello che accaduto al mondo.
Ma la lotta di classe era essa stessa un mondo. Anche
quella lotta diventata unipolare. ora a senso unico.
Viene organizzata da una parte sola. E sappiamo,
labbiamo imparato una volta per tutte nelladolescenza
intellettuale, che la lotta, qualunque tipo di lotta, o viene
organizzata, o non c, o come se non ci fosse.
Esattamente quanto avviene adesso, ovunque, in Usa, in
Italia, o in Cina. Chi rappresenta, o dovrebbe rappresentare,
il punto di vista lavoro, non preoccupandosi pi di dare
forma a quella lotta, non la vede neppure pi. Non
sbagliato coniugare lavoro e impresa. sbagliato pensare e
praticare il rapporto in unutopia collaborativa, che non solo
esclude ma demonizza il conflitto. Se la Sinistra, quella
maggioritaria, quella riformista, quella di governo, non fa

Destra e Sinistra pari non sono

rientrare nella sua testa, oggi di legno, che il suo luogo di


elezione, storicamente naturale, il conflitto, prima di tutto
sociale, non riacquister credibilit, e direi legittimit, presso
il suo popolo.
Larma vincente mostrare allo stesso interesse
capitalistico che il conflitto il motore dello sviluppo. Le fasi
di maggior crescita hanno coinciso con le fasi di maggior
lotta. Le ricette di oggi sono esattamente opposte, dalluna e
dallaltra parte. La giaculatoria dellappello alla coesione
sociale una ricetta non di superamento ma di
prolungamento della crisi. Non risveglia quelle energie
sociali, che, in campo, potrebbero dare la scossa che serve a
uneconomia reale inceppata.
Abbiamo detto che i capitalisti fanno lotta di classe a
senso unico. La fanno male. Perch pensano di farla
irrigidendo le sbarre nella gabbia dacciaio delle compatibilit
di sistema economico-finanziario. La fanno attraverso il
Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea, i
vertici, anche l tecnici, dellUnione economica europea.
Gli Stati nazionali le manovre le facevano magari contro il
parere dei sindacati e delle forze politiche di opposizione, ma
prima si misuravano, si confrontavano, se non altro per
capire i margini fino a cui spingere la manovra stessa. Questi,
li spaventa non solo il conflitto, addirittura la concertazione,
il fatto di solo sedersi al tavolo con le cosiddette parti sociali.
il segno di una condizione, che poi per me allorigine
di tutti i mali presenti: il miserabilismo delle attuali classi
dirigenti e dominanti. Ci sono vari gradi, nei vari Paesi, di
questa miseria. Qui da noi, per lOccidente, quasi il fondo.
La stessa postazione di sinistra ne rimasta gravemente
danneggiata. un miracolo che si veda emergere una
generazione che vuole ripartire da politica e organizzazione,
da autonomia culturale e rinnovato gusto per le lotte: non a
caso dicendo il lavoro prima di tutto, o come si voglia dire,
il lavoro al centro, scegliendo comunque quel punto di vista
per ricementare un campo di forza dattacco.
Mi sono chiesto spesso: perch questo accanimento
contro le conquiste di redditi, di diritti, di piena occupazione,
di welfare, e di presenza, di protagonismo, delle classi
lavoratrici durante i famosi trenta gloriosi, 1945-1975?
Perch questo vero e proprio odio contro i soggetti di quelle
conquiste, sfociato poi nellignobile ignobile! principio
meno ai padri e pi ai figli?
Si ragiona oggi di debito e colpa, ebbene debito e colpa

FOCUS

un miracolo che si
veda emergere una
generazione che
vuole ripartire da
politica e
organizzazione, da
autonomia culturale
e rinnovato gusto per
le lotte: non a caso
dicendo il lavoro
prima di tutto, o
come si voglia dire, il
lavoro al centro.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

vanno messi sulle spalle dei lavoratori per il fatto che


avevano vinto le loro battaglie, colpa loro e dei sindacati che
li avevano organizzati, dei partiti che li avevano rappresentati,
dei governi che li avevano subiti. Racconto, facendo forza
sulle mie abitudini, un episodio personale. Ero in Senato
quando cerano, per mia fortuna insieme, Miglio e Bobbio.
Sedevamo in disparte, a conversare, e Miglio dice: sapete qual
una categoria fondamentale della politica? la vendetta.
Bobbio disse subito apertamente di no, io, in cuor mio, mi
dissi, ma forse s. Di questi tempi, ne ho trovato conferma.
La spiegazione del protervo atteggiamento padronale degli
ultimi trentanni ingloriosi non sar tutta qui, ma una parte
c. dagli anni Ottanta, e il 1989 e il 1991 hanno dato una
buona mano, che questo spirito di rivalsa antilavoro si
imposto, non ha fatto grande storia, piuttosto cronaca
quotidiana, ma ha occupato il territorio-mondo e non ha
ancora contro di s chi lo contrasti al suo livello.
La reazione antinovecentesca ha poi vestito i panni della
grande innovazione, messa in farsa di quellatto tragico che
nel secolo scorso era stato la grande trasformazione. Gli
sono andati dietro intellettuali liquidi e politici leggeri, ancora
oggi vediamo corrergli accanto, a destra e a sinistra, tutti
quelli che quando sentono la parola lavoro mettono mano
alla pistola con il web in canna.

22

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Lavoro e welfare
per giovani e anziani
Carlo Dell'Aringa

insegna Economia Politica all'Universit Cattolica di Milano

dati sulle famiglie e sui giovani sono allarmanti. E


la domanda sorge spontanea : cosa dobbiamo
aspettarci per il futuro? Cosa fare per migliorare la
situazione ?
La situazione resta grave. Anche gli ultimi dati pubblicati
dallIstat segnalano un peggioramento e le previsioni per una
possibile ripresa delleconomia si sono progressivamente
spostate in avanti. In ogni caso prima che riprenda la
occupazione passer ancora pi tempo, perch le imprese
cercheranno di utilizzare innanzitutto la forza lavoro
parcheggiata negli ammortizzatori sociali. E le riforme delle
pensioni adottate in questi anni, non aiuteranno. Anche
lultima riforma, pur importante per mettere i conti pubblici
in sicurezza, produrr un effetto negativo sul ricambio
generazionale. Si sono gi sentiti gli effetti delle precedenti
riforme delle pensioni. In un anno loccupazione dei
lavoratori compresi tra 55 e 64 anni di et aumentata di
quasi mezzo milione, mentre il tasso di disoccupazione
giovanile, nello stesso intervallo di tempo, aumentato di
oltre 5 punti percentuali.
Entro il 2020 la forza lavoro anziana aumenter di oltre un
milione di unit. Solo per dare occupazione a questa offerta di
lavoro aggiuntiva occorrer un aumento del PIL di quasi luno
per cento allanno, nei prossimi cinque. E stando alle previsioni
dellIstat continueranno ad affluire lavoratori immigrati. Forse
in misura minore, se la crisi agir da deterrente. Ma lo stock
continuer ad aumentare, non fosse altro per il fatto che il
nostro sistema produttivo continuer a produrre posti di lavoro
poco qualificati negli unici settori che comunque tenderanno
ad espandersi ( servizi distributivi, servizi alla famiglia, servizi di
23

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

manutenzione, ecc.)
Dal momento che sar ben difficile che nei prossimi
cinque anni il Paese riesca a svilupparsi a tassi che dovranno
essere ben superiori alluno per cento, per assorbire questo
aumento della offerta di lavoro, assisteremo ad un ulteriore
aggravamento della situazione in atto, con lavoratori anziani
impegnati (speriamo con successo !) a mantenere il loro
posto di lavoro ( per evitare di stare senza lavoro e senza
pensione) , con giovani diplomati e laureati alla ricerca di un
posto in settori che hanno ormai chiuso i rubinetti delle
assunzioni ( pubblico impiego, banche, ecc.) e con ulteriori
immigrati per lo pi segregati nei posti di lavoro meno
qualificati e rifiutati dai lavoratori locali.
Questo il banco di prova delle politiche del prossimo
Governo: quello di risolvere un problema enorme di
mismatch nel mercato del lavoro, cio di mancato incontro
tra domanda e offerta. Con lavoratori che rimarranno
disoccupati di fronte a posti di lavoro che dovranno essere
ricoperti da lavoratori di altri Paesi.
I rimedi necessari dovranno seguire due direzioni. Da un
lato attuare investimenti diretti ad aumentare produttivit e
qualit dei nuovi posti di lavoro e dallaltro orientare i giovani
(e le famiglie, soprattutto!) per indirizzarli e prepararli ad
occupare i posti che si renderanno disponibili.
Per fare questo non basteranno le tradizionali politiche del
lavoro. Occorrer uno sforzo congiunto delle forze politiche
e sociali che dovranno mettere in campo tutti gli strumenti
necessari per raggiungere questo difficile obiettivo.
Facciamo qualche esempio.
Vi sono Paesi che hanno tassi di disoccupazione dei
giovani che sono almeno la met del nostro, per non parlare
della Germania dove un quarto del nostro ( 9 per cento
contro 36 per cento).
Cosa ci manca ?
Met dei giovani tedeschi sono apprendisti che, alla fine
del loro percorso di alternanza scuola-lavoro, riescono
agevolmente ad avere un posto stabile. Questo il modo in
cui in Germania si incontrano domanda ed offerta di lavoro.
Anche noi abbiamo lapprendistato, ma non funziona bene,
purtroppo. Per farlo funzionare occorrono condizioni
ambientali ben pi favorevoli delle nostre. In Germania
lapprendistato una istituzione, fortemente voluta dai giovani,
dalle famiglie, dalle imprese, dai sindacati , dalle associazioni
imprenditoriali e dagli enti pubblici che mettono a disposizione
24

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

il meglio delle loro risorse per farlo funzionare. E nessuno si


azzarda a mettere in discussione una istituzione che radicata
nella cultura e nella storia di un Paese.
Noi non siamo riusciti a creare le stesse condizioni e lo
stesso ambiente favorevole, eppure sono dieci anni che la
riforma dellapprendistato nellagenda dei Governi, delle
Regioni e delle parti sociali. Finora i risultati sono modesti
( ad essere generosi).
Ma quello dellapprendistato solo un esempio delle
iniziative e degli interventi che dovremmo attivare per
aumentare il grado di occupabilit dei nostri giovani. Non
abbiamo solo il primato, tra i Paesi sviluppati, di una
percentuale troppo bassa di studenti che praticano qualche
forma di alternanza tra studio e lavoro. Abbiamo anche altri
tristi primati.
Lapprendimento e i risultati dei
giovani a scuola sono scadenti,
soprattutto rispetto a quelli di altri
Paesi. Lorientamento alle scelte di
studio e professionali, poi, del tutto
insufficiente. Inoltre non abbiamo
sviluppato un percorso di formazione
di carattere terziario ( post-secondaria)
di tipo tecnico professionale da
collocare accanto a quello accademico
universitario. Questo tanto pi grave
se si considera che il mondo delle
piccole imprese proprio a questo tipo
di preparazione dei giovani, sarebbe
interessato. Dulcis in fundo, i nostri
servizi allimpiego, tranne alcune
lodevoli eccezioni, sono assolutamente
privi delle risorse, professionali,
finanziarie ed organizzative, necessarie
per accompagnare i giovani verso il
lavoro, cos come si fa negli altri Paesi.
Se la situazione questa non
possiamo stupirci che il rendimento
del capitale umano sia cos basso nel
nostro Paese. Il basso rendimento
spiega il basso investimento, come
dimostrato dalla ridotta quota di
laureati rispetto al totale dei giovani
che entrano nel mercato del lavoro.
25

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Occorre un
investimento pubblico
che accompagni
linvestimento privato
nel capitale umano
dei giovani, attraverso
servizi pi efficaci che
formino, orientino e
accompagnino i
giovani verso il
lavoro.

26

Basso investimento e basso rendimento si alimentano in un


circuito perverso: tanti giovani fanno un lavoro per il quale
non richiesto il titolo di studio posseduto. E ci crea
delusione, frustrazione ed inefficienze.
Occorre un investimento pubblico che accompagni
linvestimento privato nel capitale umano dei giovani,
attraverso servizi pi efficaci che formino, orientino e
accompagnino i giovani verso il lavoro.
Per quanto il problema principale sar ancora quello dei
giovani, non possiamo dare per risolto il problema dei
lavoratori anziani. Infatti siamo sicuri che quel milione di
lavoratori anziani che non potranno pi andare in pensione con
le vecchie regole nei prossimi sei/sette anni riusciranno a
mantenere il lavoro che occupano ? Oppure correranno il
rischio di rimanere senza lavoro e senza pensione ? La risposta
purtroppo positiva : questo rischio esister e il problema dei
lavoratori anziani non sar risolto definitivamente coi
provvedimenti a favore degli esodati. Innanzitutto anche nei
confronti di questi lavoratori occorrer mettere in campo
interventi di politica attiva, di active aging e di incentivi nei
confronti delle imprese per impedire che esse si liberino troppo
presto di questi lavoratori.
Ma non vi dubbio che, alle risorse gi messe in cantiere,
occorrer aggiungerne di ulteriori. Potranno servire per
incentivare forme di part-time intergenerazionale ( di un
giovane e di un anziano, sullo stesso posto di lavoro) oppure
per prolungare oltre il 2016 lattuale sistema di
ammortizzatori sociali che potr garantire il sostegno del
reddito nel periodo intercorrente tra la fine del lavoro e
linizio della pensione. Non da escludere infine la
reintroduzione di qualche forma di flessibilit nella scelta
dellet pensionabile da parte dei lavoratori anziani,
naturalmente con le dovute cautele, che non stravolgano la
riforma e mettano a repentaglio i risparmi annuali che, a
regime la riforma dovr garantire.
Sar difficile trovare nuove risorse e creare posti di lavoro
aggiuntivi e di buona qualit senza riprendere decisamente il
cammino della crescita. difficile fare politica del lavoro e
politica del welfare con lo strumento della coperta corta :
si tira da una parte , ma ci si scopre dallaltra. La crescita la
vera risposta ai problemi del lavoro e del welfare. Le politiche
del lavoro devono essere coniugate con le politiche
macroeconomiche, quelle dei settori produttivi e quelle della
competitivit del sistema economico.

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

I matre penser liberisti


e la politica industriale
Massimo Mucchetti
giornalista

l grande rilievo che il Corriere della Sera


attribuisce agli scritti di Alberto Alesina e
Francesco Giavazzi fa di loro i principali maitre
penser del liberismo italiano. Tanto rilievo si
giustifica con la popolarit delle loro tesi presso il
ceto dirigente delleconomia, ancorch, quando convenga,
taluni esponenti di questo ceto si riservino il diritto di
deviare dal verbo.
Ma il rilievo editoriale e la popolarit presso le elite
possono di per s ridare consistenza allidea ottocentesca del
laissez faire? Per conquistare consensi, possibile sostenere
(come hanno fatto Alesina e Giavazzi) che il liberismo sia di
sinistra? Ne dubito. Si stupir il borghese, ma poi? Al
dunque, covare un uovo di destra in un nido di sinistra,
perch di questo si tratta in termini di culture politiche,
costituisce una scorciatoia buona soltanto a confondere le
acque: non serve alla destra italiana per uscire con piglio
europeo dal ventennio berlusconiano e non aiuta la sinistra a
ritrovare s stessa oltre i miti novecenteschi, pre e post
privatizzazioni.
La Grande Crisi e lo abbiamo visto nella campagna
elettorale americana ripropone al centro del dibattito
politico il ruolo dello Stato nelleconomia: se il governo
debba limitarsi alla regolazione, la pi blanda possibile, o se
possa non solo regolare ma anche intervenire con incentivi e
disincentivi e con lassunzione di partecipazioni al capitale di
talune imprese; pi in generale, se tutte le attivit dove si
maneggia denaro debbano essere votate al massimo profitto
o se esistano aree come la sanit, listruzione e la previdenza
da gestire anzitutto come diritti di cittadinanza.
Questa contesa intellettuale antica, ma nuovo il
contesto. La Grande Crisi mette in risalto la forza del
capitalismo di Stato nelle economie emergenti. Si tratta di un
27

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

capitalismo senza alcun riferimento alla cultura


socialdemocratica e rooselveltiana, e spesso senza istituzioni
politiche democratiche di tipo occidentale alle spalle. Eppure,
esiste e dilaga, forte di radici culturali proprie, extraeuropee.
Lenergia, per dire del settore pi delicato, sottoposta al
ferreo controllo dei colossi di Stato di Paesi autoritari.
Stiamo a discettare se lEni debba essere privatizzato e meno,
ma che cosa cambierebbe di fronte alla Saudi Aramco o a
Gazprom? Meno di nulla.
In Occidente, la crisi ha esaltato la funzione dei governi
quali prestatori di ultima istanza con le banche centrali
ridotte a loro braccio secolare. Il debito del settore privato
stato compensato dallaumento del debito della mano
pubblica in quasi tutti i Paesi dellOcse. La ripresina
americana figlia di giganteschi finanziamenti pubblici.
Ovunque la manovra sui tassi dinteresse artificiale. Quali
possano essere le conseguenze sui sistemi politici non
ancora chiaro. Le forze in precedenza predominanti e tuttora
in sella cercano di non pagare dazio riproponendosi come
larchitrave dellunico modello
possibile di capitalismo.
In realt, il loro sedicente
realismo offre una
rappresentazione della realt
pesantemente manipolata.
Con la demografia, la
produzione, i commerci e le
tecnologie attuali, non in
questione il capitalismo in s
come lo era nella critica
marxiana, ma il modello di
capitalismo meglio, come
direbbe Amartya Sen, la
forma di economia di mercato
che si ritiene pi utile al
Paese. Ed in questo quadro
che va ridiscusso il ruolo dello
Stato e del Governo.
Un esempio. Denunciare gli
sprechi nellincentivazione
delle fonti rinnovabili per la
produzione elettrica non basta
a smontare lidea stessa di
politica industriale come
28

Destra e Sinistra pari non sono

pretendono Alesina e Giavazzi. Prima di loro, quando ancora


si poteva fermare lo spreco, altri avevano mosso le stesse
critiche suscitando le ire di ministri berlusconiani,
associazioni dimpresa e di non pochi esponenti di una
sinistra ecologista restia a far di conto. Ebbene, per quei
primi critici se posso dirlo, ero fra loro la politica
industriale non costituisce n un totem n un tab, ma una
serie di scelte da ponderare nel merito.
Quella politica di incentivazione era il frutto avvelenato di
pressioni lobbistiche. Ma lidea di incentivare la green economy
se il mercato latita non sbagliata di per s. Da evitare sono
gli incentivi pi elevati dellindispensabile e la loro
destinazione verso attivit che, a parit di costo per lo Stato,
generino meno lavoro e pi importazioni.
Il parziale recupero fiscale dei piccoli investimenti sugli
edifici ha favorito la spesa dei privati per il risparmio
energetico. LItalia ha case migliori e ha fatto lavorare le
imprese. Anche questa politica industriale. Che cosa,
questa, ha di sbagliato?
Ma il vero chiodo fisso dei liberisti italiani la Cassa
depositi e prestiti ritenuta con sovrana ignoranza il fantasma
dellIri. Ne propongono la privatizzazione dimenticando che
la sua raccolta, effettuata dalle Poste, garantita dallo Stato. Si
angustiano se vara un fondo di private equity che interviene
per ricapitalizzare le medie imprese in crescita restando
comunque in minoranza e non considerano che questa
iniziativa non impedisce certo agli altri private equity di fare
meglio: le medie imprese sono 4-5 mila, c gloria per tutti.
Raccontano di una Cassa che ha partecipazioni nellEnel e
nelle Poste, mentre non le possiede pi da anni.
Dimenticano che il pacchetto Eni un portage per il Tesoro e
quello Generali stato affidato in conto vendita dalla Banca
dItalia. La Cassa, certo, ha varato un fondo strategico che
pu investire in alcune grandi aziende, purch sane. E
comunque gli interventi restano in competizione con il
privato. Checch se ne dica, i mutui ai Comuni la Cassa
continua a farli come allepoca di Cavour.
Potrebbero essere di pi? Certo. Ma non la Cassa a
lesinare. il Patto di stabilit a fermare gli investimenti degli
enti locali. D fastidio che la Sace sia pubblica e stia ora
dentro la Cassa. Ma qual il Paese che esporta di pi? La
Germania, mica il Regno Unito. E chi assicura il credito
allesportazione tedesca? La societ specializzata della KfW,
consorella della Cassa italiana. E in ogni caso niente

FOCUS

Il vero chiodo fisso dei


liberisti italiani la
Cassa depositi e
prestiti ritenuta con
sovrana ignoranza il
fantasma dellIri. Ne
propongono la
privatizzazione
dimenticando che la
sua raccolta,
effettuata dalle Poste,
garantita dallo
Stato.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Nel dopoguerra,
dicono, bastava
copiare lAmerica, e
dunque la politica
industriale poteva
andar bene allItalia
dellIri, di Cuccia e
di Agnelli. Ma,
adesso che siamo
nellera
dellinnovazione
permanente, ve li
immaginate quattro
burocrati che
sinventano
Facebook in una
stanza dellIri?

30

impedisce alle banche e alle assicurazioni di fare credito alle


esportazioni e garantirlo.
C libert. La si usi. Se ce ne fosse bisogno, in linea di
principio si potrebbe pure privatizzare la Sace. Ma questo
non dar di per s un servizio migliore. Come testimonia la
lunga e triste storia di Telecom Italia, la madre di tutte le
privatizzazioni sulla quale i liberisti tendono a tacere perch
mette in croce la loro propensione verso leconomia del
debito. Che senso ha voler scassare la nostra storia, anzich
migliorarla, in nome di una purezza mercatista che nessuno
in realt pratica, a cominciare dagli Usa dove tuttora operano
migliaia di aziende pubbliche di rooseveltiana memoria,
finanziate per 2500 miliardi di dollari dal mercato a tassi
fiscalmente incentivati?
Lultimo argomento che i liberisti usano per contrastare
il mito neostatalista linnovazione. Nel dopoguerra,
dicono, bastava copiare lAmerica, e dunque la politica
industriale poteva andar bene allItalia dellIri, di Cuccia e
di Agnelli. Ma, adesso che siamo nellera dellinnovazione
permanente, ve li immaginate quattro burocrati che
sinventano Facebook in una stanza dellIri? Purtroppo,
quando si riduce a caricatura della storia, la foga polemica
fa dimenticare come Facebook, Google e tutti gli altri Over
the top operino su uninfrastruttura, Internet, che stata
promossa dalla Difesa e dalle Universit americane con
unoperazione di politica industriale classica. Daltra parte,
la Cina ha sorpassato gli Usa nel numero di brevetti
depositati in un anno. Vogliamo parlarne?
Forse, sarebbe pi pertinente domandarsi come mai la
privatissima Fiat investa in ricerca e sviluppo meno della
semipubblica Volkswagen, e come mai la Montedison, che
alla fine degli anni Cinquanta depositava 1600 brevetti
lanno, una volta aperta al mercato finanziario, abbia
chiuso lufficio brevetti cos come la Telecom privatizzata
abbia smantellato lo Cselt.
Ma cos si passerebbe dalle prediche alla classe politica,
meritevole di ogni censura e al tempo stesso inoffensiva, al
confronto diretto con chi ancora tiene le chiavi della cassa. E
allora meglio contrastare il concetto astratto di politica
industriale. Non si rischia di farsi male, ma cos non si aiuta il
Paese e nemmeno si aiuta la destra italiana a diventare una
destra europea.

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Diritti e libert
della persona
Michela Marzano

insegna filosofia morale all'Universit Paris Descartes

er trasformare la societ e costruire unItalia


giusta, non ci si pu accontentare solo di
cambiare il modo di fare politica. Non basta
solo promuovere lonest, il rigore, la giustizia e
la coerenza. Non basta nemmeno cercare
soluzioni economiche efficaci per affrontare i problemi legati
alla globalizzazione e allo spread. Tutto ci necessario, ma
non sufficiente.
Ecco perch, allinterno dellagenda politica della sinistra
riformista, la promozione dei diritti e delle libert individuali
non pu non occupare un posto assolutamente centrale, a
differenza dellagenda della destra che si concentra quasi
esclusivamente sulla libert economica promuovendo a
livello sociale una visione conservatrice e individualista
dellessere umano.
Lhomo homini lupus della tradizione hobbesiana in chiave di
competizione economica (il vinca il migliore per dirla in
termini molto semplici) non prende in considerazione le
disuguaglianze e le differenze che caratterizzano lumanit, il
fatto che esistano fattori sociali, economici, culturali e
psicologici che impediscono a molti di poter sviluppare al
meglio le proprie competenze, oltre alla banale e semplice
evidenza che il vivere insieme non pu mai prescindere
dalla protezione dei pi indifesi, dal rispetto e dalla tutela
delle diversit e dalla promozione delle pari opportunit per
tutti, indipendentemente dal sesso, dallorientamento
sessuale, dal colore della pelle, dal credo religioso e dalle
condizioni socio-economiche di partenza.
Spesso, non affatto il migliore a vincere. Vince chi
privilegiato, vuoi perch nasca in un ambiente favorevole
31

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

La grande sfida
della sinistra consiste
oggi nel promuovere,
al tempo stesso,
luguaglianza e la
libert di tutti.
daltronde
illusorio voler
separare , o
addirittura
contrapporre, questi
due concetti.

32

grazie al quale pu avere accesso a tutte le risorse, vuoi


perch corrisponda agli standard di normalit promossi
dalla maggioranza (ma che cosa normale e cosa non lo
? chi definisce la norma: la natura, il consenso, il
mercato, le lites?)
La grande sfida della sinistra consiste oggi nel
promuovere, al tempo stesso, luguaglianza e la libert di
tutti. daltronde puramente illusorio voler separare, o
addirittura contrapporre, questi due concetti. Quando si
parla delle persone, non c uguaglianza senza libert,
esattamente come non c libert senza uguaglianza.
Soprattutto quando per libert non si intende solo la
libert come non interferenza la famosa libert da della
tradizione filosofica liberale ma anche la libert come non
dominazione, ossia la libert di della tradizione repubblicana:
quella libert effettiva che dovrebbe permette a tutti e a tutte,
e in modo egualitario, di partecipare alla cosa pubblica.
Per costruire una societ giusta, come ci ha insegnato John
Rawls, non basta identificare una serie di meccanismi
istituzionali astratti: ognuno di noi non solo un agente
razionale capace di decidere cosa sia o meno giusto fare
sotto un velo di ignoranza e quindi indipendentemente
dalla realt concreta in cui si iscrive; ognuno di noi frutto di
una storia determinata e appartiene ad una realt socioeconomica e culturale specifica; ognuno di noi ha le proprie
fragilit, le proprie fratture, le proprie caratteristiche
individuali che lo rendono unico e diverso da tutti gli altri.
Ecco perch solo una societ che sia capace di offrire alle
persone possibilit concrete per realizzare ci cui
attribuiscono un certo valore (le capabilities di cui ci parla
Amartya Sen) pu essere considerata giusta.
Certo, la libert dazione non mai assoluta. Promuovere la
libert individuale non significa permettere a chiunque di fare
sempre qualunque cosa desideri: la nostra libert non pu non
essere sottoposta a determinate regole, prima fra tutte il
rispetto degli altri e della loro libert. Promuovere la libert
significa fare in modo che ogni persona abbia il diritto di
scegliere come condurre la propria vita, senza costrizioni o
intimidazioni, indipendentemente dal colore della propria pelle,
dalla propria identit e dal proprio orientamento sessuale.
La libert , infatti, il cardine dellautonomia: ci che
permette ad ognuno di noi di diventare attore della propria
vita. Ecco perch solo una visione della politica centrata sui
diritti di ogni persona pu permettere di promuovere

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

lautodeterminazione individuale: decidere come e con chi


vivere; se avere o meno dei figli, ricorrendo alla
fecondazione assistita o adottando, come single o in coppia,
sia questa etero o omosessuale; se prolungare o meno la
propria vita quando si in fase terminale di una malattia
incurabile, ecc.
Come direbbero T.L. Beauchamp et J.F. Childress, autori
del magistrale Principles of Biomedical Ethics (Oxford
University Press, 1979), quando si parla di questioni di
bioetica, lunico modo per trovare soluzioni eque ed etiche
quello di combinare tra loro quattro principi: il principio di
autonomia, il principio di beneficenza, il principio di non
maleficenza e il principio di giustizia.
Al tempo stesso, affinch la libert non resti un valore
astratto, necessario organizzare le condizioni adatte al suo
esercizio, prima tra le quali luguaglianza. Se non si hanno gli
stessi diritti che hanno gli altri e se non si ha la possibilit
materiale di farli valere, non si pu essere liberi n di scegliere
ci che si vuole fare n di realizzare ci che si desidera.

33

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Tra gli obiettivi che


si pone la sinistra,
c anche quello di
lottare contro ogni
forma di
discriminazione:
laccesso ai diritti
(listruzione, la
sanit, il lavoro,
ecc.) non deve
dipendere n dal
colore della pelle, n
dalla religione, n
dal sesso, n
dallorientamento
sessuale, n dal
proprio stato di
salute, n dalle
proprie condizioni
economiche.

34

Ecco perch, tra gli obiettivi che si pone la sinistra, c


anche quello di lottare contro ogni forma di discriminazione:
laccesso ai diritti (listruzione, la sanit, il lavoro, ecc.) non
deve dipendere n dal colore della pelle, n dalla religione, n
dal sesso, n dallorientamento sessuale, n dal proprio stato di
salute, n dalle proprie condizioni economiche. Il che implica
limpegno di portare avanti una serie di affermative actions
che permettano tanto alle minoranze quanto alle classi sociali
pi svantaggiate di accedere alle stesse opportunit che hanno
la maggioranza o le classi sociali pi abbienti.
allinterno di questo contesto che la sinistra si impegna a
promuovere la piena parit tra gli uomini e le donne,
condizione necessaria per il conseguimento degli obiettivi di
crescita, occupazione e coesione sociale; la cittadinanza ai
figli degli immigrati nati in Italia; lautodeterminazione dei
pazienti; la libert della ricerca. Abili e disabili; eterosessuali,
omosessuali, transessuali e transgender; credenti e atei; tutti
devono poter essere riconosciuti uguali in termini di diritti,
nonostante le differenze che li caratterizzano.
Una societ giusta che promuova la libert e luguaglianza
non deve negare lesistenza delle differenze; deve, al
contrario, riconoscerle e valorizzarle in quanto tali, senza che
la differenza implichi inegualit di trattamento o
discriminazione. proprio attraverso questevoluzione dei
diritti fondamentali che si potr creare una societ che sia al
tempo stesso pi equa e pi efficace: lefficacia di cui parlano
tanto alcuni esponenti della destra o del centro non pu
essere raggiunta con i mezzi angusti di un liberismo che non
si preoccupa della complessit antropologica (fatta di
ricchezza e di fragilit) degli esseri umani, ma con politiche
inclusive che rafforzino la libert e combattano
disuguaglianze e discriminazioni.

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Le radici di una
laicit positiva
Emma Fattorini

insegna Storia contemporanea all'Universit La Sapienza di Roma

ome superare quel dannosissimo bipolarismo


etico che, nellultimo decennio, ha contrapposto
i principi morali a un soggettivismo relativista ?
Questa sar una delle sfide difficilissime che
aspettano il nostro paese, non meno delle
questioni economiche .
Un terreno complicato per una sinistra che se vuole
governare davvero deve trovare il piano delle possibilit,
individuare cio possibili terreni di intesa su significativi temi
etici, su quelli che potremmo chiamare valori umanamente
irrinunciabili (la definizione: principi non negoziabili, con
il suo spirito da vertenza sindacale, non mi sembra adatta alla
fragilit dei delicati momenti in cui inizia e finisce una vita).
E per trovare intese e condivisioni senza scadere in
compromissorie terze vie, difensive e false, occorre una pi
matura idea di laicit, una laicit positiva in gran parte da
reinventare, essendo logorata quella che esce dalla storia del
Novecento.
Non facile, dicevo, ma io credo sia possibile. Oltre che
moralmente e civilmente necessario. Come prima cosa
riprendiamo, dunque, i termini essenziali del dibattito
sulla laicit.
I regimi di religious freedom che vigono nel mondo
anglosassone consentono, assai meglio del modello di laicit
francese, una pi autentica libert religiosa del soggetto nei
confronti dello Stato che non si erge a giudice e arbitro
assoluto, facendosi paladino della sua, unica morale,
ritenendola, impropriamente, laica.
Sta qui il primo grande equivoco storico-teorico: il non
avere capito la differenza tra illuminismo e liberalismo, tra
35

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

illuminismo e democrazia: un illuminismo che vede nel


cattolicesimo il suo pi grande nemico e un liberalismo che
potrebbe aiutare invece la chiesa ad accettare la democrazia e
la libert dei diritti civili. Perch la storia della laicit cattolica
si gioca tutta in quella distinzione.
E, allora, se il modello anglosassone della religious freedom
lontano dalla nostra storia e quello francese della laicit
profondamente sbagliato, il percorso tedesco quello pi
simile al nostro e pi utile, in quanto vede l intrecciarsi
continuo del tema della responsabilit libert democrazia.
Levoluzione ( e direi pi che altro linvoluzione) del
concetto di laicit per i cattolici italiani ha visto passare dalla
progressiva conquista dello stare nel mondo, come tutti gli
uomini, al ritorno a volere rimarcare una diversit difensiva,
che con la fine della Democrazia cristiana diventata difesa
spaventata dei propri interessi di parte, siano essi spirituali o
materiali, gestita in prima persona dalle gerarchie.
Quale laicit, allora? Vorrei segnalare un libro molto
importante, purtroppo non ancora tradotto, che ci apre alla
migliore strada per una laicit positiva: Martin Rhonheimer,
Christentum und Saekularer Staat, Herder 2012 ( pp.472).
Anche questo cattolico liberale vede nella Dignitatis humanae

36

Destra e Sinistra pari non sono

(1965)il punto di arrivo pi alto del difficile cammino della


laicit: con essa si afferma la legittimit della libert di
coscienza, negata strenuamente fino ad allora. Si spezza qui
il nesso libert- verit che limitava la prima al rispetto della
seconda. Si supera il modello di cristianit riconoscendo il
valore della laicit dello Stato non pi come male minore ma
come scelta ottimale anche per il cristiano.
lincontro pieno dei cattolici con la democrazia, non pi
un opzione tra le tante possibili ma quella a cui i cattolici
devono concorrere insieme a tutti gli altri cittadini, senza
superiorit ma senza inferiorit. Secondo la Dignitatis
humanae la libert religiosa deve essere regolata secondo
criteri politici e non religiosi. Naturalmente ci sono obiettivi
criteri di Verit per la Morale. Ma lo Stato secolare non li
pu garantire in modo assoluto. La morale pubblica, cos,
sottoposta sempre anche a un processo culturale e al
consenso politico. questa la logica democratica.
nella responsabilit dei cittadini cristiani, ma non della
Chiesa istituzione, di improntare la struttura della societ con
gli obiettivi valori etici. In ultima istanza le procedure
democratiche, prosegue sempre Rhonheimer, non possono
essere considerate accettabili o meno , legittime o meno,
sulla base della congruit dei loro risultati con le leggi
naturali e le verit rivelate. I limiti invalicabili alla volont
democratica sono esclusivamente quelli costituzionali.
Giovanni Paolo II fa un passo ancora ulteriore perch mette
la persona al centro e con la Centesimus annus viene
assolutamente chiarito che il riferimento della libert alla
verit proprio della coscienza di ciascuna persona e non
appartiene pi alla dialettica tra poteri.
Si precisa che la Chiesa come istituzione non potr mai
farsi democratica e che daltra parte una dualit tra poteri
(spirituale e mondano) garanzia di libert come la storia
dellOccidente dimostra. Tuttavia essa pu funzionare solo
in un quadro di piena distinzione. Solo in tal modo la Chiesa
d fondamento valoriale alla democrazia.
Ma questo non pu significare che la Chiesa faccia
discendere la legittimazione della democrazia dal suo
compimento valoriale. Insomma, la conclusione che si
debba contrastare ogni relativismo morale pilatesco ma si
debba rispettare serenamente il legittimo relativismo
politico. In questo senso ogni democrazia politicamente e
funzionalmente relativista e cio aperta allesito del voto. La
laicit integralista dal canto suo intrinsecamente giacobina

FOCUS

La morale pubblica,
cos, sottoposta
sempre anche a un
processo culturale e
al consenso politico.
questa la logica
democratica.

37

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

e non democratica perch nasconde la spinta a una religiosit


secolare di Stato. Anche per questo bisogna vigilare sempre
sui sacrosanti limiti della politica.
Ma se alla politica si deve chiedere di essere laica non
meno lo deve essere la chiesa.
La prolusione tenuta da Bagnasco al Consiglio episcopale
permanente conclusosi il 31 gennaio contiene spunti non
esauribili alla mera cronaca politica: accogliente e non
punitiva eppure sempre intransigente sui consueti valori
non negoziabili.
Lapproccio e la gravit del monito mi ha ricordato
unaltra prolusione : quella della Conferenza episcopale del
Mezzogiorno nel 1948, ancora oggi cos sentita nelle
comunit cattoliche meridionali.
Anche allora si chiamavano i cattolici a non disertare le
urne e lo si faceva con una premessa: il nesso strettissimo,
indistricabile tra la propria fede e limpegno verso la
ricostruzione della nazione.
I vescovi del nostro martoriato Sud lo facevano
appellandosi, ripetutamente, a non essere cattolici di
facciata, a non esserlo solo per tradizione, abitudine o
interesse sociale e neanche per assecondare il proprio
vescovo o parroco. Insomma incitavano a testimoniare la
propria fede con l impegno in una politica che migliorasse le
condizioni materiali di quel paesaggio di macerie. Un testo
bellissimo tutto da rileggere.
Ma torniamo alla prolusione attuale. Il tono non quello
della proclamazione astratta di principi non negoziabili, in un
vademecum da programma elettorale sui quali tutti i
candidati cattolici dovrebbero prestare giuramento di fedelt.
C piuttosto un ragionamento che parte dal senso unitivo
della persona, che se non fatta solo di bisogni materiali e di
giustizia sociale, come la chiesa ha sempre giustamente
rimproverato alla sinistra, non neanche solo un puro
distillato di principi etici, non negoziali, che sembrano
prescinderne. Perch in mezzo c la vita concreta della
singola persona, in altri termini tra linizio e la fine della vita
c la sua durata, la vita concreta nel suo svolgersi.
Insomma bisogna incidere anche sulle ragioni materiali,
come la povert, quando una donna sceglie di abortire o
sugli interessi economici che stanno dietro le manipolazioni
degli embrioni. Il senso pi profondo della questione
antropologica quello declinato da Benedetto XVI quando,
nella Caritas in veritate afferma che la questione sociale
38

Destra e Sinistra pari non sono

diventata radicalmente questione antropologica.


Ma perch i principi irrinunciabili, quelli naturali e
universali dellumano, siano rispettati bisogna che siano
davvero quelli essenziali. Ed sulla scelta dei quali che la
politica dopo le elezioni si dovr misurare.
Non ne faccio ora lelenco ma ad esempio difficile
pensare che le unioni civili vengano considerate non
negoziabili al pari della procreazione in una unione
omosessuale o che leutanasia sia al pari della sospensione
delle cure quando vi fosse un palese accanimento.
Mancanze di distinzioni che sarebbero giustificate dalla
paura del piano inclinato. Ma se non si inaugura la
stagione delle distinzioni, i rischi del piano inclinato si
materializzeranno al contrario, come dimostra il caso
francese. Lasciando una comunit divisa e ferita.
Una cultura della condivisione dei principi essenziali,
come la difesa della vita, la libert di coscienza e la famiglia,
non solo un escamotage politico per aiutare la comunit
nazionale a trovare la sua forza e unit in un momento cos
grave, ma anche il segno di un messaggio pastorale che si
rivolge al cuore delle donne e degli uomini cristiani.

FOCUS

Ma perch i principi
irrinunciabili, quelli
naturali e universali
dellumano, siano
rispettati bisogna che
siano davvero quelli
essenziali. Ed
sulla scelta dei quali
che la politica dopo
le elezioni si dovr
misurare.

39

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Legalit, fronte comune


e distinzioni politiche
Piero Grasso

stato Procuratore nazionale antimafia

a mia lunga esperienza professionale in


magistratura mi ha portato a praticare una certa
idea della societ in base alla quale, per
combattere piaghe storiche del nostro paese
come illegalit e impunit, occorre che le
istituzioni e i cittadini siano uniti in un fronte unico.
Questa alleanza di civilt molto forte quando trova una
sponda nella politica, sia essa di destra o di sinistra. Lo
schema semplice: da una parte c la mafia, il crimine
organizzato, lillecito arricchimento, il sopruso e la
prepotenza, dallaltra c chi vuole combatterli, estirparli.
Non c alcun dubbio che i maggiori risultati contro le
mafie sono stati raggiunti grazie ad iniziative nate dalla
collaborazione a tutto campo delle forze politiche. Facciamo
un solo esempio di alto profilo: la legge Rognoni-La Torre
approvata nel settembre del 1982.
Limpegno e lesperienza di un uomo di eccezionale
valore, unavanguardia della nostra Sicilia, Pio la Torre,
insieme al contributo convinto, serio, di uomini come lallora
ministro della Giustizia, Virginio Rognoni, e dalla gran parte
della Democrazia Cristiana anche di quella siciliana, guidata
da un altro uomo di grande coraggio, Piersanti Mattarella
portarono alla attuazione di una normativa di grande
spessore giuridico e culturale.
Quella legge introdusse per la prima volta nel nostro
codice penale la previsione del reato di associazione di tipo
mafioso e la conseguenti misure patrimoniali, cio la
possibilit di confiscare beni derivanti dallaccumulazione
illecita di capitali.
Prima di allora, era molto difficile perseguire un mafioso

40

Destra e Sinistra pari non sono

anche perch non cera un reato specifico, i magistrati


potevano applicare solo quello molto generico di
associazione a delinquere.
La legge fu una vera rivoluzione per il nostro paese, forse
sarebbe stata impossibile senza una solida convergenza
politica, che per per realizzarsi ebbe bisogno di ben due
omicidi cosiddetti eccellenti: non solo quello del suo
ideatore, ma anche del prefetto Dalla Chiesa.
Come magistrato, perci, ho sempre cercato di lavorare
per rendere efficaci i nostri strumenti investigativi, di
repressione e prevenzione, sollecitando i responsabili
dellazione legislativa ed esecutiva al di l della loro
appartenenza politica o di partito.
Inoltre, ho sempre evitato di mostrare pubblicamente le
mie convinzioni o i miei orientamenti politici perch la
discrezione e la riservatezza sono essenziali per esercitare
liberamente e senza nessun tipo di condizionamento lazione
penale.
addirittura poco noto, ad esempio, che ho lavorato nel
corso di due legislature come consulente della Commissione
parlamentare antimafia insieme a due presidenti di notevole
calibro, Gerardo Chiaromonte e Luciano Violante.
Ricordo che insieme a Giovanni Falcone ridevamo molto
quando qualcuno tentava di darci una targa politica: a
seconda dei soggetti coinvolti nelle nostre inchieste ci
attribuivano lidentit di uomini di sinistra o di destra.
Quando Giovanni si fece crescere la barba era
naturalmente molto pi di sinistra, proprio come ironizzava
Gaber nella sua famosa invettiva e spesso diceva: possibile
che non gli stiamo bene solo come magistrati?. Con lui ho
avviato una dura e promettente esperienza di riforme al
ministero della Giustizia, interrotta dalla strage di Capaci:
spero di riannodare quei fili oggi, dai banchi del Senato, con
lunica preoccupazione di capire quali siano le leggi giuste
per migliorare il nostro sistema giudiziario.
Detto tutto questo, per, non sono affatto daccordo
con chi dice che oggi le distinzioni tra destra e sinistra non
contano pi, sono superate, roba di archeologia politica.
Questo un argomento qualunquista oppure uno slogan
dalla destra liberale, usato per confondere un po le idee, per
dire che non ci sono differenze sociali, che basta togliere le
tasse a tutti, a quelli che guadagnano moltissimo e a quelli
che non hanno niente, e poi lasciare a briglie sciolte i mercati
per far andare bene il paese.

FOCUS

Come magistrato,
perci, ho sempre
cercato di lavorare
per rendere efficaci i
nostri strumenti
investigativi, di
repressione e
prevenzione,
sollecitando i
responsabili
dellazione
legislativa ed
esecutiva al di l
della loro
appartenenza
politica o di partito.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Il nostro programma
di governo, se vuole
restituire futuro e
speranza al nostro
paese, non pu non
essere di sinistra e
non dobbiamo avere
paura a dirlo.
Preoccupiamoci solo
di combattere il
trasformismo, il
populismo e la
demagogia.

42

In realt, destra e sinistra sono realt politiche e sociali ben


distinte e presenti in tutti i paesi dellOccidente. Certamente
la fine della Guerra Fredda ha attenuato i contrasti ideologici
e aperto nuovi orizzonti dentro i quali, tuttavia, sono
tuttoggi sempre valide queste categorie della politica, perch
il riformismo non affatto unaspirazione neutra.
Il nostro programma di governo, se vuole restituire
futuro e speranza al nostro paese, non pu non essere di
sinistra e non dobbiamo avere paura a dirlo. Preoccupiamoci
solo di combattere il trasformismo, il populismo e la
demagogia: questi sono i veri nemici della democrazia, le
carte preferite di tutti i pifferai, qualsiasi sia la faccia con la
quale si presentano.
Ma, se destra e sinistra esistono ancora, qual il loro
significato attuale? Io credo che la chiave per comprendere e
praticare questa diversit sia il valore delluguaglianza, cos
come insegna il filosofo Norberto Bobbio il quale spiega
anche che i concetti di destra e sinistra cambiano
continuamente.
Non c dubbio che oggi essi significano qualcosa di
diverso rispetto al passato. Dopo la caduta dei fascismi che
avevano imperversato in Europa nei primi decenni del
Novecento, la destra sembrava essersi polverizzata. Oggi,
dopo la caduta dell'Impero comunista sovietico, ci si chiede
se abbia ancora un senso parlare di sinistra.
Ci nonostante si tratta di concetti ben definiti nella loro
specificit e diversit. La sinistra che si candida a guidare il
paese si impegna a superare e rimuovere gli ostacoli che
rendono meno uguali gli uomini e le donne, come vuole la
nostra Costituzione, a superare le discriminazioni di natura
sociale, economica, di razza, di religione, di sesso che
persistono e si sono notevolmente accentuate nel nostro
paese dopo il ventennio dei governi berlusconiani.
La sinistra che vuole guidare il Paese crede nellazione
riformatrice e benefica del governo e del legislatore per
garantire una adeguata distribuzione tra tutti i cittadini delle
ricchezze del paese. Non c bisogno di elencare un
programma di governo di sinistra: non mio compito farlo.
Voglio per affermare che il presunto superamento delle
categorie di destra e sinistra abbia uninsidia di fondo, ossia
far credere che oggi c bisogno di meno ideologia, meno
partiti, meno governo, in una parola di meno politica. Ecco,
io credo che invece ci sia bisogno molto della politica, intesa
come luogo di discussione e di elaborazione degli strumenti

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

del cambiamento e del governo del paese.


Oggi ce n pi bisogno di prima, in un certo senso, se
pensiamo alla complessit dei problemi dettati dalla
globalizzazione e dai grandi fenomeni come, ad esempio, a
cambiamenti climatici: come pensabile affrontarli senza la
politica? La destra li ha affrontati con il liberismo sfrenato:
non basta per affermare che la loro ricetta sbagliata?
Oggi, mentre il mondo gira ad una velocit eccezionale,
l'Italia, afflitta da un'ultradecennale ingovernabilit, rimasta
ferma, anzi in costante recessione. E' venuto il tempo, dopo
essere arrivati al fondo del baratro, di una visione chiara del
futuro del Paese, che generi riforme che ne risolvano gli
eterni problemi su temi concreti, come le tasse, il lavoro, le
pensioni, lo sviluppo delle imprese, il ruolo delle banche,
l'istruzione, la ricerca, per citare quelli prioritari. E, in nome
dell'eguaglianza sociale e del rispetto dei diritti dei deboli, tali
scelte riformiste per essere efficaci non possono che essere
organiche, senza compromessi e di sinistra.
La distinzione fra la destra e la sinistra esiste, dunque, ed
nettissima. Dobbiamo riaffermarla con forza e con orgoglio
perch le condizioni di vita di milioni di persone, nel nostro
Paese e fuori, testimoniano che la sinistra non solo non ha
ancora potuto compiere il proprio cammino, ma ha ancora
molta strada da fare.

43

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Paul Sweezy

Oltre gli stereotipi


Corradino Mineo
giornalista

iciamo subito che non sono categorie assolute,


destra e sinistra si definiscono l'una in ragione
dell'altra. Vediamo cosa la tua destra e ti dir
quanto sei di sinistra. Lenin, per il suo
realismo, stato persino considerato di destra.
Roosevelt di sinistra, perch dopo la Grande Depressione
ha provato a introdurre qualche regola che impedisse al
capitalismo finanziario di farsi male.
E diciamo che lo spazio politico non retto n piano.

44

Destra e Sinistra pari non sono

Ricordo come Paul Sweezy e il gruppo della Monthly Review


a un certo punto flirtassero con l'idea che si potesse
cambiare addirittura la natura umana nel corso di qualche
generazione. Utopismo molto di sinistra che finisce con il
distruggere ogni sinistra, quando non serve per giustificare
Pol Pot e la barbarie dei Khmer rossi.
Ma come giudicare un radicale di destra come il
simpatico Samor, che vuole interdire per legge il motore a
scoppio? Spingendosi troppo oltre, verso destra o verso
sinistra, non si pu mai sapere dove si finisce. La politica
non una linea retta disegnata sul piano.
Dopo l'illuminismo e la rivoluzione francese, di sinistra
chi si batte per i diritti scritti sulla Carta e per il diritto di
tutti ad avere diritti, contro il diritto che il sovrano usurpa
a Dio, che poi diritto al sopruso. Ma dal 1848, si
definisce di sinistra chi sta dalla parte della classe dei
proletari. Mentre la destra sostiene il diritto del capitale ad
accumulare, sia che l'accumulazione si serva di dazi
doganali sia che abbia bisogno del libero mercato.
La guerra, dal 1970 in poi, di destra, ma coinvolge e
dilania le sinistre, fino alla carneficina del 1914, con i
proletari che i generali mandano a morte in assalti suicidi o
mettono al muro per diserzione. Fino alla rivoluzione
(russa) che firma la pace con il nemico.
Si pu probabilmente sostenere che di destra sia ogni
totalitarismo, che irreggimenta le masse in nome della
ragion di stato e promette un'uscita dalla storia. Ma quello
staliniano, non meno bugiardo del nazista, fu vissuto come
di sinistra : non prometteva l'Eden a un popolo e a una
razza ma a tutti i proletari in tutto il mondo.
Con l'avvento della televisione e con il '68 la
contrapposizione destra - sinistra diventata
antropologica. Sei giovane, scommetti sull'impossibile,
pretendi pi qualit della vita, ami la natura e chiedi che la
si sfrutti in modo sostenibile, preferisci le rivoluzioni alle
guerre : di sinistra. Realista, in doppio petto, difensore
della Morale, dello Stato e della Guerra (quando ci vuole),
di destra.
Ma poi il capitalismo rampante ha smesso di infilare la
testa nel petrolio e si buttato sul marketing
comunicativo, si tuffato nella elegante semplicit (per
l'utente) dell'informatica, ha puntato sui beni immateriali
e sul grande affare dell'ecologia. Ha cominciato a vestirsi
da fighetto. Di sinistra? Certo, una parte della sinistra lo ha

FOCUS

Con l'avvento della


televisione e con il
'68 la
contrapposizione
destra - sinistra
diventata
antropologica.

45

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

vissuto come un modello con cui confrontarsi, magari per


liberarsi dalla scoria di una ottocentesca e insostenibile
pesantezza della spesa per lo stato sociale.
E oggi? Il capitalismo finanziario del secondo millennio
ha prodotto, con i derivati, un guaio non meno grosso di
quello del suo predecessore (il capitalismo) del primo
novecento. Ecco che la sinistra cerca regole. E sviluppo
sostenibile. Davanti ai ricchi sempre pi ricchi, di sinistra
chi sostiene che tutti debbano contribuire, secondo il loro
reddito, alle spese del benessere. La sinistra chiede legalit.
Uguali opportunit. E diritti per tutti.
La destra coccola "gli istinti animali" del capitalismo,
convinta che scatenandoli senza limiti si possa tornare alla
crescita. La destra sostiene la libera circolazione del denaro
e delle merci, ma ha orrore della mondializzazione dei
diritti. Gli affari, prima di tutto, e la potenza delle armi
posta a difesa degli interessi.
E poi, naturalmente, in quanto si muovono in un ambito
nazionale, destra e sinistra si caricano di tradizioni, ceti,
anomalie particolari. La destra italiana ha ereditato il
sentire delle corporazioni, sa che una parte non marginale
del suo blocco sociale di riferimento legato
indissolubilmente alla rendita, al capitalismo parassitario,
all'intermediazione e confessionalismi. Come sfera come
regno del Sacro, del rito, come affermazione pubblica della
tradizione morale. La sinistra eredit il tema della centralit
del lavoro, il solidarismo cristiano, l'idea che la verit sia
rivoluzionaria contro il potere occulto.

46

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Partiti e democrazia
partecipativa
Flavia Nardelli

segretaria generale dell'Istituto Luigi Sturzo

ei dibattiti sulle difficolt che assediano le


democrazie contemporanee un tema
ricorrente quello della mancanza di
partecipazione politica dei cittadini.
Si tratta per di un paradosso, perch
quello che ancora oggi rende la democrazia un sistema
politico che seppure imperfetto lunico nel quale tutti noi
vorremmo vivere appunto la promessa, implicita
nellidea di democrazia, della partecipazione dei cittadini
alla gestione della cosa pubblica.
John Dunn ha scritto che la potenza e lattrattiva
esercitata dallidea di democrazia provengono dalla sua
intrinseca promessa di rendere la vita di una comunit
qualcosa di desiderato e scelto[] In una societ
democratica gli individui, il demos, ossia i membri della
societ, decidono ci che deve essere fatto e in questo
modo decidono del loro destino (J. Dunn, Premessa, in La
democrazia. Storia di unidea politica, Marsilio, Venezia, 1995,
pp.20-21).
In altri termini il fascino ineliminabile della democrazia
in questa promessa di poter, in modi diversi, decidere del
proprio destino, di partecipare alla decisione riguardo alle
questioni che riguardano il nostro destino. Certamente gli
stati democratici, in diversi momenti storici, hanno pi o
meno aumentato o ridotto la distanza tra la realt e questa
promessa. La questione allora che, soprattutto in questi
ultimi anni, la lontananza tra la pratica della democrazia e
le sue promesse appare sempre pi grande.
NellItalia che rinasceva repubblicana e democratica al
termine della seconda guerra mondiale uno strumento
47

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

essenziale per facilitare la partecipazione dei cittadini allo


stato democratico furono i partiti di massa: bench i partiti
siano citati nella Costituzione esplicitamente soltanto
nellarticolo quarantanove, appare difficile negare il ruolo
fondamentale che essi svolsero nel favorire la
partecipazione dei cittadini alla politica e alla democrazia.
Certamente si trattava di partiti che avevano un forte
radicamento territoriale, che attingevano a un plesso di
valori che era un portato storico della nazione italiana, che
avevano una forte struttura organizzativa.
Fenomeni complessi hanno condotto nellarco di un
cinquantennio alla fine dei partiti di massa e allimporsi dei
partiti di programma e poi ai partiti personalistici. La
secolarizzazione, lerosione di convinzioni e modelli di
comportamento legati a valori quali la religiosit, la libert,
la solidariet e leguaglianza; il fatto che i partiti di massa
abbiano indebitamente occupato pezzi delle istituzioni
pubbliche; laffermazione, dopo la fine della guerra fredda,
di un mercato globale che detta criteri di scelta e impone
modelli di comportamento , sono tra le principali cause
della trasformazione della forma partito.

John Dunn
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Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Guy De Borde pubblic nel 1967 La societ dello


spettacolo: la spettacolarizzazione della societ e della
politica veniva indicata come un ulteriore rischio per la
democrazia.Di fronte alla politica spettacolo diffusa la
percezione che i contrasti tra questo o quel politico
raramente siano in grado di toccare i temi reali che
interessano la vita dei cittadini:la partecipazione politica,
lelemento centrale della democrazia, rischia di divenire
mera passivit di fronte alla rappresentazione televisiva
della politica.
La questione decisiva allora quella di individuare
strade per ricreare forme di partecipazione attiva dei
cittadini: le primarie del Pd hanno segnato un passo
importante in questa direzione.
Lidea che la democrazia partecipativa esprime quella
di un fecondo rapporto dei cittadini e della societ con le
istituzioni della politica: in questo senso dare spazio alla
societ civile con la sua ricchezza di legami, di valori e di
creativit lantidoto alla indifferenza e alla passivit nei
confronti della politica.
Sturzo, in un libro del 1935 , La societ, sua natura e leggi ,
contestando lenfasi fascista sulla assoluta centralit dello
stato, affermava esplicitamente che la societ era il
fondamento della politica e che essa era una proiezione
multipla , simultanea, continuativa degli individui. La sua
risoluta e coraggiosa difesa della democrazia attingeva
infatti alla convinzione che essa, pi di ogni altra forma
politica, accettasse e permettesse lespressione delle
molteplici forze e istanze della societ.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Idee ricostruttive
per la scuola
Giovanni Bachelet

deputato e presidente del Forum Politiche Istruzione PD

Giancarlo Sacchi

direttore del Forum Politiche Istruzione del PD

o scorso autunno, distratti da registrazioni e


turni di voto, i media non hanno notato che
l'Assemblea Nazionale del PD, decidendo le
regole con cui ammettere alle primarie pi di un
candidato PD, aveva deliberato anche che
"ciascun candidato iscritto al PD, con una dichiarazione
allegata alle firme, riconosce i fondamentali contenuti politici
e programmatici deliberati dallAssemblea Nazionale".
Questa delibera acquista attualit alla vigilia delle elezioni:
per l'istruzione, ad esempio, le "10 proposte per la scuola di
domani" approvate dall'Assemblea Nazionale a Varese
restano una ineludibile base programmatica. Le "riforme
inconcludenti e contraddittorie" citate nella carta degli intenti
delle primarie non sono dunque identificabili con quelle
avviate da Berlinguer nel primo governo Prodi: il loro
completamento e rifinanziamento rappresentano anzi, per il
PD, il quadro strategico dell'azione riformatrice del prossimo
governo progressista. Solo in questo quadro si potr
rilanciare la scuola, restituirle risorse, efficacia e centralit
nella societ, ridurne lo spread con il resto d'Europa in
termini di successo formativo, valutazione, formazione in
servizio di docenti e dirigenti, qualit e sicurezza degli edifici
scolastici, trattamento economico di chi ci lavora.
Obiettivamente inconcludente e contraddittorio stato
semmai, dal 2001 ad oggi, il boicottaggio e definanziamento
delle nostre riforme da parte dei governi di destra, che le
hanno sterilizzate e sfigurate anche agli occhi di molti che le
avevano condivise e guardate con speranza. In una scuola
sistematicamente denigrata e saccheggiata non sorprendono
disorientamento e tentazioni di ritorno all'ancien rgime.

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Destra e Sinistra pari non sono

Anzitutto, lo ricordava Andrej Sakharov, "un carro non pu


stare a lungo fermo in salita perch alla fine retrocede". Inoltre,
anche dopo la caduta di Berlusconi, nel Parlamento e nella
stampa rimasta in ottima salute la "santa alleanza" fra quelli
che non hanno mai digerito le riforme, scolastiche e non, della
sinistra al governo. Ne fanno parte pensosi opinionisti,
individui e gruppi francamente reazionari, attempati ex giovani
che si divertono pi a denunciare dall'opposizione il massacro
della scuola che a rilanciarla governando, e infine silenziosi
conservatori che dal proprio ufficio ministeriale,
confindustriale o sindacale non intendono far migrare
nemmeno un grammo del proprio potere centrale verso le
autonomie scolastiche e territoriali. Di recente in questa santa
alleanza si arruolato il governo Monti: anzich applicare il
Titolo V varando un'intesa Stato-Regioni ferma da anni, ha
presentato una nuova riforma costituzionale che per ovvie
ragioni di tempo non andata in porto, ma ha anch'essa gettato
cattiva luce sulle riforme del primo centrosinistra.
Nelle drammatiche contingenze di questi cinque anni, fra
fallimentare politica del personale basata su forti riduzioni
dell'offerta formativa e colpi bassi inferti alla scuola anche dal
governo tecnico che per il bene del Paese noi stessi avevamo
favorito, come riprendere il filo di queste riforme? Come
ricostruire un pensiero lungo in grado di ispirare un percorso
sostenibile di rilancio della scuola italiana verso la piena
realizzazione degli obbiettivi di uguaglianza e sviluppo della
persona umana e della cittadinanza dettati dalla Costituzione e
iscritti nel nostro sogno di un'Europa unita, equa e solidale?
Come superare la schizofrenia (o l'ipocrisia) per cui politiche
scolastiche adottate con successo in Emilia Romagna e in
Puglia dove i leader della nostra coalizione, al governo delle
rispettive regioni, hanno valorizzato le sinergie fra autonomia
scolastica e enti locali con il governo democratico della
sussidiariet diventino un tab a livello nazionale?
Negli ultimi tre anni il Forum Nazionale Politiche
dellIstruzione ha cercato di rispondere a queste domande
con un metodo democratico bottom-up pensato per cittadini
adulti, agli antipodi delle passerelle politico-mediatiche che
trasformano l'elettore in spettatore. Oltre quattrocento fra
esperti, leader di associazioni professionali e movimenti
variamente collegati al mondo della scuola, sindacalisti,
amministratori, dirigenti PD ed esponenti di altri partiti di
sinistra e di centro (e, volutamente, anche insegnanti,
dirigenti, collaboratori e studenti non inquadrati in

FOCUS

Anche dopo la
caduta di
Berlusconi, nel
Parlamento e nella
stampa rimasta in
ottima salute la
"santa alleanza" fra
quelli che non hanno
mai digerito le
riforme, scolastiche e
non, della sinistra al
governo.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

organizzazioni) sono stati coinvolti dal nostro Forum, in un


comune sforzo di approfondimento e progettualit.
Questo sforzo si articolato in seminari specialistici cui ha
partecipato in media una ventina di persone (sulla
valutazione del sistema scolastico, i livelli essenziali delle
prestazioni nell'istruzione, il ruolo del dirigente scolastico e il
rapporto fra musica e scuola), e sessioni di due giorni, cui
hanno ogni volta partecipato, organizzate in gruppi di lavoro
e sedute plenarie, circa 200 persone.
La prima di queste sessioni ha collocato il tema di una
coerente e credibile valutazione dellintero sistema scolastico
nel pi ampio quadro di una possibile riscossa della scuola
basata su risorse, strutture, valutazione di rango europeo; di
interventi organici di contrasto alla dispersione ed
educazione allinterculturalit per i cittadini di domani, dalla
primissima infanzia al cruciale passaggio delle medie e del
primo biennio superiore; della piena attuazione
dellautonomia scolastica e del Titolo V della Costituzione
nel quadro di un rilancio dal basso del rapporto di
collaborazione e corresponsabilit fra scuole, famiglie,
territorio e enti locali; di rapporto fra scuola e lavoro.
Su questa base il PD ha potuto affrontare con critiche
puntuali e costruttive (oltre alle doverose proteste) sia
limpianto generale delle cosiddette riforme Gelmini, sia
iniziative estemporanee di sapore propagandistico messe in
campo in relazione a problemi reali: ad esempio la "circolare
del 30%" sullalta concentrazione di studenti stranieri, oppure la
raffica di "conati" valutativi del 2011, il cui problema non era
lInvalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema
educativo di istruzione e formazione), ma semmai il suo
sistematico definanziamento, la non terziet rispetto al
Ministero, lassenza di un progetto credibile e adeguatamente
finanziato di valutazione e sostegno al sistema scolastico nel
suo complesso. Su terziet e finanziamenti adeguati anche il
regolamento partorito in extremis dal governo Monti, per altri
versi positivo, non va bene.
Al governo e alla rappresentanza delle autonomie
scolastiche stata dedicata l'intera seconda sessione. Qui il
Forum ha avuto il merito di mettere in luce una pecca non
meno grave dei tagli di risorse e personale, indicando
contestualmente una via duscita dallimpasse creato dallo
strangolamento economico e organizzativo del duo
Tremonti-Gelmini. La pecca grave che anche in questi
cinque anni il completamento dellautonomia scolastica e
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Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

lattuazione del nuovo Titolo V della Costituzione non


hanno fatto progressi.
Sul Titolo V abbiamo gi detto che il governo Monti non
si mosso, anzi si mosso male. Sull'autonomia scolastica il
governo tecnico ha inizialmente assecondato una delle
nostre "10 proposte" che avrebbe consentito, a regime, di
eliminare il precariato: l'organico funzionale. Purtroppo,
dopo averlo definito per legge, Monti, rimangiandosi una
promessa, non l'ha finanziato, lasciandolo allo stadio di grida
manzoniana. Anche la legge parlamentare di riforma degli
organi collegiali si insabbiata al Senato dopo un colpo di
mano PDL ed rimasta lettera morta, mentre con
opportune correzioni poteva rappresentare un tassello utile.
In breve, spetter al nuovo Parlamento e al nuovo
Governo rilanciare la scuola, perch Monti l'ha lasciata pi o
meno al punto in cui stava. La via d'uscita dall'impasse, in
tempi di crisi e difficolt a far quadrare i conti dello Stato,
rimane nel solco del primo centrosinistra: restituire alla
scuola le risorse imprudentemente sottratte e attuare
l'autonomia scolastica e il Titolo V; restituirle, quindi, non al
centro, bens agli enti locali e alle scuole autonome. In
questo spirito il ripristino del modulo alle elementari o del
piano nazionale informatica alle superiori potrebbe avvenire
potenziando, rifinanziando e adeguatamente
responsabilizzando sia lautonomia scolastica sia gli enti
locali, anzich emettendo un nuovo editto ministeriale che,
dopo anni di gestazione, stabilisca di nuovo con infinito
dettaglio orari, programmi, curricula uguali per tutti, in barba
a unEuropa che da anni ci parla di obbiettivi formativi e
53

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

competenze di uscita.
Questa ipotesi ha spinto il Forum ad una riflessione
specialistica sui LEP (livelli essenziali delle prestazioni) nel
delicato passaggio dal regime attuale a quello, previsto per il
futuro, in cui l'imposizione fiscale e la gestione dellofferta
formativa diventeranno interamente regionali. Le ultime
sessioni plenarie del Forum, dedicate agli insegnanti e ai cicli
scolastici e allo snodo delle medie, hanno aggiunto altri due
tasselli importanti. Tutti sono avvertiti della delicatezza di
ogni innovazione che abbia ricadute sul contratto nazionale
degli insegnanti, eppure non sono pochi i punti condivisi
emersi nel Forum su stato giuridico, formazione iniziale e in
servizio, tutele, progressione di carriera e di stipendio,
organico funzionale, orario funzionale. Anche sui cicli
scolastici sono emersi forti dissensi su come realizzare la
conclusione degli studi a 18 anni, ma l'idea di finire a 18 anni,
colmando anche qui lo spread con l'Europa, risultata
largamente condivisa.
Il lavoro bottom-up del Forum Nazionale Politiche
Istruzione, recentemente raccolto nel volumetto "Idee
ricostruttive per la scuola", ha messo in evidenza un bel
numero di punti condivisi dall'area del centrosinistra,
sufficiente a ispirare e orientare i primi passi di chi fra breve
dovr scrivere e attuare un programma di governo per
rilanciare la scuola. Ha registrato anche punti ancora
controversi, bisognosi di ulteriore approfondimento e
condivisione. Ha infine rivelato che molti di quelli che a vario
titolo vivono nella scuola sono portatori di straordinarie
competenze, forte desiderio di partecipazione, ma anche
(dopo le esperienze della destra e e dei "tecnici") di tremenda
diffidenza verso qualsiasi governo che metta mano alla
scuola senza restituirle risorse e centralit, senza ascoltarla,
senza coinvolgerla nei processi di rilancio e rinnovamento.
Una volta al governo, dunque, sar bene che consultazioni
ministeriali come quella svolta l'estate scorsa dal Miur sulle
nuove indicazioni nazionali per il primo ciclo, cui un enorme
numero di scuole ha risposto fornendo le proprie
osservazioni, rappresentino la regola e non l'eccezione: che
un approccio bottom-up che prenda sul serio i cittadini e li
tratti da adulti, insieme ad appropriate decisioni di bilancio
che ci riportino in Europa anche sul versante della spesa
scolastica, ricostruiscano un rapporto di stima e fiducia
reciproca fra famiglie, scuola e buona politica, senza il quale
il paese condannato al declino.
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Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

La leva strategica
di universit e ricerca
Maria Chiara Carrozza

rettore dell'Istituto S. Anna di Pisa e presidente del Forum Universit e Ricerca del Pd

ntanto, precisiamo: la ricerca scientifica non n di


destra n di sinistra. Un quesito del genere sarebbe
incomprensibile in qualsiasi altro Paese, per lo
diventato in Italia per ragioni non intrinseche alla
ricerca in s (che si distingue semplicemente in base
alla valutazione dei risultati come buona ricerca e come cattiva
ricerca in assoluta terziet rispetto a politica e ideologie), ma
relative invece alle politiche della ricerca.
Da anni i governi di destra berlusconiani, ma poi anche e non
meno pesantemente quello cosiddetto tecnico, hanno trattato la
ricerca (e la scuola e luniversit, luoghi della formazione ad essa
inestricabilmente connessi) come un settore di spesa da tagliare,
non come un motore di sviluppo da incentivare; a questa
politica di tagli la sinistra si invece costantemente opposta, con
particolare enfasi in questi ultimi anni.
Va infatti ricordato che, mentre il governo tecnico tagliava
pesantemente, Bersani ha aperto la campagna per le primarie
(cio limpostazione del suo programma) con una visita al
CERN, seguita da unaltra al Gran Sasso: ed questo infatti
uno dei settori dove lopposizione politica e parlamentare del
PD risultata pi netta. Insomma, il quesito va rimesso nei
giusti termini: non gi ricerca di destra versus ricerca di sinistra,
che dilemma privo di senso, bens politica della sinistra per lo
sviluppo della ricerca pubblica e privata versus politica di
disincentivazione sistematicamente condotta dalle destre.
Le cifre ben note e incontrovertibili sono spietate: nei
confronti degli altri Paesi europei che nel settore hanno
investito ritenendolo essenziale per linnovazione tecnologica in
proiezione produttiva e per lo stesso sviluppo di scienze
socialmente utili, lItalia ha invece camminato come un
gambero, trattando il settore alla stregua dun luogo di spesa
55

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Un conto puntare
sullo sviluppo
attraverso ricerca e
innovazione,
tuttaltro conto
puntare sui tagli
lineari proprio nel
settore scuola e
ricerca.

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improduttiva su cui risparmiare.


Due visioni opposte su come uscire dalla crisi (anche se va
detto, ad ulteriore carico della varia destra nostrana, che altrove
i governi europei conservatori si muovono nella stessa
direzione in Italia auspicata dalla sinistra ): una progressiva
ed una recessiva.
Perch un conto puntare sullo sviluppo attraverso ricerca e
innovazione, tuttaltro conto puntare sui tagli lineari proprio nel
settore scuola e ricerca via via ridotto di oltre il 5% a vantaggio
di altri capitoli di spesa (sulla fantastica ricetta berlusconiana,
assolutamente sorda a questi aspetti, di favorire la nostra
produzione semplicemente attraverso il ritorno alla lira per
poter attuare politiche monetarie deflattive a vantaggio delle
esportazioni non vale la pena di spendere parola).
Operazione poggiata anche su una campagna di
denigrazione dellUniversit e degli enti di ricerca come luoghi
di spreco e di inefficienza: ma la ricetta dei tagli indiscriminati,
invece della riforma e della razionalizzazione mirata, sta
uccidendo il malato invece di curarlo e di irrobustirlo; senza poi
dire che questo malato, quanto a risultati, risulta assai meno
cagionevole di quanto si vuol far credere, con molte punte di
resistente eccellenza a dispetto dei suoi pessimi medici.
Alla luce di questa premessa, due esigenze non certo per
una ricerca di centrosinistra, ma per una politica del
centrosinistra a vantaggio della ricerca. C nellimmediato,
con tutta evidenza, la necessit duninversione di tendenza
nei finanziamenti, da reincentivare: per questo non pu
essere ridotto a problema di semplice tecnica di bilancio da
risolvere in una concertazione fra Ministeri (le ben note risse
interministeriali per strapparsi brandelli di risorse), in un
semplice defalco di qua e rialloco di l, magari in
dannatissima ipotesi dalla sanit o dalle pensioni, che
sarebbe la peggior iattura sociale, dunque di sistema.
Come non si rafforza, anzi si indebolisce il sistema
sottraendo alla ricerca per dare altrove, cos non lo si
rafforzerebbe col semplice rovesciamento contabile del dare
alla ricerca sottraendo ad altri settori strategici per la tenuta, il
riequilibrio, il rilancio del sistema-Paese.
Il Governo nel suo complesso, giovandosi nel modo pi
pieno degli indirizzi parlamentari e insieme orientandoli, dovr
definire in modo sistematico il ruolo della ricerca scientifica (e
della pubblica, buona, generalizzata formazione scolasticouniversitaria che ne condizione necessaria) ai fini
dellinnovazione, non solo per uscire dalla crisi e chi

Destra e Sinistra pari non sono

presumesse di farlo col semplice rigorismo monetario


commetterebbe il pi grave degli errori ma per il rilancio
della produttivit e del lavoro.
Dalle imprese, da tutte le imprese di ogni settore, sale
(insieme a quella essenzialissima della sburocratizzazione) la
richiesta ben pi, e ben pi crucialmente, che di riduzione
delle tutele del lavoro di sviluppo della ricerca scientifica, di
una formazione continua di lavoro qualificato. La definizione
di un piano generale per la ricerca, sottoposto alla valutazione
di un organismo ad hoc, il quadro necessario, nellidea
complessiva e unificante di un sistema-Paese, in cui soltanto il
comunque impellente rifinanziamento degli Enti potr dare i
migliori risultati di prospettiva. Rifinanziare subito, ma per una
strategia lunga.
Seconda considerazione. ben vero che, come detto in
apertura, la ricerca scientifica non veste colori ideologici o
politici: la sua efficienza e la sua credibilit consistono proprio
nella sua libert, nella valutazione oggettiva dei suoi risultati. Ed
esiste una ricerca libera che va in ogni modo incentivata per la
ricaduta di conoscenze e di innovazione tecnologica che
costituisce una sorta di assicurazione, di accumulazione di
risorse per il futuro.
Esiste peraltro ferma restando lassoluta neutralit della
ricerca in s unaltra prospettiva, quella della ricerca scientifica
finalizzata (promossa e monitorata dallo Stato e dai suoi organi
di governo e parlamentari) alla innovazione sociale: si tratta
dellindividuazione di aree di ricerca da privilegiare a fini di
equilibrio, sicurezza, stabilit sociale.
Tutela dellambiente: nella sua dimensione pi ampia dalla
messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico alla stessa
protezione del paesaggio; energia, tema essenziale in un Paese
come il nostro cos dipendente dallestero e dunque cos fragile
sia per i costi da sostenere sia per la certezza dei rifornimenti;
sanit, che per essere sostenuta nella sua universalit e nella
prospettiva di una popolazione sempre pi anziana, ha bisogno
(anche qui, non di tagli e privatizzazioni come qualcuno
adombra ma) di un forte sostegno di nuove tecnologie per
lassistenza alla persona.
Sono esempi schematici: ma servono a comprendere che alla
politica competono insieme alla responsabilit di tutelare
laicamente la pi assoluta libert della ricerca compiti sia di
incentivazione della ricerca libera, sia di indirizzo e di
valorizzazione di determinati settori della ricerca individuati
come strategici per la coesione del Paese, per la ripresa della sua

FOCUS

Dalle imprese, da
tutte le imprese di
ogni settore, sale
(insieme a quella
essenzialissima della
sburocratizzazione)
la richiesta - ben
pi, e ben pi
crucialmente, che d
riduzione delle tutele
del lavoro - di
sviluppo della ricerca
scientifica, di una
formazione continua
di lavoro qualificato.

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FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

economia e del lavoro, per la tenuta dello stato sociale.


Libera nei suoi percorsi di lavoro, la ricerca scientifica per
sistematicamente interconnessa (finanziamenti e obiettivi) alle
strategie del Paese. Diciamo allora: appartiene alla nostra destra
un suo declassamento a luogo di spesa e di risparmio,
appartiene al nostro centrosinistra una visione nazionale di
prospettiva europea perch formazione e ricerca siano
considerate propulsive del sistema-Paese e perci valorizzate
come strategiche.

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Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Sovranit
e sostenibilit
Vittorio Prodi

parlamentare europeo del Pd

i fa un gran parlare di destra e sinistra; questi


termini, in uso gi da tanto tempo, sono ancora
in grado di esprimere, pur concisamente, il
posizionamento politico?
Lo spartiacque politico tacitamente evocato
la storica contrapposizione fra lavoro e capitale, ma con
importanti cambiamenti che sono stati provocati in
particolare da liberalizzazioni incontrollate e da una finanza
che stata lasciata a se stessa e quindi ha preso la via della
speculazione guidata dallavidit; ha perso cos la capacit di
supportare leconomia nellottimizzazione dellimpiego delle
risorse finanziarie.
I risultati sono sotto i nostri occhi con la distruzione di
risorse, di posti di lavoro ed una crescente disparit fra pochi
che hanno tratto grandi profitti e tanti che sono stati
emarginati. Quindi su questi aspetti, sottolineati dai
movimenti degli indignati, Occupy Wall Street, che
bisogna agire per riportare un po pi di giustizia e di equit
nellorganizzazione della nostra societ e nelle relazioni di
lavoro. Tuttavia, almeno dal mio punto di osservazione, vedo
altri spartiacque politici che si stanno manifestando e che
debbono essere presi in considerazione come nuove
dimensioni della politica.
Il primo pu essere introdotto dallosservazione di una
interdipendenza crescente nelle relazioni internazionali. La
considerazione immediata il riscaldamento globale che
interessa lintero pianeta, indipendentemente dallorigine dei
gas a effetto serra che sono responsabili del fenomeno.
Se non arriviamo ad un accordo globale, non risolviamo il
problema. Dobbiamo cio trovare un consenso su come
59

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Una successiva
osservazione
riguarda
lorganizzazione
della nostra societ:
lindice dittatoriale
del progresso il
PIL, prodotto
interno lordo, che d
una misura della
produzione e del
consumo dei beni
materiali.

60

governare questa interdipendenza. Il concetto di sovranit


deve essere relativizzato; la sovranit diventata uno
spartiacque politico fra chi si rende conto di questa necessit
e chi invece rimasto tenacemente attaccato al concetto di
sovranit assoluta e quindi reagisce nel solco dei nazionalismi
e localismi, che abbiamo visto allopera, anche in casa nostra.
LUnione Europea un primo tentativo di prendere atto
di questa interdipendenza e di gestirla con regole basate sulla
giustizia e sullequit. Vorrei anche dire, non tanto
paradossalmente, che si preso atto che questa
interdipendenza ha gi fatto perdere ai singoli Stati membri
pezzi importanti di sovranit, che possono essere ripresi solo
se vengono gestiti assieme e consensualmente. Non si tratta
quindi di cedere sovranit allUnione Europea.
Il mondo sta guardando con interesse al nostro
esperimento perch potrebbe essere ripreso anche a livello
globale con una riforma della Organizzazione delle Nazioni
Unite che accolga una partecipazione dei popoli e non solo
degli Stati e che esprima una capacit di governo globale.
Nonostante questo, gruppi politici nel Parlamento Europeo
hanno comportamenti di dileggio nella paura di perdere
qualche piccolo vantaggio, dimenticando le enormi
possibilit di un futuro di pace che questa evoluzione
potrebbe portare.
Unaltra considerazione politica dirimente discende dalla
considerazione della sostenibilit.
Questo il terzo spartiacque che mi sembra di riconoscere
nel nuovo panorama politico. La base di partenza il
riconoscimento che le risorse naturali sono limitate e questo
limite deve essere governato se vogliamo garantire anche alle
future generazioni la possibilit di accedere a queste stesse
risorse. Questo deve essere riconosciuto come il diritto
fondamentale della Persona.
Una successiva osservazione riguarda lorganizzazione
della nostra societ: lindice dittatoriale del progresso il
PIL, prodotto interno lordo, che d una misura della
produzione e del consumo dei beni materiali. Il PIL stesso
deve essere sempre crescente. C allora una contraddizione
con il limite delle risorse naturali. La sostenibilit quindi
passa attraverso un impegno alluso pi razionale possibile, al
riuso, tenendo in particolare presente la necessit di non
disperdere le risorse naturali.
Tuttavia ho limpressione che anche questo non basti
proprio per la pressione che esercitata sul consumo.

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Innanzitutto dovremmo restituirci la dignit di persone e


rifiutare di essere definiti consumatori. Ma il passo pi
importante di riconoscere che esistono altri beni, non
compresi nel PIL, che sono almeno altrettanto indispensabili
per la nostra convivenza, basati su due pilastri: la dignit
della persona e il bene comune.
Gi la nostra Costituzione costruita sul personalismo e
su una societ che positivamente si pone lo scopo di offrire
ogni supporto alla crescita e alla consapevolezza della
persona. Abbiamo bisogno di progredire ancora in questa
direzione. Se parliamo di fede nelle persone, dobbiamo
anche maturare unaspettativa che ogni contatto con ogni
persona possa portarci un arricchimento. Vorrei riassumere
questo con la necessit di passare dalla tolleranza, che ha
sempre il sapore di una magnanima concessione, alla
fraternit.

61

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Bene comune, a partire dai beni ambientali che sono


patrimonio dellUmanit e che debbono essere capiti e
conservati (semmai arricchiti) gelosamente. E poi i beni
relazionali e sociali, che chiamo immateriali, perch hanno
bisogno di meno materia e meno energia per essere prodotti
e riprodotti, e quindi, oltre a rappresentare un salto in avanti
di civilt, diminuiscono la pressione sul consumo di risorse
naturali e quindi possono dare un contributo sostanziale alla
sostenibilit. Essi consistono nella capacit di collaborazione,
nella convergenza di azioni singole per un vantaggio
comune, in sintesi per il perseguimento di una felicit.
Felicit che, come noi tutti sperimentiamo, i soli beni
materiali non possono dare.
Nel mio libro Il mondo a una svolta (Pdf in
www.vittorioprodi.it) ho cercato di specificare cosa si pu
intendere come beni immateriali: mobilitare le risorse
individuali e collettive creando opportunit nelleconomia
della conoscenza, rendere accessibili i migliori standard sul
piano dellistruzione, garantire unoccupazione e uno stato
sociale dignitoso, valorizzare la riduzione delle differenze di
potere e di ricchezza se queste inibiscono lo sviluppo
generale e rendono meno unita la societ, lotta alla povert
cosi che lindividuo non perda autonomia, ecc..
Daltra parte lo schema che la stessa preghiera del
Padre Nostro ci propone: nella seconda parte ci indica che
cosa chiedere. Che cosa c di pi materiale del Pane
Quotidiano? E di pi necessario? Ma lindicazione successiva
: Rimetti a noi i nostri debiti come noi ai nostri debitori,
che cosa c di pi immateriale del perdono? Ma
condizione necessaria di una comunit ( il Noi usato) per
assicurare una coesione sociale ed una capacit di pensare ed
agire nella logica di un bene comune.
Vorrei concludere proponendo una politica che va oltre il
contrasto sinistra/destra, risalente alla questione sociale: in
quanto unidimensionale, non adatta ad interpretare la
complessit della politica attuale. Tuttavia, tutte e tre le
dimensioni, socialit, sovranit e sostenibilit, hanno in
comune un confronto fra equit e speranza da un lato e la
paura di dover condividere troppi beni con troppe persone
dallaltro. Forse paura e speranza potrebbero esprimere
meglio la sintesi del confronto.

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Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Politica costituzionale
dopo il mito
della grande riforma
Enzo Balboni

insegna Diritto costituzionale allUniversit Cattolica di Milano

particolarmente arduo, nel pieno di una


campagna elettorale aspra e fortemente segnata
da toni propagandistici e populisti, ragionare di
programmi istituzionali e di confronto tra
politiche costituzionali. Tuttavia, mi sforzer di
farlo tenendo fede al criterio generale che informa questo
numero della rivista. Le categorie destra/sinistra non paiono,
in ogni caso, particolarmente adeguate per distinguere le
politiche costituzionali dei maggiori schieramenti che si
presentano alle elezioni, tanto pi che, adesso, presente una
robusta variante di centro che rende ancora pi complicata
la collocazione. Infatti, se restiamo alla classica dicotomia
resa popolare presso il largo pubblico dal fortunato libro di
Bobbio che era centrato sulla distinzione, grosso modo, tra
libert e giustizia, ma sempre nel senso della prevalenza e
non dellesclusivit non facciamo molta strada.
Probabilmente pi utile sarebbe introdurre la distinzione,
ugualmente grezza, ma pi capace di trovare giustificazioni
classificatorie, tra privato e pubblico.
Questultima categoria, infatti, meglio della prima, evoca
gli estremi ideologici della polarizzazione tra individualismo
libertario e collettivismo totalitario, segnalando una diversa
concezione dei diritti di libert e di propriet da una parte e
delle condizioni di pluralismo e solidariet dallaltra. Per
essere concreti, e riferendoci ad un Paese nel quale le
dicotomie destra/sinistra e conservazione/progresso hanno
pi senso di quanto non accada in Europa e particolarmente
in Italia, dunque negli Stati Uniti dAmerica, ha ancora senso
la distinzione tra il capitalismo compassionevole di George
W. Bush e la garanzia pubblica-nazionale di un livello
63

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Le dicotomie
destra/sinistra, ma
anche quella
privato/pubblico
reagiscono in modo
differente alle cicliche
e ricorrenti crisi dei
sistemi economicofinanziari del
capitalismo.

64

minimo di assistenza sanitaria come apprestato da Barak


Obama di recente, pur tra grandissime difficolt.
Sul piano ormai onnivoro e dominante degli scenari
economici, le dicotomie destra/sinistra, ma anche quella
privato/pubblico reagiscono in modo differente alle cicliche
e ricorrenti crisi dei sistemi economico-finanziari del
capitalismo. Da una parte, con un plus di individualismo,
propinando lamara medicina della competizione tra egoismi
individuali, alla Darwin, e sul piano collettivo e societario con
la teoria schumpeteriana e la prassi della vittoria del pi forte
nella concorrenza tra imprese. Sullaltro fronte, a cominciare
dalle soluzioni del New Deal rooseveltiano in poi, mettendo
in campo gli sforzi e limpegno di una comunit che si
percepisca come tale e metta a fattor comune la coesione
sociale. Questultima ma pochi se ne sono accorti
diventata da pochi anni parametro costituzionale proveniente
dallUnione Europea, ma stato formalizzato anche per le
istituzioni operanti in Italia ed stata inserita nel nuovo
Titolo V della Costituzione italiana (art. 119) con una
prospettiva certamente innovativa e di buona fattura,
nonostante le pesanti e spesso immotivate critiche che il
medesimo titolo V dedicato alle autonomie: (Regioni, Citt
metropolitane, Province e Comuni), si attirato negli ultimi
anni, a ragione ma anche a torto.
Proprio da questa osservazione vorrei cominciare una
sintetica analisi delle proposte di politica costituzionale
messe in campo dai tre schieramenti maggiori, andando alla
ricerca di ci che nei programmi li distingue, cercando altres
di cogliere gli elementi comparabili alla stregua delle
dicotomie gi espresse, alle quali possiamo aggiungerne una
ulteriore: conservazione/progresso.
Va subito premesso che la ricerca testuale nei tre
programmi disponibili non porta grandi frutti, anche perch
sul piano delle dichiarazioni e delle promesse non solo
bello e gratuito promettere la luna, e pertanto non facile
trovare delle clamorose differenze. Basti dire che non solo il
PD e Scelta Civica utilizzano entrambi in tema di
federalismo/regionalismo la medesima espressione di
federalismo responsabile: ed perfettamente
comprensibile. E peraltro curioso che, a fianco dellidentica
espressione appena citata, il PD collochi le parole e bene
ordinato, il Centro montiano, invece, scrive solidale,
utilizzando cos un aggettivo che ci saremmo aspettati
piuttosto dallaltra parte. Attenzione per: ci segnala

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

soltanto che le parole devono passare alla prova dei fatti per
avere un minimo di senso compiuto.
Dal canto suo, il PDL, che presenta un programma
ovviamente diverso, sul punto, da quello della Lega Nord,
non parla nel suo programma di federalismo solidale, bens
di Italia federale e unita, con buona pace della logica a
fronte del secessionismo strisciante del suo alleato leghista e
dellinverosimile progetto di trattenere nelle Regioni dove
esso si forma il 75% del reddito prodotto. Parlare, come fa il
programma del PDL, di attuazione di macroregioni
attraverso le intese di cui allart. 117 Cost. semplicemente
un non senso istituzionale, per il fatto che lo strumento
giuridico evocato del tutto inadeguato al compito che si
vorrebbe assolvere e che, nellintenzione della Lega, ci
soltanto una premessa per la secessione delle tre maggiori
Regioni del Nord.

Norberto Bobbio
65

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Sui partiti e sul punto maggiormente dolente del rapporto


tra cittadini, partiti e istituzioni, la destra (se vogliamo
utilizzare queste distinzioni pur grossolane, ma in questo
caso pi significative di altre) dichiara molto nettamente di
voler abolire il finanziamento pubblico e pertanto ai partiti
non dovrebbe arrivare nessun fondo pubblico, neppure si
presume sotto forma di rimborsi per le spese elettorali, in
qualunque modo documentate. La sinistra e il centro,
segnalano che questa strada, che pure appare in discesa per
lacquisizione di facili consensi, si pone in contrasto con la
partecipazione democratica effettiva da parte dei cittadini
non dotati di risorse proprie. Da queste due ultime parti, ma
non dal PDL, si pone laccento sulla necessit di dare
attuazione allart. 49 Cost. per assicurare la democrazia dei e
nei partiti, i quali devono riformarsi per essere strumento
dellazione dei cittadini e non luogo opaco di interessi
particolari. Su questultimo punto, il PD a esprimere il
concetto con maggiore chiarezza ed incisivit.
Un altro punto programmatico che vede accomunati
programmi e soluzioni lovvia richiesta di semplificazione e
alleggerimento del sistema istituzionale amministrativo, sotto
la voce peraltro poco spiegata nei dettagli di meno
burocrazia, anche in campo europeo.
Sullassetto del Parlamento e degli altri organi
costituzionali, si segnalano le seguenti
convergenze/divergenze: pi di taglio generale la proposta
del PD di un sistema parlamentare semplificato e rafforzato,
pi esplicita sul punto, anche se generica, la proposta Monti
di riformare il bicameralismo andando alla ricerca di
decisioni pi efficaci e rapide. Per entrambi si parla di
riduzione del numero dei parlamentari.
Molto pi netta (e da verificare nel concreto se e quando
se ne presentasse loccasione) la proposta PDL di dimezzare
non solo il numero dei parlamentari ma dei membri di tutte
le assemblee elettive (regionali e comunali), mentre le
Province sarebbero soppresse con modifica costituzionale;
del tutto particolare, sempre con provenienza Berlusconi,
appare la proposta dellelezione diretta del Presidente della
repubblica ed ovviamente il programma non si cura di
segnalare le enormi conseguenze che ci avrebbe sulla forma
di governo che, di colpo, cesserebbe di essere una repubblica
parlamentare per aprirsi a scenari avventurosi che nessuno si
sogna di dimensionare.
Giunti a questo punto, per necessario fare una
66

Destra e Sinistra pari non sono

riflessione metodologica, perch i documenti che abbiamo


individuato come espressivi dei programmi delle tre forze
che consideriamo non possono essere valutati in modo
equivalente. Infatti, se da una parte Scelta civica per Monti
ha in questa occasione, evidentemente, la prima opportunit
di rendere palesi le sue proposte programmatiche (e queste
appaiono sufficientemente distese e argomentate) il PD ha
utilizzato una diversa metodologia. Ha scelto infatti di
condensare in un programma breve le questioni maggiori e
allinterno di queste lo spazio pi rilevante stato offerto ai
problemi del lavoro, delluguaglianza , dello sviluppo
sostenibile e dei beni comuni.
Per il particolare taglio di questo mio contributo vanno
invece letti e confrontati i documenti sulla materia
istituzionale, assai pi ampi e dettagliati, rinvenienti da
proposte approvate dallAssemblea nazionale del PD.
Quelle di maggior interesse in tema di modernizzazione e
riforma democratica dellordinamento costituzionale e di
giustizia risalgono al maggio del 2010 e non sembra che ad
essi siano state apportate significative modifiche. Ma per
tale ragione diventa difficile un confronto testuale diretto
con le proposte concorrenti. Un suggerimento che mi
sento tuttavia di dare quello di trovare una via di mezzo
tra lodierna esposizione programmatica sintetica,
grandemente incentrata sui temi del lavoro, dello sviluppo e
della tassazione (temi ovviamente sacrosanti, ma non
esaustivi) e i documenti tematici, per di pi risalenti nel
tempo. In tal modo potrebbero risaltare con maggiore
plasticit e con i dovuti aggiornamenti le proposte di
politica costituzionale che il PD intende proporre anche in
questa decisiva occasione.
Riassumendo per sommi capi, si tratta di una ripresa della
bozza Violante del 2009 concernente il bicameralismo
differenziato, il rafforzamento, moderato, dei poteri del
Presidente del Consiglio dei ministri (il quale, nonostante il
pianto berlusconiano, ne possiede a sufficienza), un
ridimensionamento forte dello strumento del decreto legge,
e in particolare della pratica abnorme dei maxiemendamenti
ai quali viene legata la questione di fiducia. Nella stessa
direzione, sullaltro versante, andrebbe migliorata lincidenza
del Parlamento, sia dei gruppi parlamentari, che del singolo
deputato o senatore, mettendo mano a una robusta revisione
dei regolamenti parlamentari, riorientandoli decisamente
verso un plus di efficienza, con particolare riguardo al

FOCUS

Sul piano della


giustizia, molto
opportunamente, il
PD dichiara che il
suo programma
generale e specifico si
chiama
Costituzione, nel
senso che a questa
fondamentalmente
che deve darsi piena
attuazione senza
stravolgimenti
autoritari.

67

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

controllo ispettivo e alla politica economico finanziaria.


Sul piano della giustizia, molto opportunamente, il PD
dichiara che il suo programma generale e specifico si chiama
Costituzione, nel senso che a questa fondamentalmente che
deve darsi piena attuazione senza stravolgimenti autoritari,
nel rispetto della separazione dai poteri e soprattutto senza
ledere in alcun modo il principio dellautonomia e
indipendenza della magistratura compreso dunque il
pubblico ministero che ci viene invidiato in tutta Europa.
Ovviamente si pu e si deve porre rimedio a diverse
storture che riguardano la gestione quotidiana del pianeta
giustizia, ma ci pu essere fatto sul piano della legislazione
ordinaria e senza interventi punitivi per coloro che devono
continuare a impersonare un ordine autonomo e
indipendente da qualsiasi altro potere.
Sono necessari, pertanto, interventi coraggiosi sul piano
dellefficacia e della resa della giurisdizione: dalla
diminuzione della custodia cautelare in carcere alle pene
alternative alla prigione, dalla deflazione degli appelli e dei
ricorsi in Cassazione alla revisione dei tempi delle
prescrizioni, dal falso in bilancio alla punizione effettiva dei
reati commessi dai colletti bianchi. Come gi detto, si pu
fare davvero molto con le leggi ordinarie, ma anche con
regolamenti dellesecutivo e attraverso riorganizzazioni
amministrative e miglioramenti gestionali che non
necessitano di interventi normativi, men che meno a livello
costituzionale.
Lossessione per una giustizia addomesticata e tale da
porre i giudici quali leoni sotto il trono (per riesumare una
espressione infelice, che fortunatamente non vedo pi
riproposta) effettivamente, insieme al presidenzialismo e al
plebiscitarismo, la cifra distintiva di una politica
costituzionale che, stavolta senza infingimenti e cautele, si
pu chiamare politica della destra.

68

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

Il nuovo europeismo
progressista
Roberto Gualtieri

insegna Storia contemporanea all'Universit "La Sapienza" di Roma ed deputato europeo del Partito Democratico

l rapporto tra la sinistra e il processo di integrazione


europea ha una storia complessa. Se da un lato
indubbio che il socialismo europeo ha storicamente
privilegiato la dimensione dello Stato nazione come
cornice entro cui dispiegare la propria azione
riformatrice, dall'altro lato si pu ben dire che la matrice
socialista e progressista dell'europeismo ben solida a fianco di
quella cattolico-democratica e liberale. Basti pensare a due
figure decisive nella storia del processo di integrazione come
Jean Monnet e Jacques Delors, i veri architetti rispettivamente
della Ceca e della moneta unica, entrambi collocati (sia pure in
modo atipico) nella famiglia progressista e nella cui azione il
nesso stretto tra processo di integrazione e sviluppo del
modello sociale europeo ha sempre assunto un rilievo centrale.
Persino sul versante del comunismo italiano l'originaria

Herman Von Rompuy


69

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

La sinistra europea
degli anni novanta
non stata in grado
di avviare la
costruzione di una
vera unione
economica e di
superare il dualismo
tra le suggestioni
"mercatiste della
"terza via e
l'orizzonte statalnazionale dei
modelli di governo
dell'economia tipici
della propria
tradizione.

70

opposizione alla Ceca e alla Cee ha lasciato il posto, man mano


che maturava l'opzione eurocomunista, a un atteggiamento di
crescente apertura sfociato in un compiuto europeismo
sugellato dall'elezione al Parlamento europeo di Altiero Spinelli
nelle liste del Pci.
Nella seconda met degli anni novanta questa matrice
europeistica si manifestata nel ruolo determinante svolto dai
governi di centro-sinistra (allora maggioritari in Europa) nel
completamento della terza fase dell'Unione economica e
monetaria (cio l'adozione della moneta comune) e
nell'ingresso nell'euro dell'Italia, e successivamente, all'inizio del
nuovo decennio, nel varo della strategia di Lisbona,
nell'approvazione della Carta dei diritti e nell'avvio del nuovo
cantiere istituzionale che avrebbe portato al Trattato
costituzionale e quindi (dopo il suo affossamento nei
referendum francese e olandese) a quello di Lisbona.
Si tratta di risultati importanti, i cui limiti sono tuttavia
risultati evidenti con l'esplosione della crisi economicofinanziaria ed il suo impatto sull'eurozona. Il principale di essi
riguarda la difficolt a mettere in discussione la caratteristica
fondamentale del modello di unione economia e monetaria
elaborato da Delors e definito nel Trattato di Maastricht: la
limitazione delle competenze dellUnione alla sfera della
politica monetaria, e l'attribuzione ad essa di una semplice
funzione di coordinamento delle politiche economiche, la
responsabilit delle quali restava in capo agli stati membri.
Certo, occorre ricordare che senza questa scelta l'euro non
sarebbe mai nato perch il "modello Delors" era l'unico
storicamente realistico, e che popolari e liberali hanno avuto (ed
hanno tuttora) una posizione egualmente e anzi maggiormente
restrittiva circa le competenze dell'Unione. E tuttavia, il bilancio
assai poco lusinghiero della "strategia di Lisbona varata nel
2001 dimostra chiaramente che il cosiddetto "metodo aperto di
coordinamento" su cui essa, coerentemente alla lettera dei
Trattati, era fondata, rappresenta uno strumento del tutto
inadeguato per realizzare lo sviluppo e la convergenza delle
economie europee e conseguire l'ambizioso obiettivo di porre
l'Unione europea all'avanguardia della "economia della
conoscenza". Soprattutto se la mancata attribuzione di effettive
competenze di politica economica all'Ue si accompagna, come
stato fino ad ora, alla limitazione del suo bilancio all'1% del
prodotto interno lordo.
Pur essendo dunque stata decisiva per la nascita della moneta
unica, la sinistra europea degli anni novanta non stata in

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

grado di avviare la costruzione di una vera unione economica e


di superare il dualismo tra le suggestioni "mercatiste della
"terza via e l'orizzonte statal-nazionale dei modelli di governo
dell'economia tipici della propria tradizione. La successiva
apertura di un lungo ciclo politico di centro-destra va
interpretata anche come la conseguenza di questo limite
politico-culturale che oggi, di fronte all'epilogo inglorioso della
stagione neoconservatrice, i progressisti europei sono chiamati
a superare.
L'affermazione di un nuovo "europeismo progressista"
richiede quindi la definizione di una sintesi nuova tra mercato e
politiche pubbliche, tra libert ed eguaglianza, sul terreno
inedito della costruzione di un vero governo economico
europeo. Un governo economico che vada oltre la
combinazione di regole europee di disciplina di bilancio e
strumenti intergovernativi di assistenza finanziaria realizzata a
partire dal 2010 sotto la guida di Angela Merkel, e che doti
l'Unione delle risorse e delle competenze necessarie a realizzare
una vera politica economica comune.
D'altronde, ormai evidente che tale evoluzione costituisce
l'unica condizione per il superamento della linea dell'austerit
imposta dai conservatori, che non solo ha fatto precipitare
l'eurozona nella recessione, ma non ha saputo neanche
conseguire gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito.
Tutti i dati ci dicono infatti che per rilanciare la crescita e
rendere realistico e sostenibile l'abbattimento del debito
l'Europa ha bisogno di un motore interno di sviluppo,
attraverso un rilancio degli investimenti pubblici, la correzione
degli squilibri macroeconomici interni all'Unione economica e
monetaria e una maggiore equit nella distribuzione del reddito.
Ma se tali politiche possono essere realizzate solo in un
quadro europeo, l'attuale assetto della governance dell'eurozona
non fornisce gli strumenti per la loro attuazione. In altre parole,
venuta definitivamente meno la possibilit di agire
esclusivamente sul terreno nazionale, i progressisti devono
mettere mano a quella "costituzione economica dell'euro" che
oggi, di fronte ai nuovi meccanismi di disciplina di bilancio,
divenuta una gabbia troppo stretta e funzionale unicamente alla
politica economica dei conservatori.
Si tratta di un passaggio difficile, che al di l dei nominalismi
richiede di intraprendere la strada di una transizione di tipo
federale che, per quanto affrontata in modo non giacobino e
graduale, comporta l'assunzione di un orizzonte politico nuovo
e ricco di insidie soprattutto per quel che riguarda la
71

FOCUS

Destra e Sinistra pari non sono

Altrettanto aspro
sar nei prossimi
mesi il confronto
sugli altri punti
qualificanti della
piattaforma
progressista: il
rafforzamento della
capacit fiscale
dell'Unione (e
dell'eurozona) e
l'attribuzione ad
essa della capacit di
emettere titoli.

72

dimensione, certo non secondaria in politica, del consenso. Ma


nonostante l'indubbia delicatezza di un passaggio di questa
portata, questo nuovo europeismo progressista sta prendendo
forma, ed ben visibile non solo nell'azione unitaria e coerente
del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo,
ma anche nella crescente convergenza delle piattaforme dei
partiti e dei governi progressisti.
Da questo punto di vista, la "dichiarazione di Parigi"
pubblicata nel marzo scorso in occasione del grande evento
organizzato dalla Fondazione dei progressisti europei (Feps)
nella capitale francese a sostegno della campagna presidenziale
di Franois Hollande costituisce un documento significativo.
Alcuni dei punti di quella dichiarazione sono stati assunti con
forza dai progressisti e tradotti con successo in iniziativa
politica nonostante gli equilibri politici dell'Ue vedano ancora
una maggioranza conservatrice.
Basti pensare alla tassa sulle transazioni finanziarie, che
grazie all'azione convergente del gruppo S&D, del governo
Hollande e del gruppo parlamentare dell'SPD ha consentito di
avviare la realizzazione (la procedura di "cooperazione
rafforzata" da poco stata approvata da Parlamento e
Consiglio) di un provvedimento fondamentale sia sotto il
profilo dell'equit e dello sviluppo che sotto quello
dell'introduzione di nuove "risorse proprie" nel bilancio dell'Ue.
O al rafforzamento del ruolo della Bce a sostegno del debito
sovrano, che quando fu proposto da Hollande ricevette aspre
critiche dai conservatori e che invece nell'estate si affermato
con un solo voto contrario nel Board dell'istituto di
Francoforte.
E infine, basti pensare alla nuova visione di politiche per la
crescita (che ha avuto la sua prima traduzione nel "Patto per la
crescita e l'occupazione") e in particolare all'idea di una "golden
rule" che scorpori una parte degli investimenti pubblici dal
Patto di Stabilit. Su questo punto come si pu immaginare le
resistenze dei conservatori sono particolarmente accese, e
tuttavia di fronte all'evidente fallimento della linea dell'austerit
persino la Commissione Barroso ha annunciato una
comunicazione sulla possibilit di consentire "deviazioni
temporanee" dall'Obiettivo di Medio Termine per favorire lo
svolgimento di programmi di investimenti pubblici di
comprovata sostenibilit nel medio-lungo periodo.
Altrettanto aspro sar nei prossimi mesi il confronto sugli
altri punti qualificanti della piattaforma progressista: il
rafforzamento della capacit fiscale dell'Unione (e

Destra e Sinistra pari non sono

FOCUS

dell'eurozona) e l'attribuzione ad essa della capacit di emettere


titoli, e l'introduzione di un "Fondo per la redenzione del
debito" che sostituisca una quota dei debiti sovrani con
eurobond garantiti collettivamente.
Ma ci che conta in questa sede rilevare come il grado di
convergenza politico-programmatica e il suo tasso di
"federalismo implicito" sono sensibilmente superiori a quelli
conseguiti in precedenza. Anche sul terreno delle politiche
sociali, che sempre stato lasciato al di fuori della sfera delle
politiche europee (al di l degli interventi sostenuti dal Fondo
sociale europeo) si registrano novit significative.
La richiesta di un robusto pilastro sociale infatti uno degli
elementi qualificanti della posizione del gruppo S&D nel
negoziato sul futuro dell'Unione economica e monetaria
condotto da Herman van Rompuy, e la proposta "garanzia per
i giovani", ripresa in parte dal Commissario Andor, contiene
una notevole innovazione sul piano dell'approccio
introducendo per la prima volta degli standard e dei diritti
sociali a livello dell'Unione.
Questo nuovo "europeismo progressista" non si limita ai
temi pure centrali della governance economica, ma affronta per
la prima volta la dimensione della democrazia affermando la
prospettiva dell'unione politica. Lo si visto con la chiara
posizione assunta dal PSE e dal gruppo S&D sull'indicazione
prima delle elezioni di un candidato dei progressisti alla
Presidenza della Commissione, e lo si vedr a breve nel nuovo
grande evento internazionale organizzato dalla Feps a Torino
l'8 e 9 febbraio e dedicato appunto all'Europa politica, in cui
sar probabilmente varato un nuovo documento comune di
chiara ispirazione federalista.
Il cammino da percorrere per porre i progressisti alla guida
di un processo riformatore che doti l'Unione di un vero
governo economico legittimato democraticamente e realizzi un
significativo passo verso la prospettiva degli Stati Uniti
d'Europa ancora lungo.
Ma altrettanto vero che l'"europeismo progressista"
costituisce la principale novit di un processo di revisione e di
allargamento dei propri confini con cui la sinistra europea sta
elaborando una nuova figura del riformismo. Un processo di
cui il Partito democratico, con l'originalit della sua matrice
storico-politica e con la chiarezza della sua collocazione nel
campo dei progressisti, costituisce un motore e un
protagonista, e che trarr dalla auspicabile formazione del
governo Bersani un impulso ancora maggiore.
73

Documenti

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

Il futuro delleuropa,
una prospettIva ItalIana
Proponiamo qui di seguito il discorso pronunciato dal segretario nazionale del PD
al German Council on Foreign Relations, a Berlino il 5 febbraio scorso

Pier Luigi Bersani

i segretario nazionale del PD

76

Destra e Sinistra pari non sono

ignor Presidente,
Signore e Signori,
desidero
innanzitutto
ringraziare il
German Council on Foreign
Relations per questa
opportunit di condividere
con voi alcuni pensieri sul
futuro del progetto europeo,
su come esso vissuto nel
mio Paese, lItalia, su come lo
interpreta il Partito
Democratico, la forza politica
progressista che ho lonore di
guidare e che mi ha candidato
con la coalizione di
centrosinistra Italia bene
comune al governo del Paese
alle prossime elezioni
politiche, dopo elezioni
primarie cui hanno
partecipato oltre 3 milioni di
persone.
Questa mia visita a Berlino
avviene alla vigilia di un
importante Consiglio
Europeo dedicato, fra laltro, a
tentare di chiudere
positivamente il negoziato sul
prossimo bilancio
pluriennale;cade a tre
settimane dal rinnovo del
Parlamento italiano, e allinizio
dellanno in cui anche il vostro
Paese si recher alle urne.
A ottobre terminer cos un
ciclo di diciotto mesi durante i
quali i cittadini di Francia,
Italia e Germania (200 milioni
di persone e oltre il 60% del
Pil dellEurozona) si saranno
espressi sul futuro politico dei
propri Paesi.

LItalia, come sapete, sempre


stata, fin dalle origini, un
Paese fortemente europeista,
pronto pi di altri, specie nei
momenti difficili, a rinunciare
a qualcosa di s pur di fare
avanzare la costruzione
comune. C in noi la
memoria profonda e antica di
cosa stata la storia di questo
continente prima che iniziasse
il cammino della nuova
Europa. Come ricordava lex
Presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi: ci
sono 50 milioni di ragioni,
cio i cinquanta milioni di
morti della seconda guerra
mondiale per essere a favore
di una maggiore
integrazione.
Credo sia ancora giusto partire
da l, dal ricordo di come un
continente distrutto, affamato,
impaurito sia diventato nel
mondo, nellarco di tre sole
generazioni, larea che ha
cancellato dalla propria cultura
politica la tentazione che la
guerra possa essere uno
strumento di affermazione
della propria potenza e di
risoluzione delle controversie,
larea pi ricca del pianeta e al
contempo la meno diseguale,
larea dove i nostri figli
possono crescere senza timori
gi europei viaggiando da
una capitale allaltra per
studiare, visitare musei,
stringere amicizie.
Lintegrazione europea stata
da molti secoli a questa parte
la pi grande storia di

DOCUMENT0

successo di costruzione
pacifica di una sovranit
condivisa, di trasformazione
delle cause di potenziale
conflitto in fattori di crescita
comune, il modello concreto
che pi si avvicinato
allideale kantiano di
comunit internazionale. Se
cos non fosse, non si
capirebbe come mai questa
lunica organizzazione che ha
visto triplicare negli ultimi
trenta anni i suoi Stati
membri, che ha Paesi che
bussano alle sue porte per
entrare, che continua ad
aggiornare instancabilmente
le proprie regole.
Io ritengo che per il mio
Paese, per lItalia, tuttora, il
massimo interesse nazionale
coincida con il proseguimento
dellintegrazione. LEuropa ha
allargato i nostri mercati, ha
cambiato la cultura delle
nuove generazioni,ha
rappresentato spesso il
vincolo esterno - pur
liberamente assunto - che ci
ha obbligato a riforme
necessarie. Perci lavoriamo
anche oggi per raggiungere
lEuropa massima possibile,
non per convivere con quella
minima indispensabile.
Arriviamo alla stessa
conclusione anche guardando
con realismo il mondo nuovo
attorno a noi. Non servono
argomentazioni ricercate per
comprendere che come attore
globale lUnione Europea
non dimentichiamo mai che
77

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

solo il 7% della demografia


globale - pesa di pi delle
nostre singole ambizioni
nazionali. E poi, dalla Cina
agli Stati Uniti, per ragioni
sistemiche e per una pi
corretta distribuzione delle
responsabilit, tutti chiedono
pi Europa, una domanda
che spesso proprio noi non
siamo in grado di
corrispondere.
finito il tempo in cui i
grandi attori globali
preferivano avere a che fare
con ciascun Paese europeo
singolarmente. Dunque
nessuno, oggi, pu desiderare
per ragioni di equilibrio

europea ha rischiato di
azzoppare gli sforzi americani
per una strategia della
crescita, che leuropeismo
tradizionale oggi assediato
da fenomeni populistici che
rimettono in discussione
lintero percorso, perfino
agitando qua e l fantasmi di
un passato da non rivivere:
dallUngheria di Orban ad
Alba Dorata in Grecia, alle
formazioni razziste di estrema
destra che da nord a sud
mietono nuovi consensi.
Non questa la sede per
raccontare come e perch
arrivata la crisi, come
avremmo potuto agire pi

sapete anche bene chi


guidava in quegli anni il
governo dellItalia.
Perci non superfluo
ricordare che dopo quella fase,
una lunga fase, di un
populismo che ha pi volte
scherzato col fuoco
dellantieuropeismo, e che ha
bruciato in parte la credibilit
del mio Paese, noi il mio
partito gi impegnati con
Romano Prodi al tempo del
raggiungimento del traguardo
della moneta unica, siamo stati
nuovamente attori decisivi
della tregua politica dellultimo
anno e mezzo, e del percorso
di risanamento, faticoso e

Come IntendIamo agIre, noI progressIstI ItalIanI,


davantI a questa sItuazIone? sul pIano dellorIzzonte
Ideale, abbIamo IndICato Con semplICIta lobIettIvo
deglI statI unItI deuropa
generale che larea di pace
costruita attorno a noi, la
piattaforma europea
economica e industriale, il
vasto mercato interno si
possano indebolire o
disgregare.
Tuttavia, con altrettanto
realismo, non possiamo
nasconderci che lEuropa
affronta da due anni una sfida
esistenziale, che lEuropa ha
balbettato davanti alla crisi,
che la crisi delleconomia
78

celermente e con minori costi,


per ricordare i ritardi di analisi
e di reazione.
Anche il mio Paese ha le sue
responsabilit. Esso non ha
approfittato, come invece la
Germania, degli enormi
vantaggi scaturiti dallarrivo
dellEuro, ha sprecato anni
importanti non facendo le
riforme necessarie e si
trovato pi vulnerabile
allarrivo della tempesta. La
storia la conoscete bene. E

indispensabile.
Il governo tecnico di Mario
Monti esperienza non nuova
in Italia ma che sempre
richiede la generosit delle
forze politiche pi
responsabili di fare un
temporaneo passo indietro
stato da noi voluto, stato
lealmente sostenuto in
Parlamento nonostante le
insofferenze della destra,
stato spesso migliorato nei
contenuti della sua azione per

Destra e Sinistra pari non sono

corrispondere meglio a una


realt socio-economica
complessa, stato spiegato
pazientemente ai cittadini che
soffrivano la durezza delle
misure, evitando cos quelle
tensioni sociali che si sono
viste altrove.
In tutto questo c stato
limpegno generoso del mio
partito, che ha messo lItalia
prima dei suoi interessi politici
ed elettorali. Siamo arrivati
cos, alla vigilia delle elezioni,
consapevoli del lavoro svolto
e soddisfatti per lavvio
dellennesimo risanamento
nazionale per il quale lEuropa
giusto ricordarlo - non ha
versato un solo euro, ma che
ha visto invece lItalia nella
posizione di terzo
contributore netto per il
sostegno delle crisi altrui.
Siamo arrivati qui, per, con
un conto pesante. LItalia
raggiunger il pareggio di
bilancio questanno, secondo
gli impegni assunti
inconsapevolmente
dallon.Berlusconi, caso quasi
unico in Europa. Il Paese ha
girato il 2012 con un avanzo
primario di oltre il 4% del Pil,
uno dei pi alti al mondo, ma
sconta ancora un debito
risalito a oltre il 120% del Pil,
una recessione attorno al
2,5%, la perdita di 700.000
posti di lavoro. La strada
ancora lunga. Anche nel 2013
si prevede una recessione di
quasi un punto che si
trasformer forse in crescita

positiva solamente dal 2014.


Sono numeri che si
commentano da soli e che
indicano gi un percorso.
Sappiamo di dover garantire
limpegno per la stabilit.
Sappiamo di dover proseguire
il cammino delle riforme.
LItalia ha bisogno di profondi
cambiamenti, partendo da una
diversa moralit pubblica.
Abbiamo lambizione di
ingaggiare nuovamente le
giovani generazioni e tutte le
forze pi dinamiche della
nostra societ, limpresa, la
ricerca, linnovazione,per
rimettere in movimento
lItalia, per scommettere sul
futuro. La politica da sola,
come semplice arte tecnica del
governo, non basta a
modificare profondamente, e
con il consenso, gli equilibri
sociali.
Serve coraggio in chi guida,
ma anche la capacit di
ascoltare una societ e di
convincere sulle finalit
positive di un cambiamento.
Siamo consapevoli che la
stabilit e il rigore sono
condizioni necessarie in un
tempo di crisi
economica,quando i partner di
unimpresa comune come
quella europea devono essere
rassicurati sulla credibilit e
affidabilit degli impegni
assunti.
Pensiamo altres che il
completamento del mercato
unico possa facilitare la ripresa
e la crescita.

DOCUMENT0

Ricordo che quando ero


Ministro dello Sviluppo
Economico nel governo di
Romano Prodi nel periodo di
avvicinamento allEuro,
questo processo aveva come
riflesso la spinta a politiche
strutturali comuni, nel campo
dellenergia, dei programmi di
ricerca e di innovazione, delle
politiche ambientali. Larrivo
della moneta non era
disgiunto dalla percezione
che dovevamo
contemporaneamente fare dei
passi avanti sui temi
strutturali.
Cos oggi, mentre si
perfezionano gli strumenti
della disciplina monetaria e
fiscale comune, deve
riprendere limpulso per un
completamento del mercato
unico.
Ricordiamoci poi che davanti
a noi c anche la sfida
dellaccordo di libero
commercio fra Unione
Europea e Stati Uniti, e fra
Unione Europea e Mercosur,
un doppio appuntamento
molto significativo per le
nostre economie.
Stabilit, rigore e
completamento del mercato
non sono per sufficienti se
non riparte una strategia di
investimenti e di crescita su
scala continentale, se non si
consente di liberare risorse
nazionali per investimenti
concordati con i vertici
europei, se non si permette
come accade in Italia al
79

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

sistema di governo locale di


spendere risorse fresche e
immediatamente disponibili
per un eccesso di vincoli del
Patto di Stabilit.
Non solamente una
questione italiana, anche se la
recessione della seconda
economia manifatturiera
dellUnione riverbera i suoi
effetti su tutti i mercati.
Crescita e occupazione non
sono un lusso da rinviare a
domani.
Noi abbiamo apprezzato lo
sforzo contenuto nel rapporto
promosso dai Quattro
Presidenti Verso una genuina
Unione Economica e
Monetariae abbiamo seguito
passo passo le decisioni
adottate nel corso del 2012. Si
tratta delle scelte che
avrebbero dovuto sviluppare i
quattro building blocks del
progetto: unione bancaria,
unione fiscale, unione
economica e il rafforzamento
della legittimazione
democratica dei processi
decisionali della zona euro.
Sono evidenti i rilevanti passi
avanti compiuti sul tema
dellunione bancaria, ma
difficile mascherare la
delusione verso la progressiva
riduzione delle ambizioni
iniziali. In materia di unione
fiscale e controllo dei bilanci
nazionali, dopo il Fiscal
Compact e i vari packs, si
spento il dibattito politico
sulle possibili forme di
mutualizzazione di parte del
80

debito (sia gli eurobonds sia il


cosiddetto redemption fund
pensato proprio qui in
Germania) e anche lipotesi di
una fiscal capacity, di un
bilancio autonomo pur
limitato allEurozona,
rimasto a uno stadio tutto
preliminare.
Cos come una strategia
comune a favore degli
investimenti e del lavoro non
ha ancora trovato concretezza
e dimensione sufficiente. a
fronte di questa strategia che
noi siamo pronti a costruire
ulteriore corresponsabilit
rispetto ai bilanci nazionali.
Ancora prima si fermata la
riflessione sugli strumenti
possibili di convergenza delle
politiche economiche e sui
processi di legittimazione
democratica nellEurozona.
Hanno sicuramente pesato in
questo senso lattesa per le
elezioni in alcuni grandi Paesi,
attesa che - temiamo proseguir per tutto
questanno, e il timore di
attivare strumenti e regole che
comportassero di mettere
ancora mano ai Trattati.
Se dunque resta un dubbio
sostanziale rispetto a questo
cammino, esso riguarda il
tempo lungo che richiede. Il
momento peggiore della crisi
sicuramente passato ma non
sono sicuro che questo lungo
calendario ci metta al riparo
da crisi future.
La discussione sullarchitettura
politica dellUnione Europea

non ha mai appassionato i


cittadini. Ne siamo
consapevoli. Paradossalmente,
proprio larea pi integrata, la
zona Euro, ha costruito la
propria governance attuale su
un insieme di strumenti
intergovernativi il pi
importante lEuro summitmentre quella meno integrata
che la circonda, quella del
mercato unico, si sostiene
ancora mediante strumenti pi
comunitari.
Lemergenza dellarea Euro ha
alimentato politicamente un
circuito vizioso fra
allargamento dei populismi
che non riconoscono
legittimit democratica alle
scelte di Bruxelles e ricorso
crescente a governi e decisioni
tecniche, stante la difficolt di
superare nelle forme
tradizionali e democratiche le
necessit imposte dalla crisi.
Cos oggi, noi pensiamo sia
giusto superare un modello
solamente intergovernativo,
poich lassenza di una
prospettiva di sovranit
democratica su scala europea
genera entropia, dispersione,
ripiegamenti nazionali,
insomma la tentazione
dellassalto finale alla cittadella
del sogno europeo.
Come intendiamo agire, noi
progressisti italiani, davanti a
questa situazione? Sul piano
dellorizzonte ideale, abbiamo
indicato con semplicit
lobiettivo degli Stati Uniti
dEuropa. Unaffermazione

Destra e Sinistra pari non sono

non scontata in questi tempi.


Dietro una moneta sola deve
esserci un solo sovrano.
Non immaginiamo il super
Stato europeo paventato
strumentalmente in alcuni
Paesi e agitato dai populismi
nazionalisti. Io penso a un
potere federale
democraticamente legittimato,
dotato di un bilancio con
risorse proprie, capace di
svolgere specifiche funzioni,
dotato di una Banca Centrale
e di un Tesoro, competente
sui temi indispensabili nella
scala globale come la difesa, la
politica estera, le migrazioni, la
ricerca, lenergia, le reti
infrastrutturali.
Questo obiettivo di lungo
termine pone una domanda
ineludibile, cio quali quote di
sovranit gli Stati nazionali

sono disposti a cedere per


raggiungere questa sovranit
post-nazionale. Una sovranit
efficace, ancorata alla vera
scala dei problemi odierni.
Perch o la sovranit arriva
alla dimensione dei problemi
di oggi, o pu esserci solo
lillusione della sovranit.
Dovremo trovare la sede per
rispondere a questo problema.
Alla fine, si porr il tema di
una nuova Convenzione per
discutere di noi stessi e
decidere insieme del nostro
futuro. Capisco le paure di chi
teme lapertura di un vaso di
Pandora e ricorda limpasse
istituzionale di dieci anni fa,
ma non possiamo nemmeno
pensare che urlino solamente
gli euroscettici e che i
sostenitori di unEuropa
federale e politica tacciano.

DOCUMENT0

Che di fronte a noi ci sia


solamente la scelta tra fare
avanzare segretamente il
progetto europeo in nome
dellemergenza o retrocedere
pubblicamente in modo
clamoroso quando, e se,
sfidati da un referendum.
una questione di
responsabilit che alla fine si
porr. Nel frattempo, vedrei
volentieri, se- ad esempio il
parlamento italiano e quello
tedesco convocassero
unassise congiunta sul futuro
dellEuropa, aprissero una
discussione politica. La
predisposizione dellItalia e
della Germania verso una pi
genuina unione politica
potrebbe essere un buon
modello per altri.
Il Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, ci ha

81

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

invitato pi volte a investire


maggiormente nella
costruzione di una sfera
politica europea. Il demos
europeo non pu che forgiarsi
nel fuoco di una battaglia
politica democratica e
continentale. E questa la
strada per superare la spirale
fra populismi e tecnocrazie. Il
consolidamento di un campo
europeista e progressista, nel
quale ci sentiamo collocati,
parte integrante del progetto
di costruzione dellEuropa
politica. E riguarda la mia
come le altre famiglie politiche
europee.
Con le regole attuali, intanto,
potremmo fare gi alcune
scelte importanti: indicare
prima del 2014 i candidati alla
Presidenza della
Commissione, magari anche
lalto Rappresentante della
Politica Estera, lavorare per
farli eleggere direttamente e,
comunque, lanciare il tema,
consentito da Lisbona, della
unificazione delle funzioni di
Presidente della Commissione
con quelle di Presidente del
Consiglio, avendo cos una
prima figura pilota di
Presidente dellEuropa.
Noi, i Paesi dellEurozona,
abbiamo il dovere di
affrontare queste scelte con
pi coraggio, chiederci quali
passi siamo disponibili a fare
per evolvere verso una pi
stringente unione politica. la
crisi stessa che ci richiama a
questa esigenza di coraggio. O
82

lEuropa riuscir a proporsi


allopinione pubblica come la
chiave di soluzione concreta
dei problemi e come
prospettiva credibile, o lidea
stessa di Europa verr messa
in discussione.
LEurozona in particolare
dovr inoltre riflettere sul
rapporto con i Paesi che non
ne fanno parte, specie con
alcuni di questi. evidente il
riferimento, e non solo per le
vicende degli ultimi giorni, al
Regno Unito di David
Cameron.
Per secoli la Gran Bretagna ha
vissuto con lidea, pi che
legittima, di dover evitare che
lEuropa continentale trovasse
un proprio solido accordo
poich questo avrebbe messo
in discussione il suo ruolo
internazionale.
Un riflesso cos antico, non
solo non scompare da un
giorno allaltro ma tornato
fuori oggi pi forte che mai.
Londra si chiamata fuori dai
pi indicativi traguardi
dellultimo decennio - lEuro,
Schengen, la Carta Sociale, il
Fiscal Compact e oggi invita
lEurogruppo ad andare avanti
con la propria integrazione,
riservandosi una decisione
dopo un dibattito che impegni
la propria opinione pubblica.
Noi abbiamo unidea diversa
di cosa sia una sovranit
efficace nel mondo di oggi e
ci piace lespressione con cui
un grande scrittore inglese,
Geoffry Howe, definiva

Robinson Crusoe nella sua


isola: padrone di tutto ma
sovrano di niente.
Come si compreso, noi
siamo perch, senza indugi, il
nucleo dellEurozona decida
passi di successiva
integrazione. Ad esempio,su
un tema come quello della
difesa, che elemento chiave
di unEuropa politica adulta, e
di una rinnovata amicizia
transatlantica ovvio che sar
in ogni caso necessario trovare
una modalit di rapporto con
il Regno Unito.
Signor Presidente, Signore e
Signori,
in questi due anni, lUnione
Europea ha sofferto la crisi
della propria principale
materia prima: la solidariet.
La conferma pi evidente
viene dal difficile negoziato
sul bilancio dei prossimi
giorni. A forza di comportarsi
con realismo, il realismo ha
sconfitto il buon senso.
LUnione rinvia da troppo
tempo una decisione strategica
su un bilancio fondato
davvero su risorse proprie, e
cos inciampa in un negoziato
sul filo dellimpossibile.
Il metodo dei contributi
nazionali, dove alcuni governi
nazionali per primi,
inevitabilmente seguiti da
quasi tutti gli altri,
interpretano il negoziato solo
in termini di costi/benefici,
dato/ricevuto, pretendendo
un rimborso in caso di
sbilanciamento eccessivo, ha

Destra e Sinistra pari non sono

reso questo esercizio pari alla


quadratura del cerchio.
Finora, lItalia rischia di
divenire per il futuro il primo
contributore netto, in
proporzione al proprio
reddito, con un disavanzo di
oltre 6 miliardi di euro e con il
paradosso di dover pagare il
rimborso a Paesi che hanno secondo i dati della
Commissione - un indice di
prosperit pi alto.
Si tratta di una posizione
insostenibile anche per un
europeista convinto. Infine,
Italia e Germania hanno
sempre puntato
sullintegrazione europea ed
giusto che proseguano
assieme questo percorso, in
forte spirito di amicizia e di

le principali forze politiche, n


a una vita istituzionale ben
organizzata sul principio di
sussidiariet.
Eppure ci sembra di vedere
una riluttanza ad assumere un
ruolo di leadership politica.
Per lEuropa di domani, noi
auspichiamo invece che la
Germania sappia assumere
quelle responsabilit, voglia
andare oltre la stella polare del
suo formidabile rapporto con
la Francia, e sappia
riconoscere che il suo
successo economico nel
mercato globale sarebbe
maggiore e strategicamente
pi sicuro se il nostro
continente avesse un mercato
unico compiuto e meno
squilibrato, se ci fosse un

DOCUMENT0

obiettivi lintegrazione delle


nostre economie, la
collaborazione per
linnovazione, gli investimenti,
il lavoro.
Consentitemi su questo una
nota personale. Ho governato
per lunghi anni lEmilia
Romagna, la regione italiana
forse pi integrata con la
Germania sul piano
produttivo e industriale. Mi
rimasta la ferma convinzione
che lavorando assieme ancora
pi strettamente ci daremo un
futuro pi sicuro.
Signor Presidente, Signore e
Signori,
Tommaso Padoa Schioppa, un
nostro grande europeo con
cui ho condiviso
responsabilit di governo,

Il nostro paese, Il mIo partIto, Confermano anChe


quI la ConsolIdata tradIzIone dI amICIzIa Che fa
della germanIa Il nostro prImo partner In termInI
eConomICI, CulturalI, polItICI
collaborazione.
La Germania di oggi pu
portare nellUnione Politica
federale di domani la forza del
proprio successo economico
ma anche quella del proprio
modello sociale e istituzionale.
Non ci sono modelli
alternativi n alleconomia
sociale di mercato, qui
condivisa da decenni da tutte

mercato europeo pi
dinamico e propulsivo.
Il nostro Paese, il mio
partito,confermano anche qui
la consolidata tradizione di
amicizia che fa della Germania
il nostro primo partner in
termini economici, culturali,
politici.
Noi siamo interessati a
sospingere verso nuovi

invitava i giovani a prendere


lEuropa come punto di
riferimento, a superare la
malinconia di questo tempo,
li spronava a guardare in alto,
dentro se stessi. In questo
tempo difficile, lItalia
progressista dei democratici
pronta a ripartire proprio da l.
Grazie per la vostra
attenzione.
83

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

destra e sInIstra
seCondo
da La Repubblica del 15 gennaio 2013

84

anthony gIddens

Destra e Sinistra pari non sono

estra e sinistra
sarebbero concetti
superati, obsoleti,
privi di senso, come
qualcuno ora
sostiene nella campagna
elettorale italiana? Non sono
daccordo. Norberto Bobbio
diceva che il significato di
destra e sinistra cambia
continuamente, e non c
dubbio che oggi entrambi i
termini significano qualcosa
di diverso rispetto al passato.
Ciononostante restano due
concetti politici
profondamente differenti e
continuano ad avere un
valore specifico anche
nellodierno mondo
globalizzato.
La destra tradizionale di oggi

sociale. Le differenze tra i


due schieramenti sono ben
visibili, sebbene non siano
pi cos nette come un
tempo. A sinistra non c pi
lutopia socialista. A destra
possono esserci aperture in
campo sociale, come
dimostra David Cameron in
Gran Bretagna schierandosi a
favore del matrimonio gay,
peraltro con forte
opposizione e disagio tra
molti membri del suo stesso
partito.
Inoltre oggi ci sono
questioni, come quella
dellambiente, che non sono
pi di destra o di sinistra
sulla base dei vecchi
parametri: il cambiamento
climatico un problema

DOCUMENT0

apertura nei confronti della


societ e altre che si
distinguono per una
contrapposta chiusura.
Due diverse mentalit, due
modi di affrontare la realt:
apertura verso
limmigrazione, le nuove
tecnologie, i cambiamenti
sociali, in contrasto con chi
preferirebbe chiudere le
frontiere respingere le
innovazioni, mantenere lo
status quo. Ma questo
contrasto non basta a
definire la lotta politica.
Rappresenta un programma e
una visione troppo limitati.
Ed portato re di frequenti
contraddizioni: vi sono
partiti apertissimi quando si
tratta di discutere di libero

norberto bobbIo dICeva Che Il sIgnIfICato dI destra


e sInIstra CambIa ContInuamente, e non Ce dubbIo
Che oggI entrambI I termInI sIgnIfICano qualCosa
dI dIverso rIspetto al passato
in Europa e in generale in
Occidente crede nel libero
mercato, in uno stato poco
invasivo e contenuto, in un
conservatorismo sociale nella
sfera privata. La sinistra
crede in un governo attivo
pi che nello statalsmo, in
una maggiore
regolamentazione del
mercato, nel liberalismo

grave, urgente e profondo,


che travalica ogni
schieramento ideologico, per
lo meno se guardato senza
paraocchi.
In parte vero quel che Tony
Blair ha scritto nella sua
autobiografia politica, dopo
avere lasciato Downing
Street: oggi vi sono forze che
si distinguono per la propria

mercato che vorrebbero


privo di qualsiasi regola o
laccio, e poi chiusissimi sci
tema dellimmigrazione,
senza comprendere che
questultima una
componente essenziale del
liberalismo e che non pu
esserci un mercato aperto
con una chiusura delle
frontiere agli immigrati.
85

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

La discussione sci presunto


superamento di concetti
come destra e sinistra
ha inoltre un difetto di
fondo: induce a credere che,
nel mondo di oggi, ci sia
bisogno di meno politica di
quello di una volta, ossia di
meno ideologia, meno
partiti, meno governo, come
se tutto dipendesse
dallessere disponibili o
contrari al cambiamento
inteso come generale
progresso dellumanit. Al
contrario, ritengo invece che
oggi ci sia bisogno di pi
politica di prima, perch i

popolare, seppure utilizzato


spesso a sproposito:
reformer. Oggi tutti o
perlomeno tanti si
autodefiniscono cos. Ma chi
, cos, un vero riformatore
o riformista? In Europa
colui che comprende la
profondit della crisi che
stiamo attraversando e si
rende conto delle risposte
radicali che sono necessarie
per superarla.
Oggi tutti i Paesi
industrializzati sono
fortemente indebitati. Tutti,
chi pi chi meno, hanno
perso competitivit sui

Certo, i tagli sono in qualche


misura necessari. A mio
parere, tuttavia, sono come le
medicine: se non le prendi, ti
ammali, ma se ne prendi
troppe fai un overdose e
rischi di stare ancora peggio.
E allora che fare? Ci che un
autentico riformatore
europeo dovrebbe porsi
come obiettivo una ripresa
sostenibile. Una ripresa in
grado di preservare un
welfare state che richiede
sicuramente tagli e
accorgimenti per fare i conti
con un nuovo scenario
demografico e sociale; ma

la terza vIa va perCIo adeguata aI problemI


del ventunesImo seColo, ma anChe alle nuove
opportunIta Che Il seColo appena ComInCIato lasCIa
Intravedere, non ultIma quella dI una nuova
rIvoluzIone IndustrIale e teCnologICa
problemi globali, dalla
drammatica crisi economicofinanziaria alleffetto serra,
dimostrano che solo un
intervento collettivo,
programmatico, di sana
governance internazionale,
pu mettere il nostro pianeta
sulla strada giusta.
Una migliore definizione del
confronto politico odierno
verterebbe allora su un
termine diventato assai
86

mercati. Finora sono state


indicate e discusse due vie
duscita da questa situazione:
incoraggiare la crescita
economica con investimenti
pubblici, oppure puntare sci
rigore, sui tagli alla spesa
pubblica, sugli aumenti delle
tasse, in una parola sull
austerit. Ma riproporre
lalternativa tra il metodo
keynesiano e il monetarismo
potrebbe non bastare pi.

che al tempo stesso non


indirizzi principali benefici
della crescita sullo 0,1
percento della popolazione,
sulle fasce pi alte di reddito.
Una ripresa sostenibile
significa un modello
economico che eviti di
distruggere lambiente c la
classe media: non credo che
lOccidente uscir dalla crisi e
diventer pi competitivo
semplicemente vendendo

Destra e Sinistra pari non sono

sempre pi automobili alla


Cina, fino a quando i cinesi
ne avranno tante quanto noi,
o di pi. N continuando a
indebitarsi, per poi aspettarsi
che siano i giovani doggi,
molti dei quali sono
disoccupati, a pagare i nostri
debiti quando saranno
diventati adulti: sia i debiti in
campo economico che quelli
in campo ambientale.
Come realizzare unimpresa
cos immane e complessa? lo
continuo a credere che sia
possibile, attraverso un
genuino riformismo di
sinistra. 10 stesso spirito di
quella Terza Via a cui ho
dedicato una patte dei miei
studi teorici, il cui primo
artefice non stato in realt
Blair, come si talvolta
indotti a credere, ma

piuttosto Bill Clinton e il


partito democratico negli
Stati Uniti. Dunque un
progressismo capace di
conquistare consensi al
centro, comprendendo le
legittime preoccupazioni dei
ceti medi su questioni come
sicurezza, tasse e
immigrazione, ma senza
rinunciare alle aspirazioni di
una societ pi giusta e pi
egualitaria, rese ancora pi
impellenti oggi dalle
conseguenze del crack
finanziario e dalle minacce
del cambiamento climatico.
La Terza Via va perci
adeguata ai problemi del
ventunesimo secolo, ma
anche alle nuove opportunit
che il secolo appena
cominciato lascia
intravedere, non ultima

DOCUMENT0

quella di una nuova


rivoluzione industriale e
tecnologica, che sar
necessaria perch nessun
Paese potr veramente
risollevarsi dalla crisi se non
produce pi niente. Tra
queste opportunit vi sono
quelle che pu cogliere
lEuropa: secondo vari
studiosi la nostra Unione,
oggi afflitta da lacerazioni e
difficolt, ha il potenziale per
uscire da questo periodo non
solo rinsaldata e rinvigorita,
ma perfino pi forte degli
Stati Uniti. uno scenario
che richiede ottimismo, ma
uno scenario possibile: a
patto di usare pi politica,
non meno politica. E di
credere che destra e
sinistra vogliano ancora
dire qualcosa.

87

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

manIfesto dI torIno:
una unIone demoCratICa dI paCe,
prosperIta e progresso
Proponiamo qui di seguito il documento conclusivo del convegno su "Renaissance for Europe" svoltosi
a Torino l'8-9 febbraio, promosso dalla Foundation for European Progressive Studies, cui hanno partecipato
i leader delle formazioni democratiche e progressiste europee a sostegno del centrosinistra italiano
e della candidatura a premier di Pier Luigi Bersani

l 2013 un anno
cruciale per lEuropa
progressista. Dopo le
vittorie dei socialisti in
Slovacchia, Francia e
Romania nel 2012, le elezioni
in Italia e Germania
potrebbero cambiare gli
equilibri in seno al Consiglio

I
88

europeo, aprendo la strada a


una maggioranza progressista
dopo le elezioni europee del
2014. La dichiarazione di
Parigi e il lancio delliniziativa
Renaissance for Europe
nel marzo 2012 si sono
concentrate sulla necessit di
andare oltre le politiche di

austerit, delineando i tratti


di un nuovo e pi equilibrato
corso per unEuropa basata
su stabilit, crescita e
solidariet. A Torino
vogliamo elaborare la nostra
visione dellEuropa politica:
una Unione della democrazia
basata su una sovranit

Destra e Sinistra pari non sono

austerit. Questo impianto si


dimostrato inefficace, sia
politicamente che
economicamente. Non ha
migliorato la stabilit
finanziaria e la sostenibilit
fiscale.
Al contrario, ha innescato un
circolo vizioso di recessione
e peggioramento dei conti
pubblici, le cui conseguenze
economiche e soprattutto
Ridefinire i fondamenti:
sociali sono devastanti. Il
sviluppare la democrazia
deficit democratico delle
La crisi economica e
politiche europee arrivato
finanziaria ha evidenziato la
fino agli Stati membri,
debolezza della governance
erodendo il consenso
delleuro. Lintroduzione di
pubblico non solo nei
una moneta comune non
confronti del progetto
stata seguita dal
europeo, ma anche delle
completamento di una vera
stesse democrazie nazionali.
unione economica. Quindi,
UnUnione di regole fiscali
nonostante leuro sia
gestita da tecnocrati non pu
divenuto un simbolo
andare oltre lausterit e priva
importante del progresso
nellintegrazione, esso non i cittadini del proprio diritto
allautodeterminazione. La
diventato sinonimo di
sicurezza, stabilit e controllo disciplina di bilancio deve
trasmettere un senso di
democratico. Lassenza di
sicurezza, attraverso
una adeguata architettura
istituzionale si riflessa in un meccanismi sostenibili e non
soggetti a continue
compromesso tra
negoziazioni tra gli Stati
lintergovernativismo delle
risorse da un lato, e il metodo membri e al loro interno.
La continua trattativa non fa
comunitario delle regole
che minare ulteriormente la
dallaltro. Il primo ha
solidariet europea,
implicato la canalizzazione
dellaiuto finanziario da parte incentivando un modello di
degli Stati membri attraverso governance fondato sugli
organismi intergovernativi. Il equilibri di potere e una
secondo, invece, si tradotto gerarchia basata sulla
ricchezza, e portando al
in regole pi severe di
tempo stesso le democrazie
disciplina fiscale al livello
europeo, con la conseguente nazionali in rotta di collisione
luna con laltra, divise tra
attuazione delle politiche di
condivisa, che costituisce la
condizione essenziale per
affrontare la crisi e per
restituire potere ai cittadini e
fiducia nel progetto europeo.
Ci che vogliamo realizzare
una Unione di progresso e
prosperit per tutti, con un
forte mandato da parte dei
cittadini europei.

DOCUMENT0

quante sentono di pagare per


le altre e quante, invece, si
sentono governate dalle
prime. Il paradosso che il
tentativo di proteggere la
sovranit nazionale ed evitare
i trasferimenti fiscali ha
generato un sistema di
governance meno efficace,
pi invadente e meno
rispettoso della sovranit
degli Stati di ogni altro
modello federale esistente, e
al tempo stesso pi oneroso
per i contribuenti.
Ristabilire la legittimit:
pi potere agli europei
Una autentica Unione
economica e monetaria
richiede di un diverso
modello di governance, che si
basi sui seguenti elementi:
unattuazione equilibrata del
Patto di stabilit e crescita,
che riconcili la responsabilit
fiscale con la crescita e
loccupazione,
salvaguardando gli
investimenti e i servizi
pubblici e, allo stesso tempo,
perseguendo la riduzione del
deficit e del debito;
un coordinamento pi forte
e pi equilibrato delle
politiche economiche al
livello di UEM e politiche
europee nuove e potenziate;
ununione bancaria
completa, una Banca centrale
europea attiva nella
promozione della stabilit
finanziaria e una effettiva
regolamentazione dei
89

DOCUMENTO

Destra e Sinistra pari non sono

mercati, che incentivi gli


investimenti a lungo termine
e scoraggi la speculazione;
le politiche economiche
devono essere accompagnate
da un robusto sistema di
politiche sociali responsabili,
che divengano obiettivi
vincolanti e rispondano agli
impegni presi per il
progresso e la prosperit.
Questa la ragione per cui
deve essere elaborato un
nuovo patto sociale che
divenga una garanzia per tutti
gli europei. Lautonomia dei
partner sociali e il loro ruolo
devono essere salvaguardati e
rafforzati, favorendo
lemergere di un dialogo
sociale europeo.
un bilancio dellUnione
adeguato, fondato su risorse
proprie, per promuovere la
crescita e la competitivit, per
affrontare gli squilibri ciclici e
quelli strutturali e sostenere
la coesione sociale e
territoriale;
una capacit di emettere
eurobond, per dare
fondamenta pi solide alla
solidariet finanziaria e
facilitare il riscatto del debito.
Questo modello di
governance richiede una
migliore e pi chiara
divisione delle competenze e
delle risorse tra lUnione e gli
Stati membri, oltre a una
maggiore legittimit
democratica e responsabilit
a entrambi i livelli. Non deve
fondarsi sul metodo
90

intergovernativo, ma sulle
istituzioni europee e sul
metodo comunitario, con
una Commissione europea
forte da un lato, che agisca
come un vero e proprio
governo, e una piena
codecisione tra il Consiglio e
il Parlamento europeo
dallaltro.
Il bilancio dellUE e
dellUEM deve venire da
risorse proprie chiaramente
legate alla ricchezza generata
allinterno dellUnione e alle
specifiche funzioni regolatrici
connesse alle competenze
dellUnione stessa. Gli Stati
membri devono mantenere la
responsabilit dellattuazione
delle linee-guida di politica
economica co-decise a
Bruxelles e dei bilanci
nazionali allinterno dei limiti
del quadro fiscale europeo.
Condividere la sovranit su
una base democratica
lunico modo per ripristinarla
e dare potere ai cittadini. Il
Parlamento europeo e i
parlamenti nazionali
dovranno essere le forze
motrici di questo processo e
dovranno cooperare
strettamente, esercitando al
tempo stesso le rispettive
prerogative sulla base del
principio che la legittimit e il
controllo democratico
devono essere assicurati al
livello in cui le decisioni
vengono prese e attuate.
Il completamento di
unautentica Unione

economica e monetaria
richiede una revisione dei
Trattati. Noi chiediamo la
convocazione di una
Convenzione nel corso della
prossima legislatura, che
possa costituire lavvio di una
nuova fase deliberativa sul
futuro dellEuropa. Un simile
obiettivo deve essere
preparato facendo un pronto
e pieno ricorso agli strumenti
previsti dai Trattati esistenti
(dalla cooperazione
rafforzata allarticolo 136 del
TFUE, alla clausola di
flessibilit) e con un ampio
dibattito pubblico che
coinvolga la societ civile, le
parti sociali, i partiti politici,
il Parlamento europeo e i
parlamenti nazionali. Le
fondazioni di ispirazione
progressista promuoveranno
tale dibattito, fornendo il
proprio contributo e le
proprie proposte per una
vera Unione economica e
monetaria in unUnione
democratica.
Riaccendere lambizione:
ridare speranza
Politiche europee migliori e
pi forti non sono possibili
senza una vera politica
europea. Ununione fiscale
ed economica, infatti,
richiede ununione politica.
Deve emergere una sfera
pubblica davvero europea,
che valorizzi il ruolo della
societ civile. Questa unit
dei cittadini dEuropa dovr

Destra e Sinistra pari non sono

rispettare pienamente e
utilizzare al meglio i valori
del pluralismo culturale e
della diversit nazionale,
portando il dibattito e il
processo decisionale
dellUnione lungo assi
politico-ideologici
transnazionali, invece che
lungo le tradizionali divisioni
nazionali.
Le elezioni legislative
nazionali devono essere
concepite come parte
integrante del processo
politico europeo. A loro
volta, le elezioni europee
non devono essere pi
considerate come test di
met mandato per i partiti
nazionali nei 28 Paesi
membri, bens come il
momento in cui il cittadino
europeo sceglie la direzione
per lEuropa, offrendo un
mandato democratico al
Parlamento e al governo
europeo. Il PSE ha gi
deciso di indicare, prima
delle elezioni, il proprio
candidato di punta per il
ruolo di Presidente della
Commissione. Invitiamo
tutti i partiti europei a fare lo
stesso, conformandosi alla
risoluzione approvata a larga
maggioranza dal Parlamento
europeo. La nomina di tali
candidati deve essere
collegata alla presentazione
agli elettori di programmi
basati su politiche europee
alternative, sottoscritti dai
partiti nazionali e dai loro

candidati al Parlamento
europeo.
La politicizzazione della
Commissione e
leuropeizzazione delle
elezioni del Parlamento
europeo e dei parlamenti
nazionali sono tappe cruciali
verso una Unione politica,
ma non sono sufficienti.
necessario promuovere e
rafforzare la partecipazione
diretta dei cittadini al
processo decisionale
europeo. LIniziativa
cittadina europea deve
diventare uno strumento
ordinario per coinvolgere la
societ civile e i partiti
politici in campagne su base
transnazionale. Gli scioperi e
le lotte sociali devono essere
condotti al livello europeo,
controbilanciando con il
ruolo dei cittadini e dei
lavoratori il crescente peso
delle lobby e degli interessi
costituiti nelle decisioni
dellUnione. I gruppi
socialisti e democratici al
Parlamento europeo e nei
parlamenti nazionali devono
promuovere una stretta
cooperazione sia con il PSE
che con i partiti nazionali.
I giovani devono essere la
forza portante del processo
di costruzione di una vera
societ europea. Quindi,
iniziative fondate su pari e
qualificanti opportunit,
come la Garanzia europea
per i giovani o il programma
Erasmus devono essere visti

DOCUMENT0

come un investimento nel


futuro collettivo dellUnione.
I progressisti devono
collaborare per promuovere
un dialogo transnazionale e
programmi di scambio, che
favorirebbero la circolazione
orizzontale delle buone
pratiche e delle esperienze
nazionali, rafforzando lo
spirito europeo e la famiglia
progressista.
un modo per recuperare il
senso della militanza,
arricchendola e conferendo
una dimensione paneuropea
allattivismo politico. Ci si
potr realizzare attraverso
listituzione di un Erasmus
progressista militante che,
grazie allo sforzo collettivo
dei partiti europei, potr
dare la possibilit di
effettuare stage e scambi di
attivisti tra le organizzazioni
nazionali.
Leconomia globale richiede
una democrazia
sovranazionale. Una Unione
politica la condizione per
poter dare allEuropa un
modello di governance
efficace e legittimo, che
promuova stabilit, crescita e
solidariet. Una Unione
democratica indispensabile
per dare agli europei una
voce e la possibilit di
incidere sul mondo in cui
vivono. Limpegno di un
nuovo Rinascimento per
lEuropa una proposta
credibile su come realizzare
questo sogno ambizioso.
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