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lizia diventa cinismo, la libidine demenziale ninfomania, il sentimento ambiguit, la lealt ipocrisia.

Una trasformazione realizzata dal direttore di scena Christopher Alden, newyorkese, sessantatreenne, che dopo una serie delle pi audaci e innovative creazioni sceniche pu considerarsi insieme al fratello gemello David, anche lui scenografo - il pi interessante e innovativo esponente della sua professione su un piano mondiale. Nelle sue mani, l'operetta ha potuto mantenere la sua leggerezza agrodolce ma acquistare una veste moderna ai confini col surrealismo, e toccare, di quando in quando temi profondi e attuali quali la tirannia politica, la corruzione, la tortura, il cieco conformismo, la sprezzante separazione tra le classi. Solo una musica versatile come quella di Offenbach, non a torto chiamato al suo tempo "le Mozart des Champs Elyses", le cui pi famose invenzioni sono andate dallo sfrenato "can can'' alla snervante malinconia di una barcarolle veneziana, poteva sopportare una tale contraddittoriet di temi. La direzione della City Opera, ospitando questa nuova produzione, aveva avuto d'altra parte anche l' intelligenza di chiamare a New York per la gestione di un'opera tanto tipicamente francese il direttore d'orchestra parigino Emmanuel Plasson, e per le parti principali due cantanti francesi, il mezzo soprano Marie Lenormand e il tenore lirico Philippe Talbot. Con questa eccezionale produzione si chiusa a New York la breve ma trionfale stagione lirica della City Opera, la compagnia creata un' ottan-

fuori concorso a Venezia, nel copione e sotto la regia di Emidio Greco. La serata anche servita per la commemorazione, da parte di chi scrive, di suo fratello Franco scomparso undici anni fa e dell'amico Emidio Greco, anche lui scomparso, prematuramente, nel gennaio scorso. Erano presenti il critico Domenico Scarpa, noto biografo di Lucentini, le autorit consolari, il curatore del reparto cinematografico del MoMA e molti altri esponenti del mondo culturale newyorkese.

Villa Olmo e Pinacoteca Civica

Sant'Elia a Como, tutta nuova la citt?


DARIO PIAZZI

in corso la mostra comasca sul tema della citt e la visione architettonica di Antonio Sant'Elia: un'esposizione erede del ciclo delle grandi mostre di Villa Olmo. Ma che fa di tutto per non esserlo. Antonio Sant'Elia fu uno degli architettipi significativi di un movimento internazionale che pu, grosso modo, passare sotto la comoda nomencaltura di "futurismo". Originario di Como, citt che nel suo tessuto urbano pu vantarealcune opere architettoniche realizzate proprio da Sant'Elia, l'architetto lariano si fece portavoce di una visionaria immagine della rivoluzione urbana che, in Europa e America, era solo una parte di un grande movimento intellettuale fatto di contaminazioni ed esperimenti. questo il tema scelto dal Comune, totalmente rinnovato ai suoi vertici amministrativi,per proseguire un ciclo che, lungo gli anni, aveva puntato ad internazionalizzare Como, ospitando mostre che spaziavano da Boldini a Rubens, da Magritte ai Brueghel. Una scelta forse coraggiosa.,ma che, come tutte le cose rischiose, pu anche avere esiti molto negativi. Sant'Elia come protagonista del tema ''urbano'', infatti, stato indagato negli scorsi anni molto approfonditamente dalle grandi rassegne sparse in tutta Italia per celebrare l'anniversario del manifesto futurista e un'ennesima mostra a lui dedicata, dunque, si trova con un duplice problema: il rischio di risultareripetitiva e la scarsa fama di un artista -pur grandissimo- ma decisamente per gli "addetti ai lavori". Tali difficolt, dunque, si palesano al visitatore non appena, nonostante la scarsissima pubblicit dell' evento, giunge a Como appositamente per la mostra. Sparpagliata in pi sedi, l'unitariet del progetto ne risulta madornalmente compromessa: VillaOlmo, la storica sede delle Grandi Mostre, ormai nota al pubblico degli affezionati, pare una location ancora

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in via d'allestimento, dove un percorso espositivo, minirnalista fino alla confusione, conduce attraverso il tema della citt, senza far comprendere appieno il ruolo di Sarit'Elia , ma mostrando, invece, la preoccupazione di creare in un effetto compilatorio, "da tesina", attraverso una selezione di opere pregiate, ma disposte in un elenco poco strategico e molto pedante. Troviamo, cos, una tipica tela di Mario Sironi, alternarsi a bozzetti di Le Corbusier e Llyoid Wright. Ma qual il concetto che riunisce tutte le opere? Resta un mistero, come misteriosa la scelta di esporre ben dieci importanti disegni inediti di San'Elia (di fatto le opere pi significative della mostra) in un'altra sede, la Pinacoteca Civica: nulla di pi fastidioso del doversi spostare da una sede all'altra.,in una cittdove l'uso dellamacchinapu risultare complesso e la distanza tra le sedi tutt' altro che breve. Rimane, alla fine di un percorso che sfocia nel contemporaneo tramite installazioni multimediali prese da intemet e plastici di citt-giocattolo, lo sconforto per un progetto che non risulta n divulgativo, n originale rispetto al passato. Inoltre, a leggere della notizia che questa solo la prima di una serie di mostre che il comune intende dedicare all'architettura da qui al 2015, viene da chiedersi cosa consenta di incaponirsi a tale punto su una serie di progetti che paiono pi motivati da conflitti politici con il precedente - Un bozzetto di progetto architettonico e famoso- assessore alla di Antonio Sant'Elia, Como aut./MCdC cultura, che effettivamente portatori di qualche beneficio, sia esso culturale o economico. Una citt nuova per un vecchio modo di fare politica? Forse si. Villa Olmo Via Cantoni l Pinacoteca Civica Via Diaz 84 Como "La citt nuova Oltre Sant'Elia Cento anni di visioni urbane" Fino al 14 luglio Info: 031 571979

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