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SEZIONE MONOCRATICA
DOTT. ALESSANDRO NENCINI Giudice
“CAVET INVOCA SPESSO LA SICCITÀ [...]. LA SICCITÀ È SEMPLICEMENTE UNA GIUSTIFICAZIONE POSTICCIA.
I DATI ATTESTANO CHE NEL TRENTENNIO PASSATO, IL QUINQUENNIO PIÙ SICCITOSO FU QUELLO ‘89-‘93,
OLTRE AL FAMOSO 1985 [...]. E NESSUN TESTIMONE HA DETTO CHE I POZZI, LE FONTI ED I TORRENTI DEL
MUGELLO SI SIANO SECCATI IN QUEGLI ANNI. NEPPURE NEL 1985. [...]
IRONIZZANDO, SE VOLESSIMO CREDERE ALLA TESI CAVET DELLA “SICCITÀ”, SI DOVREBBE CONCLUDERE
CHE, QUANTO MENO, CAVET “PORTI MALE” ALLE ZONE CHE SONO INTERESSATE DAI LORO INTERVENTI,
VISTO CHE DOVE PASSANO LORO, ARRIVA LA SICCITÀ: L’ACQUA SPARISCE ANCHE IN AREE COME IL
MUGELLO RICCHE DI FIUMI, SORGENTI E POZZI PERENNI. PIÙ SERIAMENTE, INVECE, È DA RAVVISARSI CHE
NEL TRIENNIO 1999-2001 C’È STATA UNA SICURA CARENZA DI AFFLUSSI METEORICI. PIÙ IN GENERALE C’È
MENO ACQUA. [...]
L’ACQUA DIVENTA UN BENE SEMPRE PIÙ SCARSO, DAVVERO PIÙ RARO E QUINDI PIÙ PREZIOSO. [...] COSA
NE DOBBIAMO DEDURRE? QUESTA MINOR DISPONIBILITÀ D’ACQUA, È UNA PROVA A DIFESA O NON È
PIUTTOSTO UN’AGGRAVANTE? NON SI DOVREBBE OPERARE SEMPRE E COMUNQUE PER IL MEGLIO, NEL
MASSIMO RISPETTO DELLE GENERAZIONI FUTURE, SPECIALMENTE QUANDO IN GIOCO CI SONO BENI
VITALI E PREZIOSI COME L’ACQUA?”.
Questa dunque l’accusa. Eventi, condotta, elemento soggettivo, individuazione delle responsabilità personali dei
soggetti individuati come autori dei fatti.
Ma un lavoro serio impone che si verifichino anche le prove addotte dalle difese per vedere quali falle, quali lacune
possano eventualmente aver viziato le tesi dell’accusa.
Ed abbiamo fatto questa verifica . E, all’esito, sono risultate confermate più di un buona ragione non solo per aver
incardinato questo processo ma anche per affermare la responsabilità penale dei soggetti sopra indicati.
È parso di capire che la difesa a seconda dei casi, abbia inteso muoversi sulle seguenti dieci direttrici.
1) È colpa della siccità.
2) L’acqua tornerà.
3) Non siamo stati noi.
4) Era tutto previsto...
5) … comunque monitorato ...
6) … comunque mitigato …
7) ovviamente salvo l’imprevedibile, perché la geologia non è una scienza esatta.
8) Comunque c’è l’assicurazione di Bologna.
9) Comunque gli interventi CAVET sono migliorativi della situazione preesistente.
10) E poi, alla fin fine, che volete da noi, visto che “tutti sapevano tutto”?
1) LA SICCITÀ
Insomma, la siccità è semplicemente una giustificazione posticcia. I dati attestano che nel trentennio passato, il
quinquennio più siccitoso fu quello ‘89-‘93, oltre al famoso 1985 (quell’anno, per chi è di Firenze, quell’anno in cui
non piovve mai da aprile a novembre e per cui fu ritenuto necessario da parte della Protezione Civile realizzare il famoso
“tubone Zamberletti”, una condotta lunga sedici chilometri che esiste ancora e che venne realizzata per allacciare
l’acquedotto asciutto di Firenze con le acque dei laghetti Renai di Signa).
E nessun testimone ha detto che i pozzi, le fonti ed i torrenti del Mugello si siano seccati in quegli anni. Neppure
nel 1985.
In ogni caso, per tornare ad anni più recenti, abbiamo prodotto il decreto pubblicato sulla Gazzetta della Regione
Toscana che dimostra come nel 1998 fu dichiarato lo stato di calamità per la siccità nel Mugello, e non risulta
nessun punto d’acqua seccato quell’anno. Ed anzi, il sig. A. C., a S. Giorgio, anche quell’anno ebbe un rigoglioso
raccolto di mais senza annaffiare.
Ironizzando, se volessimo credere alla tesi CAVET della “siccità”, si dovrebbe concludere che, quanto meno,
CAVET “porti male” alle zone che sono interessate dai loro interventi, visto che dove passano loro, arriva la
siccità: l’acqua sparisce anche in aree come il Mugello ricche di fiumi, sorgenti e pozzi perenni.
Più seriamente, invece, è da ravvisarsi che nel triennio 1999-2001 c’è stata una sicura carenza di afflussi
meteorici. Più in generale c’è meno acqua. Vuoi che ciò sia per i cambiamenti climatici, vuoi sia per fare un
dispetto al prof. Segale, quello che afferma che “l’acqua non è un bene raro”, l’acqua diventa un bene sempre
più scarso, davvero più raro e quindi più prezioso. E allora la siccità, diamola paradossalmente per provata; non
certo come causa di essiccamento dei fiumi e delle sorgenti del Mugello, ma come tendenza in atto
all’inaridimento di quella come di altre zone. Cosa ne dobbiamo dedurre? Questa minor disponibilità d’acqua, è
una prova a difesa o non è piuttosto un’aggravante? Non si dovrebbe operare sempre e comunque per il meglio,
nel massimo rispetto delle generazioni future, specialmente quando in gioco ci sono beni vitali e preziosi come
l’acqua?
Noi abbiamo cominciato queste indagini nel 1999, quando il problema dei mutamenti climatici era certo meno
sentito e dibattuto di oggi. Ciò nondimeno appariva già allora evidente come non fosse tollerabile uno spreco
quale quello che si stava verificando, se non giustificato e legittimato da valutazioni di ordine superiore adottate
dagli organi competenti nel pieno rispetto della legalità. Il che non però non è avvenuto nel nostro caso.