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XXVI

VentesimoSesto
Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.

Bench la domanda posta dalla nostra riflessione sia sempre univoca, le risposte che a questa stessa domanda possono convergere saranno univoche o molteplici: se si chiede a qualcuno come si chiama evidente che la risposta sar univoca, ma se si chiede a qualcuno come si sente le risposte saranno molteplici. Tuttavia vi una domanda univoca che apparentemente permette una risposta univoca: DOVE VIVO?. Rispondere facile, basta nominare la propria nazione, la regione, la citt o il numero civico dove locata la propria abitazione e la risposta a questa domanda non avr contrari n contraddittori: infatti una la nazione, una la regione, una la citt e il numero civico dove si vive. Eppure vi un gioco della coscienza molto interessante che rende univoca la risposta solo in apparenza, lasciando in sostanza una duplice risposta. Se io chiedessi al mio amico dove abita, volendo da lui anche un giudizio morale, mi descriverebbe il paesaggio di Santa Barbara, che si vede dal suo terrazzo, con un sereno sorriso; aggrotterebbe le ciglia quando ricorda le campane mariane che lo svegliano nel pomeriggio; mi parlerebbe dei parcheggi pirateschi del proprio vicino con la bava alla bocca; e mi metterebbe la mano sulla spalla quando mi renderebbe partecipe della cortesia della propria vicina quando quotidianamente lo saluta con la mano alzata. Veniamo al punto: alla domanda (univoca) DOVE VIVI?, il mio amico non avrebbe dato solo la risposta univoca del numero civico, ma contemporaneamente una duplice risposta descrivendo dove vive e DOVE VORREBBE VIVERE , ossia in una casa con il paesaggio di Santa Barbara e la cortesia della vicina gentile, senza le cam-

pane di Santa Maria e senza il vicino Vandalo che parcheggia come se esistesse solo lui nel quartiere. Adesso mettendo da parte numeri civici e quartieri vorrei che la stessa domanda la ponessimo a noi stessi e la ponessimo sul nostro paese: DOVE VIVIAMO?. La risposta a questo quesito seguirebbe le stesse logiche intraprese nella risposta fintamente posta al mio immaginario amico: ognuno di noi salverebbe qualcosa e si disfarebbe volentieri di altro. Ma siamo certi che i desideri e le volont individuali possano essere uguali e possano identificarsi con la volont cittadina e collettiva? Come compiere la scelta? Quali comportamenti utilizzare per innalzare la volont soggettiva al grado di interesse comune? Bench il nostro Municipio , ed stato, il nido di cova di avvocati, dottori, professori, coscienze culturali, filosofi e scienziati vari, dubito che sappiano rispondere ad una domanda del genere. Poverini non mica colpa loro: sono troppo impegnati ad ingrassare il proprio animo con nomignoli, cariche ed etichette varie da appellare vicino al proprio nome, da aver dimenticato che potere non vuol dire privilegio ma responsabilit; poverini, tutti insieme sembrano i protagonisti di quelle divertentissime contese inventate da Guareschi per descrivere tutti i don Camillo e i Peppone del potere, e noi ne abbiamo tanti...poverini! Ma torniamo alla nostra domanda: come far convergere la volont individuale con la volont collettiva? Forse la saggezza di Socrate o Einstein dallalto della sua genialit non riuscirebbero a rispondere ad un quesito tanto arduo. Come procedere dunque? Qualcuno con lunghi e neri baffi proporrebbe di decostruire il linguaggio morale. Proviamo a scomporre la

domanda in due per cercare lanomalia che non ci permette di procedere alla soluzione del nostro quesito; COSA DESIDERO INDIVIDUALMENTE?, beh, sicuramente la prima risposta sarebbe: un posto fisso per me, i miei fratelli, i miei figli e i miei nipoti; e COSA DESIDERO COLLETTIVAMENTE?, beh, sicuramente la prima risposta sarebbe: un posto fisso per me, i miei fratelli, i miei figli e i miei nipoti. Ecco trovata lanomalia: la volont soggettiva e la volont collettiva coincidono, la seconda stata risucchiata dalla forza egemone della prima, la seconda svanisce per far posto alla svendita della dignit, dellonest, della politica (quella vera, quella che ormai non esiste pi). Volete sapere DOVE VIVIAMO? (Con un sereno sorriso)- in un paese avvolto dalla freschezza collinare, dal vento freddo della Montagna, dai tiepidi respiri del mare, un paese innamorato della cultura, del lavoro, della musica e dello sport;(con le sopracciglia aggrottate)- in un paese che dopo le ferie dagosto vedr, come monsoni, la calata delle greggi dei politicanti, ancora qui a supplicare il nostro aiuto per salvare (falsamente) il nostro paese, ancora qui a chiedere di prostituire i nostri nomi e le nostre famiglie per i loro interessi, ancora qui ad umiliare il senso della libert e della partecipazione politica.ancora qui! naturale che una critica de costruttiva vana se non ha in s almeno una strada alternativa da esporre; ad una critica de costruttiva deve seguire una critica costruttiva, la quale, mettendo tutto in discussione, giunga almeno alla formulazione di una domanda coerente. Il prossimo numero risponder a questa necessaria, e quanto mai giusta, e s i g e n z a .
ventesimosesto@libero.it

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