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C ancora spazio per lEtica nellEt della Tecnica?

Pietro Piro
Universit di Enna Kore-UNED Madrid

A G. Pasqualotto, navigatore tra Oriente e Occidente.

Innanzitutto vorrei ringraziare il Dr. A. Sansone e il comitato direttivo del prestigioso Circolo Margherita di Termini Imerese, per avermi invitato a discutere oggi di un tema di cos grande importanza come quello dellEtica1. Vorrei ringraziare anche gli altri relatori, il pubblico e tutti quelli che pi che parlare solamente delletica, sono portatori di unetica attraverso le loro azioni quotidiane. per me un onore parlare nella mia citt natale. Una citt dalla quale sono dovuto partire per cercare nuove e pi favorevoli opportunit di vita. Cercher di dare un contributo alla discussione di oggi, da temi di cui mi occupo in questo periodo. Ovviamente cercher di dire lessenziale, giungendo senza troppe premesse, al centro della questione. I Il tema delletica stato discusso e approfondito in ogni sua parte, unimmensa quantit di volumi riempie i dipartimenti delle Universit e ogni anno, decine di pubblicazioni rinnovano largomento apportando i pi svariati contributi. Letica stata analizzata sia da un punto di vista storico2 che da un punto di vista comparativo3. Si dovrebbe parlare pi di etiche4 che di etica. Tuttavia, nonostante gli sforzi abbondanti, il tema delletica rimane un argomento pericoloso e sempre pi, nella proliferazione incessante dei singoli punti di vista, un argomento che non riesce a generare un consenso universalmente condiviso. Etiche differenti, della natura pi disparata, si scontrano in una battaglia per legemonia5, il cui unico fine pare essere il dominio e il controllo. Grandi apparati

Testo della conferenza del 22 Ottobre 2011 presso il Circolo Margherita di Termini Imerese dal tema Il problema delletica nella societ di oggi.Etica della libert-Etica della responsabilit. Con interventi del Mons.Vincenzo Manzella, Vescovo di Cefal e Salv Dav, psicologo e sociologo. 2 Per un primo approccio si veda: C. Preve, Storia dell'etica, Petite Plaisance, Pistoia 2007; J. Rohls, Storia dell'etica, Il Mulino, Bologna 2001; L. Fonnesu, Storia dell'etica contemporanea: da Kant alla filosofia analitica, Carocci, Roma 2006; J. V. Bourke, Storia dell'etica: Esposizione generale della storia dell'etica dai primi pensatori greci ad oggi, Armando Armando, Roma 1972; G. Lukcs, Contributi alla storia dell'etica, Feltrinelli, Milano 1975. 3 Si veda: G. Sabattini, Globalizzazione e governo delle relazioni tra i popoli, Franco Angeli, Milano 2003; L. Valle, Dall'ecologia all'ecosofia. Percorsi epistemici ed etici tra Oriente e Occidente, tra scienza e saggezza, Ibis, ComoPavia 2011; Brescia, T. Brescia, Le eterne leggi dell'anima: tra Oriente e Occidente, per una pace interiore e universale: l'etica olistica, MIR, Montespertoli 2004. Per un primo approccio ad alcuni temi etici orientali vedi: G. Pasqualotto, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Marsilo, Venezia 2003. 4 Cfr. E. Bonan-C. Vigna (cur.), Etica del plurale: giustizia, riconoscimento, responsabilit, Milano: V&P, Milano 2004; C. Vigna (cur.), Libert, giustizia e bene in una societ plurale, V&P, Milano 2003. 5 Riprendendo il pensiero di A. Gramsci secondo il quale, la supremazia di un gruppo sociale si manifesta in due modi, come dominio e come direzione intellettuale e morale, e poich, come si conquista l'egemonia, cos essa pu essere perduta quando, anche mantenendo il proprio dominio, le classi sociali politicamente dominanti non riescono pi a essere dirigenti di tutte quante le classi sociali, ossia non riescono a risolvere i problemi di tutta la collettivit e a imporre a tutta la societ, la propria complessiva concezione del mondo, la crisi delletica attuale manifesta in forma critica, la scissione tra dominio e direzione. Le classi dominanti mantengono saldamente il loro potere-affaristico ma non sono pi in grado di fornire risposte adeguate alla domanda etica. Per superare la dinamica egemonica e approdare a nuove forme di organizzazione necessario mettere in discussione la logica dellegemonia nel suo stesso fondamento cos come suggerito da R. J. F. Day, in Gramsci morto. Dallegemonia allaffinit, Milano, Eluthera, Milano 2008 (di cui non condivido pienamente le conclusioni ma alcune speranze si) che individua nella creazione di rapporti non

2 produttivi, burocratici, economici, mediatici, religiosi, ideologici, producono costantemente etiche proprie, la cui natura intima appare come un tentativo di giustificazione e di fondazione, che sembra disinteressarsi della ricerca universale di unetica comune che avvicini i popoli e che li aiuti a superare le differenze inevitabili e che spesso, conducono al conflitto. Queste etiche di tornaconto, non hanno la forza di parlare al cuore degli uomini, sono il frutto di un pensare figlio dellinteresse e inevitabilmente si scontrano con una realt complessa che non pu accettare unetica che non sia il frutto di un dialogo tra le migliori intelligenze, appartenenti a tutti i popoli della Terra. Anche e soprattutto, di quei popoli che non hanno avuto nessuna voce nel corso della storia e che hanno sempre fatto la parte degli sfruttati ma che sono portatori di etiche antiche e nobilissime, ancora in contatto vitale con la Madre Terra. La necessit di unetica comune condivisa, appare ancora pi urgente in un mondo che si autocelebra come globalizzato e che abbatte le frontiere, un mondo dove la circolazione di uomini e didee amplificata da una poderosa mobilitazione tecnica che ha il carattere di una corsa folle contro il Tempo6. Considerata la brevit del mio intervento, non posso assolutamente discutere di tutte le sfumature della questione etica e ho scelto di discutere dellinfluenza dello sviluppo della tecnica sulletica. Lo far cercando di andare alla radice, senza perdermi nellanalisi di come i singoli strumenti tecnici possano aver creato e influenzato i pi vari comportamenti attuali. II Non sono daccordo con laffermazione radicale di Ortega y Gasset che luomo sia essenzialmente tecnico7. Credo sia una proiezione allindietro. Un modo di vedere le cose sempre con la lente dellutile. Luomo un organismo naturale e come tutti gli organismi naturali si dato una forma e unorganizzazione8. Forma e organizzazione che sono cambiate notevolmente nel corso dei millenni. Luomo non stato sempre un costruttore di strumenti. I primi raccoglitori non avevano bisogno di strumenti9. Il loro organismo era tutto quello di cui avevano bisogno. I cacciatori invece, sentirono il bisogno di organizzarsi attraverso lutilizzo di strumenti per uccidere10. O. Spengler fa
universalizzanti, non-gerarchici, non coercitivi, basati sullaiuto reciproco e sul comune impegno etico una possibile alternativa. 6 Campo di sterminio per il tempo, unespressione indovinata. interessante come questi campi si moltiplichino in maniera esponenziale proprio insieme alle retoriche che definiscono il tempo come un bene scarso.[] Il tempo appare particolarmente scarso quando non si riesce a distruggerne abbastanza in una volta sola. Ogni nuovo canale televisivo, ogni nuova rivista, ogni nuovo sito, moltiplica la possibilit di distruzione del tempo. Cerchiamo di consolarci dicendo che, in questo modo, aumentano anche le possibilit dinformarsi. Troppo bello per essere vero. Uninformazione, nel senso proprio del termine, ha bisogno di estendersi e dilatarsi nel tempo, perch lintelligenza, la memoria e i sentimenti richiedono tempo per recepire ed elaborare le notizie ricevute. Avere maggiori possibilit dinformazione non significa pi informazioni, almeno che anche il tempo non aumenti in maniera proporzionale.[] La difesa contro gli attacchi diretti a sterminare il tempo un formidabile fuoco di fila incrociato divora sempre di pi il tempo, fino a farlo sparire. Intanto lindustria, con la massiccia produzione dei telefoni cellulari, portatili collegabili alla rete e altri mezzi di comunicazione, fa di tutto affinch neppure un minuto del tempo non programmato, che eventualmente potrebbe restare libero, sfugga alla morsa fagocitatrice della tecnica. Cfr. L. Baier, Non c tempo! Diciotto tesi sullaccelerazione, (tr.it.) Barbero Lenti O., Boringhieri, Torino 2004, p.87. 7 Cfr. J. Ortega y Gasset, El mito del hombre allende la tcnica, Ed de M. Martn Serrano, Teorema vol XVII,3, 1998, p.1. 8 Spesso si ha limpressione che lorganismo opponga resistenza allorganizzazione. Gi gli organi di struttura pi semplice sembrano sottrarsi a essa per costruirsi; il bios tende essenzialmente a preferire formazioni sferiche, ovali, a forma di calice o di goccia, oppure, ancora, gli stati fluidi. Per influsso dellorganizzazione sintroducono invece modelli lineari, a raggiera, rettangolari. Ci risulta evidente ogni qual volta in un popolo venga introdotta una forma di Stato, che sia il favo di unarnia, o la veduta aerea di una citt industriale che sorge nel mezzo di una foresta. Cfr. E. Jnger, Lo Stato Mondiale. Organismo e organizzazione, (tr.it.) Iadicicco, Guanda, Parma 1998, p.66. 9 In realt, una pi veritiera ipotesi e quella che ci fa pensare che gli strumenti dei raccoglitori siano stati talmente morbidi e leggeri da non lasciare traccia a differenza di quelli dei cacciatori e agricoltori che erano costruiti con materiali duri destinati a resistere nel tempo. Su questo punto si veda: J. Tattersal, Il mondo prima della storia. Dagli inizi al 4000 a.C., Cortina, Milano 2009, p.42. 10 Per una panoramica efficace sul ruolo della caccia nella storia umana si veda, per iniziare: P. Galloni, Storia e cultura della caccia. Dalla preistoria a oggi. Laterza, Roma-Bari 2000.

3 delluomo un cacciatore11 e amplifica questa sua visione a tutto il genere umano. Di certo la scelta umana preponderante, fu quella dei cacciatori primi, e degli agricoltori12 poi. Non un caso che i pi antichi reperti archeologici siano perlopi strumenti di caccia. Strumenti che sono stati moltiplicati e perfezionati incessantemente sino a oggi. Tuttavia, fa certamente riflettere che i primi manufatti fossero destinati alluccisione. In fondo, anche due pietre usate come macina, servono innanzitutto a distruggere i semi. Quali sono dunque, le radici profonde della produzione tecnica? III Lanimale uomo (e qui sintende luomo predominante, il cacciatore-agricoltore) non accetta i limiti imposti dallAmbiente. un organismo che vuole di pi. Questo di pi un volere stare meglio. Evitare il dolore e massimizzare il benessere. Luomo vuole stare bene. Sempre e comunque. Passando da una situazione a un'altra, ricerca sempre le condizioni migliori per vivere. Non si fa scrupoli nel soggiogare ogni altro organismo vivente. Essere indeterminato per eccellenza13, luomo non accetta le limitazioni del proprio ambiente e cerca in tutti i modi di creare le situazioni a lui favorevoli. Lo strumento tecnico nasce dal desiderio profondo, che inscindibilmente psico-fisico, frutto di unidea di benessere che solo in seguito si rende concreta. Dunque prima di essere realizzato, ogni strumento tecnico pensato e voluto. il figlio del desiderio delluomo di benessere. Ovviamente il benessere ha tante sfumature quanti sono gli uomini che desiderano, che vivono, che sognano. A ogni loro idea di benessere, corrisposta uninnovazione tecnica. Questa proliferazione, a volte lenta e cumulativa, a volte rapida e innovativa, ha accompagnato luomo sin dalle origini e continua oggi con sviluppi nuovi e inquietanti. IV Dire che la tecnica nasce da un desiderio di benessere implica tratteggiare una precisa diagnosi antropologica. Luomo un organismo instabile, affamato, insaziabile, rapinatore e inventore. A differenza di tutti gli altri organismi, non ha una posizione che lo soddisfi pienamente, che lo appaghi del tutto. Questa sua instabilit e mancanza di centro, lo porta a potere scegliere e questa possibilit pu essere la sua grazia o lorigine della sua rovina. Letica nasce proprio nel momento in cui si pu scegliere il come e il perch. Finch si rimane intrappolati nel livello dei bisogni istintivi della natura vivente, non c spazio per letica. Per letica umana sintende. Noi sospettiamo che ci sia unetica naturale, fatta di un linguaggio nascosto14 e riservato, un linguaggio
Luomo un predatore. [] Il mondo la preda. E, in ultima analisi, da ci che trae origine lumana cultura. Cfr. O. Spengler, Luomo e la tecnica. Ascesa e declino della civilt delle macchine, (tr.it.) Mattiato E., Piano B, Prato 2008, pp.43-48. 12 Invece di vivere allinterno della natura come parte dellambiente, i primi agricoltori si trovarono in opposizione alle forze della natura. [] Quando le persone sono alle strette dai capricci del clima, iniziano a sentirsi in contrasto con la natura, cominciano a perdere il senso dintegrazione con il loro ambiente naturale. La vita diventa una lotta per avere la meglio sulla natura: per modificarla, e se possibile, per dominarla. Cfr. J. Tattersal, op.cit. p.163. 13 Luomo un perenne disadattato e inadattabile. Per questo motivo si scontra con il mondo e per lo stesso motivo ha un mondo. Perch il mondo non esiste se non una lotta. Da ci deriva il fatto che la condotta delluomo diversa da quella della maggior parte degli animali, i quali si adattano al contesto, mentre luomo cerca di adattare il contesto alla sua persona. In queste circostanze, il destino delluomo implica doversi adattare, attraverso uno sforzo energico e continuato, il mondo alle sue esigenze costitutive, essenziali, le quali sono proprio quelle che lo rendono un disadattato. Quindi, deve sforzarsi di trasformare questo mondo che non coincide con lui, che gli estraneo, che non , dunque, il suo, e deve trasformarlo in un altro in cui si realizzino i propri desideri. Perch luomo un sistema di desideri impossibili in questo mondo. Deve creare un altro mondo in cui possa dire che sia il suo vero mondo. Lidea di un mondo coincidente con il desiderio quello che chiama felicit. Luomo si sente infelice e proprio per questo motivo, il suo destino la felicit. Cfr. J. Ortega y Gasset, Una interpretacin de la historia universal (En torno a Toymbee), Revista de Occidente, Madrid 1958, p.269. 14 Per oltre 2.500 anni la natura stata interpretata alla luce del segreto invisibile che regola tutto ci che visibile (p. 30), vale a dire la forza, la ragione invisibile, di cui il mondo visibile non che la manifestazione esterna (p. 32), fenomenologica. Ecco dunque affacciarsi in tutta la sua centralit laforisma eracliteo secondo il quale la natura ama nascondersi (af. 123). Cfr. P. Hadot, Il velo di Iside. Storia dellidea di natura, (tr.it.) Tarizzo D., Einaudi, Torino 2006.
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4 della totalit vivente, un linguaggio che luomo comprendeva, fino a quando non ha deciso di fare della natura, un enorme riserva di materiali grezzi da utilizzare a proprio piacimento. Da allora cominciato un lungo silenzio, interrotto nei secoli da rari dialoghi di mistici15, poeti e sciamani. V Lo sviluppo tecnico ha attraversato delle fasi. Dalla selce scheggiata ai micro-processori. Dallarco e frecce ai radio-missili. In tutto questo processo, non si mai esaurita la spinta delluomo ad andare oltre i limiti imposti dal proprio organismo. Lorganismo meramente umano per luomo insopportabile. Lo sviluppo della tecnica risponde a esigenze di benessere sempre nuove e sempre pi raffinate. Impossibile determinare in maniera preventiva un limite a questo processo. Se un limite possibile, pu nascere solamente da una grande consapevolezza della natura dolorosa del processo continuo della produzione di sempre nuovi desideri. Il desiderio di benessere infatti, non facile da appagare e rinnova continuamente il senso della mancanza, dellincompletezza, della parzialit. Soddisfare tutti i propri desideri, anche quelli pi astrusi, non significa n quiete n realizzazione n tantomeno benessere psico-fisico. Lessere in preda ai desideri stato descritto dai mistici di ogni religione come la condizione meno propizia per la Salvezza. Unetica che voglia fondare una nuova societ basata su criteri di giustizia sociale e sviluppo economico, deve necessariamente affrontare il problema dei desideri di benessere. Se questi desideri sono manipolati da chi ne ricava profitto (lindustria della pubblicit un potente apparato in grado di creare sempre nuovi ed effimeri desideri) allora ci sar un impulso alla moltiplicazione infinita e allespansione incontrollata. Un movimento caotico rispetto al quale nessuna etica pu fare fronte, perch troppo veloce e troppo liquido, rispetto alla capacit delletica di entrare nel tessuto sociale e di regolarlo. VI La tecnica si diffonde con sempre maggiore capillarit perch il desiderio di benessere delluomo sempre pi illimitato. Scardinati i freni inibitori delle immagini di riferimento della religione, della politica, della cultura, le industrie che fondano il loro agire sulla manipolazione e produzione sempre nuova di un immaginario distorto e fine a se stesso, prendono sempre pi campo, promettendo anche attraverso il possesso di oggetti tecnici, un ideale di felicit e di benessere che si fonda essenzialmente sullavere. Avere significa poter accedere a un sogno di benessere16. Una terra promessa dove si accede per censo e non per elezione. Tuttavia, anche i pi maliziosi consumatori dellepoca digitale, si potrebbero accorgere che questo ideale non solo, non ha fondamento ma si basa sostanzialmente su un gioco delle parti, dove consumatore e produttore si sostengono a vicenda, regalandosi sguardi di reciproca approvazione in un teatrino vuoto e spoglio.

Il Cantico delle Creature di San Francesco dAssisi non rivela ancora il tentativo di un dialogo con tutto lambiente naturale visto come una totalit in cui impossibile distinguere creatura e creatore? Per il Cantico vedi: Giovanni Pozzi, Il Cantico di Frate Sole di San Francesco in Letteratura Italiana Einaudi. Le Opere, vol. I, (cur.) A. Asor Rosa, Einaudi, Torino 1992. Vedi inoltre: E. Leclerc, Le Cantique des cratures ou les symboles de l'union, Paris 1976 ; F. Bajetto, Un trentennio di studi (1941-73) sul Cantico di Frate Sole, in "L'Italia francescana", XLIX (1974), pp. 5-62. 16 Il narcisismo collettivo fa si che gli uomini compensino la coscienza della loro impotenza sociale, che penetra dentro le stesse costellazioni pulsionali individuali, e, insieme, il senso di colpa per non essere e fare ci che dovremmo essere e fare secondo il proprio concetto, con lappartenenza, reale o soltanto immaginaria, ad un mondo superiore, completo, a cui attribuiscono le propriet di tutto ci che a loro manca, e da cui ricevono in cambio qualcosa che sostituisce la partecipazione a quelle qualit. Lidea di Bildung a ci predestinata, perch analogamente al delirio razziale esige dallindividuo solo un minimo, affinch egli possa raggiungere la gratificazione del narcisismo collettivo; gi sufficiente aver frequentato una scuola superiore, e talvolta la semplice supposizione di provenire da una buona famiglia. Latteggiamento in cui convergono la Habildung e il narcisismo collettivo delliniziato che dispone, che ha voce in capitolo, si atteggia a specialista, del numero. Cfr. T. W. Adorno, Teoria della Halbbildung, (tr.it.) Solmi Marietti A., Il melangolo, Genova 2010, pp.40-41. Sul senso di elezione si veda anche: J. Baudrillard, La societ dei consumi: i suoi miti e le sue strutture, Il Mulino, Bologna 2008 p.53. Rimane una lettura imprescindibile come chiave per entrare nella questione del rapporto tra denaro e ideologia: M. Weber, L' etica protestante e lo spirito del capitalismo, Rizzoli, Milano 1997.

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5 VII Non dobbiamo tacere rispetto a un'altra radice profonda della tecnica. Il desiderio di vincere il tempo. Luomo sa che deve morire. Sin dalla pi tenera infanzia si accorge che il continuo mutare del tempo conduce inevitabilmente verso un lento e inesorabile declino. Il giovane si trasforma in vecchio. La materia organica in inorganica. Di fronte a questa caducit, la tecnica promette una possibile alternativa. Surrogato dellimmortalit dellanima, la tecnica promette un futuro diverso e pi solare. Un ritorno allEt dellOro17. Se la morte non stata ancora sconfitta, solamente una questione di tempo. Alla fine, dovr riuscire lesperimento decisivo che permetta la fine dellincubo della morte. Nellattesa, anche poter prolungare di un solo anno in pi la durata della vita, grazie agli ultimi ritrovati tecnici, significa partecipare a una speranza, un sogno collettivo, una proiezione inconscia che guida lagire umano. Vincere il tempo per, non significa riempirlo di significato. probabile che limmortalit offerta dalla tecnica, possa configurarsi come una monotona esistenza vuota, priva di emozioni18 e priva di quel senso profondo del limite della morte, che non solo lorigine dellagire etico, ma quello che ci ha fornito il senso di ogni nostro attimo terreno. Grazie alla morte, potevamo avere un punto di riferimento imprescindibile che oltre ad accomunare tutti gli esseri viventi, era anche il motore della produzione del senso ultimo a cui da secoli si cercato di accostare le nostre esistenze cadute nel tempo. VIII Il senso profondo della tecnica appare dunque nella sua semplice immediatezza: alleviare e alla fine eliminare, la sofferenza, la malattia e la morte. La tecnica promette un ritorno a unepoca felice, unepoca adamitica, prima della caduta nel peccato. Prima del sudore della fronte. Prima del parto con dolore. Questa promessa cos forte e cos profonda da generare un potente immaginario, difficile da scalfire anche quando la tecnica fallisce anche nei suoi scopi pi immediati e semplici. La tecnica diviene allora la portatrice di un destino escatologico19. Diventa di conseguenza, sempre pi difficile stabilire un parametro etico che sia solamente umano, escludendo la tecnica e la sua etica intrinseca. IX Luomo ha costruito (fino ad oggi) i suoi parametri etici, includendo la tecnica come un mero strumento. Un oggetto inanimato da utilizzare a piacimento, per poi disfarsene senza preoccuparsi troppo. Lidea secondo la quale la tecnica non n buona n cattiva, ma che tutto dipenda dal suo utilizzo diffusissima. Questo significa (in questottica) che gli oggetti tecnici hanno una natura neutra. Ritengo invece, che ogni oggetto sia prima frutto di un pensiero e di unidea di benessere che quindi, non possa mai essere neutro perch sempre pensato per uno scopo. Una bomba atomica, una mina anti-uomo, una sedia elettrica, come possono essere utilizzate se non per lo scopo per il
Gli uomini della razza doro appaiono senza ambiguit come dei Reali, dei basilees, che ignorano qualsiasi forma di attivit esterna al campo della sovranit. Due elementi infatti, caratterizzano negativamente il loro modo di vita: essi non conoscono la guerra e vivono tranquilli [] Essi non conoscono nemmeno la fatica, poich la terra produce per loro spontaneamente beni innumerevoli. Cfr. J. P. Vernant, Mito e pensiero presso i greci. Studio di psicologia storica, (tr.it.) Romano M.-Bravo B., Einaudi, Torino 2001, p.24. 18 Nella nostra societ le emozioni in generale vengono scoraggiate. Bench senza dubbio il pensiero creativo come ogni altra attivit creativa- sia inseparabilmente legato ad emozioni, diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. Essere emotivo diventato sinonimo di instabile e squilibrato. Nellaccettare questa regola, lindividuo si molto indebolito; il suo pensiero si impoverito e appiattito. Daltro canto, le emozioni, non potendo essere completamente eliminate, debbono avere unesistenza totalmente separata dallaspetto intellettuale della personalit; il risultato il sentimento a buon mercato e insincero con cui i film e le canzonette nutrono milioni di consumatori emotivamente affamati. Cfr. E. Fromm, Fuga dalla libert, (tr.it.) Mannucci C., Edizione di Comunit, Milano 1983, p.211. 19 Particolarmente importante a livello psicologico perch lidea di una mancanza di senso ultimo assolutamente spaventosa per luomo. Per questo le societ umane hanno sempre tentato di creare qualche forma di quadro di riferimento, per dare alla storia e alle nostre vite personali un qualunque significato. Cfr. P.S. Boyer, When Time Shall Be No More: Prophecy Belief in Modern American Culture, Belknap Press, Cambridge-London 1994, pp.24 ss.
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6 quale sono state realizzate? Sono oggetti neutri? Una ruspa esprime forse lo stesso desiderio di scavare la terra di una pala di legno preistorica e non nientaltro che lespansione, supportata dalla potenza tecnica dello stesso bisogno. Riteniamo che la tecnica, lungi dallessere neutra, svolga una funzione ben precisa: aumenta i bisogni e amplifica la volont di potenza e di dominio. X Devo accennare anche a un aspetto non secondario alla radice della tecnica: il desiderio di controllo. Per molti uomini limpossibilit di controllare le variabili dellAmbiente insopportabile. La tecnica (frutto in maggioranza della logica causa-effetto) permette di creare ambienti artificiali dove il livello di prevedibilit degli eventi pi alta rispetto a quellofferta dallambiente naturale. Il controllo riduce lansia, aumenta la percezione della propria potenza, riduce e semplifica le variabili del pensiero, allevia la sensazione dello spaesamento. Il controllo spesso per degenera nel delirio di onnipotenza e quando invece non realizzabile allansia e allattacco di panico. In molte opere letterarie20 e cinematografiche21 il futuro distopico descritto come una societ totalitaria, controllata da signori delle macchine, che seduti in enormi cabine di regia-controllo, attraverso comandi impartiti da tastiere luminose, determinano landamento del vivere sociale, controllando e regolando ogni minimo aspetto della vita. XI Abbiamo accennato alla radice della tecnica e a come questa risponda a dei bisogni profondi e radicati nellessere umano. Dobbiamo per fare un passo avanti. Luomo ha fondato sempre letica, includendo nel suo orizzonte la tecnica come un oggetto inanimato, che fa da sfondo alla sua vita ma che sostanzialmente non partecipa alla fondazione delletica. La distinzione sostanziale tra uomo (dotato di unetica) e una macchina (che ne priva) sempre stata la coscienza. Luomo sa di essere un uomo, la macchina no. Solo la coscienza pu determinare la consapevolezza del valore della vita e di conseguenza, la necessit di regolare in vivere comune attraverso delle regole che ne proteggano il valore. Se le macchine prendono coscienza del loro essere tali (a cosa mirano veramente tutti gli esperimenti dintelligenza artificiale, le reti neuro-elettroniche, le memorie interattive collegate in rete, lapplicazione della microingegneria elettronica agli organismi viventi, le simulazioni di linguaggio umano, gli esperimenti su macchine che si auto-correggono e che imparano dai loro stessi errori?) chi pu assicurare che le macchine sviluppando una propria autocoscienza s'impongano unetica in accordo e armonia con la nostra? Chi pu essere certo che questa etica propria della tecnica non escluda luomo? XII anche da unipotesi cos estrema (ma non troppo) che dobbiamo partire per costruire un etica della responsabilit22. Unetica delle conseguenze a medio e a lungo raggio. Unetica che ci insegni il vero rispetto per la Madre Terra. Noi non sappiamo che cosa significa fino in fondo introdurre nellambiente umano uninnovazione tecnica23. Lintroduzione delluso dellaratro ha significato
In particolare: E. Zamjatin, Noi, Feltrinelli, Milano1963; A. Rand, Antifona, Liberilibri, Macerata 2003, A. Huxley, Il mondo nuovo e Ritorno al mondo nuovo, Mondadori, Milano 1991 e G. Orwell, 1984, Mondadori, Milano 2000. 21 Penso in particolare a due importanti film: Metropolis del 1927 del regista austriaco Fritz Lang e L'uomo che fugg dal futuro (THX 1138) del 1971 diretto da George Lucas. Su Metropolis vedi: Paolo Bertetto, Fritz Lang: Metropolis, Lindau, Torino 1990. 22 Per una prima panoramica sul tema: M. Weber, L'etica della responsabilit, La Nuova Italia, Firenze 2000; G. Lazzarini, Etica e scenari di responsabilit sociale, Franco Angeli, Milano 2007; G. Lissa, Etica della responsabilit e ontologia della guerra: percorsi levinasiani, Guida Editori, Napoli 2003; V. Franco, Etiche possibili: il paradosso della morale dopo la morte di Dio, Donzelli Editore, 1996, C. Dovolich, Etica come responsabilit: prospettive a confronto, Mimesis Edizioni, Milano 2003; H. Jonas, Tecnica, medicina ed etica, Prassi del principio responsabilit, Einaudi, Torino 1985. 23 Lesperienza ci ha insegnato che gli sviluppi di volta in volta avviati, con obiettivi a breve termine, del fare tecnologico presentano la tendenza a rendersi autonomi, ossia ad acquisire una propria dinamica coattiva, un impeto automatico in forza del quale non soltanto diventano irreversibili, come stato detto, ma acquistano una funzione
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7 cambiare radicalmente il panorama dintere zone del pianeta. Dove cerano boschi di alberi secolari, luomo ha dovuto spianare il terreno per accogliere laratro. Eppure laratro un oggetto innocuo. I primi aratri erano in legno e molto piccoli. Forse il primo aratro era mosso dalluso di una sola mano umana. Tuttavia, laratro ha cambiato il corso della storia, ha introdotto relazioni sociali nuove, ha cambiato le abitudini di migliaia di popoli e ha prodotto sconvolgimenti enormi sullAmbiente. Se due legni, montati a incastro hanno potuto fare tanto, che impatto pu avere sul destino delluomo una centrale nucleare, uno scudo satellitare antimissile, un acceleratore di particelle, un robot in grado di apprendere dai propri errori? La tecnica impone una riflessione pi profonda e collettiva, molto pi intensa di quella che le abbiamo dedicato sino a oggi. XIII Vorrei terminare ricordando che per sconfiggere la sofferenza, la malattia e la morte, luomo ha inventato anche strade alternative a quella tecnica. In tutte le tradizioni mistico-iniziatiche24 si ricorre a tecniche dellanima, esercizi spirituali, meditazioni e preghiere, che hanno come scopo quello di trasformare il corpo mortale in un corpo immortale o trasfigurato. Un lungo processo che conduce dal sentimento di frammentazione del singolo alla reintegrazione con il Tutto. un sapere raffinato, profondissimo, che accumulato gelosamente dalle varie tradizioni, giunto quasi inalterato sino a oggi. un complesso apparato di tecniche dellanima25 che preserva lambiente naturale e consente alluomo di superare le sue angosce profonde, che sono innanzitutto afflizioni dellanima. Da queste tecniche26 dobbiamo imparare una lezione profonda: luomo pu sviluppare unetica dellessere o unetica dellavere, tutto dipende dai suoi sogni e dai suoi desideri. Desideri la cui attuazione non priva di tragiche conseguenze.

propulsiva al punto da trascendere la volont e i piani degli attori. Ci a cui un tempo stato dato avvio ci sottrae di mano la legge dellagire e i fatti compiuti sfociano nella normativit della coazione a ripetere. [] qui pi che altrove si verifica che, al secondo e a tutti gli altri successivi siamo gi schiavi. Cfr. H. Jonas, Il principio responsabilit. Un etica per la civilt della tecnologica, (tr.it.) Portinaro P.P., Einaudi, Torino 1990, p.41. 24 Gioia sarebbe in realt la semplicit di vita sparsa nel mondo da una intuizione mistica diffusa; gioia anche quella che seguisse automaticamente ad una visione dellaldil in una esperienza scientifica ampliata [] Lumanit geme, semischiacciata dal peso del progresso compiuto. Non sa abbastanza che il suo avvenire dipende da lei. A lei di vedere prima di tutto se vuole continuare a vivere; a lei domandarsi poi se vuole soltanto vivere, o fornire anche lo sforzo perch si compia, anche sul nostro pianeta refrattario, la funzione essenziale delluniverso, che una macchina destinata a creare delle divinit Cfr. E. Bergson, Le due fonti della morale e della religione, (tr.it.) Vinciguerra M., Edizioni di Comunit, Milano 1979, p.270. 25 Il popolo in cui predomina lidea che il vero essere delluomo si realizza nellessere un Bodhisatva non pu creare una tecnica uguale a un altro in cui si aspira a essere gentleman. Essere Bodhisatva significa innanzitutto, credere che esistere in questo mondo di mere apparenze non esistere veramente. La vera esistenza consiste per lui, non nellessere un individuo, frammento delluniverso, piuttosto maggiormente desiderabile fondersi con il Tutto e scomparire in Lui. Il Bodhisatva, dunque, aspira a non vivere o a vivere il meno possibile. Ridurr la sua nutrizione al minimo; pessimo per la tecnica alimentare! Cercher limmobilit massima, per rifugiarsi nella meditazione, unico veicolo che permette alluomo di arrivare allestasi e di decidere di mettersi durante la vita fuori del mondo. Non verosimile che inventi unautomobile un uomo che non desidera muoversi. Allo stesso tempo, la sua scelta gli permetter di sviluppare tante tecniche molto distanti da noi europei, come quelle dei fakiri e degli yogi, tecniche dellestasi, tecniche che non producono cambiamenti nella natura delle cose materiali, bens nel corpo e nella psiche delluomo. Per esempio le tecniche dinsensibilit e la catalessi e le tecniche di concentrazione. Cfr. Ortega Y Gasset, Meditacin de la tcnica y otros ensayos, Revista de Occidente, Madrid 1977, p.70-71. 26 Per una prima analisi di alcune di queste tecniche, ovviamente essoteriche e popolari si veda: C. Lamparelli, Tecniche della meditazione orientale, Mondadori, Milano 2010; Id., Tecniche della meditazione cristiana e pagana, Mondadori, Milano 1995; E. Conze, Meditazione buddhista, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1977; C. Luk, I segreti della meditazione cinese: l'auto-sviluppo mediante il controllo della mente, come insegnato dalle scuole Ch'an, Mahayana e Taoista della Cina: antiche formule mediche cinesi, Ubaldini, Roma 1965; I. Robinet, La meditazione taoista, Ubaldini Editore, Roma 1984; M. Eliade, Tecniche dello yoga, Bollati Boringhieri, Torino 2003; D. Goleman, Esperienze orientali di meditazione: manuale di psicologia degli stati alterati di coscienza e delle tecniche di meditazione, Savelli, Roma 1982.

8 XIV C ancora spazio per letica nellet della tecnica ma solamente se la tecnica stessa rimane mero strumento, attrezzo inanimato e privo di coscienza, oggetto dei nostri desideri e mezzo per la realizzazione dei nostri bisogni. Al contrario, dobbiamo augurarci che la responsabilit dei nostri stessi errori non ricada su di noi.

Bibliografia
(Opere consultate non citate nelle note).

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Opere dellautore dellarticolo su questargomento:


Post-fazione a Ortega Y Gasset, Meditazioni sulla tecnica, Mimesis, Milano 2011 (in corso di stampa). La Meditacin de la tcnica di Ortega y Gasset e limpossibile ritorno di Elmire Zolla, in ENDOXA, Revista de Filosofia de la UNED, Madrid 2011 (in corso di stampa). Uno sguardo sul dominio borghese. Un breve scritto politico, Ed. La Zisa, Palermo 2011 (in corso di stampa). La peste emozionale, luomo-massa e lorizzonte totalitario della tecnica, Mimesis, Milano 2011 (in corso di stampa).

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