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LAntico regime e le riforme del 700 Introduzione Agli inizi del 700 erano vigenti differenti ordinamenti caratterizzati

da un accentuato particolarismo, dato dalla presenza di numerosi territori dotati di leggi proprie, dalla presenza di numerosi feudi, dalla persistenza di autonomie locali e cetuali, nonch privilegi, dalla coesistenza di istituzioni risalenti a epoche e regimi diversi,dalle estese prerogative della chiesa. Questo clima di immobilismo sub durante il XVIII sec una progressiva evoluzione; un fattore decisivo fu lilluminismo, che determin una evoluzione metodologica in tutti i campi del sapere, in particolare la scienza giuridica che in Italia era ancora basata su metodi scolastici ed autoritari della tradizione. Gi alla fine del seicento ed inizi settecento, gli ambienti intellettuali napoletani, recependo le istanze cartesiane, razionalistiche e giusnaturalistiche affermarono con forza lesigenza di valutare, alla luce della ragione, linsieme di norme e di strutture sino ad allora ritenute intangibili, e si cominci ad indagare sulle origini e sulle finalit delle leggi scritte e consuetudinarie, da sempre dotate di indiscutibile autorit. La giurisprudenza si trasform lentamente da attivit tecnico-formale, volta ad interpretare le regole del passato adattandole al presente senza cambiamenti sostanziali, a scienza della legislazione, che puntava al mutamento della normativa vigente e si basava sulle disfunzioni attuali per procedere alla ricerca di rimedi e soluzioni alternative. Possiamo tracciare il seguente quadro dinsieme: il primo stato ad indirizzarsi verso il rinnovamento fu quello sabaudo, sotto la guida di Vittorio Amedeo II; anche nei ducati di Parma e Modena vennero poi avviati tentativi verso la modernizzazione delle istituzioni; nel Mezzogiorno lavvento dei Borbone segn una fase dinamica di iniziative volte a superare lassetto tradizionale; rimasero invece saldamente legate al passato le Repubbliche di Venezia,Genova, Lucca e lo Stato Pontificio. I sovrani riformatori si trovarono ad affrontare problemi analoghi: In primo piano emergeva la necessit di poter contare su strutture efficienti ed affidabili, libere da antichi condizionamenti e delle logiche cetuali: a tal fine fu intrapresa una ristrutturazione dellapparato centrale, mediante la creazione di nuovi organi temporali o permanenti, posti alle dirette dipendenze del sovrano; Vi era poi la necessit di abolizione degli antichi privilegi ecclesiastici e nobiliari, che fu affrontata mediante la compilazione di catasti che permettessero sia leliminazione di abusi e appropriazioni avvenute negli anni a danno dello Stato, sia la messa a punto di sistemi pi equi di imposizione fiscale. I catasti costituirono una spinta fondamentale verso la riforma amministrativa, la quale assieme allabolizione degli antichi statuti,costituirono un passo fondamentale verso il superamento del predominio aristocratico. La revisione dellapparato giudiziario fu particolarmente difficile, a causa della presenza di grandi tribunali centrali aventi funzioni giurisdizionali, amministrative e politiche, affiancati da numerosi organi minori: vediamo come tale apparato rispecchia il particolarismo locale e cetuale. 1

Questione centrale per tutti gli ordinamenti era il rapporto con la chiesa, che costituiva un forte limite al potere dello stato, cosicch una ristrutturazione dellapparato pubblico non poteva non adottare misure volte a ridimensionare le immunit, i privilegi fiscali e giurisdizionali, il diritto dasilo, nonch a stabilire un controllo sugli istituti caritativi, ospedalieri ed educativi. Alle riforme istituzionali finalizzate a superare il particolarismo, corrispose lo sforzo di riordinare il sistema delle fonti. Risultati di rilievo furono raggiunti nello stato sabaudo e nel ducato di modena, dove si realizzarono rispettivamente le costituzioni piemontesi ed il codice estense. Testi normativi di enorme importanza furono anche: la riforma della legislazione criminale toscana (cd Leopoldina), il codice per la veneta mercantile marina ed il codice giudiziario nelle cause civili per il principato di Trento, classificati come CODIFICAZIONI MODERNE da alcuni storici.

Lo stato Sabaudo Le riforme dellamministrazione centrale e le lotte contro i privilegi Alla fine del 600 lo stato sabaudo si presentava composto da differenti territori, di accumunati dalla subordinazione alla dinastia dei Savoia, ma diversi per lingua, consuetudini, privilegi. La riforma della struttura di impronta marcatamente particolaristica fu intrapresa da Vittorio Amedeo II, guidato da una ideologia assolutistica ispirata al modello del re di Francia Luigi XIV; egli intraprese una energica azione di compressione delle autonomie locali, che possiamo distinguere in due fasi: nella prima (1696-703) egli gett le basi per lo svecchiamento del sistema finanziario e amm.vo, soprattutto attraverso lintroduzione in ogni provincia di un Intendente. Gli intendenti avevano rilevanti compiti finanziari, amministrativi e politici, tra i quali distribuire i tributi tra i comuni, controllare ai bilanci, provvedere al demanio, riscuotere le imposte, vigilare sugli amministratori pubblici. Sotto il loro controllo, inizi in questo periodo la lenta e progressiva opera di riordino del sistema finanziario e fiscale; inoltre una revisione del sistema del catasto, con lintroduzione di nuove tecniche di misurazione e di stima, consent di individuare abusi e definire la situazione patrimoniale di vari soggetti. La seconda fase di riforme, a partire dal 1713, fu caratterizzata anzitutto dalla pace di Utrecht che attribu a Vittorio Amedeo il titolo di Re derivante dal possesso della sicilia. Lanno 1717 fu decisivo per il riformismo sabaudo, in quando con leditto del 17 febbraio 1717 e le costituzioni dell 11 aprile (ultimi due punti) fu realizzato un profondo rinnovamento degli apparati ammvi e finanziari: Fu istituito un consiglio di Stato alle strette dipendenze del sovrano che lo dirigeva; La Segreteria di Stato venne suddivisa in due uffici, uno per gli affari interni e uno per quelli esteri; Fu rinnovato il settore finanziario con la ristrutturazione del consiglio delle finanze, diretto dal generale delle finanze, il quale rivestiva un ruolo simile a quello del ministro delleconomia, da una parte direttamente alle dipendenze del sovrano e dallaltra preposto agli intendenti, appaltatori delle gabelle, al tesoriere centrale e a quelli locali.

Inoltre con gli editti del gennaio 1720 e leditto di perequazione del maggio del 1731, furono ordinati rispettivamente: lavocazione al demanio di tutti i feudi e beni signorili acquistati a titolo non oneroso, e imponeva di presentare i documenti di possesso e pagamento; eliminazione della maggior parte delle esenzioni fiscali e illecite del clero e della aristocrazia: leditto di perequazione concluse i lavori preparativi del catasto. 2

La riorganizzazione dell amministrazione locale e dellordinamento giudiziario Al fine di rafforzare lautorit regia ed accrescere le risorse finanziarie, vittorio amedeo II cre unoligarchia legata al governo centrale da porre in contrapposizione al potere feudale locale. La nomina del consiglio e del sindaco fu per la prima volta attribuita agli intendenti, e poi ai consiglieri stessi, e la breve durata delle cariche evitava la cristallizzazione del potere in capo ad alcuni soggetti. La formulazione compiuta delle istituzioni comunali si ebbe nel Regolamento dei pubblici (1775), emanato da vittorio amedeo III. Oltre al consiglio ordinario erano previsti due collegi, il consiglio raddoppiato ed il consiglio dei capi di casa (antica assemblea plenaria del comune che prima eleggeva il sindaco). Il sindaco, nominato per anzianit, non rivestiva tanto la funzione di capo dellammne comunale, quanto quella di coordinatore delle attivit del collegio, ma la sua figura era meno rilevante di quella del segretario. Questi era inamovibile ed in costante contatto con lintendente; egli assume le funzioni di curatore dellinteresse del comune e agente del governo centrale. Per quel che riguarda le istituzioni giudiziare, il sistema rimase caratterizzato da un accentuato particolarismo e dalla confusione tra funzioni amministrative e giudiziarie, poich continuarono ad operare le varie giurisdizioni tradizionali (signorili, ecclesiastiche..), i giudici provinciali di nomina regia che controllavano le designazioni dei magistrati da parte dei signori, e al vertice la chambre des comptes di Chambry e Nizza, e la camera dei conti di Torino. Tali senati avevano la suprema istanza nei giudizi civili e criminali, senza possibilit di appello. La prima fu eliminata poich ostile alle iniziative governative. Ma lazione antinobiliare, nel suo complesso, non bast ad eliminare abusi, speculazioni e malfunzionamento della giustizia. I rapporti con la Chiesa. Lintervento statale nella beneficienza, nella sanit, nellistruzione. Al fine di raggiungere lobiettivo assolutistico di controllo statale su tutti gli aspetti della vita associata, il governo sabaudo si assunse molti compiti prima affidati alla chiesa, in campo assistenziale, sanitario ed educativo. Con leditto del maggio 1717, preceduto dal divieto di accattonaggio nelle strade e nelle chiese, furono create una rete di istituzioni pubbliche per soccorrere i poveri. In ogni centro fu creato un ospizio di carit o una congregazione, con il compito di raccogliere e distribuire il denaro offerto dai privati per avviare al lavoro gli indigenti abili e mantenere i sudditi privi di mezzi. Furono stabilite sovvenzioni e facilitazioni per gli orfanotrofi e lassistenza agli infermi. Nel campo dellistruzione, vittorio amedeo II affid a due giuristi siciliani la preparazione di una riforma radicale degli studi superiori, terminata con le costituzioni del novembre 1720. Queste norme furono precisate nel 1729, e furon o istituite 36 scuole pubbliche che sottraevano agli ordini religiosi il monopolio delleducazione preuniversitaria dei nobili e dei borghesi, mentre i meno abbienti venivano mantenuti gratuitamente agli studi nel Collegio delle province appena istituito. Il riformismo in Sardegna Lisola fu acquisita nel 1720 in seguito alla cessione della Sicilia allAustria a seguito della pace di Vienna del 1718. Qui lazione dei Savoia fu caratterizzata, nei primi anni, da grande cautela e rispetto per la tradizione giuridica locale. Solo a partire dal 1759 si avvi una decisa azione riformistica: furono ridotti il diritto dasilo e i privilegi del foro per arginare il potere ecclesiastico, furono rese pi rigorose le regole per la concessione delle tonsure (conferimento di ordini sacri), fu stabilito un controllo statale sullinsegnamento scolastico. 3

Nel 1764 e 65 furono nuovamente aperte le universit di Cagliari e Sassari; tuttavia per il loro carattere frammentario queste iniziative non incisero profondamente nella realt sarda. Le fonti normative Leterogeneit delle norme accumulate nei secoli, stratificate e spesso contraddittorie, generava uno stato di incertezza del diritto che contrastava con lautorit sovrana, in un ottica assolutistica del potere, cosicch Vittorio Amedeo II incaric giovanni Cristoforo Zoppi, prof di diritto civile alluniversit di Pavia,di redigere una raccolta completa di tutti gli editti sabaudi. Tuttavia questo tentativo fall a causa delleccessiva complessit della compilazione, e stesse sorta ebbe il successivo progetto nel 1718, seguito da tentativi successivi che non giunsero mai a risultati soddisfacenti. Il re mut allora progetto, incaricando lavvocato Giovanni Battista Berterini di procedere ad un riassetto della legislazione vigente, eliminando elementi superflui, contraddizioni e ripetizioni, introducendo sistemi basati sulla chiarezza delle norme e lomogeneit delle materie, limitando larbitrio dei giudici, semplificando le procedure e stabilendo la proporzionalit delle pene. La lunga fase di preparazione termin nel febbraio 1723, con lemanazione delle Leggi e costituzioni di S.M. il Re di sardegna, pi comunemente costituzioni piemontesi. Questopera non pu essere considerata una codificazione poich non elimin del tutto la normativa precedente per sostituirla con un corpo organico di leggi nuove, idea originaria di Platzaert, n accoglieva le istanze umanitarie e illuminate della scienza giuridica europea dellepoca. Le costituzioni sono in realt una consolidazione, ossia una raccolta non unitaria di disposizioni eterogenee emanate in tempi diversi. Esse infatti non superano limpostazione dellet del diritto comune, in quanto ammettono il ricorso sussidiario al diritto romano e non unificano il diritto dellintero stato, lasciano sussistere leggi ed usi locali. Tuttavia non dobbiamo in alcun modo sottovalutare la portata di questa compilazione che ha introdotto innovazioni sostanziali, tra le quali: restrizion i forti ai fedecommessi, una pi attenta disciplina dei diritti dellimputato e del reo,limitazione della tortura, alleggerimento delle pene per delitti come la bestemmia, la simonia, leresia, la razionalizzazione del processo civile.

I territori inseriti nellimpero asburgico 1. La Lombardia: le istituzioni nella prima met del 700 Il ducato di Milano e quello di Mantova furono attribuiti definitivamente a Carlo VI con il trattato di Rastatt del 1714. Fino alla met del secolo non fu intrapresa unopera di riforma delle strutture pubbliche. Il consiglio di Spagna, supremo organo di raccordo tra la corte di Vienna e i territori italiani, fu trasformato nel 1738 nel consiglio dItalia. Al vertice dellapparato vi era il governatore di nomina triennale con funzioni normative, di controllo e di coordinamento, sia in campo politico che militare, affiancato: da un lato dal gran cancelliere, con funzioni giurisdizionali e tributarie, dallaltro dal castellano,maggiore carica militare dello stato. Accanto a tali organismi di espressione del potere imperiale, vi erano le magistrature ducali, con ampi poteri ed estesa autonomia. La pi importante tra esse era il senato di Milano, al quali spettavano rilevanti prerogative giurisdizionali e ammve, come lappello in ogni causa civile e criminale, la decisione nelle controversie feudali, il controllo su tutti i giudici e sulluniveriast di pavia, approvazione delle imposizioni e ripartizioni fiscali. 4

La giustizia criminale e quella civile facevano capo, rispettivamente, al capitano di giustizia e al podest, dislocati nei principali centri urbani e nel contado: tali organi giudicanti riflettevano un accentuato particolarismo radicato su privilegi e prerogative corporative. Le riforme di Maria Teresa Le riforme del sistema istituzionale austriaco iniziarono ad essere attuate solo dopo la pace di Acquisgrana del 1748, che pose fine alla guerra di successione austriaca. La guerra di successione era motivata da una complessa situazione successoria: l'imperatore Carlo VI, privo di figli maschi, con la Prammatica Sanzione del 1713 regolava la successione imperiale a vantaggio della figlia Maria Teresa. Nonostante la precedente approvazione delle potenze europee, alla morte di Carlo VI (1740), nacque un conflitto europeo scatenato dai disegni annessionistici di Federico II di Prussia, della Spagna, del regno di Sardegna e dalle aspirazioni alla corona imperiale dell'elettore di Baviera Carlo Alberto e di Augusto III di Sassonia. Le profonde trasformazioni realizzate in Lombardia sono il riflesso della politica innovatrice perseguita da Maria Teresa, da Giuseppe II, e da Leopoldo II. In particolare, i primi passi verso la modernizzazione dellordinamento furono compiuti sotto linfluenza di Gian Luca Pallavicini, governatore nel 1750. Nel 1749 fu varato un vasto piano di riorganizzazione, attraverso la promulgazione di una pianta dei tribunali e una pianta dei salariati; furono adottate misure che avviarono un progressivo passaggio dalla concezione privatistica degli uffici, basata su un rapporto personale tra funzionario e sovrano, ad una concezione pubblicistica, basata su rapporto formalizzato e sulla professionalizzazione degli impiegati; ci stato attuato mediante lo sfoltimento dellorganico, la concentrazione delle mansioni, labolizione della venalit delle cariche, il divieto di sostituire i titolari degli uffici, laccrescimento degli stipendi. Inoltre, la necessit di semplificare le magistrature testimoniata dalla riunificazione del magistrato ordinario a quello straordinario in un unico magistrato camerale posto a capo del settore finanziario. La riscossione delle imposte venne riservata ad un'unica impresa diretta da Antonio Greppi (la ferma generale). Il risultato pi incisivo di questa prima fase fu comunque la realizzazione del catasto ad opera della Giunta Di Pompeo Neri, la quale inizi lopera al tempo di Carlo VI e la port a termine tra il 1749-55, giungendo ad una stima ben precisa dei beni immobili. La propriet fondiaria divenne cos il perno dei contributi DIRETTI, ma anche della Amministrazione cittadina, alla base della quale fu posto il convocato, e cio lassemblea di tutti i possidenti iscritti alle tavole del censo. Al convocato erano attribuite importanti funzioni come :la fissazione delle imposte, la discussione dei bilanci, la nomina degli impiegati, la delibera su vari affari pubblici. Al controllo dello schema istituzionale comunale cos configurato vi era un cancelliere del censo di nomina regia. Tra il 1756 ne il 1758 fu riformata anche lamministrazione delle province, con una serie di provv intesi ad abbattere gli antichi privilegi delle citt nei confronti della campagna, e creare un sistema uniforme collegando le capitali al territorio in circoscrizioni unitarie. In questi anni furono inoltre aboliti: il Consiglio dItalia, sostituito da un dipartimento dItalia, organo burocratico strettamente dipendente dalla cancelleria di Stato asburgica; la carica di gran cancelliere, le cui attribuzioni passavano al ministro plenipotenziario. 5

Tra il novembre e il dicembre 1765 furono creati tre importanti organi propulsori delle riforme: il supremo consiglio delleconomia, il quale costituiva un tribunale supremo dotato di poteri giudiziari, ammvi e consultivi; la deputazione agli studi; la giunta per le materie ecclesiastiche e miste, che divenne il principale strumento nel settore dei rapporti tra lo stato e la chiesa. I mutamenti maturati durante gli anni 60 giunsero a concretizzarsi, tra il 70-71, in provvedimenti finalizzati a rafforzare il potere centrale e a separare la sfera amministrativa da quella giudiziaria. In particolare un provv del 1771 alter profondamente la natura del senato milanese: ad esso furono attribuite solo funzioni giudiziarie, da decidersi in una delle 3 aule di cui era formato (civile, criminale, camerale); le funzioni di natura ammva, finanziaria ed economica furono riservate al rinnovato magistrato camerale. La politica di Giuseppe II e di Leopoldo II Le antiche magistrature, sopravvissute sotto maria teresa, furono definitivamente soppresse da Giuseppe II. Il 1786 considerato come il punto di arrivo del processo di riorganizzazione ed innovazione dei decenni precedenti; uno dei primi settori ad essere investito delle riforme fu quello giudiziario: nel 1786 furono aboliti il senato di Milano, tutti gli antichi tribunali esistenti e i privilegi del foro, e fu istituito un TRIPLICE GRADO DI GIURISDIZIONE cos composto: in primo grado vi erano le preture, in grado di appello i tribunali collegiali di Milano e Mantova, e competente per la revisione era il supremo tribunale di giustizia con sede a Milano. Fu istituito un consiglio di governo sostitutivo del magistrato camerale, del tribunale di sanit e della congregazione di stato, e le loro competenze passarono al consiglio. I criteri di accentramento emergono in particolare nella riorganizzazione delle amministrazioni periferiche. La volont di ridimensionare le oligarchie locali port nel 1786 a suddividere il territorio in OTTO NUOVE province, a capo delle quali fu posta una INTENDENZA politica emanata dal governo. Furono riordinate le congregazioni con una disciplina uniforme che fissava esattamente i compiti del collegio, i cui membri erano presieduti da un prefetto. Leopoldo II manifest, al contrario dei predecessori, un atteggiamento pi moderato e conservatore, anche per evitare lespandersi delle idee rivoluzionarie provenienti dalla Francia; la fase di Leopoldo II stata giudicata come una fase di assestamento piuttosto che di revisione dellopera Giuseppina. I rapporti tra lo Stato e la Chiesa: le riforme nella organizzazione dellistruzione, della sanit e della beneficienza I principali aspetti del riformismo teresiano sono rappresentati da: la proibizione della bolla In coena domini, rivendicante la supremazia della Chiesa sul potere civile; le misura che sopprimevano i privilegi ecclesiastici e lInquisizione; la progressiva riduzione dei conventi, che risparmi solo le comunit dedite ad attivit utili alla popolazione come linsegnamento e lassistenza. Con Giuseppe II furono emanati provvedimenti radicali e pi espliciti, tra i quali: la proclamazione ufficiale dellabolizione dellInquisizione e delle immunit fiscali e giurisdizionali del clero, lattribuzione al sovrano della nomina dei vescovi, ai quali vennero concesse prerogative spettanti al solo pontefice, il controllo sulla preparazione dei sacerdoti, la ristrutturazione parrocchiale. Questa politica ebbe forti ripercussioni nellorganizzazione dei settori tradizionalmente attribuiti alla Chiesa: istruzione, beneficienza, assistenza.

Nel campo educativo, in una prima fase lattenzione si concentr sulle universit: la direzione dellateneo pavese fu sottratta al senato milanese ed attribuita al diretto controllo dello stato: tutti gli aspetti amministrativi e didattici della vita accademica vennero regolati in modo rigoroso sul modello austriaco. Sotto il regno di Giuseppe II fu affrontato il problema delle scuole elementari, con ladozione del sistema normale, gi vigente in Austria, e con lemanazione di leggi regolanti i programmi di studio, la preparazione e i compiti dei maestri, i doveri degli allievi, il calendario delle lezioni. Lassistenza sociale fu oggetto di una azione di riforma che ne trasfer progressivamente la gestione dalla chiesa e dai privati allo stato. Furono a tal fine soppresse le esenzioni fiscali dei luoghi pii e, ad opera della giunta per le materie ecclesiastiche e miste, vennero drasticamente ridotti lautonomia e i privilegi degli enti di beneficienza, attribuendo al governo forti poteri di controllo sui loro bilanci e sui beni. Per quanto riguarda il sistema sanitario lombardo, fu istituito un direttorio medico al quale veniva affidata la direzione ed il controllo di tutte le attivit del settore. Le fonti normative Lassetto normativo lombardo agli inizi del 700 era composto dalla stratificazione di disposizioni diverse per natura e provenienza, che rifletteva il particolarismo istituzionale di una societ ordinata per ceti. La pi autorevole raccolta di materiale legislativo lombardo era costituita dalle Novae Constitutiones emanate da Carlo VI nel 1541. Questa compilazione ricalcava i contenuti e le impostazioni tipiche dellet del diritto comune. La sua riformulazione nel 1747 ad opera del senatore Verri dimostra quanto il sistema tradizionale fosse tenacemente difeso dalloligarchia. Sotto il regno di Giuseppe II, nel quadro delle grandi riforme del 1786, furono abrogate le Novae Constitutiones e fu imposta la promulgazione del Regolamento del processo civile per la Lombardia austriaca, e della Norma interinale del processo criminale, ripresa questa dalla Constitutio criminale theresiana del 1768. Il Regolamento del processo civile pu essere considerato una vera e propria codificazione in quanto diveniva lunica normativa in materia di processo civile, sostituendo tutte le forme di disciplina precedenti. Esso manteneva alcuni elementi derivanti dal diritto comune, come le prove legali, il giuramento,il mancato obbligo di motivazione della sentenza, daltra parte rendeva semplice e rapido il procedimento mediante una serie di brevi termini e rigide preclusioni che rendevano pi agevole il proseguimento della causa. Venne rafforzato il ruolo di controllo del giudice in tutte le fasi del processo e nellassunzione delle prove; si delineava cos il passaggio da una concezione privatistica ad una pubblicistica del processo, e la soluzione rapida ed efficiente delle controversie inizi ad essere considerata come precipua funzione dello stato. Tale impronta statalistica caratterizza anche la Norma interinale, la quale da un lato consrvava il carattere inquisitorio del processo, con la preminenza del giudice sullimputato il quale non poteva essere assistito dal difensore fino alla fine dellinquisizione, n conoscere gli indizi a suo carico; dallaltra parte arginava il magistrato vincolandolo alla legge, anche attraverso la previsione delle prove legali. In linea con gli ideali illuministici sono: labolizione della tortura, leguaglianza dei destinatari della normativa penale, il principio di stretta legalit. Il testo penalistico suscit forti critiche da parte di istituzioni giudiziarie, funzionari ed intellettuali, per la sua distanza con la tradizione locale, tanto che Giuseppe II cre una giunta per adattare il codice alle esigenze lombarde; i lavori non portarono a risultati concreti, e furono proseguiti da unaltra giunta nominata da Leopoldo II, la quale elabor un progetto di codice ispirato ad ideali umanitari ed 7

illuministici, che eliminava in gran parte la durezza del testo giuseppino, avvicinandosi alla Leopoldina toscana. 2. Trieste e il Litorale: Evoluzione dellordinamento Agli inizi del 700, lordinamento triestino si fondava sugli statuti del 1550, che riflettevano schemi di origine medievale riservando il potere ad una stretta cerchia di patrizi. Cardine del sistema erano il consiglio maggiore e il minore, ai quali spettavano le decisioni sul governo delle citt e la nomina dei magistrati del comune. In realt fin dal 1382 Trieste si era posta sotto la protezione dellarciduca dAustria per difendersi dallinvadenza di Venezia, e conseguentemente con il tempo alle strutture cittadine si erano sovrapposti alcuni organi del sovrano austriaco. Il pi importante di essi era il capitano di Trieste al quale spettavano funzioni militari, giudiziarie e di controllo generale sul funzionamento delle istituzioni, mentre lesattorato si occupava della riscossione dei dazi doganali dovuti agli Asburgo. Tra la fine del 600 e gli inizi del 700 la citt si trovava ormai inserita nella struttura burocratica dellAustria; tuttavia il dualismo ammvo tra autorit comunali e austriache generava dei dissidi, cosicch limperatore CarloVI avvi un vasto progetto di modernizzazione dellassetto, pi centralizzato, e un progetto di sviluppo economico e marittimo che aveva come principale centro di irradiazione il porto di Trieste. Nel marzo 1719 fu emanata la patente che dichiarava Trieste e Fiume porti franchi, prevedendo tra laltro miglioramenti per le comunicazioni terrestri, creazione di istituti assicurativi, garanzie e prerogative a favore dei commercianti stranieri. Lerosione delle prerogative delle antiche magistrature cittadine fece un grande passo avanti con la creazione nel 1731 di una Suprema Intendenza commerciale, simile ad un ministero decentrato, che ampli le funzioni in materia commerciale e finanziaria, fino ad acquisire una vasta competenza ammva divenendo cos lo strumento dellassolutismo asburgico contro il particolarismo comunale. Sotto Maria Teresa questo organismo fu potenziato, mediante lunificazione della figura del capitano e dellintendente, ponendo sotto il suo controllo non solo la vita comunale ma anche amministrazione civile, commerciale, giudiziaria e militare della provincia del Litorale, nella quale vennero riuniti i territori austriaci delladriatico settentrionale. Giuseppe II prosegu lopera della madre accentuando la tendenza verso laccentramento. Nel 1782 furono annessi alla provincia triestina anche i territori della contea di Gorizia e Gradisca, il cui ordinamento durante il periodo teresiano aveva subito una graduale evoluzione, con il ridimensionamento delle prerogative autonomistiche e cetuali. In campo giudiziario, furono aboliti quasi tutti i tribunali esistenti e fu isitituito un unico giudizio civico e provinciale di Gorizia, Gradisca e Trieste, con sede a Trieste. Fonti normative Nel 1768 fu introdotta la Constitutio criminalis theresiana che unificava la normativa in materia di tutte le provincie austriache. Questa compilazione, comprendente il diritto sostanziale e quello processuale, razionalizzava e riordinava il materiale giuridico previgente, ma non presentava novit di rilievo dal punto di vista contenutistico. Infatti manteneva la tradizionale crudelt delle pene e descriveva con minuzia le crudelt della tortura; questa venne abolita nel 1776, notevole progresso civile nei domini asburgici.

Sotto Giuseppe II lazione di riforma delle fonti normative fu intensificata, con lemanazione di alcuni provv che modificavano la tradizione secolare in materie rilevanti: leditto di tolleranza del 1781 equipar ai cattolici i soggetti appartenenti a tutte le confessioni religiose tollerate dallo stato, consentendo loro lesercizio privato e talvolta pubblico dei culti, e la creazione di scuole; la legge matrimoniale del 1783 rese il matrimonio contratto di diritto civile, attribuendo ai sacerdoti cattolici la funzione di pubblico ufficiale, riconoscendo la validit del matrimonio tra cattolici e acattolici tollerati. Nel 1787 entr in vigore il codice civile, frutto incompleto di una lunga preparazione. Nel complesso, gli interventi di Giuseppe II in diritto privato tendevano a ridurre i privilegi cetuali in una prospettiva egualitaria e borghese dei rapporti sociali, inserita nel contesto di uno stato assolutistico e accentrato. In campo processuali stico, al contrario del civilistico, si giunse ad una legislazione esaustiva ed organica, tra le pi avanzate esperienze dellepoca con lemanazione del regolamento del 1781. Anche il diritto penale con il codice del 1787 trov una formulazione pi evoluta rispetto a quella teresiana. Il testo considerato UN CODICE PENALE MODERNO perch abrogava tutta la disciplina esistente ponendosi come UNICA FONTE DEL DIRITTO, si fondava sul principio di stretta legalit e non ammetteva il ricorso allanalogia. In esso si realizzava una unificazione completa dei soggetti, senza riguardo agli status cetuali, attraverso la previsione ASTRATTA DEI CRIMINI, si applicavano inoltre i criteri di personalit della pena e proporzionalit al delitto, si escludevano dal novero dei reati leresia, la magia, la bestemmia, ladulterio, e la pena di morte fu mantenuta solo in ipotesi di sedizione pericolosa dello stato. Il codice di procedura criminale del 1788 considerato pimodernorispetto alla disciplina processualistica della Constitutio criminalis theresiana: lazione penale era avviata dufficio e vi erano regole precise per quanto riguarda le modalit dellarresto, limitato a 24 ore, dellin terrogatorio e del trattamento dellimputato che non poteva essere assistito da un difensore, ma veniva garantito in alcuni diritti fondamentali e nel suo onore da diverse norme. La disciplina della raccolta e della valutazione delle prove fu oggetto di particolare cura al fine di prevenire gli abusi del giudice in questo campo e di giungere in tempi brevi allaccertamento della verit. 3. Il principato vescovile di Trento: conservatorismo e tentativi riformistici Il principato vescovile, a differenza della Lombardia austriaca e di Trieste, non era inserito nellapparato burocratico austriaco e manteneva una sua autonomia, gelosamente difesa. Il quadro istituzionale del territorio trentino rest per tutto il settecento ancorato a schemi medievali, dimostrandosi particolarmente refrattario a qualsiasi tentativo di ammodernamento. Lordinamento aveva natura ecclesiastica in quanto alla sua fondazione (1027) era retto da un principe vescovo; lautorit del principe in realt era molto limitata da prerogative cetuali, essendo lassetto caratterizzato da un accentuato particolarismo nel quale ogni componente (feudi, citt, comunit alpine) godeva di notevole indipendenza in campo giurisdizionale e fiscale. Lorganizzazione del comune di Trento si basava sugli statuti approvati da Bernardo Clesio nel 1528, che non avevano modificato lassetto medievale. Vi era il cd magistrato consolare quale organo di rappresentanza del patriziato urbano; esso nominava le cariche pi importanti, quali i sindici, investiti di molte competenze economiche, di polizia, amministrative e giudiziarie. Vi era poi il capitolo della cattedrale , un potente organo ecclesiastico e politico formato da 18 canonici di nazionalit trentina e germanica, che eleggeva il principe vescovo e lo affiancava nella conduzione della vita 9

pubblica, influenzando sensibilmente la sua azione. Vi era infine il consiglio aulico trentino alle dirette dipendenze del principe vescovo, che nel corso degli anni assunse sempre maggior peso nonch il centro di tentativi riformistici. Limitata allinterno la sovranit del principe vescovo, essa era condizionata allesterno dal rapporto con gli Asburgo, poich i conti del Tirolo erano stati investiti sin dal medioevo dello jus advocatiae et protetionis: in particolare lavvocazia era un istituto tipico degli ordinamenti ecclesiastici in cui alcune funzioni militari e giudiziarie erano affidate ad un rappresentante laico, originariamente destinato alla difesa del territorio della chiesa di trento, trasformato poi in una specie di protettorato politico e i suoi titolari avevano ampliato lingerenza nel principato mediante patti, accordi e compromessi, che comportavano contribuzioni e obblighi dalla comunit trentina. La figura del capitano della citt di Trento, rappresentante degli interessi austriaci, si era rafforzata con il tempo, ma la tendenza asburgica alla centralizzazione durante il 700 non raggiunse mai risultati significativi. Le fonti normative Il Codice giudiziario nelle cause civili pel principato di Trento, elaborato dal consigliere Francesco Barbacovi, fu una delle iniziative legislative pi avanzate dellepoca. Limpulso era partito da Giuseppe II che nel 1784 aveva chiesto al principe vescovo di applicare nei suoi domini il regolamento giudiziario austriaco del 1781. Pietro Virgilio di Thun incaric allora Barbacovi affinch adattasse la normativa viennese alle esigenze austriache, ma questi si ciment nella redazione di un nuovo testo, ispirandosi al regolamento austriaco. Lopera risulta avanzata rispetto al modello, e pu essere considerata una codificazione moderna in quanto abroga la disciplina processualistica precedente e si pone come unica e completa fonte giuridica. Il processo barbacoviano ha unaccentuata connotazione pubblicistica, che vede i giudici come ESECUTORI DELLA LEGGE e non come mediatori nelle controversie; ridimensiona il potere degli avvocati reprimendone la disonest in ottica anticorporativa; lo svolgimento della causa teso a giungere in tempi brevi ad una doluzione definitiva, e ridurre il numero delle liti eccessivo che causava dispersione di ricchezza dei sudditi: a riguardo rilevano le sanzioni dure per la malafede delle parti, i raggiri dei difensori e la corruzione dei giudici; il codice stabilisce inoltre lobbligo di motivazione delle sentenze. Le norme di Barbacovi rivela inoltre una enorme sensibilit sociale: il codice proteso costantemente a salvaguardare i diritti dei sudditi meno abbienti e colti, contro la rapacit del ceto forense e degli ufficiali giudiziari. La resistenza di forze conservatrici imped lapplicazione del regolamento nella pretura di Trento, ma esso fu accolto con favore nel resto del principato. Le repubbliche oligarchiche 1. La Repubblica di Venezia: lapparato statale Lassetto costituzionale veneziano del settecento era quello consolidatosi tra il XVII ed il XIV secolo: Al vertice dellordinamento era posto un doge vitalizio, rappresentante dellunit e della potenza dello stato; a questo splendore formale non corrispondeva analogo potere sostanziale: al momento della sua nomina egli giurava su un documento che conteneva norme sui limiti della sua azione e autorit; Leffettiva conduzione della vita pubblica faceva capo a cinque grandi consigli: maggiore, minore, dei pregadi, dei quaranta, dei dieci. 10

Lorgano cui spettava la sovranit dello stato era il maggior consiglio ,trasformatosi nel 1297 da elettivo ad ereditario, per garantire la preminenza del ceto patrizio. Le attribuzioni di questo collegio erano molto vaste: eleggeva la maggior parte delle cariche pubbliche, esercitava il potere legislativo, decideva della pace e della guerra, concedeva le grazie, sovraintendeva alle finanze. Il minor consiglio aveva il compito precipuo di controllare lautorit del doge, assistendolo in tutte le sue funzioni; esso, integrato con le tre commissioni dei savi nominati dal senato, costituiva il pien collegio, supremo organo esecutivo e motore dellapparato statale, con importanti funzioni istruttorie, deliberanti, giudiziarie e politiche. Il consiglio dei pregadi (o senato) era un vasto consesso al quale veniva delegata, in linea di principio, lautorit del collegio maggiore e aveva vaste attribuzioni: in materia di commercio, navigazione, politica interna ed estera, finanza, ma anche tutela della morale. Il consiglio dei quaranta rappresentava il supremo organo giurisdizionale, al quale spettava il giudizio di seconda istanza in materia civile e criminale, ma anche vasta competenza in affari amministrativi, come listruzione delle proposte da presentare al maggior consiglio, lelaborazione di piani tributari e finanziari. Il consiglio dei dieci aveva funzioni giudiziarie e poliziesche, finalizzate a scoprire e prevenire congiure contro lordinamento vigente e a tenere sotto controllo le fazioni. Sulle delibere di tutti gli consigli veneziani vegliava un autorevole tribunale, lavogaria di comun, supremo tutore della legge in sede giurisdizionale, politica e costituzionale; Il governo delle zone di terraferma era affidato a rettori nominati dal maggior consiglio e subordinati ad un provveditore generale di terraferma. Gli organismi rappresentativi comunali, essendo tecnici del diritto, opponevano una resistenza tenace allazione del funzionario veneziano, in difesa delle consuetudini, statuti e privilegi locali, creando frequenti conflitti di competenza. Durante il 700, il venir meno della tradizionale funzione di potenza navale, e la conseguente trasformazione di Venezia in un piccolo stato territoriale, accentu la tendenza allaccentramento attraverso il rafforzamento di controlli e ingerenze che suscitarono crescente risentimento, e aspirazione alle riforme, da parte dei nobili di terraferma.

Nel corso del secolo furono creati diversi organismi per ammodernare i settori delleconomia e dellamministrazione, come la deputazione al commercio, la deputazione allagricoltura, i deputati alla regolazione delle tariffe mercantili, linquisitore alle arti, ma i piani di riforma negli ambiti di commercio, agricoltura,lavori pubblici, pubblica finanza.. fallirono. Le fonti normative La fonte pi importante fu costituita fino alla fine della repubblica dagli statuti emanati dal doge Jacopo Tiepolo. Questultimo nella sua compilazione ha osservato anzitutto il diritto statuario, e in caso di lacune di ricorrere prima alle consuetudini approvate, poi allanalogia, ed infine allarbitrio del giudice. Lesclusione del diritto romano, che possiamo ricondurre ad una precisa volont di mantenersi indipendente dallImpero ma anche ad una difficolt tecniche causate dalle differenze con le norme, costituisce un eccezione dellItalia dellepoca; anche il grande valore attribuito alla valutazione dei magistrati, intesi come depositari dellequit, una particolarit del sistema veneziano.

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2. La Repubblica di Genova: strutture pubbliche e fonti normative Lordinamento genovese del 700 era ancora basato sullo schema che risaliva alla costituzione di Andrea Doria del 1528 e dalle Leges Novae del 1576. Queste norme configuravano un regime aristocratico fondato sui principi della temporaneit, della rotazione delle cariche, della collegialit degli atti di governo ed erano concepite per assicurare tranquillit e stabilit alla vita pubblica, sconvolta dalle lotte tra fazioni nobiliari. Il divieto di ogni divisione e differenziazione allinterno della classe patrizia e la definizione precisa delle attivit economiche compatibili con il ceto, miravano a sancire lunit dello stesso (ceto) al quale era riservata la gestione del potere. A capo dellapparato cera un doge biennale; egli, primus inter pares tra i senatori e sottoposto ad un controllo della gestione del potere al termine del mandato, esercitava una influenza fondamentale nelle decisioni del governo, anche grazie alla norma per la quale, dopo il biennio, diveniva procuratore perpetuo acquisendo una forte autorit su altri magistrati temporanei. Gli organi rappresentativi del patriziato erano i consigli maggiore e minore, ai quali spettava lapprovazione delle leggi e la nomina delle varie magistrature cittadine. Importanza fondamentale rivestivano i supremi sindacatori, cio organi deputati alla tutela della legalit allinterno del sistema attraverso un ampia giurisdizione su tutti i magistrati compreso il doge, gli atti dei quali erano sottoposti ad un controllo di conformit alle norme vigenti, alla scadenza del mandato. Ma caratteristica peculiare dellordinamento genovese era la cd casa di San Giorgio, un istituto bancario creato nel quattrocento per far fronte ad una grave crisi della amministrazione cittadina. Ad esso era affidata la gestione del debito pubblico e delle gabelle, il controllo delle materie concernenti la politica economica e fiscale ed un ampia competenza giurisdizionale; la sua solida struttura, formata da otto protettori con a capo un priore, ed un consiglio formato da quattrocento membri, faceva parte integrante dellordinamento cittadino con pari dignit rispetto alle magistrature repubblicane, poich gli organismi dello Stato e della Banca erano formati in gran parte dagli stessi soggetti. Per quanto riguarda lapparato giudiziario, vi erano sin dal XVI secolo la rota civile e la rota criminale; in particolare questultima con la sua ampia autonomia rispetto alle istituzioni cittadine e la sua competenza estesa a tutto il dominio, era uno strumento per contrastare il particolarismo locale e tentare di raggiungere una maggiore uniformit e controllo sui delitti pi gravi. Tale assetto durante il settecento non si modific sostanzialmente, rimanendo ancorato a modelli passati e lontano dal configurarsi come uno stato regionale. Durante il 700 il regime non fu posto in discussione: la posizione privilegiata del dominante rispetto ai ceti minori risulta anche nella legge sul porto franco del 1751, che aboliva alcuni vincoli protezionistici, accogliendo istanze liberistiche dellepoca. Limmobilismo dellapparato istituzionale trovava riscontro nel sistema delle fonti normative che rimase basato sugli statuti civili del 1589 e su quelli criminali del 1557, che furono ripubblicati tra la fine del seicento e inizi settecento, con integrazioni ed aggiornamenti ma di certo non innovatori dal punto di vista dei contenuti. (manca la corsica)

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3. La Repubblica di Lucca La sovranit e la potest legislativa spettavano al maggior consiglio, composto da 180 senatori divisi in due congregazioni, che assumevano la carica una dopo laltra con lintervallo di un anno. Il carattere chiuso e aristocratico del sistema era testimoniato dalla legge emanata dal Gonfaloniere Bernardini nel 1556, con la quale i figli dei forestieri e gli abitanti del contado venivano esclusi dalle cariche pubbliche; tale orientamento venne successivamente confermato mediante listituzione di un libro doro nel 1628 in cui vi erao iscritti i nomi ditutte le famiglie che avevano avuto responsabilit di governo negli ultimi settantanni, alle quali era riservato in futuro laccesso agli organi dello Stato. Un ampliamento della partecipazione ai processi decisionali si realizzava attraverso le adunanze straordinarie di cittadini, convocate dagli anziani per discutere su varie questioni di interesse pubblico. La preoccupazione di mantenere il sistema invariato emerge in particolare dalla presenza di particolari magistrature, come quella dei conservatori delle leggi, incaricate di vigilare sullesecuzione delle norme vigenti, e quella del magistrato dei segretari, analogamente agli organismi veneziani e genovesi, era investito della sorveglianza e delle indagini riguardanti lordine pubblico, i forestieri, la moralit dei cittadini, gli scritti o le attivit sovversivi. Lamministrazione della giustizia era affidata per le materie civili ad un giudice ordinario e per le criminali ad un podest, entrambi forestieri e temporanei, mentre la competenza per le cause minori spettava al giudice delle vedove dei pupilli, incaricato specificamente per tutelare gli interessi dei soggetti pi deboli. Tutti i magistrati cittadini erano sottoposti ad un controllo alla scadenza del loro mandato da parte del maggior sindaco e da un apposito organo collegiale. Le fonti normative lucchesi del settecento erano le stesse di due secoli prima: lultima redazione degli statuti, risalente al 1539 concerneva norme di diritto civile, penale, processuale, regole amministrative, di buon governo; lo statuto De regimine concerneva disposizioni sul diritto pubblico. Il conservatorismo della classe dirigente e limmobilismo istituzionale non suscitarono, da parte della popolazione, n opposizioni n tentativi riformistici nel corso del 700. Le novit introdotte nellordinamento lucchese tra il 1750-1773 non sono dovute ad una volont di rinnovamento, ma alla necessit di far fronte ad una crisi demografica della nobilt. Tuttavia le modificazioni apportate non fermarono il processo involutivo del ceto patrizio e delle istituzioni che, alla vigilia delloccupazione napoleonica nel 1799, apparivano chiusi in una situazione di isolamento e di crisi. 4. La Repubblica di San Marino Questo ordinamento sicuramente il pi longevo della penisola, essendosi mantenuto fino ai giorni nostri. Questa piccola comunit montana ha dovuto, sin dalle origini, difendere la propria autonomia ed identit dai vicini ed in particolare dallo Stato della Chiesa nel quale era inclusa. Organo fondamentale e depositario della sovranit era originariamente lassemblea di tutti i capifamiglia (arengo), che tra il XV ed il XVI secolo per ovviare alle difficolt di convocazione dovute allaumento della popolazione, demand il potere al gran consiglio principe e sovrano, un corpo pi ristretto. Un segretario di stato coadiuvava il sovrano, fungendo da cancelliere e notaio del comune, mentre alcuni ufficiali minori erano preposti ai vari settori dellamministrazione, edilizia, polizia, finanze, sanit. Il 13

consiglio controllava anche lordinamento giudiziario, caratterizzato da una serie di organi con competente imprecise. Tra il seicento edi settecento il regime sammarinese attravers una grave crisi dovuta al consolidarsi del potere economico in un ristretto numero di famiglie che si irrigidirono nella difesa dei loro privilegi, determinando una ancora maggiore sperequazione tra ricchi e poveri, nonch squilibri e disfunzioni nellapparato pubblico. Il numero dei membri del consiglio si ridusse drasticamente, provocando grave malcontento tra gli esclusi e accentuando il carattere oligarchico del regime. I disordini causati dal gruppo di cittadini decisi a rovesciare loligarchia dominante offrirono loccasione per lintervento del cardinale Giulio Alberoni, che nel 1739 occup la Repubblica e tent di annetterla allo Stato Pontificio. Le reazioni locali ed internazionali indussero la S.Sede a sconfessare liniziativa dellAlberoni e a riconfermare lindipendenza di S.Marino. Questo episodio segn il recupero di una pi corretta dinamica istituzionale e lapertura ai ceti sociali emergenti; tuttavia linfluenza dellilluminismo fu molto modesta in questo territorio, che non modific n le sue istituzioni n leconomia restando estraneo al progresso al progresso filosofico e scientifico dellepoca. Neppure loccupazione napoleonica dellItalia determin unevoluzione nelle strutture pubbliche in quanto Bonaparte si mostr sempre rispettoso dellautonomia di S.Marino, ed i rapporti con la Repubblica Cisalpina e con il Regno Italico furono definiti in trattati che salvaguardarono il piccolo stato dallingerenza dagli altri. Per quanto riguarda le fonti normative, lassetto rest invariato e non fu influenzato dai modelli francesi. I rapporti pubblici e privati erano regolati dagli statuti del 1600 i quali avevano integrato e ampliato quelli del 1352-53, a loro volta derivanti da una raccolta risalente alla fine del XIII secolo. Lunica importante novit di questo periodo fu il codice agrario pubblicato nel 1813 che considerato un opera molto originale: esso scritto in italiano e diviso in due parti, la prima costituisce un manuale di agraria e la seconda contiene regole sui contratti colonici, cause di scioglimento di essi e altre norme sui rapporti tra contadini e proprietari. I ducati Padani 1. Il ducato di Parma e Piacenza Le linee fondamentali di questo ordinamento restarono per tutto il corso del 700 quelle definite dalle Constitutiones di Ranuccio I Farnese del 1594. Da una parte i territori di Parma e Piacenza costituivano due entit amministrative distinte e dotate di magistrature separate, dallaltra vi erano forti esenzioni e privilegi feudali e cittadini, fondati sulle antiche norme. Il vertice dellapparato era costituito dal duca, coadiuvato da una segreteria di Stato; le pi alte funzioni politiche, consultive e giurisdizionali facevano capo al Supremo consiglio di giustizia e grazia con sede a Piacenza; in caso di assenza del duca, o di necessit, esso era autorizzato ad assumere i poteri di governo. Vi era il tribunale della dettatura di Parma che per delega ducale svolgeva compiti consultivi e giurisdizionali simili al consiglio piacentino, ma dotato di minore autorit.

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Due governatori di Parma Piacenza, direttamente nominati dal duca e di solito forestieri, erano preposti allamministrazione cittadina, curando in particolare lordine pubblico, lannona (approvvigionamento alimentare della citt), la vigilanza delle comunit, le questioni finanziarie e fiscali, losservanza degli statuti. La gestione del settore economico e fiscale faceva capo ai due magistrati camerali di Parma e Piacenza, che sopraintendevano a tutte le questioni riguardanti appalti, dazi, confische, concessioni feudali, vigilanza sui confini, interinazione (cio registrazione) di alienazioni e privilegi. Questo assetto sopravvisse alla estinzione della dinastia Farnese e al periodo tra il 1736-48, nel quale le occupazioni austriache e sabaude non apportarono modifiche di rilievo nellintelaiatura istituzionale. La volont di razionalizzazione ed accentramento si manifest nella riunione di numerose competenze attribuite al Primo ministro di stato, su questioni di politica interna ed estera; ma anche nella creazione di un regio consiglio privato, sostituito poi da un regio consiglio segreto, formato dal ministro di Stato e tre consiglieri, che assisteva il duca nelle funzioni di governo. Questi nuovi organismi cominciarono ad assorbire alcune delle funzioni del supremo consiglio di giustizia e di grazia. Nel 1756 i due magistrati camerali di Parma e Piacenza furono riuniti nel supremo magistrato cameralo (o delle regie finanze) con ampia competenza amministrativa, giudiziaria e finanziaria su tutte le materie attinenti il settore. Nello stesso anno entr in vigore una ferma unica alla quale fu attribuito lappalto di tutte le rendite dello Stato, che nel 1770 fu sostituita con la cd rega economica, con la quale la gestione delle imposte veniva avocata allo stato completamente. 2. Il Ducato di Modena e Reggio Agli inizi del 700 questo ordinamento aveva una struttura sostanzialmente equilibrata tra le pretese assolutistiche degli Estensi e il persistente particolarismo locale. La suprema autorit era costituita dal duca che aveva potere assoluto sugli organi del governo centrale, ma esercitava la sovranit diretta solo su alcuni dei distretti (cd Stato immediato), mentre vi erano numerose circoscrizioni in cui le funzioni amministrative e giudiziarie venivano svolte dai signori feudali (Stato mediato). Dallinizio del seicento il territorio era diviso in tre partimenti di Modena, Reggio e Carpi, a capo dei quali erano posti tre segretari che facevano parte del consiglio del duca. A questo collegio si affiancavano: il consiglio di giustizia, supremo rogano giudiziario con competenza sulle cause di terza istanza e compiti consultivi in materia di diritto e giustizia; il consiglio di segnatura, formato da giuristi che esaminavano le richieste dirette al sovrano; la camera ducale, cui erano affidate le questioni riguardanti le finanze e il patrimonio del principe e il tribunale camerale cui erano affidate le relative controversie. Questo schema istituzionale non sub un mutamento nel corso del settecento, ma solo delle modifiche che progressivamente lo rinnovarono: il consiglio di Stato risultava rafforzato, estendendo le competenze consultive in materia di politica interna ed estera, divenne il centro del sistema; allinterno di questo consiglio vi erano differenti organismi, ciascuno competente per una determinata materia della vita pubblica, cui era preposto un magistrato, il quale dirigeva i segretari preposti ai partimenti. Allinterno del collegio iniz a distinguersi con il tempo la figura del primo ministro che dirigeva le riunioni in assenza del duca, secondo modalit tipiche di un moderno governo di gabinetto. Segretari, come vediamo, occupavano una funzione centrale nellordinamento, poich costituivano gli anelli di congiunzione tra lo Stato immediato e mediato. 15

Nel campo giudiziario, un importante novit fu la creazione delluditore generale criminale, che era dotato di ampi poteri di controllo sulloperato di tutti i tribunali minori, anche feudali, e diveniva uno strumento per accentrare lamministrazione della giustizia nellintero territorio. Fu istituita nel 1749 la carica di prefetto di buon governo, poi sostituito dallintendente di buon governo e poi ancora dal magistrato di buon governo, al fine di ricondurre le comunit sotto lautorit centrale; responsabile solo verso il duca, aveva il compito di vigilare sulle finanze locali, eliminare la corruzione del sistema giudiziario, riformare gli statuti. Una tappa importante verso la modernizzazione fu la creazione del consiglio di economia, sul modello della struttura milanese, che promosse una riorganizzazione del sistema tributario e riusc a realizzare un catasto. Listituzione di una camera dei conti, che sottoponeva al controllo finanziario tutta la pubblica amministrazione rappresenta un progresso decisivo verso un assetto adeguato ai tempi. Il settore in cui il riformismo estense raggiunse risultati molto avanzati fu quello delle fonti normative, in cui linfluenza del pensiero di Ludovico Antonio Muratori fu particolarmente profonda, inducendo il duca ad ordinare una revisione legislativa. La raccolta che ne risult costitu il primo passo di un intenso lavoro svolto da commissioni ad hoc che approd, soprattutto ad opera di Valdrighi, nel 1771 alla pubblicazione del Codice di leggi e costituzioni per gli stati di S. Altezza serenissima (il cd Codice Estense), ritenuto uno dei migliori testi normativi del settecento. Suddiviso in 5 libri, esso coordinava organicamente materiale giuridico assai vario come gride e leggi estensi, norme piemontesi, milanesi e toscane, bolle pontificie, nello sforzo di concretizzare gli ideali di semplicit, chiarezza e uniformit sostenuti da Muratori. Tuttavia, il fatto che restasse in vigore il ricorso sussidiario al diritto romano, non consente di considerare questa redazione come un codice moderno, cosicch nonostante il valore tecnico e il significato innovatore, resta una consolidazione, tipica espressione di una politica assolutistica e illuminata. Il Granducato di Toscana Il periodo della reggenza Il Granducato, estinta la dinastia dei Medici, pass a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa dAustria, nel 1737: la sua struttura organizzativa era ancora quella di impronta assolutistica formata nel XVI secolo. Il vertice dellordinamento era costituito dal Granduca, fonte di ogni potere e supremo detentore delle funzioni legislative, giurisdizionali e amministrative, ma in realt incontrava molti limiti nella sua azione. Egli infatti si trovava a capo di un ordinamento suddiviso in due distinti territori: lo Stato fiorentino o stato vecchio (distinto in contado e distretto), e lo Stato senese ostato nuovo; ma anche dalla presenza di numerosi feudi tra i quali quelli di nomina imperiale e pontificia godevano di particolare indipendenza e numerosi privilegi e autonomie, locali e cetuali, e dalla sopravvivenza di istituzioni dellet repubblicana; tra queste segnaliamo: il consiglio dei duecento, nominato a vita dal principe tra le pi ricche famiglie cittadine; il consiglio dei 48, o senato, estratto allinterno del primo; il magistrato supremo. Un ruolo centrale era rivestito dagli auditori: lauditore delle riformagioni, segretario dei consigli dei 200 e dei 48, costituiva il tramite tra il granduca e gli organi collegiali, e aveva estese attribuzioni in diverse materie; allauditore fiscale spettava il controllo sulle questioni finanziarie e annonarie; lauditore della giurisdizione vigilava sui pubblici funzionari e tutelava i diritti dello stato da ingerenze, soprattutto della Chiesa. 16

La funzione principale come ministro e consigliere del principe, tuttavia, spettava al primo segretario. Il difficile controllo da parte del governo centrale sulle amministrazioni periferiche fu affrontato attraverso listituzione dei nove conservatori della giurisdizione di Firense e del magistrato dei conservatori di Siena, incaricati di vigilare su beni, entrate, confini, controversie allinterno delle comunit. Il sistema giudiziario era frammentato: a Firenze vi erano i tribunali degli orro di guardia e balia, la rota e il magistrato supremo; a Siena la rota. Ma il principe poteva decidere di affidare le cause ad auditori da lui delegati. In tale situazione di stllo la dinastia lorense manifest subito il suo forte senso dello stato e la tendenza al rinnovamento istituzionale nei progetti di riforma e nellazione di ministri, in particolare Emanuele di Richecourt e Marc Beauvan de Craon, ai quali Francesco Stefano affid il governo. Uno dei settori in gui le esigenze di adeguamento allo stato moderno apparve pi urgente era quello finanziario: nel 1740 fu affidato ad ununica compagnia, la ferma generale, lappalto della riscossione di gabelle, dogane ed altre entrate. Altro importante obiettivo fu il ridimensionamento del potere ecclesiastico, perseguito con particolare tenacia da Giulio Rucellai. Fu emanata nel 1738 una legge che limitava il porto darmi, e che dunque colpiva non solo i nobili e i facinorosi (dediti o inclini alla ribellione violenta), ma soprattutto i dipendenti dellInquisizione, che era stata sottoposta al controllo dello Stato nel XIV secolo. Nel 1751 fu emanata la legge sulla manomorta, che subordinava ad autorizzazione granducale i trasferimenti della Chiesa dei beni immobili e dei moblili di valore superiore a cento zecchini. Accanto ai privilegi della chiesa si tent di ridurre anche quelli cetuali, riservando, in linea con vittorio amedeo II, i fedecommessi allaristocrazia con durata a sole quattro generazioni e definendo esattamente i requisiti per appartenere alla nobilt, imponendo di certificare il possesso dei titoli e la relativa iscrizione nei registri cittadini. Nel complesso, i provvedimenti adottati durante la reggenza servirono solo a correggere le disfunzioni pi vistose e avviare un processo di rinnovamento. Le riforme di Pietro Leopoldo Pietro Leopoldo, figlio di Francesco Stefano, impresse una svolta decisiva; egli, stabilitosi stabilmente in Toscana dimostr subito una forte convinzione nel perseguire un piano di riforme che si ispirava ai principi razionalistici ed illuministici che aveva assorbito negli anni della sua formazione in patria, ma allo stesso tempo una determinazione nel difendere lautonomia toscana da Vienna. Abolito il consiglio di reggenza, furono istituiti: i dicasteri degli esteri,interni, finanza e guerra; un consiglio di Stato e una segreteria particolare, strettamente controllati dal duca, al quale i sudditi potevano ricorrere direttamente contro le pubbliche autorit, secondo una concezione eudemonistica e paternalistica, per cui il sovrano era il primo funzionario dello stato e responsabile del benessere collettivo. A questa nuova sistemazione degli organi centrali, facevano riscontro: Da un lato, il riordino della burocrazia attuato mediante riduzione, selezione e accurata professionalizzazione degli impiegati; 17

Dallaltra la riorganizzazione della polizia che culmin nel 1784 con la creazione di un apposito organismo, la presidenza del buon governo, al quale venne affidato il controllo di importanti settori quali lordine pubblico, le carceri, gli stranieri, ligene; questo era un potente strumento del governo assolutistico, caratterizzato dalla segretezza degli atti e da metodi inquisitori.

Molto rilevante fu la riforma comunitativa iniziata nel 1769 con la soppressione delle tradizionali magistrature preposte alle amministrazioni periferiche e loro sostituzione con la camera delle comunit, organo burocratico con funzioni di controllo sulle alienazioni dei beni, le finanze e i bilanci locali. Organi centrali dellordinamento cittadino divennero : Il magistrato, composto dal gonfaloniere e un numero variabile di priori, al quale spettava la decisione sulle principali questioni amministrative; Il consiglio generale, formato dai membri dello stesso magistrato e da soggetti sorteggiati tra tutti i proprietari, aveva una competenza limitata alle materie di meno rilievo; Il cancelliere comunitativo, rappresentante dellautorit sovrana, era un funzionario di nomina regia incaricato di vigilare sulla regolarit delle procedure, sulla conformit degli atti alle leggi, sulla esazione delle imposte e sui bilanci.

Di grande rilievo furono gli interventi nel settore giudiziario coordinati da una giunta istituita nel 1771 sotto la presidenza di Pompeo Neri: superando lantico particolarismo, il territorio fiorentino e senese vennero suddivisi uniformemente in 83 podesterie e 46 vicariati, competenti rispettivamente per le materie civili e criminali, mentre i signori feudali erano obbligati a nominare giusdicenti abilitati e controllati dal governo, pur mantenendo delle prerogative. Per quanto riguarda gli appelli, le cause civili continuavano ad essere trattate dal magistrato supremo, e per quelle penali fu istituito nel 1784 un supremo tribunale di giustizia che sostituiva le magistrature degli otto di guardia e balia e dellauditore fiscale, segnando un progresso importante poich si accentrava la giustizia criminale dellintero Stato, eliminando le incertezze dovute alla sovrabbondanza di organi giudicanti. Nel campo delle istituzioni finanziare ed economiche, lintervento di Pietro Leopoldo riflette lideale antivincolistico ed egualitario dellilluminismo: abolito il sistema della ferma, egli riserv allo Stato la gestione delle imposte indirette attraverso l istituzione di una amministrazione delle regie rendite e con la soppressione di molte esenzioni fiscali per ecclesiastici e ceti privilegiati, gett le basi per una maggiore giustizia contributiva, sebbene manc la realizzazione del catasto. Grande carica innovativa ebbero i seguenti provvedimenti: o o o o Nel 1767 Pietro Leo liberalizz il commercio interno dei grani e altri provv sciolsero i vincoli tradizionali imposti alla vendita e al trasporto di merci; Leditto del 1770 soppresse i tribunali delle principali corporazioni, trasferendone le competenze ad una camera di commercio, arti e manifatture; La prammatica contro la manomorta del 1769, provvedimento teso a favorire maggiormente la circolazione delle propriet e labolizione dei fedecommessi; Le allivellazioni: queste ultime consistevano nel trasferimento ai privati dei beni appartenenti alla corona, al demanio statale e comunale, agli enti ecclesiastici, con un contratto che obbligava al pagamento annuo di un canone modesto, alla coltivazione e al miglioramento del terreno, e tendeva in pratica a far coincidere il possesso con la propriet, in quanto i fondi potevano essere 18

ceduti mediante atti tra vivi o di ultima volont, ma anche essere affrancati dal livellario che ne diveniva cos proprietario. Per quanto riguarda la politica ecclesiastica di Pietro Leopoldo era tesa a riprendere lindirizzo giurisdizionalistico avviato durante la reggenza: fu ribadito e rafforzato lobbligo dellexequatur per gli atti compiuti dalle autorit religiose, fu precisata la legislazione sulla manomorta e sulla censura, fu limitata la competenza dei tribunali ecclesiastici alle sole materie spirituali, furono soppressi molti conventi la cui attivit non era ritenuta di utilit sociale, furono aboliti il diritto dasilo e le esenzioni fiscali e a coronamento dellopera, furono soppressi il Tribunale dellInquisizione e la nunziatura di Firenze (rappresentanza diplomatica permanente della S.Sede nel granducato, una specie di ambasciata). I religiosi continuarono comunque a mantenere grande importanza nel settore dellistruzione pubblica, che non sub rilevanti mutamenti. A causa delle opposizioni infatti, non fu attuato il Regolamento generale di tutte le scuole pubbliche del Granducato elaborato nel 1788, che stabiliva la creazione di una deputazione nazionale incaricata di uniformare su tutto il territorio dello Stato le istituzioni educative, superando il particolarismo locale, e prevedeva la distinzione delle scuole in tre gradi, basse medie e superiori, e dettava una normativa precisa per il regolamento degli insegnanti. Nel 1790 la partenza di Pietro Leopoldo per Vienna, dove era chiamato ad assumere il titolo di imperatore, interruppe il processo di rinnovamento e apr la strada alla ripresa di forza conservatrici, che ottennero la revisione di molte disposizioni giurisdizionalisti che e anticuriali. Le fonti normative Al momento dellavvento dei Lorena il sistema legislativo toscano era fondato sul diritto comune, ossia sulla stratificazione di norme diverse (diritto romano, diritto canonico e feudale,consuetudini locali, disposizioni dei vari principi, statuti delle comunit) che riflettevano il particolarismo istituzionale vigente. Fallito un primo tentativo di formare una codice di leggi patrie, affidato da Stefano Di Lorena a Pompeo Neri, lidea di una radicale riforma delle fonti normative fu ripresa da Pietro Leopoldo che incaric rinomati giuristi di redigere una codificazione generale; i lavori non portarono risultati soddisfacenti se non in materia penale, con lemanazione nel 30/11/1786 della Riforma della legislazione criminale toscana, detta Leopoldina. Questo testo normativo, alla cui preparazione partecip personalmente il granduca, ha suscitato un ampio dibattito tra gli studiosi: alcuni ritengono che esso non possa considerarsi un vero e proprio codice a causa di vistosi difetti formali, come la mancata suddivisione sistematica e la commistione tra materia sostanziale e processuale, cosicch essa pi che una legge penale pu essere considerata un trattato sui delitti e sulle pene; altri studiosi invece ritengono che esso rappresenta un unico grande codice di procedura, bel quale sono inserite parti di diritto sostanziale e processuale, in un insieme che risulta omogeneo, che consente anche etero integrazione in caso di lacune. Senza dubbio, molte disposizione appaiono innovative e ispirate agli ideali illuministici: labolizione delle prove privilegiate e lobbligo di giuramento indicavano la tendenza ad affermare il principio del libero convincimento del giudice; le norme che regolavano larresto e la libert provvisoria salvaguardavano i diritti dellaccusato; la soppressione della tortura e della pena di morte, della mutilazione, sanzioni infamanti, della morte civile. Non mancavano residui del passato, come la gogna e la frusta pubblica, ma nel complesso vennero eliminati molti elementi tipici del passato, semplificando il sistema delle punizioni, ed introducendo sistemi sanzionatori rivolti ai principi della gradualit e mitezza: pena pecuniaria, carcere, ergastolo, lavori forzati. Nella elencazione dei reati dobbiamo segnalare la cancellazione dei delitti di lesa 19

maest, che si era sempre prestata in passato ad essere strumento di controllo politico a causa della sua eccessiva genericit.

Lo Stato Pontificio Le strutture centrali Il fatto che il pontefice fosse al tempo stesso a capo di un organismo a carattere universale come la Chiesa Cattolica e di uno stato temporale, e il fatto che non vi fosse continuit dinastica poich il sovrano era eletto dal collegio di cardinali, rendeva il sistema diverso dalle monarchie assolute dellepoca;inoltre il potere esercitato dal sovrano e le limitate prerogative dei cardinali non permettono di qualificarlo come una repubblica aristocratica. Le strutture di vertice erano disciplinate compiutamente nei provvedimenti di Sisto V, che aveva ampliato a 70 il numero dei membri del Sacro collegio, e con la Bolla Immansa aeterni Dei del 1588 aveva riformato la curia organizzandola in quindici congregazioni. In tal modo il pontefice aveva attribuito rilievo giuridico ad organismi gi esistenti di fatto, nati come commissioni interne al concistorio (assemblea dei cardinali convocati dal papa), che avevano poi acquistato autonomia come corpi collegiali composti da alti dignitari ecclesiastici, presieduti da un cardinale e preposti alle varie branche dellamministrazione. Fra esse, particolare rilievo rivestivano: la congregazione della consulta, cui spettava la suprema giurisdizione in materia civile e criminale, la vigilanza sulle provincie, la tutela delloordine pubblico; la congregazione del buon governo, che aveva il compito di controllare i bilanci preventivi e consultivi delle comunit; quella detta degli sgravi, a cui era demandata la supervisione e i giudizi in materia di tributi, pedaggi, dazi; accanto a quelle stabili, vi erano inoltre congregazioni temporanee e straordinarie per la risoluzione di questioni contingenti. Un ruolo centrale rivestiva la figura del Segretario di Stato, rafforzatasi nel seicento quale organo politico e di governo, diretta emanazione del sovrano e strumento di collegamento tra il vertice e le magistrature inferiori, fino a divenire una sorta di primo ministro, al quale erano sottoposte numerose congregazioni. Poi vi era il camerlengo, nominato a vita dal papa e dotato di grande prestigio perch a lui erano affidati lesercizio dei poteri governo e la sovranit durante la sede vacante, nonch la direzione della reverenda camera apostolica, organismo preposto alle finanze dello Stato. Tuttavia la tendenza dei camerlenghi allassenteismo nello svolgimento di questultimo incarico fu causa della perdita progressiva del ruolo centrale di tale organo, con spostamento delle competenze al tesoriere generale. La cancelleria Apostolica era incaricata di preparare e spedire le lettere e i documenti pontifici. Lordinamento giudiziario e le amministrazioni periferiche Lorganizzazione giudiziaria rifletteva laccentuato particolarismo istituzionale e la commistione tra sfera spirituale e quella temporale. Il Supremo Tribunale della Segnatura apostolica era suddiviso in due parti: di giustizia e di grazia. La prima costituiva il supremo tribunale della curia, abilitato a definire controversie civili, criminali ed ecclesiastiche in prima e seconda istanza, a risolvere conflitti di competenza; la seconda aveva il compito pi circoscritto di esaminare le domande di grazia, ma la sua importanza si affievol con lo sviluppo della dataria, antico 20

organismo che progressivamente aveva ampliato le sue competenze non solo allaccoglimento delle suppliche, concessione delle grazie e dispense matrimoniali, ma anche a materie di natura economica. La Sacra Romana Rota, composta da dodici uditori ecclesiastici nominati dal papa, laureati in giurisprudenza e con esperienza almeno triennale di docenti di diritto, decideva questioni relative alla beatificazione e canonizzazione, allo scioglimento degli ordini sacri, alla nullit della professione religiosa, ma anche relative a controversie ecclesiastiche, civili e laiche; la Sacra penitenzieria apostolica aveva competenze riguardanti esclusivamente materie religiose. Dal punto di vista delle amministrazioni periferiche, allinizio del Settecento lo stato pontificio aveva una struttura eterogenea, suddivisa in Terrae immediate subiectae, cio territori dipendenti direttamente dal governo centrale, e terrae mediate subiectae, cio soggetti al dominio della S.Sede ma godevano di ampia autonomia. Questi ultimi, erano suddivisi in feudi, signorie cittadine e comuni, presentavano una grande variet di organizzazioni politico-giuridiche e diversi gradi di subordinazione al governo centrale; con la divisione dello Stato in provincie affidate a legati o a governatori, i papi avevano tentato fino dal medioevo di limitare il particolarismo locale. I comuni erano retti o da un singolo funzionario , che prendeva vari nomi a seconda dei tempi (gonfaloniere, potest, sindaco) oppure da un organo collegiale formato da priori. Lautorit era affiancata: da un consiglio, che poteva essere generale (ossia rappresentativo di tutti gli abitanti), pubblico (composto da un numero determinato di membri) oppure particolare (o di credenza o di cernita); dal magistrato, organo esecutivo composto da pochi cittadini o priori che si rinnovavano molto rapidamente. Altre figure di rilievo erano il segretario che svolgeva spesso anche lincarico di cancelliere, e il tesoriere che provvedeva alla riscossione dei crediti e al pagamento dei debiti. Molte comunit avevano un proprio agente eletto dal consiglio e approvato dalla congregazione di buon governo per curare i propri interessi a Roma. Il riformismo settecentesco Il movimento riformatore del settecento incontr ostacoli particolarmente forti nel contesto tradizionalista e teocratico dello Stato Pontificio: i tentativi di rinnovamento nel corso del secolo furono poco incisivi, cosicch le strutture pubbliche restarono sostanzialmente invariate. Clemente XI istitu una congregazione del sollievo, dimostrandosi sensibile ai problemi economici dello Stato, incaricata di risanare lagricoltura, le arti, il commercio, eliminando gli abusi e le disfunzioni che causarono la grave crisi di quegli anni. Questo organismo, utilizzando sia i vari progetti di riforma sia le proposte provenienti dai sudditi, invitati PUBBLICAMENTE a collaborare, ottenne un quadro preciso delle principali esigenze e su di esse bas le principali linee di intervento: frazionamento del latifondo, istruzione agraria, il miglioramento delle condizione igieniche, morali ed economiche dei lavoratori, revisione della legislazione agraria, sgravi fiscali. A causa della sua carica riformistica e necessitando di un riordinamento dei dicasteri economico-finanziari, tale programma fu ostacolato dai ceti dominanti a tal punto che il pontefice si trov costretto a sciogliere la congregazione nel 1715. Comunque la limitata liberalizzazione del commercio dei grani, le misure protezionistiche nei confronti di merci stranieri e qualche innovazione fiscale come la tassa del milione gravante su tutti i sudditi senza tener conto dei privilegi, confermano la tendenza di Clemente XI allo svecchiamento del sistema. La sua azione non fu ripresa dai successori: durante i regni di Benedetto XIII e di Clemente XII si verific un regresso.

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Benedetto XIV determin una vera svolta: questo pontefice non present un progetto di riforma generale, pur essendo profondo conoscitore dei meccanismi della curia, probabilmente perch assorbito particolarmente in questioni di natura spirituale, effettu solo modifiche parziali. Nel 1746 egli istitu una congregazione economica i cui lavori approdarono al mutuo proprio del 1748 in cui si cercava di dettare norme certe sulla libera circolazione dei grani e di altri prodotti agricoli, sottraendo tale materia alle autorit amministrative e abolendo privilegi goduti da alcuni sudditi. Un limite importante alla uniformit del diritto si fond sul fatto che la legge era applicata solo nella parte settentrionale dello stato, mentre erano esclusi il distretto di Roma, la Sabina e altri territori, sottoposti alle magistrature annonarie della capitale. Anche Clemente XIV adott provvedimenti di scarso rilievo, mentre unazione pi decisa fu avviata da Pio VI, che gi in qualit di tesoriere aveva fatto redigere un progetto di riforma generale dove era prevista labolizione di tutte le tasse camerali, dei dazi, dei pedaggi interni e linstaurazione delluniformit tributaria riducendo a tre soli i capi di imposizione: estimo dei terreni, sale e macinato del grano. Nel 1780 furono emanati una serie di provvedimenti da Pio VI, che disponevano la creazione di un catasto, una ordinata imposizione territoriale, labolizione delle antiche esenzioni, affidavano lappalto della riscossione ad un solo fermiere, istituivano una congregazione di conti, di nomina pontificia e alle dirette dipendenze del legato, incaricata di sorvegliare lamministrazione e la contabilit cittadina. Il 30 giugno 1786 venne pubblicato leditto generale sulle gabelle, che istituiva ununica cinta doganale attorno allo Stato, con la creazione di ottante uffici, dei quali una parte detta della riscossione incassavano il dazio e unaltra detta di bollettone rilasciavano un documento con lindicazione esatta della merce e delle generalit del commerciante: quindi libert di circolazione interna, barriera protezionistica per le merci forestiere. Neppure limpegno di Pio VI valse comunque a cambiare lassetto dello stato pontificio, il cui immobilismo si rifletteva anche nel campo delle istituzioni educative: le scuole elementari risultavano molto carenti; migliore era la situazione delle superiori, gestite da enti ecclesiastici tra i quali spiccavano i gesuiti che garantivano un buon livello culturale; luniversit manteneva una struttura corporativa e municipalistica (preminenza degli interessi e dei valori espressi dalle comunit locali sui vincoli di adesione culturale e ideologica a entit amministrative e politiche di portata statale). Dal punto di vista delle fonti normative, lo stato pontificio rimase per tutto il settecento ancorato a schemi precedenti. La legislazione riguardante lordinamento temporale era distribuita tra differenti provvedimenti emanati in tempi diversi, spesso in conflitto tra loro. Le costituzioni pontificie non avevano carattere universale e uniforme, n dettavano una disciplina completa in materia civile penale e di diritto pubblico, poich limitate dalla presenza di statuti, capitoli, privilegi e consuetudini locali e cetuali, e dai provvedimenti emanati dai legati e governatori delle province nei loro territori. La compilazione pi autorevole rest quella delle constitutiones sanctae matris ecclesiae, dette costituzioni egidiane, del 1357 (da legato pontificio egidio di albornoz). Esse, aggiornate nel 1544 e rimaste in vigore fino al 1816, presentano una commistione tra le materie di carattere spirituale e temporale: tale commistione rendeva particolarmente importante nello stato pontificio il ruolo del diritto canonico, anche nella regolamentazione delle materie civilistiche, in cui il diritto romano era considerato come subordinato ed integrativo ad esso. 22

I regni di Napoli e Sicilia I. Il Regno di Napoli: Le Istituzioni pubbliche agli inizi del settecento

Dal punto di vista giuridico lordinamento napoletano era un ordinamento autonomo che con la spagna aveva un rapporto paritario, caratterizzato dallunione personale sotto lo stesso sovrano risiedente a Madrid e legittimato al governo dalla continuit dinastica. Nella direzione degli affari italiani, il sovrano era assistito da un consiglio dItalia creato nel 1555,avente funzioni consultive su tutte le questioni rilevanti di carattere politico, amministrativo, giudiziario ed ecclesiastico, e trasmetteva gli ordini alle supreme autorit dei territori situati in Italia. A Napoli il vertice delle strutture pubbliche risiedeva nel vicer, rappresentante diretto del monarca, capo del governo e delle forze armate; limitato allesterno, dalle direttive del supremo consiglio, e allinterno, dalle leggi e istituzioni del regno di Napoli. Al suo fianco operava il consiglio collaterale, con la funzione precipua di controllare il vicer, con il tempo postosi alle sue dirette dipendenze, divenendo una vera e propria segreteria di stato, dotata di vastissime attribuzioni in campo legislativo, militare, ammvo e giudiziario. Lorganizzazione giudiziaria era complicata a causa della quantit di tribunali che rispecchiavano il particolarismo locale dello stato. Al vertice cera il Sacro regio consiglio corte suprema con giurisdizione di appello rispetto atutti i tribunali inferiori e di prima istanza per le cause di natura finanziaria, in particolare quelle riguardanti i patrimoni feudali e le questioni ecclesiastiche. La gran corte della vicara aveva competenza limitata alle cause minori in materia civile e agli appelli rispetto agli organi provinciali, ma AMPIA giurisdizione sulla citt di Napoli e preposta alla organizzazione della polizia. La camera della Sommaria esercitava la giurisdizione su tutte le cause in cui era coinvolto il fisco e, come organo amministrativo, aveva il controllo sui feudi, uffici, imposte dirette e indirette, i bilanci della citt, costituendo la pi alta magistratura finanziaria dello Stato. Altro tribunale centrale era quello del cappellano maggiore che, oltre a funzioni di natura prettamente spirituale, aveva giurisdizione sulle controversie del personale della cappella, sui professori e studenti delluniversit, il controllo sulle pubblicazioni e sul settore dellistruzione in generale. I comuni, che si distinguevano in universit demaniali dipendenti direttamente dal governo e univerit feudali dipendenti da feudatari laici ed ecclesiastici, erano retti da uno o pi sindaci, scelti dal vicer e affiancati da un organo collegiale. La citt di Napoli aveva un ordinamento particolare: essa era suddivisa in sei piazze, cinque riservate alla nobilt e una al popolo, ciascuna delle quali designiava annualmente un deputato con il compito di rappresentarle nel governo cittadino, mentre a capo dellintero comune vi era un sindaco eletto dai seggi di nobili. Lamministrazione asburgica Il passaggio dal regno al governo austriaco non determin mutamenti rilevanti nellassetto istituzionale. In un primo momento Carlo VI sembr rafforzare gli schemi tradizionali, in particolare trasferendo il Supremo Consiglio dItalia a Vienna con il nome di supremo consiglio di Spagna, questo rest il centro di elaborazione delle decisioni sovrane; e mentre la nuova carica di Vicario generale dItalia venne affidata a Eugenio di Savoia, i sudditi spagnoli acquisirono un potere superiore rispetto al passato perch ad essi 23

furono riservati i seggi del supremo consiglio e le funzioni maggiori, come premio per la fedelt agli Asburgo. Nel 1720 si giunse ad unulteriore conferma delle prerogative cetuali con la soppressione di un tribunale particolare incaricato di recuperare i proventi delle imposte evase dai baroni, da questo momento esenti da imposte, e con altri provvedimenti che estendevano la successione dei feudi fino al quinto grado, tranne le donne e i loro discendenti. Nel 1710 fu istituita una giunta di commercio, incaricata di promuovere i traffici e controllare tutta leconomia del paese. Nel 1711 fu creata la giunta delle arti, con il compito di sovraintendere e stimolare la produzione delle manifatture, ma si sciolse rapidamente a causa di scarsi risultati. Inoltre, listituzione del banco di san Carlo incaricato di recuperare i beni fiscali alienati e di ricostruire il patrimonio regio incontr forti opposizioni, ma continu ad operare fino al 1739. Invece la politica nei confronti della Chiesa riscosse notevole consenso, perch in linea con lanticurialismo diffuso a Napoli in quel periodo: nel 1708 fu ordinato il sequestro delle rendite e dei benefici dei religiosi risiedenti fuori il territorio del Regno, ma anche il restringimento del diritto dasilo e di alcuni privilegi in materia di acquisti immobiliari. Lamministrazione austriaca pu essere quindi considerata come una fase di passaggio, nella quale si avvi un processo di erosione di alcuni schemi tradizionali che pose le basi per gli sviluppi successivi. II. Il Regno di Sicilia

Lordinamento dello stato Lassetto della Sicilia presenta una sostanziale continuit tra l XI ed il XIX secolo, poich i lineamenti fondamentali creati dai Normanni prima e Svevi poi, sopravvissero nel periodo aragonese e spagnolo, con qualche modifica marginale. A capo del governo cera un vicer, rappresentante del sovrano spagnolo, affiancato dal Sacro regio consiglio, organo composto dai massimi esponenti della magistratura e dallalta burocrazia, con ampie competenze consultive, legislative e politiche; di esso faceva parte il consultore, con ampie attribuzioni giudiziarie nei principali tribunali del regno e di controllo sulloperato del vicer; questi nellesercizio dei suoi poteri si serviva della Real segreteria,con attribuzioni in materia di politica interna, amministrazione e di giurisdizione, la quale costitu uno strumento di accentramento sovrapposto alle antiche magistrature. Un posto di rilievo centrale nella vita pubblica siciliana rivestiva il parlamento, diviso in tre bracci (militare o baronale, ecclesiastico e demaniale) che si riuniva ogni tre anni con il compito di votare e ripartire le imposte, presentare richieste di grazie, discutere e formulare proposte in materia di economia, istruzione, giustizia, legislazione. Nellintervallo tra le riunioni del parlamento restava in carica la deputazione, organo che vigilava sullosservanza delle leggi fondamentali. Lamministrazione finanziaria faceva capo al tesoriere, competente per le entrate e le uscite pubbliche; al maestro portolano spettava la regolamentazione dellimpostante settore dellesportazione dei grani; al maestro secreto spettava la supervisione degli organi finanziari periferici, le secrezie, dirette dai vice secreti. Il controllo sulla regolarit degli atti e della gestione finanziaria spettava al Conservatore del real patrimonio, che aveva anche la funzione di registrare i provvedimenti riguardanti il fisco e i beni della corona; questi funzionari erano sottoposti al controllo da parte del tribunale del real patrimonio. 24

In ambito giudiziario, nella complessa organizzazione giudiziaria siciliana si distinguevano per importanza: Il tribunale della regia corte, la cui giurisdizione civile e criminale in prima e seconda istanza era la pi estesa del regno; Il tribunale del concistoro, che conosceva in appello le cause decise dalla gran corte; Il tribunale della regia monarchia, che esercitava i diritti connessi con la Legazia Apostolica (istituto religioso e politico creato da papa Urbano II allorch l'isola fu sottratta dai Normanni agli arabi, dapprima come entit giuridica autonoma, poi come regalia dei re di Sicilia), con competenza in materia ecclesiastica; La corte del grande almirante, alla quale erano riservate le questioni riguardanti la marina; Il Tribunale della S.Inquisizione, istituito nel 1487, acquis moltissima autorit nellisola grazie al fatto che esso rappresentava uno strumento di assolutismo del sovrano spagnolo per il quale svolgeva funzioni di controllo sul vicer e sullalta burocrazia; Infine, nelle terre demaniali i capitani di giustizia nominati dal vicer esercitavano al tempo stesso funzioni di magistrati giudicanti e ufficiali di polizia nelle terre feudali; vediamo come le attribuzioni ad ufficiali del territorio e delle citt, la molteplicit di fori privilegiati, lincertezza sulla competenza dei tribunali, creavano disagi accentuati nellamministrazione della giustizia. Il governo sabaudo e asburgico Questo assetto non fu modificato durante il periodo in cui lisola fu amministrata da Vittorio Amedeo II di Savoia (1714-20) e da Carlo VI dAsburgo (1720-34), che tentarono di avviare qualche riforma, ma non riuscirono a mutare una tradizione secolare radicatissima. Vittorio Amedeo II fu accolto con favore, specialmente per il suo atteggiamento disponibile nei confronti delle richieste del Parlamento, volte a: riordinare i tribunali, istituire un porto franco a Messina, favorire le manifatture locali mediante il divieto di importazioni, ridurre le esenzioni del clero. Limmissione di funzionari piemontesi nella pubblica amministrazione, pi efficienti e meno costosi dei siciliani, e gli sforzi per ottenere maggiore efficienza e equit nella riscossione delle imposte crearono malcontento, mentre le leggi contro il lusso provocarono risentimento nellaristocrazia. Il Regno di Carlo VI caratterizzato da una sostanziale continuit che, da una parte si mostr formalmente conciliante con il clero locale, dallaltra persegu un progetto di difesa e rafforzamento del potere sovrano: o Latteggiamento rispettoso verso lInquisizione permise di esercitare il suo potere in piena autonomia, fino al punto di eseguire diversi autos da f (atto di fede, cerimoniale giuridico pi impressionante messo a punto e usato dall'Inquisizione); Allo stesso tempo, il re fu intransigente sostenitore delle sue prerogative di legato apostolico che lo rendevano capo del clero siciliano e continu ad imporre le sue direttive in materia di benefici e di nomine.

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III.

Il riformismo borbonico

A Napoli Con Carlo di Borbone (1734-59) il Regno di Napoli e quello di Sicilia furono riuniti in un unico Stato indipendente, pur mantenendo lautonomia dei due ordinamenti, come testimoniato dalla denominazione di re delle Sicilie assunta dal sovrano. Durante i primi anni del governo di Carlo linfluenza della Spagna fu molto forte, poich il giovane re tendeva ad uniformarsi con le direttive del padre Filippo V e della madre Elisabetta Farnese. Per volont della corte spagnola tutta la vita pubblica napoletana fu sottoposta alla vigilanza e alla direzione del maggiordomo maggiore Francesco Benavides conte di Stantostefano. Un importante passo avanti verso lo svecchiamento del sistema vigente fu labolizione del consiglio collaterale, le cui competenze di governo furono assunte dal sovrano e attribuite ai ministri dipendenti da lui, mentre per le attribuzioni attinenti alla giurisdizione fu istituita la Camera di S.Chiara, formata da un presidente e vari consiglieri tratti dallomonimo Tribunale. Fu molto significativa la riforma del giugno 1737, con la quale vennero riordinate le segreterie e fissate in un numero di quattro: I. II. III. IV. La prima competente per gli affari esteri, la casa reale, la guerra e la marina; La seconda per la grazia e la giustizia, i feudi, i demani reali e lamministrazione della Sicilia; La terza sovraintendeva alla sommaria, alla dogana di Foggia, all annona, alla sanit; La quarta agli studi e alluniversit, alla stampa, ai benefici ecclesiastici e ai rapporti con la S.Sede.

Altra novit molto significativa fu costituita (nel 1738) dallallontanamento del Santostefano con conseguente ridimensionamento dei poteri del maggiordomo e dunque un ampliamento delle attribuzioni alla prima segreteria, che acquist preminente potere sulle altre. Funzioni politiche e consultive erano affidate alle giunte di Stato, create per esaminare i fatti riguardanti la sicurezza pubblica e la tutela della dinastia, formate dalle alte cariche del regno. Fu istituita nel 1738 una Segreteria di azienda , supremo organo delle finanze al quale furono affidate la sopraintendenza generale delle rendite reali, la sommaria, la camera di S.Chiara, le giunte preposte allannona, la dogana di Foggia. Il sovrano tent inoltre un opera di riorganizzazione dellapparato giudiziario: istitu a tal fine unapposita commissione di giuristi che approdarono alle prammatiche del marzo e giugno 1738, che delineavano un piano ampio e organico finalizzato ad eliminare i difetti pi vistosi del sistema. Queste norme miravano a stabilire un sistema di controllo e di intervento da parte dei tribunali statali sulle corti baronali: esse erano obbligate ad inviare una relazioni periodiche riguardanti i delitti, le transazioni e le composizioni verificatesi nel loro territorio e colpite dal divieto di procedere a composizioni per determinati tipi di delitti. Una importante questione affrontata nei provvedimenti del 1738 fu quella degli abusi e delle frodi perpetrati nella dogana di Foggia, alla quale si iscrivevano molti senza avere i requisiti e senza pagare il canone, o solo dopo essere stati coinvolti in qualche causa per essere giudicati da quel tribunale, che in tal modo verava in uno stato di grande confusione. Furono emanate diverse disposizioni volte a limitare le

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iscrizioni fittizie e tardive, ad imporre lobbligo di redigere elenchi esatti delle iscrizioni regolari, ad informare il funzionamento dellorganismo a criteri pi razionali. Uno strumento di innovazione fu senza dubbio il supremo magistrato del commercio istituito nel 1739, al quale erano riservate le controversie in materia commerciale con lo scopo di ottenere una giustizia rapida e dunque favorire i traffici. In realt il problema centrale che ostacolava il progresso delle riforme istituzionali era costituito dal fatto che il Regno di Napoli si trovava in una rapporto di dipendenza feudale derivante dallinvestitura concessa dal papa Niccol II al condottiero normanno Roberto il Guiscardo nel 1059. Ogni anno il vassallaggio veniva riconfermato dallomaggio di una mula bianca e di una somma di denaro al pontefice, mentre la S.Sede da parte sua riconosceva la legittimazione dei sovrani napoletani, tanto che anche Carlo di Borbone la ottenne, con grande impegno, solo nel 1738. Il sovrano, dopo aver adottato delle misure settoriali restrittive, concluse un concordato con la S.Sede nel 1741 nel quale si affermava: il principio della tassazione dei beni ecclesiastici, si restringeva il diritto dasilo, si riduceva il privilegio del foro. La grande influenza della chiesa si rifletteva in particolar modo nel settore dellistruzione, sia inferiore che nelle universit, il cui governo era affidato al cappellano maggiore. Quando Carlo part per assumere il trono di Spagna, gli successe il figlio Ferdinando IV, di appena 8 anni, ed il governo fu affidato ad un consiglio di reggenza di 10 membri, tra i quali spiccava la figura di Tanucci, fedele strumento delle direttive di Madrid. Nominato primo segretario nel 1768 egli intraprese da subito una politica anticuriale che si estrinsec con la limitazione del numero dei monaci, la lotta contro i privilegi ecclesiastici, la soppressione di alcuni conventi, lobbligo rivolto ai titolari di benefici ecclesiastici di devolvere annualmente un terzo dei proventi ai poveri; tale indirizzo culmin con la cacciata dei gesuiti dai collegi, nei quali si aprirono scuole gestite dallo Stao, e case speciali per i vagabondi; si progett inoltre una ripartizione tra i contadini delle terre appartenute ai gesuiti, allo scopo di avviare la formazione di una classe di piccoli proprietari o affittuari. Accanto al problema del contenimento del potere ecclesiastico, importanza fondamentale rivest anche quello delle amministrazioni cittadine, per risollevare le quali fu istituita una giunta del sollievo; essa propose listituzione di intendenze o magistrature intermedie che realizzassero un effettivo collegamento tra il governo centrale e le comunit periferiche; ma il progetto fall e si procedette al rafforzamento delle strutture esistenti, cio: udienze provinciali, presidi, camera della sommaria (organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo dell'antico regime aragonese ). La caduta di Tanucci (1777) apr una nuova fase di riformismo Borbonico, il cui centro propulsore divenne il supremo consiglio delle finanze; alle sue dipendenze erano posti la camera della sommaria, il magistrato del commercio, la sopraintendenza della real azienda, il tribunale della dogana di foggia, al fine di coordinare ed unificare gli interventi in campo economico. La volont di rinnovamento confermata dal dispaccio del 1791 in cui si stabiliva che i feudi devoluti al demanio fossero venduti in allodio (cio in piena propriet, in opposizione ai termini feudo o beneficio), avviando una decisa azione antibaronale. Un posto particolare nel quadro delle riforme occupato dallazienda agricola e quella manifatturiera tessile di S.Leucio, oggetto di particolare interesse da parte di Ferdinando IV. Nel codice di leggi emanato per questa comunit venivano assicurati: leguaglianza dei membri, listruzione obbligatoria integrata con lapprendistato, la libert di scelta matrimoniale, la limitazione della patria potest, incentivi morali e materiali agli operai, lassistenza sanitaria. Tuttavia il caso di S.Leucio rest isolato e neppure limpegno del 27

primo ministro Domenico Caracciolo, convinto sostenitore di una politica anticuriale e antifeudale, riusc ad imprimere una vera trasformazione dellordinamento napoletano. In Sicilia I provvedimenti di Carlo di Borbone in Sicilia miravano principalmente: alla lotta alla pirateria, alla criminalit e al banditismo attraverso il rafforzamento dellapparato repressivo, alla schedatura dei vagabondi ed alla limitazione del diritto dasilo; la scarsa rispondenza degli apparati locali vanificarono in gran parte tali misure. Egli istitu una giunta di consulta per la Sicilia, con sede a Napoli, in grado di influenzare il governo centrale ed eman provvedimenti che riservavano le curie locali ai prelati siciliani e istituivano un reggimento di cavalleria siciliano. Inoltre lespulsione dei gesuiti portata avanti con efficienza da Tanucci segn un importante passo avanti per il rinnovamento del paese: i beni della compagnia furono utilizzati per il mantenimento di scuole e chiese. Tuttavia, mentre in Sicilia durante il settecento si diffondeva la cultura illuministica, luniversit continuava a riflette impostazioni antiquate inadeguate al progresso dei tempi. Una nuova fase riformistica si apr con linvio in Sicilia del vicer Domenico Caracciolo nel 1781: egli, convinto seguace di idee illuministiche e antri curiali, intraprese una politica di ridimensionamento delle politiche ecclesiastiche e baronali, con lobiettivo di ristabilire lautorit sovrana e viceregia contro il particolarismo. Egli ordin labolizione dellInquisizione nel 1782, seguita da una serie di provvedimenti quali la chiusura di alcuni monasteri, il restringimento delle competenze dei tribunali ecclesiastici, la proibizione di scomunicare per ragioni politiche. Contro il potere nobiliare egli eman misure che limitavano luso delle armi, lallestimento di cerimonie pubbliche e cortei celebrativi dellaristocrazia; avvi i lavori per la formazione del catasto ed invit il parlamento a ripartire le contribuzioni in parti uguali tra i 3 bracci. Avvi inoltre una riforma municipale che estendeva le norme sullelezione degli organi collegiali cittadini, cadute in disuso soprattutto nei centri soggetti ai baroni. Il vicer soppresse le corve, i diritti privativi di caccia e di pedaggio non basati su titolo legittimo, le gabelle di esportazione delle terre feudali, il divieto imposto ai vassalli di vendere i loro prodotti. Le fonti normative Il sistema normativo del regno era caratterizzato dalla presenza di vario materiale giuridico stratificatosi nel tempo: diritto romano, diritto canonico, longobardo e fudale, la consuetudine, gli statuti locali, le leggi regie. Nel 1584 in Sicilia era stata realizzata unimportante raccolta di Costituzioni prammaticali, ma a Napoli non si riusc a fare altrettanto. L ambizioso progetto di Carlo Tapia di redigere un Codex Philippinus contenente tutte le leggi del regno, corredate dal commento di giuristi autorevoli e dalle decisione dei maggiori tribunali, fall nei primi anni del seicento a causa dellabbondanza del materiale preso in considerazione; la pubblicazione pubblicata da Scipione Rovito nel 1633 su incarico del consiglio collaterale risult insufficiente per le numerose omissioni e per lapparato interpretativo fuorviante. Solo nel periodo di rinnovamento di Carlo di Borbone il problema di riordino delle fonti fu posto in modo pi organico e ampio. Nel 1740 il governo incaric il dottor Giuseppe Pasquale Cirillo di procedere ad una generale codificazione del diritto, affiancandogli una giunta incaricata della revisione dellopera. Cirillo port a termine un lavoro ispirato alla compilazione giustinianea e alle costituzioni piemontesi, che riuniva norme eterogenee come costituzioni sveve, leggi angioine, prammatiche, dispacci, consuetudini 28

razionalizzate e riordinate fino al 1750. Questopera risulta dal punto di vista metodologico improntata su criteri antiquati, da quello dei contenuti non presenta soluzioni innovative: il suo insuccesso da imputare anche ad una mancanza di una precisa volont di governo, in particolare alla sfiducia del Tanucci nei confronti delliniziativa. Un provvedimento fortemente innovativo in quanto vincolava i giudici alla norma scritta ed evitava lapprensione delle cause da parte degli organi giudicanti pi elevati fu il dispaccio emanato da Tanucci nel 1774: questo impose la motivazione delle sentenze non pi sulla base dellautorit dei dottori ma con riferimento alle leggi dello stato e ai suoi comuni. Losservanza lacunosa del dispaccio e labolizione della riforma dopo qualche anno dimostrano la difficolt di inserire un elemento avanzato, ma isolato, e di notevole carica innovativa in un contesto ancora profondamente improntato sulla tradizione.

PARTE II: LITALIA RIVOLUZIONARIA E NAPOLEONICA I. INTRODUZIONE

La Campagna dItalia, affidata dal direttorio francese nel 1796 al generale Napoleone Bonaparte, condotta con rapidit e successo, apr un periodo di importanza fondamentale nella vita politica ed istituzionale del paese. Loccupazione francese introdusse in Italia novit radicali trasformando gli ordinamenti italiani secondo un modello sensibilmente diverso da quelli sperimentati in precedenza. In particolare, alla concezione paternalistica ed eudemonistica di uno stato retto da un sovrano assoluto, anche se preoccupato del benessere dei sudditi, si sostitu la concezione della sovranit nazionale e popolare che si manifestava mediante luso di un sistema elettivo, ed il rapporto tra governanti e governati e lintero apparato pubblico venivano definiti con precisione da costituzioni scritte. Quando Napoleone giunse in Italia, la Francia aveva gi maturato una complessa esperienza costituzionale: La Costituzione del 3 settembre 1791 aveva formalizzato i principi della rivoluzione, tanto vero che essa si apriva con la dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino del 1789, i cui contenuti venivano ampliati dalle norme successive. La costituzione manteneva il sistema monarchico, ma allo stesso tempo sanciva i principi della sovranit popolare e della separazione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario affidandoli a tre differenti organi: il potere esecutivo spettava al re, coadiuvato da ministri scelti (e revocabili) da lui; il legislativo spettava ad unassemblea eletta da cittadini maschi iscritti alla guardia nazionale e dotati di un certo censo; il giudiziario spettava ad una magistratura eletta a tempo determinato dai cittadini. La Costituzione dellanno I (24 giugno 1973), tra i diritti fondamentali attribuiva particolare rilievo a quello di eguaglianza e includeva anche quello alla resistenza alloppressione. Essa introduceva il suffragio universale maschile senza condizioni di censo, e delineava un regime repubblicano nel quale il potere legislativo era attribuito ad un corpo permanente monocamerale, preminente rispetto al consiglio esecutivo (di soli 24 membri) nominato dal 29

legislativo stesso e da esso controllato, mentre venivano riconosciute estese competenze alle amministrazioni locali; La Costituzione dellanno III (22 agosto 1795) era di ispirazione decisamente moderata poich rifletteva la reazione allestremismo rivoluzionario e il nuovo clima politico instauratosi dopo la congiura termidoriana, che nel luglio 1794 aveva rovesciato Robespierre aprendo una nuova fase politica per i francesi. La Costituzione si preoccupava di definire compiutamente la libert di religione e di stampa, eliminava gli articoli sulla eguaglianza naturale degli uomini e sul diritto di insurrezione, e allelencazione dei diritti affiancava una elencazione dei doveri spettanti al cittadino. Il legislativo era suddiviso in due camere, il consiglio dei 500 e quella degli anziani, eletta in duplice grado su base censita ria, dotate di distinte funzioni in quanto la prima formulava i progetti di legge e la seconda li approvava o li respingeva. Il potere esecutivo spettava ad un direttorio di cinque membri nominati dallassemblea legislativa; lamministrazione dipartimentale e comunale e lorganizzazione del sistema giudiziario rivelavano una maggiore centralizzazione. La Costituzione dellanno III ricopr un importanza fondamentale perch forn il modello delle Repubbliche italiane tra il 1796-99, le quali, nonostante il carattere effimero, costituirono un momento di grande rilievo poich determinarono un radicale mutamento nella vita pubblica proiettando gli ordinamenti italiani in una dimensione molto pi moderna e dinamica. I mutamenti verificatisi nella fase rivoluzionaria gettarono le basi per gli ulteriori sviluppi del periodo del consolato e dellimpero: mediante una politica di livellamento e razionalizzazione furono soppressi immunit, privilegi e particolarismi. Limposizione di uno Stato amministrativo fortemente accentrato e gerarchizzato scardin un complesso di ripartizioni territoriali e di distribuzione delle competenze derivanti da antiche consuetudini, mediante lintroduzione di una suddivisione completamente nuova ispirata a criteri di razionalit e uniformit. Si realizzava pienamente il modello di monarchia amministrativa nella quale la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali era ridotta, mentre si affermava il primato dellamministrazione su tutte le funzioni pubbliche. In stretto collegamento con le riforme amministrative e giurisdizionali fu lazione per il rinnovamento delle fonti normative, tesa al superamento definitivo della tradizione particolaristica dellantico regime: il governo napoleonico impose un sistema omogeneo che sopprimeva ogni fonte preesistente, ponendo i codici come unico punto di riferimento per gli operatori di diritto. Inoltre, con la codificazione vennero introdotti i principi dellilluminismo giuridico che la rivoluzione francese aveva formalizzato: principi delleguaglianza, laicizzazione, individualismo, utilitarismo, umanitarismo, semplicit, certezza e chiarezza delle leggi. Le Repubbliche giacobine Con il termine giacobino designiamo il triennio 1796-99 in cui le forze politiche dominanti in Italia erano ispirate alle correnti moderate che riflettevano la reazione termidoriana; questa espressione oggi indica genericamente quegli atteggiamenti filo francesi e antitradizionalisti emersi in quel periodo. Fra i progetti costituzionali nei quali maggiormente si rifletteva questo clima possiamo ricordare la Costituzione politica dogni repubblica italiana di Filippo Buonarroti, che seguiva le impostazioni rousseauiane, prevedendo una sorta di democrazia diretta, e quello dei giacobini piemontesi che configurava un sistema rappresentativo di tipo censita rio, pi realisticamente proiettato tra le strutture esistenti e le novit rivoluzionarie. 30

Nella fase iniziale lassetto vigente fu scardinato mediante la creazione di Municipalit provvisorie, la prima delle quali, quella di Alba, dur appena dallAprile al Maggio 1796 seguita poi da numerose esperienze analoghe realizzate a Milano, Venezia, Bologna, Ferrara e pi tardi Genova, Ancona , Roma e Napoli. Lobiettivo di Bonaparte era quello di farne degli organismi puramente amministrativi, ponendole alle dirette dipendenze dellautorit francese prima, e inserendole in strutture pi ampie e accentrate poi: fu cos che Milano entr a far parte dellAmministrazione generale della Lombardia, che promosse unintensa attivit legislativa e promosse il famoso concorso quale dei governi liberi meglio convenga alla felicit dItalia. La municipalit di Bologna fu la prima ad emanare una Costituzione, nel 1796, che tuttavia non fu mai applicata. Infatti ai congressi che si svolsero a Modena e Reggio tra il 1796-97 per decidere la creazione e lo schema costituzionale della Repubblica Cispadana, nella quale vennero collegati i territori di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio, Massa e Carrara, vi era un apposito comitato che var una costituzione comune. Essa peraltro ebbe vita breve poich nel luglio 1797 il direttorio francese impose la riunione della repubblica cispadana alla Lombardia, dove nel frattempo era stata proclamata la repubblica cisalpina con una sua costituzione. Venezia venne ceduta allAustria con il trattato di Campoformio, che pose fine alla secolare indipendenza della stessa; A Genova il sistema fondato sugli antichi statuti fu travolto, fu proclamata la Repubblica Ligure e dopo accese discussioni si giunse alla proclamazione di una costituzione; questultima fu utilizzata come modello per quella di Lucca, dove il ceto aristocratico era risultato vincitore alle elezioni e la svolta democratica fu imposta dautorit; A Roma i giacobini locali avevano dichiarato decaduto il governo pontificio e, con un Atto del popolo sovrano, avevano dichiarato la Repubblica; La Repubblica napoletana, dichiarata nel gennaio 1799, procedette sotto la guida di un governo provvisorio al cui comitato di legislazione fu affidato il compito di preparare un progetto di costituzione; ma il testo non pot essere applicato a causa degli eventi bellici che determinarono la caduta della repubblica nel giugno 1799. Possiamo affermare che, nonostante la diversit delle situazioni, lo schema istituzionale era sostanzialmente analogo in quanto rifletteva il modello della Costituzione francese dellanno III: le carte costituzionali delle repubbliche italiane si aprivano con una dichiarazione dei diritti dei cittadini (ed accanto ai diritti erano pronunciati i doveri), tra i quali libert, eguaglianza, sovranit popolare, sicurezza, propriet, le garanzie relative allarresto e alla detenzione, il principio di stretta legalit e di proporzionalit delle pene. Poi a seguire vi era la disciplina sulla divisione amministrativa del territorio, articolato in dipartimenti, distretti e comuni, e le norme concernenti lo stato politico dei cittadini, in particolare liscrizione dei giovani nei registri civici, mediante la quale si acquisiva la qualifica di cittadino attivo indispensabile per godere del diritto al voto e alla partecipazione alle funzioni pubbliche. Queste ultime erano esercitate nei comizi (o assemblee) primari e ne i comizi (o assemblee) elettorali, nelle quali si nominavano alcune cariche giudiziarie e amministrative, e si designavano i membri del corpo legislativo. Le regole relative al voto erano indicate con particolare precisione, sia per quanto riguarda il complesso meccanismo a suffragio indiretto, sia i requisiti di censo, capacit ed et degli elettori. Il corpo legislativo era suddiviso in due consigli, variamente denominati nelle Repubbliche, ma che avevano configurazione e funzioni sostanzialmente analoghe; essi si rinnovavano parzialmente e a breve scadenza e avevano compiti diversi, poich alla camera bassa spettava la proposta delle leggi, e alla camera alta lapprovazione o il rigetto della stessa. 31

Lesecutivo era affidato ad un organo collegiale designato dal corpo legislativo; a tale organo erano subordinati i ministri, preposti alle amministrazioni dipartimentali e comunali, le quali possedevano numerose competenze in materia finanziaria, contabile, fiscale, sanitaria,scolastica, edilizia. Il potere giudiziario, rigorosamente distinto dai poteri legislativo ed esecutivo, era oggetto di una normativa dettagliata; anzitutto venivano enunciati i principi di indipendenza della magistratura, gratuit della giurisdizione, elettivit dei giudici e pubblicit delle udienze. Seguendo il modello francese, alla base del sistema vi erano i giudici di pace e di prima istanza, eletti dalle assemblee primarie, ed in ogni dipartimento venivano istituiti un tribunale civile, uno correzionale e uno penale con membri designati dalle assemblee legislative mentre lappello si svolgeva presso un tribunale di pari grado situato in un altro dipartimento. Particolare attenzione era riservata ai diritti dellimputato, attraverso rigorose diposizioni circa larresto e la detenzione, che potevano avvenire esclusivamente nei modi previsti dalla legge. Inoltre vi erano due giurie, una decideva lammissibilit dellaccusa e laltra giudicava il reato, mentre in ogni caso allimputato era riconosciuto il diritto di difesa. Il controllo formale sul funzionamento degli organi giudicanti era affidato ad un commissario del governo, e al vertice del sistema era posta la corte di cassazione alla quale era riservata la cognizione sui conflitti di competenza tra i tribunali dello stato e il potere di annullare le loro sentenze per vizi di forma o non conformit alla legge, divenendo uno strumento fondamentale per uniformare il diritto dellordinamento. I giudizi contro i membri del corpo legislativo o esecutivo si svolgevano innanzi ad apposite corti di giustizia, formate da magistrati della corte di cassazione e giurati designati dalle assemblee elettorali. Rispetto allo schema generalmente seguito nelle costituzioni giacobine,la repubblica partenopea presentava delle particolarit: lappello era affidato ad un'altra sezione dello stesso tribunale; non vi erano tribunali correzionali ma uno speciale collegio di censori, in ogni cantone, incaricato di vigilare sui costumi delle popolazione e sul comportamento dei pubblici funzionari; ma listituto pi interessante fu sicuramente leforato, che precorreva la moderna corte di cassazione: i suoi membri, nominati con cadenza annuale dalle assemblee elettorali, avevano il compito precipuo di vigilare sullapplicazione della costituzione, richiamando gli organi dello stato che eventualmente avessero esercitato scorrettamente i loro poteri, proponendo al senato modifiche alla stessa se questa con il tempo si fosse manifestata imperfetta, segnalando al corpo legislativo le leggi ordinarie n on conformi a quelle costituzionali per procedere alla loro abrogazione. Per la revisione delle norme costituzionali era previsto un procedimento complesso e differente da quello previsto per le norme ordinarie; queste costituzioni avevano dunque un carattere rigido, che mirava a salvaguardare lintegrit dei principi e delle loro strutture. Il settore dellistruzione era affidato allo stato, il quale doveva provvedere alla creazione di scuole elementari maschili e femminili, alla istituzione o potenziamento delle superiori, alla preparazione di un piano di studi uniforme su tutto il territorio nazionale, alla istituzione di un istituto nazionale per raccogliere le scoperte nei campi del sapere scientifico. II. LITALIA NAPOLEONICA

La Repubblica italiana A seguito della battaglia di Marengo (giugno 1800) che vide sconfitti gli austriaci per mano di Napoleone Bonaparte, e la pace di Lunville, con la quale era fatto obbligo allAustria di rispettare il precedente Trattato di Campoformio (ottobre 1797: Il trattato rappresent il collasso della Prima coalizione antifrancese e la conclusione vittoriosa della I campagna napoleonica d'Italia; Nel trattato si stabiliva anche 32

il nuovo assetto generale del Sacro Romano Impero particolarmente per quel che riguardava gli stati germanici sulla riva sinistra del Reno che sarebbero dovuti passare sotto il dominio francese.)1, lassetto istituzionale italiano sub profondi mutamenti. Essi rispecchiavano levoluzione avutasi in Francia, a seguito del colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre1797) che aveva rovesciato il regime del direttorio e aperto la strada alla costituzione dellanno VIII: in essa, i cittadini anzich eleggere i propri rappresentanti, redigevano liste di fiducia dipartimentali e nazionali allinterno delle quali il governo designava i funzionari; lesecutivo era affidato a tre consoli, dei quali solo il primo 8napoleone) aveva poteri decisionali, mentre gli altri solo poteri consultivi; il legislativo era composto da un tribunato che discuteva, respingeva o approvava le proposte di legge fatte dal governo e da un corpo legislativo che decideva sul testo normativo senza dibattito; questo modello, che rafforzava molto il ruolo dellesecutivo, comprimendo il legislativo e contraddicendo alcuni importanti principi rivoluzionari, influenz fortemente gli sviluppi del diritto pubblico italiano. Nel giugno 1800 Napoleone nomin una consulta a Milano per la revisione della Costituzione cisalpina: la Carta fondamentale fu approvata nel gennaio 1802 da comizi formati da notabili della cisalpina: nasceva cos la Repubblica Italiana, nella quale la forte preminenza del legislativo sullesecutivo e unaccentuata impronta borghese, elitaria e censita ria si distanziava molto da quella liberale-democratica del triennio giacobino. In particolare il testo, pi sintetico dei precedenti, non si apriva pi con la dichiarazione dei diritti e dei doveri dei cittadini; inoltre lart 1 sanciva la religione cattolica apostolica romana come religione di Stato; la sovranit (attribuita dalla carta alla universalit dei cittadini) trovava espressione nei tre collegi elettorali dei possidenti, dei dotti e dei commercianti eletti a vita tra i rappresentanti pi autorevoli delle categorie stesse; il corpo legislativo si distingueva al suo interno in una commissione, camera degli oratori, alla quale spettava solo il compito di ricevere ed esaminare le proposte di legge fatte dal governo, e di discuterli davanti allaltra assemblea che deliberava senza ulteriore dibattito; il potere esecutivo era affidato ad un presidente che restava in carica dieci anni con poteri molto ampi: egli nominava il vicepresidente, i ministri, gli agenti diplomatici, aveva iniziativa legislativa, presentava i bilanci, convocava i collegi, compreso il corpo legislativo. Il sistema giudiziario era formato da giudici conciliatori e di prima istanza, corti dappello, due tribunali di revisione e uno di cassazione, in materia penale vennero mantenute le due giurie popolari di ammissione dellaccusa e verifica sul fatto. Napoleone, presidente della Repubblica Italiana, deleg di fatto le funzioni di governo al vicepresidente Francesco Melzi dEril, un conservatore antirivoluzionario ma illuminato, che per la sua aspirazione a promuovere lautonomia e gli interessi dello stato contro linvadenza delle Francia, suscit la diffidenza di Bonaparte.

NB: PRIMA COALIZIONE ANTIFRANCESE: Sacro Romano Impero Germanico, Gran Bretagna,Regno di Napoli, Regno di Sardegna, Impero Ottomano, Vari Stati italiani 1793 1796, Prussia, Regno di Spagna, Regno del Portogallo, Realisti francesi e monarchici; SECONDA COALIZIONE: Sacro Romano Impero Germanico, Impero russo, Regno Unito, Regno di Napoli, Regno del Portogallo, Impero Ottomano, Monarchici francesi.

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Il Regno dItalia Con il senatoconsulto (decisione del senato) del maggio 1804 la Francia instaur un regime monarchico autoritario e fortemente centralizzato. Napoleone fu nominato imperatore dei francesi, e gli organi principali dello stato divennero: il gran consiglio, composto dagli altri dignitari dellimpero; il consiglio di stato, riservato alle pi alte classi; il senato formato da membri della famiglia imperiale, alti dignitari,e altri soggetti cooptati o designati dallimperatore; il corpo legislativo era completamente esautorato e ridotto a mero ufficio di registrazione della volont di Napoleone. La Repubblica Italiana fu trasformata in Regno dItalia; dal punto di vista territoriale il nuovo ordinamento ampli i suoi confini con laggiunta del Veneto prima, delle provincie di Ancona, Macerata e Camerino poi; i territori del Piemonte, Liguria, Toscana, Parma e Piacenza, e di Roma furono incorporati nellimpero francese. Lassetto del Regno dItalia fu definito tra il 1805 e il 1809 con lemanazione di nove statuti costituzionali che sovvertirono profondamente i principi fondamentali sui quali si erano basate le precedenti formazioi politiche e oscurarono completamente i postulati rivoluzionari, attraverso lesaltazione del monarca e della sua famiglia, dellapparato di corte, e il sostegno ai ceti elevati che nel 1808 port alla reintroduzione del maggiorasco. Lo stato era dichiarato indipendente dallimpero francese, anche se il titolo di re era attribuito a Napoleone in forma di unione personale. I collegi elettorali acquistarono maggior peso dopo la decadenza del corpo legislativo, completamente esautorato dalle sue funzioni; fu creato un grande organo amministrativo e politico, il Consiglio di Stato: esso, suddiviso in tre sezioni (il consiglio dei consultori, incaricato di interpretare statuti costituzionali, trattati di pace e di commercio, quello legislativo incaricato di esaminare i progetti di legge e i regolamenti, quello degli uditori investito degli affari contenziosi e giurisdizionali) aveva funzione consultiva con riguardo ai principali settori della vita pubblica. Nel 1807 fu istituito un senato al quale furono devolute le funzioni del corpo legislativo e del consiglio dei consultori, che vennero soppressi. Il senato formava un autorevole pilastro dellordinamento, ma il vero centro propulsore era costituito da sette dicasteri (interno, esteri, finanze, tesoro, guerra, marina, culto) e dallapparato burocratico dipendente da questi, che formavano una efficiente intelaiatura sulla quale si sviluppava la vita pubblica. Il principato di Lucca e il Regno dEtruria Le autorit della Repubblica richiesero allimperatore una nuova costituzione per il regno di Lucca che fu emanata nel 1805, che trasformava il regime in principato e ne affidava il governo a Felice Baciocchi, marito della sorella di Napoleone, Elisa. Egli aveva poteri molto ampi poich regolava tutta lamministrazione interna e de relazioni estere, nominava le cariche civile nonch i dignitari ecclesiastici, stabiliva le spese pubbliche. Importanza centrale rivestiva il senato i cui membri erano scelti tra i possidenti pi ricchi: a questo spettava la sanzione dei bilanci annuali, la nomina dei giudici civili e criminali, la approvazione dei mutamenti in campo fiscale, le riforme della legislazione civile, criminale, commerciale. Il territorio del Granducato di Toscana non speriment un sistema costituzionale moderato durante loccupazione francese, e restarono deluse le speranze di coloro che desideravano essere annessi nella Repubblica cisalpina. I domini di Ferdinando III di Lorena furono affidati a Ludovico I di Borbone Parma elordinamento non fu sostanzialmente modificato, n cambi la classe dirigente, mentre le truppe napoleoniche e gli emissari di Parigi limitarono molto lazione di governo.

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Il Regno di Napoli A seguito della conquista militare del Mezzogiorno, Napoleone ne confer la corona al fratello Giuseppe, destituendo Ferdinando IV che si rifugi a Palermo assieme alla sua corte. Giuseppe mostr sincero interesse per il progresso ed il benessere dei suoi sudditi, tentando di mantenere una certa autonomia rispetto allimperatore, che considerava il Regno come uno stato vassallo e nutriva un certo disprezzo contro i napoletani. Gi pochi giorni dopo il suo insediamento, Giuseppe istitu un Consiglio di Stato, anche qui organo propulsore della vita amministrativa e di tutte le riforme: il suo compito era quello di discutere tutti gli affari che il re, su sollecitazione dei propri ministri, gli avrebbe inviato e il suo parere era obbligatorio in materia di nuove imposizioni. Esso dette il maggior contributo allattivit legislativa di tutto il decennio francese e cos ridimension il potere dei ministeri che non potevano pi legiferare autonomamente. In particolare vi erano nove ministeri, poi ridotti a sei, tra i quali emergeva per ampiezza e variet delle competenze, quello degli interni. La camera sommaria venne trasformata in camera dei conti, investita del controllo sulle rendite e sulle spese pubbliche e della giustizia amministrativa. La riorganizzazione del sistema finanziario avvenne tramite abolizione degli arrendamenti ( appalto delle imposte dirette ad un privato; questo termine poi assunse il significato di CESSIONE DEL POTERE REGIO DI IMPORRE LE TASSE)quindi avocazione allo stato di tutte le imposte riscosse dagli appaltatori, e labolizione dei privilegi feudali. A questi provvedimenti si aggiunsero altri diretti al contenimento del potere ecclesiastico, mediante la soppressione di molti conventi e ordini religiosi e lespropriazione dei loro beni che furono venduti ai privati. Giuseppe dovette abbandonare il Regno di Napoli nel maggio 1808 per essere incoronato re di Spagna e da Baiona promulg uno statuto costituzionale del Regno di Napoli e Sicilia, nei quali venivano recepiti i principi informatori del diritto pubblico napoleonico. In particolare il titolo riguardante il parlamento nazionale introduceva un nuovo organismo, sostitutivo del senato, istituzione originale e nuova rispetto ai modelli francesi: esso era suddiviso in cinque sedili del clero, nobili, possidenti, dotti e commercianti; in concreto tuttavia questa parte della costituzione non fu mai applicata. Infatti sebbene sin dai primi tempi del regno di Gioacchino Murat (1805-15)si discutesse molto sul sistema elettorale, il nuovo parlamento suscit la diffidenza sia del nuovo sovrano avverso ai corpi rappresentativi, sia di molti intellettuali che vi ravvisavano retaggi medievali. Murat seppe scegliere ministri molto capaci che collaborarono con energia e rigore alle riforme avviate da Giuseppe Bonaparte; in questepoca si realizzarono. Leversione della feudalit, la ristrutturazione dei tribunali, lapplicazione del sistema amministrativo provinciale e comunale (esteso anche a Napoli), la riforma del sistema tributario (si approv un nuovo catasto nel 1815),il risanamento delle finanze. Murat introdusse inoltre codici francesei adattati alla societ locale con equilibrio e moderazione necessari a non creare una frattura troppo profonda con la tradizione. Nessun esito ebbe la costituzione emanata nel 1815, quando la situazione bellica stava ormai precipitando. Lamministrazione periferica e il sistema giudiziario Una delle riforme pi incisive dellItalia napoleonica fu quella dellamministrazione periferica, con lintroduzione di un sistema uniforme, radicato sulla legge del 28 piovoso anno VIII (7 febbraio 1800). Essa aveva realizzato un accentuata centralizzazione basata sulla figura del prefetto, posto a capo del dipartimento, nominato e revocato direttamente dal capo dello stato. Esso era strettamente subordinato al governo e aveva tutti i poteri della sua circoscrizione territoriale: fare esegurire le leggi, mantenere lordine pubblico, controllare lattivit degli enti territoriali minori, nominare i magistrati inferiori, compilare le liste per i consigli municipali e i collegi elettorali. Egli era affiancato da due organismi collegiali nominati da 35

Napoleone: il consiglio di prefettura, con competenza giurisdizionale in materia di imposte, lavori pubblici, espropriazioni; il consiglio generale del dipartimento con compiti finanziari. I dipartimenti erano suddivisi in distretti, diretti da un viceprefetto designato dallimperatore e coadiuvato da un consiglio di circondario, analogo al consiglio generale del dipartimento. Anche nei comuni i sindaci erano nominati dal prefetto o dal governo, a seconda delle dimensioni della citt. Lordinamento giudiziario riproduceva quello francese, a differenza del quale non prevedeva listituto della giuria popolare, ritenuto inadatto da Napoleone a causa del carattere passionale degli italiani. Dunque sul territorio erano dislocati i giudici di pace, ai quali spettavano la conciliazione di ogni controversia e il giudizio in cause civili e penali espressamente attribuitegli dalla legge. Vi erano corti di prima istanza nelle quali poter appellare le sentenze dei giudici di pace. Furono istituiti dei tribunali di appello, numerosi tribunali di commercio e alcuni tribunali speciali per reati militari, politici, o di particolare gravit.La corte di cassazione, con sede a Milano e a Napoli, costituiva il vertice di questo sistema. I provvedimenti in materia ecclesiastica, la pubblica istruzione e lassistenza Per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa, il comportamento di Napoleone fu sin dallinizio molto prudente, per non urtare la sensibilit della popolazione su un punto cos delicato. Con i comizi di Lione, tuttavia, la situazione inizi ad evolversi. La costituzione della Repubblica italiana dichiarava nellart 1 che il cattolicesimo era la religione di Stato ed assicurava ai vescovi, ai parroci e seminari rendite adeguate ricavate dai beni nazionali; fu elaborata dal ministero del culto una legislazione organica in materia ecclesiastica nel 1802, la quale cre un clima favorevole per un concordato, che fu firmato nel 1803. In esso il cattolicesimo era confermato come religione ufficiale di stato, era mantenuto il diritto del governo a nominare vescovi, le autorit religiose avevano la facolt di comunicare con la S.Sede e la facolt di giudicare gli ecclesiastici per violazioni della legge della Chiesa. Tuttavia il concordato fu applicato in modo incompleto da Napoleone, che mirava al controllo del clero quale strumento del suo potere; le misure principali della politica imperiale, che culmin con larresto di Pio VII, furono: riduzione dei conventi, parrocchie e sacerdoti; incameramento dei beni ecclesiastici; lintroduzione di un registro di stato civile; lintroduzione del matrimonio civile. Analoghi provvedimenti furono adottati nel Regno di Napoli, dove tuttavia Murat trov opposizioni maggiori, che lo costrinsero persino a restituire una parte dei beni confiscati. In tale contesto, un ruolo importante era rivestito dallistruzione pubblica, sottratta alla secolare influenza ecclesiastica. Nel periodo rivoluzionario la scuola era considerata un servizio pubblico finalizzato alla elevazione delle classi inferiori; dopo i comizi di Lione le attenzioni dei governanti si concentrarono maggiormente sulle superiori, destinate a preparare la futura classe dirigente. Vi erano, in particolare, scuole elementari nei comuni, ginnasi e licei nei capoluoghi di dipartimento e universit nelle citt principali, disposte in ordine gerarchico e strettamente controllate dal governo, che ammetteva previa autorizzazione anche listituzione di scuole private. Questo modello fu introdotto nel Regno italico, nei territori italiani annessi alla Francia e nel Reno di Napoli, dove la riforma fu varata nel 1809. A partire dal 1802 furono riprese le iniziative per combattere il pauperismo e sottrarre il settore dellassistenza ai privati e alla Chiesa. Nel 1807 furono create a Venezia e a Bologna le prime congregazioni di carit, destinate a diffondersi in tutti i capoluoghi di dipartimento; questi organismi, presieduti dal prefetto, si articolavano in 3 sezioni: competenti per gli ospedali, per gli ospizi e le doti, le elemosine, esse hanno assorbito le varie amministrazioni sanitarie e benefiche preesistenti. 36

LE FONTI NORMATIVE a) Progetti e tentativi italiani La forte esigenza di rinnovamento e adeguamento ai tempi si riflett in alcune costituzioni italiane dellepoca, che tra gli obiettivi principali del governo includevano la compilazione di codici moderni. Vediamo le testimonianze principali di questi tentativi: 1) Projet du code civil de la repulique romaine del 1798. Il codice si ispirava al terzo progetto di codice civile francese che in quei mesi era discusso a Parigi; ma da esso si distaccava in diversi punti: era riconosciuta una certa rilevanza nella determinazione dello status delle persone, il divorzio e la morte civile non configuravano tra le cause di scioglimento del matrimonio, veniva riconosciuta alla propriet dello Stato una preminenza su quella privata, che poteva essere limitata per utilit pubblica. 2) La Repubblica cisalpina fu molto attiva nellavviare la riforma del sistema legislativo: fu pubblicata unampia raccolta, con il titolo Leggi organiche giudiziarie, contenente disposizioni relative allordinamento dei tribunali, al diritto penale, al processo civile e a quello penale. Fu soprattutto dopo i comizi di Lione in cui si era affermata con forza la necessit di riformare la legislazione vigente, che le iniziative divennero pi efficaci. Segnaliamo: 3) Il Metodo generale di procedura nelle cause civili del 1801, mai entrato in vigore, che respingeva gli elementi di novit presenti nelle Leggi organiche e riproduceva fedelmente il regolamento giudiziario austriaco; 4) In materia di diritto commerciale e marittimo, il Codice commerciale di terra e di mare realizzato da Pompeo Baldasseroni nel 1804: esso conteneva importanti innovazioni in tema di fallimenti, per arginare il fenomeno di quelli dolosi, e tendeva a superare la concezione medievale di diritto commerciale come diritto professionale di categoria. La struttura del codice fu oggetto di revisione da parte dello stesso Baldasseroni, che poi fu ulteriormente rettificata da Giuseppe De Stefani e Giuseppe Compagnoni, i quali presentarono nel 1807 un progetto pi sintetico e coerente. Il testo, ritenuto oggi un vero e proprio codice moderno fu sottoposto allesame di rinomati giuristi dellepoca, le osservazioni dei quali costituirono un importante contributo alla scienza del diritto commerciale dellepoca. 5) Nel 1801 fu redatyto un progetto di codice penale, il quale presentava una sintesi di elementi propri del codice giuseppino del 1787 e dei progetti milanesi del 1791-92. Lopera form la base di un successivo progetto elaborato da una commissione apposita nel 1809: lopera divisa in una perte generale e una parte speciale, risultava di grande valore tecnico e molto attenta allapplicazione del principio di proporzionalit, bene articolata nella tipologia di reati, sensibile alle caratteristiche peculiari della societ locale. 6) Per quanto riguarda il processo penale, era stata applicata a tutti i dipartimenti la legislazione austriaca del 1786 mentre i lavori per una codificazione autonoma culminarono nel 1807 con la pubblicazione dei un testo definitivo, che anche chiamato Codice Romagnosi, per il contributo fondamentale dato dal giurista alla stesura. In esso lazione penale era avviata dufficio per i delitti pubblici e su istanza di parte per i delitti privati, e la funzione di pm era svolta da agenti governativi operanti presso i giudici. Listruzione era caratterizzata dai criteri della scrittura e della segretezza, ma i risultati istruttori erano sottoposti a verifica dibattimentale e erano oggetto di discussione. Questa fase del giudizio era affidata alla polizia giudiziaria formata da pubblici ufficiali,funzionari 37

e magistrati, ed era vietata ogni condotta intimidatoria o prevaricatrice. Il giudizio si distingueva in quattro tipi, di polizia, correzionale, di accusa criminale e criminale, differenti per complessit e severit dei procedimenti. Non era previsto listituto della giuria popolare presente nella normativa francese. Erano accolti i seguenti principi: collegialit del tribunale, del contraddittorio, del libero convincimento del giudice, in particolare lesatta osservanza delle formalit a pena di nullit dellatto costituiva una garanzia per i diritti dellimputato. b) La codificazione francese applicata in Italia Di fatto sia nei territori incorporati nellimpero francese, sia negli stati satelliti, entrarono in vigore i codici transalpini che diedero una profonda impronta allassetto giuridico italiano, sovvertendo completamente let del diritto comune. Fra essi il primo, sia in ordine cronologico che per rilevanza, fu il Codice civile. Lautorevole giurista Jean- Jacques regis de Cambacrs si deve la compilazione di tre grandi progetti: 1. Il primo progetto, presentato nellagosto 1793, era suddiviso in tre libri dedicati rispettivamente alle percone, alle cose e alle obbligazioni, secondo la tradizionale distinzione romanistica. Ma la convenzione nazionale respinse tale progetto, giudicandolo troppo legato al diritto consuetudinario francese e romano. 2. Il secondo progetto, presentato nel settembre 1974 era molto pi breve del precedente, manteneva la tripartizione gaiano-giustinianea, ma i suoi contenuti rispecchiavano molto gli sviluppi estremistici dellideologia rivoluzionaria, soprattutto nella disciplina delle persone e della famiglia: era abolita la patria potest e la potest maritale, i figli naturali erano parificati ai legittimi, si ammetteva il divorzio. Proprio per la sua connotazione fortemente giacobina il testo fu archiviato,dopo la caduta di Robespierre, a seguito del mutamento dellatteggiamento politico della convenzione. 3. Il terzo progetto di Cambcrs presentato nel giugno 1796 rispecchiava il nuovo clima di abbandono di soluzioni radicali ed il ritorno a soluzioni moderate, ma anche stavolta esso venne abbandonato perch giudicato dal consiglio troppo legato ad impostazioni giacobine. A partire dallagosto del 1800, nellambito di una commissione appositamente istituita da Napoleone presso il ministero della giustizia, riprese la difficoltosa opera di razionalizzazione del diritto privato. La commissione era composta da rinomati giuristi tra i quali Tronchet e soprattutto Jea Etienne Marie Portalis; gi allinizio del 1801 il progetto venne inviato al Consiglio di Stato dove si svolse unampia discussione alla quale partecip lo stesso Napoleone, che presiedette personalmente a 57 delle 102 sedute. Il 21 marzo 1804 si giunse alla promulgazione del Code civil des Francais, che venne denominato Code Napoleon in omaggio allimperatore e consta di 2281 articoli suddivisi in 3 libri, secondo la tradizione romanistica. Il primo libro, Des personnes, disciplinava la capacit, lo stato civile,il matrimonio,il divorzio, la paternit,la filiazione, ladozione, la patria potest e la tutela; il secondo libro, De biens e des differentes modifications de la proprit, trattava il regime dei beni, in particolare della propriet e i diritti reali sui beni altrui, le servit; il terzo libro, des differentes manieres dont on acquiert la proprit, riuniva materie eterogenee, come le successioni, le donazioni, i testamenti, i contratti, le obbligazioni, i rapporti patrimoniali tra coniugi, il concorso dei creditori,lespropriazione forzata. Il codice Napoleone costituiva un vero e proprio codice moderno, in quanto si poneva come una normativa nelle materie trattare da esso abrogando tutte le fonti preesistenti, compreso il diritto romano. Osserviamo i tratti fondamentali di tale rilevantissima codificazione: 38

Nel titolo preliminare, oltre a sancire lirretroattivit della legge e la inderogabilit di essa (salvo i limiti posti dallordine pubblico e buon costume) si vietava al giudice ogni interpretazione delle norme e gli si imponeva di risolvere tutte le controversie, nonostante il silenzio, loscurit o il difetto della legge, pena laccusa di denegata giustizia. Ci derivava dal fatto che il codice si poneva come un sistema completo e privo di lacune e che il magistrato dovesse limitarsi ad applicare le norme. In tal modo si influenz necessariamente lattivit scientifica dei giuristi che si orient verso la mera esposizione dei contenuti del testo, ad esclusione delle fonti non codificate, dando vita ad un nuovo approccio teorico denominato scuola dellesegesi. I contenuti del codice rispecchiavano i valori illuministici gi recepiti nella legislazione rivoluzionaria, come: la chiarezza e brevit delle norme, libert ed eguaglianza dei cittadini, laicit dello stato, autonomia individuale, temperati da alcuni elementi conservatori che modificarono le soluzioni pi radicali del periodo giacobino. Lorganizzazione della famiglia restava tuttavia legata alla tradizione, dunque risultava autoritaria e verticista. In questa materia infatti lobiettivo precipuo era la difesa dellunit della famiglia legittima, concepita come una struttura forte e compatta, che rispecchiasse lo stato fortemente centralizzato. A tal fine miravano le disposizioni che: attribuivano ampie facolt di direzione e correzione alla patria potest, collocavano i figli naturali in una posizione di netta inferiorit rispetto ai legittimi (ad esempio vietando la ricerca della paternit) e sancivano linferiorit della donna. In particolare per quanto riguarda la posizione giuridica di questultima, essa era di netta inferiorit, testimoniata dalle numerose limitazioni alla sua capacit: essa era subordinata e doveva obbedienza al marito, necessitava del consenso di lui per comparire in giudizio, o compiere atti di natura patrimoniale, veniva punita molto pi severamente dal coniuge in caso di adulterio, solo il marito poteva amministrare i beni comuni. Maschi e femmine erano invece parificati dal punto di vista successorio, che conservava in gran parte i principi propri della rivoluzione: diritto di modificare per contratto la successione legittima, rinunciare ad una non ancora aperta, abolizione dei fedecommessi e maggioraschi. Nel campo dei diritti reali il codice seguiva nella sistematica il diritto romano; la propriet, considerata sacra e inviolabile, era indicata come il diritto di godere e disporre delle cose nella maniera pi assoluta: si super definitivamente la concezione del dominio diviso basata sulla divisione tra dominio diretto e dominio utile, che traeva origine dalla diffusione del feudo, servit e contratti agrari, che avevano portato alla frammentazione della propriet in epoca medievale. In questo modo si favoriva il consolidamento della classe borghese e fondiaria, ma si lasciavano privi di tutela i ceti pi poveri per i quali gli usi civici avevano sempre costituito una importante integrazione delle misere risorse familiari. La disciplina dei beni immobili era oggetto di una normativa accurata, anche se difettosa in tema di pubblicit non richiedendosi trascrizione degli atti; al contrario, la disciplina dei beni mobili era molto carente poich essi erano considerati di poco rilievo. Il settore delle obbligazioni era caratterizzato dal principio dela libert dellindividuo, alla cui volont era data massima rilevanza: il trasferimento della propriet si consolidava solo con il consenso delle parti. Anche in tale disciplina si rilevano elementi di una politica poco attenta ai ceti meno abbienti: mancava una regolamentazione del contratto di lavoro e del salario, cosicch leguaglianza enunciata era solo formale e non sostanziale, poich non vi era nella pratica un particolare interesse per lelevazione dei ceti poveri e non vi erano norme che salvaguardavano la classe lavoratrice.

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Furono effettuate numerose traduzioni del codice al momento della sua introduzione nei territori italiani, la pi importante delle quali fu quella ufficiale, in latino e in italiano, realizzata nel 1805 a Milano da un apposita commissione e curata in particolare dal giacobino Gambini; Napoleone respinse ogni proposta di cambiamento e impose il testo nella versione originaria. Il Code de procdure pubblicato nel 1806, rispetto al codice civile appare inferiore nella forma e nei contenuti. Esso si ispirava largamente alla Ordonnance civile pour la reformation de la justice del 1667: Esso distingueva il procedimento presso il giudice di pace da quello presso gli altri giudici di primo grado: il promo seguiva il procedimento sommario di diritto comune e si fondava sulludienza in contraddittorio orale tra le parti; nel secondo prevaleva la forma scritta, dato che listruzione si basava su lo scambio di memorie e solo se il tribunale decideva di deliberare senza assumere prove aveva luogo un dibattimento orale, in caso contrario erano previste unicamente le arringhe conclusive. Lo schema del passato emergeva in particolare dallimpronta privatistica data al processo, che veniva affidato alliniziativa delle parti, non prevedeva limiti o preclusioni agli atti delle stesse, nella modifica di domande ed eccezioni, nella produzione delle prove, quindi al giudice aveva un ruolo meramente passivo, mentre preponderante era il ruolo degli avvocati. Un elemento conforme ad una moderna concezione del sistema giuridico era lobbligatoriet di motivazione della sentenza. Il Code de commerce fu emanato nel 1807, dopo una lunga preparazione iniziata su ordine di Napoleone nel 1801, discusso tra il 1806-1807 presso il Consiglio di Stato. Allinterno di esso si formarono due schieramenti, uno riteneva di dover creare una normativa quanto pi vicina possibile al codice civile, laltra incline a dare al commercio una disciplina particolare che avvantaggiasse e promuovesse tale settore; lautorevole opera di mediazione del Cambarcs riusc a superare i contrasti, mentre la volont di Napoleone stesso determin linclusione del Codice marittimo allinterno del Codice di commercio. Il Codice di commercio risulta dunque suddiviso in quattro libri: il commercio in generale, diritto marittimo, fallimento e bancarotta, giurisdizione commerciale. Esso si affiancava al codice civile completandolo, in quanto mentre questultimo era concepito come il codice della borghesia fondiaria, quello di commercio era il codice della borghesia industriale e mercantile, incentrato sugli atti di commercio finalizzati alla speculazione. Esso costitu una tappa importante verso labbandono del sistema soggettivo, secondo cui il diritto commerciale regolava i rapporti dei soli individui iscritti alle corporazioni mercantili, e ladozione di un sistema oggettivo per cui esso si applicava agli atti di commercio, da chiunque compitui, anche occasionalmente. Un residuo di particolarismo invece ravvisato nelle norme che riservavano la giurisdizione tribunali speciali, i membri dei quali erano designati allinterno di unassemblea formata dai maggiori commercianti ed imprenditori. Peraltro i tribunali di commercio applicavano le norme del codice civile, anche perch non esisteva unautonoma disciplina delle obbligazioni e dei contratti commerciali. Il diritto penale era stato oggetto di unampia riforma in Francia durante il periodo rivoluzionario. Con il codice del 1791 erano state rivendicate alcune importanti conquiste civili, come il principio di legalit, personalit ed eguaglianza delle pene, lumanizzazione delle sanzioni, ora finalizzate alla emendazione del reo, la scomparsa di alcuni delitti come leresia, il sortilegio, la lesa maest. Queste furono le premesse sulla base delle quali inizi un lavoro di progettazione nel 1801, il quale termin con la compilazione di due testi normativi: il Code dinstruction criminelle e il Code pnal, emanati nel 1808 e 1810.

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Nel Codice di procedura, c una netta differenza tra la fase istruttoria e quella dibattimentale: la prima risultava fortemente influenzata dal sistema della Ordonnance criminelle del 1670, mentre la seconda era ispirata ai principi della rivoluzione. Listruzione probatoria era basata sugli antichi criteri della scrittura e segretezza; lesame dei testi si svolgeva davanti al solo giudice, ed al cancelliere, e le garanzie dellimputato erano notevolmente ridotte: egli per tutta la durata di questa fase rimaneva nellignoranza di ci che stava avvenendo, perch non gli venivano notificati gli atti e non poteva proporre opposizione al giudice, mentre la libert provvisoria non era un suo diritto, ma dipendeva da una scelta discrezionale del giudice stesso. Nel dibattimento erano applicati il principio di oralit e il principio del contraddittorio, era mantenuto listituto della giuria popolare con leliminazione del solo giur di accusa e la conservazione del giur di giudizio: il principio del libero convincimento del giudice era applicato in tutta la sua ampiezza per la giuria, libera di dare il suo parere qualsiasi prova venisse fornita. Le impugnazioni erano facilmente accessibili per le infrazioni minori, con restrizioni crescenti allaggravarsi del delitto, fino alla sola possibilit di ricorso in cassazione per gli illeciti classificati come crimini. Il Codice penale del 1810 da un lato confermava i valori precipui della rivoluzione, dallaltro rivelava unimpronta fortemente autoritaria, in simmetria con la configurazione istituzionale dellimpero. Esso era suddiviso in quattro libri,dedicati rispettivamente alle pene, allimputabilit, punibilit e responsabilit, alle diverse fattispecie di reato con le rispettive sanzioni, alle contravvenzioni. Il codice si apriva con la distinzione fondamentale tra contravvenzioni, delitti e crimini, sanzionati dalle pene di polizia, correzionali e criminali. Obiettivo principale delle sanzioni era la prevenzione del reato attraverso il timore delle punizioni, che risultavano molto pi dure e repressive rispetto al sistema del periodo rivoluzionario: la pena di morte era prevista per oltre trenta tipologie di reato e furono ristabilite le pene perpetue e quelle, ad esempio, del marchio, della confisca dei beni, della morte civile. La concezione della responsabilit si basava su criteri eminentemente oggettivi, ma comunque lo sforzo nel delineare una teoria dellimputabilit rafforz la certezza: in particolare, deriva dal diritto comune la disciplina sulla recidiva, sul tentativo (perseguito allo stesso modo del reato consumato se era iniziata lesecuzione), sulla complicit, che puniva tutti i rei con la medesima sanzione senza tener conto del ruolo svolto da ciascuno. Nel codice mancava la distinzione tra dolo e colpa, la previsione del caso fortuito e dellomicidio casuale, mentre era contemplato il caso in cui le conseguenze dellatto avessero ecceduto le intenzioni. Erano assenti le disposizioni sullo stato di ubriachezza, sullo stato di necessit, e sulle circostanze aggravanti o attenuanti. Nonostante le lacune e i limiti, il sistema dellimputabilit napoleonico risultava un progresso rispetto alla prassi del diritto comune, che aveva consentito gli arbitri dei giudici: questi ora erano vincolati dalla legge e avevano solo la facolt di decidere il grado della pena tra un massimo e un minimo prestabiliti. Il terzo libro, mediante la sua ripartizione, mostrava quali fossero gli interessi maggiormente protetti e rivelava limpostazione borghese del codice: i reati contro lo stato (titolo I) erano puniti con estrema severit; il crimine di lesa maest, abolito durante la rivoluzione, fu reintrodotto; i reti di falso, di associazione per delinquere, vagabondaggio, pubblicazioni clandestine, erano puniti con estremo rigore perch considerati nocivi dellassetto sociale ed istituzionale. La disciplina dei reati contro i privati (titolo II) si basava sulle concezioni individualistiche dellilluminismo e del giusnaturalismo nella esaltazione della libera esplicazione della personalit e delle attivit dei cittadini; il primo capitolo riguardava i comportamenti lesivi dellintegrit fisica, della vita, dellonore, lomicidio, linfanticidio, parricidio, ai quali venivano applicate pene variabili: dalla capitale ai lavori forzati a vita, ma anche detenzione ammende. Il secondo capitolo, riservato agli illeciti contro il patrimonio, confermava il grande valore attribuito alla propriet nel contesto 41

giuridico napoleonico. Venivano repressi con durezza, oltre al furto per il quale era stabilita la pena di morte o i lavori forzati a vita, anche la truffa, gli abusi di fiducia, la violazione delle regole delle case da gioco. Le contravvenzioni di polizia, per le quali erano previste le pene della detenzione, dellammenda pecuniaria e della confisca degli oggetti requisiti, erano suddivise in tre categorie in relazione alla loro gravit: nella prima erano compresi comportamenti come la violazione delle norme di pulizia e sicurezza delle strade, inquinamento, immissioni di bestiame nellaltrui propriet; nella seconda vi erano infrazioni alle regole della vendemmia, gioco dazzardo, omissione di soccorso; nella terza erano contemplati i danni alla propriet, luccisione o ferimento di animali altrui, la cartomanzia, schiamazzi notturni. III. LA COSTITUZIONE SICILIANA DEL 1812 Nel panorama istituzionale italiano dominato dalla influenza di Napoleone, il caso Siciliano costituisce uneccezione. La presenza militare inglese, infatti, imped allisola di sperimentare lamministrazione francese, e favor lo sviluppo di un assetto ispirato al modello britannico. Fu decisivo in questa vicenda lintervento di William Bentinck, il quale giunse nel luglio 1811 in qualit di ministro plenipotenziario e si adoper per ricomporre il grave contrasto tra Ferdinando IV e i baroni siciliani. Il Bentnick, schieratosi contro il re, lo costrinse a revocare i provvedimenti emanati (che applicavano nuove imposte, la reazione alle quali determin larresto dei principi pi riottosi) e rinunciare ai suoi poteri. Il figlio Francesco fu nominato vicario del regno e fu formato un nuovo governo composto da soli siciliani, che affid allabate Paolo Balsamo a redigere una nuova costituzione, il cui progetto venne completato nel maggio 1812 e pubblicato lanno successivo. Caratteri fondamentali sono: Alla costituzione erano premessi dodici articoli, le cd basi, che fissavano i principi fondamentali quali lesclusione di ogni religione diversa dalla cattolica, la divisione dei poteri, la composizione del parlamento, labolizione della feudalit. Il contenuto di queste basi veniva poi sviluppato nel testo. Vi era un parlamento, al quale spettava il potere legislativo, quello di imporre le tasse, creare nuove magistrature, formato da due camere: la camera dei pari, ereditaria, della quale facevano parte i membri dei bracci ecclesiastico e baronale; la camera dei comuni, elettiva, della quale facevano parte i rappresentanti dei ventitr distretti dello Stato, delle principali citt, delle universit degli studi di Palermo e Catania. I membri del legislativo godevano delle immunit per le opinioni espresse e le decisioni adottate nellesercizio delle loro funzioni, e alle camere spettava il giudizio per eventuali infrazioni. Il re poteva solo sanzionare o respingere il testo approvato, senza ingerirsi nellelaborazioni. Dopo le norme disciplinanti il funzionamento dellorgano rappresentativo vi era la disciplina della successione al trono, ma anche quella sulla libert, diritti e doveri dei cittadini, labolizione della feudalit e dei fedecommessi. Il secondo titolo era dedicato al potere esecutivo riservato al re, che rappresentava la nazione, dichiarava guerra e pace, concludeva trattati, sopraintendeva il commercio interno ed estero, alle opere pubbliche, alle scuole e alla pubblica amministrazione. Il sovrano era coadiuvato da un consiglio privato, composto dai quattro Segretari di Stato (steri, finanze, guerra e giustizia) e da membri scelti liberamente dallo stesso, che andava consultato in tutti gli affari importanti. I ministri erano responsabili davanti al re, ma il parlamento aveva sempre il diritto dichiedere conto di qualunque atto del potere esecutivo.

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Il potere giudiziario, oggetto di unampia trattazione nel terzo titolo, era separato dai poteri legislativo ed esecutivo, e affidato ad un corpo di magistrati inamovibili, tranne che nei casi indicati dalla legge, sottoposti al giudizio del parlamento solo in caso di abuso di potere denunciato dai cittadini. Lapparato fu ristrutturato in modo uniforme in tutto lo stato: furono abolite tutte le magistrature esistenti, tranne il foro ecclesiastico per cause spirituali; alla base del sistema vi erano i giudici di pace competenti per le infrazioni leggere e per i tentativi di conciliazione, nei centri minori vi erano i giudici monocratici di prima e seconda istanza, nelle citt maggiori vi erano tribunali collegiali, le cui sentenze erano appellabili presso una delle cinque corti dappello (3 a Palermo,una a Messina, una a Catania); infine vi erano 2 tribunali di terza istanza (Messina e Catania) e una corte di Cassazione a Palermo. La costituzione si preoccup di fissare alcuni principi come: labolizione della tortura, listituzione di giurie popolari nei giudizi civili e criminali, una serie di garanzie per i diritti degli imputati. Lamministrazione comunale era affidata ad un consiglio formato da tutti coloro che avevano i requisiti per votare la camera bassa; organo esecutivo delle decisioni conciliari era il magistrato municipale, designato dal consiglio stesso, mentre la carica di sindaco venne abolita. Dobbiamo notare che lapplicazione della costituzione fu difficoltosa a causa della mancanza di una preparazione adeguata dei baroni, che non avevano il senso dello Stato, e non potevano contare su un apparato pubblico di tipo assolutistico. Inoltre labolizione della feudalit fu pi formale che sostanziale poich in camnio delle prerogative perdute ai baroni furono concessi numerosi privilegi, tra i quali la soppressione degli usi civici goduti dalla popolazione sulle terre feudali, che determin un ulteriore peggioramento delle misere condizioni dei contadini.

PARTE III: DALLA RESTAURAZIONE ALLUNITA INTRODUZIONE Lassetto conferito allItalia dopo il congresso di Vienna caratterizzato dal ripristino delle antiche dinastie, dallaccentuato frazionamento politico, dal rafforzamento del predominio austriaco. Negli stati dellItalia fu instaurato un rigido assolutismo e i sovrani restaurati assunsero un atteggiamento particolarmente autoritario e repressivo, che determin un clima particolarmente reazionario. In una prima fase, al di l delle differenti situazioni locali, vi fu la tendenza a fondare lorganizzazione dello Stato sul primato dellamministrazione, eliminando il principio rappresentativo, considerato retaggio storico dellideologia rivoluzionaria, e si affermava la visione di una vita pubblica in cui allefficienza di un apparato fortemente accentrato faceva riscontro lesclusione dei sudditi dalla partecipazione ai processi decisionali. Tuttavia leredit napoleonica non poteva essere cancellata totalmente, nemmeno negli ordinamenti pi avversi ad essa; e lesperienza francese risult particolarmente duratura e importante proprio sul piano dellorganizzazione amministrativa. Cos in alcuni territori lintelaiatura napoleonica fu mantenuta praticamente invariata , come nel Regno delle due Sicilie, e comunque riemerse progressivamente in quegli stati che in un primo momento perseguivano con particolare tenacia la soppressione delle istituzioni francesi. Dunque durante la prima met dellottocento si verific una generale riorganizzazione delle funzioni centrali dei ministeri, alla quale corrispose, a livello locale, la creazione delle province ispirate al dipartimento francese e subordinate al governo centrale attraverso una figura simile al prefetto 43

napoleonico, mentre i comuni furono privati della loro secolare autonomia e sottoposti al controllo uniforme del potere centrale. Invece nelle province dellAustria linfluenza napoleonica fu meno incvisiva ed il regime assolutistico presentava alcune particolarit, quali: la presenza di un sistema consultivo articolato, la maggiore autonomia dei comuni, lassenza della corte di cassazione ma la possibilit di un giudizio di revisione, la mancanza di specifici organi giudicanti per il contenzioso amministrativo. Linadeguatezza e insufficienza del sistema monarchico-amministrativo non tard ad arrivare, ed emerse nei moti del 1820-1821, che determinarono unevoluzione negli stati italiani. In particolare durante il congresso di Lubiana, Metternich prospett il modello di monarchia consultiva gi applicato dallAustria nelle sue provincie italiane, che consisteva nellaffiancare alla pubblica amministrazione una serie di organi consultivi con la funzione di esprimere pareri sulle varie questioni , e fare presenti al sovrano i bisogni e le richieste dei sudditi. Questa soluzione appariva, in un ottica moderata e conservatrice, un mezzo per consentire una certa partecipazione alla vita pubblica evitando lintroduzione di organi rappresentativi. Ma neppure questo sistema era adeguato a soddisfare lesigenza della borghesia di ottenere un radicale rinnovamento, cosicch la lotta per lintroduzione del sistema costituzionale prosegu: divamp prima nel 1831, con scarsi risultati, e poi in modo pi deciso nel 1848. In questo anno furono promulgati diversi testi statuari che avevano un carattere moderato e soprattutto affermavano definitivamente il principio rappresentativo. Di essi tuttavia sopravvisse solo lo Statuto Albertino, che forn la base per un ulteriore sviluppo istituzionale nel decennio successivo, per poi divenire la carta fondamentale dellItalia Unita. In particolare per quanto riguarda il problema del riordino delle fonti giuridiche durante la Restaurazione, nel complesso gli stati italiani si orientarono verso il modello codicistico, abbandonando il sistema del diritto comune. Nelle provincie governate dallAustria furono introdotti i testi normativi asburgici, ma il modello prevalente nella penisola rest quello francese; in alcuni casi, come Parma e Napoli, le leggi napoleoniche furono provvisoriamente mantenute in vigore in attesa di una codificazione autonoma rispondente alle esigenze locali, che fu realizzata con grande rapidit ed efficienza. Altrove, come nel Granducato di Toscana e nello Stato Pontificio, labrogazione della normativa francese fu seguita da una serie di tentativi di creare una legislazione uniforme solo parzialmente riusciti.

I. IL REGNO DI SARDEGNA 1. La Restaurazione La Restaurazione nello Stato sabaudo assunse caratteristiche particolarmente reazionarie determinando una involuzione nei vari settori della vita pubblica. Vittori Emanuele I mediante leditto del 21 maggio 1814 abrog completamente le istituzioni del periodo napoleonico per riportare in vigore il sistema precedente. Il Regno sabaudo quindi riprese il carattere di stato patrimoniale nel quale il re aveva non solo il potere di creare leggi, ma anche quello di mutare il contenuto e lapplicazione di esse dopo la promulgazione. Attraverso documenti ufficiali chiamati regi biglietti divenne illimitato il potere di intervento del sovrano in ogni settore della vita pubblica, creando cos un fgrave stato di incertezza del diritto. Il governo del re era fondato, secondo la tradizione dellantico regime, sui ministeri degli interni, degli esteri, della Guerra e di Sardegna, delle finanze e di polizia aggiunti nel 1816. Ai vari ministeri furono affiancate delle aziende economiche che gestivano la contabilit ed il bilancio e che facevano capo ad una tesoreria generale, organo centrale di tutta la contabilit dello Stato. Nel maggio 1815 Vittorio Emanuele I 44

stabil che i ministri ed i capi delle Segreterie si riunissero due volte a settimana per discutere degli afari di loro competenze, e tra il 1817 ed il 1818, questo corpo consultivo a carattere provvisorio venne reso permanente con il nome di Consiglio di Conferenza, presieduto dal re stesso. Per quanto riguarda lorganizzazione delle amministrazioni locali, aboliti i prefetti, sottoprefetti e consigli di prefettura napoleonici, una serie di editti emanati tra il 1814-18 riordinarono tale settore; vennero ristabilite le antiche divisioni militari, dirette da un governatore e da un intendente generale, le quali furono a loro volta suddivise in: provincie affidate a comandanti ed intendenti; mandamenti, in cui risiedevano i giudici di prima istanza; comuni, nei quali lintendente stesso nominava sia il consiglio ordinario che il segretario comunale, ed al re (o anche sempre allintendente) la nomina del sindaco, che aveva ampie funzioni amministrative (con levidente finalit di ridurre lautonomia dei comuni stessi). In ambito giudiziario labrogazione dellassetto francese comport il ripristino delle giurisdizioni speciali che in passato avevano creato quella lentezza estrema nella trattazione delle cause, ed i vennero di nuovo retribuiti con il vecchio sistema delle sportule corrisposte dalle parti. Furono ricostituite le antiche corporazioni delle arti e dei mestieri, le quali assieme ai dazi e alle barriere doganali interne, contribuirono a determinare un grave regresso nelleconomia del paese. Tuttavia, levoluzione creatasi in Piemonte tra il 1798 ed il 1814 era cos profonda da non consentire un completo ritorno al passato: il sistema fiscale francese fu mantenuto, e non fu ripristinata il sistema feudale. Per quanto riguarda lordinamento di Genova, in campo civile, giudiziario e militare fu mantenuto lassetto francese; lamministrazione di Genova fu affidata ad un corpo di citt i cui membri furono nominati per la prima volta dal re, e poi rinnovati per cooptazione; in ciascun circondario di intendenza fu istituito un consiglio provinciale di nomina regia, con limitate funzioni amministrative e il compito di rappresentare la popolazione. I moti del 1821 sovvertirono bruscamente il regime assolutistico per introdurre il sistema rappresentativo, ma la concessione della costituzione spagnola del 1812 effettuata da Carlo Alberto durante la sua reggenza fu subito sconfessata dal nuovo re Carlo Felice. 2. Le riforme di Carlo Alberto IL CONSIGLIO DI STATO E IL CONSIGLIO DI CONFERENZA Poco dopo lincoronazione di Carlo Alberto, si profil una svolta decisiva nelle istituzioni sabaude. La creazione di un Consiglio di Stato (1831) fu la prima tappa fondamentale: tale organo, presieduto dal re, era suddiviso in tre sezioni (interno, giustizia, grazia e affari ecclesiastici), era formato da 14 membri e 3 presidenti di sezione (e un vice presidente). E competenze di tale organo erano molto vaste poich questo era chiamato a dare pareri su tutte le proposte legislative e regolamentari ed in particolare su alcune materie espressamente specificate, tra le quali il bilancio dello Stato, i conflitti di competenza tra ministeri, conflitti di giurisdizione, questioni riguardanti la politica economica e fiscale. Tuttavia da un lato lavversione di chi paventava leventualit di un controllo sulloperato dellesecutivo, dallaltra le speranza di chi auspicava un speramento dellassolutismo, generarono un clima di timori e aspettative che indussero Carlo Alberto a restringere le funzioni del consiglio ordinario.

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Il Consiglio di Conferenza, dopo essere decaduto quasi completamente sotto Carlo Felice, fu ristrutturato mediante un regolamento del 1841 ad opera di Carlo Alberto. Inoltre larticolazione del potere esecutivo venne resa pi moderna con la creazione dei ministeri di grazia, giustizia e affari ecclesiastici, istruzione pubblica e lavori pubblici, con leliminazione del ministero degli affari di Sardegna. Dunque alla vigilia della concessione dello statuto, il governo risultava formato da 7 dicasteri: interni, esteri, grazia giustizia e affari ecclesiastici, finanze, guerra e marina, istruzione pubblica e lavori pubblici; ai quali si aggiunse nel 1848 quello dellagricoltura, industria e commercio. LAMMINISTRAZIONE LOCALE Per quanto riguarda lassetto delle amministrazioni locali Carlo Alberto abbandon le impostazioni reazionarie dei predecessori e segu criteri pi liberali, ispirati ad una maggiore sensibilit ai problemi economico-sociali. Un primo passo fu lIstruzione per lamministrazione dei comuni dellaprile 1838, nella quale vennero coordinate le disposizioni precedenti, definendo precisamente i vari aspetti della vita amministrativa. In particolare lapertura del consiglio comunale verso il ceto borghese e gli uomini daffari gi costituirono una netta inversione di tendenza rispetto al passato. Successivamente, i provvedimenti adottati tra il 1841 ed il 1843 trasformarono radicalmente lassetto preesistente: le vecchie provincie furono di fatto esautorate attraverso il loro raggruppamento in organismi pi vasti, denominati intendenze generali, dotate di personalit giuridica, le quali avevano il compito di formare un bilancio unitario. Lintendente di ciascuna provincia era affiancato da un consiglio i cui membri erano nominati dal governo allinterno di una cerchia ristretta di personaggi ragguardevoli per censo, nascita e capacit. Vediamo come questo schema rispondeva ad intenti conservatori in quanto creava un collegamento tra il governo centrale e i comuni. Il medesimo criterio accentratore caratterizzava leditto del novembre 1847 il quale conferiva una struttura rigidamente piramidale alle amministrazioni locali: il consiglio comunale, eletto dai cittadini a suffragio ristretto, designava i candidati tra i quali il re sceglieva i membri del consiglio provinciale, il quale a sua volta indicava i soggetti da proporre al sovrano per la nomina del consiglio divisionale e da questultimo il re avrebbe tratto due consiglieri straordinari per il Consiglio di Stato. Nei comuni le funzioni legislative erano affidate al consiglio comunale, che veniva sostituito nellintervallo tra le sessioni, da un consiglio delegato, eletto nel suo ambito, mentre le funzioni esecutive spettavano al sindaco nominato dal re per un triennio. LORDINAMENTO GIUDIZIARIO Nel 1847 furono abolite le numerose giurisdizioni speciali ancora esistenti e tutte le cause civili e criminali vennero affidate a giudici ordinari, mentre gli antichi senati furono trasformati in tribunali dappello e, sul modello francese, si cre una Corte di Cassazione (denominata di revisione) con sezioni civili e penali.la competenza sulle controversie amministrative fu affidata ai consigli di intendenza e alla camera dei conti, che divenne il supremo tribunale amministrativo del Regno. Le antiche istituzioni giudiziarie e amministrative della Sardegna subirono una trasformazione decisiva, mediante leversione della feudalit e labolizione del Supremo Consiglio di Sardegna, che apriva la strada alla unificazione giuridica dellisola con il resto del Regno (regio biglietto 1847 e completata nel 1848).

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LE RIFORME SOCIALI Limportante riforma degli istituti di beneficienza, operata nel 1836, ci fa comprendere la sensibilit sociale di Carlo Alberto e la volont precisa di un controllo di tali organismi da parte del governo, al fine di limitarne gli abusi e gli sprechi, e promuoverne lo sviluppo a reale vantaggio per la comunit. Nel 1844 fu avviata inoltre una importante riforma dellistruzione pubblica che mirava a laicizzare linsegnamento a tutti i livelli. La finalit perseguita dal governo di svecchiare tale settore per migliorare la preparazione di una futura classe dirigente, ma allo stesso tempo diffondere una cultura base tra le classi popolari, emerge dalla creazione di nuove cattedre universitarie, istituzione di corsi serali per adulti e scuole inferiori a carattere tecnico-professionale. Sebbene restasse ancora irrealizzata lobbligatoriet e gratuit della scuola elementare e la preparazione degli insegnanti non risultasse adeguatamente curata, si cre una struttura razionale per una gestione migliore di questo settore. 3. Lo Statuto Albertino LACONCESSIONE DELLO STATUTO E I MODELLI COSTITUZIONALI La Carta fondamentale dello Stato Sabaudo, emanata per graziosa concessione (octroye) dal sovrano il 4 marzo 1848, si poneva su un piano ben diverso rispetto ai provvedimenti che la precedettero. In realt infatti la scelta costituzionale si impose, sotto la pressione della opinione pubblica e degli eventi, come unico rimedio politico per evitare un irreparabile peggioramento della situazione. Infatti, come emerge dai verbali delle sedute di febbraio del 1848 tra i diciassette alti funzionari del re, solo 3 erano favorevoli allavvento del sistema rappresentativo, mentre gli altri oscillavano tra incertezza, diffidenza per la novit, avversione totale. Tuttavia la situazione politica era improvvisamente precipitata: il clima di irrequietezza creato dalle riforme di Pio IX, la concessione della costituzione a Napoli, i tumulti di Genova, avevano diffuso lidea di concedere la costituzione per evitare il propagarsi dei moti rivoluzionari. Inizialmente Carlo Alberto aveva meditato di abdicare pur di non modificare il regime assoluto, ma grazie ad un opera di dissuasione da parte del ministro degli interni Giacinto Borelli prevalse lopinione, allinterno del consiglio di conferenza, per salvare la monarchia era necessario introdurre il sistema rappresentativo. Nella redazione del testo si decise di tenere presente soprattutto la Costituzione francese del 1814, come modificata nel 1830 in Francia e nel 1831 in Belgio. Tuttavia, sebbene largamente ispirato a tale modello, lo statuto Albertino presentava alcuni elementi di originalit che riflettevano tradizioni ed impostazioni peculiari dello Stato Sabaudo. Lart 1 affermava solennemente che la religione cattolica era la sola religione dello stato: il fatto che il carattere spiccatamente confessionale dello Stato fosse precisato al primo articolo riconducibile ai profondi sentimenti religiosi del re ed alla grande influenza della Chiesa sulla vita pubblica piemontese. Contrariamente al modello francese, in cui la sezione dedicata alle libert era posta allinizio della costituzione , a sottolinearne limportanza e il fatto che su di esse si basava lintera carta, nello statuto albertino sono dedicate alle libert un numero ristretto di norme, poste dopo lelencazione di poteri del sovrano. Le disposizioni si allacciavano alle conquiste civili consolidate in Inghilterra e in Francia, a partire dalleguaglianza dei cittadini davanti alla legge ed il conseguente definitivo tramonto dei privilegi di 47

nascita. Si trattava ovviamente di uneguaglianza formale; cos la giustizia fiscale era concepita in termini di proporzionalit e non di progressivit,e la propriet privata era riconosciuta come inviolabile, salvo il caso di espropriazione per interessi pubblici. La libert individuale era garantita da disposizioni che subordinavano larresto e lirruzione del domicilio ad una regolamentazione legislativa,il diritto di riunione era espressamente riconosciuto, la libert di stampa riceveva un compiuto riconoscimento, anche se i testi di tipo religioso erano sottoposti a controllo ecclesiastico. IL SOVRANO E I MINISTRI Per quanto riguarda lordinamento dello Stato, lo statuto configurava un sistema costituzionale puro, fondato sulla distinzione dei tre poteri legislativo, esecutivo, giudiziario, esercitati da tre differenti organi (sovrano, parlamento, magistratura). Al sovrano, vero fulcro dellintero sistema, era dedicata una parte molto estesa dello statuto. Gi lart 2 precisava che il sistema era monarchico e rappresentativo e che il trono era ereditario secondo la legge salica; fu regolamentata nei dettagli la reggenza in caso di minorit del re (che cessava a 18 anni) al fine di limitare al massimo i poteri della madre del sovrano per evitare il pericolo di ingerenze straniere nello Stato. Proprio nella disciplina dellistituto monarchico possibile cogliere lo sforzo di mediazione tra le tendenze assolutistiche dello stato sabaudo e il sistema rappresentativo che si veniva ad introdurre con lo statuto. Lart 4 fissava il principio della persona del re come sacra ed inviolabile, fissando cos il principio della irresponsabilit giuridica del sovrano che non poteva essere colpito da sanzioni penali, n essere citato in giudizio per i suoi atti politici o privati. Lart 5 lo definiva Capo dello Stato, attribuendo espressamente solo a lui le supreme funzioni esecutive, in particolare il comando militare delle forze di terra e di mare, la dichiarazione di guerra, la stipulazione di trattati di pace, alleanza e commercio. Solo i trattati che comportavano oneri finanziari o variazioni del territorio dello Stato necessitavano del previo assenso delle camere. A lui era riservata la nomina delle pi alte cariche dello stato, e la prerogativa di emanare regolamenti e decreti necessari per lesecuzione delle leggi, non potendo tuttavia sospenderne losservanza, n dispensarvi nessuno. Il sovrano dunque esercitava congiuntamente alle camere la funzione legislativa, essendogli attribuita la facolt di iniziativa legislativa con il parlamento, e il potere di sanzionare e promulgare leggi. Anche in ambito giudiziario il re aveva una effettiva possibilit di intervento attraverso la prerogativa di concedere la grazia e commutare la pena. Le disposizioni che regolavano il governo erano scarne e generiche, e si limitavano a parlare dei ministri senza attribuire alcuna rilevanza formale allorgano che essi componevano. IL PARLAMENTO Lorgano cui lo statuto conferiva maggior rilievo, dopo il sovrano, era il parlamento attraverso il quale si attuava il principio rappresentativo, e che esercitava il potere legislativo assieme al re, approvava bilanci e tributi, organizzava le provincie ed i comuni, regolava la leva militare. Esso era suddiviso in due rami: il senato era composto da membri, in numero non limitato, nominati a vita dal re tra alcune limitate categorie di cittadini, come i rappresentanti dellaltro clero, dellesercito, della burocrazia, delle pi elevate cariche dello stato, membri della Regia Accademia delle Scienze. Membri di diritto invece erano i principi della famiglia reale; spettava al re la nomina del presidente e vicepresidente.

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La camera dei deputati era elettiva con mandato quinquennale, composta da deputati scelti dai collegi elettorali conformemente alla legge. Tuttavia lo statuto non specificava con maggiore precisione i requisiti della formazione dei collegi ed il sistema elettorale. I senatori e i deputati non potevano essere arrestati o tradotti in giudizio durante la sessione n per reati n per debiti senza lautorizzazione della camera; non erano sindacabili per le opinioni espresse o i voti dati durante lesercizio delle funzioni. Questi erano soggetti al divieto di mandato imperativo ed erano svincolati dalla dipendenza rispetto alle provincie in cui erano stati nominati: il principio che leletto rappresenta lintera nazione e non solo la provincia in cui si eletti trovava affermazione gi nello statuto albertino. Nello svolgimento della vita parlamentare lo statuto attribuiva al re importanti funzioni quali la convocazione delle camere, la proroga delle sessioni, lo scioglimento della camera dei deputati. Vi era un reciproco controllo dal punto di vista politico tra camera e senato, reso efficace dalla regola che imponeva di iniziare e finire le sessioni nello stesso tempo. La fedelt degli eletti al re e alle istituzioni era sanzionata da un giuramento, e soprattutto era espressamente esclusa qualsiasi retribuzione a favore dei parlamentari. Le sedute della camera erano pubbliche, come le deliberazioni e risultavano valide solo in presenza della maggioranza assoluta dei membri. Per quanto riguarda la formazione dei testi di legge, il progetto doveva essere discusso articolo per articolo da apposite giunte nominate da ciascuna camera, e solo dopo lapprovazione di uno dei due rami esso veniva trasmesso allaltro, per poi essere presentato alla sanzione del re. LORDINAMENTO GIUDIZIARIO Anche nella breve sezione dedicata allordinamento giudiziario possiamo cogliere gli sforzi di conciliare le impostazioni del costituzionalismo europeo pi avanzato e le tendenze conservatrici della monarchia sabauda. Lo statuto accoglieva il principio di inamovibilit dei giudici, ma lo limitava mediante la previsione che ne erano esclusi i magistrati inferiori, e per quelli superiori tale garanzia era prevista solo dopo tre anni di esercizio della professione. Per sottrarre la magistratura dallingerenza dellesecutivo si stabiliva che esso poteva essere modificato solo in forza di legge. Era inoltre previsto, guardando ai principi egualitari e democratici delle costituzioni francesi, il divieto di sottrarre i cittadini alla competenza dei giudici istituiti per legge e di creare tribunali straordinari. In realt il principio di separazione dei poteri trovava solo una parziale applicazione, data sia dalla ampia facolt di intervento nel potere legislativo da parte dellesecutivo, sia dai poteri giurisdizionali attribuiti alle camere. LA FLESSIBILITA Una delle maggiori lacune dello statuto albertino consisteva nel fatto che, al contrario della carta belga che regolava uno speciale procedimento per apportare modifiche alla stessa, quella sabauda non contemplava alcuna disposizione che regolasse la sua revisione; tale mancanza qualifica lo statuto come costituzione flessibile, cio modificabile con legge ordinaria. Questo aspetto ha conferito alla carta sabauda una elasticit, che ha consentito di realizzare gli adattamenti richiesti dallevoluzione dei tempi senza procedere ad una revisione formale del testo.

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LE NORME INTEGRATIVE Fin dai primi mesi della sua concessione, vennero emanati una serie di leggi e regolamenti che integravano e precisavano quelle materie che nella formulazione originaria erano rinviate anormazione successiva. In particolare le norme elettorali furono definite nellEditto Balbo del 1848. Lelettorato attivo (esclusivamente maschile) era formato dai cittadini del Regno Sabaudo, dagli italiani che avevano ottenuto il riconoscimento di diritti civili, e dagli stranieri naturalizzati, indipendentemente dalla religione professata; oltre allet minima di 25 anni era richiesto il pagamento di unimposta annuale. Al fine di garantire lindipendenza della camera e lapplicazione del principio di divisione dei poteri vennero esclusi dalleleggibilit alcuni cittadini che ricoprivano cariche autorevoli, mentre perdevano lelettorato attivo e passivo i condannati per alcuni reati, i falliti, gli interdetti. Le modalit di assegnazione dei seggi, ispirandosi al modello francese, si fondava sul collegio uninominale (sistema uninominale) e prevedeva che dovevano pronunciarsi a favore del candidato la met pi uno dei votanti, e che in mancanza di raggiungimento della maggioranza assoluta si dovesse procedere a ballottaggio tra i due candidati che avevano ottenuto pi voti nel primo turno. Per consentire un ordinato svolgimento delle sedute parlamentari, iniziate nel maggio 1848, Balbo fece compilare in via provvisoria i primi due regolamenti della camera e del senato, ispirandosi a quelli francesi del 1839. Essi regolavano le modalit di verifica dei poteri, lo svolgimento delle discussioni, lapplicazione di eventuali sanzioni, e fissavano il sistema di formazione delle leggi ad integrazione dello statuto. Si opt per la divisione delle camere in uffici, formati per sorteggio, con il compito di esaminare separatamente lo stesso disegno di legge per poi nominare i commissari che avrebbero proseguito la discussione in un ufficio centrale, dal quale i risultati sarebbero stati presentati allassemblea tramite un relatore. 4. Il decennio di preparazione IL PARLMENTO Lo statuto albertino fu un punto di arrivo importante del costituzionalismo liberale sabaudo, ma divenne anche subito il punto di partenza di una evoluzione che modific gradualmente lordinamento previsto nella sua formulazione originaria. Nei primi anni del Regno di Vittorio Emanuele II (1849-1878) il regime costituzionale si consolid, e tra il 1849-59 lattivit riformistica fu intensificata fino a rendere il Regno uno dei pi avanzata dItalia. Secondo unopinione largamente diffusa tra gli storici, il fulcro del sistema, individuato dallo statuto nelle figura del re, si sposto gradualmente verso il parlamento, che acquis un rilievo ed una centralit non previsti nella normativa vigente. I segni di tale evoluzione sono individuati gi nei primi tempi di applicazione dello statuto dagli studiosi che interpretano le dimissioni del primo ministro Balbo e dei suoi immediati successori come conseguenza dellopposizione dalle camere agli indirizzi dellesecutivo. Con la nomina di Cavour a presidente del consiglio nel 1852 la prassi si orient verso laffermazione del primato del parlamento che, attraverso la fiducia, sosteneva e legittimava lazione del governo divenuto responsabile nei suoi confronti. 50

Peraltro allinterno dellassemblea legislativa la camera rivestiva maggiore importanza agli occhi dellopinione pubblica, per il suo carattere elettivo, mentre il senato appariva pi conservatore e legato alla logica dellantico regime. In questi anni i rapporti tra i due rami del parlamento erano caratterizzati da vivaci contrasti, che creavano preoccupazione di quanti vi ravvisavano un pericolo per il corretto funzionamento delle istituzioni; in particolare aveva ricevuto molte critiche la pratica delle infornate cio limmissione di consistenti gruppi di senatori favorevoli alla linea governativa. Cavour, nel 1848, pubblic nel periodico Il Risorgimento un articolo in cui assunse una posizione decisamente contraria al sistema di reclutamento dei senatori e che sarebbe stato necessario rendere elettiva la camera alta, sia pure con particolari accorgimenti finalizzati a salvaguardare la sua funzione. Questa idea fall a causa dellopposizione del re. Un altro confronto particolarmente acceso fu quello sul sistema elettorale vigente e trov un punto di arrivo nella legge del novembre 1859, la quale aumentava il numero dei collegi a causa dellannessione di nuove provincie, aboliva il requisito del censo per i soggetti pi istruiti e ridusse ad un quinto il numero dei funzionari statali eleggibili. IL CONSIGLIO DEI MINISTRI LORGANIZZAZIONE DEI MINISTERI In questo periodo il Consiglio dei ministri, che non aveva il riconoscimento formale nello statuto albertino, si configur nella prassi come un organo autonomo e unitario, ricevendo una prima definizione legislativa nel decreto del 21 dicembre 1850 che ne fiss le attribuzioni. In questo procedimento non si accennava alla figura del presidente del consiglio che allepoca gi emergeva in molti ordinamenti europei, e anche in quello sabaudo stava acquisendo di fatto un ruolo di crescente importanza. Una svolta decisiva fu impressa dalla presidenza di Cavour, il cui prestigio e forte personalit contribuirono incisivamente a formare il governo come un organo collegiale, e a valorizzare il presidente del consiglio come elemento equilibratore tra esecutivo e assemblea rappresentativa. Nonostante limportanza assunta da questa carica non ne vennero definiti sul piano legislativo i contorni giuridici. Nel 1852 si soppresse il dicastero dellagricoltura e commercio, trasferendone le competenze a quello delle finanze e si concentr un dicastero unico mediante la fusione di quello della marina e della guerra. Una importanza fondamentale fu rivestita dalla legge del 23 marzo 1853: essa abol il sistema basato sullarticolazione dei ministeri con funzioni direttive e aziende con funzioni economiche, per concentrare sui ministri sia le responsabilit di direzione che quella di esecuzione. Quindi il ministro assumeva la duplice funzione di membro del corpo politico e vertice dellamministrazione e venne creata la figura del segretario generale per assicurare il collegamento del lo stesso con la burocrazia. Sulla base di questa legge, il regolamento del 23 ottobre 1853 defin lordinamento dei dicasteri disciplinando, secondo il principio delluniformit, il numero e le attribuzioni delle direzioni generali, la gerarchia dei funzionari, lassegnazione degli uffici, lo status degli impiegati e lorario di lavoro. LAMMINISTRAZIONE LOCALE E LA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA Nel settore delle amministrazioni locali, dopo un lunga preparazione, si giunse allemanazione dellimportante legge Rattazzi del 23 ottobre 1859 che pose le basi per lorganizzazione comunale e provinciale dellItalia Unita, orientandosi decisamente verso il modello napoleonico.

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Tale legge stata creata in opposizione al parlamento grazie ai poteri straordinari concessi al re dalla L. 25 aprile 1859 (S. M. il Re viene investito di tutti i poteri legislativi ed esecutivi sotto la responsabilit ministeriale) e divideva il regno in provincie, circondari, mandamenti e comuni e affermava definitivamente lindirizzo accentratore, creando un sistema di autorit governative periferiche, preposte agli ordinamenti locali. Nel comune furono soppressi i vicesindaci ed il consiglio delegato e venne istituita una giunta che diveniva il vero organo esecutivo, mentre il ruolo del sindaco di nomina regia, si riduceva di importanza, e vi erano una serie di norme che sottoponevano a controllo da parte delle autorit superiori le deliberazioni degli organi municipali. La provincia era formata da un consiglio elettivo e da una deputazione provinciale eletta annualmente fra i suoi membri, presieduta da un governatore: in particolare questo funzionario rappresenta una tappa fondamentale nellevoluzione dellistituto prefettizio italiano, esso dipendeva dal ministro degli interni, rappresentava il potere esecutivo nella provincia, sopraintendeva allamministrazione e alla pubblica sicurezza, aveva la facolt di disporre della forza pubblica. Egli era coadiuvato da un vicegovernatore e da un consiglio di governo e dirigeva lazione degli intendenti preposti ai circondari. Mediante quattro decreti emanati nellottobre 1859, in collegamento con delle disposizioni della legge Rattazzi, si organizz la giustizia amministrativa: la competenza sul contenzioso amministrativo venne attribuita al consiglio di governo; fu soppressa la camera dei conti e le funzioni ad essa attribuite furono spostate ad un nuovo organo, la corte dei conti, alla quale era affidato sia il controllo della spesa pubblica, sia la giurisdizione contenziosa in materia contabile ed il controllo generale di legittimit su tutti gli atti dellesecutivo; le attribuzioni giurisdizionali gi appartenenti alla camera dei conti furono devolute al Consiglio di Stato, che dunque acquis definitivamente un ruolo tecnico amministrativo e perse quello meramente politico. E la legge introdusse una grande novit nellaffidare alla terza sezione la competenza sul contenzioso amministrativo in unica o seconda istanza, come giudice dappello delle sentenze dei consigli di governo. LORDINAMENTO GIUDIZIARIO E LA PUBBLICA SICUREZZA La legge Siccardi del maggio 1851 era finalizzata a realizzare lautonomia della magistratura dallesecutivo. Essa stabiliva che dopo tre anni di servizio i giudici non potevano pi essere privati della loro carica n sospesi, trasferiti, posti in aspettativa o a riposo, se non in determinati casi previsti dalla legge. Questa parte della legge costitu unefficace affermazione dei principi liberali, tuttavia la parte relativa ai provvedimenti disciplinari nei confronti del giudice non era altrettanto avanzata: essa configurava una struttura di tipo gerarchico a capo della quale era posto il ministro di giustizia con estesi poteri di intervento, mentre il pubblico ministero dipendeva dal potere esecutivo, e lui spettava la promozione dellazione penale e dunque costituiva un potente mezzo per controllare lintero ordinamento giudiziario. Limpostazione garantista della legge Siccardi sub tuttavia una involuzione in senso autoritario tramite lemanazione del decreto Rattazzi del 13 novembre 1859, emanato in virt della legge sui pieni poteri. Con questo provvedimento, riprodotto nella legislazione del Regno dItalia per durare sostanzialmente fino al XX secolo, suddivideva gerarchicamente lordinamento giudiziario in vari gradi, da quello pi basso di pretore a quello pi alto della Corte di Cassazione, mentre il pm diveniva il rappresentante del potere esecutivo ed era posto sotto la direzione del ministro della giustizia. Fu mantenuta linamovibilit nel grado, ma fu abolita quella importantissima della sede, stabilendo che i giudici 52

potesse essere trasferiti per utilit di servizio; i provvedimenti disciplinari nei loro confronti vennero sottratti alla Corte di Cassazione per divenire di competenza del ministro della giustizia. Una importante novit fu realizzata con la legge del 1859 con la creazione di corte dassise formata da tre consiglieri dappello e quattordici giurati, ma anche nella designazione di questi era determinante il ruolo del governo. Riprendendo il progetto Rattazzi del 1854, infatti, si ordin ad ogni comune di stilare una lista di cittadini, allinterno della quale una commissione, formata dal sindaco e due consiglieri, avrebbe scelto un individuo ogni quattrocento abitanti. Una commissione provinciale e poi il governatore avrebbero decurtato di un quarto ciascuno tale lista, per poi inviarla al presidente del tribunale. Laffermazione dei diritti di libert individuale contenute nello statuto albertino comport una riorganizzazione della pubblica sicurezza che fu affrontata con una legge nel febbraio del 1852 e rielaborata dal 1854 sino al novembre 1859, dove lintera materia trovava una sistemazione completa. I compiti direttivi furono affidati a funzionari dipendenti dal ministero dellinterno e quelli esecutivi al corpo dei carabinieri. ISTRUZIONE, SANITA E BENEFICIENZA. I RAPPORTI CON LA CHIESA La legge Casati del 13 novembre 1859 mostrava una forte tendenza allaccentramento, cambiando del tutto impostazione rispetto alla legge Boncompagni, limitando fortemente lautonomia degli organi locali. Lamministrazione centrale aveva ampi poteri di direzione e di controllo sullamministrazione locale, ed i consigli provinciali sebbene avessero notevoli facolt di intervento, non poterono esercitare unazione efficace, cosicch lunico freno allaccentramento fu dato dallantica tradizione autonomistica degli atenei e dalle garanzie dei docenti universitari. Anche la legge del novembre del 1859 sullamministrazione sanitaria attribuiva uno stretto controllo del governo centrale sugli organismi locali: la tutela della sanit pubblica era affidata al ministro dellInterno, ai governatori, agli intendenti e ai sindaci. Con le leggi dellaprile e giugno 1850 emerse la determinazione nella politica di laicizzazione perseguita. Esse soppressero il foro ecclesiastico e le residue immunit, abolirono le pene per linosservanza delle feste religiose e sottoposero ad autorizzazione governative gli acquisti degli enti ecclesiastici. Si soppressero le congregazioni religiose non impegnate nellistruzione, predicazione o assistenza sanitaria e si attribuirono i loro beni ad un nuovo ente governativo, la cassa ecclesiastica. La legislazione sulla beneficienza del 1850 aboliva il regime eccezionale ancora mantenuto per alcune opere pie, in particolare quelle gestite da ordini religiosi, e sottoponeva tutti gli istituti ad una disciplina comune, ponendo fine alle esenzioni e ai privilegi, in ottemperanza ai principi di uno stato liberale. LA CODIFICAZIONE Durante la restaurazione, aboliti i codici francesi, torn in vigore il tradizionale sistema di fonti normative basato sulle costituzioni del 1770, gli statuti locali, le decisioni dei tribunali e il diritto comune:furono aboliti gli istituti del divorzio, del matrimonio civile, mentre luguaglianza giuridica dei cittadini fu fortemente attenuata con il sorgere (di nuovo) di numerose disparit derivanti dal sesso, dalla classe sociale e dalla confessione religiosa: in particolare la condizione femminile peggior sensibilmente e i diritti degli ebrei e dei valdesi subirono delle limitazioni, mentre la nobilt riacquisiva antichi prerogative, reintroducendosi i maggioraschi e i fedecommessi con un editto del 1817. 53

Durante il regno di Carlo Felice rivest molta importanza leditto del luglio 1822 che riordin il sistema ipotecario orientandolo verso il modello francese basandolo sui principi della pubblicit e specialit; liniziativa pi significativa fu tuttavia la promulgazione nel 1827 delle Leggi civili e criminali pel Regno di Sardegna (il cd Codice Feliciano), efficace nella sola isola, che sebbene non possa essere considerato una codificazione ma solo una consolidazione, realizz un passo avanti nella razionalizzazione del sistema delle fonti sarde. Durante il Regno di Carlo Alberto vi fu una intensa attivit di modernizzazione delle fonti del diritto, che costitu una delle maggiori preoccupazioni del re sin dallinizio. Il Codice civile, emanato nel 1837, segn un importante progresso nella vita giuridica dello Stato sabaudo, superando il sistema ereditato dal medioevo per passare definitivamente a quello codicistico. Il testo era largamente ispirato a quello napoleonico: esso era ripartito in tre libri, dedicati alle persone, ai beni e alle diverse modificazioni della propriet, i modi dacquisto della propriet. Il retaggio della tradizione sabauda emergeva da diverse norme, tra le quali quella che affermava che la religione cattolica era lunica dello stato e le altre erano tollerate, ma anche nellampiezza della patria potest, nellinferiorit della donna nel diritto ereditario. Gli altri due libri erano pi orientati verso il modello francese, e la sopravvivenza dei maggioraschi e fedecommessi non ebbero effetti pratici poich gli istituti erano ormai caduti in desuetudine. Il codice penale del 1839 si ispirava alla legislazione francese rispetto alla quale realizzava qualche miglioramento. Esso si apriva con laffermazione di una serie di principi fondamentali come quello della legalit della pena e del reato, la irretroattivit della legge penale, e si accoglieva la tripartizione napoleonica in crimini, delitti e contravvenzioni e di polizia. Il testo era composto da tre libri, il primo dei quali era dedicato alla parte generale, con particolare attenzione alla questione dellimputabilit, anche se la tematica fondamentale di questa sezione era quella delle pene alla quale era riferito ogni altro fenomeno. Le numerose sanzioni erano suddivise in gradi, che venivano determinati in base alle circostanze aggravanti o attenuanti, ma anche alla distinzione tra delitto tentato e mancato, differenti forme di concorso di persone nel reato. Nella parte speciale emergeva linfluenza della chiesa che induceva a pene severe, nonch sconosciute alla codificazione francese, nei delitti contro la religione o la punizione del suicidio. Nel complesso il codice moderava la tradizionale durezza dellantica legislazione sabauda, in particolare affermandosi il principio secondo cui le pene dovevano servire alla emendazione del reo. Il codice di commercio risult decisamente di minor valore, risentendo molto delle difficolt nel contemperare esigenze delle varie parti del regno, disomogenee per condizioni economiche consuetudini mercantili. Dopo una complessa preparazione, esso fu emanato nel 1842 e riproduceva nelle linee essenziali quello francese del 1807, riprendendo anche la divisione in 4 libri dedicati al commercio in genere, al commercio marittimo, ai fallimenti e alla bancarotta, alla giurisdizione commerciale. Maggiormente problematica fu la riforma del diritto processuale penale a causa del conservatorismo della classe forense. Un vero e proprio codice fu promulgato nel 1847: esso comprendeva un titolo preliminare contenente le norme sulla competenza e tre libri dedicati allistruzione preparatoria, al giudizio, alle procedure particolari. Ai magistrati, tribunali di prefettura e giudici di mandamento era attribuita rispettivamente la giurisdizione sui crimini, sui delitti, sulle contravvenzioni mentre una dettagliata serie di norme disciplinava le funzioni di 54

pubblico ministero. Lazione penale era esercitata su istanza di parte e in determinati casi dufficio, si apriva con una fase dindagine e raccolta di prove condotta dallassessore istruttore, che procedeva allarresto dellaccusato, allinterrogatorio, escussione dei testimoni e altri accertamenti che permettevano di decidere lesistenza del reato, la sua natura e lautorit giudiziaria competente. Dopo il deposito dellatto daccusa limputato poteva convenire con il suo difensore e si dava inizio al dibattimento, ispirato al principio di oralit e del contraddittorio, e si concludeva con una sentenza motivata. Le decisioni dei giudici di mandamento potevano essere impugnate presso i tribunali di prefettura, e quelle di questultimo presso i senati, mentre contro le sentenze dei magistrati si poteva solo ricorrere presso la corte di cassazione. Nel decennio di preparazione lattivit legislativa riguardante la codificazione non appare rilevante n intensa. Solo il 24 dicembre del 1859 il guardasigilli Rattazzi nomin una commissione per la stesura di un codice di procedura civile. Un risultato notevole fu lemanazione di un codice di procedura civile nel 1854, e che fu ripubblicato dopo una parziale revisione nel novembre 1859: esso seguiva il modello francese del 1806, configurando un procedimento lungo e complesso, del quale riprodusse la sistematica e gli istituti. In effetti tale testo risulta distante dalle pi moderne soluzioni individuate in altre legislazioni italiane dellepoca, in particolare quella estense e parmense. Cos listruzione seguiva metodi ancorati al passato basandosi su uno scambio illimitato di scritture e non era prevista la possibilit che il tribunale si pronunciasse senza di essa (a differenza del codice francese). Loralit era fortemente limitata e le sentenze interlocutorie erano immediatamente appellabili, creando cos un procedimento molto lento. Lobiettivo di realizzare una precisione tecnica in determinate materie determin un formalismo esasperato attraverso leccessiva prolissit e minuziosit delle norme. Questo codice, in definitiva, pu essere considerato un regresso rispetto alla gi poco avanzata normativa napoleonica. II. I TERRITORI GOVERNATI DALLAUSTRIA 1. Il Regno Lombardo- Veneto I GOVERNI E LE CONGREGAZIONI CENTRALI Lannessione allimpero della Lombardia e del Veneto fu proclamata ufficialmente il 12 giugno 1814; il ripristino dellassetto settecentesco ed il mantenimento della separazione giuridica e dellindipendenza si rivelarono presto prospettive illusorie per la popolazione, che vennero in fretta travolte dalla politica assolutistica e centralistica di Francesco I. rispetto agli altri paesi ereditari il Lombardo- veneto non entr a far parte delle confederazione germanica, alla quale invece aderirono il Tirolo con il Trentino, Trieste con il Litorale, Gorizia e lIstria austriaca. La cancelleria per il Lombardo- veneto, istituita allinterno della cancelleria aulica riunita di Vienna, costituiva lorgano di collegamento tra il governo asburgico e i territori dellImpero, ma anzich costituire un organo di indipendenza come alcuni inizialmente credevano costitu uno strumento di coesione e di centralizzazione. Per definire le modalit di incorporazione delle province lombarde e venete fu nominata una commissione aulica di organizzazione centrale (1814) che rimase in carica fino al 1817:in essa prevalse lindirizzo sostenuto dal Metternich favorevole alla sostituzione delle istituzioni francesi con quelle austriache. Con la patente del 7 aprile 1815, chiamata Atto costitutivo del Regno Lombardo Veneto, si posero le basi istituzionali del nuovo ordinamento. Esso comprendeva tutti i dipartimenti del cessato Regno dItalia (tranne Novara passata allo stato sabaudo e lalto adige annesso al tirolo) e la Valtellina e fu diviso in due 55

parti separate dal fiume Mincio, indipendenti tra loro ma facenti capo ad un vicer; questultimo era una figura molto particolare in quanto la sua dipendenza dai dicasteri di Vienna e lo scarso rilievo dei suoi poteri gli conferivano una funzione rappresentativa, di coordinatore e moderatore, piuttosto che di rappresentante autorevole dellimperatore. Lamministrazione delle due parti del Regno era affidata a due governi di nomina imperiale, residenti uno a Milano e laltro a Venezia, formati ciascuno da un collegio di vari membri preposti a diversi settori, da un governatore e da un vicepresidente. Il governo era articolato al suo interno da un senato politico e un senato camerale: al primo erano riservate le materie inerenti la politica generale, linterpretazione delle norme e la ripartizione dei fondi, al secondo le questioni finanziarie e fiscali. Il senato camerale era molto limitato dalla sua diretta dipendenza dalla camera aulica di Vienna, la cui approvazione era necessaria in molte decisioni e alla quale doveva essere presentato il bilancio preventivo e consuntivo delle spese militari, cosicch la sua funzione risultava essere meramente esecutiva. Dal primo febbraio 1816 iniziarono la loro attivit, sotto la direzione dei rispettivi governi, le due congregazioni centrali, istituite per preciso volere di Francesco I: tali organismi esprimevano la tendenza della Restaurazione a favorire la creazione di organi consultivi per evitare forme pi evolute di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Ogni congregazione era formata da un rappresentante della nobilt terriera e da uno dei possidenti non nobili di ciascuna provincia, nonch da un deputato per ogni cd citt regia. Le competenze delle congregazioni centrali, meramente consultive, si estendevano alla ripartizione delle imposte straordinarie, alla fissazione dei tributi, allesame delle spese comunali, al controllo delle strade, ponti, dighe, alla vigilanza sulle opere pie; esse costituivano inoltre in collegamento tra i sudditi italiani e il sovrano al quale potevano far presenti le esigenze della popolazione. LAMMINISTRAZIONE LOCALE Il Regno fu diviso in province, distretti e comuni. La provincia era retta da una delegazione composta da un delegato di nomina imperiale, un vice delegato, un segretario e vari aggiunti. Le competenze di questo organo erano simili alle prefetture napoleoniche: il delegato rappresentava nella provincia il governo dal quale dipendeva direttamente e aveva ampia ingerenza nellamministrazione locale, mentre la delegazione era un organo consultivo e fungeva anche tra tribunale amministrativo di prima istanza nella provincia. Riproducendo la struttura del governo centrale, ogni delegazione era affiancata da una congregazione provinciale, presieduta dal delegato con attribuzioni corrispondenti a quelle delle generali, ma a livello provinciale. A loro volta le province erano divise in distretti, ossia circoscrizioni intermedie create per imporre con maggior efficacia le direttive governative ai comuni. A capo di questi era posto un cancelliere del censo che vigilava sullordine pubblico e la sicurezza del proprio distretto, curava lesecuzione degli ordini delle autorit provinciali e sopraintendeva allamministrazione finanziaria comunale. Nel 1819 tali funzionari furono sostituiti da commissari distrettuali. I comuni furono regolati con la patente del 12 febbraio 1816 che riprendeva in gran parte il sistema teresiano del 1755, mentre nel periodo napoleonico rimase la distinzione in tre classi delle quali la prima formata dalle citt con pi di diecimila abitanti, la seconda da quelle con una popolazione compresa tra diecimila e tremila persone, la terza dai centri minori. Questa tripartizione dava luogo ad una diversificazione delle istituzioni amministrative che costituisce un esempio unico nellItalia dellepoca. 56

Nei comuni di terza classe vi era il convocato ossia un organismo di autogoverno locale di origine teresiana, formato da tutti i possidenti iscritti nei registri censuari (cd estimati); esso eleggeva ogni tre anni la deputazione, organo esecutivo di tre membri, al quale era affidata lamministrazione del bilancio e dei beni cittadini, la nomina dei vari funzionari e la direzione dellintera vita pubblica, con ampia autonomia di azione. Nei centri maggiori il convocato era sostituito da un consiglio comunale, organo pi ristretto, composto da un numero variabile di membri a seconda dellimportanza della citt; le funzioni esecutive erano svolte da uno specifico organo espresso dal consiglio, denominato congregazione municipale nelle capitali, citt regie e capoluoghi di provincia, e di deputazione nelle altre. LORDINAMENTO GIUDIZIARIO Nelle istituzioni giudiziarie, la sostituzione dellassetto francese con quello austriaco procedettero con lentezza, e il periodo di transizione fu dominato da confusione e incertezze, n fu emanata una legge unitaria in questo campo che fu regolato da una serie di provvedimenti frammentari. Il sistema risultava articolato in tre istanze: 1) La prima era di competenza delle preture e dei tribunali, che risiedevano nei capoluoghi di provincia. Le preture, con giudice monocratico, assunsero le funzioni del giudice di pace del Regno dItalia, esercitavano la giurisdizione civile per le questioni di minore importanza, ed istruivano i procedimenti ed eseguivano le indagini in materia penale. I tribunali provinciali erano collegi composti da un numero variabile e completavano il sistema della prima istanza esercitando la giurisdizione civile, penale, commerciale, mentre solo a Milano e Venezia le tre materie erano attribuite a tre diversi organi giudicanti. 2) La seconda istanza era affidata a due corti dappello risiedenti a Milano e a Venezia, divise in due sezioni, penale e civile, formate da un presidente, vicepresidente e vari consiglieri e assessori. 3) Abolita la Corte di Cassazione, il vertice del sistema era il senato lombardo- veneto del supremo tribunale di giustizia, posto a Verona come sezione distaccata del massimo organismo giudiziario imperiale di Vienna. Esso, a differenza della Corte, costituiva un tribunale di revisione, che decideva in diritto ed in fatto, confermando la sentenza di prima istanza o quella di seconda. Al senato si poteva ricorrere solo se le precedenti due decisioni erano difformi e nei casi di nullit per incompetenza o per violazione di norme procedurali e di manifesta ingiustizia. Inoltre il suo giudizio era richiesto nel caso in cui i tribunali inferiori avessero comminato particolari pene come quella capitale e il carcere perpetuo. Oltre a queste funzioni di tipo giurisdizionale il senato lombardo veneto rivestiva un importante ruolo di direzione e di governo della magistratura. Tuttavia tra i magistrati dei tre livelli non cera una distinzione gerarchica ma sostanziale parit di funzioni in quanto lassunzione di prove era prevista solo nella prima istanza, e dunque era richiesta una grande preparazione e perizia da parte dei magistrati di primo grado, che di certo non erano meno autorevoli dei colleghi delle istanze successive. Accanto alla magistratura ordinaria operava quella politica, anchessa in triplice grado, competente per alcuni reati consistenti in comportamenti contrari alla sicurezza pubblica e personale e ai buoni costumi. Inoltre mancavano nel Lombardo- veneto organi specifici di giurisdizione amministrativa, cosicch il contenzioso amministrativo fu affidato ai funzionari o ai tribunali ordinari. 57

Vi era infine la polizia, in collegamento con la magistratura, che costituiva un forte strumento di controllo imperiale che tendeva ad ampliare la sua sfera di azione, entrando talvolta in contrasto con lautorit giudiziaria. Il vertice dellorganizzazione della polizia era costituito dalle direzioni generali di polizia poste presso i governi di Milano e di Venezia, dalle quali dipendevano i commissari superiori delle due capitali, mentre nelle provincie erano sottoposti alla delegazione. Un altro importante mezzo di controllo degli atteggiamenti politici dei cittadini era il dipartimento di censura, che esaminava tutti i manoscritti destinati alla stampa e le opere provenienti dallestero, ma la decisione finale circa il divieto di pubblicazione spettava allaulica censura di Vienna. ISTRUZIONE, SANITA, BENEFICIENZA. I RAPPORTI CON LA CHIESA. Uno dei settori pi curati del governo austriaco fu listruzione, dalla cui organizzazione emergeva il timore di evitare la diffusione di determinate ideologie politiche. Da un lato fu infatti osteggiato linsegnamento privato a tutti i livelli, dallaltro fu organizzato un sistema educativo statale omogeneo sullintero territorio del Regno, e strettamente controllato in tutti i suoi aspetti. Alla base vi erano le scuole elementari suddivise in: minori, create in ogni sede parrocchiale; maggiori, collocate nei capoluoghi di provincia, per i giovani che avrebbero continuato gli studi; normali, poste nelle capitali e affiancate da corsi di metodica per la formazione dei maestri; tecniche, con preparazione specifica per il commercio e lindustria. Esse ricadevano sotto la direzione e ispezione del clero e realizzavano un passo avanti rispetto allepoca napoleonica, imponendo tra laltro listruzione obbligatoria tra i 6 ed i 12 anni e provvedendo allistruzione femminile. Furono resi pubblici anche i ginnasi ed i licei, dotati di un corpo di insegnanti retribuito dallo stato e di un programma di studi uniforme nel quale prevaleva lindirizzo umanistico e filosofico; era esercitato un controllo molto penetrante, da ispettori e delegati provinciali, circa il comportamento e la moralit degli insegnanti e allievi. Lorganizzazione sanitaria napoleonica fu smantellata e venne quindi abolito il magistrato camerale di sanit del Regno italico, trasferendo la direzione e sorveglianza del settore ai governi, e in sede locale, alle delegazioni provinciali e agli organi comunali. Da essi dipendevano rispettivamente: il protomedico generale, i protomedici e veterinari provinciali e quelli comunali, responsabili ciascuno per la propria circoscrizione amministrativa, e si cerc di diffondere nel territorio la presenza di medici condotti, le cui prestazioni erano a carico dei comuni e quindi gratuite per i pazienti. Nel settore delle opere pie lAustria abol lorganizzazione centralizzata dellepoca napoleonica, rendendo i vari istituti indipendenti tra di loro e sottoponendoli alle autorit centrali e locali. Per quanto riguarda i rapporti tra lo Stato e la chiesa, lordinanza del 3 aprile 1816, che estendeva alle provincie italiane le norme austriache in publico- ecclesiastics costitu linizio di una serie di provvedimenti con i quali si stabil un controllo forte dellapparato pubblico su quello ecclesisatico: da un lato si mantenevano le norme napoleoniche sulla soppressione delle confraternite, la secolarizzazione dei monasteri e conventi, listituzione di organi collegiali laici per lamministrazione delle parrocchie (cd fabbricerie), dallaltra si sottoponevano al placet sovrano le lettere, bolle costituzioni e documenti ecclesiastici, si instaur unattenta supervisione sui seminari e scuole religiose. Lintera organizzazione ecclesiastica era inserita nellapparato statale, come la parrocchia che era investita di molte funzioni pubblici come la conservazione e compilazione dei registri di stato civile, al rilascio di ceritificati di varia natura (invalidit, pensione, esenzioni fiscali). Questa concezione fortemente giurisdizionalista dei rapporti tra Stato e Chiesa fu sovertita dal concordato dellagosto 1855 nel quale si riconosceva il primato del 58

pontefice e si concedevano ampi poteri alla gerarchia ecclesiastica in materia di giurisdizione, stampa, istruzione, amministrazione dei beni. LA SVOLTA DEL 1848 Durante linsurrezione del 1848 i poteri furono assunti dal governo provvisorio di Milano, trasformatosi (l8 aprile) in governo provvisorio della Lombardia, il quale colleg in un organismo unitario tutte le provincie, ciascuna delle quali possedeva un rappresentante. Sebbene mancarono degli atti di riconoscimento formale da parte degli altri stati, questo governo pu considerarsi, per lattivit svolta, un soggetto di diritto internazionale. Una delle iniziative pi importanti fu lindizione di un plebiscito per lunione con il Piemonte, che risult largamente favorevole alle tendenze fusioniste e monarchiche. Ma il rientro degli austriaci a Milano nellagosto de 1848 vide lassetto del Lombardo- veneto modificarsi parallelamente ai cambiamenti avvenuti nellImpero asburgico: in Austria era stata emanata per la prima volta una costituzione (aprile 1848) che fu sostituita dalla carta del 4 marzo 1849; tali testi prevedevano,tra laltro, la redazione di costituzioni per i vari Lnder, e dunque anche per il Lombardo- Veneto. Qui intanto, in seguito alle vittorie di Radetzky, si era instaurato un regime di tipo militare ed era stato proclamato lo stato dassedio; inoltre fu istituita una commissione imperiale sotto la presidenza del maresciallo Alberto Montecuccoli, per sovraintendere allamministrazione civile. Il dibattito sulla costituzione sviluppatosi tra i sudditi con il coordinamento del Montecuccoli, rivelava la volont di un federalismo che lasciasse ampio spazio allautonomia delle provincie, ma il governo austriaco eman di l a poco delle disposizioni che legarono ancora pi strettamente il Regno allo stato asburgico. Il decreto del 25 ottobre 1849 sostitu il vicer con un governatore generale ( il feldmaresciallo Radetzky) investito di funzioni civili e militari; nel novembre successivo, i governi furono sostituiti da due luogotenenze con sede a Milano e a Venezia, formate da un luogotenente che dipendeva dai ministeri austriaci e da un consiglio di luogotenenza, i membri del quale erano posti a direzione dei vari dipartimenti: le attribuzioni di questi organi erano analoghe a quelle dei due governi, ma pi ristrette in quanto numerosi settori furono affidati direttamente al governo di Vienna e alle luogotenenze rimasero funzioni secondarie, come la pubblica istruzione, lavori pubblici, archivi. Questa tendenza ad annullare la distinzione tra amministrazione superiore austriaca e amministrazione centrale lombardo- veneta comportava una compressione delle autonomie delle provincie italiane; con lavvento del neoassoutismo e la soppressione della costituzione austriaca nel 1851 accentuarono limpostazione centralistica. Un effetto pu essere individuato nella abolizione del senato lombardo veneto. A livello locale si rafforz la pressione del governo asburgico attraverso i delegati provinciali e i commissari distrettuali, che divennero mezzi di controllo politico e di repressione poliziesca, mentre la figura del governatore generale limitava fortemente i poteri delle luogotenenze per imporre un regime militare. Questo potere non era controbilanciato affatto dalla riattivazione delle congregazioni generali, sospese nel 1848 e riattivate nel 1855, a causa della loro acquiescenza alle direttive austriache; furono sicuramente pi indipendenti le congregazioni provinciali, mai sciolte nel periodo rivoluzionario e riordinate nel 1855.

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2. Il Trentino LINSERIMENTO NELLA CONTEA DEL TIROLO I territori appartenuti al Principato vescovile di Trento, di Bressanone e al circolo ai confini dItalia, furono annessi allAustria il 4 luglio 1814; tuttavia larea compresa nel dipartimento (napoleonico) dellAlto Adige non si trov direttamente alle dipendenza dei Vienna ma fu unita al Tirolo nel 1815, costituendo un Land denominato Contea Principesca del Tirolo: i tirolesi contesarono subito ed energicamente le tendenze centralistiche del commissario Leopoldo von Roschmann ed ottennero una costituzione provinciale nel 1816 mediante la quale gli si riconosceva una autonoma speciale, differente da quella goduta dagli altri Lnder dellImpero. Dunque il Trentino, pur non avendo preso parte alle rivendicazioni tirolesi, si trov inserito in un contesto istituzionale fortemente autonomo nei confronti di Vienna, ma a sua volta decisamente centralistico avverso ad ogni concessione indipendentistica delle provincie italiane: queste si trovarono strettamente subordinate a Innsbruck. Peraltro la patente del 1816, di concezione medievale, ripristinava antichi privilegi, libert e prerogative del Tirolo; medievale era anche lorgano caratteristico dellautonomia dei Land, la dieta, composta dai rappresentanti dei quattro ceti nei quali tradizionalmente era divisa la societ: clero, nobilt, borghesia cittadina e contadini. Essa era presieduta dal capitano regionale, il quale era allo stesso tempo governatore della contea, rappresentante periferico del governo di Vienna, e insieme ad un vicegovernatore e otto consiglieri formava il Gubernium di Innsbruck, organo decentrato della cancelleria aulica e dei dicasteri imperiali. Il Trentino si trovava in netta minoranza nella dieta di fronte agli elementi tedeschi e dopo il 1848 sospese la partecipazione alle riunioni per protestare contro lo stato di subordinazione in cui si trovava. La Contea era divisa in due circoli, due dei quali facenti capo a Trento e a Rovereto, retti da capitani con funzioni di governo e amministrative che dipendevano dal Gubernium di Innsbruck e che fungevano da collegamento tra questo e i distretti giudiziali (circoscrizioni raggruppanti i paesi di una stessa zona) e i magistrati politicoeconomici posti a capo delle citt. Distretti e magistrati erano organi aventi poteri esecutivi e repressivi per la tutela dellordine pubblico, sicurezza e buoni costumi, nonch poteri di prima istanza in materia civile e istruttoria in materia penale. LORDINAMENTO COMUNALE Alla subordinazione del Trentino faceva riscontro la grande autonomia goduta dai comuni, riconosciuta nel regolamento approvato nellagosto del 1819, dove essi erano distinti in 3 classi: quelli di campagna, che erano la maggioranza; le citt minori, rette da un magistrato politico-economico, formato da un borgomastro, quattro consiglieri, un amministratore e un esattore; le citt maggiori (Innsbruck, Bolzano, Trento, Rovereto) presentavano uno schema istituzionale pi complesso, ad esempio a Trento il vertice era costituito da un magistrato civico, formato da un podest e due consiglieri nominati a vita dal governo, e sei consiglieri scelti da un collegio elettorale. Le leggi asburgiche emanate nel corso degli anni in materia di amministrazione locale precisarono la disciplina esistente confermando sostanzialmente il suo carattere autonomistico. Le competenze del comune rano molto ampie e si distinguevano in proprie o naturali e delegate: le prime comprendono tutto ci che riguarda gli interessi del comune e ci che esso pu compiere nei suoi confini; le seconde erano quelle attribuite dal Innsbruck. Un limite al sistema era costituito dalla polverizzazione dei comuni e 60

dal fatto che alcuna aggregazione o creazione di nuovi comuni poteva operarsi senza il consenso dei censiti, e ci contribu al mantenimento di un sistema arcaico e conservatore. LORDINAMENTO GIUDIZIARIO Il settore dellorganizzazione giudiziaria, riordinato tra il 1815- 17, caratterizzato anchesso dalla presenza di retaggi medievali, e dalla concentrazione degli organi di vertice a Innsbruck. Alla base del sistema furono posti i giudizi distrettuali, competenti in materia civile, alcuni dei quali avevano anche poteri inquirenti. A Trento e a Rovereto furono istituiti due tribunali con giurisdizione di prima istanza civile e penale sugli ecclesiastici e sui nobili del circolo, e sui non nobili del distretto. La Corte dappello dellintera Contea aveva sede a Innsbruck, mentre la terza istanza spettava al tribunale di giustizia situato a Vienna. Nel 1816 venne restituita ai signori feudali trentini (dinasti) la giurisdizione civile nelle loro terre e per cancellare ogni traccia dellassetto napoleonico, fu soppresso il tribunale di commercio di Rovereto e ripristinato il magistrato mercantile di Bolzano. LA RIVOLUZIONE DEL 1848 E LE SUE CONSEGUENZE I rivolgimenti politici del 1848- 49 mirarono a separare i vari rami dellattivit statale e a razionalizzare le istituzioni: al vertice fu posto un luogotenente come autorit periferica del governo centrale. Una sezione della luogotenenza fu dislocata a Trento per accontentare le richieste autonomistiche avanzate dagli italiani e si ripart il Land in tre reggenze di circolo, una delle quali comprendeva lintero Trentino, ed era suddivisa in sei capitanati distrettuali o distretti politici , con competenza politico- amministrativa, e altrettanti giudizi con competenza giurisdizionale. Era prevista anche listituzione di due corti di giustizia di seconda istanza a Trento e a Rovereto, e lattribuzione della terza istanza al senato di Trento. Uno strumento potente di compressione dellautonomia trentina fu limpostazione fortemente regalista data ai rapporti tra Stato e chiesa, caratterizzati fino a quel momento da unaccentuata indipendenza della Chiesa di Trento nella quale tutta lamministrazione patrimoniale e di distribuzione delle cariche e dei benefici si svolgeva con la massima autodeterminazione. LAustria riusc a riordinare i confini della diocesi in modo da farli coincidere con quelli amministrativi, ad ottenere il diritto di nomina dei vescovi di Trento e di Bressanone, dellarcivescovo di Salisburgo e di tutte le altre dignit della diocesi. Lorganizzazione ecclesiastica, come nel Lombardo- Veneto, costituiva un supporto per lo svolgimento di funzioni pubbliche e ad essa era subordinata in particolare listruzione elementare, che si articolava in Trentino in scuole maggiori e minori, poich le normali avevano sede solo a Innsbruck; vi erano poi due ginnasi a Trento e a Rovereto, ed un liceo a Trento. 3. Trieste e il Litorale LA RESTAURAZIONE Nel novembre 1813, subito dopo loccupazione delle Provincie illiriche napoleoniche, lAustria insedi un governo provvisorio generale a Lubiana, lasciando inalterato lassetto francese che per la prima volta aveva conferito uniformit a qui territori caratterizzati fino ad allora da un accentuato particolarismo. Lincorporazione nellImpero fu dichiarata nel luglio 1814 e le spinte autonomistiche non tardarono a manifestarsi. Il Litorale, comprendente la Contea di Gorizia e Gradisca, il margraviato dIstria, la citt di Trieste e una parte della Croazia, venne distaccato dalla dipendenza da Lubiana e organizzato mediante un ordinanza del governatore generale Lattermann nel 1814. 61

Nellordinanza Latterman lautorit suprema era attribuita al governo provinciale ed il territorio era diviso in circoli, distretti e comuni, retti rispettivamente da capitani, commissari e podest.in questo provvedimento vengono tuttavia affidate molte funzioni amministrative e giudiziarie alle ripristinate signore feudali, alle quali era attribuita la gestione finanziaria, la giurisdizione civile, la riscossione delle imposte. La giustizia penale restava di competenza esclusiva del sovrano che la esercitava attraverso i tribunali criminali di Trieste e Fiume; in queste due citt si trovava anche un tribunale provinciale riservato, oltre che agli abitanti del distretto, anche ai nobili e agli ecclesiastici dellintero circolo. I giudizi di seconda istanza presso il tribunale dellAustria interiore con sede a Klagenfurt e la terza istanza presso il tribunale supremo dellimpero. Mancavano in questo sistema degli organismi rappresentativi sul tipo delle diete o assemblee di Stati presenti nelle altre provincie austriache poich la creazione di esse non era prevista nellatto costitutivo della confederazione germanica del 1815, e la commissione aulica centrale sollecit a riguardo iniziative e proposte da parte delle amministrazioni locali: tuttavia Trieste e Gorizia restarono ancorate ad una concezione conservatrice, presentando progetti volti a ripristinare le antiche oligarchie locali, coicch Vienna decise di mantenere un assetto puramente amministrativo, soprassedendo alla istituzione di organi di rappresentanza. LORDINAMENTO DI TRIESTE A Trieste il comune era retto da un magistrato politico- economico composto da tre assessori e un preside nominati dal governo centrale e dallimperatore, con funzioni meramente esecutive; nel 1817 gli fu affiancato un procuratore civico con funzioni consultive e che rappresentava la citt innanzi alle autorit giudiziarie e agli affari legali. Questo assetto da un lato suscitata il malcontento del ceto patrizio, ma dalaltro era ben accolto dalla classe mercantile e borghese che pot riprendere i suoi traffici durante la Restaurazione, grazie alla reintegrazione del privilegio del porto franco e al ripristino della borsa, potente organo che riuniva i principali commercianti delle citt. Mediante un provvedimento emanato nel 1838, il cd statuto ferdinandiano, istitu un corpo municipale di rappresentanza, articolato in un consiglio maggiore e uno minore, i cui membri erano scelti dal governo provinciale entro liste formate dalle autorit cittadine, formate da individui appartenenti a categorie socieli ed economiche elevate. Esso si sciolse nel 1848, quando il radicale mutamento del sistema vigente determin importanti cambiamenti anche nel Litorale: fu soppresso il Regno di Illiria, e nel Litorale fu posto un luogotenente al vertice dellamministrazione, con sede a Trieste, dipendente dai ministeri di Vienna e con competenze in campo amministrativo, militare, commerciale, educativo, sanitario. Egli era preposto sia alla citt di Trieste, sia alla Contea di Gorizia e Gradisca e al Margraviato dIstria, divenute queste ultime provincie autonome, con propri organi e rappresentanti al parlamento imperiale. Trieste fu dichiarata nellottobre del 1849 citt immediata dellimpero con dignit di provincia, e questo particolare status di citt- provincia trov una regolamentaizone dettagliata nella costituzione del 12 aprile 1850. Organo rappresentativo era il consiglio, che fungeva anche da dieta provinciale: le attribuzioni del consiglio erano numerose in quanto ad esso spettava la sorveglianza di tutti gli organi amministrativi cittadini, la rappresentanza della citt e la tutela dei suoi interessi, la vigilanza sulla quiete pubblica, listruzione e la sanit. Organo esecutivo del comune era il podest con il magistrato formato da un dirigente, esperto di diritto, e vari membri vitalizi. 62

Visto il suolo centrale rivestito dalla citt-provincia di Trieste dal punto di vista economico, ma anche politico amministrativo, in essa furono collocati alcuni uffici particolarmente rilevanti, come la direzione di polizia, la direzione di finanza per il Litorale, dalla quale dipendevano tutti gli uffici inferiori finanziari e fiscali della provincia e che espletava la funzione, importante, della tenuta del catasto, la procura di finanza con poteri di rappresentanza dello Stato nei procedimenti giudiziari. Nel 1850 la borsa mercantile fu sostituita dalla camera di commercio e industria; il settore mercantile e marittimo per la sua importanza fu affidato ad un organo specifico, il governo centrale marittimo, con sede a Trieste, e compiti direttivi e di sorveglianza su tutta lamministrazione marittima austriaca. LORDINAMENTO GIUDIZIARIO In tale settore la commistione di funzioni amministrative giudiziarie nei ditretti giudiziari permase nel periodo del neoassolutissmo; solo nel 1868 questo antiquato assetto fu superato, affidando compiti amministrativi a capitanati distrettuali e quelli giurisdizionali ai giudizi distrettuali. Questi ultimi erano caratterizzati dal sistema del giudice monocratico che era competente per la prima istanza nelle materie civili e penali di minore importanza, e fungeva da giudice tavolare, ossia decretava le trascrizioni e iscrizioni dei diritti di propriet e altri diritti sugli immobili, secondo il sistema tavolare (tanto efficiente da essere riprodotto nellordinamento italiano del 1929) austriaco introdotto da Maria Teresa. A Trieste, Rovigno, Gorizia erano presenti tribunali di ordine superiore con organi giudicanti collegiali, deputati a conoscere in prima istanza le materie civili e penali ad essi affidate, e a giudicare in appello le sentenze del giudice distrettuali, mentre la terza istanza era demandata al Tribunale supremo dellimpero. 4. La codificazione Tra il 1815 ed il 1816 nelle provincie italiane amministrate dallAustria fu introdotta la codificazione asburgica. Il codice francese fu cos sostituito dall Allgemeines Brgerliches Gesetzbuch (ABGB) emanato a Vienna nel 1811. Questo codice, rigorosamente depurato da tutte le materie non strettamente privatistiche, si differenziava da quello napoleonico, oltre che per la sua maggiore brevit, soprattutto per la diversa formulazione delle norme, che non miravano tanto a fornire una disciplina dettagliata per i vari istituti, quanto a delineare i principi di carattere generale ed erano spesso affiancate da definizioni teoriche e finalit perseguite, conferendo al testo un carattere filosofico e dottrinale. Questa impostazione si riallacciava al giusnaturalismo metodologico dominante in Austria nel 700; anche nella sistematica emergeva la valorizzazione degli aspetti dogmatici poich dopo i primi due libri dedicati ai diritti delle persone e delle cose, il terzo sviluppava una trattazione generale sulle vicende dei rapporti giuridici, la loro costituzione, modificazione ed estinzione. Nel primo libro il principio delleguaglianza tra i soggetti appare applicato in maniera rigorosa rispetto alla legislazione francese, a causa di alcune differenze basate sulla confessione religiosa e sulla stratificazione sociale, tuttavia la condizione della donna era pi evoluta grazie allassenza dellistituto dellautorizzazione maritale. Inoltre lABGB era caratterizzato da una maggior aderenza ai precetti della Chiesa, la quale emergeva dalla disciplina del matrimonio la cui celebrazione era affidata ai parroci aventi funzioni civili, e la cui indissolubilit era garantita soprattutto dalla esclusione dellistituto del divorzio. Nei rapporti patrimoniali tra i coniugi il sistema austriaco prevedeva come regime legale quello dotale, e non la comunione dei beni, dimostrandosi maggiormente ancorato alla tradizione, anche con la previsione della patria potest. Altra disposizione erano invece pi evolute rispetto a quelle francesi, come ad esempio 63

le norme che legittimavano la ricerca della paternit. Un istituto particolarmente curato fu quello della tutela, per cui il tutore era sottoposto al controllo del giudice e non del consiglio familiare e al primo doveva rendere conto della sua amministrazione ogni anno. Residui del passato ed elementi di difformit sono individuabili nel campo dei diritti reali, in cui permanevano forme di dominio diviso, ma si disciplinava in modo molto dettagliato la pubblicit immobiliare. Nella successione, analogamente, venivano mantenuti il fedecommesso e la facolt del padre di diseredare i figli, mentre listituto della ventilazione ereditaria, per cui la successione legittima avveniva in base ad una decisione del giudice e non direttamente (come nel codice Napoleone), era un mezzo efficace degli interessi degli eredi. Nel corso degli anni il diritto privato austriaco sub delle modificazioni legate allevoluzione dei tempi: A causa del concordato, tra il 1855-56 le norme sul matrimonio dellABGB vennero sostituite per i cattolici con quelle canonistiche; Il progresso economico e sociale indusse ad abrogare gradualmente il dominio diviso con la soppressione dellenfiteusi, alla cancellazione esplicita dei vincoli feudali tra il 1867-69, a lasciar cadere in desuetudine il fedecommesso, a realizzare una maggiore tutela dei diritti delle persone. Il processo civile fu regolato con il regolamento galiziano del 1797 che era una revisione di quello giuseppino del 1781, del quale manteneva le caratteristiche fondamentali, ma con una formulazione pi precisa e tecnica. In base ad esso il processo si svolgeva in forma scritta, salvo nel caso di rito sommario, ed era caratterizzato da preclusioni molto rigide, dalla presenza di prove legali, dal divieto di introdurre nuovi elementi e nuove prove in appello. La motivazione della sentenza non era obbligatoria, e poteva essere formulata solo se ammissibile lappello, e su richiesta di parte; i mezzi di gravame erano la querela di nullit e la revisione. Con la compilazione del codice del 1895 vennero compitamente realizzati i principi di immediatezza, oralit e pubblicit, in una prospettiva che attribuiva al processo una funzione sociale di interesse pubblico, e non affare privato delle parti, e lo scopo precipuo di accertare la realt per servire la giustizia. Inoltre il potere del giudice risultava notevolmente rafforzato, prevedendo poteri disciplinari nei confronti delle parti ed avvocati in mala fede, un ampia iniziativa probatoria e in sede di valutazione delle prove stesse era previsto il suo libero apprezzamento, essendo eliminato il sistema delle prove legali. In capo penalistico fu emanato il Codice dei delitti e delle gravi trasgressioni politiche nel 1803: la normativa aveva un carattere molto avanzato grazie allapertura mentale e allaltro valore dei giuristi che contribuirono alla sua formazione, e appariva nel complesso meno severo della concezione militaresca francese. Elementi di modernit emergevano soprattutto: dalla previsione del principio di legalit con divieto di applicare sanzioni per analogia, nella distinzione tra reati e trasgressioni di polizia, nella delineazione precisa delle varie fattispecie; un retaggio del passato, tuttavia, emergeva dalla riunione in un unico testo normativo del diritto penale sostanziale e quello processuale. Nel 1848 furono modificati alcuni aspetti particolarmente retrivi e reazionari e scomparvero la berlina (gogna), il marchio, le frustate, i lavori forzati, ma, ripristinato il regime assolutistico, il codice emanato nel 1852 risult una mera revisione di quello del 1803. Un progresso pu essere individuato nel fatto che esso conteneva solo norme di diritto penale sostanziale, dividendolo dunque dal diritto processuale; ma 64

limpostazione e le soluzioni adottate apparivano ormai superate. Fra laltro fu reintrodotto anche luso della frusta, che fu definitivamente abolito nel 1867 insieme alle altre pene corporali. Rest in vigore la pena capitale, e fino alla fine della monarchia laggiornamento della legislazione penale fu affidato a provvedimenti singoli. Il procedimento penale configurato nel codice del 1803 era improntato fortemente al sistema inquisitorio, nel quale sulla persona del magistrato si concentravano le funzioni di accusatore, difensore e giudice dellimputato. Questultimo rivestiva una posizione passiva, non avendo il diritto di essere difeso n di conoscere gli indizi a suo carico. Il processo era caratterizzato dalla forma scritta, dalla segretezza e dal sistema delle prove legali, la principale delle quali era la confessione che poteva essere ottenuta con vari mezzi di coercizione, anche fisici. Proprio questi metodi diventarono principali obiettivi di riforma durante il 1848, ed in effetti il codice di procedura penale pubblicato nel 1850 introduceva molte novit ispirate alla legislazione francese, come il principio di oralit, del libero apprezzamento del giudice, la giuria popolare; ma il ritorno allassolutismo ne imped una vera e propria applicazione ed il codice del 1853 si riallacci alle impostazioni precedenti. Inoltre dopo il 1848 si fece largo uso, specialmente nel Lombardo- Veneto, del processo statario, ossia di un procedimento sommario, previsto gi nel codice del 1803 per arginare lelevata criminalit durante la Restaurazione. Esso si svolgeva per direttissima su iniziativa della delegazione provinciale che nominava un collegio giudicante formato da cinque esperti di diritto penale estranei alla magistratura, contro la sentenza (emessa entro le24 ore)del quale non cera possibilit dappello, sebbene lunica pena prevista fosse quella capitale. Solo con lavvento del regime costituzionale si profil un cambiamento effettivo, che giunse allemanazione di un codice nel 1873 nel quale il metodo accusatorio sostituiva definitivamente quelo inquisitorio. Nel campo del diritto commerciale fu lasciato abrogato, a Trieste e nel Litorale, il codice di commercio napoleonico, mentre esso fu mantenuto nel Lombardo- Veneto e nel Trentino. La normativa austriaca in questa materia fu caratterizzata da interventi frammentari che dimostravano le difficolt nel regolare questo settore; una regolamentazione uniforme e moderna, nonch rispondente alle esigenze della vita economica, si ebbe con lentrata in vigore nel 1863 del codice di commercio tedesco (del 1861): furono applicate nelle provincie austriache i primi quattro libri del testo normativo germanico, dedicati rispettivamente al ceto mercantile, alle societ commerciali, alle societ tacite e associazioni in partecipazione in singoli atti di commercio, gli atti di commercio. III. I DUCATI PADANI 1) Il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla: la codificazione

Se da un lato le istituzioni pubbliche appaiono improntate a schemi del passato, e poco aperte ad una evoluzione in senso costituzionale, dallaltro la codificazione parmense fu tra le pi avanzate e moderne dItalia. Nel 1814 Francesco I nomin una commissione di giuristi per procedere ad un approfondito aggiornamento delle norme francesi; i lavori terminarono nel 1816 e il risultato fu sottoposto allesame di tre giureconsulti milanesi e sulle osservazioni di questi si pronunci una commissione di revisione appositamente formata. I quattro codici, civile e procedura civile, penale e procedura penale, entrarono in vigore tra il 1820 ed il 1821, presentavano soluzioni originali, radicate nella tradizione giuridica locale. Il Codice civile in particolare, da un lato riproduceva la sistematica francese, dallaltro si riallacciava al passato nel subordinare la capacit al requisito della cittadinanza e nel riconoscere ai soli cattolici il godimento dei diritti di famiglia, escludendone i fedeli di altre confessioni. La maggiore et era fissata a 21 65

anni come nel codice francese, ma la disciplina matrimoniale era affidata completamente alla Chiesa, con la conseguente esclusione del matrimonio civile e del divorzio; per quanto riguarda il regime patrimoniale dei coniugi, regime legale era quello dotale, anche se lobbligo di dotare fu abolito. La patria potest civile (e non naturale) era attribuita al solo padre e agli ascendenti maschi di lui e prevedeva il diritto di diseredare i figli, fra laltro anche in caso di apostasia (abbandono formale e volontario della propria religione);la disciplina delladozione prevedeva la creazione di un vero e proprio rapporto di filiazione, non solo limitata alla trasmissione dei beni e del nome delladottante; nellistituto della tutela non era riprodotto listituto napoleonico del consiglio di famiglia ed erano attribuiti ampi poteri di controllo al giudice; nelle successioni fu stabilita leguaglianza delle donne, voluta dalla stessa Maria Luigia. Il settore delle obbligazioni presentava importanti differenze rispetto a quello francese, accostandosi maggiormente allABGB, migliorando la condizione del colono e lenfiteusi era disciplinata in modo preciso e rispondente alle esigenze locali. Nel codice civile furono sistemati anche gli istituti di diritto commerciale, per i quali non si ritenne opportuno compilare un codice autonomo. Il codice di procedura civile era cos ben costruito e originale da apparire superiore a tutti i codici italiani preunitari, ma anche a quello napoleonico e a quello italiano del 1865; esso era suddiviso in quattro libri che trattavano rispettivamente: delle persone che hanno parte allamministrazione della giustizia, del procedimento di cognizione, caratterizzato da una disciplina unica per tutti i gradi del giudizio evitando cos inutili ripetizioni, del procedimento di esecuzione, dei procedimenti speciali e giurisdizione volontaria. Rispetto al codice napoleonico la maggiore novit individuata nel divieto di ricorso separato e immediato contro le sentenze preparatorie e interlocutorie, che andavano impugnati con la sentenza definitiva e nei limiti di essa. Un elemento di grande originalit era listituto della revisione che si collocava in posizione intermedia tra il sistema francese della cassazione e quello austriaco della terza istanza: la revisione parmense si presentava infatti come mezzo straordinario di gravame competente sul diritto e sul fatto e assumeva il duplice fine di tutelare linteresse pubblico della legge e linteresse privato delle parti. Ci si realizzava attraverso due stadi del giudizio: quello rescindente nel quale si giudicava lammissibilit del ricorso, quello rescissorio in cui si esaminava nuovamente la causa del tribunale che aveva pronunciato la sentenza. Anche il codice penale risultava tra i migliori dellepoca: dal punto di vista sistematico, esso ricalcava la tripartizione francese in crimini, delitti e contravvenzioni, ed era diviso in una parte generale e una parte speciale; va sottolineata nellambito della prima parte la tematica della omissione, di solito trascurata, la previsione della semi-imputabilit per forme attenuate di infermit mentale, il rilievo dato al sordomutismo come causa di diminuzione o assenza di imputabilit; nella parte speciale riscontriamo la previsione di pene meno aspre rispetto al modello francese. La mancata previsione di reati come la bestemmia, lincesto, il suicidio, e che manchino disposizioni che tutelino la pace, lonore e lordine della famiglia, rivelavano una indipendenza nei confronti della chiesa. Tale codice era ben costruito e di buon livello tecnico, pur presentando limpostazione autoritaria tipica dellassolutismo; le fasi del processo erano scandite con razionalit in modo da evitare inutili dilazioni, cosicch il meccanismo risultava rapido ed efficiente, sebbene al giudice e alla pubblica accusa erano attribuiti ampi poteri, mentre la difesa rivestiva un ruolo secondario. Lazione era avviata dal procuratore ducale ed era affidata, nella fase istruttoria, al giudice processante, che interrogava l imputato e i testimoni. Larresto e la libert provvisoria erano regolati da precise disposizioni, e era attribuito grande rilievo alla parte civile, che poteva opporsi al rilascio 66

dellarrestato. La sentenza di rinvio a giudizio chiudeva questa fase e dava inizio alla successiva, che si svolgeva innanzi ad un organo collegiale (giudice dibattimentale) il cui presidente sottoponeva ad un intenso interrogatorio limputato e i testimoni. Solo ora limputato poteva farsi assistere da un difensore, che interveniva in uno stato avanzato in cui il corso della controversia appariva difficilmente mutabile. Subito dopo la delibera in camera di consiglio veniva redatta la sentenza, letta poi interamente in tutte le sue parti: intestazione, dispositivo e motivazione, prevedendosi come mezzi di impugnazione il dispositivo e la revisione. 2) Il Ducato di Modena e Reggio: la codificazione Lo scarso impegno rivelato nella riforma delle istituzioni pubbliche fu controbilanciato dai risultati ottenuti nel campo delle fonti normative, che approdarono ad una codificazione di tipo moderno. Nel 1814 Francesco IV aveva abrogato la legislazione napoleonica ripristinando il codice estense del 1771, con alcune modifiche opportune; nel campo privatistico, fra laltro, fu mantenuto il diritto di legittima alle donne, si limitarono i fedecommessi, si conserv il diritto ipotecario francese, si restrinsero i privilegi nobiliari, si obblig il padre al mantenimento dei figli naturali, e si legittim la ricerca della paternit in caso di querela per stupro. Nel diritto penale fu realizzata una mitigazione delle pene, che vennero tuttavia inasprite progressivamente a partire dal 1820; nel campo processuali stico si abol la tortura e si rese pi rapido lo svolgimento del giudizio. Tuttavia questi provvedimenti non erano pi sufficienti rispetto alle esigenze moderne, cos Francesco V incaric una commissione gi giuristi con lincarico di procedere ad una riforma generale delle fonti normative, che giunse a compimento tra il 1851-55, con la promulgazione dei codici civile, di procedura civile, criminale e di procedura criminale; le vicende del 1859 (?) impedirono la pubblicazione del codice di commercio. Il codice civile (1851) era molto simile al parmense, che inizialmente il Duca voleva recepire direttamente nel suo stato; esso riproduceva la sistematica napoleonica con la suddivisione in tre libri dedicati alle persone e alla famiglia, alla propriet, ai modi dacquisto di questa,concludendosi con la disciplina delle prescrizioni e delle prove. In materia di capacit, esso non appariva particolarmente avanzato, basti pensare che agli ebrei non era riconosciuto il diritto di comprare, costruire o affittare immobili; la disciplina del matrimonio si ispirava ad una visione tradizionale, demandata alla legge canonica; anche nel diritto successorio emergono elementi del passato, come ad esempio la spettanza alla donna di una quota inferiore di eredit rispetto ai fratelli, ed il mantenimento del maggiorasco. Una sezione autonoma riguardava le norme di diritto commerciale, che nel codice parmense erano posizionate in vari punti, mentre nel modenese formavano un libro separato. Il codice di procedura civile (1852) era di notevole valore: esso allinizio definiva in modo chiaro ed esauriente gli organi giudiziari e i soggetti operanti nellamministrazione della giustizia, poi dettava una disciplina molto razionale delle varie fasi del processo. La trattazione delle cause fu regolata nelle diverse fasi in modo unitario e razionale nel primo libro, evitando le ripetizioni che caratterizzavano il modello napoleonico; nel secondo e nel terzo erano trattati rispettivamente lesecuzione e la giurisdizione volontaria. Lo svolgimento del processo era rapido grazie ad alcuni accorgimenti come quello che disponeva lobbligo alle parti di dedurre, in due o tre atti iniziali, tutte le prove e le circostanze e con il divieto di presentare successivamente altri elementi. Era prevista una udienza di discussione orale prima 67

della decisione, ed era stabilito lobbligo di motivazione della sentenza; nellappello i provvedimenti interlocutori erano impugnabili solo mediante la sentenza definitiva, ed era esclusa la introduzione di nuove prove o circostanze, mentre la terza istanza era costituita dal giudizio di revisione. Nel complesso il codice parmense, assieme a quello modenese, rappresenta il pi alto grado di maturazione della disciplina processualistica degli stati preunitari. Il codice criminale del 1855 risult compresso e svalutato nellapplicazione pratica a causa di una vasta legislazione speciale e del regolamento di polizia del febbraio 1854, in base al quale veniva giudicata la maggior parte degli illeciti; sebbene il sistema fosse suddiviso in delitti e contravvenzioni, il codice criminale prendeva in considerazione solo i primi, in quanto le seconde erano demandate al regolamento di polizia. La parte generale appare carente, mancando sia la formulazione dei principi di stretta legalit de di irretroattivit della legge penale, sia la distinzione concettuale tra dolo e colpa; queste lacune venivano in parte colmate dalla possibilit di integrare il codice criminale con quello penale militare del 1832. Nel complesso la normativa estense non era particolarmente innovativa. Il codice di procedura criminale del 1855 presentava molte analogie con quello parmense: la promozione dellazione penale era riservata ai procuratori ducali; listruttoria spettava ai giusdicenti nelle cause minori, ai giudici istruttori per i delitti pi gravi; in questa prima parte del giudizio, limputato non aveva il diritto di farsi difendere da un avvocato, con il quale poteva conferire solo nella successiva fase dibattimentale, che si svolgeva dinanzi ad un organo collegiale; in esso la decisione veniva presa a maggioranza assoluta e la sentenza doveva essere pronunciata subito dopo il dibattimento, o al massimo nelludienza successiva. IV. IL GRANDUCATO DI TOSCANA

Ferdinando III di Lorena torn a Firenze nel settembre 1814; il principe Giuseppe Rospigliosi in funzione dei commissario plenipotenziario aveva gi iniziato, nei quattro mesi precedenti, lopera di smantellamento del sistema napoleonico, abrogando la legislazione francese nelle parti incompatibili con i principi della Chiesa cattolica, e aveva ripristinato la presidenza di buon governo. Questa, creata nel 1784, costituiva un supremo organo di polizia con ampie funzioni di controllo su tutti i settori della vita pubblica; attraverso lazione dei bergelli (capitani militari incaricati di mantenere l'ordine durante periodi di rivolta) da esso direttamente dipendenti e avvalendosi del cd processo economico, cio un giudizio rapido, segreto e privo di formalit, il buongoverno contribu a conferire unimpronta assolutistica allordinamento toscano. Il regime fondato da Ferdinando III si fondava sul governo personale del granduca che dirigeva tutti gli affari pubblici attraverso le segreterie degli interni, degli esteri, della finanze e della guerra, coordinate da un Ministro segretario di Stato. Limportanza fondamentale di questa carica ministeriale emergeva dal ruolo fondamentale rivestito dal suo titolare durante la Restaurazione, Vittorio Fossombroni, al quale la storiografia attribuisce il merito di aver evitato gli eccessi reazionari verificatisi in altri stati italiani, e di aver favorito un governo relativamente tollerante e moderato. Il carattere arretrato dellamministrazione centrale, rivelato soprattutto dallassenza di ministeri, confermato dalla rifondazione della reale consulta civile e criminale, supremo organo di controllo del sistema giudiziario e allo stesso tempo proponeva leggi e riforme in diversi settori pubblici, formulava pareri sugli affari trasmessi dalle segreterie, ed era giudice supremo di revisione. Anche a livello locale la commistione delle funzioni denotava una involuzione rispetto allabrogato sistema napoleonico: il territorio era suddiviso in 4 grandi circoscrizioni (governi) a capo delle quali vi erano dei governatori nominati dal granduca, che espletavano compiti di natura militare, poliziesca, giudiziaria e 68

amministrativa. Le circoscrizioni minori (commissariati) erano rette dai commissari, che avevano un ruolo analogo a quello dei governatori; per i comuni fu realizzato un compromesso tra il sistema francese e quello precedente: da un lato sopravviveva lorganizzazione settecentesca nella presenza di un consiglio generale e di un magistrato con funzioni esecutive composto da un gonfaloniere e vari priori, dallaltra il sistema del sorteggio era mantenuto solo per la designazione dei membri del consiglio, mentre il gonfaloniere era scelto dal granduca. Nel campo giudiziario il sistema napoleonico fu sostituito da unorganizzazione frammentaria: nei centri minori si torn al sistema del giudice unico, ripristinando i vicari e i podest, nei centri maggiori fu mantenuta la collegialit nei tribunali di prima istanza, le sentenze dei quali erano appellabili innanzi alle cinque ruote civili; in caso di difformit dei giudizi vi era la possibilit di un terzo grado di giudizio presso il consiglio supremo di giustizia di Firenze, e si poteva ottenere la revisione da parte della reale consulta. La giurisdizione penale era affidata, per le infrazioni minori, ai vicari e agli auditori, per quelle maggiori alla ruota criminale di Firenze. La riorganizzazione di tale assetto antiquato fu realizzata nel 1838 con una riforma dei tribunali: si soppresse la terza istanza, si riordinarono le magistrature inferiori, si cre una regia corte dappello competente per tutto lo stato e si cre nel 1841 una autonoma corte di cassazione. LE RIFORME DI LEOPOLDO II E LO STATUTO DEL 1848 Leopoldo II concesse alcune riforme, nel 1847, sotto la pressione dellopinione pubblica: una legge sulla stampa autorizz la pubblicazione di giornali politici, furono ampliati i poteri della consulta di Stato e fu istituita la guardia civica; una grossa novit fu data dallannessione del Ducato di Lucca nellottobre 1847. Il malcontento dei sudditi lucchesi per la perdita della loro autonomia e la loro aspirazione alle riforme contribuirono a spingere Leopoldo ad ampliare e a migliorare i provvedimenti gi adottati, e le manifestazioni popolari condussero allaffrettata promulgazione di uno statuto nel febbraio 1848. Analogamente alla carta costituzionale del Regno di Sardegna, esso scaturiva da una concessione del sovrano (octroy), ma rivelava un carattere pi conservatore rispetto al modello francese dl 1830, soprattutto per il rilievo attribuito alla figura del granduca. Oltre ad essere capo dellesecutivo, il granduca aveva grandi prerogative nei confronti dellassemblea legislativa e partecipava alla funzione legislativa. Nello statuto era dedicato ampio spazio alla dotazione della corona, titoli nobiliari ed onorifici; estremamente stringato era il titolo dedicato ai ministri, strettamente dipendenti dal granduca; il parlamento era suddiviso in un senato vitalizio composto da un numero illimitato di membri nominati dal sovrano nellambito cittadini particolarmente autorevoli, e in un consiglio generale composta da 86 membri scelti tra i soggetti maggiori di 50 anni in possesso di determinati requisiti censitari e professionali. Lapplicazione dello statuto fu breve:il governo provvisorio costituitosi nel febbraio 1849 dopo la fuga di Leopoldo II a Gaeta, abol il bicameralismo per concentrare i poteri in ununica assemblea; al suo ritorno il granduca abrog formalmente lo statuto nel maggio 1852. Lemanazione dello statuto fu seguita da profondi mutamenti nellamministrazione centrale e periferica: Mediante un decreto del marzo 1848 furono istituiti 5 veri ministeri: degli interni, degli esteri, di grazia, giustizia e affari ecclesiastici, di finanza e della guerra, ai quali si aggiunse poco dopo quello dellistruzione pubblica;

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Tale decreto istitu anche un consiglio di Stato, diviso in tre sezioni corrispondenti ai ministeri dellinterno, grazia e giustizia, finanze, che aveva funzioni consultive e alcuni compiti contenziosi in materia amministrativa; Fu attivata nel 1849 la corte dei conti, con unzione di controllo in materia contabile, e di giurisdizione dappello nei confronti delle decisioni dei consigli di prefettura riguardanti i bilanci comunali; Dal punto di vista dellamministrazione locale, il territorio fu diviso in 7 compartimenti e due governi (di Livorno e dellisola dElba) retti rispettivamente da prefetti e governatori, di nomina granducale, che erano rispettivamente rappresentanti del governo e capi delle loro ripartizioni amministrative. Questi dipendevano dal ministro dellinterno e avevano da un lato il compito di vigilare alla esecuzione delle leggi e alla loro pubblicazione, da un altro lato funzioni di vigilanza sui comuni, coadiuvati da un consiglio di prefettura nominato dal granduca. I compartimenti erano divisi in circondari, sotto la direzione dei sottoprefetti dipendenti dai prefetti e che avevano i medesimi compiti a livello locale; agli effetti giudiziari, i circondari vennero ripartiti in preture; agli effetti puramente amministrativi in distretti e distretti di comunit. Quanto ai comuni, la riforma del 1849 concesse loro unampia autonomia rendendo elettivo su base censita ria il consiglio, mentre il gonfaloniere restava di nomina sovrana. Ma con linvoluzione politica verificatasi nel 1853 si torn al sistema dellestrazione a sorte dei consiglieri, la consistenza del consiglio venne ridotta e quella dellesecutivo aumentata. I RAPPORTI TRA LO STATO E LA CHIESA. LISTRUZIONE E LA SANITA Nei confronti della Chiesa, durante la Restaurazione il Rospigliosi mantenne quella impronta giurisdizionalistica affermatasi nel 700; il Fossombroni tuttavia fren questa tendenza, opponendosi alla riammissione dei gesuiti nel granducato e rifiutando ogni ipotesi di riforma delle leggi leopoldine: queste ultime imponevano forti limitazioni ai religiosi in materia temporale e furono istituiti nuovamente solo quegli ordini regolari utili ai bisogni della Chiesa e dello Stato, purch avessero un patrimonio sufficiente per il proprio mantenimento. Dunque il concordato concluso nellaprile del 1851 apparve in contrasto con una tradizione consolidata e suscit clamorose critiche da parte dei liberali: esso, se da un lato riconosceva alla chiesa varie facolt prima negate, esso in realt conteneva soprattutto delle affermazioni di principio e ometteva la clausola generale di abrogazione della normativa precedente, cosicch rispetto ai concordati degli altri stati italiani dellepoca, il toscano meno accondiscendente alle pretese della chiesa. Per quanto riguarda listruzione, fu poco curata dallo stato, e le condizioni di arretratezza in cui versava questo settore erano mitigate dalle iniziative degli ordini religiosi, dei privati e dellaccademia dei georgofili. Anche lordinamento sanitario appare frammentario: listituzione pi solida durante la Restaurazione fu la direzione di sanit marittima, dipendente da un consiglio di sanit presieduto dal governatore di Livorno, ma non fu realizzata una struttura unitaria. LA CODIFICAZIONE Per quanto riguarda il sistema delle fonti normative, nel Ducato di Lucca i codici napoleonici restarono in vigore, seppure con qualche modifica soprattutto in campo privatistico, come ad esempio la soppressione degli atti di stato civile e del divorzio, anche dopo il 1847, quando Leopoldo II introdusse nel Ducato la legislazione penale e processuale toscana i codici civile e commerciale non decaddero, e furono mantenuti fino allunificazione italiana. 70

Nel Granducato labolizione della normativa napoleonica fu pi estesa: in materia penale torn in vigore la cd Leopoldina del 1786, come integrata da Ferdinando II nel 1795; per quanto riguarda il diritto civile, fu istituita nel 1814 una commissione con lincarico di procedere alla redazione di una nuova codificazione civile, processuale e commerciale, tuttavia essa non realizz un corpo di leggi organico limitandosi a interventi parziali. Tra questi ricordiamo la legge sulle successioni, che soppresse la parit tra i sessi favorendo nuovamente i maschi della linea maschile e restringendo i diritti successori dei figli naturali; la legge del novembre 1814 che deline i fondamentali diritti delle persone, che rafforz la patria potest protratta fino a 30 anni sui figli e fino a 40 anni sulle figlie. Lunico vero codice emanato nel 1814 fu quello di procedura civile, che disciplinava la prassi preesistente in maniera disorganica e ripetitiva: liniziativa dellazione era lasciata alle parti, le quali godevano di ampie facolt, mentre al giudice era affidato un ruolo passivo. Il meccanismo era farraginoso e ulteriormente appesantito dalla previsione di un doppio grado dappello, ai quali poteva seguire la revisione. La riforma giudiziaria del 1838, eliminando il secondo appello e introducendo il giudizio in cassazione elimin uno dei difetti pi vistosi del sistema. In campo penalistico il Granducato di Toscana confermava la sua tendenza a legiferare in base a criteri moderni e umanitari: le disposizioni del 1838 limitarono la segretezza del processo e il sistema inquisitorio alla sola prima fase (processo informativo) considerata come un momento stragiudiziale sul quale si poteva basare la pubblica accusa ma non il giudice, poich la convinzione di questo doveva formarsi sulla seconda fase che era pubblica. Il codice penale del 1853 era caratterizzato da elementi di originalit, a partire dalla riunione di tutti i reati nella categoria di delitti (superando la tripartizione francese), mentre le trasgressioni di polizia vennero collocate in una legge autonoma pubblicata nello stesso anno. Emergeva, nella parte generale, la tendenza alla mitigazione delle pene e a sottolineare la funzione emendatrice della pena. Mentre era prevista la pena di morte, che fu abolita dal governo provvisorio del 1859, le altre sanzioni erano essenzialmente di tipo detentivo e venivano sottratte il pi possibile dalla discrezionalit del giudice mediante una accurata regolamentazione. Il codice risultava aderente alla pi avanzata scienza penalistica dellepoca soprattutto con riguardo alla tutela della libert individuale e la attenzione agli elementi soggettivi e alle circostanze del reato. V. LO STATO PONTIFICIO

IL MUTUOPROPRIO DEL 1816 E LA NORMATIVA DI LEONE XII La Restaurazione dello Stato pontificio fu caratterizzata da una marcata differenziazione giuridica e amministrativa tra le provincie corrispondenti alle attuali regioni del Lazio e dellUmbria da una parte, dette di prima ricupera (caratterizzate da una drastica politica di eliminazione della legislazione napoleonica perseguita dal cardinale Agostino Rivarola), e quelle delle Marche e della Romagna dallaltra, dette di seconda ricupera(nelle quali il cardinale Ercole Consalvi lasci in vigore molte norme del regime francese): le provincie di prima ricupera risultavano meno trasformate dalloccupazione napoleonica, durata solo tra il 1809-1814, rispetto alle altre che erano state governate dai francesi per un ventennio e aventi un sistema istituzionale pi moderno. Per realizzare lunificazione normativa di questo territorio fu emanato il mutuoproprio del 6 luglio 1816: questo rifletteva lorientamento politico del segretario di Stato, favorevole ad un riformismo moderato finalizzato ad eliminare le principali disfunzioni dellordinamento, senza incidere sulla sua natura teocratica e assolutistica. In base al mutuoproprio il territorio fu diviso in 17 71

delegazioni indipendenti tra loro e rette da ecclesiastici, le pi importanti delle quali prendevano il nome di Legazioni ed erano affidate a cardinali. Legati e delegati costituivano il vertice politico, amministrativo e giudiziario delle loro circoscrizioni ed erano coadivati da due assessori e da una congregazione di nomina pontificia. Le delegazioni erano ripartite in governi, con a capo governatori nominati dal papa e investiti di funzioni amministrative e giudiziarie, e in comuni. I comuni erano rappresentati da un consiglio con numero variabile di membri e lesecutivo 8magistratura) era formato da un gonfaloniere e vari anziani. La citt di Roma era completamente sottratta al nuovo ordinamento: le magistrature comunali erano infatti costituite essenzialmente dalla camera capitolina e dal senato, organo monocratico e vitalizio con funzioni giurisdizionali civili e penali sui cittadini laici di Roma. Per quanto riguarda lorganizzazione giudiziaria il mutuo proprio del 1816 manteneva una commistione tra funzioni amministrative e giudiziarie e nonostante la soppressione dei tribunali privilegiati lasci sopravvivere numerosi organi giudicanti speciali. Secondo il nuovo sistema, le cause minori in materia civile e criminale erano affidate ai governatori e agli assessori, le cause maggiori ai tribunali collegiali civili e criminali, dislocati nei capoluoghi di delegazione, gli appelli si svolgevano davanti ad apposite costi situate a Bologna, Macerata e Roma, e funzione analoga a quella della Corte di Cassazione fu attribuita al tribunale della segnatura. Le riforme del Consalvi furono avversate duramente dal successore di Pio VII, Leone XII, il quale con il mutuo proprio del 1824 tent di restituire alla nobilt le prerogative giurisdizionali perdute, ma questa iniziativa fall proprio per lo scarso interesse manifestato dagli interessati. La riforma dei comuni previde invece che ai nobili doveva essere riservata la dignit di gonfaloniere e la met delle cariche del consiglio comunale, che sarebbero diventate ereditarie dopo la prima nomina. Nellordinamento giudiziario il principio di collegialit venne soppresso nella prima istanza ed in parte anche in appello, mentre per quanto riguarda la competenza delle curie ecclesiastiche fu estesa anche alle controversie tra laici, mentre la lingua ufficiale dei processi torn ad essere il latino. IL TENTATIVO COSTITUZIONALE DEL 1813 E LE RIFORME DI GREGORIO XVI Il malcontento per il carattere repressivo della politica pontificia caus la sollevazione di Bologna e di altre citt umbre e marchigiane che proclamarono la decadenza del potere temporale, si riunirono nel Governo delle provincie unite italiane e votarono uno statuto provvisorio (che dur solo pochi giorni). La situazione dello stato pontificio dest la preoccupazione delle maggiori potenze europee che presentarono al nuovo papa Gregorio XVI un Memorandum per sollecitare la ristrutturazione del suo territorio secondo la formula della monarchia consultiva. Dopo la parentesi reazionaria di Leone XII si torn verso limpostazione del mutuo proprio del 1816, con una serie di interventi che incisero su tutti i settori della vita pubblica. Con il chirografo del febbraio 1833 concernente lamministrazione centrale, venne suddivisa la segreteria di stato in due parti, una competente sugli affari essteri, la polizia,la censura, e laltra competente per gli affari interni; Lamministrazione locale fu riordinata mediante un editto del luglio 1831, secondo il quale il territorio continuava ad essere suddiviso in legazioni, delegazioni e governi, ma veniva ridotta la confusione tra funzioni esecutive e giudiziarie sottraendo il delegato dalla presidenza del tribunale criminale. Inoltre le delegazioni furono rese enti con rilevanza giuridica distinta da quella del delegato mediante listituzione di un apparato proprio, composto dal consiglio provinciale, organo rappresentativo, e dalla commissione amministrativa, organo esecutivo eletto annualmente dal primo. 72

Nei comuni un importante novit fu lattribuzione delle funzioni di controllo, ripartizione delle imposte ed esame dei bilanci comunali ai consigli provinciali, esautorando di fatto la congregazione di buongoverno, finch fu soppressa nel 1847. Per quanto riguarda lordinamento giudiziario, lo schema organizzativo rest sostanzialmente quello del mutuo proprio del 1816, ma sono individuabili degli elementi di progresso: la presidenza del tribunale criminale affidata ad un giudice anzich ad un delegato; decisa riduzione delle giurisdizioni particolari, soprattutto a Roma;la istituzione di nuovi tribunali provinciali; abolizione delle sportule. Inoltre nel regolamento del novembre 1834 fu sancita lincompetenza del giudice ordinario sulle controversie di natura amministrativa, mentre nelleditto del luglio 1835 si dett una disciplina organica della giurisdizione amministrativa: le controversie concernenti questioni dei interesse locale furono attribuite, in prima e seconda istanza rispettivamente, alle congregazioni governative e al legato; le materie pi generali alla congregazione camerale, e alla congregazione di revisione; era prevista una terza istanza presso un consiglio supremo. LE RIFORME DI PIO IX E LO STATUTO DEL 1848 Lascesa al soglio pontificio di Pio IX fu accompagnato da grandi aspettative di rinnovamento dal parte del popolo, la pressione del quale port a concedere qualche riforma. Con il mutuo proprio del giugno 1847 venne creato un vero e proprio consiglio dei ministri formato da alti prelati e presieduto dal segretario di Stato; nel dicembre successivo furono istituiti nove dicasteri, con la definitiva affermazione della responsabilit dei ministri, che dimostrava lintento innovatore. Con il mutuoproprio del ottobre dello stesso anno fu istituita una consulta di stato; le sue funzioni erano eminentemente consultive ma il mutuo proprio le attribuiva, anche se non esplicitamente, funzioni di controllo circa la legittimit delle spese, con la facolt di pronunciare delle vere e proprie sentenze in materia. Nel maggio 1848 esso fu soppresso e sostituito dal Consiglio di Stato previsto nello statuto, sebbene lattivit della consulta risult dinamica ed incisiva in campi di rilievo come lamministrazione comunale e provinciale, la costruzione della rete ferroviaria, la normativa elettorale. Molto importante fu inoltre la riforma dellorganizzazione comunale di Roma, attuata con il mutuo proprio dellottobre 1847, che per la prima volta equiparava la capitale alle altre citt dello stato dotandola di un consiglio e di una magistratura; lorgano rappresentativo era formato da 100 membri, tratti dal ceto dei possidenti, dei pubblici funzionari e dai corpi ecclesiastici. Lesecutivo era composto da otto consiglieri nominati dal consiglio, ed un senatore nominato dal papa. Sotto la pressione popolare, soddisfatta delle novit introdotte ma desiderosa di riforme ancora pi radicali, port Pio IX a nominare nel febbraio 1848 una commissione di ecclesiastici per elaborare un progetto di costituzione che fu realizzato e pubblicato nel marzo 1848. Tale statuto presentava delle peculiarit derivanti dalla natura dello stato pontificio, e nel suo (ampio) proemio si preoccupava di eliminare ogni carattere rivoluzionario attraverso la valorizzazione della continuit delle istituzioni. Nellordinamento dello stato era previsto un organo rappresentativo formato da un alto consiglio vitalizio avente un numero illimitato di membri nominati dal papa, e da un consiglio dei deputati eletto su base censita ria; tuttavia lazione del parlamento pontificio risultava fortemente limitata da un lato da un senato di cardinali, il cui parere veniva sempre sentito dal papa prima di sanzionare le leggi gi approvate dal parlamento; dallaltro da norme previste dallo statuto stesso che limitavano fortemente lambito di manovra dei deputati, limitandolo circa la proposizione di leggi riguardanti gli affari ecclesiastici, le relazioni politico-religiose con la S.Sede. 73

LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ROMANA ED IL RITORNO ALLASSOLUTISMO Lo statuto non soddisfece i liberali ed il clima politico degener fino a culminare con lassassinio del ministro delle finanze Pellegrino Rossi, inducendo Pio IX a fuggire a Gaeta. A Roma lassemblea costituente nominata dalla giunta di Stato che aveva assunto i poteri di governo, dichiar decaduto il potere temporale e proclam la Repubblica (8 febbraio 1849), procedendo alla elaborazione di una nuova costituzione, promulgata nel luglio dello stesso anno. Essa si ispirava a idealit democratiche ed egualitarie, come emergeva dalla enunciazione di principi come la sovranit popolare, leguaglianza tra i cittadini, la libert personale, di pensiero e di associazione, labolizione della pena di morte. La struttura istituzionale rifletteva questa impostazione: Lorgano rappresentativo era costituito da un parlamento monocamerale eletto a suffragio universale e lesecutivo era formato da un consolato di tre membri formato eletto dallassemblea rappresentativa; la magistratura era indipendente ed inamovibile ed era previsto un consiglio di Stato con compiti strettamente amministrativi; le modifiche della costituzione potevano effettuarsi solo tramite un procedimento particolare. Pio IX torn a Roma nellaprile del 1850 e dispose che fossero annullate, da parte della commissione governativa nominata per governare in sua assenza, tutte le norme emanate dopo il novembre 1848. Nellamministrazione centrale, tra il 1850-53, i ministeri vennero ridotti a 5 e poi a 4, gli affari esteri vennero nuovamente affidati al segretario di Stato che era anche presidente del consiglio dei ministri e del consiglio di stato. Questultimo in particolare venne riorganizzato secondo uno schema che prevedeva la sua divisione in membri ordinari e straordinari di nomina sovrana senza rappresentanza delle provincie. Fu istituita una consulta di stato competente per lesame e la revisione dei bilanci e dei conti dello stato, unitamente a funzioni consultive relative ai tributi, al regime doganale, alla promozione delleconomia. Lamministrazione locale fu ristrutturata con leditto del cardinale Giacomo Antonelli del 1850, il quale istitu un rapporto gerarchico tra legazioni e delegazioni, ottenuto dividendo il territorio i 4 grandi legazioni, comprendenti ciascuna pi delegazioni provincie. Vediamo come le delegazioni divennero una sorta di organismi regionali ai quali era preposto un cardinale legato, di nomina pontificia, assistito da una consiglio di legazione. Ma le novit maggiori delleditto Antonelli sono riscontrabili nellassetto dei comuni, dove la nomina dei consiglieri divenne elettiva e non pi affidata al sovrano, sebbene il corpo elettorale fosse abbastanza ristretto essendo formato da cittadini tratti dai ceti pi abbienti. Furono inoltre ridotti i poteri del comune di Roma, dove da un lato fu ridotto il numero dei membri del consiglio, e mediante lo spostamento al governo di alcune attribuzioni affidate al comune (istruzione, beneficienza, sanit, stato civile). LA CODIFICAZIONE La consapevolezza del carattere obsoleto della legislazione costituita dal mutuo proprio del 1816, e lurgenza di una riforma globale della legislazione medesima, emergeva dalla istituzione prevista nel mutuo proprio stesso, di tre commissioni deputate alla compilazione di una codificazione sostitutiva di quella francese. La commissione presieduta da Vincenzo Bartolucci port a termine nel 1818 un progetto di codice civile, tuttavia non fu mai applicato poich in esso era prevista la separazione del diritto canonico dal civile, e ci non appariva accettabile in un ordinamento in cui tali sfere ancora erano fortemente intrecciate.

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Pio IX manifest un impulso alla riforma, che venne interrotto dalla rivoluzione; il nuovo governo eman le disposizioni di legge civile (1849), compilate soprattutto dal giurista Carlo Armellini , nelle quali furono affrontati i problemi pi urgenti e furono decretati: la competa abolizione dei fedecommessi, la semplificazione delle norme sulle ipoteche (tale settore era regolato fino a quel momento sulla base della normativa francese), la separazione del diritto canonico dal diritto civile, la parit successoria delle donne, che comunque restavano soggette allautorizzazione maritale; ma soprattutto labolizione della manomorta, lincameramento dei beni ecclesiastici, labolizione dei privilegi del clero, ma con il ritorno di Pio IX fu ripristinato lassetto precedente, ed i progetti di codificazione successivi non giunsero mai a compimento, cosicch lo stato pontificio rest privo di un codice civile. Per quanto riguarda il diritto commerciale, lurgenza di provvedere in tale materia indusse alla pubblicazione di un regolamento provvisorio che riproduceva quasi letteralmente la legislazione napoleonica; esso rest in vigore fino alla decadenza del potere temporale, in quanto i progetti elaborati successivamente non furono mai sanzionati. Per quanto riguarda il diritto processuale civile, furono raggiunti risultati migliori: gi nel 1817 Pio VII promulg un codice che sostituiva la prassi dellantico regime tornata in vigore dopo labolizione del sistema napoleonico. Linfluenza di questultimo emergeva soprattutto negli aspetti formali del testo, mentre nel contenuto prevaleva il retaggio della tradizione, dovuto in gran parte alla sopravvivenza delle pluralit delle antiche magistrature. Questo codice fu ritoccato dal regolamento del novembre 1834 dove, accanto al permanere della pluralit delle magistrature, vi erano diversi aspetti positivi, come il superamento del metodo istruttorio francese, caratterizzato da un lungo scambio di scritti senza la partecipazione del giudice, e limportanza attribuita alla prima udienza in cui venivano definite difese e deduzioni. Si otteneva una riduzione delle spese e delle lungaggini del sistema napoleonico, cosicch questo codice giudicato degno di nota, sia per aver razionalizzato il sistema, sia per aver migliorato il modello francese. In diritto penale, Pio VII si limit a provvedimenti finalizzati soprattutto a far fronte alle esigenze di ordine pubblico, mentre Leone XII rese pi dura la repressione, ripristinando persino pene infamanti ormai scomparse. Un progresso fu il Regolamento sui delitti e sulle pene nel quale erano contemplati solo i delitti (niente pi tripartizione napoleonica)e le contravvenzioni erano demandate a leggi speciali e sottoposte allautorit della polizia. Nella parte generale mancavano elementi importanti come lenunciazione del principio di legalit e la definizione dellelemento oggettivo e soggettivo del reato e ne risultava incerta la nozione di dolo e colpa, mentre le circostanze erano previste in una enumerazione disorganica, non trovando una sistemazione dottrinale adeguata. Nella parte speciale, eccessivamente casistica, la descrizione delle fattispecie era piuttosto incerta, e lattenzione era focalizzata sulle pene, nellapplicare le quali il giudice era limitato dalla graduazione in base alla gravit del reato. La determinazione di questultima era condizionata dalla particolare natura dellordinamento: erano perseguiti con molta severit i delitti contro la religione, quelli di lesa maest, di associazione segreta, ma riscontrabile una mitigazione delle sanzioni rispetto al passato. Il procedimento penale venne disciplinato nel 1832 con il Regolamento organico di procedura criminale: in esso da una parte permaneva la frammentariet delle magistrature, venivano confermati i privilegi dei fori e le immunit ecclesiastiche, si escludeva inoltre la pubblicit del dibattimento dei casi di maggiore gravit, dallaltra venivano posti limiti precisi a garanzia dei diritti dellimputato e si affermava il principio del libero convincimento del giudice. Il processo iniziava a seguito della denuncia di privati o per iniziativa del procuratore fiscale; listruttoria si svolgeva sotto la direzione del giudice processante e si concludeva con la 75

pubblicazione degli atti per consentire allimputato di conoscere le prove a suo carico,e solo a questo punto di nominare un avvocato. La fase dibattimentale si svolgeva davanti ad un organo collegiale, che decideva a maggioranza di voti, formulando una sentenza motivata. Lappello era previsto solo per le cause relative ai delitti minori e a quelli capitali; gli altri giudizi si risolvevano in ununica istanza, ma era possibile il rimedio della revisione, attraverso la quale si poteva ottenere lannullamento della sentenza per violazione delle forme sostanziali, falsa applicazione della legge penale, eccesso di potere. VI. LA REPUBBLICA DI SAN MARINO

Gli storici ricollegano la decisione del congresso di Vienna di riconoscere lindipendenza di questo stato alla politica del reggente Antonio Onofri, che aveva rifiutato gli ingrandimenti territoriali offerti da Napoleone, evitando motivi di annessione ai domini pontifici. Durante lottocento la Repubblica mantenne sostanzialmente invariato lordinamento apportando solo qualche modifica per rendere pi razionale ed efficiente il sistema. Si port a 3 il numero dei segretari di Stato, affidando loro la trattazione degli affari interni, esteri, finanziari; si cre un congresso economico per compilare il bilancio preventivo e autorizzare le spese, ed una commissione di bilancio per controllare le entrate e le uscite pubbliche; furono istituiti degli organi collegiali per presiedere ai vari settori amministrativi quali la pubblica istruzione, la sanit, la beneficienza. Dal punto di vista della organizzazione giudiziaria, il sistema era cos suddiviso: vi era un giudice conciliatore che aveva il compito di conciliare le cause civili e le cause minori con sentenze appellabili presso i capitani reggenti e tre magistrati forestieri: il commissario della legge, incaricato di decidere in prima istanza delle cause civili e istruire le penali; un giudice penale di prima istanza; un giudice dappello competente in prima istanza per le questioni penali e in seconda per le civili; il giudizio di terza istanza spettava al consiglio dei dodici. Grazie alla sua neutralit il territorio di S. Marino offr asilo sicuro ai fuggiaschi dei moti del 1820-21, del 1830-31, del 1848, tra i quali Giuseppe Garibaldi. Lunificazione della penisola segn una svolta importante nei rapporti internazionali della repubblica, ponendo fine inoltre alle tensioni con lo Stato Pontificio. Nel 1862 fu conclusa una Convenzione di buon vicinato e amicizia con il Regno dItalia, che costitu la base di successivi accordi in materie particolari. Un profondo cambiamento dellassetto istituzionale si verific nel 1906 quando larengo generale dei capifamiglia decise di rendere elettivo il gran consiglio principe e sovrano, e di abolire sia la distinzione cetuale tra i suoi membri, sia la durata vitalizia della loro carica; lelettorato fu esteso nel 1909 a tutti i cittadini maschi maggiorenni. Per quanto riguarda le fonti normative, rimasero in vigore gli antichi statuti, ma con il tempo si rese necessario procedere a modificazioni ed integrazioni. Un risultato apprezzabile fu il codice penale del 1865, sia per le sue caratteristiche formali, sia per essere adeguato alla dottrina pi avanzata, in particolare per labolizione della pena di morte che in quel periodo era ancora prevista nel Regno dItlia. Non fu emanato il codice civile il cui progetto non fu mai attuato sicch rimase in vigore il diritto statuario integrato da quello comune.

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VII.

IL REGNO DELLE DUE SICILIE

Gli organi centrali La Restaurazione nel Mezzogiorno fu caratterizzata da una continuit con il regime napoleonico che non aveva riscontro negli altri stati italiani. Il mantenimento di quasi tutte le istituzioni e i funzionari del periodo murattiano, assicurato dagli editti emanati da Ferdinando IV di Borbone nel maggio 1815, deriv sia dagli impegni assunti con le altre potenze europee, sia con la impossibilit di un ritorno al passato dovuto allirreversibile miglioramento prodottosi nella societ napoletana. Con la legge dell8 dicembre 1816 si super la secolare differenziazione tra i domini al di qua e al di l del Faro, proclamando lunificazione di tutto il territorio del Regno delle due Sicilie e attribuiva al re il titolo di Ferdinando I. In particolare il monarca era investito di tutti i poteri (e della sovranit per diritto divino); nellesercizio del potere esecutivo era coadiuvato da ministri, nominati e revocati discrezionalmente da lui: nel 1817 il numero di essi fu fissato a sette. Nelle funzioni legislative e amministrative il re era assistito da un Consiglio di Stato ordinario, organismo di origine settecentesca, che costituiva una sorta di consiglio dei ministri allargato (per controbilanciare i poteri dei ministri stessi, questorgano era il fulcro del sistema) nel quale venivano discussi gli affari pi importanti sottoposti ai ministeri. Per i compiti consultivi fu creato un supremo consiglio di cancelleria di nomina regia (1816), che rest sempre uno strumento dellassolutismo monarchico in quanto la formazione dei suoi pareri era subordinata ad unapposita richiesta del re. Fu istituita nel 1817 la gran corte dei conti, suddivisa in tre camere delle quali le prime due effettuavano un controllo contabile sulle amministrazioni statali, provinciali e comunali, la terza giudicava in seconda istanza le sentenze dei consigli di intendenza e di prima istanza in alcune materie amministrative. Lamministrazione locale La legge del 1816, seguendo largamente il modello napoleonico, suddivise il paese in provincie, distretti e comuni. La provincia era retta da un intendente di nomina regia e posto alle dirette dipendenze del ministro dellinterno, e deteneva le attribuzioni di rappresentante del governo e di capo dellamministrazione locale. Lintendente poteva essere sostituito dal Segretario generale che, dopo di lui, rappresentava la maggiore carica della provincia ed era coadiuvato da un consiglio di intendenza, investito di funzioni di consulente tecnico e giudice ordinario del contenzioso amministrativo. Lorgano rappresentativo della provincia era il consiglio provinciale, composto da un presidente e da membri scelti dal sovrano tra i proprietari abbienti: in realt i compiti di questo collegio erano limitati allesame delle spese facoltative e delle entrate relative. Vi era poi il distretto, organo intermedio tra la provincia e il comune, retto da un sottointendente di nomina regia che dipendeva dallintendente e ne esercitava le stesse funzioni nellambito assegnatogli. Lorganizzazione dei comuni era caratterizzata dalla presenza del decurionato, consiglio nominato da re nei centri, classificati di prima e seconda classe in base alla popolazione e alle rendite, e dallintendente nei centri di terza classe. Il decurionato aveva funzioni importanti ed estese nellamministrazione cittadina, formulando deliberazioni in materia di contratti, contribuzioni, bilanci e nominando direttamente gli impiegati comunali, sempre previa approvazione dellintendente. Esso inoltre proponeva allintendente tre 77

nomi di soggetti scelti allinterno dello stesso per la carica di sindaco: questo era allo stesso tempo rappresentante del governo e organo esecutivo del comune, ed era coadiuvato da due eletti, uno dei quali svolgeva i compiti di polizia urbana e rurale, ma soprattutto le funzioni di pubblico ministero negli affari correzionali, e il secondo aveva funzioni di supplenza. Nella citt di Napoli questo schema organizzativo subiva delle variazioni poich il centro istituzionale era un corpo di citt, formato dal sindaco e dodici eletti, corrispondenti alle sezioni in cui era suddiviso il territorio della capitale, e nelle quali essi esercitavano le funzioni di sindaco; analogo era lassetto di Palermo in cui il corpo di citt era denominato senato. Lordinamento giudiziario e la giustizia amministrativa Nel maggio 1817 fu emanata una legge che tendeva sostanzialmente a rendere autonoma la magistratura, mediante labolizione di tutti i tribunali speciali e la garanzia della libert e propriet individuali. La principale differenza rispetto al sistema francese, mantenuto in vigore fino ad allora, fu la sostituzione del giudice di pace con due magistrati: il conciliatore, con competenza limitata al comune e funzioni arbitrali per le questioni minori, e il giudice del circondario, con competenza pi ampia sia avuto riguardo al territorio sia al valore della controversia. In ogni provincia fu istituito un tribunale civile, uno commerciale ed una gran corte criminale, tutti collegiali, le sentenze dei quali potevano essere impugnate, in materia civile, presso le gran corti civili a Napoli, lAquila, Trani e Catanzaro, mentre in materia penale era consentito il solo ricorso presso la corte suprema di giustizia di Napoli e Palermo, che riproduceva le competenze della cassazione francese. Questa struttura realizzava un decentramento dellautorit giudiziaria che nellantico regime si era concentrata nei grandi tribunali della capitale, i quali avevano la prerogativa di far passare in giudicato la sentenza solo in caso di doppia conforme; con il nuovo sistema la cosa giudicata si formava gi con la decisione della corte dappello e alla corte suprema spettava solo,eventualmente, di cassare la sentenza impugnata. Nellambito del contenzioso amministrativo lassetto napoleonico fu perfezionato con le leggi del marzo 1817, le quali precisarono quali erano gli organi giudicanti, le materie dei conflitti e la procedura: in particolare furono distinte nettamente la magistratura ordinaria e quella amministrativa, attribuendo a questultima tutte le controversie attinenti alla pubblica amministrazione. Lappello contro queste sentenze era attribuito alla gran corte dei conti, che giudicava anche in primo grado per alcune materie importanti, con decisioni impugnabili presso la consulta generale del Regno. Sanit, beneficienza, istruzione. I rapporti con la chiesa. Furono raggiunti dei risultati apprezzabili nella riorganizzazione dei servizi sociali: a Napoli e a Palermo furono istituiti un magistrato e una sovraintendenza generale da cui dipendevano le deputazioni comunali e gli ufficiali locali. Per le opere pie si mantenne in parte il sistema francese riordinando la materia con delle leggi del 1820: in ogni provincia fu istituito un consiglio degli ospizi con il compito di sorvegliare gli istituti di beneficienza laici attraverso lesame del loro bilancio. Del campo dellistruzione fu emanato un codice della pubblica istruzione nel 1816 contenente una serie di regolamenti e di istituti che regolavano i programmi di studio, lorganizzazione, il funzionamento dei corsi. La riforma organica presentata da Ferdinando II nel 1837 non trov attuazione pratica poich linfluenza della Chiesa rest dominante soprattutto nei licei, affidati agli ordini religiosi. Listituzione nel 1847 di un 78

ministero della pubblica istruzione dimostra limportanza attribuita al settore, sebbene non si riusc a varare un piano organico di ristrutturazione del settore. Labilit di Luigi De Medici emerge soprattutto nel settore dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, dove limpostazione cesaropapista del 700 fu sostituita da un giurisdizionalismo laico di impronta napoleonica. In base al concordato concluso nel 1818 la S. Sede riconobbe le alienazioni dei beni ecclesiastici effettuate nel decennio francese, la prerogativa del re di nominare i vescovi, lautorizzazione del giuramento di fedelt al re da parte dei prelati; lo stato conserv la direzione dellistruzione pubblica, mantenne listituto dellexequatur e ridusse la giurisdizione delle autorit religiose alle cause riguardanti la materia strettamente ecclesiastica. Lassetto della Sicilia Lesempio di organicit e progresso costituito dallapparato statale borbonico trov delle difficolt nella sua applicazione in Sicilia, tale da impedire una perfetta uniformit del territorio: ci poich nellisola erano sconosciute le istituzioni francesi, dalle quali discendevano invece quelle napoletane, e la costituzione del 1812 aveva rafforzato lautonomismo senza abrogare la feudalit. La proclamazione dellunit del Regno (dicembre1816) fu seguita da una legge che tendeva a salvaguardare i diritti dei siciliani: ad essi era riservata la maggior parte delle cariche dellisola e un quarto di quelle del Regno; istituiva una luogotenenza di Sicilia retta da un principe reale o altro personaggio eminente, coadiuvato da pi direttori posti a capo di ministeri o segreterie di Stato locali; affidava lamministrazione della giustizia ai magistrati siciliani. Una serie di provvedimenti successivi poi tent di estendere le varie istituzioni borboniche allisola (1818): la reale segreteria e ministero di Stato; la sostituzione dellordinamento giudiziario locale con quello napoletano; la suddivisione del territorio in circoscrizioni, mantenendo le province denominate valli. Tuttavia la tenace resistenza dei siciliani cre molto difficile lapplicazione delle riforme borboniche: cos non fu possibile istituire i consigli di intendenza necessari a creare un funzionamento corretto del contenzioso amministrativo, e lordinamento giudiziario precipit in confusione a causa della improvvisa sostituzione di un sistema secolare con lintroduzione di impostazioni e metodi estranei; n fu abolito il sistema feudale in modo coerente poich i maggioraschi e fedecommessi furono mantenuti per le famiglie iscritte nei registri della nobilt. La Costituzione del 1820 e le riforme successive Luigi De Medici instaur, nel quinquennio dopo la Restaurazione, un modello di stato amministrativo che suscit malcontento sia della popolazione siciliana avversa allaccentramento, sia dei fautori di un regime di tipo rappresentativo numerosi negli ambienti militari, i quali dettero vita ad una insurrezione allinizio del luglio 1820, sullonda della vittoriosa sollevazione spagnola, reclamando la promulgazione della Costituzione Cadice del 1812. Gi nel luglio Ferdinando I nomin il figlio Francesco vicario del Regno, attribuendogli pieni poteri e questi annunci immediatamente ladozione della costituzione, salvo modifiche apportate dal parlamento, creando una commissione per la sua traduzione dalla lingua spagnola allitaliano. Fu formato un nuovo governo composto da elementi ex murattiani e una giunta che di fatto anticip le funzioni parlamentari, assumendo spesso il ruolo di corpo politico. La costituzione aveva una impronta fortemente democratica in quanto conferiva al parlamento un ruolo predominante e limitava decisamente i poteri regi; enunciava i principi fondamentali della sovranit popolare, della indipendenza della nazione, della divisione dei poteri, del fine eudemonistico dello stato, prevedeva tuttavia lesclusione delle religioni diverse dalla cattolica. 79

Il parlamento era monocamerale ed eletto con un sistema di triplice grado: parrocchiale, circondariale e provinciale; si rinnovava ogni biennio ma non aveva carattere permanente; le sue attribuzioni erano molto vaste: oltre a presentare, discutere e approvare progetti di legge, esso aveva importanti funzioni attinenti la successione del re e la reggenza, nella ratifica di trattati di alleanza e di commercio, nella determinazione delle spese e organizzazione della pubblica amministrazione, delle imposte. Lesecutivo era sottoposto al controllo del legislativo: il re non poteva impedire la convocazione del parlamento, n sospenderlo o scioglierlo, gli era vietato alienare o trasferire territori del Regno, concedere privilegi, privare della libert e propriet i cittadini. Il Consiglio di Stato era un organo a carattere essenzialmente tecnico amministrativo; la magistratura godeva della inamovibilit della carica, ma i giudici erano personalmente responsabili verso i cittadini di eventuali errori, della corruzione e abuso di potere. Lultimo titolo era dedicato al lungo e complicato procedimento per modificare la costituzione, la quale era dunque di tipo rigido. Tuttavia la durata di tale regime fu breve: Ferdinando I, autorizzato dal parlamento ad intervenire nel congresso di Lubiana del dicembre 1820per difendere la costituzione davanti alle potenze europee, la sconfess e chiese lintervento dellAustria, le cui truppe entrarono a Napoli nel febbraio 1821, segnando la fine dellesperienza rivoluzionaria e dando vita ad una dura reazione da guidata dal Canosa, di nuovo a capo della polizia. Una evoluzione rispetto allassetto del quinquennio si profil con il decreto del maggio 1821, il quale prevedeva: Il consiglio di stato, lungi dal configurare un organo autonomo, continu a dipendere dallesecutivo, tanto che di esso facevano parte i ministri e altri membri scelti dal re in numero indeterminato; Una evoluzione pu riscontrarsi nella organizzazione del consiglio dei ministri con la creazione di un ministero della presidenza del consiglio, cui furono affidate le attribuzione della soppressa cancelleria generale, nonch il coordinamento dei diversi ministeri, ed il presidente di esso era destinatario degli ordini inviati dal re. La funzione principale di esso fu comunque quella di preparare gli affari che dovevano poi essere presentati in consiglio di stato per la risoluzione sovrana. Prevedeva inoltre la creazione di due consulte, una a Napoli ed una a Palermo, i cui membri scelti dal sovrano tra le pi elevate categorie di censo e delle cariche pubbliche, si sarebbero dovuti riunire in commissioni tecniche per esaminare le proposte di legge; tale piano non fu mai realizzato. Con la legge del giugno 1824 si ebbe al contrario una svolta in senso accentratore da parte di Luigi De Medici: fu istituita una consulta generale del Regno con sede a Napoli, divisa in due sezioni di Napoli e di Sicilia, che trattavano separatamente le questioni concernenti il territorio siciliano e quello del continente, mentre gli affari comuni venivano discussi in una consulta generale. Le materie di competenza di questo organismo erano molto vaste e varie, e ad esse si aggiungeva il compito di formulare pareri sui conflitti di giurisdizione, tuttavia essa non aveva unautonoma iniziativa poich tutti gli argomenti di discussione erano proposti dal sovrano su richiesta del ministro, affidando alla consulta un ruolo meramente tecnico e subordinato allesecutivo, in linea con la concezione di Stato amministrativo. Un passo avanti verso lautonomia siciliana si prospett con lavvento di Ferdinando II al trono, il quale istitu una consulta generale da interpellarsi su qualunque decisione amministrativa con sede a Palermo (1831) e ripristin il ministro degli affari di Sicilia a Napoli. Tuttavia le rivolte del 1837 provocarono un ritorno al centralismo con labolizione del ministero suddetto e la separazione degli impieghi, che comport il trasferimento di molti funzionari dallisola al continente e viceversa. In questo modo il problema del 80

separatismo si aggrav contribuendo alla crisi dello Stato: non a casa la rivoluzione del 1848 inizi a Palermo e nonostante i tentativi di bloccarla da parte dello Stato, essa si propag rapidamente. Lesperienza costituzionale del 1848-49 Ferdinando II, anche con lobiettivo di mettere in difficolt Pio IX e Carlo Alberto ai quali attribuiva la responsabilit di aver scatenato il movimento liberale in Italia, si impegn a concedere la costituzione gi nel gennaio 1848, incaricando il liberale Polo Bozzelli, ministro dellinterno, di compilare un nuovo testo che fu promulgato nel febbraio 1848. Esso si rifaceva alla costituzione francese del 1830 e allo statuto albertino: Il potere legislativo era affidato ad un parlamento formato da una camera dei pari con numero illimitato di membri vitalizi nominati dal re ed una camera dei deputati la cui elezione su base censitaria fu regolata da unapposita legge successiva. Il potere esecutivo spettava al re e, secondo lo schema del regime costituzionale puro, i ministri erano responsabili solo di fronte a lui con iniziativa dello stato di accusa da parte della camera dei deputati, e giudicati dal senato costituito in alta corte di giustizia per i reati di alto tradimento e attentato alla sicurezza dello stato. Il potere giudiziario era affidato alla magistratura, indipendente ed inamovibile, mentre manca una indicazione di un procedimento speciale per la modifica della costituzione, che dunque di tipo flessibile. Essa fu respinta in Sicilia dal comitato provvisorio presieduto da Ruggero Settimo, che convoc un parlamento generale formato secondo i criteri della costituzione del 1812, con il compito di aggiornare questultima. Il 10 luglio 1848 venne pubblicato lo statuto fondamentale del Regno di Sicilia che dichiarava decaduta la dinastia borbonica e offriva il trono al secondogenito di Carlo Alberto, il quale rifiut. Il regime configurato aveva un carattere democratico, ma dur solo un anno tra disordini ed incertezze; invece non ebbe alcuna applicazione latto costituzionale di Gaeta, emanato da Ferdinando II nel febbraio del 1849 con lintento di ricondurre la Sicilia allobbedienza; il rifiuto di queste concessioni provoc nel maggio dello stesso anno lintervento militare borbonico, che travolse questa esperienza costituzionale siciliana mentre quella napoletana si era gi esaurita a marzo con lo scioglimento delle camere. La codificazione La continuazione tra la legislazione napoleonica e fonti normative del periodo della Restaurazione dovuta soprattutto allopera del ministro della giustizia Donato Tommasi, il quale promosse la formazione di una codificazione napoletana contro le forze conservatrici che premevano per un ritorno al diritto comune. Fu nominata una commissione nel 1815 con lincarico di compilare i nuovi codici, formata da elementi murattiani molto legati al modello francese, ricalcato ampiamente nel Codice per lo Regno delle due Sicilie entrato in vigore il primo settembre 1819 e suddiviso in cinque parti: leggi civili, leggi penali, leggi di procedura nei giudizi civili, leggi di procedura nei giudizi penali, leggi di eccezione per gli affari di commercio. Il codice civile napoletano riproduceva la sistematica del codice napoleonico, ma presentava importanti differenze rispetto a questo, in particolare in materia di diritto di famiglia. Per la celebrazione del matrimonio si torn al rito canonico, previa promessa innanzi agli ufficiali di stato civile, il divorzio venne abolito prevedendo solo la separazione personale con la perdita dei beni dotali e lobbligo di sostentamento per la moglie a carico del marito che avesse mantenuto 81

pubblicamente una concubina. Dal codice napoleone fu ripreso anche listituto dellautorizzazione maritale, mentre fu ampliata la patria potest, protraendola oltre la maggiore et e attribuendo al padre la disponibilit dei beni del figlio, nonch la facolt di diseredarlo. In campo successorio fu accolto il principio della parit dei sessi abolito nel 1816m ma in materia di sostituzioni furono ammessi anche i maggioraschi. Per contro, non erano riscontrabili particolari differenze con il codice francese nella parte relativa ai contratti e alle obbligazioni; Il codice di procedura civile aderiva molto strettamente al modello francese, salvo modifiche limitate con riferimento ai casi di minore importanza, affidate ai conciliatori ed ai giudici di circondario anzich ai giudici di pace. In questo erano riprodotte leccessiva prolissit, la prevalenza della forma scritta, la macchinosa disciplina delle prove; nonostante questo inconveniente, tale sistema consisteva comunque in un netto miglioramento rispetto a quello dellantico regime. Il codice penale risultava invece pi evoluto rispetto al modello napoleonico. La parte generale ra poco estesa ma ben formulata: essa riportava la caratteristica distinzione francese in crimini, delitti e contravvenzioni, alla quale corrispondeva quella di pene criminali, correzionali e di polizia. Erano specificate le modalit di passaggio da una sanzione allaltra, evitando arbitri in materia, era stabilita la presunzione assoluta di non imputabilit per i minori di nove anni, e tra i nove e i quattordici non vi era presunzione di non imputabilit ma la sua valutazione era demandata al giudice. Fu accolta la teoria di Romagnosi nella distinzione tra delitto tentato e mancato, con gradazione delle sanzioni relative. La parte speciale appariva invece pi arretrata: linfluenza del codice francese si rifletteva soprattutto nella dura repressione dei reati politici e nellindulgenza nei confronti degli abusi da parte dei pubblici ufficiali, mentre il retaggio del passato emergeva dalla dura sanzione dei delitti contro la religione e nel largo uso della pena di morte che poteva essere aggravata, per esempio pubblico, con un apparato esteriore finalizzato ad impressionare i presenti. La normativa del processo penale seguiva quella francese rispetto alla quale stata giudicata migliore per la semplicit e chiarezza delle disposizioni di alcune parti. Le indagini erano svolte dalla polizia giudiziaria sotto il controllo del procuratore generale presso la gran corte criminale, formata da vari ufficiali, mentre per i misfatti le funzioni erano svolte dai giudici del circondario e dai giudici di istruzione. Conclusa la fase istruttoria il procuratore formulava latto daccusa e se si decideva di procedere gli atti venivano depositati in cancelleria, consentendo solo a questo punto allimputato di conferire con un difensore, di fiducia o dufficio. Nel dibattimento erano rispettati i principi della pubblicit e delloralit, la delibera era presa a maggioranza assoluta dei voti ma in caso di disparit si seguiva il voto pi favorevole allaccusato, e la sentenza era motivata. Era previsto lappello presso la gran corte criminale, mentre per le sentenze di questultima nei giudizi sui misfatti era consentito solo il ricorso alla suprema corte di giustizia. Il codice di commercio era diviso in quattro libri: commercio in generale, commercio marittimo, fallimenti e bancarotte, giurisdizione commerciale e ricalcava il modello francese dal quale per una trattazione pi esauriente degli aspetti procedurali.

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