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Le correnti di pensiero contemporanee di Gabriella Galbiati

Riassunto del testo "Storia delle correnti di pensiero contemporanee". Nel testo viene affrontato il tema della verit come rappresentazione della cultura contemporanea. Attraverso le teorie di diversi filosofi, quali Heidegger o Nietzsche, viene affrontato il concetto di verit come base sociale.

Universit: Facolt: Esame: Docente: Titolo del libro: Autore del libro: Editore: Anno pubblicazione:

Universit degli Studi di Napoli - Federico II Sociologia Storia delle correnti di pensiero contemporanee Prof. Giugliano Addio alla verit Gianni Vattimo Meltemi - Roma 2009

Gabriella Galbiati

Sezione Appunti

1. Il concetto di verit secondo Vattimo


sempre pi evidente che i media mentono, che tutto diventa un gioco di interpretazioni non disinteressate e non necessariamente false ma orientate secondo certi progetti, aspettative e scelte di valore diverse. Secondo Vattimo, possiamo metterci in rapporto con la situazione in cui siamo gettati si pu in due modi: o concependola come un dato che si tratta di conoscere oggettivamente, oppure come un messaggio che dobbiamo consapevolmente interpretare e trasformare. Il primo atteggiamento solo unillusione metafisica, scientistica, che crede di potersi articolare in base alla verit (oggettiva, descrittiva) del dato, della storia che arriva fino a me. linautentica assunzione del passato come vergangen (trascorso) e non come gewesen (stato). Ma assumere il passato come gewesen come un esser stato che ancora si presenta come possibilit da decidere liberamente significa accettare la storia come aperta al futuro, come qualcosa che non si pu riassumere in una conoscenza vera, nemmeno quella del proletariato rivoluzionario. La presa di congedo dalla verit come rispecchiamento oggettivo di un dato che, per essere descritto adeguatamente, deve essere fissato come stabile, come un punto dato. Oggi molto pi chiaramente che in passato, la questione della verit riconosciuta come una questione di interpretazione, di messa in opera di paradigmi che, a loro volta, non sono obiettivi (giacch nessuno li verifica o li falsifica, se non in base ad altri paradigmi), ma sono una faccenda di condivisione sociale. La conclusione a cui cerca di arrivare Vattimo che laddio alla verit linizio, e la base stessa, della democrazia. Se ci fosse una verit oggettiva delle leggi sociali ed economiche, la democrazia sarebbe una scelta del tutto irrazionale: meglio sarebbe affidare lo Stato agli esperti, ai re filosofi di Platone o ai premi Nobel di tutte le varie discipline. Ma la nostra societ pluralista, come mostrano ogni giorno le discussioni politiche, continua a credere alla metafisica idea di verit come obiettiva corrispondenza ai fatti; trova che linterpretazione sia solo interpretazione e si illude di creare laccordo sulla base dei dati di fatto o addirittura sulla base delle essenziali leggi di natura. Cos si approvano nel Parlamento italiano leggi sulla bioetica che impongono a tutti una legge naturale (gli embrioni, la procreazione assistita, ecc.) che solo lautorit della Chiesa considera tale; o si dirige leconomia secondo unaltra legge pretesa naturale, quella del mercato e della concorrenza illimitata (con i risultati che lattuale cronaca della crisi economica ha reso ben visibili a tutti). Alla fine si tratta di capire che la verit non si incontra, ma si costruisce con il consenso e il rispetto della libert di ciascuno e delle diverse comunit che convivono, senza confondersi, in una societ libera.

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2. La societ aperta di Karl Popper

Vattimo fa riferimento a La societ aperta di Karl Popper. L'idea di Popper non era quella di fare una critica al sistema politico o economico occidentale. L'assunto di partenza di Popper riguardava la conoscenza scientifica. Non esiste scienza che possa produrre conclusioni definitive. Di conseguenza, in ambito sociale e politico, la popolazione deve guardarsi dagli esperti che dicono di conoscere il destino della societ, di possedere la "verit". La posizione di partenza di Popper pu essere definita quindi anti-storicista. Nessuno conosce il futuro, neanche gli scienziati. La conoscenza scientifica sempre congetturale e sempre fallibile. Popper quindi rigetta il socialismo scientifico e, ovviamente, il marxismo. Ma la sua opera non solo una critica alle teorie a lui contemporanee. Popper decide di andare alle radici del pensiero occidentale, e di partire dalle sue origini, l'Antica Grecia. il primo ad affermare che esistono leggi della storia che determinano il corso degli eventi umani, quindi Popper lo considera il primo degli storicisti. Al filosofo greco dedicato il primo tomo dell'opera (Platone totalitario). In tempi pi recenti, troviamo Hegel e poi Karl Marx, cui l'autore dedica il secondo tomo dell'opera (Hegel e Marx falsi profeti). Nei testi dei filosofi greci, Popper trova anche la prova della "chiusura" delle societ antiche, societ in cui gli interessi dell'individuo sono soggetti agli interessi del gruppo. Il passaggio da societ "chiuse" a societ "aperte" avvenuto per gradi ed ha coinvolto molte generazioni. Il progresso appare tutt'altro che irreversibile, com' caratteristica di ogni processo sociale. Nel mezzo c' stato un cambiamento di atteggiamento che ha coinvolto la percezione che gli individui hanno del proprio universo e del posto che vi occupano. stata la fiducia nella razionalit dell'uomo a portare la societ occidentale a diventare per prima una societ aperta, una societ che rende libere le facolt critiche della persona. Secondo Popper, quindi, i nemici della societ aperta sono tutti quei teorici, a cominciare dai filosofi di cui parla Platone nella Repubblica, che essendo usciti dalla caverna in cui vivono gli uomini comuni e avendo avuto modo di vedere direttamente le idee eterne delle cose (la verit dellessere e non pi soltanto le ombre) hanno il diritto-dovere di ritornare nel mondo e di condurre i loro simili, anche eventualmente con la forza, a riconoscere la verit.

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3. Il concetto di verit secondo Popper


Popper pone accanto a Platone filosofi moderni come Hegel e Marx. Anche loro, infatti, pretendono di fondare la politica su una verit: nel caso di Hegel, la verit della storia (la storia una manifestazione della volont di Dio e gli uomini sono solo degli strumenti) che si realizza provvidenzialmente anche oltre le intenzioni degli uomini che la fanno, in virt di quella che egli chiama lastuzia della ragione. Nel caso di Marx, la rivoluzione mediante la quale il proletariato espropriato, alienato e per anche capace di cogliere la verit senza i veli dellinteresse da cui nasce lideologia, ricostituir la totalit, cio la verit profonda, dellessenza umana superando la divisione sociale del lavoro e il dominio delluomo sulluomo. Se si d ragione a Popper, risulta che la verit stessa nemica della societ aperta e soprattutto di ogni politica democratica. Ma nella stessa dottrina di Popper non stata superata davvero la concezione della verit come oggettivit, cio come corrispondenza della rappresentazione a un ordine reale che simpone alla ragione e al quale deve conformarsi. Secondo Vattimo, finch si pensa la verit come corrispondenza a un dato oggettivamente presente, il rischio del platonismo politico sussiste sempre. Ovviamente Popper non il responsabile del disastro iracheno. Ma proprio la contraddizione della democrazia esportata con la forza e addirittura con la guerra preventiva ci mettono oggi di fronte alla necessit di ripensare criticamente il rapporto tra politica e verit. Secondo Heidegger, invece, non solo scompare il mondo vero ma viene sostituito dal mondo dellorganizzazione tecnologica e della razionalizzazione industriale dove anche luomo diventa puro oggetto di manipolazione, ci dipende proprio dallerrore metafisico di aver immaginato la verit come corrispondenza e lessere come oggetto. In altre parole, se si parte dalla dottrina platonica delle idee, per la quale la verit un ordine stabilito dato, a cui il soggetto deve conformare le proprie rappresentazioni, si arriva al mondo del dominio tecnologico incondizionato. Ritornando a Nietzsche e alla constatazione del carattere interpretativo della realt, si vede fondare anche la critica dellideologia di Marx. Lideologia, infatti, uninterpretazione non solo di un individuo ma di una classe inconsapevole di essere tale e che proprio per questo si crede verit assoluta. In generale, tutta quella che chiamata la scuola del sospetto (Nietzsche, Marx e Freud) una grande variazione sul tema del carattere interpretativo di ogni esperienza della verit. Inoltre, quando siamo invitati a prendere atto che non ci sono fatti, bens interpretazioni, ci sentiamo immediatamente come perduti, senza terreno sotto i piedi, e reagiamo per lo pi in modi nevrotici, come affetti da un attacco di agorafobia, di paura dello spazio libero e incerto che si apre di fronte a noi.

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4. La verit come pericolo - Vattimo vero che, una volta preso atto che non ci sono verit assolute ma solo interpretazioni, molti autoritarismi vengono smascherati per quello che sono, cio pretese di imporci comportamenti che non condividiamo in nome di una qualche legge di natura, essenza delluomo, tradizione intoccabile, rivelazione divina, ecc. Se uno mi dice sii uomo in genere vuole farmi dare qualcosa che non voglio fare: andare in guerra, accettare di sacrificare il mio interesse e le mie spesso legittime aspettative di felicit, ecc. Come diceva Wittgenstein, la filosofia ci libera dagli idoli (ovvero i pregiudizi e viene ripreso da un altro filosofo che si chiama Bacone) e pu solo far questo. A questo punto, dato che la verit sempre un fatto interpretativo, il criterio supremo a cui ispirarsi non la corrispondenza puntuale dellenunciato alle cose, ma il consenso sui presupposti da cui si parte per valutare questa corrispondenza. Nessuno dice mai tutta la verit, solo la verit. Qualunque enunciato suppone una scelta di ci che ci appare rilevante, e questa scelta non mai disinteressata. Anche gli scienziati che si sforzano di mettere fuori gioco, nel loro lavoro, le preferenze, le inclinazioni, gli interessi privati cercano oggettivit per poter raggiungere risultati che possano essere ripetuti e cos utilizzati in futuro. Magari cercano solo di vincere il premio Nobel e anche questo un interesse. La conclusione a cui Vattimo vuole giungere che la verit, come assoluta corrispondenza oggettiva, intesa come valore di base, pi un pericolo che non un valore. La verit della politica per di pi da cercare nella costruzione di un consenso e di unamicizia civile che rendono possibile la verit come descrittiva. Le epoche in cui si creduto di poter fondare la politica sulle verit sono epoche di grande coesione sociale, di tradizioni condivise ma anche di disciplina autoritaria vista dallalto. La verit apparir sempre diversa fino a che non si sar costituito un orizzonte comune, appunto il consenso intorno a quei criteri impliciti da cui dipende ogni verifica di singole proposizioni. Si pensi poi allidea che il politico pu mentire per il bene dello Stato. Questa ipocrisia va condannata non perch ammette la bugia violando il valore assoluto della verit come corrispondenza, ma perch viola il legame sociale con laltro e va contro luguaglianza e la libert di tutti. Si potrebbe osservare che la libert anche la capacit di proporre una verit contraria allopinione comune. Cos per esempio la intende Hannah Arendt (filosofa tedesca, ebrea, allieva di Heidegger) negli appunti del suo diario scritto negli stessi anni del processo Eichmann (generale del SS, che sub il processo a Gerusalemme a cui Arendt assistette). Scrive Arendt: La verit non si accerta per mezzo di una votazione. Anche la verit di fatto, non soltanto quella razionale, concerne luomo nella sua singolarit. Chi, in un contrasto di opinioni, afferma di possedere la verit, esprime una pretesa di dominio.

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5. La filosofia come base del pensiero politico

Il bisogno di sapere la verit oggettiva su tanti fatti di questo genere non avrebbe senso se non fosse ispirato alla necessit di rendere giustizia, dunque di far valere non loggettivit come tale, ma il diritto dei tanti che hanno sofferto e soffrono tuttora, e lo stesso diritto della comunit ad affermarsi come un luogo di convivenza civile, di vera e propria amicizia politica. La libert di tutti non ha bisogno della veritcorrispondenza se non come mezzo per realizzare sempre meglio la comprensione reciproca, quel regno dello spirito nel quale, come diceva Hegel, lumanit si potr un giorno sentire presso di s, a casa propria. E la filosofia in tutto questo dove ? Da un lato, la filosofia intesa come funzione sovrana dei sapienti nel governo della polis morta e sepolta. Dallaltro, suggerisce il titolo della conferenza di Heidegger che parla di un compito del pensiero dopo la fine della filosofia-democratica, resta il problema, specificamente democratico, di evitare che allautorit del re-filosofo si sostituisca il potere incontrollato dei tecnici dei vari settori della vita sociale. C il rischio di costruire una societ schizofrenica, dove prima o poi si instaura un nuovo potere supremo, quello dei medici, degli infermieri, delle camicie di forza e dei letti di contenzione. Il compito del pensiero in questa situazione sia che ci richiamino a Heidegger sia a Marx, forse non a Popper quello di pensare ci che resta necessario nella quotidiana presentazione di ci che accade sempre; e cio, per Marx, la concretezza dialettica dei nessi che lideologia ci nasconde; per Heidegger, la verit come altheia (verit in greco si dice altheia ed una verit come svelamento), come apertura di un orizzonte (o di un paradigma) che rende possibile ogni verit intesa come conformit delle cose, verifica o falsificazione di proposizioni. Ma possibile parlare dellaltheia nascosta a cui allude Heidegger come se fosse la concretezza dei rapporti economico-sociali di Marx? O meglio, il compito del pensiero dopo la fine della filosofia, quando i filosofi non pensano pi di avere un accesso privilegiato alle idee e alle essenze, che li metterebbe in condizione di governare o dare nome al sovrano, come si configura? Ma nellepoca della fine della metafisica, non possiamo pi cercare, come ha fatto Heidegger, levento dellessere in quei momenti privilegiati a cui lui ha sempre rivolto la propria attenzione: le grandi opere poetiche, il detto di Anassimandro, il poema di Parmenide o i versi di Hlderlin. Nellet della democrazia, levento dellessere a cui il pensiero deve volgere la propria attenzione forse qualcosa di molto pi ampio e meno definito, forse pi vicino alla politica. Pu aiutarci a pensarlo solo unespressione dellultimo Foucault, ovvero Ontologia dellattualit. Foucault opponeva questo modo storico di filosofare a quella che chiama analitica della verit. Ontologia riprende il pensiero dellessere in senso oggettivo e soggettivo. Attualit perch si riferisce alla condizione comune della nostra vita attuale. Oggi nella nostra attualit non solo filosofica ma anche storico-sociale, occorra andare oltre la fenomenologia verso unontologia dellattualit. Per cui necessario superare la metafisica, non perch non includa il soggetto della teoria e sia quindi incompleta, ma perch con il suo oggettivismo legittima un ordine storico e sociale in cui la libert e loriginalit dellesistenza umana vengano cancellate.

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6. La chiesa e la difesa della natura dell'uomo


Di fronte allaffermarsi crescente di fenomeni di secolarizzazione, la Chiesa, non solo in Italia (che il nostro punto di vista specifico), avanza pretese di riconoscimento della propria autorit sempre pi pressanti, e ci in nome del fatto che a essa, dalla stessa rivelazione cristiana, sarebbe affidato il compito di difendere lautentica natura delluomo e delle istituzioni civili. Nonostante il pensiero cristiano si impegni per aggiornarsi e la stessa gerarchia cattolica compia un notevole sforzo per leggere i segni dei tempi e parlare allumanit di oggi, non c dubbio che la modernit vista fondamentalmente come un nemico. vero che la Bibbia non cerca pi di leggere nella Bibbia la descrizione del cosmo e le leggi del moto degli astri; ma parla ancora correntemente di unantropologia biblica, a cui le leggi civili dovrebbero conformarsi per non tradire la natura delluomo. Nonostante questo, la Chiesa non sembra essere riuscita a superare davvero la fase del processo a Galileo e lo si vede dal fatto che ancora oggi le ragioni di chi abbandona il cristianesimo sono legate alla pretesa ecclesiastica di conoscere la vera natura del mondo, delluomo e della societ. Dopo Auschwitz, non solo Dio non pu essere pensato come onnipotente e buono nello stesso tempo, ma anche e soprattutto che forse non si pu pensarlo come il demiurgo platonico, come il produttore del mondo materiale e dunque responsabile supremo del suo funzionamento. Per quanto riguarda i cattolici che si dichiarano praticanti, dicono di accettare e almeno di praticare letica sessuale predicata dal papa. Secondo Vattimo, non la prendono sul serio e non trascurano di proteggersi con il profilattico nei loro rapporti sessuali. Inoltre, parlare di un Dio relativista significa prendere atto che lepoca della Bibbia come deposito di sapere vero perch garantito dallautorit divina del tutto passata e che questo non sia un male a cui cercare di adattarsi in attesa di poterlo combattere pi decisamente, ma faccia parte della stessa storia della salvezza. Si pensi ai matrimoni omosessuali, a cui la Chiesa contraria, fondamentalmente per la difesa della natura dellessere umano, che minacciata anche dalle biotecnologie, dalla manipolazione genetica, ecc. Su questo sentiero, la Chiesa ha incontrato un alleato inaspettato, ovvero Jurgen Habermas. Le sue preoccupazioni sono solo in parte simili a quelle del papa: difendere la natura umana significa per Habermas porre dei limiti alla riduzione della vita umana, del corpo, degli embrioni, del codice genetico, ecc. a merce che possa un domani essere brevettata, venduta e acquistata sul mercato. Per il papa, la questione quella di rimanere fedele allessenza dellessere umano cos come stata stabilita da Dio Creatore. In questultimo caso la Chiesa sempre lautorit che ha impedito ai biologi di fare autopsie nel Medioevo e che si opposta in tutte le epoche agli sforzi degli scienziati di conoscere meglio la natura e di manipolarla con la tecnica per il bene dellumanit. questa la ragione per cui la Chiesa cos fortemente interessata allumanit; come leggiamo in uno degli ultimi documenti dei vescovi italiani, la sessualit per loro qualcosa che non si pu cambiare, una sorta di limite naturale che deve essere rispettato anche perch non pu essere cambiato.

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7. Il concetto di Nichilismo secondo Vattimo


Il punto di vista che Vattimo ha sviluppato che il nichilismo (deriva dal latino nihil che vuol dire niente) sia linterpretazione postmoderna del cristianesimo. La morte di Dio, infatti, annuncia da Nietzsche non altro che la morte di Ges sulla croce. La morte di Dio significa, in Nietzsche, la dissoluzione finale dei valori supremi e della credenza metafisica in un ordine dellessere oggettivo ed eterno, vale a dire il nichilismo. Il nichilismo cristianesimo nella misura in cui Ges non venuto al mondo per mostrare lordine naturale ma per distruggerlo in nome della carit. Amare il tuo nemico non esattamente ci che ordina la natura e soprattutto non ci che naturalmente accade. Possiamo dire che stiamo vivendo nellet dello Spirito. Vale a dire, viviamo in unepoca che attraverso la scienza e la tecnologia pu fare a meno della metafisica e del Dio metafisico, in unepoca nichilista. Unepoca in cui la nostra religiosit pu svilupparsi finalmente nella forma di una carit che non dipenda pi dalla verit. Non c (non ci dovrebbe essere) altro che carit, accoglienza, verso laltro. Nellet dello Spirito, vale a dire nellet della fine della metafisica perch mai i credenti cristiani dovrebbero ancora preoccuparsi dellordine naturale? Quanti cristiani oggi ancora credono letteralmente a una vita dopo la morte, immaginata come la continuazione di quella presente con laggiunta di una beatitudine o di una punizione eterna? Per questo la Chiesa si trova a combattere limpatto ateistico della cosmologia moderna rifiutando le pretese di obiettivit e quindi di verit della scienza naturale sperimentale. Essa funziona come uno sguardo da nessun luogo; il gioco linguistico della scienza non ha nulla a che fare con quello della religione, nessuna delle due pu arrogarsi il diritto di dire lultima parola. Ma Heidegger si rese conto che anche la pretesa oggettivit delle scienze ispirata da un interesse determinato, quello, per esempio, di descrivere il movimento dei gas in modo che altri possono parlarne ugualmente e sviluppare questa conoscenza. Gli scienziati non sono mossi dallimpulso della verit, non possibile immaginare il rapporto fra mondo e conoscenza come il mondo e lo specchio del mondo, ma come il mondo e qualcuno che sta nel mondo e si orienta in esso utilizzando le sue capacit conoscitive, cio scegliendo, riorganizzando, trafficando, ecc. Il concetto di interpretazione tutto qui: non c esperienza di verit che non sia interpretativa; io non conosco niente se non mi interessa, ma se mi interessa evidente che non lo guardo in modo disinteressato.Tra laltro, nessuno scienziato studia tutta la fisica da principio, quasi tutti si fidano dei manuali e da l in poi sviluppano altro. Questo un dato di fatto accettato. Che gli scienziati non vengano poi a raccontarci che quello che fanno descrivere oggettivamente il mondo. Descrivono il mondo con strumenti rigorosi che sono per determinati e storicamente qualificati. Inoltre, secondo Vattimo, noi siamo in un mondo che diventato favola in tanti sensi. Se vedete un incidente stradale correte a casa per guardare alla televisione cosa successo davvero perch voi eravate in un punto determinato e non avete visto tanto bene. Ed questo ci che viviamo quotidianamente. Si consumata loggettivit del mondo a favore di una sempre crescente trasformazione soggettiva, non individuale, ma delle comunit, delle culture, delle scienze, dei linguaggi. Ma il cristianesimo pu contribuire alla costruzione di unEuropa unita e dunque pi pacifica, pi democratica, anche pi competitiva sul piano economico solo se sviluppa la propria natura postmoderna. E che, daltra parte, la decisione politica di costruire unEuropa federale obbliga il cristianesimo a riconoscere questa propria vocazione postmoderna. Si tratta, per Vattimo, di riconoscere che il cristianesimo pu assolvere ancora alla propria vocazione storica di costituire il fondamento di valore dellEuropa moderna solo se, anche a costo di una profonda trasformazione della Chiesa, o delle Chiese,

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riuscir a pensarsi e a viversi come una religione della dissoluzione del sacro a favore di un sempre pi ampio riconoscimento del solo principio della libert e della carit.

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8. Il concetto di Nichilismo "attivo" _ Nietzsche_

La metafisica non ci lascia completamente orfani: la sua dissoluzione (la morte di Dio di cui parla Nietzsche) si mostra come un processo dotato di una propria logica a cui si possono attingere anche elementi per una ricostruzione ci si riferisce a ci che Nietzsche chiamava nichilismo: che non solo il nichilismo della dissoluzione di tutti principi e valori, ma anche, come nichilismo attivo, la chance di iniziare una storia diversa. Se il mondo vero (i primi principi) diventato favola, scrive Nietzsche, andata distrutta anche la favola. La situazione a cui davvero, anzitutto, apparteniamo e verso cui siamo responsabili nelle nostre scelte etiche quella caratterizzata dalla dissoluzione dei principi, dal nichilismo; assumere invece come riferimento ultimo le appartenenze pi specifiche (razziali, etniche, familiari e ecc) vuol dire limitare fin da principio la propria prospettiva. Bisogna attuare un ampliamento di orizzonti. Se vi vuole corrispondere alla dissoluzione dei principi, non pare esservi altra via che quella di unetica esplicitamente costruita intorno alla finitezza. Non intesa come esigenza del salto nellinfinito. Infatti, molti esiti religiosi del pensiero novecentesco si argomentano cos: il riconoscimento della finitezza prepara il salto nella fede, quindi solo un Dio ci pu salvare. Invece, unetica della finitezza quella che cerca di restare fedele alla scoperta della collocazione sempre insuperabilmente finita della propria provenienza senza dimenticare le implicazioni pluralistiche di questa scoperta. Bisogna anche operare una scelta tra ci che vale e ci che non vale delleredit culturale da cui proveniamo. Tale scelta deve essere fatta in base al criterio della riduzione della violenza e in nome di una razionalit intesa come discorso-dialogo tra posizioni finite che si riconoscono come tali, e che perci non hanno la tentazione di imporsi legittimamente (in quanto convalidate da un principio primo) su quelle altrui. lesclusione di questa violenza che si crede legittima e lesclusione di qualunque violenza identificata con linterruzione del domandare, con il tacitamento autoritario dellaltro in nome dei principi primi il senso complessivo di questetica della finitezza. Nelletica della finitezza il rispetto dellaltro non neanche remotamente fondato sul presupposto che egli sia portatore della ragione umana uguale in tutti; principio da cui discende anche limplicazione pedagogico - autoritaria di ascoltare le ragioni dellaltro, ma preoccupandosi prima di garantire che non siano manipolate. Rispetto dellaltro soprattutto riconoscimento della finitezza che ci caratterizza entrambi, e che esclude ogni superamento definitivo dellopacit che ognuno porta con s.

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9. Il ruolo della filosofia nelle relazioni internazionali - Vattimo -

Vattimo vuole anche sottolineare limportanza del ruolo della filosofia nelle relazioni internazionali. Infatti, si pu almeno osservare che le guerre in Afghanistan e in Iraq sono state scatenate in un momento e per decisione di un paese in cui la filosofia si via via ridotta a una funzione accademica, un affare di specialisti che discutono problemi di logica e di epistemologia nei loro dipartimenti universitari ben protetti e con relazioni pressoch assenti con lopinione pubblica. Vattimo riprende lidea che loggettivit, il fatto che ci che vero e ci che verificato in base ai criteri ricevuti sempre preferito dalle classi dominanti, che sono proprio quelle che dominano sulla base di questi criteri. E l dove c una verit data una volta per tutte, c anche, sempre, qualcuno che la conosce in maniera pi completa e rigorosa: il comitato centrale, il papa, i sapienti, i filosofi della Repubblica di Platone. Vattimo crede che, forse attraverso Nietzsche, si pu arrivare ad accettare anche da un punto di vista heideggeriano lidea che la tendenza alla metafisica oggettivista sia il risultato della dominazione, quindi lideologia delle classi dominanti. Il fatto che anche Heidegger, quando sviluppa la sua critica alla metafisica oggettivista, non pretende di costruire unidea dellessere differente dalloggettivismo. piuttosto impegnato a rivoltarsi contro loggettivismo positivista che lalleato dellindustrializzazione e della riduzione delluomo a macchina. Pi chiaramente che in Marx, in Heidegger che si ha una legittimazione pi accettabile dello sforzo di oltrepassare la metafisica. Marx invita a criticare sempre lideologia in nome di una verit. Il diritto del proletariato a fare la rivoluzione fondato, infine, sul fatto che solo il proletariato a fare la rivoluzione vede la verit (delluomo, della storia, ed anche delleconomia da qui i piani quinquennali di Mao e Stalin) poich, non avendo alcun interesse che gli offuschi la vista (avendo solo la propria forza lavoro e riproduttiva) realizza il vero sapere assoluto. Da qui deriva la tendenza al comunismo reale sovietico, cinese, ecc. a divenire regime autoritario. Se la rivoluzione proletaria compiuta, si ormai nel regime di verit, che deve essere protetto contro ogni eresia, ogni pretesa di cambiamento, ecc. Ma se si pensasse a Marx liberato da questi residui metafisici possibile immaginare un comunismo ideale (opposto ai comunismi reali) che rispondesse anche alle accuse di Popper, che rimproverava soprattutto alla filosofia marxista della storia il vizio di opporsi ad una societ aperta.

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10. Heidegger e l'errore del passato


In una pagina di Essere e tempo, si legge che la maniera per non prendere il passato come vergangen (passato come necessit irrevocabile) ma per assumerlo come gewesen (un essente stato sempre aperto alla nostra interpretazione e decisione) esige che il Dasein scelga i suoi eroi. Il Dasein deve scegliere i suoi eroi, i suoi modelli storici, per affermare e rendere sempre e ancora possibile unattitudine non passiva nei confronti del passato. Per Heidegger, anche a rischio di prendere una posizione sbagliata, bisogna assumere la responsabilit di un progetto. E questo progetto sar tanto pi autentico quanto pi non pretender di realizzare una volta per tutte le verit, negando i suoi obiettivi di base. Alla base di ogni progetto storico si dovr avere, dal punto di vista di questo Heidegger rivoluzionario, la negazione della violenza che leredit della metafisica, della conservazione e della dominazione che si serve della verit, del dato, dellordine. Ma perch proprio dalle premesse da cui Heidegger muoveva, e che fraintese aderendo al movimento di Hitler, si pu ripartire per immaginare una filosofia che risponda anche alla richiesta di Marx, capace cio di modificare il mondo con uniniziativa storica, quindi non solo osservarlo. Il senso dellerrore dellHeidegger nazista non stato la decisione di scegliersi i suoi eroi, cio di coinvolgersi in unavventura politica. Ma nemmeno, questo il punto essenziale, il fatto di aver abbracciato una causa oggettivamente falsa, in luogo di attenersi alla verit. I critici di Heidegger gli hanno sempre rimproverato di non aver riconosciuto il proprio errore a guerra finita; e chiunque si ispiri a ideali democratici, di civile convivenza, non pu che concordare noi certo preferiremmo di gran lunga che Heidegger si fosse purificato con una presa di distanza dalle posizioni del 1933. Ma poteva davvero farlo in base alla scoperta della verit? Ovvero condannare il nazismo in nome dei diritti umani universali divenuti finalmente evidenti e affermati solennemente dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale? Questo discorso pericoloso ma va fatto in nome della verit contro la logica di guerra. Inoltre sentirci parte (di un negoziato, di un dialogo, persino di un conflitto) allora forse la filosofia pu cominciare a trasformare il mondo invece che limitarsi a contemplarlo. Secondo Vattimo, il mondo sviluppato, da fine della metafisica, mostra una preoccupante assenza di progettualit, se si eccettua lo sforzo di mantenere il mondo di vita esistente, con i suoi privilegi e le sue abitudini di consumo, che espresso dalla guerra al terrorismo. Il terzo mondo, dal canto suo, dominato dallo stesso modello, tenta di raggiungere lo stesso livello di benessere e di consumo che lOccidente ha esportato ovunque. Ci che serve una filosofia progettuale e non pi descrittiva.

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Indice
1. Il concetto di verit secondo Vattimo 2. La societ aperta di Karl Popper 3. Il concetto di verit secondo Popper 4. La verit come pericolo - Vattimo 5. La filosofia come base del pensiero politico 6. La chiesa e la difesa della natura dell'uomo 7. Il concetto di Nichilismo secondo Vattimo 8. Il concetto di Nichilismo "attivo" _ Nietzsche_ 9. Il ruolo della filosofia nelle relazioni internazionali - Vattimo 10. Heidegger e l'errore del passato 1 2 3 4 5 6 7 9 10 11

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