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Provincia di Mantova

Rapporto su lo stato dellambiente nel territorio mantovano


Introduzione Lagricoltura in provincia di Mantova: caratteri generali Le coltivazioni Cereali Foraggere Colture industriali: soia e barbabietola da zucchero Anguria, melone, colture orticole e da tubero Frutticoltura e viticoltura Pioppeti Florovivaismo Patrimonio zootecnico Le aziende zootecniche Gli allevamenti fantasma Il fabbisogno di azoto delle colture Il carico zootecnico in provincia di Mantova Il carico di azoto I piani di utilizzazione agronomica Irrigazione e consumo irriguo Nuovi orientamenti comunitari in materia di agricoltura Utilizzo di pesticidi di sintesi Sfruttamento del suolo e perdita della fertilit naturale Semplificazione del paesaggio e degli agroecosistemi Lagricoltura biologica Il regolamento CEE 2078/92 Il regolamento CEE 2080/92

Agricoltura

AGRICOLTURA

Agricoltura

Introduzione Nellultimo secolo lagricoltura si profondamente trasformata. Gli sviluppi della chimica, della meccanica, delle tecnologie hanno consentito lintroduzione di sistemi di coltivazione e di ausili in grado di ridurre i tempi di lavoro e di ottenere rese elevate. Tali cambiamenti hanno portato ad indubbi vantaggi dal punto di vista della produzione, tuttavia, come verr pi ampiamente discusso nel paragrafo dedicato allagricoltura biologica, questo modo di intendere e fare agricoltura non stato privo di impatti sullambiente e sulla salubrit dei prodotti stessi. Negli ultimi anni si sono sperimentate e acquisite diverse tecniche innovative in agricoltura che mirano a mantenere una buona produttivit conciliandola con le esigenze di tutela dellambiente e qualit del paesaggio, di mantenimento delle risorse naturali (suolo, acqua), di salubrit e qualit dei prodotti. In Europa questi interventi sono stati ufficialmente introdotti e incentivati da alcuni regolamenti europei dei primi anni novanta e sono tuttora previsti da Agenda 2000, strumento per lo sviluppo dellagricoltura e delle aree rurali per il periodo 2000-2006. Nel proporre interventi per ridurre gli impatti negativi dellagricoltura sullambiente occorre tuttavia tener conto che essa attivit economica e pertanto deve poter essere competitiva e garantire un reddito. Unagricoltura eco-compatibile deve quindi mantenere una certa produttivit oltre che consentire un maggiore rispetto dellambiente, e deve individuare il suo principale fattore competitivo nella qualit, dei prodotti e dellambiente , piuttosto che nella quantit delle produzioni. Anche a seguito dei recenti scandali che hanno coinvolto il settore agroalimentare, le richieste dei consumatori sembrano orientarsi sempre pi verso prodotti sicuri, di provenienza e qualit garantite.

Oltre che un prodotto salubre e di qualit agli agricoltori si chiede di assumere un ruolo sempre pi importante nella tutela del territorio e del paesaggio e di fornire altri servizi alla collettivit, compresa la possibilit di visitare lazienda a scopi turistici, ricreativi e didattici. Le coltivazioni e i prodotti agricoli diventano elemento di identit e caratterizzazione del territorio e, integrandosi con le risorse paesaggistiche, le emergenze naturalistiche, il patrimonio delle architetture rurali e delle tradizioni culturali, contribuiscono alla sua valorizzazione. Lagricoltura del futuro non avr il solo fine di produrre beni alimentari, ma assumer nuove e molteplici funzioni e come tale andr valorizzata e considerata settore strategico non solo per lo sviluppo economico ma anche per la gestione, la tutela e la promozione del territorio. prevedibile che la qualit ambientale dei prodotti e dei processi produttivi dellattivit agricola, insieme alla caratterizzazione della stessa in relazione al territorio, costituir in tutte queste nuove funzioni un valore aggiunto per lazienda. Nel settore agricolo il numero delle aziende aderenti ai regolamenti CEE 2078/92 (relativo allintroduzione e al mantenimento di misure agroambientali) in aumento in tutta Italia. Larea interessata dal regolamento aumentata dal 1995 al 1999 del 128%, da 706.000 ettari (ISTAT 1998) a 1.600.000 ettari (INEA 1999). Nel periodo 1996-1997 si rilevano i seguenti aumenti delle superfici interessate dalle diverse misure del regolamento (ANPA): - sensibile riduzione dellutilizzo di fertilizzanti chimici e fitofarmaci: +55% (593.000 ettari nel 1997) - introduzione o mantenimento dellagricoltura biologica: +118% - aumento o mantenimento della produzione estensiva: +118% - cura dello spazio rurale e del paesaggio: +14% - cura dei terreni agricoli e forestali abbandonati: +87%

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RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

- messa a riposo ventennale e per scopi di carattere ambientale: +119% - gestione dei terreni per accesso pubblico o ricreativo: +152% In Italia il settore biologico ha uno dei trend pi sviluppati dEuropa, per cui lagricoltura biologica interessava 200.000 ettari nel 1995 e ben 564.000 ettari nel 1997 (+182%) (ANPA, 1999). Le aziende controllate dagli organismi di certificazione erano 31.118 nel 1997 e il loro numero continua ad aumentare grazie ai regolamenti europei (2092/91 sullagricoltura biologica e 2078/92) ma anche alle sempre maggiori richieste del mercato. Lagricoltura in provincia di Mantova: caratteri generali Nella Provincia di Mantova lattivit agricola riveste un ruolo economico importante Nel 1997 il settore agricoltura-foreste-pesca ha contribuito al valore aggiunto totale della provincia per il 9,31% (figura 7.1). Pur subendo un leggero calo rispetto al 1991 (10,06%) il contributo del settore al valore aggiunto nella provincia di Mantova si mantenuto dal 1991 al 1997 quasi il triplo del valore per lItalia (3,33 % nel 1997) e cinque volte pi elevato di quello della re10,00% 9,00% 8,00% 7,00% % valore aggiunto 6,00% 5,00% 4,00% 3,00% 2,00% 1,00% 0,00% 1997 Mantova Lombardia Italia

gione Lombardia (1,75% nel 1997) (dati Istituto Tagliacarne). Nel 1991 il numero di occupati in agricoltura nella provincia di Mantova ammontava a 18.052, l11,8% della popolazione attiva a quellanno. Gli addetti del settore agricoltura nel 1999 ammontano a circa 13.000, circa l8% del totale degli occupati. Sebbene il numero sul territorio provinciale sia diminuito, la percentuale di occupazione in agricoltura rimane molto elevata rispetto allintera regione Lombardia (solo l1% degli occupati nel settore agricolo) e al totale per lItalia (5% degli occupati). Anche i dati sullutilizzo della superficie per lagricoltura confermano limportanza di questa attivit nel territorio mantovano. Nel 1999 la Superficie Agraria Utilizzata (S.A.U.) ammonta a 175.034 ettari, ben il 75% della superficie territoriale totale (223.884 ettari) (figura 7.2). La superficie forestale appena 13.200 ettari, il 6% del territorio. La superficie agraria e forestale (somma di Superficie Agraria Totale e superficie forestale) occupa 198.551 ettari, circa l85% della superficie totale. Per quanto riguarda le variazioni dellestensione delle superfici agrarie, forestali e improduttiva nel periodo 1990-1999, riportate nella tabella 7.1, si osserva che:
TABELLA 7.1 Provincia di Mantova. Utilizzo della superficie territoriale. Anni dal 1990 al 1999. Dati in ettari anno 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 S.A.T. 194.976 194.752 194.511 192.740 193.151 193.000 190.761 188.368 185.804 185.351 S.A.U. 176.924 175.713 174.403 172.490 177.851 179.655 177.361 175.168 175.852 175.034 Superficie Forestale 8.506 8.800 9.000 9.600 10.000 10.200 12.123 12.650 13.150 13.200 Superficie Improduttiva 30.402 30.332 30.373 31.544 30.733 30.733 31.000 32.866 34.930 35.333

Figura 7.1 Contributo del valore aggiunto di agricoltura-foreste-pesca al valore aggiunto totale. Anno 1997

Fonte: Regione Lombardia

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AGRICOLTURA

- La S.A.U (Superficie Agraria Utilizzata). non ha subito forti variazioni. Nel 1999 rispetto al 1990 la SAU risulta diminuita di un solo 1%, e nel periodo considerato ha subito solo piccole oscillazioni intorno ai 176.000 ettari, con un minimo di 172.490 ettari nel 1993 e un massimo di 179.655 nel 1995. - La S.A.T. (Superficie Agraria Totale) quasi costantemente diminuita, passando da 194.976 ettari del 1990 ai 185.351 del 1999 (- 5%) (figura 7.3). La Superficie Agraira Totale comprende la SAU, le tare delle coltivazioni e altri terreni nellambito delle aziende agricole ma non coltivati. Il rapporto tra SAU e SAT intorno a uno: le tare delle coltivazioni e i terreni agrari non coltivati sono molto pochi. Nel 1990 su 100 ettari di superficie agraria totale 91 erano coltivati; nel 1999 il rapporto salito a 94 ettari su 100. Laumento dovuto alla diminuzione dellestensione della SAT, in parte destinata allurbanizzazione e alla forestazione, cui tuttavia non sembra essere corrisposta una diminuzione della superficie effettivamente coltivata. - La superficie forestale e la superficie improduttiva sono incrementate pressoch della stessa quantit, circa 5.000 ha rispet-

S.A.U. SAT-SAU

Superficie Superficie Improduttiva

15% 6%

4%

75%

Figura 7.2 Provincia di Mantova. Ripartizione della superficie territoriale per utilizzazione. Anno 1999.

tivamente, che corrispondono al 50% della diminuzione della SAT (figura 7.4); Per confrontare le variazioni delle superfici diversamente destinate si anche sono calcolati i seguenti indicatori: Superficie agraria e forestale / Superficie improduttiva SAU / Superficie improduttiva Superficie forestale / SAT I rapporti esprimono quanti ettari della prima superficie ci sono per ogni ettaro della seconda. Landamento degli indicatori riportato in figura 7.5. Il rapporto tra superficie agraria e forestale e superficie improduttiva diminuito da 6,69 nel 1990 a 5,62 nel 1999. La variazione del rapporto dovuta allaumento della superficie improduttiva (espansione delle aree urbanizzate) a scapito della superficie agraria, con una forte accelerazione soprattutto a partire dal 1997, come si osserva in figura 7.5. Il rapporto tra SAU e superficie improduttiva diminuito: nel 1990 per ogni ettaro di superficie improduttiva cerano 5,82 ettari coltivati (5,85 nel 1995), nel 1999 ce ne sono 4,95 ettari. Il rapporto tra superficie forestale e SAT molto basso per la differenza di estensione tuttavia nel 1999 quasi raddoppiato rispetto al 1990. La superficie forestale aumentata del 55% grazie soprattutto allincentivazione per la forestazione di parte dei terreni agrari stabilita dal regolamento CEE/2080/92, che ha portato ad una parziale forestazione dei terreni della SAT. Ci confermato dal rapido incremento avvenuto soprattutto negli anni dal 1996 al 1999, quelli appunto in cui stato applicato il regolamento (figura 7.5). Al censimento dellagricoltura dellanno 1990 le aziende agricole in provincia di Mantova risultavano 16.201, suddivise per classe di estensione come in figura 7.6. Nel grafico le due rette rappresentano la distribuzione delle aziende per classi di superficie nella provincia di Mantova e in Italia. Le aziende mantovane risultano tendenzialmente pi estese della media italiana. Lestensione elevata delle aziende agricole pu costituire un problema per il mantenimento degli equilibri ecologici qualora tutta la superficie sia interessata da una monocoltura intensiva o co-

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RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

S.A.T. 200.000 180.000 160.000 140.000 superficie (ha) 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 99 98 97 96

S.A.U.

Superficie agraria e forestale / superficie improduttiva


7,0 6,0 5,5 5,0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 4,5 ettaro/ettaro ettaro/ettaro ettaro/ettaro 6,5

SAU/superficie improduttiva
7,0 6,5 6,0 5,5 5,0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 4,5

95

94

93

92

91

90

Figura 7.3 Provincia di Mantova. Variazione della SAU e della SAT. Anni 1990-1999.

Superficie forestale/SAT
0,08 0,07 0,06 0,05 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 0,04

6.000 4.000 2.000 0 variazione SAT

Figura 7.5 Provincia di Mantova. Variazioni degli indicatori di utilizzo della superficie territoriale. Anni 1990-1999.

numero aziende (Mantova)

- 2.000 - 4.000 - 6.000 - 8.000 - 10.000 - 12.000

1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 Senza terreno <1 1-3 3-5 5-10 10-20 20-50 50-100 >100 0

variazione Superficie improduttiva

3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0

Figura 7.4 Provincia di Mantova. Variazioni della superficie forestale e della superficie improduttiva rispetto alla variazione della SAT.

Figura 7.6 Suddivisione delle aziende per classe di superficie utilizzata (in ettari). Confronto della situazione in provincia di Mantova e in Italia. Anno 1990.

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numero aziende (Italia)

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

variazione Superficie forestale

Mantova
4.000

Italia

AGRICOLTURA

munque da una scarsa diversificazione delle coltivazioni. La monocoltura su vaste superfici infatti rende le coltivazioni pi attaccabili dai parassiti, aumenta i rischi di infestazioni e quindi la necessit di utilizzare pesticidi, provoca unestrema semplificazione sia dellagroecosistema che del paesaggio della campagna. Le coltivazioni Nella tabella 7.2 evidenziata la suddivisione della SAU tra i diversi tipi di colture presenti nel mantovano nel 1999. La maggior parte della SAU (163.752 ettari, quasi il 90%) destinata ai seminativi di cui: - le colture prevalenti sono i cereali (69.029 ettari) e le foraggere avvicendate (44.920 ettari) che insieme occupano il 75% della SAU - le foraggere permanenti (prati stabili) occupano solo 5.400 ettari - le coltivazioni industriali, soia e barbabietola da zucchero, si estendono per un 19% della SAU - le coltivazioni orticole (7.775 ettari) e da tubero (patata, 615 ettari) occupano insieme un 5%
TABELLA 7.2 Provincia di Mantova. Suddivisione della SAU tra le principali categorie di colture. Anno 1999. COLTURA Cereali Barbabietola da zucchero Soia Altre colture industriali Coltivazioni orticole e da tubero Leguminose da granella Foraggere avvicendate Terreni a riposo Foraggere permanenti Orti familiari Vivai e semenzai, colture floricole Vite Fruttiferi Altre legnose agrarie TOTALE SUPERFICIE 69.029 13.655 19.500 760 8.490 38 44.920 7.430 5.400 1.100 930 2.099 1.772 11 175.034

Nel 1999 un 4% (7.430 ettari) dei terreni stato tenuto a riposo. Lestensione dei terreni a riposo negli ultimi anni aumentata notevolmente (nel 1990 erano appena 340 ettari) in seguito allapplicazione del regolamento CEE/2078/92. Il regolamento europeo incentiva questa pratica che consente al terreno, non impoverito dalla sottrazione di nutrienti dovuta alle coltivazioni e non sottoposto alle consuete profonde lavorazioni, di riacquistare la naturale fertilit. Le coltivazioni legnose agrarie occupano un 2%, della SAU (3.882 ettari): pi della met di questa superficie occupata da vigneti, la parte restante da fruttiferi (peschi, meli, peri, kiwi, susini). Una parte della S.A.U. infine destinata a colture floricole, ai semenzai e a vivai. Negli ultimi 10 anni (figura 7.8) aumentata la superficie destinata ai cereali e alle colture industriali, ai terreni a riposo, mentre diminuita la superficie coltivate a foraggere, senza peraltro che sia diminuito il bestiame. Nella carta 7.1 sono rappresentati i comuni del mantovano suddivisi per rapporto SAU/superficie totale.

Carta 7.1 Provincia di Mantova. Comuni suddivisi in classi per percentuale di SAU sulla superficie comunale totale.

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RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

cereali barbabietola da zucchero soia coltivazioni orticole e da tubero foraggere avvicendate terreni a riposo 4% 26% 3% 1% 1% 1% 1%

foraggere permanenti orti familiari vivai e seemanzai, colture floricole vite fruttiferi 6.000.000 5.000.000

Mais ibrido
50.000

40.000

produzione (q)

4.000.000 30.000 3.000.000 20.000 2.000.000 1.000.000 0 10.000

39%

0 90 91 92 93 94 superficie 95 96 97 98 produzione 99

5%

11%

8%

Figura 7.7 Provincia di Mantova. Suddivisione della SAU tra le principali colture. Anno 1999.

Figura 7.9 Provincia di Mantova. Produzioni e superficie investita a mais da granella. Anni 1990-1999

mais ibrido frumento tenero


1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 0 50.000 100.000 superficie (ha) 150.000 200.000 cereali coltivazioni industriali coltivazioni orticole e da tubero colture foraggere avvicendate terreni a riposo foraggere permanenti orti familiari vivai e semenzai vite fruttiferi 30%

1990
3% 2% 29%

orzo frumento duro risone colza


25% 8%

1996
2% 2% 1% 36% 62%

1999
8% 23% 2% 1% 1% 66%

Figura 7.8 Provincia di Mantova Suddivisione della SAU tra le principali colture. Anni 1990-1999.

Figura 7.10 Provincia di Mantova. Colture cerealicole, percentuali. Confronto tra gli anni 1990, 1996 e 1999.

178

superficie (ha)

AGRICOLTURA
400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0

Frumento duro

Cereali La coltura cerealicola pi diffusa nel mantovano il mais da granella. La superficie investita a mais (da 16.432 ettari nel 1990 passata a 46.000 ettari nel 1999) supera di gran lunga quelle delle altre colture e la sua grande diffusione durante gli anni novanta (figura 7.9) stata favorita dalle elevate rese unitarie raggiungibili (110 q/ha). La diffusione del mais avvenuta a scapito degli altri cereali, con una conseguente grande perdita della biodiversit delle coltivazioni. Nel 1990 il mais occupava il 29% della superficie destinata alle colture cerealicole, quanto lorzo (30%) e meno del frumento tenero (36%); gi nel 1996 il mais occupava il 62% della superficie a cereali mentre le altre colture si sono notevolmente ridotte (figura 7.10). Frumento ed orzo erano maggiormente coltivati negli anni ottanta. La produzione di questi cereali, in seguito fortemente diminuita a causa dei modesti redditi unitari ottenibili. Queste coltivazioni vengono abbandonate a favore di altre pi intensive come mais e barbabietola da zucchero. La flessione ha interessato soprattutto il frumento duro (da circa 6.000 ettari del 1991 ai 1.200 del 1999) e lorzo (da 17.500 ettari nel 1990 a 4.500 nel 1999) (figura 7.11). Il riso, un tempo pi estesamente coltivato nel territorio mantovano, occupa oggi una superficie di 1.000 ha., localizzati nella parte orientale della provincia, al confine con il Veneto, destinati in prevalenza alla variet Vialone Nano. Foraggere Le colture foraggere occupano circa il 30% della S.A.U. (45.000 ettari circa). Grazie alle condizioni climatiche e pedologiche favorevoli le rese sono molto elevate. Le foraggere avvicendate tuttavia sono in diminuzione in termini di superficie investita rispetto alla met degli anni 90 (69.000 ettari circa nel 1995). La superficie a foraggere occupata principalmente da prati avvicendati (33.015 ha nel 1999, tutti a erba medica) ed erbai (di cui 10.300 ettari, il 75%, a mais). Altre superfici foraggere sono occupate da prati permanenti (5.350 ha) e pascoli (50 ha) (figura 7.12).

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0

produzione (q)

superficie (ha)

superficie investita

produzione

produzione (q)

1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99

superficie (ha) superficie (ha) superficie (ha)

1.400.000 1.200.000

Frumento tenero

25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0

superficie investita

produzione

1.000.000

Orzo

20.000 15.000 10.000 5.000

produzione (q)

800.000 600.000 400.000 200.000 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99

superficie investita

produzione

100.000 90.000 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0

Riso

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 0

produzione (q)

superficie investita

produzione

Figura 7.11 Produzione e superfici investite a cereali. Anni 1990-1999.

Prati avvicendati
10%

Erbai

Prati permanenti

26%

64%

Figura 7.12 Provincia di Mantova. Suddivisione della superficie colti179 vata a foraggere. Anno 1999

RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

Colture industriali: soia e barbabietola da zucchero La coltivazione della barbabietola da zucchero occupa nel 1999 13.655 ha. La soia, che nei terreni della pianura mantovana raggiunge rese unitarie notevoli (45 q/ha), ha interessato nel 1999 una superficie di 19.000 ettari. Mentre dal 1992 la coltivazioni della barbabietola avviene su superfici e con produzioni abbastanza costanti, la soia ha subito forti oscillazioni negli ultimi 10 anni con un minimo nel 94-95 (figura 7.13). Anguria, melone, colture orticole e da tubero Il pomodoro da industria, coltura ormai completamente meccanizzata, viene coltivato su circa 2.000 ettari di terreno ogni anno. La coltivazione del pomodoro si sta estendendo nella zona di Asola ed al confine con le provincie di Brescia e Cremona, mentre sta diminuendo in alcune zone di produzione storiche come Sermide e Moglia. In aumento la superficie investita anche nei comuni di Viadana, Sabbioneta e Rivarolo dove la specializzazione delle aziende, dalla produzione di piantine alla raccolta meccanizzata, consente di abbattere significativamente i costi (fonte: STAP). Anguria e melone occupano insieme 3.201 ettari. Il melone viene coltivato in diverse variet. Diffusa la coltivazione in serra, particolarmente concentrata nellarea del viadanese, nella zona di Ostiglia e Sermide. Anche la produzione di anguria concentrata nel basso mantovano. La coltivazione viene fatta in prevalenza sotto tunnel. La produzione di patate, destinate al consumo fresco e soprattutto allindustria, raddoppiata negli anni 90. NellOltrepo mantovano la coltivazione della cipolla trova la sua massima concentrazione nellarea di Sermide, dove se ne producono diverse variet. Tuttavia a causa del forte ribasso dei prezzi di mercato la superficie destinata a questa coltura sta fortemente diminuendo e nel 1999 alcuni produttori non hanno effettuato la raccolta giudicandola non conveniente (fonte: STAP). Una parte della superficie coltivata viene infine destinata ad unampia variet di altre colture orticole, dalla zucca, coltivata principalmente nel basso mantovano, a molte variet di insalate (lattughe, indivie, cicorie) coltivate in zone a forte specializzazione dellalto mantovano come Asola, Medole e Guidizzolo.

12.000.000 10.000.000 produzione (q) 8.000.000

Barbabietola da zucchero

25.000 20.000 15.000 superficie (ha) superficie (ha) Superficie coltivata

6.000.000 10.000 4.000.000 2.000.000 0 90 1.600.000 91 92 93 94 95 96 97 98 99 50.000 40.000 30.000 800.000 20.000 400.000 10.000 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 0 5.000 0

Produzione

Soia

produzione (q)

1.200.000

Superficie coltivata

Produzione

Figura 7.13 Provincia di Mantova. Colture industriali. Superfici investite e produzioni di barbabietola da zucchero e di soia. Anni 1990-1999.
Cipolla 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 0 500 1.000 1.500 superficie (ha) 2.000 2.500 Patata comune Melone Anguria Pomodoro

Figura 7.14 Provincia di Mantova. Colture orticole e da tubero. Superficie investita. Anni 1990-1999.

180

Pomodoro
1.800.000 1.200.000 900.000 600.000 300.000 90 91 92 93 94 95 96 97 98 0 99 produzioni (q) 1.500.000

AGRICOLTURA

Patata comune
250.000 produzioni (q) 200.000 150.000 100.000 50.000 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 90.000 75.000 60.000 45.000 30.000 15.000 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 350.000 300.000 250.000 200.0000 150.000 100.000 50.000 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 produzioni (q)

Cipolla

Melone

Frutticoltura e viticoltura I fruttiferi principali sono pesco, pero, nettarina, melo, susino e actinidia (kiwi), coltivati in modo altamente specializzato. Il pero viene coltivato soprattutto nella zona dellOltrepo, dove trova terreni con caratteristiche ottimali. La produzione piuttosto elevata (203 q/ha le resa nel 1999) e la superficie investita (949 ha nel 1999) in crescita. Il melo presente sia nella fascia collinare che nel basso mantovano (Viadanese e Oltrepo). La superficie investita (303 ha) e la produzione di questo fruttifero risultano in costante diminuzione durante gli anni 90. Il pesco e la nettarina occupano unarea ristretta (398 ha, per 180 q/ha di resa nel 1999) al confine con la vasta zona di produzione veronese, in Comune di Roverbella. Il kiwi diffuso un po in tutto il territorio provinciale, con prevalenza dellalto mantovano, poich trova un clima mite e terreno adatto sulle colline moreniche a ridosso del Lago di Garda. Si tratta di una coltivazione abbastanza esigente per quanto riguarda clima e terreno, ma presenta il vantaggio di essere poco soggetta a parassiti e durante gli anni 90 si molto diffusa nelle colline di Mantova (77 ha investiti e rese di 170 q/ha nel 1999).

produzioni (q)

2.500 2.000 superficie (ha) 1.500 1.000 500 0 90 94 99 Actinidia Pesco Melo Pero Vite

Anguria
800.000 600.000 400.000 200.000 0 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 produzioni (q)

Figura 7.15 Provincia di Mantova. Colture orticole e da tubero. Produzioni. Anni 1990-1999.

Figura 7.16 Provincia di Mantova. Frutteti e vigneti. Superfici investite. Confronto anni 1990, 1994 e 1999.

181

Pero
superficie
300.000

produzione
1.000

produzione (q)

superficie (ha)

200.000 100.000 0 500 0

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

Melo
superficie
150.000

produzione
600 400 200 0

100.000 50.000 0

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

Pesco
superficie
60.000

produzione
300 200 100 0

Il susino viene coltivato soprattutto nellOltrepo, in particolare sui terreni in Destra Secchia. La vite occupa una superficie di 2.059 ettari, suddivisi principalmente tra le aree del Lambrusco Mantovano (viadanese e Oltrepo Mantovano, 1409 ha) e la zona delle colline moreniche (690 ha). Sono presenti due DOC provinciali: Lambrusco Mantovano DOC e Garda Colli Morenici DOC. Una terza DOC in comune con le limitrofe province di Verona e Brescia: Garda DOC La produzione di uva si mantiene a livelli elevati. Nel 99 sono stati trasformati in vino 314.400 q di uva per una produzione di vino di 232.500 hl, di cui 93.900 hl di vino da tavola, 68.500 hl di vino ad indicazione geografica tipica (IGT Alto Mincio) e 70.100 hl di vino D.O.C. Pioppeti Il pioppo coltivato su una superficie di 12.000 ettari, quasi tutti ricadenti nelle aree golenali. La diffusione sempre maggiore di questa coltura negli ultimi anni stata favorita dagli incentivi comunitari in materia di forestazione e tutela dellambiente (Regolamento CEE/2080/92).

produzione (q)

produzione (q)

40.000 20.000 0

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

Actinidia
superficie
20.000

produzione
100

produzione (q)

10.000

50

superficie (ha)

superficie (ha)

superficie (ha)

Bovini 1.200.000 1.000.000 numero capi 800.000 600.000 400.000 200.000 0 1990 1991 1992 Fonte Regione Lombardia 1993 1994 1995 anno

Suini

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

Vite da uva e da vino


superficie
400.000

produzione
3.000 2.000

produzione (q)

200.000 1.000 0 0

90

91

92

93

94

95

96

97

98

99

superficie (ha)

1996

1997

1998

1999

Figura 7.17 Provincia di Mantova. Colture legnose agrarie. Superfici investite e produzioni. Anni 1990-1999.

Figura 7.18 Provincia di Mantova. Patrimonio zootecnico anni 19901999. Bovini e suini

182

AGRICOLTURA

Florovivaismo Il settore florovivaistico mantovano si negli ultimi anni notevolmente sviluppato, conferendo le proprie produzioni sul mercato europeo (Nord-Europa, Grecia) e anche extraeuropeo (Turchia). La maggior parte delle aziende si trova nei Comuni di Canneto sullOglio e Acquanegra sul Chiese, favorita dai terreni sciolti e adatti alla crescita di piante da vivaio che raggiungono anche grandi dimensioni. Il settore che attualmente investe una superficie di 930 ha, sta tuttavia attraversando un periodo di saturazione con crisi di commercializzazione per alcuni tipi di piante. Notevole anche lo sviluppo del vivaismo orticolo (semenzai), favorito dalla sempre maggior utilizzo della tecnica del trapianto nellorticoltura (STAP, 1999). Patrimonio zootecnico Lallevamento in particolare dei bovini e dei suini ha nel territorio mantovano una grande tradizione e un rilevante ruolo economico. Le produzioni animali (latte e derivati, carni fresche e salumi, uova, miele) costituiscono la maggior parte della produzione lorda dellagricoltura provinciale. Per i dati sulla produzione si fatto riferimento a quanto riportato nella pubblicazione Mantova agricola e zootecnica del dicembre 1998. La produzione lorda totale del settore stimata in 2.372 miliardi di lire, di cui 1.718 miliardi derivati dalle produzioni animali (il 72%) e 654 dalle produzioni vegetali escludendo le foraggere. I 1.718 miliardi della produzione animale sono suddivisi tra latte (724 miliardi), carni bovine (321 miliardi), carni suine (508), uova (44). Tra le produzioni minori negli ultimi anni si annovera anche il miele. Il comparto zootecnico mantovano si basa prevalentemente sullallevamento della vacca da latte, dei bovini da carne, dei suini. Esistono anche allevamenti cosiddetti minori, diffusamente presenti sul territorio: gli allevamenti cunicoli, avicoli (galline da uova, polli da carne, altro pollame e oche), ovicaprini, equini. Nel 1999 i bovini allevati in provincia di Mantova risultavano 368.874, di cui 111.500 vacche da latte. Il numero dei bovini, sebbene con alcune oscillazioni, diminuito rispetto ai primi anni 90 (tabella 7.3).

Nel 1999 sono stati prodotti 7.700.000 q di latte, di cui circa l87% stato destinato alla trasformazione e in particolare alla produzione di burro, Grana Padano (4.845.00 q di latte), Parmigiano-Reggiano (1.871.000 q di latte). Il numero di suini nel 1999 1.133.400, in aumento rispetto ai primi anni 90. La maggior parte della carne suina destinata alla produzione degli insaccati e utilizzata localmente o venduta alla vicina Emilia Romagna. Gli aspetti tradizionali ed economici dellallevamento dei suini non possono essere trascurati, tuttavia questo tipo di allevamento necessita di particolari attenzioni e controlli per quanto riguarda i suoi impatti sullambiente per la notevole quantit di liquami prodotti che devono essere smaltiti sul suolo. Tra gli allevamenti minori quello degli ovini risulta nettamente calato rispetto ai primi anni novanta, mentre aumentato il numero degli equini, allevati anche per fini ricreativi (figura 7.19). Le aziende zootecniche I dati riguardanti le aziende zootecniche sono quelli del censimento dellagricoltura del 1990. Per lanalisi della concentrazione zootecnica in rapporto alla superficie agraria dei Comuni del territorio si rimanda al paragrafo sul carico zootecnico, in questa
ovini 7.000 6.000 numero capi 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 1990 1991 1992 1993 1994 1995 anno 1996 1997 1998 1999 equini caprini

Figura 7.19 Provincia di Mantova. Patrimonio zootecnico anni 19901999. Ovini, caprini, equini

183

RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

TABELLA 7.3 Provincia di Mantova. Patrimonio zootecnico Anni 1990-1999 1999 Suini Bovini Ovini Caprini Equini 1.133.400 368.874 2.900 610 2.325 1998 832.000 351.300 3.100 710 1.990 1997 911.850 363.100 3.250 710 2.160 1996 910.000 377.900 2.500 520 2.050 1995 954.100 406.600 3.650 820 1.940 1994 907.350 413.000 3.170 880 2.260 1993 945.300 420.000 3.700 860 2.260 1992 972.900 410.000 6.020 700 1.850 1991 971.000 430.360 5.570 700 800 1990 973.000 449.300 4.370 1.000 390

Fonte: Regione Lombardia

parte verranno presi in considerazione il numero delle aziende e dei capi presenti e in particolare la classificazione delle aziende per numero di capi allevati. Le aziende con allevamenti di bovini nel mantovano nel 1990 erano 5.431. Di queste 28 contano meno di 19 capi, 1.110 da 20 a 49, 1.662 da 50 a 99, 1.349 da 100 a 499, 1.216 da 500 a 999, 66 pi di 1.000. Gli allevamenti risultano quindi quasi equamente distribuiti tra le classi intermedie e solo pochi rappresentano le categorie estreme (figura 7.22). Il 47% dei bovini allevato in aziende con 100-499 capi, il 33% in aziende con un numero inferiore di capi, il restante 20% in aziende con pi di 500 capi (figura 7.22). Le aziende con allevamenti di bovini risultano distribuite abbastanza uniformemente sul territorio. LOltrepo occidentale e lalta pianura tra Oglio e Mincio sono le zone con il numero maggiore (poco pi di un migliaio di allevamenti in ognuna delle due zone) mentre le altre aree si mantengono a livelli molto simili, intorno a 700 aziende (figura 7.21). La distribuzione dei capi segue abbastanza fedelmente quella delle aziende. Le due zone con il maggior numero di capi (circa 100.000 per zona) sono le stesse con il maggior numero di allevamenti. La zona collinare, la pianura tra il Po e lOglio, lOltrepo orientale si aggirano intorno ai 40.000 capi, la pianura tra Mincio e Po ne conta 83.000, la pianura di Mantova 65.000 (figura 7.21). Le regioni con il maggior numero di allevamenti con pi di 500 bovini sono lOltrepo occidentale (33), la pianura tra Oglio e Mincio (15), la pianura tra Mincio e Po (24).

Molto diversa la situazione per gli allevamenti suinicoli. Il 61% degli allevamenti suinicoli, quindi la maggior parte, conta meno di 50 capi; delle aziende restanti l11% ha tra 50 e 500 capi, il 9% tra 500 e 1.000, il 15% tra 1.00 e 5.000, il 4% pi di 5.000. (figura 7.23). Il 49% dei suini allevato in aziende da 1.000-4.999 capi, il 38% in aziende pi grandi e solo il 13% in allevamenti con meno di 1.000 capi (il 4% in aziende con meno di 500 capi). Nel settore suinicolo esistono numerose (quasi 400) aziende con allevamenti molto piccoli, con meno di 50 animali, mentre la maggior parte dei capi si trova concentrata in poche (200) grandi aziende (figura 7.23). A differenza di quanto visto per i bovini, la distribuzione dei suini tra le regioni agrarie non corrisponde a quella degli allevamenti suinicoli. (figura 7.21) La zona con il maggior numero (305) di aziende quella collinare, a cui segue lalta pianura tra Oglio e Mincio (200) e quindi le altre aree di pianura. La regione agraria con il minor numero di allevamenti suinicoli risulta la pianura di Mantova (93). La distribuzione del numero dei capi appare tendenzialmente opposta. Larea con il maggior numero di suini la pianura di Mantova (quasi 150.000) mentre nella zona collinare ammontano a 60.000, meno della met. Le altre zone di pianura si trovano a valori intermedi. Nella zona collinare sono diffuse aziende con pochissimi capi e sono presenti solo poche aziende con un elevato numero di capi (figura 7.23). Nellalta pianura tra Oglio e Mincio ancora elevato il numero di piccole aziende. Scendendo verso la bassa pia-

184

Produzione agricoltura anni 1991-1995


numero aziende 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 1991 1992 1993 1994 1995 Totale Animale Vegetale

1.200 1.000 800 600 400 200 0 1

Numero aziende con allevamenti


Bovini Suini

LEGENDA Regioni agrarie 2 3 4 regione agraria 5 6 7 1 Morenica Merid. del Benaco 2 Pianura tra Mincio e Oglio 3 Pianura tra Mincio e Po 4 Pianura tra Oglio e Po 5 Pianura di Mantova 6 Pianura Occ. Oltrepo Mant. 7 Pianura Orient. Oltrepo Mant.

Composizione produzione lorda vendibile


14% 2% 29% produzione vegetali latte carni suine carni bovine uova 33% Fonte: Istituto Tagliacarne

22%

160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0

Numero capi

numero aziende

Bovini Suini 1 2 3 4 regione agraria 5 6 7

Fonte Regione Lombardia - 4 Censimento generale dellAgricoltura 1990-91

Figura 7.20 Provincia di Mantova. Produzione lorda vendibile del settore agricoltura. Numero aziende con bovini per numero di capi
1216 66 28 1110 1-19 capi 20-49 50-99 10-499 500-999 1000 e oltre

Figura 7.21 Provincia di Mantova. Numero di aziende e di capi per regioni agrarie. Allevamenti bovini e suinicoli. Anno 1990 Percentuale di aziende con suini per numero di capi
15% 9% 7% 3% 1% 61% 1-49 capi 50-199 200-499 500-999 1.000-4.999 5.000-9.999 10.000 e oltre

1349

1662

4%

Aziende con bovini per numero di capi per regione agraria


1200 numero di aziende 1000 800 600 400 200 0 1 2 3 4 5 regione agraria 6 7 numero di aziende LEGENDA Regioni agrarie 1 Morenica Merid. del Benaco 2 Pianura tra Mincio e Oglio 3 Pianura tra Mincio e Po 4 Pianura tra Oglio e Po 5 Pianura di Mantova 6 Pianura Occ. Oltrepo Mant. 7 Pianura Orient. Oltrepo Mant. Totale Regioni Agricole

Aziende con suini per numero di capi per regione agraria


350 300 250 200 150 100 50 0 LEGENDA regioni agrarie 1 Morenica Merid. del Benaco 2 Pianura tra Mincio e Oglio 3 Pianura tra Mincio e Po 4 Pianura tra Oglio e Po 5 Pianura di Mantova 6 Pianura Occ. Oltrepo Mant. 7 Pianura Orient. Oltrepo Mant. Totale Regioni Agricole 1 2 3 4 5 regioni agrarie 6 7

Percentuale di capi allevati per classe di aziende


9% 11% 2% 11% 20%

Percentuale di capi allevati per classe di aziende


1% 10% 1% 3% 28% 9% 49%

47%

Figura 7.22 provincia di Mantova. Aziende agricole con bovini per numero di capi. Anno 1990.

Figura 7.23 Provincia di Mantova. Aziende agricole con allevamento di 185 suini. Anno 1990.

RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

nura sono pi numerose le grandi aziende zootecniche. In particolare nella pianura di Mantova si ha il numero pi elevato di capi con la massima concentrazione in grandi strutture (10 allevamenti con pi di 5.000 capi), e inoltre su una superficie agraria pi ristretta rispetto alle altre zone di pianura. Le aziende con allevamenti avicunicoli al censimento del 1990 sono distribuite uniformemente tra le regioni agrarie della provincia, ma il numero di capi allevati, in particolare per quanto riguarda gli avicoli, decisamente superiore nella collina e nellalta pianura. Nella zona collinare e nellalta pianura nel 1990 si allevavano circa 1.380.000 galline da uovo, 1.320.000 polli da carne, 1.180.000 fra tacchini, oche, faraone, contro tutta la parte restante della provincia dove i capi risultavano 155.800, 374.000, 252.600 per le rispettive categorie. Gli allevamenti fantasma Fra il 31 luglio ed il 12 settembre 2000 le Regioni hanno effettuato controlli su 3753 aziende che nelle dichiarazioni della produzione di latte nella campagna 1997/98 avevano fatto riscontrare delle anomalie, dichiarando una produzione ma risultando senza capi. Per 772 aziende tra quelle controllate stata verificata lassenza di bestiame pur essendo stata dichiarata una produzione. Attualmente i controlli non sono ancora terminati e per pi di 1.000 aziende controllate non ancora noto il risultato. I numeri delle aziende risultate senza capi sono stati diffusi dal Ministero delle politiche agricole e forestali aggregati per Comune. In provincia di Mantova sono state trovate 16 aziende distribuiti in diversi Comuni. Nella tabella 7.4 si riportano i valori delle produzioni dichiarate per lannata 97/98. Il fabbisogno di azoto delle colture Le piante assorbono lazoto, il fosforo, il potassio di cui necessitano dal terreno durante tutta la loro crescita. I fabbisogni variano da specie a specie. La quantit di azoto e altri nutrienti asportata dal terreno con la raccolta dipendono inoltre dal momento del ciclo produttivo in cui viene effettuata e dalle parti della pianta che vengono sottratte al campo. Dallesame della tabella 7.5 sulle quantit

di azoto asportato dalle colture risulta che il mais la coltura che pi sottrae azoto al terreno, soprattutto se mais utilizzato come foraggio. Seguono le graminacee foraggere, la barbabietola da zucchero e i cereali (grano tenero, grano duro e orzo, riso, mentre inferiori sono le quantit asportate per colza e segale). Le leguminose (soia, erba medica, pisello) essendo piante con la capacit di fissare azoto dallaria al terreno non lo sottraggono dal suolo.

TABELLA 7.4 Numero e Comune di appartenenza delle aziende senza capi dichiaranti una produzione di latte nell'annata 97/98 riscontrate nella provincia di Mantova. Comune N aziende Produzione notificata (Consegne + vendite) in Kg 98.022 64.195 313.786 147.713 590.574 57.758 31.637 63.452 10.757 6.400 257.314 7.365 28.988 1.175.390 119.041 370.123 3.342.515 Vacche equivalenti (produzione pro-capite 65 q latte /anno) 15 10 48 23 91 9 5 10 2 1 40 1 4 181 18 57 514

Borgoforte Castiglione delle Stiviere Goito Goito Moglia Ponti sul Mincio Redondesco Sabbioneta San Benedetto Po San Benedetto Po San Benedetto Po San Giacomo delle Segnate San Giorgio di Mantova Suzzara Virgilio Volta Mantovana TOTALE

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 16

Fonte: Ministero delle politiche agricole

186

AGRICOLTURA

TABELLA 7.5 Azoto asportato dal terreno dalla raccolta delle principali coltivazioni, per quintale raccolto e per ettaro coniderando le rese medi e indicate. Coltura resa media q/ha 0 60 60 55 55 60 60 35 35 40 100 100 60 70 10 600 60 60 100 600 600 25 30 25 300 35 35 25 40 200 200 900 N asportato Kg N/q 0 2,0 2,6 2,0 2,4 1,8 2,4 1,6 2,0 1,8 1,6 2,3 1,9 2,4 2,4 0,5 1,4 2,1 0 0,2 0,3 2,7 3,0 3,6 0,4 0 0 0 0 0,1 0,1 10,0 33,0 64,0 53,0 P asportato Kg P2O5/q 0 0,9 1,0 0,8 0,9 0,5 0,6 0,5 0,7 0,7 0,7 0,9 0,8 1,0 1,0 0,1 0,8 1,1 0,5 0,1 0,1 1,2 1,8 1,8 0,2 1,3 1,5 0,3 0,2 0,0 0,0 4,0 16,0 30,0 25,0 K asportato Kg K2o/q 0 0,5 0,6 0,5 1,4 0,5 1,3 0,5 1,7 0,5 0,5 1,9 1,5 2,3 2,3 0,4 1,3 3,3 1,6 0,2 0,3 0,9 1,2 1,0 0,6 2,0 3,5 0,4 0,4 0,2 0,2 14,0 50,0 96,0 80,0 N asportato Kg N/ha P asportato Kg P2O5/ha K asportato Kg K2O/ha

nessuna grano tenero con asportazione della sola granella grano tenero con asportazione della granella e della paglia grano duro con asportazione della sola granella grano duro con asportazione della granella e della paglia orzo con asportazione della sola granella orzo con asportazione della granella e della paglia avena con asportazione della sola granella avena con asportazione della granella e della paglia segale mais con asportazione della sola granella mais con asportazione della granella e degli stocchi prato loiessa (fieno) loiessa (cover crop) mais ceroso riso con asportazione della sola granella riso con asportazione della granella e della paglia medica (fieno) barbabietola (solo radici) barbabietola (intera) girasole colza lino patata soia con asportazione della sola granella soia con asportazione della granella e dei residui pisello con asportazione della sola granella pisello pianta intera melo pero pioppo 1-3 anno pioppo 3-6 anno pioppo 6-9 anno pioppo 10-12 anno

120 156 110 132 108 144 56 70 72 160 230 190 144 168 300 84 126 0 120 180 67,5 90 90 120 0 0 0 0 20 20 47.700

54 60 44 49,5 30 36 17,5 24,5 28 70 90 80 60 70 60 48 66 50 60 60 30 54 45 60 45,5 52,5 7,5 8 6 6 22.500

30 36 27,5 77 30 78 17,5 59,5 20 50 190 150 138 161 240 78 198 160 120 180 22,5 36 25 180 70 122,5 10 16 40 40 72.000

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RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

Per il fosforo le colture pi esigenti sono di nuovo il mais, in questo caso soprattutto quello da granella, poich il fosforo si accumula nei semi e in altre strutture della pianta piuttosto che nelle foglie, le foraggere, la barbabietola, il grano tenero. Il mais risulta impoverire il suolo anche in termini di potassio, soprattutto se viene asportato completamente. Sottraggono notevoli quantit di questo elemento dal suolo anche riso, barbabietola e patata. I quantitativi di azoto asportato al suolo dalle colture raccolte devono essere reintegrati con lapporto di concimi. Esistono concimi organici, di origine animale o vegetale, e concimi chimici di sintesi. I primi, apportando materia organica al suolo ne migliorano la struttura e ne mantengono vitale la comunit di organismi fondamentali per il mantenimento della sua naturale fertilit. I concimi chimici al contrario sono assorbiti direttamente dalle piante, di cui favoriscono effettivamente una crescita abbondante e veloce, ma sono inutilizzabili dagli organismi del terreno. Limpoverimento della comunit biologica del suolo porta alla perdita della sua fertilit naturale e al conseguente sempre maggior fabbisogno di integrazioni nutritive per la crescita delle colture. Lutilizzazione prolungata dei soli concimi chimici e la sottrazione di materia organica finiscono per trasformare il suolo in un mero supporto per la coltivazione, compromettendone la capacit di rigenerare sostanze nutrienti disponibili per le piante. Le concimazioni con sostanze organiche consentono di arricchire il suolo di nutrienti in tempi pi lunghi e dilazionati ma sfruttando il naturale processo di decomposizione della materia organica. I concimi organici pi usati in agricoltura sono costituiti dal letame e dai liquami del bestiame. Il carico zootecnico in provincia di Mantova Nonostante la sostanza organica apporti indubbi benefici al terreno e costituisca il modo pi naturale per mantenerne la fertilit, un eccesso di somministrazione rispetto ai fabbisogni delle piante pu avere effetti negativi sullambiente. Le sostanze contenute nella sostanza organica (liquame o letame) che viene sparsa sul campo possono essere dilavate dalle acque piovane e di irrigazione

e giungere nei corpi idrici superficiali e negli acquiferi sotterranei. Un carico eccessivo di sostanza organica nelle acque superficiali provoca un aumento del consumo di ossigeno da parte dei microrganismi per la sua degradazione. Questo pu spingersi fino a provocare fenomeni di anossia delle acque e moria della fauna acquatica, quella ittica in particolare. Lazoto e il fosforo possono provocare leccessivo sviluppo della flora algale e una conseguente eutrofizzazione. Questo fenomeno si registra sovente nei mesi estivi nei canali dellOltrepo mantovano. Nelle acque sotterranee il pericolo costituito dallaccumulo di nitrati, sostanze dannose per il metabolismo umano, derivati dallossidazione dellazoto contenuto nei reflui. Concentrazioni di nitrati che superano i valori guida si riscontrano nel territorio dellAlto Mantovano, per la presenza di numerosi allevamenti che gravano su un terreno fortemente permeabile (morenico) e quindi vulnerabile alle infiltrazioni delle sostanze sparse sulla superficie. Il carico zootecnico di un territorio il rapporto tra lammontare del bestiame presente (espresso in quintali di peso vivo) e la superficie agraria utilizzata (S.A.U.) in quel territorio. Carico zootecnico = Peso dei capi presenti (q di peso vivo) / SAU (ha) Il rapporto fornisce unindicazione sul potenziale apporto alla superficie coltivata locale di reflui derivati dallallevamento delle diverse tipologie di bestiame e somministrati al terreno (utilizzazione agronomica). Il carico zootecnico di un territorio comunale pu quindi essere utilizzato come indicatore per il potenziale grado di rischio ambientale legato al complesso dei capi allevati. Il regolamento attuativo della legge regionale 37/93 (BUR Lombardia, n40 del 1996) stabilisce la classificazione di tutti i comuni lombardi in: - Comuni ad alto carico zootecnico: carico zootecnico comunale uguale o maggiore di 1,5 t/ha - Comuni a basso carico zootecnico: carico zootecnico comunale inferiore a 1,5 t/ha I comuni ad alto carico zootecnico nella Provincia Mantovana come individuati dallallegato dello stesso regolamento sono ri-

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AGRICOLTURA

Carta 7.2 Provincia di Mantova. Comuni distinti in classi per ammontare del carico zootecnico. Anno 1998. Fonte dei dati Provincia di Mantova-Area sviluppo socioeconomico-Unit organizzativa agricoltura-Servizio suolo
TABELLA 7.6 Provincia di Mantova. Comuni ad alto carico zootecnico (Legge Regionale 37/93) nel 1996 e nel 1998. 1996 Bagnolo san vito Borgoforte Castiglione delle stiviere Cavriana Dosolo Goito Gonzaga Marcaria Marmirolo Moglia Motteggiana Piubega Porto mantovano Roverbella San giacomo delle segnate Suzzara 1998 Bagnolo san vito Borgoforte Castiglione delle stiviere Cavriana Dosolo Goito Gonzaga Marcaria Marmirolo Moglia Motteggiana Piubega Porto mantovano Roverbella San giacomo delle segnate Suzzara Bigarello Casalmoro Casaloldo Castelbelforte Castellucchio Ceresara Curtatone Gazoldo Pegognaga Pomponesco Quistello San benedetto po San giovann dosso Volta mantovana

portati nella tabella 7.6. Nella stessa tabella sono stati riportati i Comuni che risultano ad alto carico zootecnico nel 1998. Dal confronto delle due annate si vede come i Comuni con carico zootecnico superiore a 1,5 q PV / ha sono passati da 16 a 30. Nella carta 7.2 sono rappresentati i comuni in provincia di Mantova suddivisi in classi per il carico zootecnico riferito allanno 1998. Alcuni comuni nel 1998 presentano un carico zootecnico particolarmente elevato: Casaloldo, Castiglione delle Stiviere, Pegognaga, Roverbella, San Giacomo delle Segnate presentano valori superiori a 2,5 t/ha, Borgoforte, Piubega, Marmirolo maggiore di 3 t/ha mentre per Gonzaga risulta un carico di ben 38,7 t/ha. I comuni con pi basso carico zootecnico (minore di 0,5 t peso vivo /ha) si trovano nella parte sud-orientale della provincia e nella fascia pi occidentale, al confine con le provinca di Brescia e Cremona. In realt la quantit di liquami sparsa sul suolo della SAU di un comune non dipende solo dal peso vivo presente, poich gli spandimenti vengono effettuati anche su terreni posti in comuni limitrofi e diversi da quello di appartenenza del bestiame. Il carico di azoto La quantit di azoto presente nei reflui zootecnici dipende dalla specie allevata e dal tipo di allevamento. possibile stimarla partendo dal carico zootecnico e distinguendo il contributo delle diverse categorie di animali allevati. Rapportando questi dati alla SAU del territorio si ottiene il carico di azoto totale, utile per valutare in modo pi dettagliato la rispondenza con i fabbisogni delle piante e il potenziale impatto sul suolo dello spandimento dei reflui zootecnici, quindi per regolare tale pratica agricola. Quanto maggiore lapporto di azoto dei reflui zootecnici tanto minore la quantit che dovrebbe essere sparsa al suolo per soddisfare il fabbisogno delle colture, che tuttavia dipende anche dalla disponibilit dellazoto per le piante nei reflui utilizzati. La maggior parte dellazoto totale potenzialmente spandibile nel mantovano deriva dai capi suinicoli, allevati in numero (1.133.400 nel 1999) molto pi elevato rispetto ai bovini.

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Lutilizzazione agronomica dei reflui zootecnici Nella regione Lombardia lutilizzazione agronomica dei reflui zootecnici regolata dalla Legge Regionale n. 37 del 15 dicembre 1993, Norme per il trattamento, la maturazione, lutilizzo dei reflui zootecnici. La legge stata seguita da un regolamento attuativo, n. 5/69318 del 12 giugno 1995 (parzialmente modificato, vedi BUR Lombardia n. 40 del 1 ottobre 1996). La regolamentazione regionale in materia inoltre tiene conto anche della Direttiva per il contenimento dellinquinamento provocato dagli allevamenti zootecnici, deliberata dal Magistrato del Po (n. 12/96). La legge regionale 37/93 disciplina la gestione e lutilizzazione agronomica dei reflui zootecnici provenienti da attivit di allevamento, al fine di - mantenere la migliore fertilit dei terreni, - mantenere la salvaguardia delle acque superficiali e di falda e - limitare le esalazioni maleodoranti. La legge regionale considera reflui zootecnici il materiale non solido (non palabile) derivato dalle deiezioni degli animali e dalla pulizia delle stalle, delle sale di mungitura, dei caseifici aziendali, oltre che i fanghi derivati da sedimentazione e trattamenti biologici dei liquami. Queste tipologie sono soggette a regolamentazione per quanto riguarda la loro utilizzazione agronomica. Per il letame proveniente da allevamenti bovini posti su lettiera permanente le regolamentazioni sono meno restrittive. Le quantit massime di reflui zootecnici applicabili al terreno, in termini di quantit di azoto somministrate, in generale e per zone a diversa vulnerabilit sono stabilite dallAutorit di Bacino. Escludendo le perdite di azoto dovute allo stoccaggio e alla distribuzione sul campo, il limite massimo fissato in 340 Kg/anno di azoto per ettaro. Nelle zone vulnerabili tale limite abbassato a 170 Kg. Esiste inoltre la possibilit di deroghe in caso di colture particolarmente esigenti e di dimostrabili caratteristiche del suolo che ne attestano la capacit di sopportare anche carichi pi elevati. invece vietato spandere liquami zootecnici sulle superfici non interessate da attivit agricola, sui terreni in dissesto, sui terreni con pendenza maggiore al 15% e privi di sistemazioni idrauliche

o agrarie, sui terreni innevati o gelati, sui terreni saturi o con ristagni di acqua, sui terreni a distanza inferiore a 10 metri dai corsi dacqua, nelle aree boschive (escluse le colture legnose a rapido accrescimento), nelle aree di cava non ripristinate alluso agricolo. Per i letami il divieto comprende le superfici non interessate da attivit agricola, i terreni a distanza inferiore a 5 metri dai corsi dacqua, le aree boschive (escluse le colture legnose a rapido accrescimento), le aree di cava non ripristinate alluso agricolo. I limiti possono essere pi restrittivi in relazione a situazioni specifiche di particolare rischio per lambiente o di necessit di maggiore salvaguardia (ad esempio nel caso della presenza di pozzi nelle vicinanze dei terreni agricoli). Nota importante per la Provincia di Mantova, il regolamento prescrive il divieto di spandere liquami in golena, dove al terreno pu essere somministrato solo letame con interramento immediato e solo in periodo di magra del corso dacqua. Per quanto riguarda le operazioni di distribuzione dei reflui occorre prestare attenzione a non provocare fenomeni di ruscellamento ed erosione del suolo, che si innescano soprattutto in zone in pendenza, riducendo la portata con cui avviene lo spandimento e interrando immediatamente i liquami. Loperazione dellinterramento inoltre aumenta lefficacia della concimazione e riduce il problema degli odori molesti. I piani di utilizzazione agronomica Per piano di concimazione si intende quel documento tecnico che, in funzione della tipologia dellallevamento, dei trattamenti effettuati agli effluenti zootecnici, delle caratteristiche dei terreni investiti, delle colture che si intendono praticare e delle produzioni previste, determina quantit tempi e modalit di distribuzione delle sostanze fertilizzanti, azotate o fosfatiche, naturali o di sintesi, distribuite ai fini agricoli. (Direttiva 12/96 dellAutorit di bacino del fiume Po) Nella regione Lombardia secondo la legge 37/93 gli imprenditori agricoli, singoli o associati, devono presentare al Sindaco del Comune il piano di corretta utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, siano essi utilizzati su terre di propriet o in affitto,

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AGRICOLTURA

carico zootecnico - totale provincia


40% 0% 2% 58%

bovini suini

azoto totale - totale provincia


1% 51% 6% 42%

avicoli cuinicoli

Figura 7.24 Provincia di Mantova. Contributo delle categorie di capi allevati al carico zootecnico e al carico di azoto totale sul territorio provinciale.

Carta 7.3 Provincia di Mantova. Carico di azoto totale dei comuni. Anno 1998. Fonte dei dati Provincia di Mantova-Area sviluppo socioeconomico-Unit organizzativa agricoltura-Servizio suolo

per ottenerne lautorizzazione. Le informazioni che devono essere fornite e i vincoli dipendono da 1. Classificazione della zona come vulnerabile o no vulnerabile 2. Carico zootecnico della zona 3. Carico zootecnico dellallevamento In zone vulnerabili e con elevato carico zootecnico riferito allarea e allallevamento gli allevatori devono presentare il Piano di Utilizzazione Agronomica (PUA), nelle altre possono presentare un piano semplificato (PUAS). Il Piano di Utilizzazione Agronomica deve contenere: a) informazioni sulle caratteristiche fisiche e chimiche del suolo e sul movimento delle acque superficiali e sotterranee nel territorio in cui inserita lazienda b) informazioni sulle successioni colturali previste. Per ogni coltura viene specificata la quantit di azoto asportata durante un ciclo colturale, indicatore del suo fabbisogno di azoto c) caratteristiche dellallevamento (numero di animali presenti distinti per specie, categoria e peso, tipo di stalla). La produzione di liquami e letame prodotta viene calcolata a seconda della specie e categoria degli animali allevati, del tipo di ricovero adottato, delle operazioni per il lavaggio degli ambienti. Il letame ad esempio si ricava solo da stalle e ricoveri con lettiera di paglia, mentre in forme di allevamento senza lettiera si ricavano solo liquami. Il lavaggio ad alta pressione utilizza meno acqua e i liquami risultanti sono in minore quantit e pi concentrati. Per le diverse specie e situazioni esistono valori di produzione media per quintale di peso vivo degli animali. Utilizzando questi valori si ricava la quantit di liquami e letame prodotta e il rispettivo contenuto di azoto (N), fosforo (P2O5), potassio (K2O). d) descrizione delle modalit di stoccaggio, trattamento e distribuzione dei reflui I reflui zootecnici e i letami devono essere raccolti e mantenuti in impianti di stoccaggio (vasche e piattaforme impermeabilizzate) per qualche tempo prima di essere sparsi sul suolo. Gli impianti di stoccaggio devono avere dimensioni rispondenti alla grandezza dellallevamento e tali da consentire un adeguato pe-

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riodo di stoccaggio in relazione alle quantit e ai periodi previsti nel piano di concimazione. Le modalit e i tempi di stoccaggio, le caratteristiche delle vasche e degli impianti di trattamento devono rispettare almeno per alcuni parametri le prescrizioni definite dal regolamento attuativo della legge 37. e) analisi dei liquami e del letame prodotti, venduti e acquistati per i contenuti di azoto, fosforo, potassio e analisi finale del prodotto destinato allo spandimento, in cui viene considerato anche lapporto di acque piovane cadute sulle superfici scoperte della stalla e nelle vasche di raccolta f ) infine il PUA e il PUAS contengono il piano di concimazione dellazienda. Nel caso del PUA il piano di concimazione deve essere pi dettagliato. Per ogni coltura prevista deve essere dichiarata la quantit di liquami e letame da somministrare nel corso dellanno per sopperire a una determinata percentuale del suo fabbisogno di azoto. Inoltre devono essere specificati i periodi di concimazione con le relative quantit. possibile integrare lapporto di nutrienti con concimazioni chimiche indicandone la quantit. Il PUAS invece si conclude con un piano di concimazioni semplificato e con lautocertificazione dellallevatore, dove questi dichiara esplicitamente che i diversi elementi fertilizzanti utilizzati (liquami, letami, chimici) non eccedono i fabbisogni delle colture. Irrigazione e consumo irriguo Il clima della Provincia di Mantova tipicamente continentale, temperato con inverni non particolarmente freddi ed estati calde, ventosit ridotta e presenza di temporali estivi. La piovosit media annua intorno ai 600-700 mm con un graduale aumento procedendo da sud-est verso nord-ovest. Durante il periodo vegetativo delle colture, tra aprile e settembre, la piovosit non sufficiente a soddisfare i fabbisogni idrici delle varie colture, dato aggravato dalla evapotraspirazione dei vegetali e dei terreni e dalla distribuzione degli eventi piovosi, che nel periodo strettamente estivo possono mancare anche per pi di 30 giorni.

Tale situazione rende la provincia di Mantova la zona pi siccitosa dellintera Pianura Padana e la presenza di una sviluppata agricoltura rende necessario un massiccio ricorso allirrigazione, soprattutto nel periodo estivo, con notevole prelievo di acqua dai corpi idrici superficiali. Nella provincia di Mantova la superficie irrigata ammonta in totale a 156.245 ettari, circa il 90% della SAU. Al censimento del 1990 delle aziende agricole della provincia il 24% si approvvigionava di acqua per fini irrigui in modo indipendente, derivandola da corsi dacqua superficiali, da laghi naturali o artificiali, da altre fonti, ma la maggior parte delle aziende dipende per lirrigazione da uno degli 8 Consorzi di bonifica presenti sul territorio provinciale (tabella 7.7). Le superfici di interesse dei consorzi di bonifica operanti nel mantovano rappresentata nella cartina nel Capitolo 3 (Acqua). I sistemi di irrigazione pi utilizzati sono per scorrimento, per aspersione, per sommersione. La distribuzione dei tre metodi irrigui sul territorio dipende dalla situazione idraulica delle diverse aree, dalle colture presenti e da fattori storici e tradizionali. Nellirrigazione per scorrimento lacqua viene fatta scorrere sulla superficie del suolo per tutto lappezzamento. Lirrigazione a scor-

TABELLA 7.7 Provincia di Mantova. Consorzi di bonifica, uperficie di interesse e superficie irrigata (in ha). Consorzio Superficie interessata ha 21.104 57.878 48.132 27.955 13.669 17.616 27.741 26.662 Superficie irrigata ha 10.115 39.577 33.190 16.000 7.000 11.376 19.987 19.000 156.245

Colli Morenici Media Pianura Mantovana Fossa di Pozzolo Mantova Sud- Ovest Revere Burana Agro Mantovano Reggiano Navarolo TOTALE superficie irrigata

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AGRICOLTURA

rimento quella maggiormente praticata nella provincia di Mantova. Si tratta di un sistema che utilizza una grande quantit dacqua. Di solito viene regolamentata prevedendo dei turni di prelievo ad intervalli di tempo prestabiliti durante i quali lagricoltore deriva lacqua dal canale per un periodo di durata anchessa prefissata. Il rischio che lacqua venga comunque prelevata e distribuita sui campi nel momento del proprio turno, indipendentemente dal reale fabbisogno delle colture e dallandamento del clima. Lirrigazione per aspersione avviene invece con macchinari che distribuiscono lacqua sul campo con getti aerei. Lirrigazione per sommersione caratteristica delle risaie e viene praticata nella parte orientale della provincia. Lirrigazione di soccorso, tipica del mantovano, descrive invece un sistema di approvvigionamento dellacqua per cui lagricoltore durante la stagione irrigua pu prelevare dai canali irrigui a seconda della necessit. La distribuzione sul campo pu avvenire poi indifferentemente per aspersione o per scorrimento. Al censimento del 1990 l81% delle aziende mantovane praticava lirrigazione per aspersione (figura 7.25). Questo metodo risulta particolarmente diffuso nella bassa pianura, dove praticato dalla quasi totalit delle aziende (figura 7.26). Sempre nel 1990 il 17% pratica invece lirrigazione per scorrimento, diffusa

prevalentemente nellalta pianura e nella zona collinare. La figura 7.27 mostra le superfici irrgate nelle diverse regioni agrarie suddivise per coltura. In tutte le regioni buon parte della superificie irrigata occupata da granoturco e da foraggere. Nella zona
scorrimento 7 6 5 4 3 2 1 0 1.000 2.000 numero aziende 3.000 Regioni agrarie 1 Morenica Merid. del Benaco 2 Pianura tra Mincio e Oglio 3 Pianura tra Mincio e Po 4 Pianura tra Oglio e Po 5 Pianura di Mantova 6 Pianura Occ. Oltrepo Mant. 7 Pianura Orient. Oltrepo Mant. sommersione aspersione

Figura 7.26 Provincia di Mantova. Suddivisione delle aziende agricole secondo il metodo di irrigazione per regione agraria. Censimento Generale Agricoltura 1990.
granoturco ortive 16.000 foreggere avvicendate vite fruttiferi altre

aspersione sommersione 1% 17% 1%

scorrimento altro sistema ettari irrigati 81%

14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 1 2 3 4 5 6 7

Figura 7.25 Provincia di Mantova. Suddivisione percentuale delle aziende agricole secondo il metodo di irrigazione. Censimento Generale Agricoltura 1990.

Figura 7.27 Provincia di Mantova. Superfici irrigate distinte per coltura. Per regione agraria. Censimento Generale Agricoltura 1990.

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RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

collinare si trovano in percentuale maggiore vigneti e frutteti, in pianura sono presenti in misura massiccia anche altre colture irrigue (non specificate ma comprendenti barbabietola, soia, altri cereali) e, nella bassa pianura in particolare, colture ortive. Nella tabella 7.8 sono riportate le portate in concessione ai diversi consorzi di bonifica suddivise per fonte di approvvigionamento. I valori sono stati ricavati dai Programmi Comprensoriali di Bonifica elaborati dalla Regione Lombardia Struttura Bonifiche e Irrigazione nellambito del progetto S.I.B.I.Ter. (Sistema Informativo Bonifica, Irrigazione e Territorio Rurale della Direzione Generale Agricoltura. Si tratta di un progetto che ha come scopi il monitoraggio delluso dellacqua e del suolo, la
TABELLA 7.8 Provincia di Mantova. Consorzi di bonifica. Fonti di approvvigionamento e portate di concessione (per i fontanili portata di derivazione). Aggiornamento a gennaio 2001. Consorzio di Bonifica Fonte di approvvigionamento Fiume Fiume Fontanili Pozzi Fiume Fiume Pozzi Fiume Pozzi Fiume Fiume Fiume Fiume Colature Pozzi Fiume Fiume Nome fiume Mincio Chiese Portata in conc. (mc/s) 15,3 3,9 3,81 0,68 15,8 7,5 3,2 2,12 3 10,2 34,91 14 0,8 6 9,25

Alta e Media Pianura Mantovana Alta e Media Pianura Mantovana Alta e Media Pianura Mantovana Alta e Media Pianura Mantovana Navarolo Navarolo Navarolo Colli Morenici del Garda Colli Morenici del Garda Sud Ovest Mantova Sud Ovest Mantova Fossa di Pozzolo Agro Mantovano Reggiano Agro Mantovano Reggiano Agro Mantovano Reggiano Revere Burana

pianificazione e il controllo degli enti che operano nel territorio rurale, la raccolta e la distribuzione di informazioni attinenti la bonifica, lirrigazione, il territorio rurale e il paesaggio agrario, organizzate in un apposito sistema informatico realizzato presso lUfficio Bonifica della Direzione Agricoltura. Attualmente la banca dati in corso di realizzazione e di elaborazione e la tabella riporta i dati aggiornati e disponibili al gennaio 2001 per i consorzi operanti in provincia di Mantova. Negli ultimi anni aumentata la superficie agricola nel mantovano irrigata per scorrimento. Per limitare il consumo irriguo sarebbe utile integrare certe colture intensive che richiedono lapporto di molta acqua (mais, barbabietola) con colture meno idroesigenti. Nellalto mantovano, ad esempio, dove la captazione delle acque avviene per sollevamento con enormi costi energetici e di conseguenza economici, negli ultimi anni si assistito ad un orientamento produttivo verso colture meno avide di acqua, in particolare i vigneti. In questa zona inoltre parte delle colture erbacee che si erano precedentemente diffuse viene oggi sostituita da formazioni forestali a seguito del regolamento CEE 2080/92 a sostegno di tali interventi. Questa tendenza oltre a restituire alla collina un paesaggio pi naturale limita anche la necessit di utilizzare acqua per lirrigazione di colture in pieno campo piuttosto esigenti (Provincia di Mantova, Settore Agricoltura, 1999). Nuovi orientamenti comunitari in materia di agricoltura A seguito delle conoscenze scientifiche e tecniche acquisite a partire da questo secolo lagricoltura tradizionale si in poco tempo trasformata in unagricoltura che potremmo definire chimica o industriale, in quanto si avvale dellutilizzo di sostanze chimiche, di macchine, di energia per ottenere il raccolto nel minor tempo e con i massimi risultati quantitativi possibili. Per raggiungere questo scopo stato necessario forzare la crescita delle piante coltivate somministrando al terreno sostanze nutritive di sintesi, eliminare dal campo erbe infestanti e prevenire possibili infestazioni e malattie con luso di pesticidi, impiegare macchine sempre pi potenti per compiere i lavori agricoli a largo raggio, utilizzare tutto il terreno a disposizione sottraendolo agli spa-

Po Oglio Mincio Oglio Mincio Mincio Po

Po Po

Fonte: Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura, Struttura Bonifiche e irrigazione

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AGRICOLTURA

zi naturali che integravano le campagne. La grande produzione che si ottenuta ha avuto il merito di liberare luomo dal problema della fame e dellapprovvigionamento di cibo, giungendo addirittura al problema opposto di un eccesso di produzione. Questo modo di produrre tuttavia si rivelato a lungo termine dannoso per lambiente e la salute umana, e soprattutto poco rispettoso della risorsa primaria dellagricoltura: il suolo. I problemi riscontrati sono infine riconducibili a tre. Utilizzo di pesticidi di sintesi Le sostanze chimiche utilizzate nella concimazione e soprattutto nella lotta ai parassiti e alle infestanti si diffondono nellambiente spesso senza essere degradate e mantenendo la propria tossicit. Si trattato spesso di sostanze poco selettive con gravi effetti su un ampio spettro di organismi tra cui luomo stesso. I pesticidi possono diffondersi nellaria, nelle acque superficiali e sotterranee per dilavamento dei suoli e delle piante, da un organismo vivente allaltro lungo le catene alimentari. Residui di queste sostanze possono rimanere nei prodotti destinati allalimentazione. In molti casi inoltre gli stessi parassiti contro cui era destinato un pesticida sono diventati per selezione naturale resistenti ad esso o comunque alle piccole dosi, con la conseguente necessit di somministrare alle colture dosi sempre maggiori o di introdurre nuovi principi attivi di sintesi. Sfruttamento del suolo e perdita della fertilit naturale Un secondo grave errore dellagricoltura industriale di considerare spesso il suolo come un supporto inerte su cui far crescere le colture in grande quantit e di non salvaguardare i meccanismi che ne regolano la fertilit naturale. La chimica interviene sulla fertilit del suolo dallesterno con la somministrazione di concimi chimici che tuttavia nutrono le piante ma non il terreno. Il suolo invece deve naturalemente la sua fertilit agli organismi viventi che lo popolano (muffe, funghi, insetti, batteri, lombrichi, ecc) e che si nutrono della sostanza organica morta riducendola ciclicamente in nuovi nutrienti per le piante. Le colture sottraggono molti nutrienti al suolo che vengono asportati con il raccolto. La

reintregrazione con concimi chimici fornisce cibo pronto per le piante ma non per gli organismi del suolo, la cui presenza rischia di ridursi rendendo il terreno morto, incapace cio di mantenere naturalmente la sua fertilit. La conseguenza che dopo anni di elevate produzioni ci si ritrovi con un suolo quasi sterile. Semplificazione del paesaggio e degli agroecosistemi Il terzo problema legato a questo tipo di agricoltura, e molto percepibile proprio nella Pianura Padana, lestrema semplificazione del paesaggio e degli ecosistemi provocata dallesclusione degli ambienti naturali dalle campagne per far posto ai macchinari e alle colture. La monocoltura intensiva tende a creare un paesaggio monotono costituito da campi coltivati omogenei e ininterrotti e un ecosistema che ospita le sole specie coltivate e al massimo i loro parassiti che luomo cerca di tenere lontani con pesticidi (che peraltro sterminano anche altri animali selvatici) e qualche specie particolarmente resistente e poco esigente (ne sono un esempio i numerosi corvidi che popolano oggi le campagne padane). Si tratta di una situazione in cui gli equilibri naturali sono compromessi, la biodiversit fortemente ridotta e lecosistema per funzionare necessita di continue introduzioni di energia dallesterno (macchine, combustibili, concimi) da parte delluomo. A queste considerazioni ecologiche si aggiunge anche una non trascurabile perdita di variet e bellezza del paesaggio. LUnione Europea ha emanato negli ultimi anni importanti strumenti per incentivare lintroduzione di pratiche agricole e metodi di coltivazione/allevamento pi rispettose dellambiente e della salubrit dei prodotti e consentire contemporaneamente la sostenibilit economica di questo cambiamento. Lo scopo quello di promuovere unagricoltura comunque produttiva e in futuro autosufficiente, che miri per alla qualit delle produzioni e alla salvaguardia dellambiente e del territorio. Dal regolamento CEE 2092/91 riguardante lagricoltura biologica (attuato in Italia con il decreto legislativo 220/96) si passati alla riforma della PAC e ai due regolamenti CEE 2078/92 e 2080/92 rispettivamente sullincentivazione di misure agroambientali e forestali (attuati con regolamenti regionali), fino allattuale Agenda 2000 che raccoglie gli indirizzi programmatici sviluppati dalle Re-

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RAPPORTO SULLO STATO DELLAMBIENTE NEL TERRITORIO MANTOVANO

gioni nei Piani di Sviluppo Rurale Regionale. Con questultimo intervento si sancisce ulteriormente il ruolo fondamentale dellagricoltura nella tutela e nella gestione del territorio, non solo nei suoi valori ambientali ma anche in quelli tradizionali e identificanti del territorio stesso. In particolare per le zone rurali lattivit agricola viene vista come la base fondamentale per uno sviluppo socio-economico sostenibile nei confronti dellambiente, integrandola anche con altre attivit produttive quali il settore terziario e il turismo. Lagricoltura biologica Per ovviare agli effetti dannosi dellagricoltura chimica sullambiente e sulla qualit nutrizionale dei prodotti si sviluppata recentemente la ricerca di metodi e tecniche di coltivazione che possano consentire lottenimento del raccolto impiegando meno artifici chimici, meno lavorazioni del terreno, non forzando la natura ma sfruttando i suoi stessi meccanismi e soprattutto preservando la fertilit del suolo e la salubrit dei raccolti. Questi metodi, insieme al recupero di pratiche tradizionali riviste con le conoscenze di chimica, biologia, ecologia del presente, sono riuniti nellAgricoltura Biologica. La produzione biologica stata definita in termini di legge dal Regolamento CEE 2092/91 e dal Decreto Ministeriale 220/95. Tutte le coltivazioni biologiche sono regolamentate da specifici disciplinari di produzione. La garanzia che questi disciplinari siano rispettati data dalla certificazione del prodotto rilasciata da uno degli otto organismi di controllo riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole e Agroalimentari Nazionali. Tale garanzia viene riportata sulla confezione attraverso il marchio dello stesso organismo di controllo. Lagricoltura biologica si basa su alcune regole fondamentali 1. Coltivazioni esenti da prodotti chimici di sintesi e prive di OGM (organismi geneticamente modificati) 2. Uso di difese proprie delle colture e del suolo per la prevenzione da parassiti, malattie, erbe infestanti; uso delle consociazioni vegetali. Uso di rimedi di origine vegetale o minerale e della lotta biologica.

3. Mantenimento dellequilibrio del terreno. Fertilizzazione del terreno (e non delle piante) soltanto con materie organiche e minerali naturali. Uso di tecniche e lavorazioni dolci: il terreno un organismo vivente. La scelta accurata dei tempi di lavorazione del terreno 4. Esclusione della monocoltura e trasformazione dellazienda agricola in un ecosistema differenziato, ecologicamente completo e perci complesso (vegetazione coltivata e naturale, insetti, fauna, siepi, fossi). In provincia di Mantova sono presenti 115 aziende biologiche, suddivise tra produttori gi certificati per tutta o parte della produzione, produttori di aziende in conversione e preparatori (panifici, macellerie, cantine). Lelenco come previsto dal Decreto 220/95 pubblico ed stato aggiornato con il BURL del 30 giugno 2000. Il regolamento CEE 2078/92 Nel maggio del 1992 la Comunit Europea ha approvato il Piano di riforma della PAC (Politica Agricola Comunitaria). Fino ad allora lagricoltura era intesa in una logica di massima produttivit, favorita dallutilizzo intensivo del suolo, dalla meccanizzazione, dallutilizzo della chimica. Con la riforma al contrario si promuove la diffusione di unagricoltura meno intensiva, attenta agli impatti sullambiente e alla salubrit dei prodotti e volta al mantenimento delle risorse naturali. Lo scopo non soltanto quello di limitare linquinamento di origine agricola, ma anche di adeguare il settore alle mutate esigenze dei mercati, favorendo produzioni meno intensive. Si privilegia una produzione volta alla qualit, sia del prodotto che delle tecniche di produzione, il pi possibile rispettose dellambiente. Con la riforma lagricoltore assume il duplice ruolo di produttore di derrate alimentari e di gestore dellambiente rurale. Gli obiettivi specifici della Riforma vennero individuati nellintroduzione di tecniche agrarie rispettose dellambiente e nel ripristino di spazi naturali allinterno delle campagne. A tal fine ad accompagnamento della riforma furono previste misure integrative agroambientali e forestali concretizzate rispettivamente nei regolamenti CEE 2078/92 e 2080/92.

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AGRICOLTURA

Il regolamento CEE 2078/92, Metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dellambiente e con la cura dello spazio naturale, introduce e incentiva le cosiddette misure agroambientali. Lagricoltura viene intesa come gestione integrata dellagroecosistema e del territorio. Per gestione integrata si intende il risultato dellinterazione tra gestione agronomica e gestione ambientale: la gestione agronomica finalizzata alla produzione viene integrata da metodologie e azioni mirate alla tutela dellambiente e del territorio. Per incentivare la diffusione di queste metodologie e azioni, il regolamento prevede che venga istituito un regime di contributi destinati - a compensare leventuale minore produttivit e laumento dei costi di produzione, - a retribuire gli agricoltori per il servizio offerto nella gestione, nel miglioramento e nella protezione dellambiente e del paesaggio Il regolamento 2078 prevede una serie di misure agroambientali. Per lattuazione delle misure nella sua azienda lagricoltore pu richiedere i contributi della Comunit Europea. Questo regime di aiuti si reso necessario per sostenere gli agricoltori nel

passaggio dalla vecchia alla nuova politica agricola comune. Sono state individuate zone con diverse esigenze e necessit prioritarie di intervento, prevedendo ad esempio lintroduzione delle misure per il recupero dei terreni agricoli abbandonati e per la forestazione preferibilmente in zone di collina e montagna a rischio di erosione e di dissesto, favorendo invece le tecniche di produzione integrata nelle aree intensamente coltivate. Di seguito sono elencate le misure come sono state applicate nella Regione Lombardia Misura A1 Sensibile riduzione dellimpiego di concimi e/o di fitofarmaci La misura comprende tutte le azioni volte alla riduzione dellutilizzo di sostanze chimiche in agricoltura. In particolare per i fitofarmaci si fa riferimento ai principi della lotta integrata ai parassiti e alle patologie vegetali. La lotta integrata, che parte della pi generale produzione integrata, prevede lutilizzo di metodi e tecniche sostenibili e di prodotti a minor tossicit e pericolosit ambientale in sostituzione di parte delle tecniche tradizionali di difesa delle colture. Soprattutto si basa sulla lot-

TABELLA 7.9 Utilizzo di prodotti fitosanitari per Provincia. Anno 1997. Valori in chilogrammi. Erbicidi Italia 1997 Lombardia 1997 Province Varese Como Lecco Sondrio Milano Bergamo Brescia Pavia Lodi Cremona Mantova 10.536.137 2.238.369 45.631 6.259 6.245 425.927 88.690 220.461 971.959 30 214.324 258.843 Fungicidi 52.637.528 2.337.639 81.895 30.275 17.518 164.941 285.408 290.236 364.203 750.799 68.213 62.406 221.745 Insetticidi e Acaricidi 11.933.655 309.722 10.662 1.605 92 49.918 40.892 10.200 20.814 55.987 91 24.960 94.501 Molluschicidi 50.325 2.203 296 73 19 30 540 640 316 87 24 88 90 Fumiganti e non 8.578.590 77.571 5.648 2.079 10.525 2.589 4.304 43.156 147 2.485 6.638 Fitoregolatori Altri 613.508 4.419 342 1 1.312 918 47 56 526 351 866 448.300 46.058 1.227 176 2 1.914 10.051 1.852 4.640 16.478 46 4.740 4.932 84.798.043 5.015.981 145.701 40.468 17.631 224.360 774.261 394.254 614.794 1.838.992 68.551 309.354 587.615 TOTALI 1997

Fonte: ISTAT, rilevazione sui prodotti fitoiatrici distribuiti per uso agricolo

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ta guidata, cio sullintervento fitosanitario solo quando questo sia effettivamente necessario. Nel documento della Regione Lombardia criteri per la definizione delle norme tecniche di difesa delle colture e controllo delle infestanti nellambito dellapplicazione della misura a1 del reg. cee 2078/92 si legge: La difesa fitosanitaria deve essere attuata impiegando, nella minore quantit possibile (quindi solo se necessario e alle dosi minori), i prodotti a minor impatto verso luomo e lambiente scelti fra quelli aventi caratteristiche di efficacia sufficienti ad ottenere la difesa delle produzioni a livelli economicamente accettabili e tenendo conto della loro persistenza. Innanzitutto la salute delle colture deve essere tutelata con pratiche agronomiche adeguate che mantengano in buono stato le piante e potenzino il pi possibile le loro naturali capacit di difesa e contrastino gli agenti patogeni (irrigazioni localizzate, lavorazioni del terreno, concimazioni equilibrate, rotazioni, evitare le monocolture e privilegiare variet resistenti e adatte al clima locale). Nellapplicazione di prodotti fitosanitari secondo i principi della lotta integrata necessario individuare il momento ottimale di intervento in relazione a: - andamento delle infestazioni - stadio di sviluppo della specie dannosa e suo grado di pericolosit - presenza contemporanea di pi specie dannose - caratteristiche dei principi attivi, loro efficacia e meccanismo dazione in relazione ai diversi stadi di sviluppo dei fitofagi - andamento meteorologico e previsioni del tempo. inoltre necessario scegliere il prodotto, le dosi e i metodi di distribuzione considerando - la tossicit per la salute umana, - la residualit sui prodotti alimentari, - la dannosit sugli agroecosistemi, - il comportamento del prodotto nellambiente (in particolare la permanenza e la possibilit di contaminare aria, acqua, suolo). Esistono apposite norme tecniche che regolano lapplicazione della misura e metodologie e interventi previsti per le diverse colture interessate da produzione integrata e dalla misura A1 del regolamento.

Misura A2 Agricoltura biologica Comprende lintroduzione ex-novo di metodi dellagricoltura biologica (reg CEE 2092/91) e il mantenimento dei metodi di agricoltura biologica gi introdotti in azienda. Limporto dei premi destinati alle aziende che praticano questo tipo di agricoltura deve essere fissato nella misura massima consentita dal reg. 2078/92. Misura B Conversione dei seminativi in prati permanenti o mantenimento di quelli esistenti Conversione dei seminativi, mantenimento di marcite e prati permanenti in pianura, di prati, pascoli e prato-pascoli in collina e montagna Misura C Riduzione del numero dei bovini per unit di superficie foraggera Misura D1 Cura dello spazio naturale e del paesaggio Costituzione e mantenimento di siepi e filari, sistemazioni idraulico-agrarie, mantenimento di fasce e macchie alberate Misura D2 Allevamento di specie animali locali a rischio di estinzione La conservazione delle razze locali di animali domestici, come pure quella di specie vegetali previste dalla misura D3, non attuata nel mantovano, ha motivi di conservazione della diversit biologica e genetica, oltre che motivi culturali legati alla salvaguardia delle peculiarit caratteristica di un territorio. Misura E Cura dei terreni agricoli o forestali abbandonati Comprende pulizia e decespugliamento dei boschi, sfalcio dei prati in montagna e collina, manutenzione dei muretti a secco, delle canalette di sgrondo e dei sentieri interpoderali in montagna e collina, manutenzione dei terreni agrari abbandonati in pianura. Scopo della misura intervenire soprattutto nelle zone caratterizzate dalla tendenza allo spopolamento, dal rischio di incendi, di erosione, di dissesto idrogeologico. Misura F Ritiro ventennale dei seminativi dalla produzione La misura punta alla creazione di riserve naturali e biotopi, alla salvaguardia di sistemi idrologici, al ripristino di aree umide in terreni sottratti alla produzione. Misura G Gestione dei terreni per laccesso al pubblico e per le attivit ricreative

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AGRICOLTURA

Laccesso del pubblico alle aziende e ai terreni consente a tutte le persone di entrare in contatto con il mondo rurale e il lavoro agricolo, conferendo allattivit agricola anche un importantissimo ruolo culturale ed educativo oltre che ricreativo. Appare opportuno collegare questa misura alla misura F, affinch gli spazi ritirati alla produzione possano avere un ruolo oltre che ecologico culturale, e alla misura D2 per il particolare valore tradizionale e territoriale delle razze animali locali. Sono state inoltre previste alcune misure combinate: Misura combinata A1 + D1 Riduzione delluso di sostanze chimiche su colture erbacee + mantenimento o costituzione di spazi naturali (siepi e filari) o realizzazione di sistemazioni idraulico agrarie Misura combinata A2 + D1 Introduzione e mantenimento di metodi biologici su colture erbacee + mantenimento o costituzione di spazi naturali o realizzazione di sistemazioni idraulico agrarie Misura combinata B + D1 Riconversione seminativi e mantenimento prati permanenti, prato-pascoli, pascoli e marcitoi + mantenimento o costituzione di spazi naturali o realizzazione di sistemazioni idraulico agrari Misura combinata C + D1 Riduzione della densit di bovini rispetto alla superficie foraggera + mantenimento o costituzione di spazi naturali o realizzazione di sistemazioni idraulico agrarie Durante il periodo di validit del regolamento 2078 la regione Lombardia ha approvato le disposizioni applicative del Programma Agroambientale Regionale per le varie annate. Gli agricoltori hanno presentato le domande per lottenimento dei contributi alle Province che si occupava dellistruttoria per lapprovazione. La misura pi largamente applicata in provincia di Mantova quella relativa alla cura degli spazi naturali e del paesaggio (D1) sia da sola (28.000 ha circa, pi della met della superficie interessata dal regolamento nel territorio provinciale) che combinata con le misure A1, B e C. La misura A1, relativa alla riduzione dei fitofarmaci e dei concimi chimici impiegati ha interessato

TABELLA 7.10 Applicazione del regolamento 2078/92 nella Provincia di Mantova. Superficie liquidata per misura. Misura Superficie liquidata % superficie per misura sul ha totale della superf. liquidata 13.716,35 4.907,72 417,62 207,88 5.214,38 1.218,94 12,09 28.063,25 0,00 459,29 16,87 52,23 54.308,61 25,26% 9,04% 0,77% 0,38% 9,60% 2,24% 0,02% 51,67% 0,00% 0,85% 0,03% 0,10% 100,00% % superficie sulla SAU provinciale (175.000 ha) 7,84% 2,80% 0,24% 0,12% 2,98% 0,70% 0,01% 16,04% 0,00% 0,26% 0,01% 0,03% 31,03%

A1 A1 + D1 A2 A2 + D1 B B + D1 C + D1 D1 D2 E F G TOTALE

A1 A1+D1

A2+D1 A2+D1 1%

B B+D1

D1 E

52%

25%

9% 0% 10% 2% 1%

Figura 7.28 Provincia di Mantova. Applicazione delle misure agroambientali del regolamento 2078/92. Percentuali di superficie interessate da ciascuna misura sul totale della superficie interessata dal regolamento.

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Carta 7.4 Provincia di Mantova. Regolamento CEE /2078/92. Comuni suddivisi secondo la percentuale di superficie liquidata sulla SAU totale.

circa 14.000 ettari, la conversione dei seminativi in prati permanenti 5.214 ha, la cura dei terreni forestali e agricoli abbandonati 459 ha, le azioni legate allagricoltura biologica 418 ha. La carta 7.4 riporta i comuni della provincia suddivisi a seconda della percentuale della SAU interessata da misure del regolamento 2078. I comuni maggiormente interessati dallapplicazione delle misure del 2078/92 sono Solferino (1.397 ettari), nellAlto Mantovano, Gonzaga (4.980 ettari), nel Basso Mantovano, e Ceresara (3.777 ettari), Goito (7.882 ettari), Piubega (1.640 ettari), Rodigo (4.163 ettari), Marmirolo (4.125, il 71% della SAU comunale), Porto Mantovano (3.744 ettari). La zona in cui risultata maggiore la percentuale della superficie interessata dalle misure del 2078 lalto mantovano (36% del totale della superficie liquidata); segue il medio mantovano (34%) e infine il basso mantovano (27%).

Il regolamento CEE 2080/92 Il regolamento 2080/92 prevedeva contributi per gli agricoltori che si impegnavano in opere di costituzione, miglioramento e manutenzione di aree forestali. In specifico gli aiuti erano previsti per interventi di - piantumazione di essenze legnose di pregio e per la difesa idrogeologica - realizzazione di tartufaie - impianti con specie arboree a ciclo breve (pioppeti) - miglioramento delle superfici boschive - fasce tagliafuoco Nella provincia di Mantova la misura pi applicata stata quella riferita allimpianto di pioppeti, che ha interessato una superficie di 1.179 ha di cui la maggior parte (82%) nella bassa pianura (tabella 7.11). 657 ha sono stati invece interessati dallimpianto di latifoglie pregiate, abbastanza ben distribuiti ma con un estensione maggiore nelle zone di bassa pianura ( tabella 7.12). da notare tuttavia che se rapportata alla SAU delle diverse zone lincidenza degli interventi maggiore nella zona collinare, maggiormente vocata alla presenza di formazioni boschive e meno sfruttata per lagricoltura intensiva. Anche le misure di sistemazione e cura delle formazioni boschive gi esistenti hanno interessato solo la zona collinare (tabella 7.13).

TABELLA 7.11 Provincia di Mantova Regolamento 2080/92 Superfici interessate dallimpianto di pioppeti. Anni 1994-1999. SAU ha Alto Mantovano Medio Mantovano Basso Mantovano Totale provincia 31.456 74.709 64.887 171.052 Superficie liquidata ha 51,52 147,66 948,79 1.147,97 % sul totale della superficie interessata 4,49% 12,86% 82,65% % sulla SAU

0,16% 0,20% 1,46% 0,67%

Fonte: Provincia di Mantova, Area Sviluppo socioeconomico Servizio Agricoltura

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AGRICOLTURA

TABELLA 7.12 Provincia di Mantova Regolamento 2080/92 Superfici interessate dallimpianto di latifolgie di pregio. Anni 1994-1999. SAU ha Alto Mantovano Medio Mantovano Basso Mantovano Totale provincia 31.456 74.709 64.887 171.052 Superficie liquidata ha 192,16 173,38 270,39 635,93 % sul totale della superficie interessata 30,22% 27,26% 42,52% % sulla SAU

la salubrit dei prodotti stessi e cercando di preservare nel contempo terreno e ambiente. Questo avviene solo se si producono alimenti rispettando le leggi ecologiche del terreno stesso. La difesa delle specie coltivate deve essere fatta attraverso: 1. Il mantenimento dellequilibrio fisico, chimico e biologico del suolo: la terra sana produce piante sane e resistenti, la terra malata produce piante malate o deboli. 2. La scelta di piante adatte al clima e al suolo locale: di ogni specie andranno scelte le variet locali, anche se dovessero rendere meno di quelle superselezionate. 3. Le consociazioni vegetali: esistono delle interazioni positive tra colture che se piantate vicine si forniscono un reciproco vantaggio, spesso in termini di una miglior difesa dai parassiti e dalle malattie. 4. Leliminazione di tutte le condizioni che favoriscono il parassitismo: il cattivo drenaggio dellacqua, la ripetizione della stessa coltura sullo stesso terreno (ipersfruttamento), luso di letami non compostati (ben maturi e non nocivi). 5. Lesclusivo uso di preparati antiparassitari vegetali e minerali di provenienza naturale e della lotta biologica che sfrutta organismi naturalmente antagonisti dei parassiti (insetti utili), trappole a feromoni, ecc. La preservazione della fertilit del terreno deve avvenire attraverso: 1. La rotazione delle colture: studi accurati hanno mostrato quale coltura deve precedere una data e quale seguirla, per reintegrare il terreno di quegli elementi sottratti da una specie vegetale. 2. Concimazione con concimi organici 3. Concimazione verde o sovescio: seminare alcune specie (soprattutto leguminose) interrandole una volta giunte a maturazione. 4. Uso di tecniche e lavorazioni dolci. Scelta accurata dei tempi di lavorazione del terreno. La copertura del suolo: con uno strato di vegetali o paglia, per impedire la crescita di malerbe e permettere la conservazione dellumidit e la respirazione del terreno. Elaborazione da: AIAB Associazione Italiana Agricoltura Biologica

0,61% 0,23% 0,42% 0,37%

Fonte: Provincia di Mantova, Area Sviluppo socioeconomico Servizio Agricoltura TABELLA 7.13 Provincia di Mantova Regolamento 2080/92 Superfici da misure di sistemazione delle superfici boschive. Anni 1994-1999. Comune (Tutti i comuni interessati sono dell'alto mantovano) Castiglione delle Stiviere Cavriana Monzambano Volta mantovana Totale provincia di Mantova Superficie liquidata ha 2,36 1,02 1,34 1,4 6,12

Fonte: Provincia di Mantova, Area Sviluppo socioeconomico Servizio Agricoltura

Lapplicazione del regolamento 2080/92 ha favorito laumento negli ultimi anni della superficie forestale in provincia di Mantova, aumentata di 3.000 ettari dal 1995 al 1999. LAgricoltura biologica LAgricoltura biologica si cura innanzi tutto del terreno, considerandolo un organismo vivente e non un substrato inerte, e non consente lutilizzo di prodotti di sintesi. Lo scopo poter produrre alimenti per luomo in modo continuo, non tanto mirando alla quantit quanto piuttosto alla qualit nutrizionale, al-

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