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Introduzione a Bettie Page

La Bad Girl inviata dalla Pro-Zucca è qui e in verità vi dico, chi è con lei
non manca di nulla.

Chi - nella comunità terribile - fa un uso pericoloso, effettuale del discorso, chi propugna
l'atto di verità che mette in discussione i rapporti di potere così come sono - hic et nunc -
nell'amicizia, nella politica, nell'amore, mette in pericolo prima di tutto sé stesso
esponendosi nelle maglie relazionali. Per questo la comunità terribile applica al suo interno
la più stretta polizia discorsiva, diventando la propria stessa censura. La comunità terribile
è così ancora un altro luogo, speculare ai non-luoghi del mondo, in cui si resta appesi
all'analfabetismo emozionale, o in uno stato di minorità infantile.

Il bambino non è tanto colui che non parla, quanto colui che resta escluso dai giochi di
verità.. Il fatto che questo metabolismo emozionale resti nascosto è una continua fonte di
sofferenza per i membri della comunità terribile che diventano incapaci di valutare le
conseguenze dei loro gesti affettivi. La patofobia della comunità terribile si manifesta
spesso come repressione indiretta della parola femminile. Non è che si faccia tacere la
donna : semplicemente il confine con la follia, su cui il dispositivo di verità femminile
potrebbe situarsi, viene cancellato discretamente, giorno per giorno.In questa squallida
riproduzione di clichè sessuali obsoleti il solo rapporto possibile tra uomo e donna è il
rapporto di seduzione.Ma poiché la seduzione generalizzata sarebbe esplosiva per la
comunità terribile essa non viene quasi mai agìta, piuttosto viene severamente incanalata,
codificata, mimata, rappresentata . Uomini e donne si sfiorano in una irriducibile
estraneità.Si stabilisce così un familiarismo di gruppo che è anche un fascismo di branco :
anche le amicizie, in seno alla comunità terribile, rientrano nell'immaginario rachitico e
stilizzato del familiarismo, o del clan.

estratto da TIQQUN

http://bloom0101.org/page1.html
Bettie, una Sophia Gnostica?

1° tempo

Il Grande Male che attraversa la storia non è in fondo che il tentativo paranoico di
imprimere un corso qualsiasi - ideologico, religioso,psicologico, o a maggior ragione
"naturale" - alla maledizione del tempo,la pretesa inconsulta di appendere il tempo alla
parete della vita.

La storia del pensiero umano è così la storia di un Congegno, una fallimentare "macchina
celibe" che dovrebbe ,una volta messa in funzione, sovrapporre Aion a Chronos .

Nel Giudaismo antico il tempo , concepito in prospettiva lineare , affonda nelle sabbie
mobili della Storia assieme al destino del popolo eletto. Lo Spirito Greco risucchia il tempo
nel corridoio dell'astrazione metafisica,conferendogli una "inclinazione" ciclica e
associandolo spesso all'Eimarmene cosmica. Per la "Mentalità" orientale il tempo è invece
costrutto della maya, dell'illusione universale, e rimanda ad altri stati dell' essere dove
riesce - prevedibilmente - a disfarsi di sè stesso.

Gli gnostici del II secolo sono gli unici ad annettere al tempo la sua esistenza materiale, a
riconoscerne la necessità ontologica, per quanto all'interno di un piano di manomissione
demiurgica dell' esistenza .

Disperatamente interdetto dalla Storia, impiccato al mito dell'Eterno Ritorno ,nebulizzato


dal samsara e la moksa indù (il divenire e la liberazione in vita) o, in modo ancora più
maldestro,nell'irritante nirvana di Sakiamuni, solo qualche bislacca cosmogonia gnostica
rimane a testimoniare dell'irriducibilità del tempo.

Perfino il Forestaro Heidegger ,intitolando il suo opus magnum, ha commesso


l'imperdonabile errore di quella congiunzione, essere "e", che lo allontana in modo
irrimediabile (il Suo vivere per la morte, il Suo essere gettati nel mondo) dalla intuizione
gnostica della estrema compattezza ,della definitiva consustanzialità del tempo con la vita.

Chi perde Tempo ? Ovviamente nessuno ,per gli gnostici.

Tutti gli altri lo ritrovano ,invece, come fosse una bella notizia. Freud ad esempio, e Jung ,
insopportabile quasi quanto lo zen e la manutenzione della motocicletta. Intento com'è ad
infettare meticolosamente il "se" di archetipi atemporali, trova perfino il coraggio di
usurpare l'insegnamento di Basilide (Septem Sermones ad Mortuos) con stile torbido e
vitreo, da perfetto vescovo di una chiesa occultista di fine 800.

Cos'è l'inconscio se non la versione trash e tardopositivista dell'anima del mondo degli
stoici ? Per Freud l'uomo Mosè stabilisce il Tempo nella Legge, per Jung l'Uno di Plotino
(questa almeno una persona seria) prende per mano il tempo e lo riporta a Casa (o più
precisamente a " Cosa" secondo le fisime scientiste della psicoanalisi).

Non si può negare che perfino Alloghenes , lo straniero, avesse una Casa , e anche per gli
gnostici dell'antichità la maledizione del trickster universale doveva trovare un argine sul
piano soteriologico - complice la mediazione del logos di rivelazione - concludendosi con il
riassorbimento del tempo demiurgico in qualche diverticolo pleromatico di periferia. Ma la
speculazione gnostica presupponeva in realtà una lucida demonizzazione del tempo e
solo l'umana debolezza per il "lieto fine"( apocatastasi,da Origene a Frank Capra) ha reso
così improbabili, a volte impresentabili rispetto alla pretesa dignità di sistemi "puramente
filosofici", le bizzarre architetture spirituali su cui Ireneo giustamente ironizzava (dalla
ProZucca procede il deutero Zucchino..),e per cui Plotino si scandalizzava.

Stabilito che il tempo è una maledizione ,chi può resistere alla tentazione di scongiurarla ?

Valentino e gli altri non cercavano comunque in nessun caso di sfuggire, dissolvere o
ricapitolare il tempo, poichè per loro la condizione umana è esclusivamente informata al
tempo demiurgico e a questa condizione non si può ovviare, non più di quanto il Primo
Padre possa cedere alla tentazione di opporsi al demiurgo per strappargli, in un duello
all'ultimo pneuma,i brandelli pleromatici dispersi per il mondo : solo l'ingenuo dualismo
manicheo ,sullo sfondo delle tradizioni apocalittiche iraniche e giudaiche , poteva
immaginarsi una fine così ridicola ( lo scontro tra i figli della luce e i figli delle tenebre) per
un Pro-Padre così " absconditus" e apofaticamente ingombrante.

2° tempo

Il tempo demiurgico è Tempo maledetto perchè tempo dell'uomo, che è e resterà dell'
uomo ,fino alla Fine Dei Tempi.

Qui lo gnosticismo tardoantico,per quanto poco incline ai duelli escatologici finali, si


sarebbe scoperto vunerabile, consapevolmente irretito dall'immenso fascino di questa
espressione biblica ed evangelica, e ne avrebbe sottovalutato con pervicacia ,
apertamente ,l'evidente cortocircuito concettule. D'altra parte la conoscenza gnostica non
aveva bisogno di lasciapassare di fronte a qualsivoglia rigore filosofico e se pure
volessimo - con Harnack - ritenere lo gnosticismo come una forma di ellenizzazione acuta
del cristianesimo,ciò non precluderebbe certo al punto di vista gnostico la sua tipica libertà
di categorizzazione metafisica, ereditata o no che fosse, qui non importa,dalle sue
componenti orientali o giudaiche.

Il grande male è il tempo dell'uomo,niente è più estraneo all'uomo del tempo che lo
accompagna , niente è più strettamente congeniale all'uomo del tempo che lo rende
straniero.Niente è meno psicologicamente futile del tentativo dell'uomo di dare un valore
qualsiasi al suo tempo, o più tragicamente disastroso di inseguire il tempo nella Storia .

E' vero,i Situazionisti hanno dimostrato che in Marx è la merce a inseguire il tempo in
forme storiche sempre più integrate e complesse, ma altrettanto profondamente
squilibrate: da qui la titanica inanità di questo Spirito Contraffatto (la borghesia è davvero
l'incarnazione storica del demiurgo pasticcione e arrogante dello gnosticismo) si erge in
tutte le sue funeste conseguenze e basterebbe , a chiarire il punto, citare l'inesplicabile
sopravvivenza tra le brume dell'incubo tecnologico moderno di una categoria come quella
di "lavoro" .

Inchiodare il tempo al lavoro è come maledire una maledizione : non succede


assolutamente nulla per le magnifiche sorti e progressive ma un chiodo dentro a un chiodo
non mancherà di allargare la ferita.Non si potrà così rimproverare ai rivoluzionari della
Prima e dell'Ultima Internazionale di volere a tutti costi togliere il chiodo più piccolo,il
ridicolo ma devastante chiodo del sistema di produzione capitalistico : tuttavia, nell'infinito
"dopo" del comunismo (il marxista conseguente non dovrebbe eccepire) ci si scopre
ancora ad inseguire il tempo nella fine della storia, mentre l'altro gancio, quello a cui
rimane appeso l'anthropos primordiale dei sistemi gnostici, solo la Pro-Zucca potrebbe
(ma non vuole e in fondo non gliene frega niente) svellerlo dal mondo.

Il materialismo dialettico ,così, non capirebbe quelli tra noi che aspettano Betty Page, ma
forse se ne starebbe zitto.

La psicologia no.La psicologia non ci risparmierebbe,continuando a ragliare le sue


sentenze sull'uso e l'abuso del tempo, come se il tempo fosse per qualcuno, come se un
qualche Sè si "sprecasse" assieme al tempo che passa.

Cartilagine petulante del gigantesco lifting sociale riflesso nel sogno mercantile (con la
tecnica, la cosiddetta ricerca scientifica,le arti tutte) la psicologia è la piccola , imbecille
crocerossina del tempo. Per la psicologia di qualsiasi tendenza il tempo è la chance, la
comunità la risorsa, l'individuo (è rimasta ormai sola a certificare l'esistenza di "individui")
la potenzialità.

Se perdo il Tempo perdo tempo insomma.

Cosa può esserci di più desolante del concetto di "potenziale umano" che la psicologia ha
così lasciato in dote alla New Age? Per quanto siano fondati i tratti gnostici che Harold
Bloom giustamente rileva nella Religione Americana, nessuno potrebbe conferire a quei
tratti se non vaghe e grottesche somiglianze con un volto, un pensiero ,una vita qualsiasi :
opera del demiurgo, appunto .

Perdere tempo con Bettie Page

Dopo tutto, oggi Simone di Samaria potrebbe davvero atterrare tranquillamente


all'aereoporto di Nashville, Tennesee.

Per Simone un lento, dolce atterraggio sarebbe un vero conforto. Nel romanzo pseudo-
clementino , dove viene malevolmente chiamato "mago" , è lui che sfida S.Pietro ad una
"gara di levitazione", finendo con lo spiaccicarsi miserevolmente e prevedibilmente a terra.
Era arrivato a Roma con Elena, prostituta di Tiro da lui divinizzata ed eletta ad "Ennoia"(il
Pensiero) dopo avere scorrazzato per qualche anno in Samaria accompagnandosi forse a
sparuti "minim" giudeocristiani o a qualche settario dositeo, oppure in combutta con dei
seguaci , se mai ce ne furono, del culto di Seth. In quell'humus aveva comunque trovato
modo di far suppurare le prime dottrine che ce lo fanno ancora oggi favoleggiare come
capostipite degli eresiarchi .

Atterrato, infine felicemente atterrato,"Simon Mago" non si guarderebbe attorno,


prenderebbe subito un taxi giallo per downtown, trangugierebbe qualcosa, con una birra,
in un cafè , per poi avviarsi invariabilmente verso il quartiere dei bordelli.

Al primo peep-show, in vecchi manifesti appesi tra uno specchio e l'altro, o in qualche
cinema specializzato in b-movies, oppure in un fumoso club la sera, non tarderebbe a
imbattersi più volte in Qualcuno che conosce bene : identica e mai dimenticata frangetta
nera , stesso sguardo anglo-fenicio che ride, Pensiero che zampilla daimonico dalle
fessure Numinose degli occhi, Pensiero che più "prunicos"non si può.

Una risata convulsa, lunga risata gnostica da brivido pneumatico lo addormenterebbe sullo
scranno del bar .

Elena , Betty Page ,stessa Persona,stessa Ipostasi in posa , Sigizia delle Sigizie - Via del
Molteplice, 1 : "Essa è colei che ora è con me; per amor suo io sono disceso. Essa
attendeva la mia venuta, perchè Essa è l'Ennoia chiamata Elena - Luna."

Senza alcun riferimento a metensomatosi o reincarnazioni più o meno vagamente orfane ,


più o meno tristemente e irresponsabimente pitagoriche voglio dire, Elena e Betty Page
sono PROPRIO la stessa persona.

In giro per l'America, Simone e Bettie ,tra uno studio fotografico,un set softcore e una sala
da preghiera battista,la gnosi on the road, nessun S.Pietro ,per ora, tra le palle.

......................

Dirà il Principe De Curtis: alla faccia del pensiero negativo, allora è la solita storia, tutta
questione di gnocca, o perlomeno di gnocca & gnosi, o perdinci di gnosi-gnocca.

Votantonio, Bettie e Elena sono la stessa persona.

Votantonio, Elena e Bettie, le sigizie del Logos di Rivelazione, le Pinupgirls gemelle del
più allusivo strip-tease pneumatico dell'universo, sono veramente questione di gnocca e
questione di gnosi.

E dunque : questione di gnocca a patto che Bettie sia la porta sulla gnosi che la Religione
Americana ci dispensa oggi, nella desolante koinè cyber-ellenistica in cui , dietro al
Grande Vetro, traspare ancora un'altra volta la maledizione del tempo. Maledizione mai
così netta e mai così apertamente rivelata.

Bettie Page e i Culti del Cargo

I Culti del Cargo sono credenze millenaristiche diffuse in Melanesia tra i primi del 900 e la
seconda guerra mondiale.

Le popolazioni delle isole identificavano le navi occidentali come agenti ultramondani che
avevano il compito di trasportare i nativi verso la loro vera patria celeste decretando la fine
di un'esistenza di miseria e privazione.

La proliferazione di guide spirituali e profeti che propiziavano il ritorno del cargo provocò
fenomeni di vera e propria isteria collettiva. I numerosi studi antropologici e storico-religiosi
di cui il fenomeno è stato fatto oggetto hanno chiarito la profonda analogia di questi culti
con forme di chiliasmo proprie alla cultura occidentale, come quelle medievali legate alla
tradizione gioachimita o quelle montaniste tardoantiche.
La "Religione Americana" prodotto peculiare di una peculiare società di "gnostici
inconsapevoli", come vuole Harold Bloom, è all'origine stessa della Grande Rete ma
proprio nella Grande Rete si è già compiuto il suo destino.

A chi non sa più dove dirigere lo sguardo, per quella sorta di strabismo della "coscienza"
che l'addensarsi inarrestabile della "Noosfera" (Teilhard De Chardin) produrrebbe sempre
più in profondità in "ognuno" di noi , la Grande Rete offre ancora lo spettacolo mutante di
una vitalità sfuggente e misteriosa. In realtà questo brulicare incessante di assume
sempre più le sembianze e le cadenze monotone di un rito propiziatorio. Un rito "cyber-
apotropaico" che si assume il compito di allontanare da sè la propria stessa malattia,
cercando di rianimare una lingua "sacra" nei fatti già completamente inaridita. Nella
Grande Rete insomma la Religione Americana si specchia all'infinito consumandosi della
sua stessa, sempre più ipnotica, ipertrofia. Lo scenario in cui tutto questo avviene si fa
insostenibilmente fittizio. L'arcipelago di credenze, visioni e attese apocalittiche che lo
gnostico inconsapevole pensa di abitare e di contribuire a popolare semplicemente non
esiste, e non certo per il suo carattere virtuale .

Niente isole, niente bracci di mare a separare un "insediamento" dall'altro : la grande


deriva della Religione Americana si è compiuta altrove, qui sta il guaio, e la Rete non può
che rifletterne una immagine anamorfica : impossibile individuare la traiettoria o peggio
decifrare elementi di paesaggio , la circolarità autosufficiente della Rete non può far altro
che proiettare l'arcipelago fantasma come un gigantesco, grottesco e patetico ologramma
"tecnoescatologico" (cfr. Carlo Formenti) .

"Hacker, tecnopagani, raver, tecnofili new age, nerd " : questi neognostici inconsapevoli
eredi diretti di quelli che per due secoli avevano nutrito le diverse e alquanto deliranti
forme tradizionali della "gnosi" americana ( dalla chiesa battista ai mormoni) continuano a
proliferare in modo parassitario e sconsolante nella Rete .Ma in essi non trapela mai
niente che somigli anche solo da lontano alla percezione estatica e genuinamente elitaria
degli "svegliati" della tradizione orientale, nè tantomeno all'irriducibile presunzione di
investitura spirituale, di appartenenza ad una reale catena iniziatica che da sempre
contraddistingue la naturale "sfrontatezza" degli "illuminati" nella tradizione occidentale, e
che giustificava per inciso, mentre il Logos invadeva il mondo, l' "indifendibile" volontà di
trasmutazione in personaggi come Jacoob Bohme. Ma dove si è compiuto allora il destino
della Religione Americana? Certo non qui, ma forse nel non-luogo dove la carcassa del
pensiero metafisico occidentale (l'unico in definitiva a meritare il titolo di "pensiero" nel
senso che gli gnostici antichi davano all' "Ennoia") è stata completamente smembrata
pezzo a pezzo e ogni brandello trasportato qui e là in quel che resta dell'immaginario
collettivo. Come Bettie scoprirà ben presto (vedi a fianco) il tecnognostico si ciba della
Grande Rete con l'attitudine di uno spazzino della savana e certo non assomiglia in niente
ad un pescatore di perle. Ogni branco di spazzini si riunisce e si disperde seguendo il
"lezzo di Dio" che il vento elettronico trasporta senza posa.
Che palle.

Si tratta, al solito, di elaborare un lutto, connesso alla improvvisa scomparsa di qualcosa di


costitutivo per la propria identità, qualcosa o qualcuno che rimanda al mito di fondazione di
una comunità o anche solo di un individuo.

I Melanesiani che aspettavano il Gran Giorno in cui il Cargo sarebbe ritornato pensavano
che le merci di cui il bastimento era stracarico fosssero inviate loro dagli antenati e che i
bianchi se ne fossero impadroniti abusivamente traendo da questo la loro potenza.

Con l'arrivo del Cargo doveva arrivare dunque anche la punizione dei bianchi: quel giorno i
neri domineranno bianchi, i neri diventeranno bianchi e i bianchi neri.

L'arrivo del Cargo è quindi la fase iniziale di un processo di trasmutazione individuale e


collettiva, anche violenta,di un rivolgimento cosmico e di una transvalutazione integrale.
Una completa inversione di valori e insieme l'atto di creazione di un nuovo mondo.

Siamo arrivati : in una libreria di Camden Town una tecnognostica si sta deliziando sulla
biografia di Alistair Crowley.

Bettie ed io ci guardiamo in faccia : pensavamo di poterci "approdare" in questo posto ma


non c'è assolutamente niente che assomigli ad un porto, o anche solo ad un molo di
frasche e pali di bambù.

A Milano, a S. Ambrogio, un altro tecnognostico si mette a braccia aperte ad assorbire


"aura" davanti a non so quale feticcio di Santa. Madre Chiesa atto allo scopo.

Niente da fare Bettie, scenario sbagliato, niente isole dei mari del sud e se è per quello
non c'è traccia di koinè cyber-ellenistica da queste parti, niente sciamanesimo della "crisi",
niente di niente. Dove dovrebbe esserci l'arcipelago Bettie ed io vediamo solo una specie
di savana. Bettie ne approfitta per cambiarsi e indossare i costumi "jungle" fatti con le sue
stesse mani. Una savana è molto meno confortevole di un arcipelago, sei sempre allo
scoperto a meno che non ti acquatti nell'erba alta, ma qui di acquattarsi nessuno ne ha
voglia. Sono tutti in piedi quelli che si vedono da qui e pascolano inquieti, frugando con
insistenza il terreno.

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