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La Jugoslavia durante la guerra di Corea

Il 25 Giugno 1950 nella penisola Coreana irruppe una sanguinosissima guerra che sarebbe passata alla storia per aver determinato una delle fasi pi acute del conflitto dei blocchi contrapposti, quello orientale e quello atlantico. Da un lato la Repubblica Popolare Cinese e Unione Sovietica come rappresentanti della prima compagine, e, dallaltro, le forze dellONU guidate dagli Stati Uniti dAmerica. In questo scenario emergeva la Jugoslavia. Espulsa dal Cominform nel 1948, i titoisti contrapponevano il socialismo centralizzato sovietico alla propria via al socialismo; il burocratico PCUS alla Lega dei comunisti jugoslavi. Dunque essoterico il perch, anche alla vigilia dello scoppio della guerra in Corea, Tito assunse una posizione eterodossa rispetto alla linea seguita degli altri paesi socialisti. La Jugoslavia, infatti, segu, nei primi mesi del conflitto, la via dellastensionismo ad eccezione - come vedremo successivamente - di alcune importanti occasioni. E proprio nelle astensioni si celava il bandolo della matassa: cosa cera dietro di esse? Quale parte traeva, eventualmente, vantaggio da questa politica dei titini? Quando irruppe il conflitto armato, il 25 giugno, venne convocata una sessione di emergenza del Consiglio di sicurezza. La risoluzione dichiarava la Corea del Nord colpevole dellaggressione e intimava le truppe del generale Kim Il Sung alla ritirata. LUnione Sovietica non era presente volutamente al Consiglio. Dal gennaio 1950 infatti, Yakov Malik boicottava le sedute del Consiglio dopo che gli altri membri si rifiutarono di invitare un rappresentante della Repubblica Popolare Cinese al tavolo dellONU, lasciando il posto ai nazionalisti cinesi, fantocci agli ordini dell'imperialismo. Alla fine, la risoluzione venne approvata con 9 voti a favore e 1 astensione: la Jugoslavia. Questa posizione aveva un significato ben preciso: il Partito comunista titino non ammetteva n la colpevolezza, n lincolpevolezza della Corea del Nord. Tutto questo almeno di fronte allopinione pubblica. Ma dunque, quale sarebbe stata la prossima mossa di Tito? Secondo gli jugoslavi erano state le rappresaglie della Corea del Sud a provocare lo scontro armato, o il contrario, come sostenevano gli imperialisti? I volumi del FRUS (Foreign Relations of the United States) riguardo la guerra coreana raccolgono i telegrammi dei principali attori politici che si fronteggiarono nella penisola di Koryo. Le conversazioni, lungi ovviamente dal rivelare particolari sensazionali, ci agevolano nella nostra ricerca dal punto di vista cronologico, e ci consentono di approfondire le reali motivazioni dietro la politica intrapresa da Tito. Il primo telegramma risale al 26 giugno 1950, il giorno successivo alla riunione demergenza del Consiglio di Sicurezza. Fu inviato da Dean Acheson allambasciata statunitense a Belgrado. (Le note numerate tra parentesi quadre sono mie. Le altre note, sempre tra parentesi quadre, ma non numerate, sono originali del FRUS. Lo stesso vale per i successivi telegrammi.) Lambasciatore jugoslavo [Vladimir Popovic] ha chiamato oggi per discutere riguardo la situazione coreana. Ne abbiamo approfittato per esprimere la nostra sorpresa di fronte allastensione della Jugoslavia nella maggior parte delle risoluzioni adottate ieri dal consiglio di sicurezza dellONU. Lambasciatore, mostrandosi chiaramente sulla difensiva, ha cercato di spiegarmi che lazione deriva dal fatto che (1) la Jugoslavia ha riconosciuto il governo nord coreano un anno fa; (2) che la jugoslavia non ha riconosciuto il comando coreano delle Nazioni Unite; (3) che i fatti riportati ieri non hanno permesso di chiarire esattamente quale parte fosse responsabile dellattacco; e infine (4) deriva dal fatto che gli jugoslavi credevano che la loro risoluzione[1], che richiamava entrambe le parti alla cessazione delle ostilit e al ritiro dietro la frontiera, fosse adeguata fino al momento di un ulteriore chiarimento della situazione.

Abbiamo risposto che non cera alcun dubbio sul fatto che i nord coreani avessero invaso la Corea del Sud, senza alcuna provocazione da parte della Repubblica di Corea, la quale stata completamente colta di sorpresa. Abbiamo aggiunto che era chiaro che la Corea non avrebbe mai compiuto unazione simile senza lispirazione dei sovietici. Abbiamo sottolineato la vitale importanza della prontezza e dellefficacia delle azioni del Consiglio di Sicurezza in caso di aggressioni armate contro paesi indipendenti a abbiamo espresso il parere che deve essere certamente negli interessi diretti della Jugoslavia il fatto che ci siano tutte le basi che permettano al Consiglio di Sicurezza di agire in questa maniera. In virt del fatto che al Consiglio di Sicurezza verr presumibilmente richiesto di prendere ulteriori decisioni sulla questione coreana e [verr richiesto] preferibilmente che questi provvedimenti abbiano un supporto unanime, sei pregato di ribadire le questioni agli alti funzionari jugoslavi.[2]

A questo punto, la posizione della Jugoslavia, o per meglio dire, l'utilit di questa posizione, non appariva chiara, nemmeno al segretario Acheson. Tuttavia, qualche lettore potrebbe meravigliarsi dello stupore mostrato dal Segretario di Stato statunitense nel vedere una nazione socialista, come si dichiarava la Jugoslavia, non allinearsi alle decisioni prese dalle democrazie occidentali. La Jugoslavia al tempo aveva assunto gi un atteggiamento completamente divergente dalle politiche di Mosca e si era quindi completamente estraniata dal blocco socialista. Gi denunciati dal Cominform nel 48 per lallontanamento dal marxismo-leninismo, i titini vennero condannati categoricamente nellanno successivo dal blocco socialista come quinte colonne dellimperialismo atlantico. Combattere la cricca di Tito, cricca di spie e di assassini venduti, il dovere internazionale di tutti i partiti comunisti e operai[3], diceva Gheorghe Gheorghiu-Dej nel 1949. Il Partito comunista jugoslavo denunciava, assimilandosi di fatto alla critica trotskista, la burocratizzazione e la degenerazione del socialismo sovietico, mentre nello stesso istante nelle campagne jugoslave il piano di collettivizzazione si avviava al totale fallimento, con i kulaki liberi di esercitare la propria egemonia nel settore rurale delleconomia. Il tutto senza che i dirigenti jugoslavi prendessero delle decisioni categoriche per eliminare il grave fenomeno. C da considerare, inoltre, che la proposta di risoluzione jugoslava citata da Tito nel telegramma precedente invitava esclusivamente Pyongyang a dichiarare le sue motivazioni dello scoppio del conflitto. Lo stesso 25 Giugno, infatti, senza nessuna obiezione - e quindi, con il consenso jugoslavo - il Consiglio di Sicurezza permise ad un rappresentante della Corea del Sud di prendere parte al tavolo del Consiglio. Il 27 giugno rappresent unaltra tappa importante nellambito del conflitto coreano. Venne approvata in quel giorno una nuova risoluzione che invitava le nazioni che si opponevano alla fantomatica aggressione del nord a fornire alla parte lesa, la Repubblica di Corea, lassistenza necessaria a respingere linvasione armata e a riportare la pace internazionale e la sicurezza nellarea."[4]. Inizi cos, in modo legale, la seconda aggressione dei predoni statunitensi in Corea, questa volta supportati dagli altri paesi occidentali, i quali ritrovarono nella menzogna dell'aggressione il via libera all'assalto della penisola asiatica. In Consiglio, lo scenario precedente si ripropose in modo similare: di nuovo la Jugoslavia disattese le aspettative degli USA, votando contro la risoluzione[5]. Anche questa volta, per, si tratt di un voto ininfluente e la proposta venne approvata senza intoppi. Il 28 giugno George Allen[6] ricevette Tito per ottenere ulteriori informazioni circa la posizione assunta dal suo rappresentate il giorno della votazione. Di tale incontro fece rapporto con un telegramma al Segretario di Stato.

Durante una conversazione con Tito oggi, sul tardi [tarda mattinata?], egli ha dato unampia spiegazione del punto di vista jugoslavo sul problema della Corea in Consiglio di Sicurezza. Ha detto che i suoi obiettivi principali erano quello di mostrare chiaramente la condanna jugoslava dellaggressione e il supporto della Jugoslavia allONU, ma allo stesso tempo quello di convincere lopinione pubblica mondiale che la Jugoslavia fosse indipendente da qualsiasi blocco. Successivamente, in unaltra considerazione, ha detto che deve costantemente tenere in mente che se il Cominform attaccasse improvvisamente la Jugoslavia, Mosca farebbe di tutto per dipingere la Jugoslavia come uno strumento dellaggressione occidentale diretta contro il Cominform e cercherebbe di giustificare lattacco come una necessaria misura difensiva. Ha dichiarato che deve far capire perfettamente all'opinione progressista che queste asserzioni non hanno alcun fondamento. Tito ha ammesso, dopo qualche esitazione, che egli dovrebbe tener conto anche di eventuali quinte colonne del Cominform in Jugoslavia, cos come negli altri paesi. Io ho risposto che, nonostante apprezzassi la sua spiegazione alcune volte sorgono delle situazioni in cui una nazione, allunisono, deve essere desiderosa di levarsi e di essere annoverata dalla parte di quelle forze che si oppongono allaggressione, senza alcun equivoco o rimandi. Ho detto di credere che questoccasione si sia presentata nel caso della Corea. Tito mi ha risposto dicendo di essere al corrente che la posizione presa dal rappresentante della Jugoslavia in Consiglio di Sicurezza non avrebbe alterato la decisione di quellorgano e ha aggiunto che Bebler ha presentato la risoluzione senza istruzioni. Non mi ha fatto intendere di voler prendere le distanze da Bebler e nemmeno che gli avrebbe inviato nuove istruzioni ma ha implicato che il governo Jugoslavo avrebbe rispettato qualsiasi decisione presa dal Consiglio di Sicurezza in accordo con la Carta. Tito ha detto di non aspettarsi che la situazione coreana o il movimento di truppe nei Balcani avrebbero interrotto i suoi piani di lasciare Belgrado alla fine della settimana e ha concluso dicendo che avrebbe aspettato di vedermi a Bled il 4 luglio.[7]

Da questo colloquio la situazione incominci a farsi decisamente pi chiara. Tito paventava che i dissidi ideologici con lURSS avrebbero portato i sovietici addirittura ad attaccare la Jugoslavia. Gli jugoslavi inoltre si trovavano nelle condizioni, secondo il Maresciallo, di dover fronteggiare delle spie inviate dal Cominform per destabilizzare dallinterno lo Stato balcanico. Un supporto diplomatico sarebbe stato "rischioso", per i titoisti. Ma secondo quanto riportava Allen non cera niente da temere per gli Stati Uniti: la Jugoslavia appoggiava privatamente, ma pienamente, le operazioni imperialiste capeggiate dagli Stati Uniti contro i comunisti della Corea del Nord. I titini volevano semplicemente mantenere la nomea di Stato completamente indipendente da qualsiasi sfera dinfluenza, sia da quella socialista di tipo sovietico - come erano soliti dire nella Lega dei comunisti - sia da quella del mondo occidentale. In realt a questultimi paesi, a quanto si legge, si aggregavano segretamente i dirigenti jugoslavi dai quali, diplomaticamente, se ne distaccavano. Un telegramma interno inviato da Acheson, il 29 giugno 1950, sottolinea la posizione, ormai chiarissima, degli jugoslavi, di fronte alla crisi coreana ed in particolare nei confronti della risoluzione del 27 giugno. Le reazioni al discorso del presidente [del 27 giugno] continuano ad essere per la maggior parte favorevoli: [...] Il delegato jugoslavo ha informato il delegato statunitense che la Jugoslavia privatamente supportava e comprendeva lazione degli Stati Uniti in Corea ma non avrebbe potuto supportare pubblicamente la risoluzione in Consiglio di Sicurezza a causa della sua guerra ideologica con lURSS.[8]

Un nuovo scambio di telegrammi avvenne il primo luglio 1950. Il messaggio inviato da Belgrado riportava la firma di Allen che riportava il suo colloquio con Edvard Kardelj al Segretario di Stato: Kardelj ha iniziato la conversazione esprimendo la speranza che gli Stati Uniti avrebbero compreso la posizione sulla Corea assunta dalla Jugoslavia in Consiglio di Sicurezza. Ha continuato dicendo di voler far sapere agli Stati Uniti che gli jugoslavi hanno compreso perfettamente e approvano lazione degli USA. Ha aggiunto con convinzione che lintervento degli Stati Uniti ripristinerebbe rapidamente la situazione in Corea e ha affermato che il risultato avrebbe determinato la pi grande e possibile spinta verso la pace. Kardelj andato avanti dicendo che noi dovremmo capire che una perdita di prestigio di tale importanza, spinger i Russi a rifarsi altrove. Egli non crede che i Russi siano pronti ad accettare una sfida in Corea. Reams ha espresso apprezzamento per le parole di comprensione e supporto di Kardelj. [9]

Riguardo alle parole di Reams, in una nota del FRUS si legge: Il telegramma 2, 3 luglio, a Belgrado, non stampato, ha espresso gratificazione verso le indicazioni Jugoslave di comprensione e approvazione dellazione degli Stati Uniti in Corea e conclude: Noi crediamo di dover essere soddisfatti in questo momento della benevolente neutralit della parte Jugoslava e non dovremmo pressare il Governo Jugoslavo per ottenere una aperta manifestazione di supporto.

Queste dichiarazioni, che ricalcano la falsa riga delle precedenti osservazioni Tito, sembrano confermare la convergenza di interessi tra Washington e Belgrado riguardo la questione coreana. Kardelj, con tutta probabilit, accenna alla possibilit che i Sovietici possano puntare alla Jugoslavia come obiettivo delle proprie mire espansionistiche, in virt della perdita di prestigio in Asia. Non era la prima volta che i dirigenti jugoslavi si lasciavano andare a simili e non tanto implicite richieste di aiuto - principalmente bellico - verso loccidente. Alla fine, gli jugoslavi, riuscirono a smuovere gli Stati Uniti. Proprio nel 1950, infatti, incominciarono le trattative ufficiali per estendere gli aiuti di Washington, regolati dal Mutual Defense Assistance Act del 1949, anche alla Repubblica Federale di Tito.

Tratto dal Bollettino del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Vol. XXVII, No. 693, 6 ottobre 1952. (Ovviamente questa immagine elenca gli aiuti ufficiali da parte degli USA. I paesi del Cominform sostenevano che la Jugoslavia ricevette numerose volte aiuti clandestini.)

La guerra di Corea quindi avrebbe potuto, almeno in potenza, apportare agli imperialisti un duplice beneficio. Gli statunitensi, con il supporto di altri paesi liberi, avrebbero soddisfatto la propria sete imperialistica conquistando tutta la Corea, facendo breccia in modo considerevole nellAsia orientale, potendosi dedicare magari con tutte le proprie forze alla questione di Taiwan, per poi passare alla destabilizzazione del nuovo governo popolare in Cina. Di conseguenza, avrebbero continuato a fomentare la militarizzazione dei paesi asiatici assoggettati ai propri interessi. Dallaltro lato, sul versante europeo, i paesi occidentali approfittarono delle suppliche di Tito sulle false accuse contro l'Unione Sovietica per affondare le proprie zanne sulla Jugoslavia. I prestiti e gli aiuti furono ingenti e la Jugoslavia si ritrov completamente sommersa dai debiti e, di conseguenza, dipendente dai paesi dellovest. Nel 1950 gli USA stanziarono celermente per la Jugoslavia 76 milioni di dollari. La seconda ondata di generosi aiuti fu sancita dallincontro organizzato a Londra nel 1951 tra Inghilterra, Francia e Stati Uniti, i quali si accordarono per fornire alla Jugoslavia 120 milioni di dollari - gli States parteciparono destinando 75 milioni - tra il '51 e il '52. Ed ovviamente i dollari e le sterline che invasero Belgrado arrivarono numerose altre volte e in diverse maniere e quantit. Non si parla, per, come gi accennato in precedenza, di semplici aiuti alimentari. Il supporto principalmente angloamericano - con la stretta collaborazione di Germania Ovest, Italia, Belgio, Francia, Austria - mirava ad un completo riarmo della Jugoslavia, che si ritrovava con un comparto militare non appropriato a mettere pressione ai paesi del Cominform confinanti (Romania, Bulgaria, Ungheria, ecc.) e tecnicamente non disponeva dei mezzi adeguati per ricoprire il ruolo di base per la tecnologia in uso dalle forze americane. Inizi, proprio in quel 1950 una militarizzazione senza precedenti che aveva come obiettivo principale il rafforzamento delle truppe statunitensi-jugoslave lungo i confini dei paesi socialisti adiacenti. In questi termini ne parlava lUnit del giugno di quellanno: Notizie provenienti dallinterno della Jugoslavia danno un quadro dei progetti di armamento, straordinariamente accelerati in questi ultimi tempi, che la cricca di Belgrado sta compiendo in tutto il paese. Considerata una dei settori chiave del sistema atlantico, la Jugoslavia si appresta a divenire una fra le pi importanti piazze darmi dal mondo. Dalla politica dei rifornimenti alla spicciolata e semiclandestini, lo S.M. USA passato in questi ultimi mesi a quella del riarmo su vasta scala. Un piano segreto, elaborato nellultima riunione dello S.M. atlantico, ha assegnato alla cricca di Belgrado il compito di costruire nei Balcani un apparato militare aggressivo superiore, quantitativamente, alle forze armate di tutte le democrazie popolari confinanti. In base a tale piano la chiamata alle armi di alcune classi ha portato il numero degli effettivi dellesercito jugoslavo alla cifra di un milione di uomini. Aggiungendo a questi i 600 mila poliziotti (300 mila della polizia segreta e 300 mila comuni) si ha che pi del 10% della popolazione oggi militarizzato. [...] La direzione tecnica dellesercito jugoslavo passata direttamente nelle mani di centinaia di esperti americani e specialisti tedeschi gi della Wehrmacht, giunti ultimamente nel paese. Costoro organizzano corsi di specializzazione per ufficiali ed aviatori titini a cui insegnano luso delle armi americane e tedesche. Sul processo di militarizzazione va orientandosi tutta leconomia del paese. Secondo le statistiche ufficiali, inferiori alla realt, nel 1949 il 33% dellintero bilancio stato dedicato alle spese militari e nellanno in corso si raggiunger la percentuale del 51%.[10]

Tito, come si pu vedere, non fece assolutamente nulla per non legare mani e piedi del proprio paese allimperialismo. Anzi, continu a perseguire la propria politica aggressiva nei confronti dei paesi del Cominform; politica funzionale agli interessi imperialistici atlantici, che erano pronti ad invadere quanto prima i paesi cominformisti, tutto, ovviamente, in nome della lotta al comunismo. Gli Stati

Uniti, perci, avevano ben compreso lutilit di una Jugoslavia completamente asservita al proprio blocco imperialistico. Alla luce di questo progetto, non fu difficile accontentare le suppliche dei Tito, il quale, accantonando totalmente linternazionalismo proletario, richiedeva insistentemente armamenti occidentali, sia per via legale che non. La spiccata virata in senso nazionalistico della politica estera di Tito si ritrov a convergere con gli interessi atlantici dellaccerchiamento dellURSS. Il socialismo di tipo jugoslavo, che poco spaventava la politica imperialista, aveva inoltre diviso non solo il mondo comunista ma anche lopinione pubblica, a cui veniva presentato un socialismo di tipo diverso; come dicevano gli jugoslavi, un socialismo non burocratico, non rigido come quello dellURSS e, come propagandavano anche gli USA, non espansionistico come quello sovietico. Tutti questi precedenti autorizzavano gli aggressori della NATO a focalizzare le proprie attenzioni anche sul punto di vista strategico dello scenario in Europa orientale dopo la rottura di Tito. Gli imperialisti consideravano la Jugoslavia un territorio strategicamente essenziale, da rifornire di armamenti e munizioni, preferibilmente made in USA. In una lettera inviata il 16 Aprile 1951 al Presidente del Senato, al Presidente della commissione degli affari esteri e al Presidente della commissione delle forze armate del senato, lo stesso Presidente Truman, a ribadirlo: Come sapete, gli Stati Uniti hanno fornito unassistenza alimentare demergenza alla Jugoslavia negli ultimi mesi per far fronte alla situazione a rischio di sicurezza nel paese causata dalla recente siccit: inizialmente attraverso i rifornimenti del Atto di Mutua Assistenza Difensiva, l'Atto di Cooperazione Economica, e attraverso i prestiti fatti della Eximbank; successivamente attraverso le provviste dell'Atto degli aiuti d'Emergenza jugoslavo. La siccit che ha scaturito la situazione demergenza, comunque, non ha soltanto causato una insufficienza di cibo per la consumazione in Jugoslavia, ma ha anche reso impossibile per la Jugoslavia esportare i prodotti agricoli da cui normalmente ottiene i fondi per pagare le importazioni di materie prime di estrema necessit. La conseguente carenza di materie prime, incluse quelle di base necessarie alle forze armate jugoslave, cos acuta da mettere a repentaglio lefficacia militare dellesercito jugoslavo ed cos grave da affievolire le capacit difensive della Jugoslavia contro una aggressione. Come vi ho spiegato in una mia lettera il 24 novembre 1950, e per le ragioni ivi presentate, ho riscontrato che la Jugoslavia una nazione la cui posizione strategica la rende di importanza diretta alla difesa dellarea Nord Atlantica, e che un immediato rafforzamento delle sue abilit difensive, rispetto a quelle di cui pu usufruire la Jugoslavia senza assistenza, contribuir alla preservazione della pace e della sicurezza dellarea Nord Atlantica. Ho stabilito, perci, dopo una consultazione con gli altri governi della altre nazioni facenti parte della NATO, che per realizzare efficacemente gli obiettivi dell'Atto di Mutua Assistenza Difensiva del 1949, come rettificato, essenziale utilizzare come misura immediata non pi di 29 milioni di dollari dei fondi stanziati ai fini del Titolo I di quellAtto, in modo da fornire materie prime e rifornimenti simili alla Jugoslavia di tipo e in quantit atti a soddisfare determinate necessit di consumo per il supporto delle sue forze armate.[11]

Allo stesso modo, in un articolo di George Allen risalente al 10 Marzo 1952, anchegli mette in chiaro limportanza del territorio jugoslavo: Labilita della Jugoslavia di resistere importante al mantenimento della pace e della sicurezza in tutte larea Nord Atlantica, e, di conseguenza, alla conservazione degli Stati Uniti.[12]

Date queste premesse, non difficile ipotizzare quale sarebbe stata la tattica degli imperialisti atlantici nella penisola Balcanica: fomentare il riarmo della Jugoslavia, militarizzare i confini con i paesi del Cominform, condurre a conflitti diplomatici, creare incidenti di frontiera per poi, finalmente, ricreare una nuova guerra di Corea che avrebbe coinvolto i paesi dell'Europa orientale. Dopo l'accelerato riarmo, gli effettivi movimenti di truppe jugoslave sui confini - come contro la Bulgaria, nel '50 -, l'interruzione di rapporti diplomatici - nel caso dell'Albania, nel novembre dello stesso anno - i dirigenti dei paesi cominformisti non potevano che identificare le azioni di Tito come mosse atte a scatenare un conflitto in Europa. "La cricca di Tito esercita la funzione di fautrice di guerra nei Balcani.", diceva Chiinevschi.[13] Tornando alle relazioni diplomatiche, il telegramma non stampato citato sopra, e cio le dichiarazioni di apprezzamento del console americano Reams, puntualizzavano che la - benevolent - neutralit jugoslava in sede di Consiglio di Sicurezza non poteva che essere di aiuto agli scopi imperialistici americani, almeno in quel momento. Le motivazioni di una posizione cos cauta da parte jugoslava sono ribadite da un terzo telegramma, questa volta risalente al 6 Luglio 1950, partito da Belgrado alle 10 di mattina. Vengono riferite al Segretario di Stato le parole di un colloquio tra lo stesso ambasciatore americano George Allen e Edvard Kardelj: Kardelj mi ha confermato la scorsa notte a Bled le osservazioni che fece a Reams a Belgrado. Ha ripetuto che lequivoca posizione del governo Jugoslavo sulla questione Coreana deriva principalmente dalle considerazioni sullimmediata sicurezza della Jugoslavia. Il Governo Jugoslavo non desidera dare ai Sovietici nessuna motivazione per creare una seconda Corea qui. Ha aggiunto che la Jugoslavia, essendo un paese comunista, riscontra delle difficolt ad allinearsi ora con Stati Uniti, perch alcuni quotidiani Americani e alcuni uomini di stato stanno invocando alla crociata contro il Comunismo. Egli ha detto che se lazione delle truppe Nord Coreane fosse designata come aggressione da parte del Comunismo di tipo Sovietico, la Jugoslavia troverebbe molte meno difficolt a schierarsi apertamente dalla nostra parte. Comunque, egli ha detto che nonostante queste ed altre considerazioni la Jugoslavia riconosce tuttavia il fatto schiacciante che i Nord Coreani sono stati gli aggressori e che la suprema necessit della Jugoslavia quella di punire laggressione. Di conseguenza, la Jugoslavia soddisfatta dalla decisione presa dal Consiglio di Sicurezza, che la Jugoslavia ritiene pienamente legittima. Il rifiuto da parte della Corea del Nord di accettare questa decisione ha lasciato libert di azione alla Jugoslavia. Io ho risposto che molte persone consideravano il Comunismo, insieme al Fascismo e ad altre dittature esercitate da un gruppo o da una classe, come sinonimo di aggressione e lunico modo per la Jugoslavia di convincere queste persone che il Comunismo Jugoslavo diverso quello che il Governo Jugoslavo si pronunci pubblicamente e categoricamente contro laggressione da parte della Corea del Nord e in supporto dellazione delle Nazioni Unite per fermarla. Ho fatto notare che nel caso si verificasse agli Stati Uniti loccasione di chiedere al Consiglio di Sicurezza unazione in supporto della Jugoslavia, sarebbe difficile suscitare lentusiasmo tra la popolazione Americana se la Jugoslavia mantenesse una posizione neutrale sul caso Coreano. Kardelj, che mi stava chiaramente informando della ferma decisione presa dal Politburo Jugoslavo, ha detto che il Governo della Jugoslavia avrebbe cercato presto il momento appropriato per scendere in campo e fare una dichiarazione in favore della risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Mi ha detto che i recenti movimenti di truppe in Bulgaria hanno reso per il momento la situazione Jugoslava molto delicata ma hanno pensato che il momento

appropriato per la dichiarazione della Jugoslavia sarebbe giunto quando i combattimenti sarebbero ritornati al 38esimo parallelo, se non prima. Nonostante io abbia seguito una dura linea nei confronti del governo Jugoslavo fin dallinizio del caso Coreano, sollecitandoli ad un aperto supporto alla nostra posizione nelle Nazioni Unite, riconosco che ci potrebbero essere molte valide motivazioni che provano che la posizione neutrale della Jugoslavia sia vantaggiosa per noi al momento, e accoglierei ogni istruzione o pensiero che il Dipartimento avesse sul caso. Altrimenti continuer a premere per una prossima e categorica dichiarazione. Mi sembra che, allo stato attuale, il desiderio di una chiara posizione della Jugoslava contro laggressione sia pi importante di qualsiasi altra considerazione, anche se ci potrebbero essere delle pressanti condizioni a sfavore.[14]

Una linea, quella che in base a questi telegrammi dimostrava di perseguire la Jugoslavia, ovviamente completamente divergente da quella di Mosca, che fin dallinizio della crisi del 38 parallelo accus la Corea del Sud di Syngman Rhee di essere lunica responsabile della guerra. In questo senso, non lasciano spazio allimmaginazione le dichiarazioni di condanna dellallora vice ministro degli Esteri Andrej Gromyko: Gli eventi che stanno avvenendo in Corea sono divampati il 25 Giugno, come risultato di un attacco provocatorio da parte delle truppe Sud Coreane nellarea di confine con la Repubblica Popolare Democratica di Corea. Questo attacco stato lesito di un piano premeditato. Molto spesso lo stesso Syngman Rhee ed altri rappresentanti delle autorit Sud Coreane hanno proclamato che la cricca sud coreana di Syngman Rhee avesse tale piano. Il 7 Ottobre 1949, Syngman Rhee, vantandosi dei successi raggiunti dal suo esercito nelle esercitazioni, disse apertamente, in una intervista concessa a un corrispondente americano dello United Press, che lesercito della Corea del Sud avrebbe potuto conquistare Pyongyang in tre giorni. Il 31 Ottobre 1949, Sin Sen Mo, Ministro della Difesa del governo Syngman Rhee, disse anchegli ai corrispondenti dei quotidiani che le truppe Sud Coreane erano talmente forti da poter prendere Pyongyang nel giro di pochi giorni. Solo poche settimane prima dellattacco provocatorio da parte delle truppe della Corea del Sud sul confine della Repubblica Popolare Democratica di Corea, Syngman Rhee disse, il 19 Giugno, in un discorso tenuto alla cosiddetta Assemblea Nazionale dove era presente Dulles, consigliere del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, queste parole: Se non riusciremo a proteggere la democrazia nella guerra fredda, vinceremo in un conflitto armato. [...] La risoluzione illegale del 27 Giugno, approvata dal Consiglio di Sicurezza sotto la pressione del governo degli Stati Uniti, dimostra che il Consiglio di Sicurezza sta agendo, non come un organo che incaricato della principale responsabilit del mantenimento della pace, ma come uno strumento utilizzato dalla cerchia capeggiata dagli Stati Uniti per scatenare la guerra.[15] (4 Giugno 1950)

E ancora, in un telegramma inviato l11 Luglio, dallambasciatore statunitense in URSS Alan Kirk, si parla di un incontro tra lambasciatore britannico David Kelly e Gromyko: Kelly si visto con Gromyko questo pomeriggio. [...] Gromyko, una volta ascoltato, e dopo alcuni chiarimenti sulla traduzioni, si soffermato solamente su tre punti. Prima di tutto, non si trovato daccordo con laffermazione di Kelly riguardante lattacco Nord Coreano, ribadendo lopinione Sovietica che lattacco sarebbe stato provocato dalla Corea del Sud.[16]

Nelle votazioni di molte altre risoluzioni si verific lo stesso scenario: il blocco atlantico dettava legge in Consiglio, la Jugoslavia si asteneva. Ma alla fine dell'estate del 1950 la situazione mut definitivamente e i titoisti incominciarono a definire il proprio ruolo diplomatico nello scenario della crisi coreana. assolutamente errato circoscrivere, in modo semplicistico, la politica di Tito sul caso Corea solamente al suo periodo "astensionista". Innanzitutto, gi dopo poche settimane dal fatidico 25 Giugno, la Jugoslavia si era gi schierata, e questa volta "alla luce del sole", insieme a quella formazione di paesi che identificavano le truppe nordcoreane negli aggressori e quindi nei responsabili della guerra. La battaglia del popolo coreano per lunificazione e lindipendenza sarebbe incondizionatamente giusta, a patto che i coreani stiano cercando una soluzione da soli. Ma quali sono le ragioni della guerra oggi? Questa guerra dei nord coreani contro [il corsivo mio] i sud coreani porter allindipendenza? Ne dubito. Il popolo coreano, ovviamente, ha il diritto di trovare da solo la soluzione ai propri problemi.[17]

E d'altrone, come spiegare le dure critiche comparse nel famoso editoriale La Jugoslavia un paese socialista?"[18] del 1963? Nel corsivo in questione i cinesi non ebbero dubbi nell'attaccare le proditorie azioni dei dirigenti jugoslavi: Giudicando dal ruolo controrivoluzionario giocato dalla cricca di Tito nelle relazioni internazionali, come pure dalla politica estera reazionaria applicata da essa, si pu affermare che la Jugoslavia ben lungi dallessere un paese socialista. La cricca di Tito , sullarena internazionale, un distaccamento speciale dellimperialismo USA per il sabotaggio della rivoluzione mondiale. [...] Nel corso dei numerosi importanti avvenimenti internazionali sopravvenuti nel mondo durante questi ultimi dieci e pi anni, la cricca di Tito ha invariabilmente giocato il ruolo di lacch dellimperialismo USA. [...] 2. Guerra di Corea. Il 6 settembre 1950 Kardelj, allora ministro degli Affari Esteri di Jugoslavia, fece una dichiarazione nella quale calunni apertamente la giusta guerra di resistenza del popolo coreano contro laggressione e prese la difesa dellimperialismo USA. Il 1 dicembre, nel suo intervento al Consiglio di sicurezza dellONU il delegato della cricca di Tito accus la Cina dimmischiarsi attivamente nella guerra di Corea. Inoltre, la cricca di Tito vot allONU per lapplicazione dellembargo contro la Cina e la Corea."[19]

Soffermiamoci sulla prima parte dellarticolo citato, quella riferita al 6 settembre. In effetti proprio quel giorno il Ministro Kardelj afferm, come riportato da un articolo del Borba, quotidiano ufficiale della Lega dei Comunisti Jugoslavi, che coloro che hanno la responsabilit di aver scatenato una guerra in Corea devono sapere che una simile guerra metter a rischio la pace mondiale, risveglier le Grandi Potenze, e, su tutti i fronti, inasprir il conflitto mondiale.[20] In quella stessa dichiarazione, il ministro degli Esteri jugoslavo paragon la guerra di Corea alla guerra attuata dal Cominform contro Tito. Entrambi questi conflitti - scatenati, secondo i titini, direttamente o indirettamente dai cominformisti - non rappresentavano alcuna conquista nell'interesse del progresso umano.

10

Successivamente, in un discorso pronunciato prima dellassemblea generale dellONU il 25 settembre, Kardelj disse, circa la crisi Coreana, che il governo di Tito considera che lattuale condotta del governo della Corea del Nord, non serve la causa di reale indipendenza ed unit del popolo coreano. Ancora, riferendosi indirettamente allUnione Sovietica e alla Cina Popolare: coloro che stanno ispirando la condotta e le attivit del governo nord coreano si sono imbarcati verso una rotta aggressiva le cui conseguenze saranno subite dai popoli di tutto il mondo[21]. Anche L'Unit riportava le prese di posizione del gruppo jugoslavo alla fine di settembre: Lassemblea generale dellONU ha tenuto oggi due riunioni. In quella antimeridiana ha parlato il ministro degli Esteri titino, Kardelj il quale ha pronunciato un panegirico dellaggressione americana contro il popolo coreano: al termine del suo discorso il rappresentante di Belgrado ha annunciato che presenter una mozione tendente a far fermare le forze di invasione al 38 parallelo.[22]

Allo stesso modo, i titini non negarono le proprie ingiurie alla Cina Popolare intervenuta nel conflitto, la cui avanzata si fece pi sentire alla fine di novembre. Agli inizi dello stesso mese, il quotidiano del Partito comunista italiano riferiva di un'intervista concessa da Tito ad un corrispondende del New York Times, nel quale il Maresciallo era concorde con gli imperialisti nell'affibiare il titolo di "aggressori" ai combattenti cinesi. Lintervista che commentata dal redattore diplomatico della United Press come una ulteriore prova che Tito si avvicina allOccidente consta di sette punti. Il primo afferma che la Jugoslavia accetter ogni decisione prenda lONU nel caso che la Cina sia dichiarata aggressore; questa dichiarazione fatta nel momento in cui MacArthur intensifica ed aggravava le sue provocazioni contro la Cina ed alla vigilia dellinvito rivolto dal Consiglio di Sicurezza a Pechino per linvio di un delegato a deporre sulla questione, dimostra chiaramente il punto di soggezione agli americani raggiunto dalla cricca di Belgrado, della quale si pu ben dire che ha firmato al Dipartimento di Stato una carta in bianco per lutilizzazione in qualsiasi impresa provocatoria contro popoli liberi che lottano in difesa della pace e per la salvaguardia della propria indipendenza. E questo confermato dal secondo punto il quale afferma che la Jugoslavia non molto entusiasta dellaiuto simbolico perch questa una politica debole che non ha praticamente effetto alcuno, e la Jugoslavia sta pensando a contribuire con forze armate alla guardia dellONU.[23]

La seconda parte dello scritto della redazione del Quotidiano del Popolo riferiva invece del collaborazionismo jugoslavo al momento dell'imposizione dell'embargo alla Cina. Anche queste accuse trovano riscontro nelle votazioni avvenute nella Commissione per le sanzioni: New York, 17 - il Comitato politico dellAssemblea Generale dellONU si riunito questa mattina per discutere la decisione presa dalla Commissione per le sanzioni, sotto la pressione americana, di vietare le esportazioni di cosiddetti materiali strategici alla Cina Popolare. Allinizio della seduta il delegato sovietico Malik ha preso la parola ed ha invalidato la competenza del Comitato di discutere la questione: egli ha sottolineato che qualsiasi problema il quale interessi la pace e la sicurezza internazionale, com appunto lembargo proposto, deve essere preso in esame del Consiglio di Sicurezza, unico organo qualificato in proposito.

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In considerazione dellincompetenza dellAssemblea Generale su questo argomento - ha dichiarato Malik - lUnione Sovietica non parteciper alla discussione di tale problema. Il delegato sovietico ha aggiunto, ammonendo il Comitato a non prendere una decisione illegale, che evidente che la risoluzione americana per lembargo contro la Cina stata redatta allo scopo di prolungare ed allargare il conflitto. [...] Il delegato indiano, Sir Benegal Rau, ha affermato dal canto suo che lapprovazione da parte del Comitato politico dellembargo a carico della Cina non far che aggravare la situazione e creare ulteriori ostacoli al raggiungimento della pace in Corea. Rau ha ricordato che lIndia, per la stessa ragione, aveva votato contro la risoluzione americana del 1. febbraio nella quale si dichiarava la Cina Stato aggressore. Di conseguenza - ha detto Rau - noi non possiamo approvare oggi una raccomandazione che conseguenza della risoluzione del 1. febbraio.. Dopo un intervento nel quale il delegato americano ha sostenuto la risoluzione aggressiva, il Comitato passato alla votazione sulla mozione. Hanno votato a favore 45 delegazioni: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Honduras, Inghilterra, Iran, Iraq, Islanda, Israele, Jugoslavia, Libano, Liberia, Messico, Olanda, Nicaragua, Norvegia, Nuova Zelanda, Panama, Paraguay, Per, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Thailandia, Turchia, Unione del Sudafrica, Uruguay, Venezuela, Yemen. Si sono astenute 9 delegazioni: Afghanistan, Birmania, Ecuador, Egitto, India, Indonesia, Pakistan, Siria, Svezia. Non hanno partecipato al voto: Cecoslovacchia, Polonia, Bielorussia, Ucraina, Unione Sovietica. Dopo la votazione, il delegato sovietico Malik ha dichiarato che il Comitato politico ha commesso con il voto odierno una flagrante violazione della Carta dellONU ed ha definito la risoluzione approvata un atto vergognoso, conforme ai disegni aggressivi negli ambienti dirigenti degli Stati Uniti.[24]

Si dimostravano quindi veritiere le accuse riportate dai corsivisti cinesi. Altre risoluzioni dal marcato carattere imperialista trovarono il consenso della Jugoslavia. Il 10 novembre 1950 si tenne un altro incontro del CDS dell'ONU. In quel giorno venne presentata una proposta di risoluzione (S/1894) redatta da sei potenze: Cuba, Ecuador, Francia, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti. Il testo constava dei seguenti punti: "Il Consiglio di Sicurezza, Richiamando la sua risoluzione del 25 giugno 1950, che asseriva che le forze nord coreane avevano commesso una violazione della pace e che invocava tutti i Membri delle Nazioni Unite ad astenersi dal dare assistenza alle autorit nord coreane, Richiamando la risoluzione adottata dall'Assemblea Generale nel 7 ottobre 1950, che stabiliva le politiche delle Nazioni Unite riguardo la Corea, Preso atto dai rapporti speciali del Comando delle Nazioni Unite in Corea datati 5 novembre 1950 che unit militari dei comunisti cinesi erano state schierate per un'azione contro le forze delle Nazioni Unite in Corea, Affermando che le forze delle Nazioni Unite non dovrebbero rimanere in nessuna parte della Corea a differenza di questo momento necessario per raggiungere gli obiettivi di stabilit in tutta la Corea e per la costituzione di un governo unificato indipendente e democratico nello

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Stato sovrano di Corea, come stabilito nella risoluzione dell'Assemblea Generale del 7 ottobre 1950, Ribadendo che non deve essere intrapresa nessuna azione che possa condurre il conflitto coreano a diffondersi nelle altre aree e con ci mettere a repentaglio ulteriormente la pace e la sicurezza internazionale, Richiama tutti gli Stati e le autorit, ed in particolare quelli responsabili delle azioni menzionate sopra, di astenersi dall'assistere o dall'incoraggiare le autorit nord coreane, a impedire ai propri cittadini, individui o unit delle proprie forze armate, di fornire assistenza alle forze nord coreane, e [richiama] ad indurre l'immediata ritirata di ogni cittadino, individuo o forza armata che si troverebbe in questo momento in Corea; Dichiara che la politica delle Nazioni Unite quella di mantenere inviolati i confini cinesi con la Corea ed quella di proteggere pienamente i legittimi interessi cinesi e coreani nella zona di frontiera; Richiama l'attenzione sul grave pericolo che un continuato intervento delle forze cinesi in Corea comporterebbe per il mantenimento di tale politica; Richiede che il Comitato di Transizione sulla Corea e la Commissione delle Nazioni Uniti per la Riabilitazione della Corea considerino urgentemente e di contribuire alla soluzione di qualsiasi problema relativo alle condizioni sul confine Coreano in cui gli Stati o le autorit dall'altra parte della frontiera hanno interesse, e suggerisce alla Commissione delle Nazioni Unite per l'Unificazione e la Riabilitazione della Corea di procedere nell'area il prima possibile, e, nell'attesa del suo arrivo, suggerisce di utilizzare l'assistenza di quegli Stati membri della Commissione che in questo momento hanno sul luogo dei rappresentanti per questo scopo."[25]

La votazione di questa risoluzione avvenne al 530esimo meeting del Consiglio di Sicurezza, il 30 novembre. L'Unione Sovietica pose il veto e la proposta venne respinta per 9 voti a favore (compresa la Jugoslavia), 1 contrario (veto dell'URSS) e 1 membro non partecipante alla votazione (India). Anche in questa nuova votazione, la Jugoslavia continu a mettere in pratica la nuova linea di aperto ricongiungimento diplomatico con il blocco atlantico dopo il periodo precedente contrassegnato delle astensioni. In particolare, con questa votazione, i titini concordarono di fatto nel dichiarare i nord coreani aggressori", rendendo praticamente senza pi alcun significato l'astensione del 25 giugno. Nello stesso giorno avvennero altre due votazioni di altrettante proposte formulate precedentemente. La prima era una proposta del delegato della Repubblica Popolare Cinese - sponsorizzata dall'Unione Sovietica - che condannava l'aggressione degli Stati Uniti contro Taiwan e contro la Corea: Il Consiglio di Sicurezza, Riconosciuto che l'invasione e l'occupazione di Taiwan da parte delle forze del Governo degli Stati Uniti d'America costituisce un'aperta e diretta aggressione contro il territorio cinese;

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Riconosciuto che l'aggressione armata contro il territorio cinese e l'intervento armato in Corea da parte del Governo degli Stati Uniti d'America ha sconvolto la pace e la sicurezza in Asia e costituisce una violazione della Carta delle Nazioni Unite e degli accordi internazionali, Condanna il Governo degli Stati Uniti d'America per i suoi atti criminali di aggressione armata contro il territorio cinese di Taiwan e di intervento armato in Corea; Risolve di richiedere la ritirata dalla Corea delle forze armate degli Stati Uniti d'America e di tutti gli altri paesi e di lasciare ai popoli della Corea del Nord e quella del Sud di risolvere gli affari nazionali della Corea da soli, cos che possa essere raggiunta una soluzione pacifica della questione coreana.[26]

La risoluzione venne respinta con 1 voto a favore (URSS), 9 contrari (inclusa la Jugoslavia) ed un membro non partecip alla votazione (India). Lo stesso identico scenario si ripresent durante la votazione della proposta di risoluzione sovietica (S/1757) presentata il 2 settembre, che condannava l'aggressione degli Stati Uniti contro Taiwan. Per quanto concerneva la proposta di risoluzione non approvata dopo il veto dell'URSS, George Allen ebbe nuovamente una conversazione con il ministro Kardelj. Il rapporto, inviato il 5 dicembre 1950 via telegramma al Segretario di Stato Acheson, riportava: Kardelj mi ha assicurato che oggi Bebler stato incaricato di cercare il passaggio attraverso l'Assemblea Generale della risoluzione riguardo l'intervento cinese in Corea su cui avevano posto il veto i sovietici in Consiglio di Sicurezza. Kardelj ha espresso la speranza riguardo la possibilit di trovare una onorevole soluzione alla situazione coreana che possa prevenire un'estensione delle ostilit, ma ha detto che egli non ha ricevuto alcun indizio sul fatto che i comunisti cinesi siano diventati responsabili o che le conversazioni con Rau-Wu possano essere fruttuose. In risposta alla mia domanda, Kardelj ha dichiarato che egli attribuiva l'intervento cinese in Corea prima di tutto alle tendenze espansionistiche del regime di Pechino e al desidero di quel regime di deviare le attenzioni dei cinesi dalle difficolt interne. Egli pensa che l'intervento, nonostante il supporto dell'URSS, sia stato principalmente una iniziativa di Pechino. Ha il sospetto che i cinesi siano andati in Corea con pi truppe di quante ne volesse Mosca. Kardelj ha espresso la preoccupazione che se la Cina dovesse vincere in Corea, l'Unione Sovietica potrebbe sentirsi incoraggiata a cercare una "vittoria di compensazione" in Europa. Io ho commentato che il popolo americano non avvezzo alla resa, una volta che abbiamo iniziato, e che noi siamo convinti che l'ONU, che abbiamo supportato con molto entusiasmo, non dovrebbe perdere la sua prima battaglia. Kardelj ha mostrato apprezzamento per questa caratteristica degli americani ma ha risposto che, da europeo, egli sperava solamente che noi non ci saremmo immessi in delle situazioni che ci avrebbero portato a rivolgere l'attenzione quasi esclusivamente verso l'estremo Oriente. Egli ha manifestato la fiducia che lei e il Presidente Truman stiate facendo tutto il possibile per evitare una guerra con la Cina e egli spera, per il bene dell'Europa, che voi ci riusciate.[27]

Di nuovo, anche in questo scambio di battute, il ministro degli Esteri jugoslavo reiterava la questione della possibile aggressione da parte dellUnione Sovietica ai danni della Jugoslavia e di conseguenza altro non faceva che mandare nuovi messaggi daiuto alle democrazie atlantiche. In definitiva, della

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linea seguita dai titini - che non ostacolava ma al contrario favoriva oggettivamente l'imperialismo non potevano che essere ben lieti gli statunitensi. La politica internazionale di Tito sta aderendo al concetto dellONU di sicurezza collettiva in Europa. Nelle sessioni delle Nazioni Unite, i delegati jugoslavi hanno preso una dura posizione nel denunciare limperialismo sovietico e le sue aggressioni.[28] scriveva gaudio l'ambasciatore Allen a due anni dallinizio del conflitto. Terminata la guerra di Corea nel 1953 e dopo la morte di Stalin nello stesso anno, i rapporti tra Jugoslavia e Unione Sovietica seguirono la via del miglioramento. Un cambiamento, questo, sancito dall'invito che Krusciov ricevette da Tito per recarsi in visita a Belgrado. Le divergenze per non sparirono affatto e il PCUS non smise di criticare, soprattutto dal punto di vista economico, le politiche errate seguite dagli jugoslavi. Inoltre, nemmeno si abbass lo sguardo dei titini rivolto all'occidente. Lo stesso Atto di Mutua Sicurezza del 1954 avrebbe consentito agli Stati Uniti di "aiutare" la Jugoslavia solamente qualora essa fosse stata indipendente dal comunismo internazionale. [...] la sezione 143 dell'Atto di Mutua Sicurezza del 1954, la quale stata ribadita dall'Atto di Assistenza Estera del 1961, esige che il Presidente, nel fornire assistenza alla Jugoslavia, si assicuri ripetutamente, dalle parole dell'atto, "che la Jugoslavia continui a mantenere la sua posizione di indipendenza, e che la Jugoslavia non partecipi in alcuna politica o programma a favore della conquista del mondo da parte del comunismo.[29]

Nel 1962 ancora circa il 75% degli scambi commerciali della Jugoslavia avveniva con i paesi occidentali, e meno del 20% con i paesi del blocco socialista. In ogni caso, non compete a questo documento il ruolo di approfondire i rapporti economici degli jugoslavi, tantomeno quelli intrattenuti dopo la Guerra di Corea, punto focale di questo articolo; ne stato dato un accenno, anche precedentemente, al fine di delineare il quadro storico e diplomatico della RSFJ negli anni dell'aggressione del 1950 da parte dellimperialismo atlantico, con a capo gli Stati Uniti. Mi premeva molto scrivere questo approfondimento, soprattutto dopo aver pubblicato un mio articolo[30] in cui non ho avuto modo di ampliare e sviluppare il tema dei rapporti tra RPDC e Jugoslavia durante la guerra nella penisola asiatica. Questa esigua raccolta di documenti, telegrammi e risoluzioni dovrebbe, almeno in parte, aver esaurito la questione principale dellarticolo, e cio dare una lettura delle posizioni assunte dai titini sulla Corea, che, come abbiamo visto furono allineate per la maggior parte delle volte alle decisioni dei paesi liberi occidentali. Le relazioni tra Kim Il Sung e Tito durante tutti gli anni 60 rimasero per lo pi fredde. Nel 1966 il Generale considerava i dirigenti titoisti come un gruppo che aveva tradito il marxismo-leninismo e riteneva impossibile considerare la Jugoslavia come membro del campo socialista e collocare la Lega dei comunisti Jugoslavi nella stessa categoria dei partito comunisti e operai[31]. Durante la met degli anni 70 la situazione cominci progressivamente a cambiare in positivo e i due paesi iniziarono a riavvicinarsi per portare avanti una collaborazione di amicizia segnata dalla comune lotta antimperialista. Pi precisamente, leffettivo disgelo avvenne al momento della visita di Kim Il Sung a Belgrado del 1975, invitato da Tito, il quale venne a sua volta ospitato due anni dopo a Pyongyang. Il Maresciallo venne accolto festosamente dai coreani, che organizzarono una celebrazione degna di nota, simbolo di un nuovo periodo di collaborazione e amicizia tra le due nazioni. Enrico Trotta Ringrazio Leonardo Olivetti per laiuto nelle traduzione dei documenti.

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*** Note [1] Il testo della proposta di risoluzione: Il Consiglio di Sicurezza, Osservando con grande preoccupazione linizio delle ostilit in Corea, e ansioso di ottenere tutte le informazioni necessarie che possano permettere di esprimere un giudizio sul caso, Richiama allimmediata cessazione delle ostilit e al ritiro delle forze, Invita il governo della Corea del Nord a esporre le proprie motivazioni prima del Consiglio di Sicurezza.. La proposta di risoluzione venne respinta con 6 voti contrari (inclusi gli Stati Uniti), 1 a favore (Jugoslavia), 3 astensioni (Egitto, India, Norvegia) e un membro assente (URSS). [2] Foreign relations of the United States, 1950. Korea, Volume VII, pg. 177, United States Department of State. [3] Gheorghe Gheorghiu-Dej, Rapporto tenuto alla conferenza dellUfficio di Informazione dei Partiti comunisti, novembre 1949. [4] Cfr. http://www.refworld.org/cgi-bin/texis/vtx/rwmain?docid=3b00f20a2c [5] La risoluzione venne approvata con 7 voti a favore, 1 contrario (Jugoslavia), 2 membri parteciparono alla sessione ma non votarono (India, Egitto), 1 membro assente (URSS). [6] George Venable Allen, allepoca ambasciatore statunitense a Belgrado. [7] Foreign relations of the United States, 1950. Korea, Volume VII, pg. 215, United States Department of State. [8] Ibidem, pg. 232. [9] Ibidem, pg. 280. [10] LUnit, Domenica 18 giugno 1950, pg. 5. [11] Letter from the President to Senate and House Committes, The Department of State bulletin, Vol. XXIV, No. 613, April 30, 1951, pp. 718-719. [12] George V. Allen, Yugoslavia: Four Years Resistance to Soviet Aggression, The Department of State bullettin, Vol. XXVI, No. 663, March 10, 1952, pg. 380. [13] Iosif Chiinevschi, citato in Per una pace stabile, per una democrazia popolare!, 1950. [14] Foreign relations of the United States, 1950. Korea, Volume VII, pg. 319, United States Department of State. [15] Cfr. http://www.fordham.edu/halsall/mod/1950-gromyko -korea.html [16] Foreign relations of the United States, 1950. Korea, Volume VII, pg. 360, United States Department of State. [17] Kalamesh Banerji, Intervista al Maresciallo Tito, avvenuta il 15 Luglio 1950, pubblicata da Quarta Internazionale, Vol.11 No.6, novembre-dicembre 1950, pp.188-192. Cfr. http://www.marxists.org/history/etol/newspape/fi/vol11/no06/banerji.html

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[18] La Jugoslavia un paese socialista?, http://www.bibliotecamarxista.org/Mao/libro_20/la_yug_paes_soc.pdf [19] Ibidem, pg. 195.

consultabile

qui:

[20] Cfr. Izjava druga Edvarda Kardelja o stavu FNRJ prema ratu u Koreji, Borba, 6 settembre 1950, pg. 1. Tra i quotidiani consultabili direttamente online che riportarono la notizia delle accuse di Kardelj troviamo due giornali australiani: The Advertiser, 7 settembre 1950, pg. 1 (http://nla.gov.au/nla.news-article45674934) e The Daily News, 7 settembre 1950, pg. 5 (http://nla.gov.au/nla.news-article84481156). [21] Anche di questo discorso molti quotidiani online ne riportano degli estratti. Segnalo il The Desert News, 25 settembre 1950, consultabile qui: (http://news.google.com/newspapers? id=mKlSAAAAIBAJ&sjid=nH8DAAAAIBAJ&hl=it&pg=5594%2C5543289). [22] LUnit (Edizione piemontese) 26 settembre 1950, pg. 5. [23] LUnit (Edizione piemontese) 10 novembre 1950. [24] LUnit, 18 Maggio 1951. [25] Foreign relations of the United States, 1950. Korea, Volume VII, pp. 1126-1127, United States Department of State. [26] Ibidem, pg. 1249. [27] Ibidem, pp. 1419-1420. [28] George V. Allen, Yugoslavia: Four Years Resistance to Soviet Aggression, The Department of State bullettin, Vol. XXVI, No. 663, March 10, 1952, pg. 381. [29] The Department of State bullettin, Vol. XLVI, No. 1183, February 26, 1962, p. 347. [30] Kim Il Sung. I rapporti con Tito, Stalin e Kruscev., consultabile qui: http://rpdccommunity.forumcommunity.net/?t=54013440 (segue un interessante dibattito) e qui: http://zdanov.blogfree.net/?t=4479197. [31] Cfr. Kim Il Sung, La situazione attuale e i compiti del nostro partito, Rapporto presentato alla conferenza del Partito del Lavoro di Corea, 5 Ottobre 1966, Op. Scelte Vol. IV.

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