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IV - PROVICE DISUITE
E DIFESA DELLE FROTIERE
(1825 - 1839)
de Buenos Aires.
Il 15 novembre furono sciolti i tercios civicos, sostituiti da una legion patricia
(colonnello veterano Blas José de Pico) su 3 battaglioni di 2 compagnie ma
con appena 280 effettivi. Nel 1823 Pico fu sostituito dal colonnello maggiore
Juan José Viamonte, già comandante delle guardie nazionali. Il 25 marzo 1823
la gendarmeria a piedi (infanteria de orden) fu riorganizzata al comando
interinale del colonnello Félix de Alzaga ma agli ordini del capitano Manuel
Arroyo e alle dirette dipendenze del generale Las Heras. Come si è già
accennato nel precedente capitolo, con legge 29 luglio 1823 la Division de los
Andes (reggimenti granaderos a caballo e Rio de la Plata) inquadrata
nell’esercito peruviano fu dichiarata alle dipendenze - ma non a carico - del
governo della provincia di Buenos Aires.
Il titolo III della ley de reclutamiento del 1° luglio 1822 autorizzava un
Ejército permanente di 30 compagnie e 2.500 uomini ordinati in:
parte meridionale della provincia, minacciati dalle incursioni degli indiani, gli
husares del orden e i carabineros di tutti i corpi di campagna costituirono un
secondo reggimento di cavalleria di linea col vecchio nome di Blandengues de
la Frontera, con sede a Guardia del Monte.
Il 28 febbraio un’aliquota del Regimiento de guardias nacionales fu mobilitata
per formare il Regimiento . 1 de caballeria patricia de Buenos Aires
(colonnello Rafael Hortiguera). Assieme al Regimiento . 2 (colonnello José
Maria Paz) il . 1 formò la Brigada patricia di cavalleria al comando del
colonnello maggiore Juan Ramon Balcarce. La Brigata fu destinata alle
campagne del 1823-25 per allargare la frontiera indiana, stabilendo guarnigioni
a Fuerte de la Independencia, Canton del Salto e Puerto del Tigre.
La nuova expedicion al desierto partì il 5 gennaio 1824 al diretto comando del
generale Martin Rodriguez, che in maggio lasciò il governatorato della
provincia al generale Las Heras. Il 29 ottobre, al paraje di Kaquel, il
colonnello graduado Juan Lavalle costituì, col nome di coraceros de Buenos
Aires, il terzo reggimento di cavalleria bonearense, autorizzato sedici mesi
prima (10 giugno 1823) dalla giunta dei rappresentanti. Al termine della
campagna, la nuova linea di frontiera oltre il Rio Salado correva per Junin,
Azul, Tandil e Balcarce.
Nel 1825 la cavalleria di linea bonearense presidiava i fortini di Lobos
(Laguna Blanca), Chascomus, Independencia, Junin (F.te Federacion), del
Tigre e del Salta:
2. L’EJERCITO ACIO AL
E LA GUERRA COL BRASILE
(1825-28)
2.400 di fanteria con 144 ufficiali, su 4 battaglioni con 24 compagnie di 100 effettivi;
4.800 di cavalleria con 306 ufficiali, su 6 reggimenti con 24 squadroni e 48 compagnie;
420 d’artiglieria con 30 ufficiali, su 6 compagnie;
70 zappatori con 4 ufficiali (1 compagnia aggregata all’artiglieria).
L’8 febbraio 1827, mentre Alvear aveva già iniziato l’invasione del Rio
Grande, Brown intercettò all’Isola di Juncal, nell’estuario del Paranà Guazù,
una forza brasiliana equivalente. L’azione fu sospesa dopo 2 ore di fuoco a
causa del forte vento: riprese però il 9, concludendosi con la distruzione o la
cattura di 10 delle 17 unità imperiali. Altre 5, rifugiatesi a Gualeguaychù, si
arresero pochi giorni dopo. Tornando a Buenos Aires, il 24 febbraio Brown
incontrò a Quilmes il resto della squadra nemica, che si sottrasse al
combattimento. Tre giorni dopo Brown catturò altre 4 navi nemiche che
avevano tentato di impadronirsi dei magazzini navali argentini di Villarino,
sulla sponda orientale dell’Uruguay.
Punta Lara, dove, attaccato dagli imperiali, saltò in aria. Arrivato troppo tardi
per salvarlo, Brown impegnò il nemico in un ultimo combattimento, ritirandosi
al tramonto.
successivo:
Il 9 maggio 1826, con una parte del contingente correntino, venne costituito il
Regimiento de artilleria ligera, comandato dal brigadiere Tomas de Iriarte
(1794-1876), veterano della guerra Peninsulare contro Napoleone. Il materiale
includeva 24 moderni pezzi da campagna (16 cannoni da otto pollici e 8 obici
da sei) aggregati alle unità di cavalleria.
Comandante del parque reggimentale era il famoso ingegnere mendosino fray
Luis Beltran, che aveva comandato il parque dell’Ejército de los Andes e
diretto la maestranza di Mendoza e poi quella peruviana di Trujillo alle
dipendenze di San Martin e Bolìvar. Comandanti di compagnia erano i capitani
Martiniano Chilabert, Benito Nazar, Guillermo Nunoz e José Maria Piran (che
era anche aiutante maggiore), più il capitano aggregato Juan Arangreen.
L’organico includeva 35 ufficiali (2 comandanti di squadrone, 1 sergente
maggiore, 2 aiutanti maggiori, 1 chirurgo, 1 cappellano, 4 capitani, 8 primi
tenenti, 8 secondi e 8 alfieri) e 449 sergenti, caporali e artiglieri. Il reggimento
era ordinato su 2 squadroni di 2 compagnie di 7 ufficiali e 111 militari di
truppa. Alla campagna presero parte però soltanto 15 ufficiali, 15 sergenti, 31
caporali, 13 trombettieri e 410 soldati artiglieri e conduttori.
Nel dicembre 1826 venne costituita anche la compagnia de zapadores de
artilleria al comando del tenente colonnello Domingo Eduardo Trole. Durante
la campagna costruì il primo ponte militare sul rio Tacuarì, presso
l’accampamento di Cerro Largo. All’inizio del 1827 Trole fu promosso
colonnello e capo del departamento de ingenieros del estado mayor particular
del generale Carlos Maria Alvear.
Nel 1827 fu inoltre costituita la maestranza de artilleria, con sede nel Parque
de artilleria della capitale. Impiegava 3 maestros mayores (di herraria y
armeria, di carpenteria e montaggio e misto), 80 artigiani e 15 artiglieri, con
possibilità di impiegare fino a 2 apprendisti per ogni operaio, pagati a giornata
e figli degli artigiani della maestranza. Comprendeva laboratori di armeria
(27), fabbro (24), carpenteria e montaggio (18), fabbrica munizioni (15),
fonderia (3) e botti (3) e lateria (7). Il 20 giugno 1827 la maestranza venne
subordinata ad una comisaria del parque de artilleria con 9 addetti (1
colonnello commissario particolare, 1 sergente maggiore guardamagazzino, 1
capitano aiutante, 1 tenente soprastante pagatore e 3 scritturali e 2 mozos de
confianza).
Il 5 agosto 1828 il generale Manuel Dorrego istituì una academia teorico-
pratica de artilleria per la formazione di ufficiali di artiglieria, alle dipendenze
dell’Inspeccion general e del comandante generale dell’artiglieria e sotto la
direzione di Francisco Biedma. Malgrado la successiva fucilazione di Dorrego,
l’accademia fu mantenuta. Il 17 marzo 1830 vi furono destinati 2 aspirantes
per ciascuna compagnia.
Per effetto della legge 2 gennaio 1826 il chirurgo maggiore della capitale
Mariano Vico divenne tale nell’Ejército acional, ma l’incarico di colonnello
fu poi attribuito a Francisco de Paula Rivero. Il 1° luglio 1826 il cuerpo médico
dell’Ejército de operaciones includeva 17 sanitari: il tenente colonnello
chirurgo principale Muniz, 2 sergenti maggiori primi chirurghi, 3 capitani
secondi chirurghi e 8 tenenti primi e secondi aiutanti chirurghi, più 1 capitano
farmacista con 2 tenenti aiutanti.
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segue: c) la seconda invasione del Rio Grande (13 aprile 1827 - 15 aprile
1828)
Debolmente inseguito, Barbacena protrasse la ritirata fino al 3 marzo, mentre
Alvear si attestò a Corrales, 150 chilometri a Sud-Ovest del guado di Rosario
do Sul e 100 a Ovest di Bagé. Riorganizzate le truppe, il 13 aprile Alvear
riprese l’offensiva contro il Rio Grande e il 18, dopo cinque giorni di marcia
sotto una pioggia torrenziale, entrò nuovamente a Bagé. Ripetendo la manovra
compiuta due mesi prima, il 23 aprile 2.500 cavalieri argentini e orientali ( . 1,
2, 8 e 9) varcarono il Camacuà Chico per sorprendere 1.600 brasiliani, i quali
riuscirono a sganciarsi con 50 perdite. Gli argentini tornarono a Bagé per Santa
Tecla, tuttavia l’azione provocò la dispersione delle 3 divisioni imperiali e lo
stesso giorno Barbacena fu sostituito dal generale Carlos Federico Lecor.
Ma Alvear rimase bloccato a Bagé per mancanza di cavalli e il 16 maggio
dovette distaccare Lavalle a procurare nuove cavalcature. La colonna si spinse
a Sud-Est verso la Laguna Mirim. Raggiunta Yerbal il 21 senza aver trovato un
solo cavallo, nel viaggio di ritorno Lavalle fu molestato da 200 irregolari di
Calderon e Yucas Teodoro, con i quali ebbe uno scontro il 25.
Il 19 agosto 1827 un distaccamento di 400 uomini, agli ordini del colonnello
Isaac Thompson, fallì un attacco contro la munita fortezza di Punta del Este,
espugnata però il 28 con l’apporto degli orientali di Arellano. Nel 1827 i
colorados e i dragones orientales fecero una diversione sul Cerro Largo e nel
1828 accamparono successivamente a Sarandì, agli arroyos delle Canne e del
Chivy, a Tacuarì e Sarandì.
L’ultima operazione terrestre fu una seconda spedizione verso Yerbal e la
Laguna Mirim alla ricerca di cavalcature fresche. La guidò Lavalleja, il quale si
spinse poco più a Sud di Yerbal, fino all’accampamento nemico di Padre
Filiberto, dove, il 22 febbraio 1828, sostenne uno scontro con gli avamposti.
Ritiratosi, lasciò in retroguardia Laguna con il . 16, che il 15 aprile,
all’arroyo delle Canne, fu sorpreso da 3 battaglioni e 3 reggimenti imperiali
comandati dal maresciallo Brown e costretto a ritirarsi su Melo (Cerro Largo)
con gravi perdite.
3. - LA GUERRA CIVILE
E LA VITTORIA FEDERALE
(1826-31)
resistette due ore e mezzo: poi, perduti i cannoni, i 250 veterani di Ituzaingò
furono acuchillados dai loro fratelli argentini. Anche i 33 capi unitari che si
erano arresi furono giustiziati sul posto per ordine di Quiroga. La guerra era
finita.
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4. LA POLITICA MILITARE
DELL’HACE DADO ROSAS
(1829-36)
Prima che avesse inizio la spedizione, il colonnello Narciso del Valle, nuovo
comandante del . 5 colorados di Monte, dovette affrontare una razzia
araucana sulle estancias di Madrid, Baudriz, Loberì e Arroyo de las Balleras,
agganciando l’indiada il 20 gennaio e il 28 febbraio 1833 a Salinas Chicas e
Cristiano Muerto e recuperando 3.000 capi.
Quiroga partì poco dopo da San José del Morro con la Divisione centrale,
riannodandosi a metà marzo a Rio Cuarto assieme al contingente cordobese
fornito dal nuovo caudillo federale Reynafé. Ma l’avanzata nel deserto fu lenta
e faticosa perchè ad ogni tappa occorreva scavare i pozzi per abbeverare
uomini e quadrupedi. Il 16 marzo, alle Acollaradas (o Acolladeras), presso la
Laguna Soven, i mille uomini di Ruiz Huidobro formarono i quadrati per
respingere le cariche frontali di un migliaio di indiani guidati dal cacicco
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Yanquetruz.
Alle operazioni cooperò anche la Divisione occidentale, che il 23 e il 31
marzo distrusse due tolderias, costringendo Yanquetruz a ritirarsi a Meuco e
attestandosi poi a Limay Mahuida in attesa di collegarsi con le altre due
Divisioni. Ma il 16 maggio gli araucani si vendicarono massacrando 30 soldati
di Aldao, catturati in un’imboscata al Passo della Balsa.
Rosas e Pacheco erano partiti per ultimi, il 22 marzo. Alleatosi strada facendo
con alcune tribù di indios amigos e stabilita una linea di collegamento con
Monte, l’11 maggio Rosas si accampò a Médano Redondo sul Colorado. Dopo
essersi fortificato, il 26 maggio spiccò vari distaccamenti a riconoscere il Rio
Negro e collegarsi con le altre colonne: Delgado, Ramos, Miranda, Ibagnez e
Pacheco, che il 26 giugno distrusse la tolderia del cacicco Payllarén. Il giorno
seguente anche l’avanguardia della Divisione centrale (Torres) ebbe uno
scontro con la banda dei cacicchi Coronado e Huinca Renanco, senza però
poterla inseguire e annientare.
Ma alla fine di luglio una grave crisi politica col governatore cordobese
Reynafé costrinse Quiroga a ritirarsi e poi a sciogliere la Divisione rinviando i
contingenti alle rispettive province. Reynafé lo sospettava infatti,
probabilmente a torto, di aver istigato un complotto dei suoi nemici per
togliergli il governo della provincia, peraltro sventato dalle truppe lealiste che
il 14 luglio avevano schiacciato i ribelli alla Tablada.
La ritirata di Quiroga scaricò su di lui la responsabilità del fallimento della
spedizione al deserto, intrapresa con forze insufficienti, sparpagliate su un
territorio immenso, con una caballada di pessima qualità e senza un previo
accordo con il Cile, consentendo così agli indiani di rifugiarsi in un territorio
sicuro. Rosas, che era il vero responsabile degli errori strategici, ebbe invece
l’occasione di apparire come il salvatore della spedizione compromessa da
Quiroga. Infatti Pacheco risalì il Rio Negro con uno squadrone del . 4
stendendo fortini, alla fine di ottobre raggiunse la confluenza Neuquen-Limay
e un mese dopo tornò al campo di Rosas a Médano Redondo, non senza aver
annientato per via - il 25 novembre sul Rio Colorado - la piccola banda dei
cacicchi Cayupan e Archiman.
2 battaglioni di fanteria di 400 uomini formati il 1° ottobre 1829 sulla base dei . 1 e 4
di cazadores: . 1 “Guardia Argentina” (col. Félix Olazabal: 1830 “Rio de la
Plata”; 1832 “Guardia Argentina”; 1833 col. Antonio Ramirez; 1834 Mariano
Benito Rolon) e . 2 “Restauradores” (sciolto nel 1834 e ricostituito nel 1835
con personale di colore);
4 reggimenti di cavalleria di 640 uomini (inclusi 128 carabineros) formati il 1° ottobre
1829; . 1 (ex- . 3) ten. col. Hilario Lagos, con sede a Guardia de Rojas; . 3
(4°/ . 5 + Escolta) col. Gervasio Espinosa con sede a Buenos Aires; . 4 ( . 4 +
. 7) ten. col. José Maria Cortina con sede a Junin (Fuerte Federacion); . 5 (1°-
3° e 5°/ . 5) col. Prudencio Rozas, 1831 José Maria Cortina, con sede alla
Frontera Oeste;
1 reggimento di 522 blandengues ( . 6) ricostituito nel 1831 (col. Prudencio Rozas)
con sede alla Frontera Sur (Chascomus, Quilmes e Lomas de la Ensenada);
2 compagnie con 48 e 52 blandengues de la ueva Frontera (col. Martiniano
Rodriguez e ten. col. Manuelde Molina) costituite il 17.8. 1832 a Guardia
Argentina (Bahia Blanca) in sostituzione del disciolto reggimento . 2 de
caballeria (costituito il 1°.10. 1829, col. Ramon Rodriguez) e poi raddoppiate a 4
compagnie (3 dragones e 1 cazadores);
1 Regimiento de Auxiliares de los Andes, formato a San Juan, incorporato
nell’essrcito di Balcarce e poi trasferito alla Frontiera bonearense;
1 battaglione di artilleria (ten. col. José Maria Torres) a Barracas - 4 compagnie a
piedi di 115 uomini;
squadrone di artilleria volante (col. Juan Pedro Luna) con sede a Monte, su 2
compagnie di 115 u. e 6 pezzi, più altre 2 di milizia aggregate;
Parque de artilleria (col. Luis Argerich) all’Arsenale di Barracas.
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La milizia attiva
I corpi di milizia attiva bonearense organizzati durante la guerra civile (come
ad esempio i granaderos de la guardia di Juan Esteban Rodriguez) furono
sciolti dal governatore interinale Viamonte il 2 settembre 1829, mente
Celestino Vidal riordinò i ruoli dei patricios della capitale (3 battaglioni e 1
squadrone lanceros) e dei colorados della campagna (12 squadroni a piedi e a
cavallo di peones e gauchos riuniti in 6 reggimenti distrettuali). Aliquote di
miliziani attivi prestavano servizio a rotazione semestrale presso le 6
compagnie di milizia aggregate (il 19 settembre 1829) allo squadrone di
artiglieria volante di Monte e ai 4 reggimenti di cavalleria di linea, per un totale
di 230 artiglieri e 256 cavalieri. Il minuscolo cuerpo médico permanente
(appena 5 chirurghi e 3 farmacisti) era integrato dagli studenti di medicina, che
il decreto 15 maggio 1834 assoggettò a 3 anni di servizio presso l’esercito
(sostituibili con la partecipazione a 3 campagne).
Il 14 ottobre 1830 il governatore delegato Marcos Balcarce riordinò la milizia
attiva della capitale, sotto il controllo ispettivo del brigadiere Enrique
Martinez, in due ruoli distinti per razza: il Reggimento dei patricios, nel quale
erano iscritti i bianchi dai 17 ai 45 anni, inclusi gli stranieri e il Battaglione dei
defensores de Buenos Aires, vale a dire negri e mulatti. Fu istituito inoltre un
ruolo speciale degli auxiliares de policia (vale a dire la forza pubblica
assegnata ai giudici di pace, agli alcaldi e ai loro luogotenenti) mentre alla
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milicia pasiva formata dagli esenti e dalle classi anziane si aggiunsero i ruoli
speciali della plana mayor inactiva e quelli d’onore degli ufficiali senza
incarico (guardia de honor) e dei veterani di San Martin (Division de los
Andes). Il decreto 4 dicembre 1830 sanzionava con 6 mesi di servizio di piazza
la mancanza agli esercizi: in caso di recidiva la sanzione era di un anno di
servizio nell’asamblea veterana.
Nel 1840 il reggimento patricios fu riorganizzato su 20 compagnie (12
fucilieri, 4 granatieri e 4 artiglieri) raggruppate in 4 battaglioni (il 2°, 3° e 4°
comandati dal generale Mariano Benito Rolon e dai colonnelli Augusto Robelo
e Mariano Maza). Le disposizioni del 1845 prevedevano che l’istruzione
avesse luogo nel tardo pomeriggio, nelle due ore prima del tramonto, ma poi fu
spostata al primo mattino e portata a quattro ore, due prima e due dopo l’alba.
La milizia passiva fu allertata soltanto nel 1831, al comando di Miguel de
Azcuénaga, ma fu smobilitata il 19 settembre. Lo stesso anno, per sostituire le
truppe di linea partite con Balcarce per il fronte cordobese, furono mobilitati 3
battaglioni (uno bianco e due negri) di milizia attiva. Il battaglione bianco,
chiamato alle armi il 30 aprile, prese il nome di 4° patricios (colonnello Félix
Alzaga e maggiore Juan Olleros) come il precedente battaglione mobilitato nel
1825 per la guerra contro il Brasile. I due battaglioni negri erano quello dei
liberi (defensores de Buenos Aires) e quello dei liberti, costituito il 7 maggio
col nome di Milicia activa de infanteria de libertos, reclutata in base ai decreti
del 19 e 26 febbraio che obbligavano tutori e patroni a consegnare i liberti di
oltre 15 anni alla caserma della guardia nazionale in Piazza di Marte (ex-
Retiro), sotto pena di 400 pesos di multa da utilizzarsi per riscattare gli schiavi
idonei che intendessero arruolarsi nelle truppe a piedi.
Per la spedizione al deserto del 1833 le 4 compagnie di milizia aggregate alla
cavalleria di linea mobilitarono altri 4 reggimenti di forza ridotta ( . 7 Junin, 8
Lobos, 9 Monte e 10 Chascomus) al comando del colonnello José Luis Molina,
del tenente colonnello Francisco Sosa e dei comandanti del Valle e Juan Pablo
Sosa.
Patagonia.
Il 21 dicembre, alla vigilia della spedizione al deserto, Balcarce concesse
l’indulto ai disertori (veterani e di milizia) a condizione di presentarsi entro
uno, tre o cinque mesi a seconda della residenza nella capitale, nella campagna
oppure fuori della provincia. Trascorso tale termine i disertori catturati erano
assoggettati a 3 anni di ferma: i veterani nel presidio delle Malvine, i miliziani
nei corpi di linea.
Il 13 gennaio 1835 si ordinò ai giudici di pace di procurare 2 reclute al mese
ciascuno, rimettendole al comando generale delle armi tramite il capo della
polizia. Ma il 16 giugno, per ricostituire il 2° battaglione di linea
Restauradores, si fece ricorso ad uno dei 2 battaglioni negri di milizia attiva,
quello dei defensores, destinati in blocco al servizio di linea.
(1835-39)
poco dopo invase a sua volta la Banda Oriental con 5.000 uomini, fronteggiati
da altrettanti orientali. In giugno Lavalle cominciò ad organizzare a Martin
Garcia, ancora occupata dai francesi, l’Ejército Libertador, forte inizialmente
di 160 esuli argentini. Forte ormai di 800 volontari, il 2 settembre Lavalle
sbarcò a Landa, 20 chilometri a Sud di Gualeguaychù e il 12, all’arroyo Yeruà,
sconfisse il colonnello Zapata, governatore delegato in assenza di Echague, che
l’aveva affrontato con forze doppie, tagliando in tal modo le retrovie del
caudillo entrerriano, bloccato nella Banda Oriental. Ma contro Lavalle scese in
campo l’esercito federale santafesino guidato da Juan Pablo Lopez e,
constatata l’ostilità della popolazione entrerriana, Lavalle preferì abbandonare
Entre Rios e rifugiarsi a Corrientes, dove gli unitari avevano ripreso il potere
deponendo il governatore federale installato da Echague.
La ritirata da Entre Rios annullò il progettato sbarco lavallista a Nord di
Buenos Aires, che, secondo i piani, doveva essere appoggiato dall’insurrezione
unitaria della capitale e degli hacendados meridionali (“los libres del Sur”).
Alla fine di ottobre i congiurati della capitale furono arrestati dalla polizia
rosista e il capo, Manuel Vicente Maza, venne fucilato. Ma gli hacendados si
sollevarono ugualmente, riunendo a Dolores un esercito di 4.000 uomini al
comando di Pedro Castelli.
Per reprimere l’insurrezione Rosas ordinò alle guarnigioni di Monte, Azul e
Tapalqué, comandate dai colonnelli Bernardo Vicente Gonzalez, Prudencio
Rosas e Nicolas Granada, di convergere su Chascomus. Il 7 novembre, in tre
ore di battaglia, i 1.300 veterani di Rosas annientarono l’armata raccogliticcia
dei ribelli, facendo 500 morti e tornando nella capitale con la testa di Castelli
infilzata su una picca.
Intanto l’armata santafesina proseguiva l’avanzata su Corrientes per impedire
a Lavalle di riorganizzare le proprie forze. Appoggiate dagli indios amigos del
cacicco Nacitoquin, il 29 novembre le colonne santafesine di Dionisio Cabral e
Jacinto Andrada distrusserro i gruppi lavallisti di Felipe Zalazar e Patricio
Maciel al Paso de las Piedras e all’arroyo Balacuà, ma l’offensiva si arenò e
Lopez ordinò la ritirata nella sua provincia.
Echague fu allora costretto a rompere gli indugi e a dare battaglia a Rivera per
non dar tempo a Lavalle di raggiungere il suo alleato. Come si è detto aveva
forze equivalenti a quelle orientali (5.000 uomini), ma la superiorità della
cavalleria entrerriana si rovesciava per la fanteria e l’artiglieria (quella riverista
contava 20 cannoni). La battaglia, molto sanguinosa, si svolse a Cagancha il 29
dicembre, secondo il classico schema tattico entrerriano: attacco frontale con
tentativo di avvolgimento su entrambe le ali nemiche, in questo caso frustrato
dall’intervento della riserva orientale. Sconfitto con gravi perdite, Echague
dovette ritirarsi ad Entre Rios.
La vittoria terrestre di Rivera fu tuttavia compensata, il 17 gennaio 1840, dalla
perdita della flottiglia orientale del commodoro Read, sorpresa e distrutta a
Belen dai santafesini. Il successo federale fu completato il 3 febbraio da
Cabral, che al Rincon de los Espinillos respinse il reparto unitario di Gregorio
Barbosa, caduto nell’azione con altri 22 uomini.
in città, in casa del dottor Elias Bedoya. La stessa notte fu ucciso da una
fucilata sparata dall’esterno attraverso la porta chiusa. Prive ormai di ogni
difesa, le province ribelli furono rioccupate dai federali. Solo la Catamarca
dovette subire ancora cinque giorni di violenza, dal 29 ottobre al 4 novembre,
per la resistenza opposta al colpo di stato del colonnello Mariano Maza dal
governatore Juan José Cubas, infine sorpreso e subito decapitato alla Quebrada
del Infiernillo. Identica sorte subì anche il governatore tucumano Marco
Avellaneda, sostituito dal colonnello Celedonio Gutierrez.
Rifugiatosi in Cile dopo Rodeo del Medio, per un altro anno e mezzo
Pegnaloza continuò a minacciare San Juan, ma Benavidez respinse i suoi
ripetuti sconfinamenti battendolo il 18 luglio 1842 ai Manantiales, il 15 e 17
gennaio 1843 ai Bagnados de Illisca (175 chilometri a Sud della Rioja) e a
Saquilan e l’8 maggio a Leoncito. Tornato in Cile, nel 1844 Pegnaloza offerse
la resa a Benavidez, riconoscendo la Confederazione e rinunciando ad ogni
attività politica.
Lo scontro iniziò con una carica di Nunez contro la destra entrerriana del
generale Servando Gomez, seguita da una rapida ritirata dietro l’estero, mentre
la fanteria manovrava, schierando i battaglioni di testa e di retroguardia lungo
l’estero e quello di centro di fronte alla fanteria nemica. In tal modo l’ala destra
entrerriana fu costretta a sfilare di fianco sotto la mitraglia e la fucileria
unitaria, mentre Nunez proseguiva al galoppo dietro le linee per unirsi a
Ramirez e Velasco che avevano già iniziato la carica contro l’opposta ala
entrerriana. L’intervento della riserva non poté rovesciare le sorti della
battaglia ed Echague dovette ordinare la ritirata e, pochi giorni dopo, cedere ad
Urquiza il governo della provincia e il comando dell’esercito. Fu proprio
Urquiza a salvare l’esercito entrerriano sfuggendo abilmente, l’11 gennaio
1842, all’accerchiamento tentato da Rivera e da Paz, collegati dai 1.000
cavalieri di Nunez.
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2. L’ASSEDIO DI MONTEVIDEO
E LA SCONFITTA DI RIVERA
(1842-44)
arenò a Costa Brava, presso San Juan, alla frontiera tra Entre Rios e Corrientes.
Il 18 fu raggiunto da Brown con 7 navi e 3 lancioni, e dopo aver valorosamente
sostenuto un impari combattimento, dovette sbarcare e trincerarsi. Attaccato a
terra dalle truppe da sbarco federali comandate dal tenente Mariano Cordero, il
19 Garibaldi distrusse le sue navi e si internò nel tentativo, non riuscito, di
raggiungere l’esercito alleato.
In ottobre la convenzione di Paysandù riconobbe formalmente a Rivera il
comando supremo dei tre eserciti alleati, forti complessivamente di 2.000 fanti,
5.500 cavalieri e 16 cannoni, che in novembre si misero in marcia verso il Rio
Gualeguay, attestandosi ai primi di dicembre all’Arroyo Grande per sbarrare il
passo all’esercito confederato di Oribe, leggermente superiore (2.500 fanti,
6.500 cavalieri e 18 cannoni), il quale marciava a sua volta verso l’Uruguay.
La notte del 5 dicembre i due eserciti bivaccarono a breve distanza,
schierandosi al mattino per la battaglia, nell’ordine consueto, cavalleria alle ali
e fanteria al centro. Più numerosa del solito, stavolta la fanteria giocò un ruolo
decisivo. Fu infatti quella confederata ad iniziare la battaglia, sfondando alla
baionetta il centro dello schieramento alleato e catturando i cannoni. Il varco
consentì alla cavalleria di Oribe di avvolgere entrambe le ali nemiche. Urquiza,
con l’ala destra confederata, travolse la cavalleria santafesina di Lopez e poi
anche quella correntina dei fratelli Juan e Joaquin Madariaga. Perduti 2.000
morti e 1.500 prigionieri, l’esercito alleato si dissolse.
monarchica e neutrale.
Inoltre l’esempio francese fu subito imitato dalle comunità spagnola
(colonnello Neira) e italiana (Giambattista Cuneo). Ma, a dire il vero, le cifre
sembrano indicare che gli italiani, forse anche per le accese rivalità personali
tra i rifugiati politici, fossero meno unanimi e decisi: dettero infatti 530
volontari su 4.205 residenti, una aliquota certo elevata, ma nettamente inferiore
a quella dei francesi. Inoltre al primo scontro si dettero alla fuga, anche se
Garibaldi lavò l’onta guidando i legionari nei combattimenti del Cerro (10
giugno 1843 e 28 marzo 1844) e delle Tre Croci (17 novembre 1843) e
catturando vari mercantili nordamericani e argentini sotto il naso di Brown. Ma
il 28 maggio 1844, fallito un complotto per far ammutinare la Legione italiana,
il colonnello Angelo Mancini, il maggiore Santiago Danuzio e altri 9 ufficiali
passarono al nemico (un nuovo ammutinamento vi fu il 15 dicembre 1845).
Ma in undici mesi Paz effettuò dieci sortite, via via più audaci, contro un solo
assalto che gli assedianti sferrarono con appena 1.600 uomini soltanto il 15
luglio 1843, dopo aver già subito le prime tre sortite dei difensori (due generali
il 2 giugno e il 5 luglio e una parziale il 9 giugno). Nella quarta sortita (19
agosto) i difensori furono a stento contenuti dai 6 battaglioni del colonnello
Jaime Montoro, che guarnivano la prima linea del settore tenuto da Pacheco.
La quinta, respinta dal colonnello Mariano Maza, avvenne il 15 settembre, a
seguito di un violento cannoneggiamento confederato che sembrava preludere
ad un secondo assalto degli assedianti.
Due volte sospeso a seguito dell’intervento diplomatico anglo-brasiliano, il
blocco navale di Montevideo scattò definitivamente il 9 ottobre. Le
conseguenze si fecero presto sentire, tanto che la sesta sortita, avvenuta il 31
agosto, servì a coprire l’incursione del colonnello Faustino Velasco sui
magazzini del Buceo, 10 chilometri ad Est di Montevideo, dati alle fiamme
dopo averne estratto tutti i viveri e i rifornimenti che si potevano trasportare
nella città assediata. Come abbiamo detto, le forze federali riuscirono a
intercettare due colonne di rifornimenti per Montevideo, né miglior esito ebbe
l’attacco sferrato il 17 novembre da 700 riveristi contro il caposaldo di Tres
Cruces, tenuto con 300 uomini dal colonnello entrerriano Jerònimo Costa.
Soltanto il 7 febbraio 1844, coperta da un attacco diversivo delle colonne
mobili riveriste di Silva ed Estivao contro la retroguardia dell’esercito
assediante a Cagnada de Pache, la colonna Flores riuscì a forzare il passo del
Salado tenuto da Nunez e a rifornire Montevideo di 500 vaccine.
La settima sortita del 15 febbraio servì a distruggere alcune opere
dell’assediante e a preparare quella più ampia del 25, sferrata con 2.600 uomini
contro il settore tenuto da Nunez (arroyo El Pantanoso) ma frustrata dal buon
dispositivo di sicurezza adottato dagli assedianti. Il 26 il maggiore José R.
Devia riuscì inoltre a intercettare una colonna esplorante che tentava di
esfiltrare da Montevideo per collegarsi con l’esercito riverista. Il 28 marzo
(nona sortita) il settore di Nunez venne messo in seria difficoltà dall’attacco
congiunto di Flores, il quale riuscì a infiltrare circa 250 uomini penetrando per
5 chilometri nel dispositivo dell’assediante, ma Nunez, pur costretto a ripiegare
dietro il Pantanoso, mantenne saldamente il Corno del Paroldo, perno della sua
linea difensiva.
La decima e ultima sortita di Paz scattò il 24 aprile, impegnando tutto il
presidio, circa 8.000 uomini. Il piano era di tagliare fuori il settore di Pacheco e
annientare quello di Oribe sul Pantanoso. Paz condusse personalmente la
colonna di 1.500 uomini che riuscì a sloggiare Pacheco dalle sue posizioni. Ma
le truppe che dovevano impegnarlo frontalmente retrocedettero intimorite
dall’intervento della cavalleria nemica, mentre quelle che, trasportate per via
fluviale, dovevano sorprenderlo sul fianco, sbarcarono al suono della fanfara,
allertando il nemico: e, come se non bastasse, la loro artiglieria, comandata da
José Maria Piran, finì nell’acquitrinio (fu tuttavia salvata dal capitano
Bartolomé Mitre (1821-1906), futuro presidente argentino). Paz dovette così
rientrare in città, lasciando in retroguardia la Legione italiana che sostenne
valorosamente le cariche della cavalleria confederata. Alla sconfitta si
aggiunsero poi, il 4 luglio, le nuove dimissioni di Paz. Disgustato
dall’indisciplina e dalle rivalità politiche che minavano la difesa, il prode
generale argentino preferì ritirarsi in Brasile.
A tenere alto il morale degli assediati rimase la flottiglia di Garibaldi.
166
3. L’INTERVENTO ANGLOFRANCESE
E LA VITTORIA DI ROSAS E URQUIZA
(1845-50)
Rodriguez, che alle 6 ordinò la ritirata, lasciando sul terreno 650 morti e feriti.
Tuttavia, benchè padrona del Paranà, la flotta alleata non riuscì poi a trovare
un punto in cui poter assicurare lo sbarco delle merci che era incaricata di
scortare. Lo tentò il 9 gennaio 1846 al Tonclero (a monte di Ramallo) e il 16 a
San Lorenzo, ma in entrambe le occasioni lo sbarco era fu dissuaso dalle
batterie argentine, la seconda delle quali, con 8 pezzi leggeri ben piazzati sulla
barranca, provocò 50 perdite a bordo delle navi alleate.
di San Antonio con 300 fanti e 900 cavalieri di Gomez. Presto abbandonati
dagli orientali, i legionari combatterono l’intera giornata, infliggendo forse 500
perdite al nemico e ritirandosi con 33 morti e 53 feriti a Salto, dove Anzani e
altri 50 legionari avevano nel frattempo respinto un’incursione nemica (fu
questa l’ “hazana del 8 de febrero” immortalata sulla bandiera nera col
vulcano fiammeggiante offerta alla Legione Italiana). Medina raggiunse Salto
il giorno successivo, ma solamente per restarvi bloccato. Il 26 febbraio e il 28
marzo, a Laureles e al Rincon de Tapeoy, Vergara e Lamos annientarono altre
due piccole bande riveriste.
capitale, Salto e Colonia, queste ultime assediate dai colonnelli José Maria
Flores e Lucas Moreno. Difesa da Anacleto Medina, Colonia fu conquistata
d’assalto il 18 agosto, con un breve ma sanguinoso combattimento (cento
caduti in un’ora). Il 21 e 22 ottobre i difensori di Montevideo fallirono due
sortite di 300 e 250 uomini contro il Pantanoso e il Cerro, respinte da Jerònimo
Serrano e Baldomero Lamela, il primo con appena 100 uomini, l’altro con 70.
Il 17 novembre ne fallì anche una terza, di 300 fanti e 70 cavalieri, fermata al
Saladero de Sayago dalla resstenza di 60 federali del capitano Ubal e costretta
a ripiegare dal contrattacco di Serrano.
Lo stallo si protrasse fino all’ottobre 1851, appena interrotto all’inizio del
1850 da un fallito tentativo di sbloccare Salto condotto dal barone di Yacuy
con truppe riogradensi e riveriste, sconfitte e respinte dal colonnello Lamas il 5
gennaio ai campi del Catalan e il 9 marzo al Paso de las Piedras.
VI - LA QUESTIOE PORTEGA
(1851-1863)
7.500 Division orte (Echague) tra Coronda, San Lorenzo e Rosario, con tre nuclei a
Ramallo (Martin de Santa Coloma), San Pedro (Jeronimo Serrano) e Zarate
(Lucio Mansilla);
5.800 Divison Centro (Pacheco) a Lujan, con nuclei a Cortina (Manuel Rojas) e
Aguilera (Barrancosa);
2.800 Division Sur (Cornet e Pedro Rosas) alla laguna de los Pardos, Tuyù, Salado ed
Ensenada;
6.500 veterani al campo di Palermo;
6.200 veterani al campo di Santos Lugares;
17.800 miliziotti e ausiliari di polizia in città.
Il 9 dicembre il generale Santa Coloma riuscì a piegare facilmente la ribellione
del colonnello Serrano. Ma il 17 dicembre 11 navi da guerra brasiliane, pur con
qualche lieve perdita, forzarono il passo del Tonelero, invano difeso dal
generale Mansilla con 7 bocche da fuoco, sbarcando la Divisione ausiliaria del
marchese di Porto Alegre. E l’8 gennaio 1852, varcato il Paranà in più punti,
l’esercito confederato si concentrò ad Espinillo. Tuttavia il morale dei
confederati fu scosso dalla ribellione della Divisione Aquino, formata da
veterani di Oribe che il 12 gennaio uccisero i comandanti e passarono dalla
parte di Rosas. Urquiza li condannò tutti a morte, non appena fossero stati
catturati.
In ogni modo le truppe rosiste si ritirarono di fronte all’avanzata nemica. Un
conato di resistenza fu schiacciato il 18 gennaio a Lomas Negras, mentre il 31,
ai campi di Alvarez, 3.000 cavalieri confederati di Juan Pablo Lopez respinsero
i 3.500 rosisti del colonnello Hilario Lagos, causandogli 200 morti e 200
prigionieri e obbligandolo a ritirarsi a Santos Lugares, dove si trovava il grosso
dell’esercito rosista.
Lo scontro finale avvenne il 3 febbraio a Monte Caseros, dove il dittatore
attese passivamente l’attacco. Urquiza condusse personalmente l’ala destra,
ben 10.000 cavalieri veterani contro 2.000 lancieri di Lagos. Poi avanzò la
fanteria del centro (Division Oriental e Brigada Rivera), seguita con qualche
ritardo dalla Divisione brasiliana e affiancata dall’ala sinistra di Urdinarrain. Vi
fu una accanita resistenza nel caposaldo della casa di Caseros, dove l’artiglieria
del colonnello Martiniano Chilabert sparò tutte le sue munizioni prima di
ritirarsi. Ma sotto l’impeto della preponderante e agguerrita cavalleria
mesopotamica l’esercito governativo si sbandò lasciando sul campo 7.000
prigionieri e 56 cannoni. Gran parte della Divisione Aquino fu catturata mentre
cercava di raggiungere il campo di Palermo e subito passata per le armi. Rosas
scappò travestito nella capitale, dove, firmate le dimissioni, si mise sotto la
protezione del governo inglese che lo fece imbarcare su una nave da guerra
relegandolo poi a Southampton.
Mentre marciava verso Monte Caseros, Urquiza aveva distaccato il colonnello
Juan Crisostomo Alvarez contro il governatore di Tucuman, Celadonio
Gutierrez, l’unico caudillo provinciale rimasto fedele a Rosas. Il 4 e il 10
febbraio Alvarez aveva facilmente sconfitto le avanguardie tucumane ai
Cardenas e a Tapia, ma il 15 Gutierrez lo aveva catturato a Manantial e il 17 lo
aveva fatto fucilare assieme a vari ufficiali. Questa esperienza consigliò ad
Urquiza di riconoscere come autorità legittime tutti i governatori in carica,
incluso Gutierrez, ingoiando la fucilazione di Alvarez (Una nuova rivolta,
diretta da Manuel Espinosa e appoggiata dal caudillo santiaguegno Taboada,
176
2. LA SECESSIONE BONEARENSE
(1852-59)
Shepperd).
L’iniziativa si risolse però in un completo fallimento. La Balaklava, la nave
che trasportava il primo scaglione, si incagliò nel porto d’approdo (Diamante,
nella provincia di Entre Rios) e appena sbarcati i legionari si ubriacarono
attaccando briga con la popolazione finchè il comandante della piazza,
colonnello José Maria Francia, mobilitò la guardia nazionale ordinandole di
uccidere “todos estos gringos”. A seguito di un ammutinamento lo scaglione
fu epurato e soltanto una sessantina di coloni soldati giunsero a destino. Furono
però subito congedati quado si seppe che nel frattempo il secondo scaglione si
era ammutinato a Montevideo e si era diretto a Buenos Aires anzichè a Paranà
(Incisa, op. cit., pp. 144-152).
185
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