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CORPO, LE PRATICHE1

Patrizia Violi

Abbiamo deciso di presentare insieme questi due libri perch apparentati da molte affinit, prima di tutto in quanto hanno in comune un nucleo tematico forte. Ma non solo la comune base tematica della droga, dellalterazione dei sensi, della musica come elemento determinante in queste alterazioni, a rendere confrontabili i due libri. Una lettura incrociata suggerisce altro, sia livello metodologico che epistemologico. Questi due libri sono accomunabili soprattutto per la focalizzazione su due livelli di pertinenza della ricerca semiotica odierna: essi sono in questo significativi di uno spostamento della ricerca semiotica verso nuove aree di interesse, che da alcuni anni a questa parte stanno almeno in parte spostando lasse della ricerca secondo una duplice attenzione. Attenzione per il corpo e i modi del sensibile (direzione psicosemiotica) Attenzione per oggetti pi estesi del testo, per pratiche (direzione sociosemiotica) Si potrebbe dire che il libro di Marrone su un testo filmico, ma lautore fin dallinizio ci avverte che non cos. Non perch il film sia un pretesto per discorre di altro, ma perch del film, a Marrone, interessa soprattutto una pratica corporea che vi iscritta e produce senso. Partiamo dunque dal corpo, oggetto ingombrante e da tempo al centro della riflessione semiotica contemporanea. Il corpo in modo inevitabile al centro di un discorso sulle droghe, anche se, come mostra bene il libro collettivo, non le esaurisce affatto. Uno dei meriti di questo libro proprio quello di superare una visione unicamente corporicista del fenomeno droga, per mostrarne la pluralit delle dimensioni. Ed anche al centro del lavoro di Marrone, sia da un punto di vista teorico (si veda il primo capitolo) che analitico, nella sua lettura del doppio (anzi triplo o forse quadruplo) testo di Arancia Meccanica (il romanzo, nelle sue due versioni inglesi, la traduzione italiana, e il film). Parlando di corpo il primo problema che si pone di quale corpo si sta parlando.

Intervento alla Scuola Superiore di Studi Umanistici, Bologna 29 novembre 2005, in occasione della presentazione di Sensi Alterati (a cura di Gianfranco Marrone, Meltemi, 2005) e La cura Ludovico (di Gianfranco Marrone, Einaudi, 2005).

Il corpo sembra presentarsi in modo ingannevolmente immediato, ma poi loggetto meno immediato e pi ricostruito che ci sia (in un certo senso forse ancora pi ricostruito e meno immediato del linguaggio, malgrado le apparenze). Ricostruito dai linguaggi che lo parlano e lo descrivono, dalle pratiche che lo animano, dalle idee di sfondo entro cui pu venire iscritto. Nellanalisi di Arancia Meccanica proposta da Marrone il corpo diventa cos soprattutto un operatore di significazione, un luogo ove avvengono trasformazioni, non solo percettivopatemiche (cosa pi ovvia) ma anche narrative e semantiche a livello profondo. E proprio a questo livello che si pone lipotesi di lettura che Marrone propone di AM, che non guarda tanto alle opposizioni, tutte possibili, fra individuo vs societ, libero arbitrio vs bene coatto, in un certo senso pi ovvie e immediate, ma si concentra su una interpretazione filosoficamente pi complessa e sottile, basata su due modi di intendere il corpo alla luce di due diverse opzioni filosofiche, riconducibili allempirismo da un lato alla fenomenologia dallaltro. Opposizione che poi variamente figurativizzata dai diversi attori testuali. Al di l dellinteresse indubbio, e della acutezza, di questa interpretazione, mi pare si ponga una domanda di fondo: quanto emblematica questa opposizione? Cio quanto lanalisi di un singolo testo ci dice su un insieme pi ampio e generale di fenomeni? Perch ovviamente questa la scommessa del libro di Marrone, nel momento in cui si pone esplicitamente come qualcosa di diverso da una semplice analisi testuale. Questa non una prospettiva scontata per la semiotica, che da sempre legge i singoli testi piuttosto come microcosmi. Come leggere allora il valore esemplare di un testo a livello socio-semiotico? Qualche anno fa abbiamo dedicato un intero convegno AISS alla discussione sui testi esemplari, e il libro di Gianfranco Marrone ci riporta ad alcuni degli interrogativi avanzati in quella sede. Leggendo il libro di Marrone mi venuto da pensare a questo proposito. Da tempo gli amici che si occupano di semiotica della pittura insistono sul carattere metariflessivo e metalinguistico di molte opere pittoriche, che si presentano cos come veri e propri testi teorici sulla pratica che mettono in scena. Forse la stessa analisi potrebbe valere anche per alcuni testi linguistici, avvalorando la linea di lettura proposta da Marrone. Resta comunque una domanda aperta: ci sono testi pi esemplari, che si prestano di pi, e altri meno a questa lettura? E quali sono eventualmente i criteri che ne fondano lesemplarit? Queste domande ci riportano indirettamente alla seconda delle questioni che ho citato, quello delle pratiche, che al

centro dellaltro libro di cui discutiamo oggi, Sensi alterati. Cosa ho trovato di interessante in questo libro dal punto di vista di uno spostamento relativamente ai due punti indicati prima? Per me un primo motivo di interesse sta nel declinare insieme qualcosa che sembrerebbe estremamente individuale, come lalterazione di uno stato psico-fisico (percettivo, emotivo etc) con qualcosa di molto sociale. Questa doppia prospettiva mi pare molto importante. Da alcuni anni insegno una materia un po particolare, Psicosemiotica e insisto fin dalla prima lezione sulla inscindibilit fra il livello pi individuale in cui si colloca la psicosemiotica con quello pi culturalmente dato dei fenomeni sociali. Lanalisi della dimensione patemica, affettiva, corporea, delle modalizzazioni interne e del sensibile non pu separarsi dalle forme dellintersoggettivit in cui tutte queste determinazioni si iscrivono. Quindi dalle forme sociali del manifestazione e dellautorappresentazione. Le droghe sono un laboratorio possibile per guardare insieme a comportamenti individuali, modificazioni che avvengono nel corpo e nella psiche del singolo, nelle sue alterazioni percettive, sensibili, foriche, e al tempo stesso forme di vita sociali, iscritte in discorsi fortemente determinati a livello culturale. Analizzare il fenomeno delle droghe significa cos inevitabilmente far interagire una semiotica delle sensazioni e percezioni da un lato, e una semiotica degli stili di vita dallaltro. I due livelli risultano intelligibili solo nella loro correlazione. Alcune cose interessanti emergono dal tenere insieme questi due piani, in particolare la possibilit di operare per serie di fenomeni in correlazione diversamente distribuiti sui due livelli: Serie di correlazioni sistemiche (strutturate in microsistemi) fra: tipi di droga tipi di alterazione fisiche (stati corporei particolari) tipi di modalizzazioni del soggetto tipologia di stili di vita tipologie di forme rappresentative (arte, musica, moda cromatismi estetiche tipologie di forme di autrorappresentazioni, centrali per una semiotica delle culture giovanili tipologie di rappresentazioni testuali (qui tentate da Dusi e Peverini) Ognuno di questi livelli pu giocare come piano dellespressione per un contenuto preso da unaltra di queste serie. Cos una certa musica, o forma visiva, o certi cromatismi alludono e rimandano ad uno stile di vita, ma anche una data sostanza stupefacente pu divenire il significante per uno stato psico-fisico alterato, eccetera.

Mettendoli cos in serie si possono allora leggere, da questi testi, dei profili coerenti, delle sorte di grammatiche delle varie droghe, legate a sostanze diverse. Ad esempio il consumatore di mescalina descritto da Michaux e analizzato qui da Alonso caratterizzato da una sorta di incoativit permanente e la sua esperienza si fonda su sostanze che enfatizzano uno stato di poter essere. Nello psichedelico, come mostra Lucio Spaziante, si verifica uno spostamento dal piano dellazione e dellevento a quello della sensazione, con forme musicali e forme visive specifiche che figurativizzano lesperienza interna (il caleidoscopio, la ripetizione dellimmagine, i colori acidi, le forme musicali analizzate da Lucio Spaziante) Il punk invece, vedi il contributo di Montanari, usa droghe povere e pochissimo allucinogene, gioca sulla velocit, sulla serialit, e questa diviene la sua cifra sia negli aspetti musicali che negli stili di vita (urbani, iperveloci, di attraversamento dei territori e dei luoghi potremmo dire, caratterizzati dal cromatismo nero). Mentre lo psichedelico sta fermo e aspetta il manifestarsi dellEvento in una durativit del suo stato sensibilevisionario, il punk attraversa velocissimo spazi ed esperienze. In questo modo si istituiscono classi di comparabilit formale. Si pu cos fare unanalisi non sostanziale delle droghe, mantenendo nello stesso tempo le specificit dei vari livelli. Giustamente Marrone insiste sullidea di una traduzione dallesperienza al testo, ad esempio quando la fruizione di certi video musicali si pone come analoga e talvolta sostitutiva dellesperienza della droga stessa. Per poi Marrone va pi in l, radicalizza lidea, istituendo una completa corrispondenza fra testi prodotti, pratiche e esperienza. Questa posizione argomentata sia nella sua postfazione a Sensi alterati, che nel suo libro, dove viene ribadito come testi, esperienze e pratiche non siano oggetti semiotici di principio distinguibili. Mi pare questo un punto centrale della discussione contemporanea, e merita qualche riflessione. Vi sono infatti evidenti vantaggi nelloperazione teorica suggerita da Marrone, ma anche qualche aspetto problematico. Una prima questione riguarda proprio la definizione delloggetto costruito. Nella definizione di pratica il ritaglio dato da chi guarda, da chi analizza, mentre nel testo tradizionale, nel testo-opera, la delimitazione gi data. Se si pu dire che loggetto semiotico sempre un oggetto costruito, la costruzione agisce per nei due casi in forme affatto diverse. Nel testo-opera il senso a essere ricostruito, nella pratica non solo il senso ad essere oggetto di ricostruzione, ma anche la delimitazione stessa di ci che consideriamo oggetto. Le pratiche non si danno allanalisi semiotica che attraverso la mediazione dellinterprete, potremmo dire che richiedono una sorta di enunciazione interpretativa, che di

fatto costruisce loggetto di analisi, cos come lenunciazione produce il testo. Ma con vincoli e modalit del tutto diverse. Tra produrre un testo e produrre una pratica, nel senso di ritagliarla, delimitarla, e quindi circoscriverla come oggetto-testo, vi una grossa differenza. Mi pare da questo punto di vista problematica lequiparazione fra enunciazione di testi, ed enunciazione di pratiche e esperienze. Gianfranco Marrone ben consapevole di questo problema, tanto che nella sua postfazione (p.123 ) sostiene, proprio per queste ragioni, che : il modo migliore per studiare le pratiche andare a vedere come i testi le raccontano, come tutto il suo libro sta a dimostrarci. In un certo senso questa la conclusione teoricamente pi pulita, ma forse un po penalizzante per le pratiche, che rischiano cos di perdere la loro specificit , che non mi pare interamente riducibile alla testualit. Vi sono oggetti oggi studiati in semiotica (penso alla ricerca che stiamo facendo sul mediterraneo, ma alcuni nostri dottorandi lavorano su altri campi analoghi) che eccedono la testualit tradizionalmente intesa. E non a caso abbiamo cominciato ad interrogarci pi in profondit sui rapporti con letnografia eccetera. C una eccedenza delle pratiche che non mi pare interamente equiparabile ai testi. Quando dico eccedenza non penso necessariamente che le pratiche siano pi ricche, anzi forse vero il contrario, sono spesso pi stereotipate e ripetitive dei testi. In questo ha probabilmente ragione Marrone quando dice che la ricchezza e variet che presente nei testi letterari, audiovisivi e musicali sicuramente molto maggiore di quella che si potrebbe osservare nei dati osservati, tramite analisi etnografiche o forme di partecipazione situazionale (125) Eppure non mi sembra che ci possiamo accontentare di questa constatazione, perch vi una dimensione del senso che si deposita nelle pratiche che non tutta e sempre sussumibile nei testi. In altri termini le pratiche eccedono la testualit. Ma qui si pone un problema che io sento molto: come ci allarghiamo su questi oggetti diversi? Sia da un punto di vista metodologico che epistemologico. Studiare le pratiche per come sono nei testi una scelta possibile, sensata, forse anche lunica da praticare per un semiotico, ma dobbiamo anche essere consapevoli di quello che resta fuori, che in certi casi molto e interessante. Penso ai lavori di un etnografo come Mike Agar che ha lavorato per anni da etnografo sul mondo della droga producendo risultati interessantissimi, da un punto di vista sociosemiotico, per capire quel pezzo particolare di mondo. Ma capisco anche la preoccupazione di chi si interroga, in questo allargamento di sguardo disciplinare, sulla nostra specificit di semiotici, e ci richiama alle nostre specifiche metodologie di analisi. Credo che questo sia uno dei nodi su cui avr senso riflettere insieme, e certo i due libri che oggi discutiamo ci aiutano in questa direzione.

data di pubblicazione in rete: 31 dicembre 2005

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