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LE MATERIE PRIME

PROBLEMATICHE SULLE MATERIE PRIME IN ITALIA E NEL


MONDO
Sono considerate materie prime tutti quei materiali che sono alla base per la fabbricazione e produzione di
altri beni tramite l'utilizzo di opportune lavorazioni e processi industriali che permettono di ottenere il
prodotto finale desiderato.

Le materie prime sono da registrare tra le presenze più frequenti sui mercati, fin dalla notte dei
tempi. Prodotti agricoli, animali, minerali, metalli e legname rappresentano la parte principale degli
scambi fin dai tempi del baratto. Sul mercato venivano valutate, contrattate, vendute e acquistate da
coloro che avevano necessità di compravendita per provvedere ai fabbisogni della famiglia e delle
proprie attività.

Attualmente esistono diversi mercati spesso specializzati in uno o più gruppi di materie prime. Tali
mercati sono spesso collocati in prossimità di grandi zone di produzione o di raccolta. Sempre
meno, però, le materie prime sono portate sui mercati ed anche gli operatori economici interessati
sempre meno sono fisicamente presenti sulle piazze di contrattazione. Le trattative, i contratti, le
vendite e gli acquisti sono fatti principalmente attraverso mezzi telefonici, telegrafici o informatici.
I prezzi sono rilevati e presentati con elevata precisione e rapidità e diffusi attraverso diversi canali
specializzati.

Agricoltura
L’ agricoltura, sebbene sia molto antica, è l’attività più diffusa del mondo: essa occupa solamente
una percentuale minima di popolazione nei paesi sviluppati, ma negli stati in via di sviluppo ne
occupa più della metà.
Gli spazi destinati all’ agricoltura possono essere impiegati in vari modi, che però dipendono da
molti fattori, tra i quali le condizioni ambientali del luogo e da altri di natura economico-sociale:
per esempio, la destinazione dei prodotti (può essere per l’ esportazione o per la sussistenza), il
sistema di coltura più adatto, oppure la tecnologia disponibile.
Inoltre, nel sistema economico attuale, è spesso notevole la distanza tra il luogo di produzione e
quello di consumo: perciò è fondamentale un’ articolata rete di trasporto e la presenza di canali di
commercializzazione è importante quanto i sistemi di irrigazione o le tecnologie avanzate.

PROBLEMA

Un problema che va ad aggiungersi a quelli economici è rappresentato dagli OGM (organismi


geneticamente modificati), i quali sono fonte di rischi ambientali e per la salute, valutabili attraverso
la ricerca scientifica.

L'introduzione di organismi geneticamente modificati (in particolare nel settore agroalimentare) può
avere potenziali conseguenze economiche e sociali sullo sviluppo delle aree ad economia agricola
in cui vengono coltivati. Tutti questi diversi elementi di rischio sono al centro di accesi dibattiti in
corso a livello nazionale e internazionale, creando spesso forti polarizzazioni all'interno
dell'opinione pubblica e sollevando dibattiti anche nella comunità scientifica.

Tra i temi più dibattuti, oltre ai temuti rischi sopra descritti, vi sono la legittimità di brevettare
sequenze genetiche e gli organismi geneticamente modificati, pratica attualmente possibile in gran
parte dei paesi sviluppati ed impegnati nella ricerca genetica, anche se con diverse limitazioni legate
all'uso di animali geneticamente modificati per fini sperimentali, o all'uso di cellule embrionali
umane a fini di ricerca.

La soluzione a questo grande problema potrebbe essere un’ applicazione su grande scala dell’
agricoltura biologica.

L'agricoltura biologica è un tipo di agricoltura che considera l'intero ecosistema agricolo, sfrutta la
naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, promuove la biodiversità
dell'ambiente in cui opera ed esclude l'utilizzo di prodotti di sintesi (salvo quelli specificatamente
ammessi dal regolamento comunitario) e organismi geneticamente modificati.

La parola "biologica" è in realtà un termine improprio: l'attività agricola, biologica o convenzionale,


verte sempre su un processo di natura biologica attuato da un organismo vegetale, animale o
microbico.

La differenza sostanziale tra agricoltura biologica e convenzionale consiste nel livello di energia
ausiliaria introdotto nell'agrosistema: nell'agricoltura convenzionale si impiega un notevole
quantitativo di energia proveniente da processi industriali (industria chimica, estrattiva, meccanica,
ecc.); al contrario, l'agricoltura biologica, pur essendo in parte basata su energia proveniente
dall'industria estrattiva e meccanica, reimpiega la materia principalmente sotto forma organica.

L'agricoltura biologica in questi anni ha sollevato molto interesse nei consumatori soprattutto a
causa di alcuni scandali alimentari (BSE ?e Diossina?) pur rimanendo un mercato di nicchia, dovuto
in larga parte ai prezzi più alti rispetto ai corrispettivi prodotti convenzionali. In Italia, uno dei paesi
leader nella produzione biologica europea, interessa circa il 6,9% nel della superficie agricola, di
cui più del 50% rappresentato da pascoli e foraggere. Oltre alle considerazioni di tenore ambientale,
altri motivi che hanno spinto l'adozione di questo tipo di pratica agricola in generale sono state
quelle di tenore imprenditoriale (i consumatori sono disposti a pagare di più per i prodotti biologici)
o legate alla disponibilità di finanziamenti dell'Unione europea per l'adozione di pratiche agricole
eco-compatibili.

Il legname

Il mercato attuale del legname comprende da un lato il mercato (anche immobiliare) delle foreste e
dei boschi "in piedi" (senza proprietà fondiaria) e dall'altro il comparto legnamistico vero e proprio
che tratta i materiali grezzi e semilavorati.
Entrambi i mercati sono ormai da intendersi globalizzati.

Proprio per questa ragione il legname (nei suoi vari tipi) è sempre molto richiesto, e di conseguenza,
all’ aumento della domanda succede un aumento dell’ offerta, la quale causa diversi problemi come
la deforestazione.

PROBLEMA

La deforestazione è la riduzione delle aree verdi naturali della Terra causata dallo sfruttamento
eccessivo delle foreste. E' uno dei principali problemi ambientali del mondo contemporaneo. La
presenza delle foreste gioca un ruolo di grande importanza per il mantenimento degli equilibri
dell'ecosistema. Tramite il processo della fotosintesi le piante sottraggono l'anidride carbonica
nell'aria (effetto serra) rilasciando al suo posto l'ossigeno. Le foreste consentono di filtrare e
trattenere le acque, riducendo i rischi idrogeologici del territorio, distruggere l'habitat per migliaia
di specie animali e vegetali (biodiversità), aumentare l'umidità del clima, frenare l'erosione del
suolo ecc. La deforestazione è il risultato di un'azione irrazionale dell'uomo. Quando il taglio degli
alberi eccede il loro tasso di ricrescita, allora la popolazione di alberi si riduce (deforestazione). Col
passare del tempo si ridurranno anche gli effetti positivi apportati dalle piante all'intero ecosistema.

Le tre principali cause di questo fenomeno sono sotto elencate:

- l’utilizzo del legname come combustibile;

- interesse di creare nuove aree coltivabili;

- la (sopra citata) grande domanda di legname per la costruzione.

La principale causa di disboscamento, soprattutto nelle regioni dal clima tropicale e umido, è l’ interesse di
praticare una particolare forma di agricoltura: l’ agricoltura di piantagione.
Essa si basa sulla coltivazione monoculturale, orientata solamente all’ esportazione, e di conseguenza,
praticata in grandi aree disboscate.

Le piantagioni sono state introdotte durante l’ epoca coloniale nei Paesi attualmente in via di sviluppo, data
la presenza di molti grandi proprietari terrieri che sfruttavano la manodopera locale per l’agricoltura.
I prodotti principali erano costituiti (come tuttora) prevalentemente da piante tropicali, come tè, caffè, cacao,
zucchero e frutta; in seguito anche da caucciù, olio da palma e cotone.

Più tardi, negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, si affermò il grande sfruttamento agricolo da
parte di grandi potenze industriali, che compirono un’ intensa attività di investimenti, costruzione di vie di
comunicazione e di opere destinate all’ irrigazione.

Successivamente anche i piccoli appezzamenti di terreno entrarono a far parte dei grandi possedimenti
terrieri di queste industrie, chiamate “multinazionali”; le quali destinarono le proprietà a colture
specializzate, ossia dedicate ad un solo tipo di pianta: da qui le piantagioni.

La gerarchia nelle multinazionali si divide in due parti: da una parte i grandi imprenditori che hanno grandi
profitti; dall’ altra parte invece si trovano i dipendenti del posto, che vengono sfruttati e sottopagati,
sottoposti ad orari lavorativi lunghissimi.

In tempi recenti, per far fronte a questo flagello, si è sviluppato il “commercio equo e solidale”.

Con commercio equo e solidale o semplicemente commercio equo (fair trade in inglese) si intende una
forma di attività commerciale, nella quale l'obiettivo primario non è la massimizzazione del profitto, ma la
lotta allo sfruttamento e alla povertà legate a cause economiche, politiche o sociali.

È una forma di commercio internazionale nella quale si cerca di far crescere aziende economicamente sane e
di garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo
e rispettoso; in questo senso si contrappone alle pratiche di commercio basate sullo sfruttamento che si
ritiene spesso applicate dalle aziende multinazionali che agiscono esclusivamente in ottica della
massimizzazione del profitto.

Proprio per questo motivo il commercio equo e solidale si pone alcune semplici regole:

 divieto del lavoro minorile


 impiego di materie prime rinnovabili
 spese per la formazione/scuola
 cooperazione tra produttori
 sostegno alla propria comunità
 creazione, laddove possibile, di un mercato interno dei beni prodotti

Tornando però alla precedentemente citata problematica della deforestazione (perché,come detto prima, i
territori disboscati vengono anche utilizzati per le piantagioni), non si può non citare la principale soluzione
a questo problema, ossia il rimboschimento.

RIMEDIO

Rimboschimento è il processo con cui una zona priva di vegetazione o precedentemente disboscata viene
ricoperta di piante adatte a quell’area.

Il rimboschimento può essere artificiale, se effettuato dall'uomo, oppure naturale se avviene spontaneamente,
grazie alle sementi trasportate dal vento o dagli animali. In quest'ultimo caso si parla più propriamente di
colonizzazione forestale.

I boschi sono in grado di influenzare in maniera significativa l’ambiente e la struttura economica di una
regione a diversi livelli e in diversi ambiti. Per questo, gli scopi del rimboschimento possono essere i più
disparati:

 rallentamento dell'erosione del terreno;


 innalzamento del livello delle acque sotterranee nelle falde acquifere della zona;
 ricostituzione della biodiversità;
 freno ad un eventuale processo di desertificazione;
 protezione contro inondazioni o valanghe;
 produzione di legname;
 controllo del tenore di anidride carbonica nell'atmosfera.

A lungo termine, il rimboschimento è giustificato da considerazioni di eco sostenibilità e sviluppo


sostenibile. Progetti del genere potrebbero ad esempio contribuire a fronteggiare l'effetto serra.

Il processo di riforestazione può essere semplicemente favorito evitando o tenendo sotto controllo le
condizioni sfavorevoli allo sviluppo di un bosco. In caso contrario, intervenendo attivamente, una delle
difficoltà principali è quella di scegliere le sementi più adatte e di garantirne la germinazione.

L’INQUINAMENTO
Un ulteriore problema che si presenta è quello dell’ inquinamento, che viene causato generalmente da rifiuti
non smaltiti correttamente o semplicemente abbandonati nell’ ambiente.
Nella maggior parte dei casi si tratta di materie prime di scarto dai processi di lavorazione, di semilavorati o
di emissioni di gas da parte di abitazioni (riscaldamento), fabbriche o (soprattutto) autoveicoli.

L'inquinamento è un'alterazione dell'ambiente, di origine antropica o naturale, che produce disagi o


danni permanenti per la vita di una zona e che non è in equilibrio con i cicli naturali esistenti.

Non esiste una sostanza di per sé inquinante, ma è l'uso di qualsiasi sostanza o un evento che
possono essere inquinanti: è inquinamento tutto ciò che è nocivo per la vita o altera in maniera
significativa le caratteristiche fisico-chimiche dell'acqua, del suolo o dell'aria, tale da cambiare la
struttura e l'abbondanza delle associazioni dei viventi o dei flussi di energia e soprattutto ciò che
non viene compensato da una reazione naturale o antropica adeguata che ne annulli gli effetti
negativi totali. E' una forma di contaminazione dell'aria, delle acque e del suolo con sostanze e
materiali dannosi per l'ambiente e per la salute degli esseri umani, capaci di interferire con i naturali
meccanismi di funzionamento degli ecosistemi o di compromettere la qualità della vita.

Riguardo però ai rifiuti bisogna dire che la gestione di questi è diventata sempre più problematica:
la crescita dei consumi e dell'urbanizzazione ha aumentato la produzione dei rifiuti e ridotto le zone
disabitate in cui trattarli o depositarli. L'uso delle discariche, pur avendo in sé costi bassi, comporta
uno spreco di materiale che sarebbe almeno in parte riciclabile nonché l'uso di vaste aree di
territorio e non configura la soluzione ottimale; inoltre crea grandi concentrazioni di rifiuti con
possibili conseguenze sull'ambiente. Gli inceneritori, invece, basano il loro funzionamento
sull'incenerimento dei rifiuti: gli impianti più recenti sfruttano la combustione così ottenuta
recuperando un minimo di energia elettrica e calore ma hanno il problema della gestione delle
emissioni tossico-nocive.

Una soluzione attualmente messa (parzialmente) in pratica è, almeno per gli scarti di lavorazione, il
riciclaggio.

Possono essere riciclate materie prime, semilavorati, o materie di scarto derivanti da processi di
lavorazione, da comunità di ogni genere (città, organizzazioni, villaggi turistici, ecc), o da altri enti
che producono materie di scarto che andrebbero altrimenti sprecate o gettate come rifiuti. Il
riciclaggio previene lo spreco di materiali potenzialmente utili, riduce il consumo di materie prime,
e riduce l'utilizzo di energia, e conseguentemente l'emissione di gas serra.

I materiali riciclabili
I materiali riciclabili sono tutti i rifiuti che possono venire riutilizzati per produrre nuovi oggetti
uguali allo scarto (vetro, carta) oppure utilizzati per produrre nuovi materiali (legno, tessuti).

Le materie prime che possono essere riciclate sono:

 legno
 vetro
 carta e cartone
 tessuti
 pneumatici
 alluminio
 acciaio
 alcune materie plastiche
 il Tetra Pak è riciclabile in buona parte.

Il riciclaggio è più complesso dello smaltimento in discarica o negli inceneritori cui non si
sostituisce ma che ne limita comunque l'utilizzo. Si parla di sistema di riciclaggio riferendosi
all'intero processo produttivo, e non soltanto alla fase finale; questo comporta:

 per la produzione dei beni, l'uso di materiali biodegradabili che facilitano lo smaltimento "naturale"
della materia nel momento in cui il prodotto si trasforma in rifiuto
 l'uso di materiali riciclabili come il vetro, i metalli o polimeri selezionati, evitando anche i materiali
accoppiati, più difficili o impossibili da riciclare
 la raccolta differenziata dei rifiuti, passaggio fondamentale del processo
In questo modo la separazione dei materiali riduce i costi di ritrattamento. Per realizzare una
raccolta differenziata efficace è di grande importanza la fase di differenziazione attuata dai singoli
utenti.

A monte del riciclaggio e della raccolta differenziata, assume rilevanza il tema della prevenzione
dei rifiuti, della responsabilità sociale dei produttori e di un insieme di leggi volte alla riduzione
degli imballaggi, all'uso di materiali biodegradabili, come le bioplastiche, e di pile ricaricabili.

Il riciclaggio apre un nuovo mercato in cui nuove piccole e medie imprese recuperano i materiali
riciclabili per rivenderli come materia prima o semilavorati alle imprese produttrici di beni. Un
mercato che si traduce pertanto in nuova occupazione.

per combattere la deforestazione riciclare la carta

PERCHE' RICICLARE L'ALLUMINIO


 
 

Se il riciclaggio di materiali quali carta, sostanza organica (il cosiddetto umido), ed al limite anche
plastica e vetro, significa proteggere l'ambiente in quanto si riduce la quantità di rifiuti da smaltire
in discarica con indubbi vantaggi dal punto di vista della ricettività ambientale e dell'alleggerimento
del lavoro dei servizi pubblici, il riciclaggio dell'alluminio offre pure il vantaggio di un notevole
risparmio energetico ed economico. Questo non solo perché permette di risparmiare fino al 90%
dell'energia richiesta per produrlo partendo dalla materia prima, ma anche perché grazie alla sua
grandissima diffusione ed al suo alto valore intrinseco (circa dalle 1000¸ 1300 £/kg) rende
conveniente l'utilizzo di tecnologie di recupero da qualsiasi manufatto obsoleto (rottame) anche
molto complesse e costose. Sotto questo aspetto, quindi, l'alluminio ottenuto da rottame (o
riciclato), da "rifiuto" diventa una risorsa economica non indifferente, per l'economia di un Paese.
Basti pensare che in Europa, l'Italia è leader europeo in fatto di produzione di alluminio secondario
(o meglio riciclato) con una produzione che supera le 400.000 t/anno, ed occupa una posizione di
assoluta eccellenza nel panorama mondiale. E questo è veramente sorprendente se si considera che
l'Italia è quasi completamente sprovvista di giacimenti di materia prima (bauxite) per la produzione
di alluminio primario: il riciclaggio ha permesso di ridurre le importazioni di minerale di alluminio
che attualmente sono dell'ordine del 30% del fabbisogno annuale.

Si sottolinea il fatto che l'alluminio riciclato da rottame viene chiamato impropriamente secondario:
questo nome è la sola diversità che lo distingue da quello primario, ottenuto cioè dalla bauxite, tanto
più che il metallo ottenuto da rottami rifusi, presenta sempre più spesso caratteristiche metallurgiche
analoghe a quelle dell'alluminio primario (alluminio primario e secondario).

Da un punto di vista ecologico, dunque, il riciclaggio dell'alluminio fornisce un contributo


significativo allo sviluppo sostenibile, poiché, grazie alle attività di riciclaggio, l'alluminio non
viene consumato, ma semplicemente utilizzato per l'intera durata in servizio di un determinato
prodotto (life of the product). www.ing.unitn.it
wikipedia

la rosa dei venti

Terra!

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