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Cos parl Zarathustra

Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

1. Cos parl Zarathustra. 2. Il canto della notte. 3. La seconda canzone di danza. 4. Nellorto degli olivi. 5. I sette sigilli. 6. Arianna. 7. Del grande anelito. 8. Prima che il sole ascenda. 9. Delle femmine, vecchie e giovani. 10. Del leggere e scrivere. 11. Il canto della danza. 12. La cena. 13. Dei poeti. 14. Sulle isole beate.

1. Cos parl Zarathustra. Ogni volta che apro Cos parlo Zarathustra ne leggo una, due pagine, e lo richiudo. Pi in l non riesco ad andare: mi affatica. Forse dipender dallo stile, immaginifico e metaforizzante, a tratti, specie nel 4 libro, sovraccarico ed estenuato. Leggere lo Zarathustra una esperienza unica. Diversamente dalle altre opere filosofiche, qui Nietzsche ci consegna un poema privo di vere argomentazioni, di conati del cogito a prova di confutazione. No, il profeta siriano snocciola le sue verit in un flusso inarrestabile, in preda ad un'estasi ragionativa che non ammette interlocuzioni n tanto meno obiezioni. Lo Zarathustra innanzitutto un'esperienza, uno stato della coscienza al di l dei recinti abituali del pensiero e dannatamente al di fuori dei pascoli accademici, di ogni accademia. un collasso intellettuale, un'esondante piena di miele troppo a lungo accumulato. Certo, si alternano cornici descrittive e passaggi narrativi, momenti gnomici e incantamenti lirici. Comunque l'aura dominante quella dell' eccesso, del troppo da dire per esser detto, comunemente detto. L'arsenale espressivo inaudito. Il lettore si imbatter in ditirambi di solare intensit e smeraldina mala; oppure strabuzzer gli occhi dinnanzi al martello degli idoli, al fustigatore delle tradizioni che senza piet fa piazza pulita di tutti i retaggi che sin dalla culla ci portiamo dietro. Sulla sua strada il profeta della solitudine, delle sette solitudini, non incontrer nessun vero, degno sodale. Riunir attorno a s una cerchia di discepoli, ma in realt solo la sua ombra star al suo passo, e solo nella sua caverna e con i suoi animali, il serpente e l'aquila, potr riposarsi degli uomini e soprattutto di s stesso. Zarathustra non un vincente, il Rambo dei filosofi. Al contrario, la sua partita persa sin dall' inizio, nasce postuma e cala nella tomba postuma. Il tramonto il suo destino, il bruciare fino all' ultimo per poi infine gettarsi nel mare, gi, fino in fondo, tra le fauci del mostro che piu degli altri lo seduce. E consegnandoci intatta ed inconcussa una prestazione esistenziale allo spasimo, una vita per tutti e per nessuno, e cio aperta ad ogni tentativo, senza preconcette discriminazioni, eppure parimenti chiusa all' ultimo uomo delle felicit mezze e mezze e delle vogliuzze per il giorno e per la notte. S, lo Zarathustra non elemosina lettori, in nessun modo ne blandisce il consenso o titilla il plauso. Se ne sta l,

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Cos parl Zarathustra


Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

adamantino, insuperato, estraneo e chimerico, estremo baluginio di un pensiero che se non sa benedire allora maledice; se non pu assolvere, allora ride e condanna; se non pu credere, allora distrugge e guarda avanti. Laggi, dove giammai uccello storm, n uomo avvezz i polmoni alla vita. Laggi, al di l del bene e del male, della razionalit e della buona cristianit, troppo alto per i compassionevoli, troppo abbagliante per i quasi ciechi d'oggid. pura follia? E sia, purch innocente e tracotante, ribalda e fanciullesca, sana e risanatrice, ospizio per gli uomini del domani, ultimo mattatoio per quelli dell' oggi. Egli, Zarathustra, l'avvocato della vita. 2. Il canto della notte. il canto d'amore di Friedrich Nietzsche, la sua condanna: soltanto in solitudine potersi esprimere, poter zampillare. un canto d'agonia. Il senso di piet lotta con l'ammirazione, davanti al titano sfortunato. Si resta esterrefatti. Ogni versetto danza col successivo: la musica dell'anima, la perfezione del dettato. Non assistiamo ad un assalto al cielo, allo strepito dell'egotista. Dietro la fontana zampillante c' l'abbandono, la miserabile inattualit di Nietzsche. Fu lo strazio, che lo costrinse a cercar scampo nel lampo smeraldino di Dioniso? Nietzsche come un vitello al mattatoio: non regge pi al terrore e grida, inutilmente grida. Non Orazio, il mosaico gioia degli occhi. Proprio nell' indecenza di queste grida sta la seduzione umanissima del canto: per una volta scopriamo il lato oscuro della superiorit, il suo prezzo, la sua condanna, la sua colpevolezza. Il volto del clown senza trucco, l'ultima altalena tra ragione e sentimento, punto esclamativo e conato del cogito. Povero, grande Fritz!

3. La seconda canzone di danza. Se vuoi fare ad acchiapparello con la Vita leggi la seconda canzone di danza, nel terzo libro di Cos parl Zarathustra. Condizione per essere ammessi al ballo accettare un po di follia e baloccarsi all'idea che solo la razionalit impossibile. La Vita ti si presenter bionda, vaga e fuggitiva. Ti adescher con la sua danza deliziosa e tu stesso diventerai un sol tremito. La bella danzatrice se la ride, ti fa le boccacce, non sta mai seria, questa impertinente! Ride e se la ride, e pi tu la inviti a ragionare, pi lei ti guarda e continua a danzare. Allora tu prendi in mano tutto il tuo coraggio, la mazza piu micidiale che hai, e la afferri per i capelli, bramoso della sua gaiezza. Ah, povero illuso, che credi ti braccare lei, proprio lei, l'incredibile! un attimo e gi la Vita ti sfugge, scioglie il velo delle sue mille identit e torna a danzare la danza delle infinite metamorfosi. Ora hai capito, spavaldo cacciatore diventato preda: non con la forza, ma solo cedendole potrai afferrare la tua Vita e accompagnarla al gran ballo del domani. Sei deciso e col cuore in gola inizi ad ondeggiare, su e gi, al ritmo della musica pi incredibile. Non ci sono accademie per queste melodie, n spartiti o talentuosi apprendisti. Solo se ci credi la musica ti scioglie e la danza continua. All'inseguimento, gambe pigre, coraggio, vecchio cuore! un saltar fossi attraverso tutti i fiumi dell'immaginazione, laddove la fantasia trionfa e l'intelletto, ubriaco, stramazza perso. Lei, la Vita, pi non ti irride, e il riso fatato l'esca pi profumata per la tua

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Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

voglia di dimenticarti. Il mondo non mai stato cos rotondo, contraddizione alcuna ti sbarra il passo, il grande passo senza meta , il passo della follia. Ma non tutta la tua ragione sopita, non tutta la volont di verit si addormentata. Si risveglia, improvviso, il demone socratico, la sillogistica tenzone del comprendere. Ed ecco che la danza della Vita rallenta il suo ondeggiare, e il flutto della gravit le aduggia i fianchi, infrollisce le gambe, quelle stesse gambe miracolose che nessuna scarpa pot mai calzare. finita, finita per sempre: non credi pi alla Vita e lei si offende e scappa via. Tu rinsavisci, in ritardo capisci quale tremenda offesa le hai fatto. Ma tardi, l'ora sacra dell'addio scoccata, e gli uccelli della notte gracchiano la loro liturgia di morte. Tu e la Vita, la danza delle delizie e la musica dei mille papaveri: finita, per sempre finita.

4. Nrllorto degli olivi. La solitudine. Meglio, l'isolamento volontario, il monte degli olivi. un'allusione al luogo evangelico, all'ultimo eremitaggio di Ges prima della croce. Anche Zarathustra circondato di discepoli. Ma si sente solo, deve restare solo. Solo cos pu sfuggire alle loro stanze calde, ai loro idoli di fuoco, a tutte le comodit e bassure della nostra civilt di mezzi-e-mezzi. Il caldo un insulto per chi sfida le vette, per chi tira la barba al vecchio inverno, la barba di neve. Gli uomini della conoscenza vengono compatiti per il loro monte degli olivi. Gli altri se ne stanno in branco, acquattati l'uno sull'altro, alitandosi a vicenda la paura dell'ignoto. Il vento invernale, l'ospite pi duro, li mette in fuga, li scaccia come cani. un ospite duro: tiene lontani i curiosi, i cupidi di elevazione, le inautentiche ombre di Zarathustra. Freddo, vento, inverno, gelida barba di neve, compassione e il tanfo delle stanze calde, troppo calde: Zarathustra e i suoi ultimi uomini. Laddove la felicit saper tacere, imparare il luminoso silenzio di chi gioca con dadi e parole, di chi parla e resta nascosto. Pi raffinato del silenzio di tomba, il silenzio di Zarathustra troppo profondo e beffa l'amo degli invidiosi. Nessun tuffatore pu sorprendere il fondo delle sue meditazioni, il sottofondo screziato delle sue beatitudini. Felicit, isolamento, barba di neve, sotto il vento della conoscenza, lass, sul monte degli olivi. 5. I sette sigilli. Sono i sette petali della corona di Zarathustra, la corona di colui che ride. Petali profumati, dono di navigazioni e naufragi fortunati. Se li avvicini al naso ci senti il mare in tempesta, i lidi dorati dell'ideale, le selve oscure della morale. stato un viaggio incredibile, Zarathustra! Il viaggio della navicella azzurra, l'intrepida, ebbra navicella senza ciurma e senza scialuppa. Navicella per argonauti, per chi se la ride quando il mare ingrossa e il vello ricciuto si allontana. stata la rotta del desiderio quella che le tue vele hanno solcato, le tue vele per venti del Sud, folli venti dell'affermazione. Il capitano reggeva la barra della sua diffidenza, la barra rossa del sospetto, delle verit divenute favole, gatti granitici per auscultatori d'idoli. La prua aveva il pi micidiale dei rostri, il rostro S, questa punta infuocata che fende come burro le cortecce del risentimento. stato un viaggio incredibile, Zarathustra, il viaggio di chi ha patria nella terra del domani. La

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Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

terra dei tuoi figli, culla del superuomo, vagito dell'uomo ridiventato s stesso, che ha il coraggio di perdonare al suo io e si imbarca verso terre lontane. Non c' meta pi remota del divenire ci che si . Mille perigli, infinite Scilla e Cariddi funesteranno il viaggio. Le gambe impareranno il pi raggelante tremito, l'ultima resa del cuore spaurito. Coraggio, impugna la mazza pi micidiale, scaglia freccia, laggi, verso il tramonto delle tue migliori virt. Canta la canzone dei figli di Zarathustra, la melodia del miele e del fulmine, della danza sugli abissi, del riso che benedice. Canta il ''che mi importa di me'', cantalo senza paura, fino a rompere i timpani ai penitenti dello spirito, finch la tua voce raggiunga i piu duri d'orecchie. Coraggio, s'avvicina il grande meriggio, l'ora senza ombra, la noce che vuole essere schiacciata, il gradino per il balzo d' Achille. Ors, a bordo, amici miei! Ors! Dio morto, la catena spezzata, l'infinito ci aspetta, il mare, pavone dei pavoni, mostro gorgogliante delle navicelle azzurre.

6. Arianna. Arianna il giallo che ti abbaglia, l'azzurro che ti innamora. Se la insegui fugge, se ti arrendi non la dimentichi. un rovello che scava senza requie, un immagine di volutt. A nulla valgono i ricordi struggenti, le amarezze inconfessate, i traguardi mai raggiunti. La sua effigie dorata persiste beffarda, incurante del tempo che passa e memento di tutte le tue impotenze. Cerchi nell'altra di fuggirla, di evadere dal suo incantesimo: invano. Nessuna ha il suo fascino, richiama le sue emozioni, sobilla parimenti il nostro immaginario. la figura della felicit perduta, mai avuta, troppo a lungo sospirata. Lo spettro di una femminilit abissale, senza fondo e insondabile, martirio per ogni argonauta del sentimento. Non c' soluzione al suo enigma di croce e delizia, ai suoi capelli serpentini che ti lingueggiano in faccia la pi impertinente delle canzonature. L'avremo un giorno, la rosa della sua sensualit? Respireremo un giorno l'aroma tepido e molle delle sue mille attrattive? Ne dubitiamo, e nel dubbio la rogna s'accresce e inarrestabile ci avvelena. Una telefonata, il solo squillo che ci atterrisca, l'unico tintinnio che ci sospenda. Poi la solita fredda risposta, l'accento consueto di prammatico rifiuto. Laddove solo l'autoinganno alligna, la bugia prospera e il dolore di vivere invitto trionfa. Ariadne, ma vattelo a pij ner culo!

7. Del grande anelito. ''Canta per me, canta, anima mia!''. Cos Zarathustra alla sua Salom, la danzatrice dal ventre d'oro, l'anca del destino, la sua anima. stato un corteggiamento a regola di follia. Le hai ricordato tutto il passato del tuo desiderio, l'attesa struggente. Zarathustra, tu, il pi solo tra gli uomini, il senza Dio e pagliaccio del Caos, ti innamorasti della tua anima. Fu una scelta azzardata, acchiappatopi finito in trappola! La tua bella era strangolata dalla colpa strangolatrice, il cane Passato le mordeva i seni e l'oboe innocenza se ne stava muto, le chiavi piene di ragnatele. Com'era pesante la tua anima, lo scrigno del tuo smeraldo pi verde, l'organetto del diventa chi sei! Se ne stava in catene, rantolava in un angolo e la piccola vergogna era la sua croce. Ma tu non sapesti resistere al gemito dell'anima tua,

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Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

provasti una tenerezza infinita e finalmente capisti: era lei la tua fidanzata! Che scoperta gravida di futuro! Da allora trasfigurasti l'atra cella in campana azzurra, delle mura facesti l'iridescente prato per la danza dei mille piedi leggeri. Fu un travaglio, il travaglio dell'amore. Ma lei ti ripagava col suo sguardo, lei, il cucciolo bagnato, il tuo destino, la stella della tua navigazione. Non credevi ai tuoi occhi. Un attimo prima languiva in ceppi, ed ora, bella addomertata, si risvegliava al tocco delle tue labbra e insieme salpavate sulla navicella d'oro. Eh s, siete una coppia incredibile. Nessuna distanza potr piu separarvi, passato presente e futuro sono la corona di rose della vostra luna di miele. Auguri, Zarathustra, la tua anima ora la sposa pi innocente, il velo bianco che tutti sognamo, la meraviglia accecante. Auguri, e ricorda, ricorda amico mio: niente organi, nessuna solennit! Solo risuoni il principe degli strumenti, la doppia ancia del vostro incantesimo, il s bemolle dell'unico infinito abbraccio, il S che da sempre aspettavo di dirti. Ti amo, anima mia!

8. Prima che il sole ascenda. il canto della benedizione, del ''s e amen''. La benedizione dionisiaca, che prima maledice, deve maledire. Il rombo del tuono e il raggio solare. un canto tracotante, il dialogo estatico con il cielo, come l'allocuzione al sole del Prologo, tanto cara a Thomas. Il cielo prima dell'alba, bello ed innocente, ardente e pudico. Zarathustra si identifica con il suo gemello celeste, e gli innalza l'elogio della gratitudine. Il cielo lo confort sui sentieri del suo folle errare, fu la salvezza per il pi solo fra gli uomini. Ideale della sua ricerca Zarathustra lo fiss sempre, quasi per succhiargli l'aerea maest. Tra di loro il nemico, la maledetta nuvola pigra, simbolo dei mezzi e mezzi che sacrificano il tramonto alla comodit. La nuvola pigra oscura con il suo benvolere d'agnello, la sua ricciuta esitazione. L'ira di Zarathustra s' desta, ed invoca ''il dentato filo d'oro del fulmine'', immagine tra le pi belle dell' opera , insieme con la ''campana azzurra'' della benedizione. anche un canto dottrinario, uno dei pi istruttivi con ''delle tre metamorfosi'',''della redenzione'', ''di antiche tavole e nuove'', ''dell' uomo superiore''. Vi la teoria e la pratica dell'affermazione, la redenzione dall'asservimento allo scopo, la riscoperta del ''cielo caso''. Ancora una volta godiamo l'invenzione di uno stile filosofico rivoluzionario. L'apparenza quella di un inno hoelderliniano, gravido negli accenti e rosso d'esaltazione. Ma sulla spuma delle metafore plana lairone del concetto. un canto meraviglioso, folle di superbia, che tratta a tu per tu i luoghi pi misteriosi della Natura. Zarathustra sembra accorgersene sul finire: teme di essere stato blasfemo. solo un attimo, e gi il cielo torna a testimoniargli la sua fratellanza. Giunge il sole ormai, terzo fiammeggiante incomodo nel guancia a guancia dei due. Il pudore li assale e l'incantesimo prende congedo.''Lasciamoci!''

9. Delle femmine, vecchie e giovani. ''Ors, donne, scopritemi il bambino nell'uomo!'' Sembrerebbe il guanto di sfida, e a gettarlo sarebbe proprio l'amico del Male. Ma se guardiamo dietro le parole, come non

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Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

annusarvi un brivido di raccapriccio? Come ogni giorno Zarathustra tornava dai suoi sentieri, i curvilinei tratturi della solitudine. Era stanco, e nel sudore della fronte balenava uno strano riflesso. Era stata dura, ascendere col capo fisso alle stelle e il piede fedele alla terra. Ma quella sera le sue gambe parlavano una lingua diversa, la lingua che balbetta e dice: ''Oh, potessi avere una compagna, un ristoro tra una battaglia e l'altra! Non chiedo di pi, solo una donnetta paziente e calda.'' Il cielo gli era amico, ed anche il mare, questo mostro gorgogliante, voleva bene alle onde della sua anima. E cos il vecchio Zarathustra fu esaudito e da una fresca boscaglia apparve una vecchia donnetta. Zarathustra esult di meraviglia, le si avvicin premuroso e accarezzandole la manina rugosa: ''Salute a te, amica! ti ringrazio di essere giunta. Ma non illuderti: ora dovrai ascoltare ci che penso di voi donne, essere l'incudine per il pi maschio dei martelli!'' Parole solenni che malcelavano il rossore del vecchio senzadio, abituato ad ogni orrore ma non all'abisso sbadigliante che la donna. Inizi il discorso su colei che dovr partorire il superuomo e dare profondit alla sua superficie. Curvo sul suo bastone, la mano tremebonda, il vecchio Zarathustra si infervorava sempre pi, tra un enigma disvelato, una sbirciatina al futuro, una nuova vetta per il presente. Fu il discorso di chi non conosceva la femmina naturale. Un discorso con tutto il sapore dell' eterno mascolino, di chi fa il guerriero, si accredita un'anima profonda e alla donna lascia soltanto l'ombra. S, non nascondiamocelo; eppure non risuonava un accento di disprezzo, l'aggressione prepotente. Qualcosa non tornava. La donnetta stette ad ascoltarlo, lei che presto dimenticava. Alla fine apr la bisaccia e ne cav un dono di ringraziamento. Il fervorino tacque, il volto di Zarathustra si rasseren e la virt del suo cuore protese le palme, anelante. Cosa mai avrebbe potuto insegnargli una vecchia donnetta, incontrata per caso sulla via del crepuscolo? ''Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta!''. Era il corollario del suo discorso, il detto di chi molto soffr. Zarathustra sorrise, apr le braccia e pianse amaramente: ''Lou, mia Lou, quanto ti ho amata!'' 10. Del leggere e scrivere. un capolavoro: l'inizio perfetto, la fine indimenticabile. Parli di scrittura e Zarathustra il mago scodella l'incantesimo. La prima parte la dottrina dello stile, dello stile che stilo, freccia nella carne. Lo stile che scava nel petto con la volutt dell'inferno e l'empito del paradiso. Lo stile tempestoso che frattura il limite e gode nel superamento. Una marea espressiva che arriva alla gola, dissolve il bisogno di mediocrit e trasfigura la pecora in aquila. Lo stile che ruggisce e benedice, gorgoglia misterioso e salta col balzo d' Achille. lo stile dei trampolieri dello spirito, degli areonauti che ogni altitudine lascia insoddisfatti. Le parole si tengono per mano come rondini nel cielo primaverile- l'una met necessaria dell' altra. La meraviglia nasce dalla naturalezza con cui il prodigio ci viene incontro. Sono parole che aprono le ali a tutti i venti del nord, che assaltano col piglio d'Icaro le lande dorate del sole. Il calore manda in estasi la fronte gelata dell' espressione, e la rugiada della perfezione stilla goccia a goccia sulla frase, beatamente. una danza per piedi leggeri e polmoni d'uccello, tra nuvole e foreste, sul dorso di mille ondose malizie. La mano di Zarathustra nata per i frutti prelibati, colti con la maestria di chi ha imparato ad aspettare e conosce la cottura di tutte le cose, buone e cattive. lo stile del miracolo, non mostra mai il cartellino dei prezzi e si invola come saetta, memore che chi non sa far centro pregato di non

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tirare affatto. il salto al di l delle siepi e dei gatti granitici, su per i sentieri della solitudine, che nessuna luce rassicura e nessun costume aduggia. L o stile nato per rinnegare i suoi traguardi, per commuovere l'orecchio e costringerlo a farsi sempre pi sottile. La provocazione di Dioniso alberga sotto i veli di questo stile- diventare pi sottili, pi maliziosi, pi innocenti e pericolosi. la maledizione di ogni guastafeste, di tutti i grevi predicatori di morte, il vento che soffia in faccia ai becchini e alle carogne della metafisica. Sentenze come vette, grattacieli che nessun aereo pu abbattere, fondati sul perdono del proprio io e culminanti nel diventa chi sei. Lo stile vita. 11. Il canto della danza. La seconda canzone di danza un tango argentino, febbre ed apnea. Questo canto la serenit alcionia del crepuscolo, quando l'uomo rist e la vita gli si avvicina. Bentornato, ossessivo ritornello della vita foemina, tu che sproni Zarathustra al galoppo! una cavalcata distesa, tra i cipressi del ringraziamento e sotto l'ombra della benedizione. Non c' convulsione, mania o effetto, come nel canto del mago o nel lamento di Arianna, tanto caro a Lupo Vincenzo. Qui il fiume scorre armonioso, vegliato dall'aquila e scrutato dal serpente. Nel prato danzano le fanciulle, l'innocenza e le belle caviglie. Il cuore di Zarathustra si lancia contro il dio addormentato. Sono gli sberleffi dell'affetto profondo, dissimulato e con ci rivelato a chi ha orecchie per ascoltare. Poi il dio apre gli occhi e incomincia il canto. La vita la aggezza infinita, femmina labirintica che nessun Teseo pu espugnare. Ride e ti incanta; Si accusa e ti innamora. la malizia della donna perfetta, cattiva ed adorabile. Va in scena il pi meraviglioso attacco di gelosia: la saggezza di Zarathustra incollerita! Ha un bel dire, aggrottare le sopracciglia, fare delle membra un unico spasimo. inutile, la sua non indignazione, la sua gelosia! Zarathustra vorrebbe tirarle le orecchie, rompere lo specchio al pavone. Ma nell' occhio della sua saggezza il lampo giallo della vita, quell'occhio notturno, pozzo senza fondo dove la luce tenebra. Zarathustra lo ama e non pu giudicare la palpebra d'oro che lo sogguarda. Ha inizio il nuovo sposalizio di Venere. La vita prende sottobraccio la saggezza e insieme disegnano la danza che fa inchinare gli alberi e tremare le belle caviglie. La danza incredibile, coreografia tra il cielo e l'abisso, girotondo dell'essere e del nulla, baratro coronato di rose. sopraffatto dalla commozione, il nostro vecchio innamorato! Ma giunge la sera, e dalla foresta il freddo, nemico di ogni danza. Le bianche caviglie lo abbandonano,il dio si riaddormenta e Zarathustra di nuovo solo. Ora la sua tristezza parla, la sera e la voglia di morire: Non follia, vivere ancora? No, Zarathustra, follia la tua stanchezza, follia che si sia fatto sera. 12. La cena. l'intervallo tra una portata e l'altra. Statene lontani, se siete affamati! La cena di Zarathustra non il luogo per abbuffarsi. La crapula disdice all'eremita, e persino i re, siano di destra o di sinistra, devono cucinare e tenersi allegri con poco. Certo, non mancher

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Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

il vino e di carne ce ne sar in abbondanza. Solo tenete a digiuno la tetraggine, questo convitato di pietra che si sollazza ribaltando le mense! Fuori la discordia, l'umore nero e bizzoso, il malcontento del cielo e della terra. A differenza della cena di Catullo e Fabullo, quass la borsa non piena di ragnatele, e i ragni velenosi non fanno il nido tra un piatto ed un bicchiere. Sar una cena tra amici, personaggi variegati accomunati dalla stanchezza e dalla fame di saggezza. il cuoco Zarathustra ha gi in caldo un discorsetto che far scintille, un discorsetto flamb che ogni fiamma gli invidia! Ma prima di aprire le orecchie si rasserenino i cuori, condimento infallibile per ogni cena. Il mendicante volontario non sar costretto a fingere bonomia: Zarathustra non un violento e i suoi ospiti hanno imparato le buone maniere. Star a tavola come potr, in pace con la sua indole e sazio del suo cibo. I re avranno imparato che la corona non nemica dei fornelli, e l'indovino, smessi gli arcani, dar di forchetta al suo unico mistero, la fame. Ors, non rimproverate l'aquila e il serpente, i commensali piu discreti e occhiuti! Una vera paura li assal, quella di non poter sfamare l'indovino, l'affamato banditore di enigmi. Come? Di tutti i baratri la sua bocca il piu impervio? Coraggio, la caverna di Zarathustra sapr ristorarlo, insegnandoli quanto sazi la vivanda che soltanto l'anima buona pu cucinare- l'amicizia, sale e pepe per ogni palato difficile. Volate pure, uccellacci e uccellini, pennuti amici dello sparviero Zarathustra! Non siete forse il suo coraggio e il suo orgoglio? Non conoscete fin dall' inizio lo spettro della follia? Ors, non sar una gola assetata il mostro ce vi uccidera! Ors! Zarathustra aveva appena servito in tavola i due agnelli, cotti a puntino, e gi i re ammannivano posate e tovaglioli, l'uno a destra , l'altro a sinistra. Ma la cena, innaffiata col vino della reciproca appartenenza, non era una vera cena. Sotto la tavola aleggiava una inquietudine inusitata che attorcigliava lo stomaco e strozzava le viscere. Sotto la tavola covava l'uovo della gallina futuro, l'uovo caldo di speranza partorito dalla tensione suprema. E come una gallina Zarathustra cominci a pigolare, sempre piu deciso, mentre gli ospiti stupivano e i suoi animali volteggiavano. Quelll'uovo si chiamava uomo superiore. 13. Dei poeti. ''Noi sappiamo anche troppo poco e siamo poco capaci di imparare: cos non possiamo non mentire.'' ''(...) quanto alla conoscenza, essa verr abolita; perch noi conosciamo solo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sar venuta, quello che solo parte, sar abolito'' Come? Zarathustra si accucciato ai piedi di Paolo? Oppure la conoscenza sar possibile solo smascherando i poeti? Poeta egli stesso, e conosce l'arpeggio e le piume del pavone. Ma a differenza dei suoi colleghi egli anche pensatore, tuffatore di Delo. I mari profondi sono i suoi mari - come un pesce si inabissa e riemerge tutto salsedine. Non intorbida le acque per gabellare profondit. La sua l'arte del palombaro, amico dell' azzurro e compagno delle murene. Certo, laggi la platea affoga, e l'applauso dei troppi smette di gracidare. Laggi si soli con la propria ombra, contraffatti dall' oscurit, anelanti bestie in apnea. una discesa impossibile, una risalita mortale. Non c' lira che consoli, e gli dei del cielo, questi manichini multicolori, sono fantasmi impotenti. Zarathustra preferisce l'abisso alla nuvola dell' illusione; morire affamato piuttosto che pascersi di menzogna. Eppure un poeta, naufrago della verit e fidanzato della simulazione: dovremo credergli? Ma che importa di tutti i fedeli, che importa di ci a

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Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

Zarathustra! Egli il senza dio e lavora, e tramonta perch il superuomo sorga, non gi per rubare il posto al dio dei morti. Le sue poesie sono la benedizione di chi stanco di maledire, il riposo del guerriero. La sua arpa disegna la rotta ai naviganti, affida alle stive il viatico della grande meta. una barca sul mare dell' assurdo, e sulla proda solo il poeta del caos pu spiare i venti e vincere il labirinto. Sono poesie che sventolano bandiera bianca, per le quali nessun Egeo dovr sfracellarsi, che nessuna Arianna abbandonano piangente. Piuttosto offrono un tetto alle rondini migratrici, sorridono benevole agli avventurieri della vita. Eppure restano poesie, balbettio ritmico, cenno sul cocchio dell' improvvisazione. Impongono briglie d'oro al pensiero, questo bucefalo sbuffante a rompicollo sul futuro. Briglie che stringono e sembrano liberare, trappole che come l'arcobaleno rubano l'acqua e arrossano il cielo. Zarathustra stanco della vanit dei poeti, che millantano il favore della natura e mendicano il pubblico che si spella le mani. Il pubblico che ha la sensibilit del bufalo, che insozza il proscenio col plauso della sua miserabilit. Il pubblico di chi non ama abbastanza se stesso. Questo capitolo il congedo da tutti i bufali della gloria, l'atto di ribellione contro le loro praterie tutte uguali. Cosa rester al ribelle Zarathustra? Nessuno si scalder pi al focolare del suo canto? Pi nessuno? Ma che importa dei focolari, degli adoratori e fedeli tutti! tempo per una nuova poesia, redenta da dei ed adorazioni, libera dalla felicit dei servi,che sta nel becco delle aquile e fa il verso all' avvenire- tempo del superuomo.

14. Sulle isole beate. Fichi dalla rossa pelle, che cadono soffiati da un vento del settentrione - cos Zarathustra dona i suoi insegnamenti. Non un prete sull' altare, rinfagottato nel puzzo di incenso e biascicante vuote imposture. No, l' isola di Zarathustra non una chiesa affumicata, dove giacciano tacchini di dio, in file devote, la lingua penzoloni, pecorelle dell' avvocato del nulla. No, nessun pergamo vi incombe, e le statue del dio dei morti sono legna per risate e canti di ringraziamento. Ma che cosa festeggiano gli amici del senza dio? Per quale ragione mai fanno tanto baccano? Non sanno che i timpani dei mezzi e mezzi soffrono le note acute, il respiro leggero, il carnevale dei sensi? Al diavolo, qui si festeggia la dottrina che manda in frantumi le acquasantiere, i turiboli del rinnegamento- qui si loda il tiranno con le mani di Mida, il S dalle cento teste, la volont sovrana! una buccia screpolata che mani finalmente umane baciano e segnano coi bianchi dentini- la buccia che spunta dalle nuove piantagioni del coraggio, all' ombra delle spalle e sotto la pioggia del rischio. Piantagioni dove germoglia il frutto che mani umane, soltanto umane giorno dopo giorno innaffiano amorevolmente. Il frutto che profuma di vita e si ama a morsi. Ma perch Zarathustra odia tanto il dio de morti? Non riesce proprio a perdonare la pretaglia del mondo deretano? Dio una supposizione che nessun uomo pu pensare. Dio la forula della negazione suprema,, il fastigio sul tempio dell' irrealt. Dio mortifica la volont umana, il ritornello diabolico dello scacco eterno. Dove c' dio l'uomo cessa, si rintana gemebondo ed intona la vergognosa autoflagellazione. Non abbiamo argomenti pro o contro la sua esistenza, e la semplice fede in essa ha oscurato due millenni. Dio deve morire perch l'uomo risorga. Sar il divino sacrificio del suo amore. Soltanto quando il tanfo della sua putrefazione

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Cos parl Zarathustra


Scritto da Andrea D'Emilio Marted 21 Ottobre 2008 11:17 -

alegger in ogni dove, soltanto allora suoner la diana dell' umanit liberata. Sar il giorno del giudizio universale, suonato da trombe di carne e sangue, terrestri, dannatamente fedeli al cuore della terra. Trombe che scioglieranno il gelo dell' ideale, la maledizione dell' aldil, la calunnia pretesca dei mangiatori di bistecche. La sua sordina sar opera della volont creatrice, rintocco della campana innocenza. Non gli angeli della vendetta alata, ma uomini vittoriosi e benedicenti impugneranno le trombe del giudizio che non giudica, ma rasserena e ad egregie cose ispira. Non abbiate paura se la vostra buccia sussulter, rovesciata dalle labbra di vogliosissime fanciulle danzanti- sar il vostro dono alla superioreletizia, il sacrificio del miele e della risata, ilvostro saluto alla nuova aurora. Cadranno inesorabilmente i fichi, succhiati da labbra terrene. Non sentite di gi il sapore del loro alito? incantesimo del loro sguardo? Fichi dalla rossa polpa, buoni e dolci, i fichi di Zarathustra il senza dio.

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