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Grazie a Dio, c il Financial Times. Basta sfogliare le sue pagine, cartacee o virtuali, per apprendere la Grande Notizia: in Italia, c un gabinetto di tecnocrati. Un Governo, insomma, direi pi tradizionalmente rinverdendo fasti di furori euro-continentali a noi ben noti -, un Direttorio di tecnocrati. Ecco, ora sappiamo tutto e possiamo anche procedere pi speditamente nella disamina che segue: di che si tratta? Chiaro: di un Direttorio che lascia intendere, pur avendo un banchiere a capo delleconomia e dello sviluppo, che si facciano le cose bene, presto e con un certo rispetto per le istituzioni, anzi addirittura della politica. Senza la p maiuscola, sia chiaro. Una cosetta che deve ancora crescere la politica, intendo e che, forse, chiss, dopo il contatto aureo con la materia platonica che detta le coordinate della Tecnocrazia soft, diventer magari anche accettabile. Chiss. Intanto, abbiamo i Tecnocrati. Ovvero, per dirla con Schmitt, i nichilisti che spoliticizzano la Politica, anzi das Politische, il Politico tradotto: tutto ci che definisce, determina e rende storicamente efficace lazione del decisore politico -: i nemici della Politica che, per penetrare nella storia, negano alla radice che vi sia, in nuce, e sempre, il conflitto Amico-Nemico. Qualcosa di cos selvatico e intollerabilmente anti-democratico, cos ineducato e poco malleabile, certo non ha molto a che fare con il salottino degli inefficaci al comando direttoriale: infatti, con Schmitt, c la vita a sbrecciare le costumanze istituzionali; col Direttorio, siamo al tennis. Con le virgolette, perch stavolta cito il Gaber della calda stagione di Libert obbligatoria (1976-77): Giocano tutti al tennis, anche il tornitore Brambilla, oggi ben rappresentato dai nipoti degli antichi tornitori dellancor pi antico (e di sacra memoria) PCI. Schmitt ha messo in campo Le categorie del Politico, magistrale testo da rileggere ad ogni stagione direttoriale. Altro che sobriet stagionata, qui si va gi duri, con svaccata magniloquenza teutonica niente a che fare con la Merkel, lei luterana, mi spiego? -; Schmitt anche quello di Cattolicesimo romano e forma politica, e molti cattolici pro-direttoriali dovrebbero mangiare questo testo e tenerlo in pancia almeno tre giorni, il tempo dellesperienza di Giona nel

ventre della balena. Sarebbe sufficiente (spero). Ma il Tecnocrate non fa caso a queste riflessioni, lui fa le cose e, con ci, si iscrive al Club della Fine delle Grandi Narrazioni. Niente pi ideologie: lo Stato di Eccezione impone la mia esistenza, assevera, sobrio, il Tecnocrate. E Schmitt annota: Sovrano chi decide sullo stato di eccezione. E dovresti essere tu, di grazia? Questo non c nel testo del giurista tedesco, ma un sottinteso permanente. Ma il fatto singolare che anche gente distante dal teutonico bollato di filo nazismo, come Benedetto Croce, milita senza riserve nel partito anti-tecnocratico: leggere, a tal proposito, Storia dEuropa nel secolo XIX. C quella paginetta succosa sugli attivisti che perdono il filo rosso della realt e, alla fine, fingono di attraversarla, lasciando il cerino in mano ai popoli sconfitti, a cagione delle rivoluzioni disumane, dipinte con false trinit: Libert-Egalit-Fraternit; il giacobinismo, in definitiva, con il carico di inquietanti disegni scarabocchiato sui fogli A4 dei popoli in armi o massacrati per mano di armi straniere. Un pensiero sodo e straziante da integrare con la religione della libert; Einaudi ne sapeva qualcosa. La storia un grande mattatoio e non basta il direttorio a porte chiuse a proclamarne finiti i giochi al massacro, anzi, con la superbia tecnocratica, gli schizzi di sangue finiscono per sporcare perfino le camicie dei camerieri che portano zelantemente generi di conforto ai padroni oggi in sella. Senza un disegno storico-politico non c politica, ma, se la politica non si d pi, esiste un modo ancor pi diabolico per mettere a tacere le coscienze risolutive del grande nodo storico: la tecnocrazia nichilista. Questo il giudizio di Augusto Del Noce, espresso nel saggio Modernit. Interpretazione transpolitica della storia contemporanea. In questa gigantesca partita antropologica e culturale, di fatto lEuropa in questione, di pi: lidea stessa di Europa che ritroviamo nel progetto di Maastricht 1992, mentre il Parlamento italiano era sotto schiaffo con il golpe bianco Tangentopoli -, e cos niente potr pi essere come prima: cos leggiamo nelle pagine lucide e amare di Ida Magli, nel saggio Contro lEuropa. Tutto quello che non vi hanno detto di Maastricht, da studiare a fondo. Se poi qualcuno volesse cimentarsi con il Prof. Miglio, con i suoi studi sulle regolarit della politica, prego, in fila. Con un nota bene:

hanno chiuso i campi da tennis. Ora giocano tutti al calcio. Ma senza pubblico. Raffaele Iannuzzi

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