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Il nuovo Presidente degli Usa Obama, aveva fatto una promessa al popolo americano che oggi vuole

rispettare: avviare una riforma del sistema sanitario statunitense, con la quale affiancare
un'assistenza pubblica a quella privata prevista oggi nell'ordinamento Usa. In tal modo, si darebbe
copertura sanitaria a 44 milioni di americani a stelle e strisce che oggi non “godono” dei privilegi
dell'assistenza privata delle assicurazioni. Non per loro scelta, ma per impossibilità meramente
economiche.
Il caso è esploso. Il popolo americano ha subito fatto sentire il suo dissenso nei confronti di tale
riforma, facendo crollare il consenso nei confronti del Presidente. Le ragioni? Il peso economico
che le famiglie americane considerate benestanti o ricche dovranno sostenere per attuare tale
riforma. A poco serve lo sforzo del Presidente di dimostrare che a pagare saranno solo i ricchi,
identificando questi con gli americani che hanno un reddito superiore ai 350.000 dollari all'anno.
Lo spiaker della Camera americana Nency Pelosi, ha chiesto un aumento del tetto previsto fino a
mezzo milione di dollari, in modo da dimostrare che saranno “veramente solo i ricchi a pagare”.
I repubblicani sfruttano il momento critico per attaccare pesantemente il Presidente Obama tramite
Michael Steele che chiama “socialista” (in senso dispregiativo ovviamente) Obama e la sua riforma.
Questa la situazione. Gli americani si ribellano perchè per la prima volta, un Presidente degli Usa
decide di trovare soluzione ad un caso unico nel suo genere. Gli Stati Uniti infatti, sono l'unico stato
sviluppato al mondo che non prevede, nel suo ordinamento, l'assistenza sanitaria pubblica per i più
disagiati. La protesta viene soprattutto da un depauperamento culturale derivante dall'ideologia
liberale imperante negli Usa.
Si preferisce coltivare il proprio “giardino di rose”, invece di creare le condizioni giuste affinchè
l'intera popolazione americana possa trovarsi in una situazione migliore e tirare fuori una parte di
essa, la più disagiata, dalle “ortiche”. Si preferisce lasciare 44 milioni (per capirci e come se in Italia
l'assistenza sanitaria pubblica fosse prevista solo per la Regione Lombardia) senza l'assistenza
sanitaria. Tutto questo per non avere un'aggravio fiscale sui redditi superiori ai 350.000 dollari.
Come se tali redditi potessero essere considerati sull'orlo della povertà.
Bisogna riflettere.
Soprattutto noi italiani che siamo da qualche anno attratti dalla deriva liberale che continua ad
invadere il mondo. Uno Stato Democratico, non può negare diritti fondamentali di tutela della
persona e di sostentamento per difendere interessi economici di nessun genere. Non può continuare
a tenere gli occhi chiusi davanti a milioni di persone che vivono di spazzatura lasciata cadere dai
ricchi per strada, come i cani dei duchi si nutrivano dei resti che i loro patroni lasciavano cadere
sotto i loro tavoli quando le loro pance erano piene e i loro eghi soddisfatti.
Un vero Stato Democratico, chiede a chi ha di più di dare di più. Costruisce una piattaforma di
diritti e doveri capace di tenere insieme contribuzione obbligatoria per tutti, con i principi di
solidarietà sociale utili affinchè una nazione possa continuare a vivere.
Un vero Stato Democratico, non focalizza i propri obiettivi solo sul progresso economico in chiave
consumistica, ma produce prospettive di lavoro basando il proprio progetto di progresso sulla
produttività delle aziende che vivono e lavorano nel suo territorio. Dando ad esse incentivi
produttivi e sostenendo chi un lavoro lo perde o non lo trova con sussidi assistenziali.
Un vero Stato Democratico è naturalmente socialista, non nella sua accezione ideologia, bensì nel
suo essere. Creare le condizioni ideali perchè la popolazione possa vivere con pari dignità e pari
diritti, lasciando poi all'estro e alla bravura del singolo la costituzione delle differenze naturali
esistenti all'interno della società. Chi sarà in grado di fare il dottore lo farà, come chi sarà in grado
di fare l'agricoltore lo farà. Ma partendo con le stesse possibilità, gli stessi diritti. Dovrà essere il
naturale merito e le reali qualità del singolo ad emergere e far preferire uno all'altro.
In un sistema come quello liberale invece, la concezione assoluta dell'individuo viene accresciuta
dalla negazione della collettività.
E ci si ritrova poi tutti sotto una stessa bandiera, a cantare con le lacrime il proprio inno nazionale,
tenendo però ben stretto nella tasca il proprio pugnale. Pronti ad estrarlo per ferire anche il proprio
fratello, pur di ottenere il proprio successo personale. Pur di difendere il proprio interesse.

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