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Progetto
attraverso lo sviluppo di
a marchio CompraSud ®
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Lo status attuale
Per Meridione s'intendono le regioni a Sud dell'Italia e più precisamente: Puglia, Basilicata,
Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Sardegna, Abruzzo. Tali regioni comprendono una popolazione
di 21milioni di abitanti (36% della popolazione italiana), con una densità minima di 59 ab/kmq
della Basilicata ai 428 ab/kmq della Campania.
Nell'esame della produzione agroalimentare delle regioni italiane possiamo notare come il
Meridione esporta il 13,4% dell'industria alimentare e ne importa l'11% del totale italiano.
Tabella 2 - Confronto tra peso degli scambi, popolazione residente, produzione primaria e valore aggiunto (Fonte ISTAT)
Guardando alla componente primaria degli scambi, le regioni meridionali assumono un peso
maggiore: in particolare, due regioni, Puglia e Sicilia, si collocano tra le prime cinque esportatrici
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Le importazioni sono dominate dalle regioni più popolose del Nord (Piemonte, Lombardia e
Veneto), dove si concentrano anche le industrie di trasformazione; seguono, ad una certa distanza, il
Lazio e la Campania. Per quanto riguarda l’industria di trasformazione, le
esportazioni sono fortemente concentrate al Nord (72%), mentre nel resto del paese emergono le
vendite della Toscana (7,1%) e della Campania (8,3%). Per le importazioni dei prodotti industriali,
va sottolineata la rilevante quota della Lombardia, che concentra oltre il 28% del totale, a cui fanno
seguito Emilia Romagna e Veneto, mentre la prima regione di un qualche rilievo del Mezzogiorno è
la Campania, con appena il 4,8%. In posizione appena superiore rispetto ai valori del Sud si
collocano le due più importanti regioni del Centro: Toscana (7,8%) e Lazio (6,1%). Guardando al
saldo agroalimentare, nel 2005 cinque regioni mostrano segno positivo: il Piemonte, la Valle
d’Aosta, il Trentino Alto Adige al Nord e, al Sud, la Puglia e la Sicilia.
A fronte di questi dati dovremmo avere una situazione di tutto rispetto in Puglia e in Sicilia
(o addirittura in tutto il Meridione) nei confronti dei consumi agroalimentari. Infatti il totale delle
esportazioni, rispetto alla produzione nazionale, delle regioni meridionali è del 13,4% rispetto
all'11,0% delle importazioni. Un saldo attivo di 2,4%.
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insicurezza sul proprio futuro. Non si è più in grado di pianificare uno sviluppo personale lavorativo
proprio perchè ci si rende conto che i valori su cui il Meridione poteva contare fino a qualche
decennio fa non sono più elementi stabili.
Nella tradizione meridionale oltre la famiglia, da sempre elemento sostanziale ed infungibile della
vita di ognuno, ci sono altri elementi che creano il senso di nostalgia ogni volta che ci si allontana
dalla propria Terra. Il momento culminante della vita familiare è stata sempre intesa come il pranzo
o la cena. Intorno ad un tavolo si sono prese decisioni importanti, si sono conclusi contratti, si sono
trovati diplomatici accordi su questioni familiari, si sono festeggiati eventi lieti o ricordati momenti
tristi. La tavola imbandita è stato sempre l'elemento cardine su cui fare leva nelle questioni
familiari. Quasi a voler suggellare il momento prandiale come l'unico tribunale e unico consesso per
confermare l'unità e la forza di una famiglia.
I meridionali non si sono mai fatti mancare niente a tavola: vino, pasta, olio, verdure,
salumi, formaggi, olive, pesce, carne, dolci. Talvolta, a discapito di problemi cardiaci e circolatori e
improbabili prove costume, i pranzi, durante le festività religiose più importanti, si ricollegavano
facilmente alle cene.
• bevande gasate: quasi tutte della CocaCola Company, più altri come SanBenedetto
ed energy drink
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A questo punto mi sembra inutile continuare: abbiamo capito che almeno il 95% di prodotti
che noi acquistiamo e mangiamo non è prodotto nel Meridione. Ogni anno 38miliardi di euro
finiscono nelle casse della GDO per alimentare le imprese non residenti al Meridione.
Talvolta, ironia del caso, ci troviamo a mangiare prodotti agroalimentari della nostra Terra,
venduti all'industria settentrionale che ce li rivende, magari con aggiunta di confezione e nome
diverso.
Ma la tradizione mediterranea del mangiar bene, del gusto, della salubrità della nostra tavola
come facciamo a salvaguardarli? Chi ci assicura che il tanto decantato formaggio Rodez, spacciato
come formaggio tipico pugliese, non sia invece prodotto in Francia da un'azienda più volte indagata
e condannata per frode alimentare (Lactalis-Galbani, fonte www.rodez.it). E soprattutto se i nostri
soldi finiscono tutti altrove, perchè dovremmo meravigliarci se aumenta la disoccupazione e le
“fughe dei cervelli”?
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Il progetto CompraSud ®
La GDO, ormai radicata in tutto il Sud, per poter svolgere al meglio la sua attività ha
bisogno di gestire gli acquisti secondo rigide regole di mercato. Si rivolge al produttore, richiede la
qualità, richiede ritmi di produzione, richiede il prezzo di mercato.
Riguardo la qualità non siamo pronti a poter garantire i vari prodotti in quanto ci capita
spesso o sempre di acquistare prodotto senza nemmeno sapere cosa contengono, se sono scaduti o
meno, se il prodotto corrisponde al nostro gusto, se contiene elementi dannosi alla nostra salute.
I ritmi di produzione richiesti dalla GDO spesso (o sempre) non tengono conto degli eventi
naturali o delle caratteristiche dei prodotti stessi. Un esempio per tutti: se fosse convertito in olio
extravergine di oliva tutta la produzione nazionale di olive, avremmo olio per fornire per 5 mesi i
supermercati. E' evidente che per mantenere i ritmi di produzione i fornitori della GDO sono
costretti a rivolgersi all'estero, nella migliore delle ipotesi, e a scardinare il concetto di qualità.
Anche il prezzo di mercato, deciso secondo rigide regole statistiche, influenza in maniera
determinante il prodotto esposto negli ipermercati. Un chilo di olio venduto a meno di 5 euro,
quando sul mercato locale viene commercializzato a 8 euro, sottende una serie di problematiche
riguardante la produzione, la commercializzazione e la stessa qualità.
Un piccolo produttore locale non ha la forza, ma forse nemmeno la volontà, di aderire alle
necessità imposte dalla GDO e preferisce gestirsi il suo piccolo mercato territoriale e, nella migliore
delle ipotesi, vendere il suo prodotto attraverso il web a buyers internazionali. Così facendo riesce a
sottrarsi al sistema GDO. L'aspetto positivo di tale situazione è costituita dalla sopravvivenza
dell'azienda che riesce a vendere il suo prodotto all'estero, di contro non genera lavoro.
L'andamento produttivo avrà una stabilità e, salvo eventi particolari, continuerà di padre in figlio il
proprio lavoro senza particolari sconvolgimenti nell'assetto produttivo.
Da una parte abbiamo un produttore di eccellenza che riesce a vendere il proprio prodotto
all'estero, dall'altra un tasso di disoccupazione che aumenta. L'imprenditore meridionale preferisce
non assumere manodopera e continuare a produrre lo stretto indispensabile alle sue necessità.
Immaginiamo per un attimo di poter far entrare uno sconosciuto produttore di formaggio o
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di pasta in un supermercato con i suoi prodotti. Una confezione curata, un prodotto qualitativamente
adeguato ed un prezzo centrato grazie alla filiera corta. Se un prodotto simile venisse immesso in un
supermercato della GDO avrebbe innanzitutto un carico finanziario ragguardevole. La GDO per
poter esporre sui propri scaffali un prodotto impone il pagamento di un “pedaggio” costituito da
complessi calcoli statistici sulle vendite. Il più delle volte si richiedono pagamenti di parecchie
migliaia di euro che i piccoli produttori non sono affatto disponibili a pagare.
Il progetto “CompraSud ” tende proprio a realizzare questo disegno: “pensa globale, mangia
®
locale”. Filiere ridottissime, rapporto qualità/prezzo, salvaguardia del territorio, valorizzazione del
lavoro del Meridione.
Il Cliente che entrerà in un supermercato CompraSud sa di poter trovare tutto il meglio del
®
Il vantaggio commerciale
Il progetto CompraSud rappresenta un indubbio vantaggio commerciale sia per gli esercenti
®
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ricerca del prodotto pubblicizzato attraverso i maggiori media nazionali (televisioni, radio,
quotidiani). Avremo così l'analisi dei prezzi sui prodotti “civetta” che illudono il cliente alla ricerca
di convenienza. Si cerca il prezzo della CocaCola, del latte, del prosciutto, dell'olio, del tonno, del
pane, delle uova, dei surgelati, della carta da cucina, dell'acqua minerale. Poi si confrontano i prezzi
che in genere oscillano di pochi centesimi tra una catena e l'altra. Se si riesce a fare un confronto
anche sui prodotti che, alternativamente, non sono riportati sul volantino si scopre che una
mozzarella Fior di Latte può avere quotazioni completamente differenti, talvolta anche di 1 euro su
un prezzo di 6 euro al chilo (in pratica circa il 16% di differenza). Ma a questo l'acquirente non
riesce a tener conto se non attraverso compilazione di tabelle, visita presso i vari ipermercati, con
conseguente perdita di tempo e denaro tra trasferimenti e compilazione di tabelle.
prodotto che altri supermercati non hanno, soprattutto quelli della GDO. Un prodotto a filiera
ridottissima, con la migliore quotazione di mercato in perfetta corrispondenza del concetto di
qualità/prezzo. Il Cliente “vive” soprattutto il concetto di “far del bene alla propria Terra”,
eliminando trasporti, conservazioni in celle frigorifere, favorendo l'agricoltura nel territorio in cui
vive e salvaguardando la tradizione e la cultura della propria comunità. E' cosciente che non potrà
acquistare angurie a Natale o mandarini ad agosto. La carne è prodotta nella stessa regione in cui
l'acquista. L'olio con l'etichetta “extra vergine di oliva” è composta delle sole olive della sua terra.
Tutto quello che spende finisce a ripagare il lavoro della sua comunità. Facile pensare, anche se
avvolto da un alone di utopia, di poter utilizzare sistemi monetari alternativi quali il SIMEC o lo
SCEC, per agevolare gli acquisti di fasce deboli della popolazione.
L'esercente è tutelato dagli sbalzi improvvisi del mercato, dalla concorrenza spietata dei
grandi gruppi della GDO e riesce tranquillamente a programmare il suo lavoro. La certezza che ogni
prodotto esposto ha una sua peculiarità, il suo profumo, un suo gusto, unico ed inconfondibile.
L'esercente che apprezza e crede nei suoi prodotti è il principale veicolo pubblicitario della merce
venduta.
snaturare lo stesso prodotto e/o il produttore. Il programma nasce con l'affiancamento ai GAL
(Gruppi di Azione Locale) che per mezzo del programma Leader+ di fondi comunitari, permette a
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produttore ha la possibilità di gestire il suo prodotto come meglio crede, così facendo non si crea
dipendenza con lo stesso supermercato ma un rapporto di collaborazione attiva.
Durante l'attività di reperimento di prodotti di eccellenza, già esistenti, ci siamo imbattuti nei
prodotti di una cooperativa di giovani nati dal progetto “Fabbriche di Nichi”. Tale cooperativa si
occupava della scelta (mediante un programma di analisi delle proprietà organolettiche del
prodotto) e packaging di prodotto agroalimentari con un marchio registrato. In pratica acquistavano
sul mercato un prodotto, dopo averlo selezionato, e lo imbustavano per poterlo vendere con un
marchio loro. La prima domanda scaturita dalla nostra indagine è stata:”ma vi occupate della
produzione?”. Prontamente la persona ha risposto che loro, essendo tutti laureati ex-disoccupati, si
occupavano esclusivamente della scelta, catalogazione, assegnazione del marchio e imbustamento e
successivamente della commercializzazione sui mercati nazionali e transnazionali. Ma nella loro
ricerca del prodotto non si occupavano minimamente del rapporto con il produttore. Se un
produttore non era in grado di soddisfare la loro ricerca non facevano altro che scartarlo e passare al
produttore successivo. Questo comportava inevitabilmente una ricerca anche sul prezzo del
prodotto, pur salvaguardando la qualità e la tradizione del prodotto. In pratica è l'operazione che
compie la GDO quando acquista partite di prodotto e imbusta con il proprio marchio (prodotto
Coop, prodotti Selex, prodotti DICO, prodotti Auchan, ecc.) Viene invertito il concetto di
valorizzazione del prodotto meridionale salvaguardando il concetto di valorizzazione del lavoro di
commercializzazione. Alla base del progetto CompraSud è essenziale considerare che sussiste un
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strategici, queste “Vetrine” saranno il piccolo tesoro della produzione meridionale. Saranno
opportunamente sostenute da una campagna di comunicazione presso tour-operator, agenzie, catene
di hotel. Il turista che visita il Meridione avrà la sicurezza che in queste vetrine potrà acquistare un
prodotto meridionale di eccellenza al prezzo giusto. E' importante in questa fase di avvio del
progetto divulgare il concetto di CompraSud® come un elemento di differenziazione rispetto alla
massa commerciale. Un marchio che contraddistingue oltre ad un prodotto di eccellenza, anche una
filosofia di produzione e commercializzazione.
La priorità sarà quella di investire nel pensiero del consumatore. Diffondere l'idea di un prodotto
meridionale migliore di quello settentrionale pubblicizzato in maniera incalzante in tutti i canali
televisivi. Proporre il prodotto della nostra Terra come una missione piuttosto che un consumo.
Accanto alla proposta CompraSud andranno a svilupparsi tutta un'altra serie di iniziative
®
tutte tese alla valorizzazione del prodotto meridionale, della sua gente, delle sue tradizioni, della sua
terra, della sua cultura. Interventi a feste, ritrovi, fiere, manifestazioni serviranno a diffondere il
concetto del CompraSud . ®
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Tale evento dovrà essere supportato da strutture finanziarie con investimenti mirati. Lo staff
dirigenziale della Medinvest CompraSud ® si impegna a produrre business-plan, bilanci di previsione
e quant'altro in grado di guidare l'imprenditore nella gestione del proprio supermercato.
Contemporaneamente saranno coordinati programmi di comunicazione in grado di dare il giusto
apporto al marchio.
Potranno essere creati supermercati ex-novo oppure convertiti centri già esistenti. La misura
ideale del supermercato è tra i 250 e i 300 mq., con circa 4.500 referenze in grado di soddisfare ogni
esigenza. Sono previsti anche dei “centri pilota”, con supporto logistico, di 2.000 mq di superficie
espositiva, solo nei capoluoghi di provincia.
• analisi di mercato;
• valutazioni commerciali delle zone prescelte;
• predisposizione di un piano economico finanziario;
• supporto per la scelta dei locali;
• supporto per l’adeguamento o la ristrutturazione dei locali;
• supporto commerciale;
• affiancamento per le pratiche burocratico-amministrative (permessi, licenze, legge 81/08, etc.);
• formazione e aggiornamenti continui del personale;
• progettazione e realizzazione del layout espositivo;
• fornitura degli arredi;
• fornitura dei prodotti in assortimento a prezzi vantaggiosi, grazie ad accordi con fornitori convenzionati;
• realizzazione e definizione degli assortimenti;
• servizi di merchandising;
• marketing e comunicazione interna al Punto Vendita ed esterna;
• supporto e consulenza tecnica (qualità, stoccaggio, ordini, prima fornitura, etc.);
• supporto amministrativo e gestionale;
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• supporti informatici.
I villaggi CompraSud ®
CompraSud . ®
Un Villaggio CompraSud è un non-luogo dove sarà possibile gustare una cucina tipicamente
®
meridionale con prodotti locali, un bar dotato di pasticceria, rosticceria e gelateria, un angolo
market dove sarà possibile acquistare prodotti di eccellenza meridionale, e un wine-bar dove, con
piccoli assaggini di salumi, formaggi, composte di frutta, sarà possibile bere ottimi vini meridionali.
Il tutto condito da una piccola libreria, una discoteca, quadri, pezzi particolari di abbigliamento e
artigianato che possano ricordare la Terra del Sud.
Il luogo ideale dove convogliare i flussi turistici alla ricerca di un pezzo di mondo
meridionale che rispecchi la vera anima di questa Terra antica.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
possibile “esportare” il progetto verso quelle nazioni dove i discendenti di emigranti meridionali
ormai rivestono incarichi di tutto rispetto e desiderano vedere le proprie origini evidenziate nella
giusta luce che gli compete. Nonostante il costante controllo delle evoluzioni del mercato,
dell'avvicendarsi di situazioni di contrazione ed espansione di fenomeni commerciali, la mancata
programmazione stabile degli organi politici preposti, non è possibile poter prevedere con assoluta
certezza un progamma di sviluppo che vada oltre di due o tre anni. L'unico conforto di cui possiamo
godere è che il progetto CompraSud essendo una formula innovativa e a forte impatto emozionale,
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avrà una evoluzione duttile e potrà facilmente adattarsi alle varie situazioni. La prerogativa di
supermercati di 300 metri quadrati permette di realizzare forme societarie molto facili da gestire.
Sicuramente la più accessibile sarà la formula familiare dove una famiglia troverà facilmente una
attività proficua quanto soddisfacente. Si potrà agevolare più facilmente anche l'accesso al credito
di piccole aziende. Anche l'entità produttrice sarà tutelata dal rispetto di norme e protocolli locali,
oltre che l'assistenza verso forme di espansione e certificazione dei propri prodotti.
Il progetto D.O.M. ®
(Denominazione di Origine Meridionale) sarà il marchio che
identificherà un prodotto che rispetta la qualità, la genuinità, la tradizione e il lavoro del popolo
meridionale. Questo sarà il traguardo da raggiungere prossimamente per coronare gli sforzi atti a
valorizzare il nostro lavoro.
Il progetto a lunga scadenza è un impegno preciso che desideriamo perseguire fino in fondo
perchè rappresenterà il coronamento di un lavoro di cesellatura di un materiale duro e impenetrabile
come quello delle convinzioni radicate nel mondo come il Sud dell'Italia come la culla della mafia e
della delinquenza e non come la culla della civiltà e del progresso che fino al 1860 è stato il vanto
del Mediterraneo.
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Riferimenti
GAL
Leader +
PAC
PAL
G.A.L.
I GAL elaborano il Piano di Azione Locale (PAL) e gestiscono i contributi finanziari erogati
dall'Unione Europea e dal Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia.
Per realizzare il PAL il GAL dispone di fondi nell'ambito del programma d'iniziativa
comunitaria LEADER+.
Il GAL è, in sintesi, uno strumento di programmazione che riunisce tutti i potenziali attori
dello sviluppo (quali sindacati, associazioni di imprenditori, imprese, comuni, etc.) nella
definizione di una politica "concertata".
Il quadro delle nuove norme comunitarie a sostegno dello sviluppo rurale nel periodo di
programmazione 2007 - 2013 prevede un’ampia e definitiva valorizzazione dell’approccio
Leader attraverso una sua diretta implementazione nell’ambito della programmazione
generale delle strategie e degli interventi. L’approccio Leader, come definito agli articoli 61-
65 del Reg. (CE) 1698/2005, viene quindi trasposto in termini di Asse metodologico (Asse
IV) ed attivato come strumento strategico e qualificante degli interventi per lo sviluppo
rurale per il periodo di programmazione 2007/2013.
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Sulla base anche dell’esperienza maturata a livello regionale nei precedenti periodi di
programmazione, il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSR) recepisce e valorizza
la metodologia Leader, ampliandone la potenziale valenza e la ricaduta territoriale rispetto
alla precedente fase Leader+, per innescare significativi “effetti di processo e di sistema”.
A tale scopo, il PSR stabilisce le strategie, le priorità e gli obiettivi specifici da perseguire
attraverso l’Asse 4, definendo in maniera piuttosto dettagliata anche gli strumenti, i
soggetti, gli interventi e l’assetto operativo ed attuativo generale, nonché le principali
modalità ed i percorsi esecutivi da attivare.
Ai sensi dell’art. 61 del Reg. (CE) 1698/2005, l’approccio Leader è caratterizzato almeno
dai seguenti elementi:
• c. approccio dal basso verso l'alto, attraverso gruppi di azione locale dotati di potere
decisionale in ordine all'elaborazione e all'attuazione di strategie di sviluppo locale
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Conseguentemente, tali elementi, oltre che determinare il quadro generale delle condizioni
che devono essere assicurate ai fini della corretta attuazione dell’Asse 4 nell’ambito del
PSR, rappresentano necessariamente anche il quadro di riferimento per quanto riguarda i
requisiti generali richiesti ai singoli soggetti/strumenti di programmazione locale (GAL-
PSL). Nel recepire tale impostazione, il PSR riconosce e ricompone i suddetti elementi
qualificanti dell’approccio Leader sulla base di tre aspetti principali e complessivi,
strettamente legati tra loro, atti a fornire le coordinate prioritarie ai fini della configurazione
dell’approccio medesimo:
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LEADER+
Per il periodo 2000-2006, all'interno dei quattro fondi strutturali (FESR, FSE, FEAOG e
SFOP)1 il budget totale è di 5.050.000.000 €, dove poco più di 2 miliardi provengono dal
Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia (FEOGA), la restante parte da
contributi pubblici e privati.
Per il periodo 2007-2013 all'interno dei fondi strutturali, ampliati andando a includere
1Il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di Garanzia (abbreviato FEAOG, detto anche Fondo
Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola - FEOGA) è un fondo strutturale dell'Unione Europea, istituto
dal Reg. 25/1962 e modificato dal Reg. CEE 728/70. È parte dei più estesi finanziamenti della Politica
agricola comune, dei quali costituisce comunque una parte rilevante.
Esso si compone di due sezioni distinte, chiamate Garanzia ed Orientamento. La prima finanzia le spese
dell'organizzazione comune del mercato agricolo, misure di sviluppo rurale legate al sostegno dei mercati ed
altre misure rurali non comprese nell'Obiettivo 1, diverse spese veterinarie, oltre a tutti i finanziamenti relativi
all'informazione riguardo la Politica Agricola Comune. La sezione Orientamento interviene invece a sostegno
di altre misure di aiuto allo sviluppo rurale escluse della prima sezione, come l'iniziativa comunitaria
LEADER.
Nel periodo di programmazione 2007-2013 a seguito delle importanti modifiche che hanno interessato la
Politica agricola comune (PAC) il fondo scompare sostituito da due distinti fondi, chiamati Fondo Europeo
Agricolo di Garanzia o FEAGA, per la parte "Garanzia" del precedente FEAOG, e Fondo Europeo Agricolo
per lo Sviluppo Rurale o FEASR, erede della sezione "Orientamento" del precedente fondo FEOGA.
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FESR, FSE, FEP e FEAGA, l'iniziativa LEADER rientra nel Fondo Europeo Agricolo per lo
Sviluppo Rurale (FEASR, erede della sezione "Orientamento" del precedente fondo
FEOGA). Le risorse disponibili per il fondo nel prossimo periodo ammontano a
88.750.000.000 €, ed è stato proposto dalla Commissione Europea che almeno il 7% della
partecipazione totale debba essere riservato all’asse prioritario LEADER.
La spesa agricola è finanziata da due fondi, che rientrano nel bilancio generale dell'UE:
il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) finanzia i pagamenti diretti agli agricoltori e
le misure per regolarizzare i mercati agricoli, come gli interventi e le restituzioni
all'esportazione, mentre il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) finanzia
i programmi di sviluppo rurale degli Stati membri.
Questi due fondi sono stati istituiti con il regolamento (CE) n. 1290/2005 del Consiglio, del
21 giugno 2005 relativo al finanziamento della politica agricola comune, che ha definito un
quadro normativo unico per il finanziamento della spesa nell'ambito della PAC.
Troverete informazioni dettagliate sul bilancio per la politica agricola e di sviluppo
rurale nel titolo 05 del bilancio generale dell'UE.
Sulla base delle regole che disciplinano la gestione finanziaria della PAC, la Commissione
è responsabile della gestione del FEAGA e del FEASR. Di norma, tuttavia, la
Commissione non effettua pagamenti ai beneficiari. Conformemente al principio della
gestione concorrente, questo compito è delegato agli Stati membri, i quali operano, a loro
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Struttura
Il network europeo assegna alla Rete Europea di Sviluppo Rurale compiti di «favorire la
divulgazione delle informazioni sulle politiche di sviluppo rurale, gli scambi di esperienze
tra operatori rurali, la diffusione dell’innovazione e il trasferimento di know-how, in
particolare a favore delle zone rurali più svantaggiate, nonché la realizzazione di progetti
comuni». A livello comunitario è istituito un Osservatorio Europeo dei territori rurali, gestito
dalla Commissione Europea e si avvale di una struttura di assistenza tecnica chiamata
Punto di Contatto (Contact Point). A livello nazionale e regionale un Comitato Direttivo è
convocato almeno almeno una volta l'anno per monitorare il progresso dell'iniziativa.
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prodotti e dei servizi dei territori (The use of know-how and new technologies to
make the products and services of rural areas more competitive) (11%)
2. Miglioramento della qualità di vita nelle zone rurali (Improving the quality of life in
rural areas) (24%)
Fra parentesi è indicata la percentuale dei GAL che a livello europeo l'hanno selezionata
come primo tema. Il restante 19% ha adottato un tema proprio.
I progetti presentati prendono il nome di Piani di Sviluppo Locale (PSL), e sono presentati
e guidati dai GAL. Ciascun progetto deve riguardare una zona rurale molto ristretta, per
una popolazione compresa fra 10000 e 100000 abitanti. A capo delle iniziative troviamo
per ogni nazione una unità di animazione: le unità nazionali attivate sono 15, compresa
quella italiana, e sono in alcuni casi enti pubblici (come in Germania, Spagna o Italia),
gestite da società private (come in Gran Bretagna o Austria) o un mix delle due (come in
Francia). I 3 obiettivi principali del sistema sono:
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rappresentante di tutti gli attori coinvolti e di tutti i soggetti erogatori dei fondi. Questo
provvede al monitoraggio degli interventi e dell'erogazione dei fondi attraverso un sistema
di indicatori finanziari e strutturali esclusivamente numerici che permettono di analizzare
l'esecuzione finanziaria, la realizzazione effettiva delle operazioni e il loro impatto sul
territorio, trasmettendo poi i risultati all'Osservatorio Europeo predisposto per stesura
finale e relativa diffusione.
L'approccio Leader
2. approccio dal basso verso l’alto, con gruppi di azione locali dotati di potere
decisionale in ordine all’elaborazione e all’attuazione di una strategia di sviluppo
locale
Leader interviene sui problemi legati ai territori rurali quando sono presenti fattori di
crescenti esigenze dei consumatori, limitata diffusione delle nuove tecnologie,
invecchiamento della popolazione, esodo rurale; l'intento è potenziare lo sviluppo rurale e
incentivare nuove attività e fonti di occupazione.
È quindi forte il coinvolgimento dei protagonisti locali e lo scambio delle esperienze tramite
la istituzione di reti e anche la promozione di eventi a sostegno di titolari di piccoli progetti.
Nell'attuazione dei piani Leader ci sono alcuni problemi legati alla pletora di procedure, a
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ritardi nell'assegnazione dei soggetti beneficiari, quindi alla frammentazione delle risorse
finanziarie e alla costituzione di partenariati fragili.
LEADER in Italia
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Finanziamento in Italia
Per il periodo di attività di Leader+ (2000-2006) all’Italia sono stati assegnati 267.000.000
€, pari a circa 517.000.000.000 ₤.
Nel caso delle regioni comprese nell'Obiettivo 1 si devono gestire questi fondi nell'ambito
del POR, Programma Operativo Regionale.
Basilicata
Dal censimento ISTAT del 2001 emerge che la popolazione residente nel corso dell’ultimo
decennio è diminuita; inoltre è in atto un fenomeno di senilizzazione (ovvero di crescita
della popolazione residente con più di 65 anni); la percentuale degli analfabeti è ancora
notevole, vicino al 14%, a fronte di soltanto il 2,6% di laureati. Secondo le analisi
l’agricoltura è un settore importante nell’economia della zona, non tanto in relazione alla
formazione del PIL (8%), quanto in termini occupazionali.
Il programma Leader II inizia il suo percorso in Basilicata nel luglio 1994, anticipando le
Linee Guida Nazionali comparse nell'agosto del 1994. Nel luglio 1997, la Giunta Regionale
approva la graduatoria di merito dei GAL. Si capisce dunque che le fasi di
programmazione e di selezione dei beneficiari sono state i momenti di maggiore criticità
perché i ritardi hanno determinato un’accelerazione nell’impegno dei fondi da parte dei
GAL. I finanziamenti sono stati pari a circa 84 miliardi di lire, distribuiti nelle 4 misure. La
partecipazione finanziaria pubblica al Programma è stata pari al 76,08%: di questi 2/3 a
carico dell'Unione Europea ed rimanente terzo a carico dello stato. Per i fondi a carico
dell'Unione Europea, il FESR ha partecipato per il 40,24%, il FSE per il 24,35% e il
FEOGA per il 35,41%.
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Gli intenti del LEADER II sono stati raggiunti e realizzati. Si è riusciti nel tentativo di
sensibilizzare ed informare la popolazione sulle finalità del programma, oltre che a fornire
le risorse finanziarie per il funzionamento e la gestione degli organismi selezionati per
l’attuazione dei singoli PAL; sono stati svolti corsi per formare nuove figure professionali ;
sempre a proposito di occupazione e lavoro è stata incentivata la creazione di nuove
imprese o il consolidamento di quelle già esistenti; gli investimenti riguardano anche
settori innovativi e ricerche; c'è stata anche attenzione alla promozione culturale e turistica
recuperando siti e borghi, valorizzando le risorse naturali, sensibilizzando verso
l'ambiente; altro obiettivo raggiunto è stato quello della cooperazione internazionale.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
L'aggiornamento dei dati messi a disposizione dai servizi della Commissione Europea per
il calcolo dell'avanzamento delle spese dei 27 Stati membri a valere sul FEASR
confermano il grave ritardo di attuazione in cui versa l'Italia dello sviluppo rurale. La
capacità di spesa dei fondi comunitari per lo sviluppo rurale si attesta, a livello di UEa27, a
circa il 26,9% dell'intera dotazione a disposizione per il periodo 2007-2013. L'Italia, con
circa il 18,5% secondo le fonti UE aggiornate al 31 marzo 2010, si colloca
pericolosamente al quart'ultimo posto, lasciando alle sue spalle solamente Romania,
Bulgaria e Malta.
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REGIONE PUGLIA
Tipologia N° Prodotto
bevande analcoliche, distillati e 1 amaro del gargano
liquori
2 amaro di san domenico, gran liquore di san domenico
3 ambrosia di arance
4 ambrosia di limone
5 arancino
6 latte di mandorla
7 limoncello
8 liquore di alloro
9 liquore di fico d’india
10 liquore di melograno
11 liquore di mirto
12 mirinello di Torremaggiore
13 nocino
14 padre peppe elixir di noce
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REGIONE PUGLIA
27 prosciutto di faeto
28 pzzntell
29 salsiccia a punta di coltello dell'alta murgia
30 salsiccia alla salentina, sardizza, sarsizza, satizza
31 salsiccia dell' appennino dauno
32 salsicciotti di laterza
33 sanguinaccio leccese, sangugnazzu
34 soppressata dell'appennino dauno
35 soppressata di martina franca, a sebbursète
36 tocchetto
37 turcinelli
38 zampina
formaggi 40 burrata
41 cacio
42 caciocavallo
43 caciocavallo podolico dauno
44 cacioricotta
45 cacioricotta caprino orsarese, cas rcott
46 caprino
47 giuncata
48 manteca
49 mozzarella o fior di latte
50 pecorino
51 pecorino di maglie
52 pecorino foggiano
53 scamorza
54 scamorza di pecora
55 vaccino
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REGIONE PUGLIA
prodotti vegetali allo stato 56 albicocca di galatone, arnacocchia di galatone
naturale o trasformati
57 arancio dolce del golfo di taranto
58 asparagi sott’olio
59 barattiere, cianciuffo, pagnottella, cocomerazzo
60 batata dell'agro leccese, patata dolce, patata zuccherina,
patàna, taràtufulu
61 capperi del gargano, mattinata
62 capperi in salamoia
63 capperi sott’aceto
64 caramelle di limone arancio
65 carciofini sott’olio
66 carciofo brindisino, catanese, violetto di sicilia, violetto di
brindisi, locale di brindisi, brindisino
67 carciofo di san ferdinando
68 carosello di manduria, carusella
69 carota di zapponeta
70 carota giallo - viola di tiggiano, pastanaca ti santu pati
71 caruselle sott'aceto, infiorescenze di finocchio selvatico
sott'aceto, caruselle allu citu, finucchiu riestu
72 cicerchia, fasul a gheng, cicercola, cece nero,
ingrassamanzo, dente di vecchia, pisello quadrato
73 cicoria all' acqua, cicoria otrantina
74 cicoria riccia, cecora rizza
75 ciliegie di puglia, cerase
76 cima di rapa
77 cipolla di acquaviva delle fonti
78 cipolla di zapponeta
79 concentrato secco di pomodoro
80 conserva piccante di peperoni
81 cotognata
82 cotto di fico
83 fagiolo dei monti dauni meridionali, fasùl
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
REGIONE PUGLIA
84 farinella
85 fava di zollino, cuccìa
86 fave fresche cotte in pignatta
87 fichi secchi
88 fico secco mandorlato (di san michele salentino)
89 finocchio marino sott'aceto, ripili, critimi, salippici, erba di
mare
90 fiorone di torre canne, culumbr
91 funghi spontanei secchi al sole
92 funghi spontanei sott’olio
93 fungo cardoncello, cardoncello (carduncjdd), fungo ferula
(fong ferv)
94 lampascioni sott’olio
95 lenticchia di altamura, lenticchia gialla di altamura, gigante
di altamura
96 mandorla di toritto, aminue
97 marmellata di arancio e limone
98 marmellata di fichi
99 mela limoncella dei monti dauni meridionali, limoncella
100 melanzane secche al sole
101 melanzane sott’olio
102 meloncella, spiuleddhra, minunceddhra, cucumbarazzu,
cummarazzu
103 mostarda
104 mostarda di uva e mele cotogne
105 mùgnuli, spuriàtu, spuntature, càulu, pòeru
106 olio extra vergine aromatizzato
107 oliva da mensa, mele di bitetto, ualie dolc
108 olive cazzate o schiacciate
109 olive in salamoia
110 olive verdi
111 patata di zapponeta
112 patata novella sieglinde di galatina, siglinda te galatina
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
REGIONE PUGLIA
113 peperoni secchi al sole
114 peperoni sott’olio
115 peranzana da mensa di torremaggiore, provenzale
116 piattello
117 pisello nano di zollino
118 pisello riccio di sannicola
119 pomodori secchi al sole
120 pomodori verdi e pomodori maturi secchi sott’olio
121 pomodorino di manduria, pomodorino mandurese,
pummitoru paisano
122 pomodoro da serbo giallo, pummitoro te 'mpisa giallu,
pummitoru te prendula giallu
123 salicornia sott’olio
124 salsa di pomodoro
125 uva baresana, doraca, uva drech, imperatore, lattuaria,
lattuario, roscio, sacra, sagrone, turca, turchiesca, uva di
cera, uva rosa
126 uva da tavola
127 vicia faba major ecotipo "fava di carpino"
128 vincotto
129 zucchine secche al sole
130 zucchine sott’olio
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REGIONE PUGLIA
139 cazzateddhra di surbo
140 cavatelli
141 cuddhura, cuddhura cu l'oe, palomba, palummeddhra,
panareddhra, puddhica cu l'oe
142 cupeta, cupeta tosta
143 dita d'apostoli, oi a nuvola, oi a nnèula, oi a nèmula, oi
ncannulati
144 dolcetto della sposa, dolcetto bianco
145 dolci di pasta di mandorle (pasta reale)
146 farrata di manfredonia, a farréte
147 focaccia a libro di Sammichele di Bari, fecazze a livre
148 friselle di orzo e di grano
149 fruttone, barchiglia
150 fusilli
151 grano dei morti
152 intorchiate
153 lagane
154 lasagne arrotolate
155 marzapane, biscotto tipico, pasta secca
156 maccaruni
157 mafalda
158 mandorla riccia di francavilla fontana, cunfietti rizzi,
mennuli rizze
159 mandorlaccio
160 mandorle atterrate
161 mostaccioli
162 mpilla
163 mustazzueli 'nnasprati, mustazzòli 'nnasparati, mustazzùeli
'nnasprati, scagliòzzi, castagnole
164 orecchiette
165 ostie ripiene
166 pane di ascoli satriano
167 pane di grano duro
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REGIONE PUGLIA
168 pane di laterza
169 pane di monte sant'angelo, pane di monte sant'angelo "li
panett"
170 pesce e agnello di pasta di mandorla
171 paposcia (pizza a vamp) di vico del gargano, pizza schett,
pizza a vamp, paposcia
172 passulate di nardò, pucce con li pàssule, passuliate
173 pasta di grano bruciato
174 pasticciotto
175 piscialetta, piscialletta
176 pistofatru
177 pitilla, pirilla, simeddhra, brocula, frizzulu
178 pitteddhre
179 pettole
180 pizza di grano d'india
181 pizza sfoglia e scannatedda
182 pizzelle
183 purceddhruzzi, purciddhuzzi, purceddhi
184 pucce, uliate, pane di semola, pane di orzo
185 ravioli con ricotta
186 rustico leccese
187 scaldatelli
188 scarcelle
189 scèblasti, ascèplasti
190 semola battuta
191 spumone salentino
192 susumelli, susumierre
193 taralli
194 taralli neri con vincotto
195 tenerelli (confetti "tenerelli"), chembitte
196 troccoli
197 zèppula salentina, zèppula, zeppola
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
REGIONE PUGLIA
prodotti della gastronomia 198 agnello al forno con patate alla leccese, auniceddhru allu
furnu
199 cìciri e trya, lasagne e ceci alla salentina, lajana e cìcici,
làcana e cìceri, massa, massa e cìciri
200 fave bianche e cicorie, fae e fogghie, fae janche e cicore, fae
nette e foje, favi e fogghi, 'ncapriata
201 galletto di Sant'Oronzo, iaddhruzzu te santu ronzu
202 grano stumpato, ranu stumpatu
203 melanzanata di Sant'Oronzo, meranganata de Santu Ronzu,
Parmigiana de Santu Ronzu
204 millaffanti in brodo, mille fanti, triddhi
205 paparine 'nfucate, paparine ffucate, paparine cruffulate,
paaprine fritte
206 piselli a cecamariti, pisieddhri cu li muersi, muersi e
pisieddhi
207 spezzatu, spezzatieddhu, spizzatiellu, spazzatu
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
REGIONE PUGLIA
di vario tipo escluso il burro)
218 ricotta forte
219 ricotta marzotica leccese
220 ricotta salata o marzotica
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Tale documento viene stilato da chi presenta il progetto e comprende tutte le operazioni
che concorrono alla realizzazione del progetto: aspetti pratici, tecnici ed economici.
Occorre, pertanto predisporre tale documento per ogni GAL e per ogni presentazione del
progetto CompraSud . In tali occasioni è da considerare la presenza di un funzionario di
®
dirigente del GAL, che potrà presentare le caratteristiche del programma Leader + che
affianca e supporta le iniziative dei GAL.
Dette conferenze informative saranno indette sia per i produttori, direttamente invitati dai
GAL e sia per gli eventuali aderenti imprenditori al progetto Supermercati CompraSud e ®
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Il progetto che segue può essere un valido aiuto all'avvio di un ciclo di conferenze.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Fonti: NOMISMA
Rispetto alla quota ragguardevole dei punti vendita alimentari in sede fissa, le
Regioni del Sud si trovano in condizioni di assoluto ritardo di sviluppo in tutte le formule di
vendita moderne. Al momento nel Mezzogiorno le imprese individuali, che sono la forma
d'impresa più ‘arcaica' nel settore del commercio al dettaglio, rappresentano il 74% del
totale. La quota di imprese di capitali incide invece solo per il 10% mentre il restante 16%
si ripartisce tra società di persone ed altre forme giuridiche.
Tabella 3.2 – Puglia: gli esercizi al dettaglio, per tipo di specializzazione (Anno 2005) –
(U.M. = unità)
Incidenza Puglia
Tipo di specializzazione Italia Puglia
su Italia
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Incidenza Puglia
Tipo di specializzazione Italia Puglia
su Italia
In Puglia, in base ai più recenti dati forniti dal Ministero delle Attività Produttive, i punti di
vendita del dettaglio “tradizionale” alimentare sono poco meno di 10.000 unità, tra cui
spiccano le pescherie (categoria: pesci, crostacei e molluschi) la cui diffusione, pari al 12%
del totale nazionale, è favorita dalle migliaia di chilometri di costa e dai numerosi mercati
ittici. Le macellerie, i negozi di frutta e verdura, i fornai ed i negozi specializzati nella
vendita di bevande, elencati in ordine di diffusione, completano il quadro del settore
( tabella 3. 2 ).
A sua volta, la categoria dei punti di vendita al dettaglio in sede fissa non specializzati, ma
a prevalenza alimentare, cioè le strutture a libero servizio, incidono per il 7% sul totale
nazionale.
Si tratta di una quota significativa per il Mezzogiorno, comunque superiore a quella della
vicina Campania, l'altra grande regione dell'area dove invece la percentuale si attesta al
4%. In effetti, la Puglia è una regione dove forte è la diffusione dell'industria alimentare per
cui le strutture commerciali al dettaglio a libero servizio per la diversità di ruoli e funzioni
che sono in grado di assumere - non ultimo la titolarità del rapporto diretto di fiducia con il
consumatore –, rappresentano un interlocutore importante per il sistema produttivo locale.
In particolare, in alcune zone il livello dei principali indicatori della ricchezza e del
benessere della popolazione - ad esempio il reddito medio familiare, il consumo pro-
capite, la spesa extra-domestica ecc. – possono variare di parecchio. Per questo motivo
anche il sistema distributivo ha registrato una specifica evoluzione della propria struttura
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
nelle singole province. In dettaglio, nella provincia di Bari è oggi localizzato ben il 36%
degli esercizi alimentari, cioè un numero superiore alle 5.700 unità. I punti di vendita
riconducibili alla formula a libero servizio sono poco meno di duemila, di poco superiori a
quelli delle province di Foggia, con oltre 1.400 unità e Lecce, a sua volta, con poco più di
1.300. Al contrario, il divario è molto più marcato per il dettaglio di tipo “tradizionale”, dove,
nella maggior parte delle merceologie, il rapporto è di uno a due tra Bari e le altre province
( tabella 3.3 ).
Tabella 3.3 – Puglia: gli esercizi al dettaglio, per specializzazione e provincia (numero
aziende, 2005)
Carne e prodotti a base di carne 1.533 413 628 733 581 3.888
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
In tal senso, vale la pena di ricordare che il comune di Bari, capoluogo della regione, ha
una popolazione residente di soli 380.000 abitanti a fronte di 1,5 milioni di persone censite
in tutta la corrispondente provincia. In tal senso, l'elevato numero di punti di vendita del
“dettaglio tradizionale” sparsi per il territorio riflette le molteplici sfaccettature che derivano
da un ampio spettro di aspetti socio-economici - dinamiche demografiche, livello di
sviluppo delle infrastrutture, tenore di vita, affari e lavoro e tempo libero -, e che incidono
anche sul percorso e modalità di modernizzazione del sistema distributivo locale.
In questa logica, vale la pena di ricordare che ad una diversa configurazione strutturale del
dettaglio, corrisponde anche un diverso tipo di concorrenza. In effetti, vi sono aree dove
l'apertura di un Ipermercato provoca la chiusura di piccoli dettaglianti e dunque si registra
una concorrenza di tipo “verticale”, cioè tra formule commerciali diverse. In altre aree, è
invece l'apertura di un discount che può togliere clientela ad un supermercato, generando
una competizione “orizzontale” cioè tra formule commerciali dello stesso tipo. A livello
territoriale, gli effetti più vistosi di un cambiamento della struttura del dettaglio tradizionale
è rappresentato dal dato occupazionale. In tal senso, i dati del censimento del 2001
sull'industria ed i servizi mettono in luce che in Puglia si concentra l'8% delle imprese del
dettaglio specializzato ed il 6% del totale degli addetti. In questo contesto il rapporto tra il
settore del dettaglio tradizionale specializzato e quello a libero servizio non specializzato,
ma a prevalenza alimentare mette mostra il diverso impatto in termini occupazionali,
soprattutto per quanto riguarda il lavoro dipendente ( tabella 4 ).
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Tabella 3.4 – Puglia: addetti e dipendenti negli esercizi del commercio al dettaglio (2001)
Addetti per
Tipologia Imprese Dipendenti Addetti
impresa
Specializzati in alimentari,
bevande 9.052 1.998 13.114 1,4
e tabacco
In effetti, il rapporto imprese per addetto è largamente a favore del dettaglio non
specializzato a libero servizio che è di 3,4 addetti per unità di vendita contro gli 1,4 del
dettaglio alimentare specializzato. Tuttavia, il vero elemento di distinzione è rappresentato
dal peso del lavoro dipendente su questa ultima forma di impresa: il rapporto tra i
lavoratori dipendenti impiegati in unità di vendita alimentari specializzate ed i lavoratori di
unità non specializzate a prevalente specializzazione alimentare è di uno a cinque.
L'impatto dell'occupazione delle forme di vendita alimentari a libero servizio è dunque
molto più ampio di quello garantito dalla rete al dettaglio tradizionale. Nel merito delle
singole province, con riferimento al numero complessivo degli addetti rispetto alle unità di
vendita, emerge il ritardo di Foggia il cui rapporto addetti imprese è di 1,9 a fronte di un
dato media regionale di 2,1 ed un “punto di eccellenza” nella provincia di Lecce, che con
2,3 addetti per unità di vendita vanta invece l'indice più alto in assoluto ( tabella 3.5 ).
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Addetti per
Tipologia Imprese Dipendenti Addetti
impresa
Specializzati in alimentari,
9.052 1.998 13.114 1,4
bevande e tabacco
Commercio al dettaglio in
5.113 10.465 17.339 3,4
esercizi non specializzati
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
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Tabella 3.6 – Puglia: l'evoluzione dei principali format alimentari della Gdo (2005)
Superficie di
Numero Addetti (n.ro)
vendita (mq)
% Puglia su Italia
Al momento operano in Puglia solo quindici ipermercati – un numero inferiore al 10% del
totale nazionale - contro i tredici di cinque anni addietro. Al contrario, un balzo in avanti
molto più netto è stato fatto registrare dai supermercati passati, nello stesso periodo di
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tempo, da poco più di trecento unità a poco meno di quattrocento, per una superficie di
vendita vicina ai trecentomila metri quadri contro una superficie di poco superiore ai
duecentomila. In termini numerici, l'incremento è stato del 23% se riferito al numero di
supermercati e di 20 punti percentuali per quanto riguarda le superfici. A completamento
del quadro fornito si può osservare il trend negativo dei Grandi Magazzini, calati del 9%.
Questo tipo di negozi hanno rappresentato una formula di successo negli anni sessanta
perché localizzati nei centri urbani delle città. Oggi, la ridotta disponibilità di gamma
alimentare, lo spostamento residenziale della popolazione fuori dai centri urbani e la
mancanza di adeguate aree per il parcheggio della clientela ha provocato il loro declino.
Nel caso specifico della Puglia, la crescita del peso economico di supermercati ed
Ipermercati, ha favorito la riduzione del numero di punti decisionali, cioè dei luoghi in cui
vengono pianificati e realizzati gli acquisti di prodotti alimentari grocery e deperibili. In
effetti, l'affermazione di una particolare tipologia di vendita determina un cambiamento più
o meno marcato anche nella dimensione e nella numerosità dell'assortimento alimentare
gestito e nelle correlate modalità di acquisizione dei prodotti: modalità di stipulazione dei
contratti, politiche di promozione, rapporti con i fornitori, margini commerciali del
distributore, politica di approvvigionamento ecc. In tal senso, oggi un gruppo di operatori
agli acquisti molto più ristretto rispetto al passato è chiamato a rifornire catene
caratterizzate da un numero sempre più alto di punti di vendita. D'altra parte, se il questo
processo è in atto, probabilmente procede troppo lentamente, come dimostra l'indice di
densità dei metri quadrati di superficie di vendita (Iper + Super) per mille abitanti, che, con
78,9 mq/1.000 abitanti, relega la provincia di Foggia al penultimo posto della graduatoria
nazionale e le altre quattro province in analoghe posizioni di rincalzo ( tabella 3.7 ).
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Tabella 3.7 – Puglia: la densità in metri quadri di Super + Iper ogni 1.000 abitanti
Densità metri
Provincia quadri Ranking
per 1.000 abitanti
Bari 145 1
Brindisi 78,9 5
Foggia 110,5 4
Lecce 112,1 3
Taranto 115,6 2
In effetti, questa situazione si spiega con il fatto che è ancora molto diffusa
presenza di strutture che sono espressione dell'associazionismo tra grossisti (Unioni
Volontarie) e dettaglianti (Gruppi d'acquisto) mentre, la Gdo “classica”, basata su tipologie
di vendita più efficienti in termini di rapporti con i fornitori quali sono gli Ipermercati ed i
supermercati di grandi dimensioni è presente solo in minima parte. I dati analizzati
lasciano dunque trasparire come in Puglia lo sviluppo della Gdo, pur tendendo alla
concentrazione delle superfici di vendita in un numero più contenuto di tipologie, è
avvenuto nella realtà del territorio, con modalità imperniate su strutture - minimarket,
piccoli supermercati, discount – che per superficie individuale e gamma merceologica
ricalcano un modello di rapporti con la clientela molto simile a quello di vicinato, tipico dei
punti di vendita del dettaglio tradizionale.
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INDAGINE NOMISMA
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Tra le caratteristiche che rendono gli alimenti citati rappresentativi della Puglia (tabella 10),
spicca l'unicità di gusti e sapori, indicata dal 26,2% di coloro che hanno segnalato almeno
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Tabella 10 – Quali sono secondo Lei le caratteristiche che rendono questi prodotti
rappresentativi della Puglia?
1a Risp. Multipla
1a Risp. (%) Multipla (%)
(%) (%)
Nell'ultimo anno, infatti, quasi i due terzi degli intervistati (64,4%) ha consumato almeno
una volta un prodotto pugliese, di cui il 19,4% ogni settimana e il 27,5% almeno una volta
al mese (tabella 11).
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d'oliva (17,6% indica tale prodotto come prima risposta e il 24,2% come risposta multipla)
e i formaggi (7,6% e 13,6% rispettivamente).
Italia
Multipla
Le percentuali sono calcolate sul totale degli intervistati 1a Risp. (%)
(%)
TOTALE SI 64,4%
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Italia
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Italia
No probabilmente 3,7%
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Italia
Italia (%)
1a Risp. Multipla
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Italia (%)
Totale 100,0%
Il target di consumatori italiani che nell'ultimo anno non hanno mai consumato
prodotti pugliesi ha dimensioni ancora piuttosto ampie: oltre 32,7% dei responsabili
acquisti intervistati dichiarano infatti di non aver mai consumato o acquistato tali produzioni
(tabella 11).
Anche nel mercato interno esistono quindi ampie opportunità per aumentare la
domanda complessiva di prodotti di origine pugliese. Tali considerazioni possono essere
condotte soprattutto alla luce delle motivazione addotte dai consumatori che giustificano il
mancato acquisto nell'ultimo anno. Oltre il 10% degli italiani indica infatti che il mancato
consumo dipende soprattutto dalla preferenze per le produzioni della propria regione. Tale
assunto non implica quindi alcuna connotazione negativa associata alle produzioni
pugliesi e lascia comunque spazio alla possibilità di inserire tra gli acquisti futuri anche tali
referenze, soprattutto se adeguatamente proporzionati e/o distribuiti.
Una quota analoga (10%) indica invece che tra le motivazioni del mancato acquisto
vi è la impossibilità di trovare referenze pugliesi nei punti vendita abitualmente frequentati.
Solo l'1,8% dei consumatori italiani propone una bocciatura dei prodotti pugliesi.
Tra questi c'è chi non li acquista perché hanno caratteristiche organolettiche non conformi
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
al gusto dei consumatori (0,8% sulla prima risposta), chi dichiara che il prezzo è troppo
elevato (0,6%) o che la qualità è insufficiente (0,4%).
La disponibilità a pagare è condivisa dal 46% degli intervistati (tabella 12), tra cui il 26,3%
riconosce un prezzo non superiore al 10%, il 14% tra il 10 e il 20% e il 6% oltre il 20%. Se
si considera che per le produzioni a certificazione d'origine DOP-IGP la percentuale
complessiva del campione disposta a pagare un sovrapprezzo superava il 67%, si può
considerare tale risultato più che positivo, denotando una sostanziale favorevole
valutazione i prodotti alimentari pugliesi, indipendentemente dalla presenza di eventuali
marchi di certificazione.
Tabella 12 – Lei è disposto a pagare un prezzo più elevato per l'acquisto di prodotti
alimentari provenienti dalla Puglia?
Italia
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Italia
Totale 100,00%
Oltre alla verifica della domanda attuale e potenziale e alla definizione della percezione
delle produzioni pugliesi, l'indagine ha inoltre considerato l'effettiva conoscenza del
consumatore italiano di alcune specifiche produzioni tipiche e tradizionali.
Per ciascuna delle tre categorie, sono stati valutati i seguenti indicatori:
I vini pugliese su cui è stata realizzata l'indagine sono stati selezionati in base ai maggiori
quantitativi prodotti.
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È bene precisare, tuttavia, come tali dati risentano di un effetto moltiplicativo dovuto
all'elevata diffusione di tali prodotti nelle versioni non certificate, elemento che potrebbe
aver indotto una parte degli intervistati ad affermare di aver consumato il prodotto
certificato, quando in realtà non lo era effettivamente (è il caso soprattutto delle
Clementine del Golfo di Taranto, i cui volumi certificati sono attualmente minimi).
• Oliva Bella della Daunia la cui esistenza è ignorata dal 93,8% dei consumatori
italiani;
• Olio d'oliva dauno (91,9%);
• Olio d'oliva dauno (91,9%);
• Olio d'oliva Terra d'Otranto (86,2%);
• Olio d'oliva Terra di Bari (82,9%);
• Canestrato pugliese (81,4%);
• Olio d'oliva Collina di Brindisi (80,0%).
Oltre ad una bassa notorietà, tali produzioni sono caratterizzate anche da basse
penetrazioni.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Per quanto concerne i prodotti meno conosciuti, se anche per il canestrato pugliese i livelli
di consumo/conoscenza si alzano significativamente rispetto alla media nazionale (il
consumo passa dall'8,9% al 26,8%, la conoscenza dal 18,6% al 42,2%), per i quattro oli
d'oliva DOP e per l'Oliva La Bella della Daunia le differenze sono più contenute.
In altre parole, per queste produzioni si riscontra un marcato deficit informativo già in
ambito regionale, dal momento che più di due terzi dei residenti in Puglia e Basilicata non
ne conosce neppure i nomi.
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Tabella 13 – Ora Le elencherò una serie di prodotti pugliesi che possiedono un marchio a
denominazione di origine. Per ciascuno le chiederò se li conosce/li ha sentiti nominare e/o
li ha consumati almeno una volta nell'ultimo anno.
Canestrato Pugliese (DOP) 8,9% 9,7% 81,4% 100,0% 26,8% 16,4% 56,8% 100,0%
Caciocavallo Silano (DOP) 42,9% 18,3% 38,8% 100,0% 60,9% 18,2% 20,9% 100,0%
Olio d'oliva Dauno (DOP) 4,5% 3,6% 91,9% 100,0% 8,1% 12,4% 79,5% 100,0%
Olio d'oliva Terra di Bari (DOP) 8,4% 8,8% 82,9% 100,0% 16,6% 15,7% 67,7% 100,0%
Pane di Altamura (DOP) 49,7% 20,5% 29,8% 100,0% 85,9% 9,8% 4,3% 100,0%
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Italia
Totale 100,0%
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Tabella 15 – Se trovasse i prodotti che le ho appena elencato presso i suoi punti vendita
abituali, li comprerebbe?
Italia
Totale 100,0%
Indagando le motivazioni del mancato consumo di tale categoria prodotti, emergono due
ragioni fondamentali (tabella 14): una prima ragione è da rintracciare nell'assenza di tali
prodotti dagli scaffali dei negozi frequentati (28,8%); una seconda riguarda la non
conoscenza di tutti i prodotti citati (26,5%). Importante è anche la preferenza per le
produzioni della propria regione (18,9%). Più elevata in questo caso la quota di coloro che
rivelano motivazione dalla connotazione molto negativa: prezzo troppo elevato (3,3%), in
genere non mi piacciono i prodotti pugliesi (2,6%), non mi fido della loro qualità (1,0%).
D'altro canto, nel caso in cui i prodotti fossero disponibili nei punti vendita abituali (tabella
15), la percentuale complessiva di coloro che sarebbero disposti ad acquistare i prodotti
pugliesi supera l'83% del totale.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
degli stessi nei canali distributivi utilizzati; in assenza di tali barriere, la domanda
potenziale potrebbe aumentare.
Tra le motivazioni del mancato acquisto, è la mancata conoscenza dei prodotti citati a
rappresentare il principale ostacolo (tabella 17). Tale spiegazione è infatti addotta come
elemento più importante dal 29,8% degli intervistati che hanno dichiarato di non aver
consumato nessuno dei suddetti vini nell'ultimo anno; in secondo luogo, acquisiscono una
grande rilevanza motivi di salute o di gusto (citazione “Non bevo vino” con il 21,5% delle
citazioni) e la preferenza per i vini tipici del proprio territorio di appartenenza (17%).
Rispetto ai prodotti alimentari perde d'importanza tra le motivazioni di mancato consumo il
fatto di non poter reperire i vini pugliesi Doc nei negozi frequentati (solamente l'8,6%).
Nonostante la scarsa conoscenza complessiva dei vini indicati, si ravvisa comunque una
buona disponibilità di acquisto potenziale (51,7% del campione complessivo), qualora tali
referenze fossero disponibili negli scaffali dei punti vendita abitualmente frequentati
(tabella 18).
Ciò potrebbe significare una possibilità per tali produzioni di godere, in una strategia
di marketing integrata, di un effetto volano dovuto agli alimentari pugliesi dotati, al
momento, di un appeal più elevato presso il consumatore finale, come il pane, la pasta e
l'olio d'oliva. Se si passa, infine, ai prodotti di chiara tradizione pugliese, ma non certificati,
il livello di conoscenza si innalza notevolmente (tabella 19). Le orecchiette, innanzitutto,
sono conosciute dal 95,4% dei consumatori italiani; anche la penetrazione è decisamente
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
elevata e raggiunge quasi l'80% delle famiglie intervistate. In questo caso occorre
comunque sottolineare che tali risultati sono senz'altro agevolati dal fatto che diverse
industrie pastarie hanno introdotto tra le loro referenze le orecchiette, che non
necessariamente seguono la ricetta pugliese e le relative materie prime ma richiamano la
tradizione quasi esclusivamente tramite forma e aspetto del prodotto.
Produzioni come taralli (consumati da parte del 58%, conosciuti dal 74,2%), pomodori
secchi (consumati da parte del 45,1%, conosciuti dal 74,2%), dolci di pasta di mandorle
(consumati da parte del 48%, conosciuti dal 73,6%) e olive da tavola (consumate da parte
del 59%, conosciuti dal 72,8%) denotano un diffuso apprezzamento della gastronomia
regionale pugliese. Anche in questo caso, nonostante tali ricette appartengano forse ad un
patrimonio di aree più vaste della sola regione, ciò non toglie che la loro declinazione
pugliese abbia contribuito in buona parte all'immagine e ad un livello di apprezzamento
evidentemente diffuso. D'altro canto altre produzioni più notoriamente pugliesi fanno
registrare comunque percentuali ottime di consumo: è il caso per esempio della burrata
(consumata dal 41,6% del campione e conosciuta comunque dal 67,1%) o delle friselle
(consumate dal 34,9% del campione e conosciute dal 49,6%). È chiaro che tali quote
sono ancor più amplificate nel contesto locale, dove la maggioranza delle produzioni
indicate supera il 90% degli intervistati in quanto a conoscenza. Unica voce fuori dal coro
è il pasticciotto, sia nel contesto complessivo (è conosciuto solamente dall'8%) che in
quello pugliese-lucano (40,6%), a causa di una diffusione limitata alla sola penisola
salentina.
Le motivazioni addotte dagli intervistati che non consumano nessuna delle specialità
elencate (tabella 20) appaiono molto simili a quelle già viste per le produzioni certificate e
sono focalizzate soprattutto sull'assenza di tali referenze dai negozi frequentati (28,6% di
coloro che non consumano) e sulla non conoscenza dei prodotti (22,8%). Allo stesso
modo è molto rilevante la preferenza per le tradizioni gastronomiche della propria regione
(21,9%).
Dell'esigua quota di intervistati (pari al 6,7% del campione complessivo) , che attualmente
non consumano nessuna delle produzioni pugliesi elencate (tabella 21), si individua,
infine, una percentuale molto elevata e pari all'84,7% che li comprerebbe nel caso di
disponibilità nei punti vendita di fiducia.
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Olio d'oliva, pane, pasta e, in misura minore, formaggi sono senza dubbio le produzioni
pugliesi più rappresentative e più conosciute in ambito nazionale. Prodotti come il Pane
d'Altamura, l'olio d'oliva pugliese, le orecchiette, i tarall
L'esito di tale valutazione è sicuramente molto positivo, dal momento che gli intervistati
hanno collocato la Puglia in seconda posizione con il 12,4% delle preferenze (22,7% nella
risposta multipla). La graduatoria è guidata dall'Emilia-Romagna, indicata dal 18,4% degli
intervistati come regione caratterizzata dalle produzioni alimentari più apprezzate.
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Tabella 7 –Secondo Lei quali sono le regioni italiane, che producono i prodotti alimentari
tipici che lei apprezza di più?
1a Risp. 1a Risp.
Multipla (%) Multipla (%)
(%) (%)
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1a Risp. 1a Risp.
Multipla (%) Multipla (%)
(%) (%)
L'idea associata dagli intervistati alle produzioni alimentari pugliesi è decisamente positiva
(tabella 8). Il 35,7%, infatti, attribuisce un carattere di tipicità agli alimenti prodotti in
regione, il 26,2% definisce i prodotti pugliesi saporiti e gustosi, mentre un altro 12,3% li
definisce di alta qualità. Solamente il 7% degli intervistati pensa che l'origine pugliese non
sia garanzia di nulla in particolare.
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Gli intervistati del bacino di riferimento tendono, come era lecito attendersi, ad enfatizzare,
invece, le caratteristiche di sapore e gusto (30,6%) e di alta qualità (21,5%), oltre alla
tipicità (comunque al 25,7%). Più elevata rispetto al dato del campione complessivo è, poi,
l'idea che i prodotti pugliesi possano fornire anche garanzia di sicurezza (11,3% contro
4,4%) che viene assegnata alle produzioni alimentari pugliesi dai consumatori ivi residenti.
Puglia e
Italia
Basilicata
L'indagine ha identificato inoltre quali siano i prodotti alimentari della Puglia ritenuti
maggiormente rappresentativi dalle famiglie italiane. La domanda formulata era di tipo
aperto e ha consentito all'intervistato di indicare diverse risposte in modo spontaneo,
senza sottoporre alcuna sollecitazione pre-codificata. In diversi casi l'intervistato ha quindi
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segnalato produzioni ritenute rilevanti senza fornire nessuna specifica identificazione del
prodotto in senso stretto.
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DOP
Oltre al legame con l’area geografica, per ottenere il marchio Dop, le fasi di produzione,
trasformazione ed elaborazione devono seguire rigide regole stabilite nel disciplinare di
produzione, il cui rispetto è garantito dall'organismo di controllo.
Nota: fino al 1° maggio 2010, potrà essere ancora esposto il vecchio marchio a sfondo blu
(CE n. 628/2008 del 2 luglio 2008).
Regolamento (CE) n. 692/2003 del Consiglio, dell'8 aprile 2003, che modifica il
regolamento (CEE) n. 2081/92 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle
denominazioni d'origine dei prodotti agricoli ed alimentari
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IGP
L’Indicazione geografica protetta è il marchio di qualità che viene attribuito a quei prodotti
agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità o altre caratteristiche specifiche
dipendono dall'origine geografica dell’alimento e la cui produzione e/o trasformazione e/o
elaborazione avviene in un'area geografica determinata.
Il processo produttivo degli alimenti Igp deve seguire, per legge, le rigide regole produttive
stabilite nel disciplinare di produzione, il cui rispetto è assicurato dall'organismo di
controllo.
Regolamento (CE) n. 692/2003 del Consiglio, dell'8 aprile 2003, che modifica il
regolamento (CEE) n. 2081/92 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle
denominazioni d'origine dei prodotti agricoli ed alimentari
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STG
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DOC
Il marchio DOP che contraddistingue vini le cui caratteristiche sono strettamente connesse
all’ambiente naturale ed ai fattori umani, viene rilasciato dopo approfondite analisi
chimiche ed accurati esami organolettici.
Fonti normative:
Regolamento CE n. 823-1987 - Legge 10 febbraio 1992 n. 164 - D.P.R. n. 348-94
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DOCG
I vini Docg sottostanno a controlli ancora più rigorosi, devono essere venduti in contenitori
inferiori a 5 litri e recano un contrassegno che indica lo Stato che attribuisce la garanzia
dell'origine, la qualità e che consente di numerare le bottiglie.
Fonti normative:
Regolamento CE n. 823-1987
Legge 10 febbraio 1992 n. 164
D.P.R. n. 348-94
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IGT
L'Indicazione geografica tipica (IGT) viene assegnata ai vini posizionati ad un livello
inferiore rispetto ai vini Docg e Doc e corrisponde a vini prodotti in aree geografiche
generalmente ampie.
Il marchio Igt può essere accompagnato o meno da menzioni (ad esempio del vitigno) e
prevede dei requisiti di produzione meno restrittivi di quelli richiesti per i vini Doc e Docg.
Fonti normative:
Regolamento CE n. 823-1987
Legge 10 febbraio 1992 n. 164
D.P.R. n. 348-94
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BIOLOGICO
Il Marchio Biologico contraddistingue quegli alimenti per i quali, il processo di lavorazione
non prevede l'utilizzo di pesticidi e fertilizzanti ed avviene con tecniche di coltivazione e
allevamento rispettose dell'ambiente. La fertilizzazione del terreno viene praticata
mediante la rotazione delle colture e l'utilizzo di concimi organici e minerali naturali mentre,
per difendere i raccolti dai parassiti si adoperano prodotti non nocivi all'ambiente.
Regolamento (CEE) n. 2092/91 del 24 giugno 1991 (Ministero dello Sviluppo Economico)
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DE.CO.
DE.C.P.
Fonte normativa:
Legge 8 giugno 1990 n.142
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Consorzi di tutela
Consorzi Meridionali
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Il Consorzio di Tutela dei Vini d'Abruzzo è un'associazione senza scopo di lucro costituita
da viticoltori, vinificatori ed imbottigliatori autorizzati, riconosciuto con decreto 21
novembre 2003 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MiPAF) che ne ha
approvato lo statuto. Il Consorzio, esercita funzioni di tutela, di valorizzazione e di cura
generale degli interessi connessi alle denominazioni di origine controllata dei vini
“Montepulciano d'Abruzzo” e “Trebbiano d'Abruzzo”. Inoltre ha anche una funzione
consultiva nei riguardi della Regione e della CCIAA in materia di gestione degli albi dei
vigneti; gestione degli elenchi delle vigne; denunce di produzione delle uve e dei vini;
distribuzione dei contrassegni di Stato e quant'altro di competenza delle Regioni e dei
predetti Enti Camerali in materia di vini a denominazione.
Il progetto nasce dalla volontà del Consorzio di Tutela del Limone di Sorrento IGP di
promuovere e valorizzare la denominazione protetta con un’azione sul territorio al fine di
destare interesse sia in ambito nazionale che internazionale.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Il Consorzio è la storia di alcune piccole aziende vitivinicole della Val d’Agri che hanno
voluto raccogliere la sfida di preservare e valorizzare la tradizione che finora è rimasta
patrimonio riservato ed esclusivo dei nostri contadini.
Nel 2002, appena ottenuto il riconoscimento a DOC della zona, questi viticoltori della
Valle hanno voluto costituire per libera iniziativa un Consorzio di Tutela e Sviluppo al fine
di rappresentare la massima istituzione a baluardo della qualità, di promuovere in modo
organico e sistematico il vino appena riconosciuto, e auto-disciplinarsi stabilendo i criteri
essenziali per tutelare il vino di questo straordinario territorio.
Oggi il Consorzio conta 14 soci ma molti altri sono sul punto di aderire, organizzandosi
per l’imbottigliamento o per il conferimento delle uve.
Il pane di Altamura è ufficialmente il primo prodotto in Europa a fregiarsi del marchio DOP
nella categoria merceologica Panetteria e prodotti da forno.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Il Caciocavallo Silano è fra i più antichi e tipici formaggi a pasta filata del Mezzoggiorno
d'Italia. Le zone di produzione sono la Basilicata, la Calabria, la Campania, la Molise, la
Puglia.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Il Consorzio Volontario per la Tutela del Vino Marsala associa viticoltori, vinificatori, piccole
e grandi Case del Marsala, con lo scopo di armonizzare gli interessi di tutti e di assicurare
lo sviluppo della D.O.C.
L'Associazione che riunisce le più importanti realtà vinicole del territorio della Sicilia Sud
Orientale, i 6 Comuni di Palazzolo Acreide, Avola, Noto, Pachino, Rosolini e Ispica e il
Consorzio di Tutela dei vini DOC Eloro e Moscato di Noto.
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Olii Pugliesi
La produzione di olio in Puglia può contare su 50 milioni di alberi estesi su una superficie che
collega il confine nord, nei pressi del promontorio del Gargano, percorre 360 chilometri, tra il 40°
parallelo e il 42°, e si chiude a Capo Santa Maria di Leuca alla confluenza tra mar Adriatico e mar
Ionio. Un superficie totale di 20.000 chilometri quadrati di cui il 53% pianeggiante, il 45% collinare
e solo il 2% montuoso. Terreno ideale per la coltivazione dell'ulivo da olio. La Terra pugliese è
suddivisa in Capitanata a nord, Terra di Bari e Pianura Salentina. La zona collinare è suddivisa in
Murgia e Serre Salentine
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deodorizzazione e decolorazione, divenendo cosi un prodotto assolutamente neutro sia per gusto
che per colore. L'aggiunta di una percentuale di olio "vergine" di oliva gli conferisce un minimo di
profumo e di gusto e si commercializza cosi con la denominazione di OLIO DI OLIVA. Una
curiosità: l'olio di oliva lampante si presenta molto scuro ed emana un odore sgradevole. In antichità
veniva utilizzato solo per alimentare le lampade ad olio.
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della qualità del prodotto. A determinare il colore e soprattutto la varietà delle olive, lo stadio di
maturazione e la prevalenza di clorofille o caroteni in esse contenute. Si possono avere oli di un bel
verde brillante con un gusto tenue e delicato e per contro, oli giallo paglierino dal gusto molto
intenso, mentre i toni aranciato-rossastri sono sempre associati alla degradazione ossidativa.
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Terra di Bari
La zona di maggior produzione di ulivo è situata nella Terra di Bari con il suo DOP “Terra di Bari”.
Il “Terra di Bari” ha le seguenti suddivisioni: Castel del Monte, Bitonto, Murgia dei Trulli e delle
Grotte.
Il territorio competente di questo marchio è compreso tra i seguenti comuni: Altamura, Andria,
Barletta, Bisceglie, Bitonto, Canosa, Corato, Gravina, Minervino, Poggiorsini, Spinazzola, Trani. Il
disciplinare per il DOP “Terra di Bari – Castel del Monte” prevede i seguenti parametri:
– 80% di oliva indigena (Coratina, Cima di Bitonto, Cima di Mola)
– 20% di altre olive (in genere ogliarola)
– produzione non superiore a 100 quintali per ettaro
– resa non superiore a 22 chili di olio per ogni quintale di olive
– il raccolto deve essere eseguito per brucatura (staccato dalla pianta e non raccolto dopo
caduta del frutto)
– oleificazione entro 2 giorni dal raccolto
– acidità massima di 0,5 gr di acido oleico per 100 grammi di prodotto
Caratteristiche organolettiche:
– Castel del Monte (prevalente coratina): olio fruttato deciso e intenso di olica con profumi
netti di carciofo e mandorla, con gusto lievemente piccante e un poco amarognolo con
ottimo floreale. Lieve pizzicore nel retrogusto per la sua bassa acidità. Molto apprezzato
dagli intenditori. Uso: bruschette, pinzimonio, insalate, carni, verdure bollite
– Bitonto (prevalente ogliarola o Cima di Bitonto): olio fruttato netto di oliva con profumo di
mandorla, gusto dolce, armonico ed equilibrato. Uso ideale per cotture alla griglia e arrosti.
– Murgia dei Trulli e delle Grotte (prevalente Cima di Mola) gusto fruttato netto di oliva con
profumi di erba e legumi. Gusto molto dolce e fluido. Uso: crudo su pesce, risotti, paste,
arrosti e fritture
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Dauno
L'altro DOP di Puglia è il “Dauno” della provincia di Foggia, zona compresa tra Cerignola, San
Ferdinando di Puglia, Margherita di Savoia e il nord della Puglia, compreso il promontorio del
Gargano.
Il “Dauno” si suddivide in: Dauno Gargano, Dauno Sub-Appennino, Alto Tavoliere, Basso
Tavoliere.
Il disciplinare che identifica questo DOP è il seguente:
– 70% di oliva indigena (Ogliarola, Coratina, Peranzana)
– 30% altre olive
– produzione non superiore a 100 quintali per ettaro
– resa non superiore del 24 chili di olio per ogni quintale di olive
– raccolto per brucatura
– oleificazione entro 2 giorni dal raccolto
– acidità massima di 0,6 gr di acido oleico per 100 grammi di prodotto
Caratteristiche organolettiche:
– Dauno Gargano (prevalente Ogliarola del Gargano): olio dal fruttato tenue di oliva con
profumi di pomodoro e dal gusto dolce con persistenza aromatica. Uso: verdure, legumi,
zuppe e antipasti.
– Dauno Sub Appennino e Basso Tavoliere (prevalente Coratina): fruttato netto di oliva con
profumi di carciofo e buona fragranza aromatica. Gusto dolce con lieve fondo amarognolo.
Uso: bruschette, pinzimonio, insalate, carni, verdure bollite.
– Dauno Alto Tavoliere (prevalente Peranzana): olio fruttato netto di oliva con gusto dolce e
armonico con buon profumo floreale. Uso: pesce, antipasti di mare, salse delicate e salse di
pomodoro.
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Terra d'Otranto
Il DOP “Terra d'Otranto” è riservata all'olio extravergine di oliva ottenuto nella intera provincia di
Lecce, alcuni comuni della provincia di Brindisi (Brindisi, Cellino San Marco, Erchie, Francavilla
Fontana, Latiano, Mesagne, Oria, Sandonaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico,
Torchiarolo e Torre S. Susanna) e parte della provincia di Taranto (sono esclusi i seguenti comuni:
Ginosa, Laterza, Castellaneta, Palagianello, Palagiano, Mottola, Massafra, Crispiano e Statte)
Il “Terra d'Otranto” è suddiviso in: Sud Brindisi, Lecce e Basso Salento, Taranto Orientale, Taranto
Occidentale.
Il disciplinare del Terra d'Otranto è il seguente:
– 60% di oliva indigena (Ogliarola Leccese, Cellina di Nardò)
– 40% altre olive
– produzione massima di 120 quintali per ettaro
– resa non superiore a 20 chili di olio per quintale di olive
– raccolta per brucatura
– oleificazione entro due giorni dal raccolto
– acidità massima di 0,8 gr di acido oleico ogni 100 gr di olio
Caratteristiche organolettiche:
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Colline di Brindisi
Anche se produttivamente marginale, anche l'olio “Colline di Brindisi” può fregiarsi del marchio
Dop. Le zone di competenza sono: Carovigno, Ceglie, Messapica, Cisternino, Fasano, Ostuni, San
Michele Salentino, San Vito dei Normanni, Villa Castelli. In particolare, la zona è così delimitata:
ad Est dalla costa Adriatica; ad Ovest dalla provincia di Taranto; a Nord dalla provincia di Bari; a
Sud dalla restante parte della provincia di Brindisi.
Il disciplinare di questo DOP prevede:
– 70% di oliva Ogliarola,
– 30% di altre varietà (Cellina di Nardò, Coratina, Leccino, Picholine, Frantoio)
– produzione massima di 150 quintali per ettaro di terreno
– resa non superiore ai 25 chili di olio per ogni quintale di olive molite.
– Raccolta per brucatura
– oleificazione entro due giorni dalla raccolta delle olive
– acidità massima di 0,8 gr di acido oleico per ogni 100 gr di olio
Caratteristiche organolettiche:
Olio dal fruttato di oliva con profumi di erba e legumi; gusto molto dolce con buona fluidita. Uso:
crudo sul pesce e i carpacci; risotti, arrosti, fritture.
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Vini Di Puglia
La Puglia è la regione d'Italia con la più alta produzione vitivinicola. Per molti anni però si è
puntato più alla quantità che alla qualità del prodotto e sovente il mosto pugliese è stato impiegato
in altre zone d'Italia come arricchimento a produzioni con grado alcolico molto basso.
Fortunatamente le cose sono cambiate. Alcuni bravi e coraggiosi produttori hanno cominciato, anni
fa, un opera di valorizzazione della viticultura pugliese. Grandi investimenti sono stati fatti per
ammodernare le tecnologia di cantina e i reparti di imbottigliamento. Si è poi puntato molto sulla
rivalutazione del vigneto con la valorizzazione di molti vitigni autoctoni (negroamaro, malvasia
nera, primitivo, uva di Troia, bombino bianco e nero). Questo ha fatto si che la qualità generale di
vini sia costantemente aumentata, mantenendo comunque un eccellente rapporto con il prezzo.
Di pari passo sono arrivati i riconoscimenti sia a livello nazionale, che internazionale e finalmente il
vino pugliese si è fatto conoscere in tutto il mondo. Oggi la Puglia conta 25 vini a denominazione di
origine controllata ( D.O.C. ) con 128 preparazioni diverse: 52 vini rossi, 28 bianchi, 22 rosati, 17
dolci e/o liquorosi e 9 spumanti. Accanto a vini diventati un cult, come il Primitivo, prodotto nella
zona di Manduria, altre produzioni, anno dopo anno, stanno salendo di quotazione.
1. aleatico di puglia
2. alezio
3. brindisi
4. cacc'e mitte
5. castel del monte
6. copertino
7. gioia del colle
8. gravina
9. leverano
10. lizzano
11. locorontondo
12. martina
13. matino
14. moscato di trani
15. nardò
16. ortanova
17. ostuni
18. primitivo di manduria
19. rosso di barletta
20. rosso di canosa
21. rosso di cerignola
22. salice salentino
23. san severo
24. squinzano
25. galatina
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A. Abbaticchio – M.Tempesta : Progetto CompraSud ®
Solo una piccola rappresentanza di quella che è la produzione pugliese: circa 900 vini espressione
di 325 vitigni autoctoni in rappresentanza di 492 cantine.
Di seguito alcuni dei vini più rinomati, con la loro recente Rannata migliore e la cantina di
provenienza:
Bianchi
Bianco d'Alessano Cupa 2008 I Pastini dei F.lli Carparelli
Bombino Bianco Catapanus 2008 D'Alfonso Del Sordo
Bombino Bianco Sogno di Volpe Bombino Bianco 2008 Ariano Attilio
Fiano Jody 2008 Conte Spagnoletti Zeuli
Fiano Minutolo Auva 2008 Cantine Polvanera
Fiano Minutolo Crè 2008 Vetrere
Fiano Minutolo Rampone 2008 I Pastini dei F.lli Carparelli
Fiano Minutolo Tenuta Marini 2008 Francesco Candido
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Bollicine
Bombino Nero Due Carri 2007 Crifo
Rosati
Aleatico Zavijava 2007 Cantine Polvanera
Bombino Nero Pungirosa 2008 Rivera
Montepulciano Silvium 2003 Cantine Botromagno
Montepulciano Sogno di Volpe Rosato 2008 Ariano Attilio
Rossi
Malvasia Nera 2008 Botrugno Sergio
Malvasia Nera Passaturo 2008 Vetrere
Malvasia Nera Tre Lune 2007 Cantine Menhir
Negroamaro 2006 Cantina Coop. Santa Barbara
Negroamaro 2007 Ionis Vini
Negroamaro Barbaglio 2004 Cantina Coop. Santa Barbara
Negroamaro Carminio 2005 Alessandro Carrozzo
Negroamaro N° Zero 2007 Cantine Menhir
Negroamaro Vereto 2006 Agricole Vallone
Nero di Troia Bottaccia 2007 Torre Quarto
Nero di Troia Violante 2006 Rivera
Ottavianello 2007 Botrugno Sergio
Primitivo 2005 Cantina Coop. Santa Barbara
Primitivo 2006 Cantine Botromagno
Primitivo 2007 Ionis Vini
Primitivo 2008 Cantine Paolo Leo
Primitivo Krasì 2007 Alessandro Carrozzo
Primitivo di Manduria Cerva Regia 2006 Antiche Terre del Salento
Primitivo di Manduria Feudo del Conte 2006 Antiche Terre del Salento
Primitivo Genius 2006 Mille Una
Primitivo Lirica 2006 Consorzio Produttori Vini e Mosti
Rossi
Primitivo Piluna 2007 Castello Monaci
Primitivo Polvanera 16 2005 Cantine Polvanera
Susumaniello Nomas 2005 Lomazzi e Sarli
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Dolci e Passiti
Aleatico 2002 Francesco Candido
Aleatico Negrino 2007 Leone De Castris
Aleatico Serra dei Santi 2008 Santi Dimitri
Malvasia Nera Botrus 2008 Botrugno Sergio
Moscato Bianco Reale Piani di Tufara 2007 Rivera
Primitivo Madrigale 2006 Consorzio Produttori Vini e Mosti
Rossi
Aleatico, Bianco d’Alessano, Bombino Bianco, Bombino Nero, Fiano, Fiano Minutolo, Greco,
Malvasia Bianca, Malvasia Nera, Montepulciano, Moscato Bianco Reale, Negroamaro,
Ottavianello, Pampanuto, Primitivo, Susumaniello, Uva di Troia, Verdeca
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