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Mario Albrizio e

RuvoLibera

Pino, Uno di Noi

1 La Memoria che Costruisce la Citt

Nota dell'Autore
Rileggere gli articoli battuti in quei giorni drammatici e concitati stata un'emozione quasi pari all'averli scritti. La forza della parola tale da evocare i mondi che rappresenta, intatti anche dopo qualunque periodo di tempo. La parola registra e trasmette con assoluta fedelt. Spero che il Lettore possa trarne uguali emozioni. L'intento non celebrativo (detesto le celebrazioni) ma costruttivo. il tentativo di vedere in che modo il piccolo mattone del destino individuale costruisce la grande casa della consapevolezza collettiva. Lo sforzo di capire come il singolo diventi comunit. E come la morte, che distrugge i corpi, finisca per salvare le anime, svelandone il messaggio in maniera pi chiara, pi solenne, forse immortale. Dal punto di vista dell'editing, ho molto combattuto con me stesso, ma alla fine ho scelto di seguire l'idea iniziale: ovvero di lasciare immutati i testi di quei mesi tragici, compresi aggiornamenti e correzioni - perch era l'unico modo di rendere, nella maniera pi fedele possibile, l'atmosfera concitata, il susseguirsi di notizie, voci e illazioni, il tumultuare emotivo, la devastante sensazione di brancolare nel buio, di essere precipitati in una notte senza fine, in cui l'idea della luce alla fine del tunnel, della verit e della giustizia, solo un ostinato atto di fede. E il fiorire di ipotesi. Cos come sono venute, basate a volte su labili indizi e sostenute solo da una logica il pi possibile ferrea. Ipotesi sostanzialmente corrette, alla fine. Ma non prive, nell'esplodere e nell'implodere della cronaca, di sbavature qua e l, di imprecisioni prontamente corrette all'afflusso di nuovi elementi. Perch bisognava riempire in qualche modo il vuoto, tamponare l'angoscia, tranquillizzare, coprire con ipotesi almeno ragionate il devastante bruso di voci non meno assassine attraverso cui la pancia della citt cercava di colmare il suo vuoto o di sfogare in qualche modo la sua rabbia, indicando ora questo ora quel colpevole: per esorcizzare la paura. A volte, forse, per regolare qualche vecchio conto. O per un gioco crudele. Chiss. Ora tutto questo passato. E nello stesso tempo vivo. Pronto ad essere rivissuto da ognuno. Abbiamo aggiunto altri Pino, Uno di Noi 2

contenuti tracciando un percorso ideale che renda il libro pi coinvolgente soprattutto per chi non c'era. Se ci siamo riusciti, giudicher il Lettore. Lo scopo del libro lasciare una testimonianza viva; una traccia che possa aiutare i figli di Pino a ritrovare il loro padre; e la Citt a ritrovare la sua strada. Un grazie sentito ai cittadini che hanno mandato i loro contributi, alle collaboratrici di Pino, alla famiglia, al suocero Vito Di Bisceglie e alla moglie Lucia, che hanno avuto la forza di aprire lo scrigno dei ricordi per rendere questo libro pi pieno e pi vivo. Un pensiero va infine a Pino La Fortezza, che condivide con Pino il nome, il mestiere e il tragico destino. Ucciso nel suo negozio, nello stesso mese di aprile di vent'anni prima. Per uno di quegli inspiegabili casi del destino, queste note escono dalla tastiera oggi 19 marzo, festa di san Giuseppe e del Pap. E il libro sar consegnato per la stampa il 21 marzo, il giorno della primavera, della rinascita o magari della resurrezione. Chiss se vuol dire qualcosa. mario albrizio 19 marzo 2013

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Pino, Uno di Noi

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20 agosto 2007 si inaugura il nuovo negozio. La realizzazione di un sogno. Pino taglia il nastro. Alla sua destra la dipendente Nicla, alla sinistra la moglie Lucia.

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La benedizione.

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La squadra al lavoro.

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Il regno dell'abbondanza. Il colpo d'occhio di Pino su Corso Piave.

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Il colpo d'occhio di Pino su Via Mendozza. Da quella porta quasi invisibile nell'angolo a destra sono entrati gli assassini. Era il 13 aprile 2012, intorno alle 21.30. Pochi secondi di follia, e...

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Pino, uno di noi


RuvoLibera - 14 aprile, ore 00.25 Ieri alle 21,20 nel suo negozio in Corso Piave Ucciso in una rapina Giuseppe di Terlizzi, 40 anni, per tutti semplicemente Pino Mia moglie era stata l poche ore prima, a far la spesa come al solito. Lui, affabile come sempre, le ha detto: " ieri ti ho pensata". Ieri era gioved, e alla domanda di mia moglie aveva risposto che no, sarebbe andato a giocare a pallone. Quindi il negozio sarebbe stato chiuso. Poi ci aveva ripensato ed aveva aperto. Ma mia moglie ovviamente non era passata. Per questo l'"aveva pensata". Anche se non certo una spendacciona. Ma Pino era cos. Amava il suo lavoro e lo faceva con passione, con interesse. Si ricordava perfettamente ogni dettaglio, il tipo di pane per il nonno, quello per me, quello per i bambini. Ed era cos anche per gli altri. Non vedeva il prodotto. Vedeva il cliente. E se anche ti aveva venduto solo mezzo chilo di pane, sapeva apprezzarlo. Perch voleva dire conservare il cliente. Farlo tornare. Era attento all'incasso. Ma non tanto da perdere di vista chi glielo portava, come spesso accade. Coltivava, i suoi clienti. Con una metodicit e un savoir faire da cui molti colleghi commercianti (non solo di salumeria) avrebbero da imparare. Col sorriso e col buonumore, sempre. Sapeva il fatto suo. Sapeva che se non compri oggi, ma vieni trattato bene, comprerai domani. Una lezione semplice, ma forse difficile per quelli che, quando entri nel loro negozio, sembra ti stiano facendo un favore ad ascoltarti. Viene quasi da dire: "sono sempre i migliori che se ne vanno". Ma stasera non tempo di frasi fatte. Pino era il nostro salumiere. Lo conoscevamo tutti. E soprattutto lui conosceva noi, come tutti i suoi clienti. Era praticamente uno di famiglia. Mia moglie, sconvolta anche pi di me alla notizia, ha ripercorso, come si fa, tutti i momenti dell'ultimo incontro. E, col retropensiero che non smette mai di complicarci la vita, ricorda di essere stata 11 La Memoria che Costruisce la Citt

distratta da altri avventori, dalle normali chiacchiere, e di essere uscita dal negozio sovrappensiero. Pochi metri dopo si fermata a pensare: "ma io non ho salutato Pino". Ora, a posteriori, quella piccola cosa le sembra quasi un presentimento. E sono sicuro che se la lasciassi ancora ad elucubrarci sopra, finirebbe per colpevolizzarsi in qualche modo. E di che cosa, poi? Cos le ordino affettuosamente di piantarla e di andare a letto dalla bambina. Ma stanotte nessuno avr una buona nottata. Un ottimo gastronomo. E un grandissimo venditore. L'unico che riusciva a convincermi a prendere qualcosa che non avevo minimamente intenzione di prendere, una ricottina o un'altra "specialit", semplicemente scegliendo la parola giusta, l'aggettivo appropriato. Un pubblicitario nato. E adesso l, nella sua salumeria (o gastronomia come preferiva chiamarla perch era ben conscio del potere delle parole). Steso da qualche parte in una pozzanghera di sangue, come ha scritto nella fretta, emozionato, il sito Ruvodipugliaweb, cui va tutto il merito dello scoop, con l'amarezza della terribile notizia. La grande salumeria ad angolo, a quattro ingressi, quasi persa nella folla dei cittadini riunitasi spontaneamente. Una folla di ombrelli, di gambe che saltellano in laghi d'acqua, sotto una pioggia martellante che non ha alcuna voglia di smettere. Lampeggianti di polizia, carabinieri e vigili urbani. Un'ambulanza. Il grido muto delle transennature a strisce di plastica bianca e rossa. I segni di un'apocalisse che si abbattuta sulla citt "tranquilla" per definizione. Arriva una troupe di chiss quale tv, la telecamera nascosta in una specie di pannolone per proteggerla dalla pioggia. Si sentono delle grida, escono tre persone. Sono i suoceri di Pino, la signora si dispera, comprensibilmente. E suo marito, Vito, l'uomo granitico che conosciamo bene e di cui abbiamo stima, un muratore che ha tirato su palazzi senza battere ciglio - che mi ricordo ancora fare dei lavori in casa nostra con un'energia e uno scrupolo straordinari - Vito sorregge la moglie pur essendo egli stesso spezzato e in lacrime. Il terzo uomo lo vedo solo di spalle ma con ogni probabilit Vito Ottombrini, il Sindaco, che abbraccia e sorregge l'uomo che ha il suo stesso nome. La folla mormora, cerca spiegazioni, le fornisce se ne ha. Da una signora ascolto la dinamica. Quattro ragazzi, due che fanno il palo, due entrano. Quasi le nove e mezza. L'orario ideale. Tutto l'incasso e probabilmente nessun cliente tra i piedi. E poi? Cos' successo poi?

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Quale oscuro sortilegio, o quale destino cieco ha trasformato trecento euro di incasso in una pozza di sangue? E' la folla stessa a darsi una risposta, o a provarci. Un ragazzo di fianco azzarda quello che probabilmente molti pensano: avr reagito. E aggiunge: eh, in quelle occasioni non si dovrebbe mai reagire. Inevitabili poi le voci su ci che si dovrebbe fare a quei quattro, dovessero prenderli. Ogni tanto, ritmicamente, dalla folla si alza una voce (diverse voci, a distanza), perch non c' lavoro, siccome non c' lavoro. Ma non afferro il nesso. Non capisco se una giustificazione, o una crudele ironia. Rimango intontito sotto la pioggia, in cerca di una reazione ordinata. Mentre sento montare un inconfondibile mal di stomaco. Come tutti, devo ancora pienamente realizzare che Pino non c' pi. Non scatto foto. Il lettore mi perdoner. Non sono in grado. Oggi l'osservatore parte coinvolta. Non riesco a smettere di pensare alla ragazza che ho visto tante volte alla cassa, e che ora mi pare sperduta fuori dalla seconda porticina laterale, chiusa. Come la prima porticina. Come la grande porta sul Corso. Sbarrata. Ma l in fondo, nell' ultima porticina laterale, l'unica ancora aperta. E' l, tra un continuo viavai di carabinieri e polizia, con altri agenti e vigili schierati di fronte, sul minuscolo marciapiedi, con intorno la folla composta e tumultuante, silenziosa e borbottante, attonita e incredula - l che traspare la lucina al neon dell'irreparabile. Sono vicino all'auto di Pino, parcheggiata proprio all'angolo della salumeria, col muso piuttosto sporgente su Corso Piave. Chiss quante volte nella serata si sar chiesto se non era il caso di andare a spostarla in posizione pi regolare - senza neanche poter lontanamente immaginare che quel volante non l'avrebbe pi toccato. Che la sua vita sarebbe finita l, nello stanzino arretrato vicino al banco frigo. Che la sua bella salumeria, il gioiello redditizio che aveva messo su con tanti sacrifici e tante soddisfazioni, sarebbe diventata la sua tomba. Che la sua giovane sposa non l'avrebbe pi visto gioviale e soddisfatto come sempre. E che avrebbe dovuto imparare come e in che modo spiegare ai loro due bambini che il loro pap non era tornato, che non sarebbe tornato pi - che non avrebbe potuto pi raccontare loro una bella favola, o semplicemente la sua giornata. Che non sarebbe pi successo. Che non succeder. Devo fare qualcosa contro quest'angoscia. Mi muovo. Continua ad arrivare gente. Sono le 23,30. La pioggia martella 13 La Memoria che Costruisce la Citt

l'ombrello. Giro verso l'altro lato della strada, intorno all'isolato. Stessa scena. Capannelli aggrovigliati di corpi e di ombrelli, voco, ipotesi, domande, risposte provvisorie perch nessuno sa, nessuno pu avvicinarsi. Si va a tentoni, come sempre. Sull'altro marciapiedi l'assessore al commercio, Michele Scardigno. E' prevedibile che questa tragedia sar anche una bella complicazione politica. E si pu temere, se dovesse emergere una qualche connotazione dei rapinatori, che si possa scatenare un'ondata xenofoba. Ma per la verit, in questo momento, pi il cervello che galoppa per le solite piste. Non ho voglia di starlo a sentire. Troppo pochi gli elementi a disposizione, per ora. E soprattutto, troppo pi importante che Pino non c' pi. Che tutto quello che rimasto un'auto senza pi guidatore. Sotto una pioggia incessante. Una moglie senza compagno. Due figli senza padre. Quattro disperati senza futuro. Ed una citt senza pi pace.

Ultim'ora. La ricostruzione della rapina. Sono quasi le nove e mezza di sera. La salumeria chiusa. Ma l'ultima porticina dell'ingresso laterale ancora accesa. L'ultimo cliente, una signora, esce. Sulla porta incrocia dei giovani, poco pi che ragazzini. Pare, col passamontagna. Dalla sua ricostruzione sappiamo che li ha sentiti parlare. Sono italiani. Con l'accento "pugliese". Due rimangono fuori a controllare la situazione. Gli altri entrano. Pino probabilmente si accinge a togliersi il camice, forse dare una sistemata veloce e via a casa, dalla famiglia. Dalla moglie. Dai bambini. La voce alterata del ragazzo che grida alla rapina. Molto probabilmente drogato. Gli italiani, ci spiegano, prima delle rapine si drogano, di solito cocaina. Gli extracomunitari invece bevono. Ma questa sottigliezza non serve a Pino, che forse fa un movimento inconsulto, forse accenna a una reazione. E' un ragazzone forte e coraggioso, guadagna il suo incasso con lunghe e stressanti giornate, ancora non finite a tarda ora: ci tiene a difendersi e vede di avere davanti dei ragazzini forse pi impauriti di lui. Probabilmente alza la voce. Forse Pino, Uno di Noi 14

prende un coltello per sottolineare di stare facendo sul serio. Il ragazzo con la pistola perde la testa e spara. Un solo colpo che vola al di l del bancone e centra Pino in pieno viso. Il ragazzo butta via istintivamente l'arma. Il riflesso inconscio, inconsulto, istintivo di chi rifiuta quello che ha fatto. Aggiornamento: l'autopsia ha stabilito che il colpo stato sparato da dietro la nuca, in direzione alto-basso. Il che, data anche la statura di Pino, fa supporre una colluttazione tra la vittima e uno dei due aggressori, per terra o comunque in posizione sottomessa, mentre l'altro aggressore si portava alle spalle di Pino sparando da distanza ravvicinata. Le pistole dunque erano due (pare), una modificata che si rotta ed stata lasciata sul posto, l'altra, purtroppo, abbastanza in buono stato da poter sparare. Ma tecnicamente un errore grave. Una banda di disperati dilettanti, mi assicurano. Un professionista avrebbe girato intorno al bancone e avrebbe sparato alle gambe. Ora quella pistola parla di loro. Cos come le immagini delle telecamere, che gli inquirenti stanno vagliando. E le risultanze dell'autopsia, prevista al Policlinico. Tutte piste destinate ad incrociarsi e, con ogni probabilit, a indicare dei nomi e delle responsabilit. Da qualche parte ci sono altre quattro famiglie che stanno per essere devastate. Semmai qualcuno di quei ragazzi legga queste pagine, il nostro appello uno solo: costituitevi. Avete scelto il crimine. Ora accettate la pena.

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Conto alla rovescia


15/04/12 12:36

Nel (comprensibile) silenzio degli inquirenti le voci si moltiplicano, si inseguono, si ingigantiscono, si distorcono, scompaiono e ricompaiono. Abbiamo comparato almeno un centinaio di versioni - dal vivo, al bar, sul web, in tv, sui giornali cartacei - senza trovarne due uguali. Si sa poco, ed quasi impossibile distinguere tra elementi certi e parti frettolosi, a volte fin troppo cinematografici, di fantasie sovraeccitate. Corre voce (verrebbe da dire: ovviamente) che si sappia gi chi sono. Che addirittura starebbero trattando con i propri avvocati per costituirsi. Impossibile al momento mettere un punto fermo e spendere una parola di chiarezza in questo turbino. L'impressione per che il caso sia relativamente semplice, con le immagini delle telecamere, la pistola e il (o i) Pino, Uno di Noi 16

passamontagna lasciati sul luogo del delitto. E nella corsa a piedi per qualche centinaio di metri altrettanto impossibile che non siano state lasciate altre tracce. Con tutti questi elementi, il silenzio degli investigatori eloquente. E' solo questione di tempo. Arrivare alla foto giusta, all'impronta, al residuo biologico, al riconoscimento che apre le porte della soluzione dl caso. Ma probabile che il cedimento arrivi prima dall'interno. Qualcuno che sa e che parla. Un amico, magari. Un genitore che mette insieme i pezzi di un mosaico terribile e intuisce, e mette il suo ragazzo (il suo "bambino") di fronte alle sue responsabilit. O uno che ha visto e ha taciuto, e finalmente vince la paura e torna ad essere un cittadino libero, consapevole che anche dal suo comportamento dipende la costruzione di un futuro migliore per tutti. Ma se dobbiamo scegliere un finale, noi continuiamo a fare il tifo perch quei ragazzi, che passato l'effetto allucinogeno si sono senza dubbio resi conto dell'enormit tragica del loro gesto, scelgano di rimediare per quanto possibile: di sottoporsi al lungo e duro cammino della giustizia, della rieducazione. E, col tempo, della rinascita. Mentre nella citt si moltiplicano le tristi e truci voci forcaiole che, al netto della comprensibile emotivit, non sono che il solito antichissimo modo di evocare un rimedio peggiore del male - da qualche parte, come abbiamo detto, ci sono altre quattro famiglie che stanno per essere devastate. Ci sono quattro adolescenti o poco pi, che con in mano una pistola e in corpo la cocaina si sentivano invincibili. E che ora devono fare i conti con l'abisso drammatico che hanno scavato sotto la loro stessa vita, prima e oltre che sotto la vita di Pino e della sua famiglia, prima e pi che sotto il senso di sicurezza tranquilla della citt, diventata all'improvviso pensierosa insicurezza. E paura. Le probabilit sono limitate, ma non nulle. E le risorse dell'animo umano praticamente illimitate, quando acquista consapevolezza. Ripetiamo il nostro appello quei ragazzi. Quello che avete fatto non ha giustificazione e non pu essere perdonato, se non da Dio. Nessuno pu ridarci Pino. Nessuno pu ridarlo alla sua famiglia. Nessuno pu riportarlo ai suoi figli. Ed gi una ferita abbastanza grande per tutti. 17 La Memoria che Costruisce la Citt

Ma siamo ancora in tempo per salvare le vite di quattro ragazzi, delle loro famiglie, e in qualche modo la vita della citt ferita, a cui quei quattro ragazzi possono restituire almeno un po' della sicurezza perduta. Scegliendo di pagare. Aiutando a capire, a delimitare, a cambiare e a ricostruire. Quei quattro ragazzi, chiunque siano, non sono bestie come qualcuno gi li chiama - magari qualcuno che si dice anche cristiano. Sono espressione di un malessere che ben pi grande e profondo. Un malessere che dobbiamo essere capaci di guardare in faccia, curare e guarire, se vogliamo evitare che simili orrori si ripetano. Sono ragazzi nostri. Sono figli nostri. Appartengono a quelle generazioni lasciate a se stesse, senza speranze e senza prospettive. Sono gli stessi ragazzi che abbandoniamo davanti alla tv, cresciuti nel mito della fama, della ricchezza e di tutta la melma che fuoriesce quotidianamente, senza scampo, senza via di fuga, dagli orribili elettrodomestici che hanno sostituito la famiglia, la scuola, la societ, e a cui con troppa leggerezza affidiamo ci che abbiamo di pi importante - i nostri figli e il futuro di tutti. Fatevi avanti, ragazzi. Raccontate la vostra storia, il vostro disagio. Aiutateci a capire e a capirvi. Aiutateci a capire l'origine di un disagio sicuramente pi grande di voi. Questo non vi eviter la punizione, giusta e severa, che avete meritato. Ma vi aprir la strada per ricostruire la vostra vita, per tornare da voi stessi resi grandi e purificati da una sofferenza pari al rimorso che ora vi divora. Per riappacificarvi con le vostre famiglie e, nel tempo, con la vostra citt. E, a tempo debito, quando avrete fatto il vostro percorso, la vostra via crucis, siamo sicuri che anche Pino, da lass, da persona buona qual era ed , non mancher di farvi l'occhiolino. Forza. Una via d'uscita c' sempre. Alzate quella mano e fate quel numero di telefono a tre sole cifre.

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La vera alternativa
17/04/12 15:17

In tutti i fatti gravi di cronaca nera c sempre un dettaglio caldo, non legato cio al freddo rebus da risolvere (lassassino da scoprire, il covo da trovare), ma che fa sangue, fa emozione, coinvolge. Il morto ammazzato quasi sempre a un passo dalla pensione. Se giovane, stava per sposarsi. Se pi maturo, ha figli o la moglie incinta. E cos via. Sembra quasi che Dio abbia il senso drammaturgico. Non ti fa quasi ammazzare, se lassassinio non aumenta il climax. O forse solo linfinita e trita fantasia hollywoodiana, andata in onda tante volte, sugli schermi delle nostre menti, da confondersi con la realt. O magari un format delle famigerate scuole di giornalismo all'italiana. Chiss. 19 La Memoria che Costruisce la Citt

Anche nella tragedia di Pino quel dettaglio c: il pi grande dei suoi figlioletti era appena andato a casa, con la mamma, per un imprevisto. Si era bagnato e la mamma, che rimaneva sempre col marito alla chiusura, lo ha portato via. Una di quelle cose banali che succedono in ogni famiglia con bimbi piccoli. Ci si dice ciao con naturalezza, e si va a casa tranquilli. Per non rivedersi pi. Sembra confermato che dentro non ci fosse nessun cliente, come abbiamo scritto anche se abbiamo letto di tutto e il contrario di tutto. Ma qualcuno del vicinato pare abbia visto gli stessi individui aggirarsi intorno allaltra salumeria, alle spalle di quella di Pino. Poi lasciata perdere forse proprio perch cera gente. Mentre Pino era solo (per un caso: ma chi pu davvero distinguere tra caso e destino?). Voce attendibile? Suggestione? Fantasia romanzesca inespressa? Chiss. Certo, se non ci fosse di mezzo una tragedia terribile, farebbe un po ridere questa banda delle salumerie. Questo accrocchio di pasticcioni che mollano un bersaglio per un altro (cio che colpiscono a casaccio). Quasi che stessero scegliendo dove farsi un panino. Questa banda di imbranati che (stando sempre a voci non confermate e incontrollabili) viene presa da Pino a barattolate di pelati, che si fa sfilare uno o forse due passamontagna (o calzemaglia, o calze di nylon o qualunque cosa fosse a seconda della versione che si ascolta o si legge), che lascia una pistola sul posto, forse una scacciacani modificata talmente male che si rotta, smontata, tra le mani di chi la usava. Emuli di Fantozzi che scappano col registratore di cassa perch non sono riusciti, in 4 e con due pistole, ad essere abbastanza credibili da farsi consegnare lincasso da un uomo solo (e senza fare fisicamente male a nessuno). Che corrono per duecento metri scarsi riuscendo a farsi intercettare da una pattuglia di trafelati vigili urbani. Che raggiungono fortunosamente lauto saggiamente parcheggiata dove? Vicino alla pizzeria Lo Scugnizzo, di fronte alla chiesa del Purgatorio. Davvero: il peggior posto della citt per parcheggiare, specie dovendo poi scappare. Lo garantisco, avendo avuto per due anni lufficio proprio sopra quella pizzeria.

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Ma non ancora tutto. Perch pare che lauto non andasse in moto e sono dovuti partire a spinta. Una saga continua: il fuoco dartificio delle voci. Sarebbe persino divertente. Se non fosse per quel maledetto pezzetto di piombo calibro 7.62 che ha penetrato il cranio di un povero cristo, alla fine di una lunga giornata di lavoro, entrando dalla nuca e uscendo dallo zigomo. Perch questa invece non una voce. Non lepopea ridanciana della Banda Bassotti che sentiamo raccontare dal bruso sconvolto e incontrollato della citt, come un urlo multiplo lanciato perch tutto meglio del silenzio e del non sapere. Questa purtroppo la realt. Il corpo di Pino e la sua salumeria chiusa e inondata di fiori. Il nocciolo duro dellirreparabile. E proprio quella pista dellimbranatezza abbiamo voluto seguire, insieme al dettaglio della ( pare, certa) giovane et degli autori del crimine. Attirandoci un coro di consensi e qualche critica per supposta ingenuit. Pu essere. Non lo escludiamo affatto. Ma abbiamo pensato che, tra mille e pi possibilit, ce n forse una: che si tratti davvero di ragazzi alla prima bravata. Sbandati e protagonisti di un crimine orrendo. Ma a cui, senza false tenerezze, senza facili perdoni, e previa giusta pena, si pu ancora tendere una mano, prendendoci la nostra parte di responsabilit, come societ. Perch le responsabilit sono sicuramente individuali, e nessuno le pu togliere. Noi stessi diffidiamo profondamente del perdonismo. Perch il perdono senza comprensione (senza che chi ha sbagliato abbia potuto rendersi conto di ci che ha commesso) solo unautorizzazione a sbagliare ancora. No, la vita di pi. Non bastano un po di pater e avemaria. Non per ottenere il perdono pi difficile: il proprio. Le responsabilit sono individuali. Ma la societ non immune. Non senza colpa. Nessuno senza colpa. Nessuno, come stato detto, pu scagliare la prima pietra. E allora abbiamo cercato di prendere su di noi la nostra parte di croce. Abbiamo pensato a quattro ragazzi smarriti e schiacciati dallenormit imprevista (ma comunque colpevole) del loro gesto. Abbiamo pensato a qualche genitore che forse ha capito. E che ora vive nel dramma.

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Nellalternativa impossibile tra consegnare il proprio figlio alla giustizia (quella umana, con la minuscola, con i suoi mille difetti) o aiutarlo a conservare una libert piena di rimorso, un calvario infinito ma che pure non lo allontanerebbe forse dalla famiglia che ancora ha la fortuna di avere. A differenza di quei due bimbi, cui ne hanno tolta una parte cos importante. Forse sbagliamo e quel filo non c. Forse non si tratta di adolescenti allo sboccio ma di anime perdute e criminali incalliti. Chiss. Ma se lintuito pur nella cieca mancanza di appigli non ci ha ingannato. Se un solo sottilissimo filo esiste, noi pensiamo sia dovere di tutti non spezzarlo, e tirarlo anzi con la massima delicatezza, per riuscire a comunicare con chi dall'altra parte. Se davvero da qualche parte c un padre in preda al tormento. O una madre. A loro, da genitori a genitori, vorremmo dare un abbraccio umanamente forte, come quello che diamo alla famiglia del nostro amico Pino. E chiedergli di considerare con calma, con la generosit del padre o della madre verso il figlio, alla quale non devono affatto rinunciare. Ora meno che mai. Vi chiediamo, amici e fratelli, di considerare la vera realt: la vera alternativa. Che non tra prigione e libert. Ma tra un duro e lungo cammino di espiazione e redenzione - verso una nuova vita, quando sar matura e possibile. Ed una vita fatta di fuga da se stessi, dallinestinguibile pena interiore. Fino al prossimo colpo. Alla prossima sparatoria. Fino a quando qualcuno pi svelto non lo lascer a terra in un lago di sangue. Non questo, di certo, che volete per quel figlio. Ma cos che andr. Perci, padre o madre che tu sia, scegli di volergli bene ancora. Scegli di dargli ancora la vita. Accompagnalo. Il cammino dovr farlo da solo. Ma, a quella porta, meglio arrivarci in due. O in tre.

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La Strategia di Pino
19/04/12 06:37 Ricostruzione (quasi) definitiva dell'aggressione.

Oggi alle 19.30 Fiaccolata per Pino e per una Citt Sicura. Partenza dal Comune.

Nel giorno dell'addio, trapelano autorevoli ed attendibili indiscrezioni sulla dinamica definitiva, o quasi, dell'aggressione. Chi ha visionato le immagini conferma che dentro al negozio non c'era nessuno. Poi tutto il resto un rapido precipitare verso la conclusione agghiacciante. Entrano in tre, non in due come si sempre detto. Con due pistole. Di cui una giocattolo o comunque molto malmessa. La rapina scorre senza grandi intoppi. Poi i tre scappano. Due escono. Pino si avventa sul terzo e lo ferma placcandolo alle gambe. Pino, Uno di Noi 24

I due colluttano per terra. Fuori, quello con la pistola vera si rende conto che il complice non arriva. O forse viene richiamato dall'altro. Torna indietro. Vede la colluttazione, l'amico probabilmente in svantaggio. Si avvicina e spara. Ulteriore aggiornamento Pare che Pino avesse in tasca circa 2.000 euro, regolarmente ritrovati. Una cifra di tutto rispetto ma soprattutto una cifra importante per capire l'intero quadro. Di sicuro non l'incasso del giorno, ma pi probabilmente quello residuo della settimana o pi. Era venerd. Possiamo inoltre rivelare ci che ci ha detto tra le lacrime una delle sue cassiere: le disposizioni di Pino in caso di rapina, casomai lui non fosse stato presente. "Sapessi quante volte ci ha detto: se viene qualche malintenzionato, non opponete resistenza e non fate nulla. Fategli prendere quello che vogliono." Impressionante. E, a posteriori, sconvolgente. Ma si capisce ora con pi chiarezza la strategia di Pino. Era consapevole di essere nel mirino. Aveva provato con la dissuasione, installando telecamere dentro e fuori, col monitor bene in vista: un messaggio chiaro ai malintenzionati. Poi, sapendo che questo poteva non bastare, aveva deciso di erodere regolarmente l'incasso lasciato nel registratore di cassa, tenendolo direttamente in tasca. I clienti abituali confermano di averlo visto spesso maneggiare quei soldi, magari per "cambiare" e fare un favore a qualche altro esercente. Perci il grosso dell'incasso lo teneva al sicuro. E ne lasciava una piccola parte per l'uso corrente e probabilmente "a protezione" delle cassiere: che i rapinatori trovassero una cifra credibile e lasciassero in pace le ragazze e i clienti. Se, con queste informazioni, ritorniamo sulla scena del delitto, possiamo provare a capire. 25 La Memoria che Costruisce la Citt

Pino si vede davanti tre ragazzi, due con la pistola. Valuta la situazione e decide che non il caso di reagire. Per fortuna, avr pensato, moglie e figlio sono fuori pericolo. A posteriori, possiamo essere ragionevolmente certi che, se ci fossero stati, come pare fosse abitudine, Pino non avrebbe mosso un dito: per proteggere i suoi, di certo non meno importanti di clienti e cassiere. Un maledetto destino. I tre fanno il lavoro alla svelta e fanno per andarsene. E qui scatta qualcosa che al momento incomprensibile. Facciamo un salto nella mente di Pino: ha in mano un pareggio, se non una mezza vittoria. In fondo il suo piano ha funzionato. Subisce la rapina ma in realt in qualche modo li sta fregando. Il grosso dell'incasso o comunque del contante disponibile non l dentro. nella sua tasca. In pi salva la pelle, non si fa neanche un graffio, nessun cliente ha visto e potr spaventarsi - e tra un po' sar a casa a raccontare come l'abbiano scampata bella, tutti. Potrebbe gi considerarsi un bel successo. Invece no. Scatta qualcosa che lo fa scattare a sua volta come un giocatore di football americano. Rinuncia alla mezza vittoria e cerca la vittoria piena. Sa che, se ne ferma uno, prendere gli altri sar uno scherzo da ragazzi per le forze dell'ordine. Una reazione istintiva. Sul cambio dell'attimo. Ma mossa da cosa? Forse per capirlo bisogner vedere le immagini. Forse una provocazione. O forse bisognerebbe poter guardare nel profondo del vissuto e della psiche di Pino, alle sue convinzioni talmente radicate da divenire pulsione istintiva. Eppure sarebbe bastato cos poco a tenerlo fermo, sulla linea di salvezza. Anche un semplice cliente. Ma ci sono giorni, o sere, in cui va tutto storto. E non ne esci pi.

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Addio a un amico
19/04/12 11:18

I funerali non fanno per me. Sono tra quelli che preferiscono ricordare i vivi. E specialmente non amo il rito delle condoglianze. Ma questa volta diverso. Bisogna, esserci. Pino lo ricorder comunque, per sempre, vivo e gioviale dietro il suo bancone. A fare (bene) il suo lavoro. A rifilarti ogni tipo di cosa imprevista con il semplice incanto delle parole e del sorriso. Passeranno alla storia i piccoli nodini che infilava nella stessa busta della mozzarella o della ricottina, e che, con sagacia degna di David Ogilvy, il padre della pubblicit, aveva ribattezzato "nodini della fortuna". Cos non ti stava semplicemente vendendo una cosa in pi: ti regalava un po' di fortuna. E c' una bella differenza. Bisognerebbe mettere su una scuola di avviamento al commercio e intitolarla a lui. Quasi mezzogiorno. La piazza assolata ma la facciata della cattedrale ombreggia le decine di manifestini funebri cordoglio, solidariet, in bella parata sull'ingresso alla sinistra di chi entra. La chiesa bellissima, come sempre. Ma oggi di pi. pi intima, nonostante sia aperta e in composto viavai di gente. Sembra di entrare in un gioiello sacro. Intendo dire: qualcosa che appeso al collo di Dio. Giro gli occhi intorno e mi sembra magnifica in ogni dettaglio, la navata, i cristalli trasparenti che lasciano intravedere i 27 La Memoria che Costruisce la Citt

tesori sotterranei dell'ipogeo - proprio come un gioiello deve fare; persino le iscrizioni e le effigie lapidarie vescovili, che di solito non mi smuovono, oggi mi sembrano in gran spolvero. Finanche le sedie aggiunte a lato dei banchi, con quell'aria da bar all'aperto - e sulle quali in altri tempi avrei forse ironizzato. Tutto sembra perfettamente al suo posto, preciso, adeguato. In fondo, vicino al ciborio, nella zona dell'altare, la piccola folla di chi venuto a salutare e a rendere omaggio. Vito, il suocero (e secondo padre: Pino non aveva pi da tempo i genitori), sembra uscito dalla mano di uno stilista. Perfettamente in tiro, nel suo completo giacca e cravatta blu notte, camicia celeste, gli occhi umidi ma ancora la forza di un lieve sorriso. L'uomo che demolisce e costruisce muri con la stessa facilit con cui io batto sulla tastiera per scrivere questo pezzo cos, un uomo d'altri tempi, di una generazione che scompare - un lavoratore instancabile che alla domenica mette il vestito buono. Alla domenica e nei giorni importanti; e questo, purtroppo, importantissimo. Glielo si legge nel pensiero: gli sembrerebbe di mancare di rispetto al genero/figlio, se fosse appena meno che perfetto. E poi gli serve per tenersi su. un ex bersagliere, e ancora corre alle parate dell'associazione. Deve mostrarsi forte. Lo abbraccio senza dire niente. Che cosa c' da dire ancora? Dietro la colonna sua moglie, in lacrime, e sua figlia, la moglie di Pino, la signora Lucia. Distrutta. Arriva un ragazzino paffutello vezzeggiato da tutti. Mia moglie, gi sul sentiero delle lacrime, mi dice con la voce rotta: "vedi? non ha lo stesso viso del padre?" Non lo so. Io lo vedo di spalle. Ma da come tutti lo accarezzano si capisce benissimo chi . da oggi il figlio di tutti noi. Con la sua sorellina. E sperabilmente con tutti i bambini che vivono situazioni simili. Che le istituzioni e i cittadini non li abbandonino, anche quando i riflettori saranno spenti. La bara di Pino di legno chiaro. La sua foto da giovane, ancora magro e con tanti capelli. Forse un ritaglio dalla foto di matrimonio. Sul coperchio lucido il suo cappellino da lavoro e il grembiule arancione. La sua divisa. La sua identit sociale. Il suo orgoglio. E intorno un oceano di fiori, a mazzi, a bouquet, a composizioni, di ogni foggia e colore, nostrani ed esotici, nel disperato tentativo di arginare il magone con la vivacit cromatica, rafforzata dall'altare illuminato e dal bouquet di luce che filtra dal portale spalancato. Fino a sfiorare i banchi disposti lato del ciborio, gli stessi - penso - dove nei secoli si forse seduto il Capitolo, la Pino, Uno di Noi 28

direzione della chiesa locale. E per la prima volta, da laico, me li immagino come uomini che, nelle circostanze secolari, hanno provato prima a guidare la comunit e solo secondariamente a lacerarsi per il potere. Guidatori imperfetti ma devoti di questa strana nave fatta di navate e - nel tempo - piena di anime come un transatlantico di passeggeri. una tenerezza di cui mi sorprendo. Chiss, forse sta arrivando una conversione... O pi semplicemente il senso critico ammorbidito dal dolore. Ai piedi della bara, attaccato alla buona, un messaggio straziante e disperato a firma della moglie (" il tuo unico amore") e dei bambini. Poche righe di un pennarello verdazzurro su un semplice foglio bianco. Le cose importanti si scrivono sempre su mezzi raccogliticci. Usciamo con la gola che tutta un grumo. Fingiamo di padroneggiarci ma le poche parole che ci scambiamo sono tutte spezzate. Metto gli occhialini neri di protezione (ma non dal sole) e andiamo. Fuori nel sagrato un bambino ancora inconsapevole (forse la protezione che Dio da ai fanciulli; forse il desiderio infantile di dimostrare a se stesso e alla mamma che gi grande a 9 anni, e che si potr contare su di lui) si muove con disinvoltura, raccoglie manifestini funebri caduti e li rimette a posto. Da sotto il cappellino spunta un viso paffutello, simpatico e rotondo. S. Tutto suo padre.

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La Citt Ritrovata
20/04/12 08:20 Commuove la partecipazione di migliaia di persone, tutte unite... un lungo corteo che sicuramente visto dall'alto doveva sembrare un anello, come un muro di protezione del nostro paese. Un muro che grida giustizia e dice: di qui non si passa! (Grazia Di Rella su Facebook)

Vito Di Bisceglie stringe la mano del nipotino - Foto Rocco Lamparelli Alle 19, mezz'ora prima dell'inizio della fiaccolata, Piazza Matteotti gi piena. Qualcuno ha gi le fiaccole. Tutti hanno la stessa voglia di esserci, di vivere questo momento collettivo e di dare testimonianza. Continua a arrivare gente alla spicciolata da ogni direzione. Gli occhi sono puntati sul Comune, alle finestre dell'aula consiliare, dove si discute sui provvedimenti da prendere. Si Pino, Uno di Noi 30

tarda un po'. Si accendono le fiaccole man mano che la luce del crepuscolo cede il posto alla sera. Qualche minuto prima delle otto si parte. Programma, un intero giro sui Corsi cittadini e, al ritorno, tappa finale al negozio di Pino. La grande piazza gremita. Ci posizioniamo ben distanti dalla testa, ma se ci guardiamo indietro vediamo che la coda del corteo ancora pi lontana. Migliaia di cittadini di ogni et e condizione, dai bambini agli ottuagenari e oltre. Moltissimi i giovani: sempre un buon segnale. Coppie di fidanzati, madri di famiglia, ragazzini. Senza colorazioni politiche, senza amici e nemici, senza sguardi torvi. Semplicemente, cittadini. Nella manifestazione pi impressionante della nostra storia. Una di quelle cose che, nel racconto ai figli e ai nipoti, ci meriteranno di poter dire: Io c'ero. Il corteo si snoda lentamente, con naturalezza, con partecipazione. Molti alle finestre. Moltissimi sui larghi marciapiedi. Solo nella settimana santa si pu vedere una folla cos, e neanche a tutte le processioni. Ma questa una processione civile, niente statue n musica. Solo cittadini che dicono no alla violenza. In silenzio, perch il silenzio a volte il migliore dei discorsi. Ci si sente, finalmente, parte di un tutto pi grande. Si percepisce a pelle quell'anima comune, quell'essere un'unica grande famiglia, che nel vivere quotidiano spesso si smarrisce. Ci si sente, citt. Ci troviamo spesso a criticarla, questa citt, e magari a ragione. Noi stessi di RuvoLibera abbiamo cercato tante volte di sferzarla, chiamandola Bella Addormentata in un bosco pieno di lupi feroci. Ma oggi no. Oggi questa citt c'. Ed forte. Unita nel silenzio e nello scopo di riconquistare la propria identit, la propria pace e la propria sicurezza. Devo dirlo. Non sono mai stato un fanatico dei localismi e naturalmente mi sento da sempre cittadino del mondo. Ma oggi sono fiero di appartenere a questa citt. A questa gente silenziosa che mantiene acceso l'impegno civile, e ben viva la speranza. Oggi, nella piccola parte di me stesso cui concedo di essere campanilistica, mi sento orgogliosamente ruvese. E sono sicuro che il sentire di tutti. Il corteo impressionante. Nonostante la vastit dei Corsi, sembra che si ingrossi e si allunghi continuamente. E stupisce (e vivifica) la forza di quel silenzio. L'anima delle manifestazioni di piazza quando sono sentite; quando 31 La Memoria che Costruisce la Citt

non si sono degradate a rito. A chiunque sia venuta l'idea, stata una genialata che ha compattato tutta la citt. Chiss se mai sapremo chi questo genio politico - mi chiedo mentre un po' mi perdo nell'intensit muta dello spettacolo dello scorrere di questo fiume vivente. Agli incroci decine di macchine ferme. Per decine di minuti. Succede a via Cairoli, a Piazza Bovio, a via Santa Barbara, a Corso Cotugno/via Corato, a Piazza Cavallotti. Non un solo gesto di impazienza. Non un solo colpo di clacson. Davvero incredibile. Una manifestazione silenziosa, di una forza, di una compostezza, di una civilt che faranno Storia. Un fiume umano. Migliaia di cuori e un'unica emozione. Proprio come ieri, al funerale. Nessuno nella nostra storia ha avuto un onore del genere. Nessun riccone, nessun trombone del potere, nessun porporato. Fatte le dovute proporzioni, sembra pi l'addio a un imperatore. E invece il protagonista un umile salumiere, un figlio del popolo, uno che partito dal nulla ma non si lasciato scoraggiare, e ce l'ha fatta. L'esempio migliore. Non un santo. Non un "eroe" come dice qualche manifesto frettoloso, nella smania contemporanea di eroizzare qualunque cosa - come se la realt non fosse abbastanza interessante; come se la normale umanit non fosse il pilastro pi importante della nostra societ. Un uomo. Con i mille difetti di ogni uomo. Ma con qualche marcia in pi. Un uomo nel nome del quale si unisce una citt di solito cos pronta a dividersi. Vetrine spente, esercizi chiusi, saracinesche abbassate. Tranne qualcuno, che fa scandalo e suscita il mormoro della folla che sfila: una banca, un negozio di scommesse, qualche esercizio sparso. Dissidenti o distratti? Pochissimi, ma si fanno notare. Se fossimo nei panni dell'Amministrazione comunale andremmo fino in fondo alla cosa. Un'ordinanza un'ordinanza: va rispettata. E se no, va fatta rispettare. Si torna su Corso Piave e questa volta si gira, fino al numero 35. I discorsi di rito. Siamo lontani e parlano a voce bassa, cos non capiamo l'elenco dei provvedimenti adottati dal Consiglio. L'amplificazione approssimativa, e forse nessuno prevedeva una tale massa civile. Poi la volta del Sindaco, Vito Ottombrini, che ringrazia per questa straordinaria partecipazione e invita all' unit, a restare compatti per vincere la sfida. Pino, Uno di Noi 32

Infine, mentre un improvviso varco tra la folla ci consente di avvicinarci un po', prende la parola quello che non t'aspetti. Davvero, l'ultima persona al mondo che avresti pensato: il pi riservato; il concreto, lavoratore poco aduso ai "discorsi" Vito Di Bisceglie, il suocero e secondo padre di Pino. Nel suo italiano poco accademico, per nulla retorico, da uomo del popolo, con la sua bella voce chiara e stentorea, fa un discorso che lascia il segno per semplicit e autenticit. Ringrazia il vescovo, il sindaco, le forze di polizia che si sono mobilitate ("perfino da Napoli"). Non lo dice, ma si capisce che confida nel buon esito di questi sforzi. Parla della sua famiglia, quella di cui ora doppiamente padre. Li nomina tutti, fino ai bambini, senza cedere all'emozione, senza concessioni n richieste, con tranquillit. Parla di Pino brevemente, con rispetto, con affetto; del suo progetto di casa in campagna di cui era cos contento. Ricorda ancora la gioia del genero quando, il giorno prima di morire, lo ha accompagnato l per fargli vedere la casa ancora da rifinire. La finir io per lui, promette il nonno ridiventato pap. Sempre con serenit. E dalla sua bocca di bravuomo non esce una parola, NON UNA, di vendetta o di giustizia sommaria. Da questo muratore/costruttore cui improvvisamente crollato il mondo addosso viene un esempio di civilt su cui qualche anima forcaiola dovrebbe riflettere e non poco. Una famiglia unita nel dolore ma altrettanto nella dignit, nella riservatezza, nella civilt. Ringrazia i cittadini per la folta e accorata partecipazione, fin dal primo minuto, fino a questa serata straordinaria. Non ci siamo mai sentiti soli, dice. E poi rivela: l'idea della fiaccolata stata sua. Chiss perch non mi stupisce. La sua conclusione un "Ciao Pino!" gridato con serenit al microfono per chiudere il discorso e la serata, mentre le campane a distesa, ancora, ci accompagnano con il pi significativo dei sottofondi. Una serata magnifica, con una formidabile dimostrazione di maturit civile, di cui stato bello essere una piccola parte. Una fiaccola di un corteo immenso che ha cambiato la percezione, e probabilmente la Storia, della citt. Una citt finalmente ritrovata.

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Astronave per il Paradiso


21/04/12 01:23 Foto RuvoLibera, Giovanni Gelao, Rocco Lamparelli, Ruvolive, Ruvodipugliaweb, Repubblica-Bari

4.000 partecipanti secondo Repubblica-Bari Esco di casa e dopo pochi metri sono su Corso Piave. Le 16 e qualche minuto. Poco sole tra i palazzi, ma metto comunque gli occhialini neri. So gi che sar dura. Corso Piave, l'arteria che collega idealmente la Cattedrale all'Ospedale - e, con un po' di fantasia, continuando dritto in linea d'aria, al Cimitero - vuota e deserta. Insolitamente vuota d'auto, con i vigili a far sgombrare i ritardatari. E deserta di persone, che so bene dove ritrover. Sono in ritardo, ma per sacre ragioni di logistica familiare. Mia moglie gi l dalle 15. Leggeranno (pardon, avranno gi letto) dei pensieri per Pino da parte dei clienti. Ma s, che hai capito bene, Lettore. Pensieri dei clienti per il loro negoziante. Clienti: non (solo) amici e parenti. Suona un 35 La Memoria che Costruisce la Citt

po' insolito, vero? Ma per chi lo ha conosciuto non strano per nulla. Solo quella salumeria chiusa e coperta di fiori, biglietti, manifestini; riempita di vita compressa e muta, stona un po' con la solitudine lunare del Corso. Lo scorro e improvvisamente penso che sto facendo lo stesso percorso degli assassini. Certo, con meno concitazione. Il vuoto della strada, resa ancora pi larga dall'assenza di veicoli, finisce per assorbirti e restituisce una strana sensazione di potere, un po' come sentirsi il re della montagna, semplicemente perch non c' nessuno a contenderti il posto. Dev'essere cos che ci si sente, imbottiti di cocaina. Ma dura un attimo soltanto. Perch da Corso Jatta ecco svoltare un'inconfondibile gigantesca station wagon blu. Il carro funebre. Andr a piazzarsi vicino alla salumeria di Pino, dove, a fine messa e corteo, ne accoglier il feretro. Imbocco appena Via Cattedrale e gi si mette male. Urla e pianti. Ma poi mi dico, non pu essere. Troppo distanti. E troppo composto il dolore finora, per esplodere a quel modo. Infatti solo un bimbino incapricciato tra le braccia del padre. Non sa ancora che fortuna, avercene uno. Proseguo sul percorso dei fuggitivi (che ancora una volta coincide, all'incontrario, con quello che va a Pino) e passo davanti alla pizzeria vicino a cui hanno parcheggiato. La chiesa del Purgatorio. Pochi metri ancora e poi stop. Non si prosegue pi perch la piazza della Cattedrale gremita di gente e un'ambulanza presidia l'inizio della via. Poco male. Mi fermo vicino al muso del furgone biancorossoarancione e saluto qualche amico. Visi tesi. Tristi. Scuri. Ci si scambia saluti fatti di sguardi duri. Nessuno vuole che si pensi che sta sottovalutando la gravit del momento. La voce degli officianti il rito funebre cattolico diffusa dagli altoparlanti esterni. Mi guardo intorno e vedo un sacco di gente con gli occhiali neri, nonostante la piazza completamente in ombra. Nessuno accenna minimamente a toglierli. E so benissimo perch. Come dice il poeta, ci si riconosce al segno... La messa scorre lenta, col suo linguaggio liturgico medievale e tridentino, sempre pi incomprensibile a un mondo che cambia alla svelta. Cos siamo in tanti a lasciarci distrarre dal respiro che sembra salire da questa piazza spettacolare, fatta di volumi e geometrie che si incrociano con tale varia armonia che persino il mostro edilizio degli anni '70 sembra sia sul punto di adeguarsi al romanico.

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Io mi lascio incantare dalla bellezza della facciata, da quelle spalle stanche, ricurve, da contadino umile - non certo la maestosit squadrata di Notre Dame de Paris, n quella ardita del Duomo di Milano o la svettante sensualit della cattedrale di Trani un gioiello semplice e prezioso, non di quelli che si ostentano alle feste, ma di quelli che si tengono gelosamente custoditi, e si tramandano di generazione in generazione. Una bella cattedrale alla buona, all'occhio di qualunque storico dell'architettura. La pi bella del mondo, agli occhi di chi nato qui. Dopo il recente restauro la facciata sembra cos liscia che lo sguardo vi scivola, e incontra il cielo. O meglio, uno scenario meraviglioso, di un celeste limpido, con le nuvole che scorrono spinte dalla brezza, ma che sembrano quasi un effetto elettronico al chromakey. Uno scenario mobile che rende quella bellezza dinamica, irraggiungibile e viva. Lass, gli scenografi ci sanno fare. Lo sguardo ridiscende e incontra il Cristo trionfante, il nocchiero di questa corazzata dello spirito. Poi il Sedente misterioso. Il magnifico rosone e gi scivolando, fino a reincontrare la folla. L'anima sperduta e raccolta della citt. Poi la brezza diventa vento, le nuvole vengono spinte con pi forza verso il retro e la cuspide ma quello che si vede l'effetto contrario. Lo spettacolo fantastico di una cattedrale che accelera il suo viaggio tra le nuvole, su un percorso invisibile, e cos per qualche attimo tutto cos chiaro. La chiesa (assemblea) dei cristiani, abbracciata dalla gigantesca chiesa (assemblea) civile, dei cittadini, della piazza, dei balconi gremiti, dei fotografi e operatori tv che si sono infilati in alto a cercare il posto migliore per inquadrare questo volo. Il volo di una piccola, bellissima chiesa religiosa in una grande splendida chiesa del mondo, l'assemblea di questi esseri cos strani e singolari, non solo questi due o tremila ruvesi e non, persi in questo pomeriggio di dolore; ma l'assemblea ancora pi grande di questi 7 miliardi (and counting) di esseri umani aggrappati al loro sassolino sparato nell'universo infinito, partiti dal nulla, carne e fame, paura e bisogni, sogni e slanci, amori e tradimenti, guerra e pace, giustizia e ingiustizia - in viaggio a velocit pazzesca forse verso il nulla, ma che intanto hanno imparato a pensare l'Assoluto. Forse, a incontrarlo. Un'astronave verso il Paradiso.

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Tutti, credenti e non credenti di ogni religione, laici, atei e diversamente credenti come me. Vivi e diversamente vivi. Tutti sulla stessa Arca rotante. Tutti nello stesso viaggio. Verso la stessa meta. E, anche se le religioni sono prodotti umani, e come tutte le cose umane, imperfette; bello per che in questo viaggio ci sia compagna la bellezza, sontuosa e magniloquente che sia, o popolare e bellissima come questa pimpante Signora di 8 secoli. Una Signora da cui ora partono canti. E qui bisogna proprio dirlo: i tempi sono cambiati. Un tempo la Chiesa si serviva dei pi grandi artisti per veicolare il suo messaggio. Tra i migliori pittori, musicisti, coristi, architetti, scultori, scrittori. Oggi la, di per s giusta, valorizzazione delle risorse parrocchiali anche in contesti pi complessi come quelli creativi, produce piuttosto effetti di sonnolenza. Testi e musiche volenterosi, ma che non sfondano il muro dell'attenzione quando escono dalla cerchia di chi le ha composte e del piccolo gruppo con cui le ha condivise. Un appello agli artisti, perci: alle ricche risorse inesplorate di ogni citt: date il vostro contributo. E se a volte non vi piace la Chiesa istituzione, quella dei palazzi e del potere, sceglietevi un parroco in prima linea e aiutatelo con la vostra creazione di bellezza. Ne abbiamo tutti bisogno. "Scambiatevi un segno di pace", dice l'altoparlante. E dopo qualche attimo di esitazione in cui ci guardiamo perplessi (vale lo stesso anche se non siamo in chiesa?) con i vicini mettiamo in atto questo gesto semplice, uno dei pi belli e informali (e non a caso recenti) della stanca liturgia cattolica. Mi scuotono le parole di un canto, senza dubbio composte in buona fede, ma in cui si sfiora la blasfemia. " Ricordati Signore che siamo come i fili d'erba..." Ricordati? Non sar un po' troppo? Al suo confronto sbiadisce persino il ricordo di Paolo VI, che nel 1978, sul cadavere di Aldo Moro, mormor quel "Signore tu non hai ascoltato la nostra preghiera" che suonava gi audace. Ma si sa, Dio guarda con pi indulgenza a chi ha una fede semplice. La messa finisce. Andiamo in pace. Ma nessuno si muove e la pace ancora da trovare. La bara di Pino viene accolta dagli applausi, dall'abbraccio di una folla che proprio in essa, ora, si identifica. Portata a spalle sul sagrato, si inerpica sulla breve scalinata e arriva qui, all'imbocco della via, che l'ambulanza ha da qualche minuto liberato. Vito di Bisceglie, il suocero; i parenti; il picchetto di ex bersaglieri che aiuta a ritrovare un ordine mentale, un ultimo bastione contro l'ondata emotiva che sale. La moglie, oggi vedova, disperata e piangente. E a questo punto s, che Pino, Uno di Noi 38

servono gli occhiali neri, mentre si scatena il suono delle campane, a distesa, potente e incessante come nelle grandi feste o nelle grandi tragedie. E la morte, in fondo, sempre entrambe le cose. La festa dell'incontro con Dio e la tragedia dell'abbandono della vita terrena. Moltiplicate per mille in casi come questo. Da qui alla bottega da salumiere tutta una folla infinita, un fare ala per strada, un applauso continuo a ogni traversa. Fino all'uscio del civico 35, dove aspetta l'auto blu. L'unica auto blu che non si neghi a nessuno. L'improvvisa sirena dell'autoambulanza, che oggi non pu fare a meno di seguirmi ed a due metri da me, per poco non mi stecchisce. Un malore proprio l, alla testa del corteo, al momento del distacco. Nulla di grave. Ma qualcuno dovrebbe seriamente pensare a dotare le ambulanze di un'acustica graduale... Torno a casa col magone ormai solito, da una settimana in qua. Ho bisogno di riprendere contatto con la realt. Adocchio un'arancia: il suo colore forte e allegro quello che ci vuole. Ma prima un panino. Ho bisogno di strafare. Di staccare un po'. Apro la busta di carta e li vedo. Non sono i panini di Pino. Non lo saranno mai pi.

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VOCI CHE UCCIDONO 21/04/12 11:26

Ieri, 20 aprile, stata una giornata di voci incontrollate e pericolose sulla presunta identit degli autori della rapina di venerd 13 aprile e dell'assassinio di Pino Di Terlizzi. Siamo in grado di smentire con certezza che quelle voci vengano da ambienti inquirenti - cos come siamo in grado di garantire che le indagini proseguono senza sosta. A tutti i cittadini perbene che, nell'ansia comprensibile di "sapere" possano prendere in considerazione certe voci, raccomandiamo la calma e il controllo che hanno dimostrato di avere. A coloro che mestano nel fango ricordiamo che le parole in malafede e le menzogne uccidono pi delle pallottole, e che accusando innocenti non si migliori di quegli assassini, ma forse peggiori. Pino, Uno di Noi 40

E che, per parte nostra, se ne avremo la possibilit, non mancheremo di denunciare gli uni e gli altri. Perci, calma e controllo. Sulla colonna destra di RuvoLibera abbiamo inserito un news ticker che rimarr aggiornato e credibile. L daremo conto di ogni SERIO aggiornamento delle indagini e dei risultati. Fino all'esito inevitabile, che ci auguriamo vicinissimo, ma che per ora non c'.

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La Pistola come Bancomat


22/04/12 21:54

L'assassinio di venerd 13. In rosso la traiettoria dei fuggitivi, dall'alto verso il basso. In verde le vie di fuga pi ragionevoli. Evidenziata la zona del centro storico. domenica e si ha un po' di tempo in pi. Cos proviamo a seguire il filo delle ipotesi che si sono dipanate in questi giorni nella nostra mente, man mano che si accumulavano i dettagli. Per vedere se riusciamo a capirci qualcosa. Naturalmente solo un'indagine logica. Non abbiamo rilievi materiali a nostra disposizione. Non abbiamo visto le immagini e cos via. Ragioniamo sui pochi dati certi, nella immensa giungla delle voci e delle ipotesi volanti. Ancora una volta: non abbiamo alcuna velleit. Passiamo il tempo in attesa delle notizie che, siamo fiduciosi, Pino, Uno di Noi 42

immancabilmente arriveranno. C' un particolare che grida, tra gli altri. Che si fa notare. Il parcheggio. Probabilmente, il bandolo della matassa. talmente strano e apparentemente illogico che non pu non essere, in qualche modo, la cosa pi logica di tutte. La chiave di volta di questo dramma. Facciamo un semplice percorso a ritroso e mettiamoci nei panni degli aggressori. Se tu, lettore, avessi pianificato la rapina alla salumeria di Pino, dove avresti parcheggiato l'auto? 1. L'avresti tenuta in moto il pi vicino possibile per scappare meglio e pi in fretta; 2. L'avresti parcheggiata su una via di facile accesso alle extramurali e quindi alle vie di fuga principali, non foss'altro per far perdere pi facilmente le tracce; per esempio su Corso Piave, o su uno dei due Corso Jatta ; 3. L'avresti imbottigliata a quasi duecento metri (181,15 per la precisione, secondo Google), in pieno centro storico, davanti a una pizzeria sempre frequentata, col rischio che, durante la fuga, l'unica stretta via d'uscita possa essere bloccata da un'altra auto o da una piccola emergenza qualunque; e in ogni caso con la sicurezza di essere visti, forse da decine di persone. Scommettiamo che NON hai risposto la 3? Eppure proprio quello che hanno fatto. Quel parcheggio significa allora che: 1a. la rapina a Pino non era pianificata; 2a. se era pianificata, poteva esserlo solo alla pizzeria. Sarebbe interessante a questo punto sapere qualcosa di pi sull'auto. In particolare, se apparteneva a uno dei rapinatori o se era stata rubata. Ma un dato che al momento non abbiamo. In ogni caso dall'elemento illuminante del parcheggio, mettendolo insieme a ci che, purtroppo, avvenuto dopo, si pu dedurre una delle seguenti ipotesi: a. la rapina pianificata alla pizzeria. Ma qualcosa ferma gli aggressori. Forse c'era gente? Per questa ipotesi ha un punto debole: l'ora. Poco dopo le 21 una pizzeria ha appena iniziato la sua attivit. L'incasso sar minimo. La gente in afflusso. I rischi alti. Sarebbe molto meglio aspettare la fine della serata. Incasso pi alto, clienti via, molti meno rischi. 43 La Memoria che Costruisce la Citt

b. non pianificata alcuna rapina. I quattro stanno andando a farsi una pizza. Sono quattro sbandati, resi pericolosi dalle pistole e forse dalla cocaina. Ma non sono l per rapinare. Per cos dire, sono fuori servizio. Esultano al parcheggio insperato, proprio a fianco della pizzeria, praticamente l'unico posto-parcheggio della zona, dato che l'altro sempre coperto dalla stessa pizzeria. Ma (prima di entrare?) si rendono conto che non hanno (abbastanza) soldi. No problema. In quattro, con due pistole in tasca e forse un po' di neve nelle vene, sar un gioco da ragazzi. Ovviamente non si avventurano ulteriormente nel centro storico: sarebbe una folla, con il popolo della cena e della notte che comincia a riempire i locali. Risalgono via Cattedrale sull'altro lato, poi proseguendo su Corso Piave, alla ricerca di una zona pi isolata, di un esercizio aperto e in chiusura. Perch per assaltare un normale esercizio commerciale, le 21.30 sono invece un ottimo orario. Incasso pieno e pochi rischi. Pochi, ma non nessuno. Pino ha chiuso l'entrata principale su Corso Piave, ma ancora accessibile la porticina di Via Mendozza. Gli ultimi minuti. Forse la vedono per caso. O forse l'esercizio di Pino, che notoriamente andava piuttosto bene, era gi nel "catalogo" dei possibili obbiettivi dei quattro. Sembra un lavoro facile. Entrano in tre con due pistole e infatti tutto sembra filare liscio. Poi qualcosa s'inceppa, e finisce in tragedia. I quattro avevano pianificato di scappare a piedi e poi ritrovarsi all'auto. Farsi quella benedetta pizza (quattro quasi insospettabili giovani clienti) e magari due risate su quanto erano stati bravi. Ma non hanno calcolato l'imprevisto. E non hanno calcolato Pino. La rapina finita in tragedia. Cos eccoli trasformati improvvisamente da ladri in assassini, braccati, con tutto il mondo dietro, e quell'auto parcheggiata in modo cos ridicolo e svantaggioso. Ma che vanno comunque a recuperare, infilandosi proprio nella tana del lupo, nel centro storico, e anche a costo di farla partire a spinta. Perch? di uno di loro? O perch non sono ruvesi e devono scappare e tornare? Gli va bene. Ma per quanto? Pino, Uno di Noi 44

3a. Pu darsi una terza ipotesi, che compendia le altre due. La rapina era pianificata ed era pianificato di andare subito dopo in pizzeria. Una specie di autofinanziamento. La pistola come bancomat. Dove andiamo stasera? Tanto nelle vicinanze troveremo qualcuno che paga. La testimonianza di una delle cassiere, relativamente a un ragazzo sconosciuto venuto nella mattinata a prendere un panino con la mortadella, potrebbe non avere rilevanza o potrebbe essere un piccolo indizio in questa direzione. Sono passati dalla pizzeria, magari per vedere se era aperta, o per qualche altro motivo; hanno visto il parcheggio libero. Avranno pensato: e quando ci ricapita pi? E hanno parcheggiato. Inutile dire che quella zona a traffico limitato (ZTL) e che bisogna avere un permesso per arrivarci. Regola ampiamente infranta, come purtroppo ovvio da queste parti. Ma se veniste da fuori citt voi vi azzardereste a violare un banale divieto di transito, col rischio, con due pistole a bordo, di dover avere a che fare con vigili e forze dell'ordine? Se s, solo perch l'avete fatto altre volte, conoscete bene la zona e sapete che il rischio molto basso, a quell'ora praticamente nullo. Oppure perch la cocaina vi spinge a sopravvalutarvi, e a sottostimare i pericoli. O entrambe. Perci, da un semplice parcheggio particolare, possiamo ragionevolmente dedurre: 1. quei ragazzi erano locali (cio ruvesi) o, almeno, se di fuori, frequentatori abituali della zona e verosimilmente della pizzeria; 2. ovviamente possibile anche una soluzione intermedia, alcuni locali alcuni no; 3. l'auto per deve essere recuperata, costringendo all'ennesima imprudenza, in un contesto divenuto incandescente. in pi, assodato che non parte e viene messa in moto a spinta. Un po' troppo, per un'auto rubata, no? Quindi l'auto , con ogni probabilit, di uno di loro. Ma attenzione: se fosse stata lasciata l e i ragazzi fossero scappati da tutt'altra parte, nessuno avrebbe potuto collegarla alla rapina. E, con calma, pi tardi, sarebbero potuti andare a recuperarla, confondendosi tra gli avventori del fine serata in pizzeria. O addirittura rimandare il recupero alla mattina successiva. Il fatto che quegli sbandati e forse drogati non avevano un piano B. Non avevano messo in conto la possibile reazione 45 La Memoria che Costruisce la Citt

e l'epilogo tragico. (Perch era la prima volta? Perch le altre volte non era mai successo che reagissero?) Perci hanno messo in atto l'unico piano che avevano: tornare all'auto. Ma forse si pu intravvedere un ulteriore livello: l'auto probabilmente appartiene al padre di uno dei quattro, che la usa ogni mattina, che DEVE trovarla al suo posto e che NON DEVE sospettare nulla. O qualcosa del genere. Certo, a questo punto basterebbe un semplice numero di targa. Possibile nessuno l'abbia preso? Possibile non abbia incrociato una telecamera per strada? La risposta pare cos ovvia che probabilmente bisogna pensare che la stessa targa sia stata temporaneamente alterata, perch altrimenti le forze di polizia li avrebbero in mano da un pezzo. Ma solo questione di tempo. Poco. Ricapitoliamo perci la nostra discussione e il nostro identikit logico: 1. chi a quell'ora parcheggia in quel posto, o abita l o vuole andare in pizzeria (o in uno dei locali della zona); 2. poich la zona a traffico limitato, si tratta probabilmente di gente del posto, o comunque di abituale frequenza; 3. il "colpo" stato forse deciso al momento, i rischi sottovalutati tanto che non si nemmeno spostata l'auto in posizione pi favorevole, e probabilmente si prevedeva (dopo una "normale" e incruenta rapina) di continuare la serata in pizzeria; 4. l'auto appartiene o comunque collegata a uno dei componenti il commando; 5. la preoccupazione di recuperarla fa probabilmente pensare ad una situazione familiare "normale". Almeno per qualcuno dei componenti. Se avessimo il gusto del romanzesco (o, come dice Lucarelli, se questo fosse un romanzo giallo) potremmo collocare adesso il tassello finale. Tornando sul luogo e sul momento del delitto. Qualcosa nella fisionomia, nel linguaggio, nel comportamento del terzo rapinatore fa sospettare Pino. Gli sembra di riconoscerlo. Improvvisamente gli viene il dubbio di non essere di fronte ad una "semplice" rapina, cui come abbiamo visto era in qualche modo preparato. Ora la vede come un tradimento da parte di qualcuno che conosce. Ecco allora che vuole conferma. Scatta, lo afferra. Gli toglie il passamontagna. E vede. Lo riconosce e probabilmente lo picchia con pi forza. Quello a terra si dimena e grida per richiamare il complice armato. Dice di essere stato Pino, Uno di Noi 46

riconosciuto. Il che vuol dire che saranno presi, tutti. Allora l'altro armato, sicuramente il pi scafato del gruppo, sceglie di non colpire col calcio, n di sparare alle gambe. Si avvicina. Mira alla testa. Preme il grilletto. Ma questa, solo letteratura. Perch non detto che ci che accade sia logico, simmetrico e spiegabile. A volte c' un accumulo e un incrocio di casualit, e allora l'assurdo (non il logico) diventa reale. Magari questo uno di quei casi. Eppure... Tu, Lettore? Altre ipotesi?

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18 Secondi

Proseguono le indagini sull'omicidio a seguito di rapina di Pino Di Terlizzi. Gli investigatori si sono evidentemente trovati di fronte a un quadro pi complesso e sfuggente di quanto pareva in un primo momento. Si confrontano rilievi, si vagliano testimonianze, si controllano alibi, si cercano riscontri inoppugnabili. Si procede con i piedi di piombo e questo, se da un lato snervante per una intera citt in attesa, dall'altro lato sacrosanto, perch chiunque fosse accostato al delitto ne uscirebbe bruciato forse irreparabilmente, con la famiglia, anche se un domani la loro posizione dovesse risultare differente. un momento estremamente delicato. Ripetiamo l'appello a chi sa, di mettere a disposizione degli inquirenti il suo contributo. Per il resto, ogni giorno che passa avvicina a un epilogo che non potr mancare, ma che viene perseguito, giustamente, nel pi assoluto riserbo. Siamo comunque in grado di confermare che le indagini proseguono attivamente. Non siamo di fronte a un quadro irrisolvibile, n ovviamente viene meno l'impegno degli inquirenti. E' solo questione di tempo, di controlli e di giusta riservatezza.

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Intanto si apprende che il tutto durato 18 secondi. Un lampo. Un rapidissimo vortice di violenza e di folla. La differenza tra la vita e la morte.

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Cittadini per una Citt Sicura


27/04/12 13:11

Al Signor Questore - Bari Al Signor Comandante Provinciale Carabinieri - Bari Alle Autorit Investigative territoriali competenti per la Citt di Ruvo di Puglia p. c. al Sindaco del Comune di Ruvo di Puglia p. c. al Comandante Polizia Municipale - Ruvo LETTERA APERTA AGLI INQUIRENTI sull'omicidio Di Terlizzi e sullo stato di sicurezza della Citt di Ruvo di Puglia Ruvo di Puglia, 27 aprile 2012

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Premesso che la sera del venerd 13 aprile u. s. la nostra citt stata scossa dall'omicidio del concittadino Giuseppe Di Terlizzi, a seguito di rapina; premesso che a tutt'oggi non risultano comunicate informazioni certe, pur negli ovvi limiti della riservatezza delle indagini; premesso inoltre che la mancanza di informazioni attendibili ha suscitato e suscita un turbino di voci le pi incontrollate, spesso fantasiose, non sempre disinteressate e non di rado virtualmente pericolose; premesso infine che il delitto di cui si tratta ha talmente scosso la citt che il semplice essere accostati ad esso, anche vagamente, anche con funzione marginale, sarebbe devastante per ogni famiglia cittadina - e che tale "accostamento" di fatto pi volte avvenuto a livello di "voce" popolare, coinvolgendo pi nomi (poi rivelatisi, ad oggi, estranei o non coinvolti nei fatti); considerato che la Citt ha sete di giustizia, e che i Cittadini vogliono sapere; con la presente, pur nell'assoluto rispetto del riserbo delle indagini e delle competenze, responsabilit e professionalit degli Inquirenti, i sottoscrittori del presente documento CHIEDONO di poter conoscere, nell'ambito di una pubblica conferenza stampa da convocarsi preferibilmente il 1 maggio 2012, per ricordare la scomparsa di un grande lavoratore e sottolineare il lavoro stesso degli investigatori; o secondariamente con dichiarazione ufficiale; quale sia lo stato delle indagini (ovviamente per la parte comunicabile); al fine di poter rassicurare la cittadinanza, mettere a tacere o ridurre a ragionevolezza le "voci" pi fantasiose, favorire la calma civile, rasserenare gli animi per quanto possibile, e non ultimo aiutare il prosieguo delle indagini 51 La Memoria che Costruisce la Citt

rafforzando il gi alto livello di stima e fiducia negli Inquirenti e migliorando il clima di collaborazione. Questo render la Citt un po' pi Sicura e, siamo certi, l'ulteriore collaborazione tra forze dell'ordine e cittadini non potr che aiutare le indagini. Con la massima osservanza mario albrizio, promotore RuvoLibera.it Ruvolive.it Osservatore Rubastino (646 membri al momento in cui si scrive) Rete Civile (284 membri al momento in cui si scrive) E i firmatari della relativa petizione civile

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Voci che Uccidono Ancora


01/05/12 15:33

Stamattina sono stato praticamente buttato gi dal letto. E' il primo maggio. Giorno di festa, di memoria, di impegno civile. E diciamolo, di scampagnate. Mi sto appunto accingendo a prepararmi alla gita semi-didattica alla Murgetta Rossa, uno dei tanti tesori della nostra Murgia ed uno dei pochissimi collegabili alla Resistenza o comunque al dopo armistizio - mi sto appena preparando e sono ancora in pigiama quando mi chiamano al telefono. Dall'altro capo, il dramma. Una famiglia perbene, stimata e piuttosto in vista, sconvolta da una (ennesima) "voce" assassina. Perch certe "voci" sono davvero capaci di uccidere, nel pieno senso del termine. Sono proprio le parole che la signora, appena finito di piangere e ancora commossa, usa: da quando, ieri, mi arrivata questa voce non vivo pi. E come non crederle? Vedere il proprio figlio in qualunque modo associato al terribile episodio del 13 aprile, all'omicidio di Pino Di Terlizzi, lo ripetiamo, devastante per qualunque famiglia. E figuriamoci per il ragazzo. Ma questo non il primo caso. Tutt'altro. Ho il timore che non sar l'ultimo. 53 La Memoria che Costruisce la Citt

Per questo ribadiamo qui, nel giorno in cui abbiamo indetto il nostro particolare modo di ricordare il 1 maggio, il nostro doppio appello: alla cittadinanza, perch non insegua voci basate sul nulla. Ma ugualmente omicide, perch anche le persone pi solide ne possono essere travolte, e quelle pi emotive possono soccombere. Agli Inquirenti, affinch, intanto che le indagini proseguono, concedano una conferenza stampa per chiarire per quanto possibile il contesto delle indagini in modo da tranquillizzare la citt e mettere a tacere queste voci assassine. A tutti, buon Primo Maggio. E l'invito a NON dare credito a nessuna voce prima di aver avuto conferma dal nostro sito o dagli altri siti che si occupano responsabilmente di questa vicenda gi abbastanza dolorosa per tutti.

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ULTIM'ORA su Pino
02/05/12 19:24 Le indagini sono ormai arrivate a un punto di svolta. I quattro sono stati identificati quasi con certezza. A quanto pare, non sarebbero ruvesi - e questa una notizia che diamo con particolare sollievo, a beneficio di tutta la citt e di tutte le famiglie che si sono viste trascinare (o quelle che ancora potrebbero vedersi trascinare) nella mostruosa girandola di voci fondate sul nulla. Manca poco, e gli Investigatori ci daranno il risultato che tutti attendiamo.

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La strana fuga degli assassini


08/05/12 11:25 Aggiorniamo l'articolo con ulteriori dettagli emersi, che in parte modificano il quadro descritto. Ce ne scusiamo con i Lettori. Cerchiamo di dare la migliore informazione possibile, selezionando drasticamente quanto ci viene comunicato da fonti innumerevoli e di varia attendibilit, privilegiando fonti che hanno dimostrato di essere attendibili, e nello stesso tempo, ovviamente, stando bene attenti a rispettare il lavoro e il riserbo degli Inquirenti. Che dovrebbero ormai essere vicini alla soluzione del caso.

Una tranquilla sera di primavera. 13 aprile. Poco dopo le 21,30. Piove, pioviggina. Pazienza. Ogni tanto, ci sta. Via Cattedrale lucida, pronta a entrare con i suoi locali nella serata uggiosa. venerd, e nonostante la crisi, quasi come un sabato. Si lavorer. All'improvviso un rumore, che qui, vicino alla chiesa del Purgatorio, arriva attutito. Sembra uno dei tanti, nel corso della giornata. Ma da quel rumore, come per magia, si sprigiona una vitalit inconsueta. Eccessiva. Un bruso che cresce, qualche grido in lontananza. Un vociare sempre pi sostenuto e quattro ragazzi che arrivano di corsa, trafelati, bagnati, stravolti. Tra le mani un affare che sembra un computer del secolo scorso, o un pallottoliere digitale. Un Pino, Uno di Noi 56

registratore di cassa o quel che ne rimane. Chiss cosa saranno sembrati, a un viandante che frettolosamente raggiungesse casa sua per la cena. Ragazzi smidollati in fuga da quattro gocce di pioggia? Braccia rubate all'agricoltura? I soliti teppistelli in rotta verso posti in cui ubriacarsi o drogarsi? Chiss. Ma di sicuro non avr immaginato che quei quattro avevano appena ucciso, e che scappavano da un omicidio, dalle sue conseguenze, dalla punizione, dalla consapevolezza di essere ormai per sempre colpevoli. In fuga dal castigo e in fuga da se stessi. La fuga impossibile. Ma i quattro non hanno tempo n voglia di filosofeggiare (quanto gli sarebbe servito, invece...). Si infilano nell'auto parcheggiata di fronte alla chiesa e mettono in moto. O meglio, ci provano. Perch l'auto non parte. Non ne vuole sapere. Saranno le candele o l'iniezione o chiss che altro. Sar la pioggia, o la mano di Dio. Non va. E piove. E tra poco potrebbe arrivare una valanga umana, a caccia di loro. Escono e provano a spingere. Sono in quattro: dovrebbero farcela benissimo. Ma chiedono aiuto, o forse l'aiuto viene offerto spontaneamente da chi l, li vede in difficolt e mai nella vita immaginerebbe che stanno scappando, e da cosa. Ma dalla sua testimonianza sappiamo qual l'incredibile traiettoria dei fuggitivi. Che non proseguono su Via Cattedrale - n verso Corso Jatta n verso la Cattedrale, da cui con ogni probabilit sono arrivati. E neanche su via Purgatorio, la stradina verso la fontana e Piazza Dante: in ogni caso un rischio, stretta com' e soggetta a parcheggi bloccanti; ma nulla, rispetto a dove vanno a cacciarsi i fuggitivi. Che scelgono la parte peggiore, pi tortuosa e rischiosa del labirinto: lo slargo che da Via Cattedrale/Purgatorio/Via Capoferri porta alla vecchia chiesa dell'Annunziata e di qui, attraverso una stradina strettissima e ad alto rischio di intoppo, alla discesa e finalmente a Piazza Matteotti di nuovo alla Cattedrale. Tutto rigorosamente controsenso, in pieno divieto d'accesso. Col rischio di incrociare un'auto che fosse venuta legittimamente in senso inverso - e chiss cos'altro ancora poteva capitare. Perch?

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1. Forse sono nel pallone e agiscono d'impulso, senza sapere bene perch. Ma questa ipotesi sembra contraddetta dal fatto che non spingono verso il Corso, la via pi naturale. Potrebbe essere perch in lieve salita. Ma pi probabilmente perch si aspettano che da l arrivi chi potrebbe inseguirli. 2. Cos vanno in direzione opposta. Perch non su via Purgatorio, verso la villa/Piazza Dante? Forse la via occupata e si vede (assicuriamo che capita). Ma allora perch non per le vie dritte verso la Cattedrale - da dove sono venuti? La via Cattedrale pi larga e avrebbero la ragionevole certezza di uno sbocco libero. Inoltre, in direzione contraria a quella probabile degli eventuali inseguitori. Quindi perfetta. Certo. in divieto di accesso. Ma come abbiamo visto non un problema... Forse arriva gente anche da l? 3. Cos dopo aver fatto un po' di retromarcia a spinta, girano e spingono proprio verso il centro del labirinto. Sia pure per sboccare di nuovo proprio di fronte alla Cattedrale. E gli va, incredibilmente, bene. Ma perch una scelta cos assurda e rischiosa? Non si pu escludere che il tutto sia frutto di concitazione e di casualit (unite a una notevole e inspiegabile, e un po' scandalosa, fortuna). Ma, poich il caso non ci preclude di cercare la causa; anzi ci incentiva a cercarla con forza doppia, proviamo a chiederci il senso di quella scelta, casomai ce ne fosse uno. A. Prendono un buco a caso, purch li porti lontano da l. Poi prendono consapevolezza che per andare verso la cattedrale devono fare un tortuoso ripiegamento. B. Temono di essere riconosciuti e di conseguenza prendono la via pi buia e presumibilmente meno trafficata. C. sanno perfettamente che la via pi breve per le grandi direttrici verso Corato e la Statale 231 o la Murgia. Verso la fuga. Via Cattedrale occupata da auto che sopraggiungono? Oppure, pi probabilmente, invertire la marcia, in quegli spazi ristretti, e per di pi a spinta, troppo complicato, perci scelgono di fare quella strana mezzaluna per tornare sulla piazza e da l verso la villa. Pino, Uno di Noi 58

Perch l'unica strada che conoscono? Perch puntano verso Terlizzi/Bitonto o Bisceglie/Molfetta/Statale 16bis? Ma in villa si perdono, a quanto pare, le tracce della Ford Focus. Chiss verso dove. La B e la C, come si vede, ci riportano al solito drammatico bivio sulla cittadinanza degli assassini. La B allude alla possibile ruvesit degli autori o alcuni di essi; o quanto meno sulla loro abitudine e frequentare quei posti e quindi essere riconoscibili. La C sembra invece affermare la non ruvesit degli autori di un simile crimine. Le nostre fonti in ogni caso confermano che NON si tratta di ragazzi del posto. Dal punto di vista umano nulla cambia. Dal punto di vista della citt, la differenza tra il giorno e la notte. Aspettando l'alba.

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Pino: 2 filmati
17/05/12 11:27 Ieri un articolo su stampa locale/regionale ha seminato una ulteriore dose di incertezza, e in alcuni di rabbia, per lo stato delle indagini sull'assassinio di Pino Di Terlizzi. Il succo dell'articolo era che, a un mese dall'omicidio, si brancola nel buio. Dal momento che, come RuvoLibera abbiamo pi di chiunque altro dato attenzione e analizzato la vicenda, ci sentiamo di dire la nostra. Intanto abbiamo sentito nuovamente le nostre fonti, che hanno confermato pienamente (per quanto, comprensibilmente, in via ufficiosa e con qualche cautela) tutto quanto abbiamo scritto fin qui. Ovvero, riassumendo per i pi pigri: ci sono una serie di sospettati/indiziati/identificati a partire dalle immagini, su uno spettro piuttosto largo di situazioni e di citt di provenienza. Tra le quali, ripetiamolo, non ci sarebbe la nostra. Usiamo il condizionale per ovvie ragioni di prudenza, ma le nostre fonti appaiono sicure su questo punto. Il problema che le immagini sono complessivamente poco chiare. E a tal proposito precisiamo che esistono almeno 2 filmati. Uno, brevissimo, dell'interno, di cui abbiamo parlato. Uno, pi lungo, dell'esterno del negozio. Quest'ultimo filmato dura una ventina di minuti (per la parte interessante). Un tempo enorme, durante il quale i rapinatori/assassini sono ripassati pi volte, indecisi per qualche motivo. A volto scoperto. Ma naturalmente bisogna ritenere che si siano accorti delle telecamere, tutt'ora ben visibili. Perci ovvio che non ci sono passati sotto facendo "cheese". Inoltre era buio (21.30 circa) e pioveva. Tutto questo, messo insieme, vuol dire immagini scure, poco nitide e che si mettono a fuoco con qualche difficolt.

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All'interno, invece, la situazione degenerata in pochi secondi, al punto che le immagini, sicuramente pi chiare, non sono per altrettanto nitide data la concitazione dei gesti. Il risultato di tutti questi elementi ovvio: i video sono stati mandati in laboratori specializzati (Ris o similari) e attrezzati per rendere il pi possibile visibili e riconoscibili i protagonisti del crimine. Si tratta di un lavoro certosino, estenuante, alla ricerca del dettaglio, del singolo fotogramma giusto e rivelatore. Su questo lavoro, come su tutto il lavoro degli Inquirenti, bisogna avere fiducia e rispetto. un lavoro che richiede il suo tempo. Ma che produce frutti pi certi. Su questo non finiremo mai di ripeterlo: meglio, infinitamente meglio avere i colpevoli con ritardo, piuttosto che degli innocenti sbattuti in prima pagina per la smania di fare presto. E siamo certi che i cittadini e i lettori sono d'accordo con noi. Oltre ai video ci sono poi altri elementi che non vanno trascurati, a partire dall'auto usata. Ma anche su questo si pu essere supersicuri che gli Inquirenti stanno indagando. Senza contare che sono state fermate decine di persone, parecchie delle quali interrogate in caserma, probabilmente in diverse citt. Da questi interrogatori, se vero che non sono scaturiti dei fermi, possono per ovviamente essere venute fuori informazioni preziose per il lavoro di indagine. Ricapitolando: vero che il tempo passa e accettare che i responsabili di Pino siano a piede libero ogni giorno pi difficile. Tuttavia NON affatto vero che le indagini siano a un punto morto e che gli inquirenti brancolino nel buio. vero il contrario. Che le indagini proseguono e che lo fanno nel miglior modo possibile, cio cercando di coniugare i tempi dell'indagine con il sacro rispetto dei cittadini, cui va evitato in ogni modo di essere accostati a un episodio cos terribile se non vi la ragionevole certezza delle loro responsabilit.

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Noi ribadiamo la nostra piena fiducia nel lavoro degli Inquirenti. Confermiamo la nostra totale disponibilit a fornire qualunque tipo di collaborazione ci dovesse essere chiesta, dalla pubblicazione del video all'analisi delle immagini e cos via. Confermiamo l'impegno a seguire costantemente questa vicenda fino alla sua conclusione. Confermiamo il nostro impegno per una Citt Sicura. Confermiamo, insieme a Ruvolive.it, l'azione di sostegno e di stimolo agli Inquirenti, e la richiesta, se e quando lo riterranno, di una conferenza stampa che faccia pubblicamente, per quanto possibile, il punto delle indagini. Sia per comunicare la bella notizia della cattura. Sia per chiedere l'ulteriore collaborazione della citt e del circondario ove questa eventualit tardi ancora ad arrivare. Siamo decisi ad andare fino in fondo a questa vicenda. Ne va della sicurezza di tutti, nostra e dei nostri figli. Guai se la citt dovesse rassegnarsi e accettare il fatto compiuto. Cos come siamo decisi a tendere una mano a quei ragazzi, se di ragazzi si tratta, non per vuoto perdonismo, che non ci appartiene (lo abbiamo gi scritto con chiarezza); ma per capire le motivazioni di fondo di gesti cos estremi, e cominciare magari a porvi rimedio nei limiti del possibile. Perch a volte ci sembra di vivere in una societ che vuole l'ordine non costruendolo giorno dopo giorno, ma affondando la testa nella sabbia e magari aspettando vanamente l'uomo della provvidenza (che ovviamente provveder solo a se stesso e ai suoi sodali). Perch, da buoni medici della societ, non trascuriamo affatto i sintomi, ma vogliamo curare le cause.

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Sei indagati per l'omicidio di Pino Di Terlizzi


27/05/12 00:07

Secondo Tgnorba24 ci sono 6 indagati per l'assassinio di Pino Di Terlizzi, il 13 aprile scorso. Tutti "giovanissimi". Si aspettano gli esiti dei riscontri sui residui biologici ritrovati sul luogo del delitto. Le indagini di cui abbiamo dato lungamente conto, evidentemente, cominciano a produrre i primi frutti. Indaga la magistratura di Trani. A breve si dovrebbero avere ulteriori novit. E, speriamo, qualche certezza. Vi terremo ovviamente informati.

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Da 4 a 6. Gli interrogativi sul caso Pino di Terlizzi


28/05/12 23:27

Abbiamo rilanciato per primi, qualche notte fa, la notizia di Tgnorba24 relativa ai 6 presunti indagati sull'omicidio di Pino Di Terlizzi a seguito di rapina, il 13 aprile scorso. Il lancio dell'emittente barese era alquanto scarno, ma un dato, uno solo, su cui riflettere, c'. Ed il passaggio degli "indagati" o sospettati che siano, da 4 a sei. Da dove spuntano quegli altri due? E, soprattutto, chi sono? Le ipotesi sono ovviamente tante. Ma probabilmente tre spiccano su tutte. 1. C'erano due complici ad attenderli in macchina. Poco plausibile, vista la distanza di quasi 200 metri e l'ingloriosa storia della messa in moto a spinta. 2. C'erano altre due persone che facevano parte del commando in posizione defilata. Per copertura o per controllare Pino, Uno di Noi 64

accessi limitrofi. Possibile, ma difficile. Un'organizzazione del genere fa a pugni con i tanti elementi dilettanteschi di quell'incursione. Non si pu escludere - ma insomma... 3. Oppure gli altri due potrebbero essere stati all'oscuro dell'impresa dei 4 rapinatori/omicidi ed averli attesi vicino alla pizzeria, appunto per concludere (o continuare) la serata con una pizza - come avevamo a suo tempo ipotizzato. Questo tra l'altro contribuirebbe a spiegare la stranissima posizione dell'auto, in quanto per portarla sul luogo del crimine i 4 avrebbero dovuto portare anche i due ignari amici e spiegare loro qualcosa. Altra ipotesi che gli inquirenti ipotizzino il favoreggiamento da parte di 2 persone estranee al commando. Ma oltre questo punto, per il momento, in mancanza di ulteriori informazioni, non ce la sentiamo di spingerci. Non resta che attendere e sperare che la verit salti presto fuori. Nel frattempo consigliamo vivamente di NON esercitarsi nel toto-nomi, che ha gi fatto fin troppi danni.

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Confessano i fermati per l'omicidio di Pino


01/06/12 12:54 Sono quattro giovanissimi di Bisceglie e uno di Molfetta gli autori della rapina e dell'omicidio di Pino Di Terlizzi. Si chiamano Giancarlo Pozzessere, Roberto Cosimo Damiano Sette, Francesco De Cillis, Daniele De Feudis e Domenico Gentile. Tutti tra i 19 e i 20 anni. A sparare, ricostruiscono gli inquirenti, sarebbe stato il primo per difendere un altro del gruppo durante la colluttazione con il commerciante. Maggiori dettagli su Rebubblica-Bari. Ecco il video, purtroppo non chiarissimo, ma terribile, riportato dallo stesso giornale. Vedilo su RuvoLibera.it

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LE DUE CITTA' - Quel che rimane di Pino


03/06/12 07:39

Finalmente l'abbiamo visto, il famoso video dei 18 secondi. Finalmente i 4 (5 con l'autista) sono stati individuati e presi. Ne va dato merito agli Investigatori, il cui lavoro abbiamo sempre sostenuto e rispettato. Ma non c' gioia. Solo un po' di soddisfazione. E un'infinita tristezza. La caccia agli assassini manteneva ancora irrisolta la tragedia del 13 aprile. La cattura dei responsabili (se tali sono) la chiude. Ma chiude anche il cerchio dell'ineluttabile. Fino a quando eravamo tutti in caccia, c'era ancora qualcosa da attendere. Ora non c' da attendere pi nulla, se non che la giustizia faccia il suo corso. Avremo probabilmente ancora molto da dire e da scrivere. Ma come se oggi Pino fosse morto davvero, per intero. questa, l'origine di quella indicibile tristezza. Non c' pi niente da attendere. Si potranno sapere forse le motivazioni. Ma il caso sostanzialmente chiuso. Rimane aperta solo la questione se la citt sapr far tesoro della terribile lezione e muoversi verso la prevenzione, come abbiamo suggerito. E come non successo nei 20 anni successivi all'analogo assassinio del salumiere La Fortezza, nell'aprile 1992. 67 La Memoria che Costruisce la Citt

Dio non voglia che anche questa volta tutto finisca nel dimenticatoio e del tirare a campare. Che poi campare non . Noi continueremo per parte nostra a tenere alto il focus sulla sicurezza. La citt dovr riflettere e agire. Rimane che la vita continua. Che la famiglia dovr adattarsi. Che la signora Lucia dovr continuare a dare ai suoi bambini i sorrisi, l'affetto; e anche un po' di quella serenit che lei stessa non ha pi. Col tempo dovr, come si dice, rifarsi una vita. La salumeria riaprir presto. Sarebbe bello che cambiasse nome e si chiamasse, semplicemente, "da Pino". Perch cos che continueremo tutti a chiamarla. E perch non possiamo accettare che quattro teppisti cancellino in 18 secondi un pezzo del nostro mondo. Sar un po' (purtroppo, solo un po') come tornare da Pino, incontrarlo ancora, seppure virtualmente. Non dimenticarne il nome col tempo. E rimane quel video. Quei 18 secondi che abbiamo rivisto cento volte. Alla ricerca del dettaglio illuminante. Qualcosa che faccia capire. Entrano alla spicciolata, in fila indiana, con calma. Sembra routine. Quasi stiano facendo la spesa. Il primo alza il braccio destro come se puntasse una pistola. Il secondo fa lo stesso col braccio sinistro. Il terzo non fa nulla: segue e basta. Sembra l per caso. quello che deve materialmente prendere la refurtiva. Sono calmi. Sembra lo facciano da una vita. Il quarto ritarda un po', poi arriva. Ha una strana cresta di gallo sul capo. Il piede di una calza femminile o una cresta del passamontagna. Armeggia con calma con entrambe le mani. Probabilmente toglie la sicura dalla pistola e mette il colpo in canna. Siamo ai secondi 7 e 8 del filmato. Quando il quarto bandito esce dal campo visivo siamo al secondo 9. Poi tre secondi in cui non si vede nulla ma dev'essere successo di tutto. Pino non entra mai nel campo visivo della telecamera. Ma in quei tre secondi deve aver lottato come un leone. Probabilmente buttato a terra. Pino, Uno di Noi 68

I balordi afferrano il registratore di cassa e scappano. Al secondo 12, ecco il primo dei banditi rientrare nel campo visivo, e gli altri in successione. Sempre pi concitati perch con ogni probabilit Pino si ripreso e li sta inseguendo, con tutta la comprensibile rabbia del mondo. Stanno scappando, la calma scomparsa, uno ha perso la calza o passamontagna ed a volto scoperto, i capelli lunghi. Al secondo 16 sono ormai fuori campo, tranne quello con la cresta. L'ultimo ad entrare. L'ultimo ad uscire. L'unico con la pistola "vera". Quello con la cresta di gallo. Il capo. sotto quella cresta che prende forma il dramma. Perch sta uscendo ma ci ripensa. Si gira. Alza il braccio sinistro e la mano ha un rapido movimento verso l'alto. Sembra quasi uno scherzo, senza il sonoro. Quasi che faccia finta di sparare, come si fa a volte mimando una pistola con le dita. il secondo 17. Pino non c' pi. Una mira micidiale o una fortuna sfacciata. Non stato un colpo a bruciapelo come si sempre detto, ma un centro dalla breve distanza. A giudicare dalla traiettoria, Pino doveva essere a un paio di metri circa dal killer. Forse meno. In rapido avvicinamento. Forse aveva avuto il tempo di prendere uno dei temibili coltelli da lavoro - chiss. Una furia umana. Tanto che l'assassino si spaventato e anzich sparare in aria o al limite alle gambe o al corpo di Pino (bersagli ben pi facili) ha mirato alla testa. Ha fatto centro. E con un solo colpo riuscito a far fuori 5 vite. Ad una ha tolto il corpo. Alle altre, compresa la sua, ha lasciato solo quello. Quel che rimane di Pino l'immagine che ha impresso nei figli. l'amore che ha lasciato nella famiglia. l'esempio di coraggio nel non accettare un sopruso. Quel che resta di Pino la dedizione al suo lavoro. La dignit di chi partito da zero e ha raggiunto il benessere senza 69 La Memoria che Costruisce la Citt

piegarsi. La simpatia e la creativit con cui trattava i clienti fino a farseli amici. La straordinaria professionalit che cos spesso incantava, anche quando ti convinceva a spendere di pi. Quel che resta di Pino una citt che ha perso la sua favola. La Bella Addormentata che si risveglia e non si piace. In crisi, stantia, soffocata, sull'orlo di un abisso scavato da decenni di malgoverno, non solo locale. E per di pi circondata da altre citt in non meno rapida decomposizione sociale. In un interscambio di commando improvvisati, di cellule killer che possono colpire ovunque, con raccapricciante casualit. Ora 5 di loro sono stati messi fuori gioco. Fino a quando? Ma soprattutto: quanti altri figli del disagio e della disperazione sono pronti a prenderne il posto? Quel che resta di Pino un ricordo destinato ad affievolirsi. Cibo per commemorazioni. Ed questo l'aspetto pi malinconico. Pi sterile. Oppure quel che resta di Pino l'impegno di una citt ritrovata a fare di tutto perch la dura lezione sia appresa e dia frutto: perch non si ripeta mai pi. Dipende solo da noi. Sarebbe un po' come averlo ancora qui. Noi abbiamo visto e vediamo entrambe le citt. Quella rassegnata e quella pronta a reagire, pacificamente, democraticamente, rimboccandosi le maniche. quella, la citt che vogliamo veder vincere.

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Oggi, da Pino 11/06/12 07:08 Oggi riapre la salumeria gastronomia "Da Pino". Dalle 10.00. La Citt invitata.

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LA MORTE NON NIENTE La morte non niente. Sono solamente passato dall'altra parte: come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: la stessa di prima, c' una continuit che non si spezza. Perch dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perch sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso la mia pace. Agostino di Ippona (Sant'Agostino)

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Pino, Il Ricordo degli Amici e dei Cittadini


Nico Rubini Ciao Pino... RICORDARE quel BRUTTISSIMO giorno nn bello... ma ricordare quanto sei stato GRANDE per tutta la comunit ruvese una cosa indescrivibile... per questo ti dedico queste poche righe con molto piacere e sincerit e affetto da parte MIA e di tutto il direttivo S.E.R. RUVO DI PUGLIA Unit di PROTEZIONE CIVILE che in quei giorni stato vicino alla tua FAMIGLIA.. nn ti dimenticheremo MAI i tuoi concittadini!!! NICO..

Giuseppe Paparella Vanno tutte bene queste manifestazioni ma il ricordo di Pino c' ogni qualvolta entri nel suo negozio per fare la spesa e lo immagini dietro al bancone sempre col sorriso e con la battuta ironica pronta. Ciao Pino

Giuseppe Scardigno Ciao caro Pino, penso ancora a quello che ti accaduto, spesso quando torno dal lavoro mi piace passare con la mia auto d'avanti al tuo amato negozio. E' il mio modo per ricordarti, il mio modo per renderti rispetto, il mio modo di salutarti ! Ancora non mi capacito. Dai forza alla tua splendida famiglia da lass.

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Francesca Elicio Pu sembrare strano, ma nonostante scriva per un giornale, ho solo quasi 18 anni. Ricordo come se fosse ieri ci che successe un anno fa. Allora frequentavo il 3 anno presso il liceo classico Alfredo Oriani. Per il primo anno la mia scuola aveva aderito al progetto di "Alternanza scuola-lavoro" e mi era stato detto che avrei dovuto frequentare lo stage presso Coratolive. Era gi nota da tempo la mia passione per il giornalismo, ma il tutto si accentu quando Mario Lamanuzzi, responsabile di Ruvolive, mi chiese se avessi voluto collaborare con la redazione. La mia gioia fu a mille. Ricordo perfettamente, era l'ultimo giorno di stage. Ritorno a Ruvo, e attendo che la mia amica venga a casa per raccontarle la grande occasione che avevo avuto. Ma pass un ora e niente. Strano, mi dissi, lei sempre puntuale...passarono due, tre ore e niente. Intorno alle 21,00 ricevetti quella telefonata maledetta. "Franc - mi disse- aiuto... ero da Pino a fare la spesa con i miei, e c' stata una sparatoria, ho visto i rapinatori con la pistola, credo sia morto, aiutami!" In quel momento non riuscivo ben a capire. Il primo istinto che ebbi, fu quello di ricordare le parole di Mario dette qualche ora prima e scrivere un pezzo. Il mio primo pezzo. Ricorder per sempre quella data perch stato in quel giorno, a causa di una sparatoria, che ho iniziato quella che spero sar la mia carriera futura. Non per facile, perch ogni volta che ci penso mi sento male ed come se mi sentissi in colpa. Mentre seguivo il caso, pensavo che era la mia occasione di farmi notare, ma allo stesso tempo pensavo: possibile farmi le spalle su una tragedia? Volevo non essere mai capitata in quei giorni, ero contenta per quello che mi stava accadendo, ma allo stesso tempo, triste perch non giusto morire in quel modo. Una rabbia imperversava dentro di me, e allora ebbi la consapevolezza di voler fare la giornalista, voglio riportare alla gente la verit, voglio che tutti conoscano quello che succede nel mondo e niente deve essere taciuto. Grazie a Pino, ho capito che non bisogna avere paura di niente, e che bisogna far luce su ogni tipo di vicenda poco chiara. La sua famiglia frequenta la mia parrocchia, e ogni volta che il mio sguardo incrocia quello di uno dei figli, provo una morsa al cuore... pensare che quei piccoli crescono senza l'amore di una padre, barbaramente rubato dalla mente malata dell'uomo, mi fa stare male. E soprattutto mi fa venire rabbia. Spero vivamente che la nostra generazione impari dagli errori che l'uomo commette ogni giorno per non commetterli mai pi. Le cose devono 75 La Memoria che Costruisce la Citt

cambiare, e soprattutto devono cambiare da parte di ciascuno di noi. Vorrei che Pino sia l'ultima vittima immolata in uno schifo di mondo.

Giandomenico Basile Avevo da pochi minuti chiuso le saracinesche della mia salumeria quando arrivato a casa, mio suocero mi comunic la tragedia avvenuta a poche centinaia di metri da dove mi trovavo. Non conoscevo Pino ma una fitta di dolore si fece sentire dopo aver appreso l'accaduto. Come sempre quando vengo a contatto con tragedie del genere, mi sono immediatamente immedesimato in quella terribile situazione. Pensai alla mia voglia di tornare a casa, di riabbracciare mia moglie e mia figlia, quel mio non stare pi nella pelle e correre a godermi tutto quello per cui ho lavorato un'intera giornata assecondando i desideri di clienti che a volte si dimostrano indisponenti. Perch questa vita non facile e spesso ci si aggrappa alle piccole cose per usufruire di quel qualcosa simile alla felicit. Le prime chiamate non tardarono ad arrivare. Non sono ruvese ed i miei parenti residenti a Santo Spirito ascoltando il primo tg vennero terrorizzati dalla notizia di un salumiere di Ruvo di Puglia ucciso per due soldi credendo ad una tragedia. In realt la tragedia c'era stata, non era accaduta alla nostra famiglia ma ne aveva distrutto un'altra. Un'altra famiglia onesta e generosa, una famiglia che lottava per una felicit che troppo spesso ci viene negata. Da quel giorno nulla rimase lo stesso. Io cittadino barese che da sempre mi ero sentito al sicuro in questo paese tanto caro e tranquillo, abitato da gente semplice, avevo paura. Paura di quei cinque minuti in pi da passare in negozio, paura di dire di si a quell'ultimo cliente che entra a saracinesca ormai abbassata, paura di non vedere pi gli occhi di mia figlia che attende che le porti la solita "cosa bella". Non voglio aver pi paura , voglio lavorare invecchiare e morire vivendo con quella tranquillit e quella dignit che la vita deve ad ogni uomo onesto. Addio Pino, eroe dei nostri tempi.

Anna Albrizio provo ancora rabbia e dolore, al pensiero che per una manciata di banconote, due stelle sono rimaste senza il loro Pino, Uno di Noi 76

adorato padre e una donna senza il suo amore. Per la bravata di una serata hanno distrutto una famiglia e seminato terrore e paura nel paese.

Francesco Montaruli Il giorno dopo a mente fredda scrissi questo ricordo: "ciao Giuseppe, amico di tante partite... ti ricordo con affetto con la tua maglia della Juve... eri grande e forte sul campo e sempre corretto... cos come quando hai mostrato il coraggio puro di un padre che vuole un mondo migliore per i propri figli... il coraggio di chi nel giusto. Riposa in pace." Oggi ripenso ai suoi figli come ai miei. Non cambiato nulla se non che passato un altro anno sopra di noi. Siamo allo sbando in parecchi ambiti, lo sappiamo. Quando passo davanti a quella porta, ogni volta, penso ad una donna e ai suoi figli. Mi piacerebbe sapere che la giustizia abbia fatto il suo corso, ma come spesso accade Lascio solo questo pensiero. Ciao Pino

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Pino c' sempre. Parla il secondo pap


Sono Vito Di Bisceglie, ma non voglio parlare come suocero di Pino, bens come cittadino ruvese. Ci hanno tolto la vita. A questa et - quando finalmente avrei potuto dedicarmi alla famiglia, serenamente. Invece mi dedico s, alla famiglia, ma per aiutare mia figlia Lucia e i due bambini, Antonio e Angela, ad affrontare questo grande trauma: la scomparsa di Pino, il marito e il pap di questa famiglia felice fino a quella sera. Questo Grande Lavoratore Silenzioso, lanima del prezioso minimarket dove svolgeva tutta la sua giornata lavorativa. Ora il suo sorriso e i suoi 40 anni non ci sono pi, nel suo negozio, nella sua famiglia, nella sua citt. Lo hanno tagliato come un ramo secco, quando era invece nel pieno del vigore e della responsabilit, colonna della famiglia e dellattivit. Ora aspettiamo il processo. Questo grande evento di Giustizia per capirci qualcosa e dare un senso alla vita che stiamo portando avanti. La cosa pi importante stare vicino a mia figlia ed ai suoi piccoli. Ringrazio i promotori di questo libro e mi auguro che possa far comprendere a tutti i cittadini ruvesi, dal Primo allultimo, che gi passato quasi un anno e ancora non c segno di risveglio. Mentre c bisogno di capire come potuta accadere un tragedia del genere. Pino, Uno di Noi 78

Di come per pochi euro unesistenza cara, preziosa e insostituibile, che ricordiamo sempre nei nostri cuori, ha potuto finire il suo viaggio terreno alla fine di una serata piovosa, travolta e abbandonata sul suo pavimento di lavoro. Era il 13 aprile. Un anno fa. Linizio di una primavera che per noi gi finita quella sera. I tuoi cari, Pino Vito Di Bisceglie, Elisabetta Testini, Maria, Giuseppe, Giuseppe, Tonia con gli altri nipotini Giada, Cleto, Vito e lo zio

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Pino c' sempre. Le amiche dipendenti


Il tempo, dicono, cancella le ferite. Ma siamo certe che difficilmente dimenticheremo lo sgomento e lo sconcerto che abbiamo vissuto nei momenti in cui abbiamo appreso la notizia. Difficilmente dimenticheremo le emozioni provate la prima volta che siamo entrati nel negozio dopo quel 13 aprile. Cos come difficile sar cancellare dalla nostra memoria quelle sensazioni di smarrimento e paura che ci hanno accompagnate per i primi giorni, mesi. Era un susseguirsi di immagini di quello che fino al giorno prima era consuetudine. Con Pino, quotidianamente, ci siamo conosciuti scoprendo i suoi pregi e i suoi difetti e lui i nostri. Sono stati lunghi anni di cammino insieme che ci hanno portato a raggiungere un equilibrio che ci permetteva di lavorare serenamente. Fino a quel 13 aprile, quando lorologio che scandiva le nostre giornate si rotto. Ora, dovevamo abituarci a vivere gli spazi che fino ad allora condividevamo con Pino, a viverli da sole. Non eravamo pronte. E questo ci spaventava, non poco. Perch Pino era il nostro collante. Giorno dopo giorno, per, eravamo inconsciamente incoraggiate dalla forza, immensa, che involontariamente ci veniva trasmessa da Lucia. E cos il suo progetto di continuare a mantenere attivo lesercizio commerciale, diventato il nostro progetto. Inizialmente non stato facile, perch ognuna di noi avvertiva un forte senso di responsabilit.

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Si pu pensare che stiamo esagerando. Perch in fondo siamo delle semplici collaboratrici, ma non cos. Alcune di noi sono cresciute con Pino, sono entrate ragazze ed ora si scoprono adulte. E laffezione ti porta ad avere un senso di responsabilit profondo. Il nostro scopo, quindi, era quello di non far rimpiangere ai clienti il salumiere che negli anni si era guadagnato il titolo di salumiere di fiducia. La cosa che abbiamo piacevolmente scoperto che in ogni nostro gesto, in ogni nostra parola, con clienti e fornitori, nel modo di affrontare i problemi che si presentano, Pino presente, perch tutto ci che sappiamo fare lo abbiamo imparato da lui. Oggi un anno senza Pino. Sicuramente siamo meno spaesate rispetto allinizio, ma ancora forte la sensazione che quello che successo - non realt. Non ti dimenticheremo mai. Nicla, Tecla e Francesca

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Pino c' sempre. La compagna della vita


Un Sorriso incancellabile La vita di Pino stata molto vissuta... un connubio tra lavoro, famiglia, campagna ed il semplice stare in compagnia con tutti. Il lavoro? La sua passione, ma anche fonte di preoccupazioni: garantire la continuit lavorativa alle sue dipendenti, assicurare il meglio ai suoi affezionati clienti. La famiglia? Il suo idolo! Tutto ruotava attorno a noi quattro: un pranzo frettoloso per i tanti impegni giornalieri, a fronte di rilassanti e rigeneranti cene colorate dai racconti dei bambini, riscaldate da coccole, abbracci e tanti giochi insieme, preludio alla Buonanotte. La campagna? Un tocco di salute! Gi: diceva proprio cos: la domenica per me salutare; stare in campagna ti fa respirare aria pura e ti rilassa, cos si pronti e ricaricati per cominciare una nuova settimana di lavoro. Era benvoluto da tutti per il suo modo schietto e giocoso di rapportarsi. Amava stare con gli amici e con i parenti ed a tutti elargiva sempre il suo sorriso... quel sorriso che neanche linaspettato e tragico evento riuscir a cancellare dalla memoria di quanti hanno conosciuto linstancabile amico, marito e padre Pino. Lucia Di Bisceglie

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Legami che nulla pu cancellare.

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Anche se la vita sfugge come l'acqua, non vuol dire che non vi si possa lasciare un'impronta indelebile. 101 La Memoria che Costruisce la Citt

Il Regalo di Pino
una nuova coscienza civile

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Commuove la partecipazione di migliaia di persone, tutte unite... un lungo corteo che sicuramente visto dall'alto doveva sembrare un anello, come un muro di protezione del nostro paese. Un muro che grida giustizia e dice: di qui non si passa! Pino, Uno di Noi 114

(Grazia Di Rella su Facebook)

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Un Anno Dopo 13 aprile 2012 13 aprile 2013 La Memoria che Costruisce la Citt Immagini e contenuti gi pubblicati su RuvoLibera (www.ruvolibera.it) e contenuti aggiuntivi esplicitamente donati. Le foto usate a corredo degli articoli appartengono ai rispettivi autori, come indicato negli articoli stessi. Questo libro ha valore di memoria collettiva ed pubblicato senza scopo di lucro. RuvoLibera, l'autore e i contributori hanno donato gratuitamente gli articoli, i materiali ulteriori e il lavoro di raccolta e di editing. Grazie ad Ascom Ruvo e al Comune per il sostegno e la disponibilit Il libro NON pu essere venduto commercialmente. ammessa la libera offerta che andr esclusivamente alla famiglia di Pino e ai suoi bambini, come gesto simbolico e concreto di vicinanza.

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Editore RuvoLibera/AssociazioneCulturale PARTECIPARE 2013 - www.ruvolibera.it

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