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BIOARCHITETTURA - CENNI

Scelta del sito (in relazione ai venti, al soleggiamento, all’umidità, ai campi magnetici…)
· Orientamento dell’edificio
· Compattezza
· Dimensionamento delle superfici vetrate.
· Corretta progettazione di schermature solari fisse.
· Schermature solari mobili.
· Uso di materiali o sistemi che rallentino la penetrazione del calore nel periodo estivo
(stratigrafia della parete composta da materiali massicci uniti a materiali isolanti, facciate e
tetti ventilati).
· Sistemi di ventilazione naturale.
· Sistemi Attivi.

La SCELTA DEL SITO


La scelta di un sito riguarda principalmente le nuove costruzioni, ma se dovessimo dover
scegliere quale porzione di città riqualificare secondo i criteri bioecologici, la scelta
dovrebbe tener conto degli stessi criteri del nuovo, dallo studio dei vincoli imposti
dall’intorno, naturali e artificiali, al fine di ottenere il migliore rapporto con la luce,
all’irraggiamento solare, ai venti, ecc. ecc.

Un tema connesso, e attuale, è il “consumo di suolo” (in inglese Sprawl), che dev’essere
limitato al massimo, non si possono continuare a costruire quartieri-villetta con una
nostalgica visione bucolica compromettendo la possibilità di un corretto uso delle risorse
collettive (vedi la periferia sud di Roma degli ultimi dieci anni, con le villette finto “bucolico”
a tappezzare ogni “buco”, oppure mastodontici edifici “monstre” con i multisala e i centri
commerciali più grandi d’Europa, in deroga al piano regolatore!). Sono quindi da preferire
abitazioni collettive di media medio-piccola grandezza, che condividendo impianti, servizi e
aree a verde attrezzato, “impattano” di meno sulle aree nuove.

Gli ostacoli all’irraggiamento solare, naturali (alberi sempreverdi o caducifoglie, rilievi del
terreno) e artificiali (altri edifici esistenti), sono i dati da cui partire per posizionare
correttamente una costruzione, mirando ad ottenere il pieno soleggiamento (soprattutto in
inverno) e illuminazione naturale durante tutto l’anno. Andranno quindi studiate le ombre
durante l’anno al variare dell’orientamento dei raggi solari, anche in funzione del passare
delle ore. Fondamentali sono i solstizi, 21 giugno e 21 dicembre in cui il sole è
rispettivamente più alto e più basso nel cielo, l’ora di massima altezza solare è l’ora 12
solare, le ore mattutine e serali ci danno invece le ombre più lunghe, per mezzo delle quali
possiamo valutare le criticità maggiori dal punto di vista dell’eventuale ostacolo
all’irraggiamento ad opera degli elementi dell’intorno.
I periodi dell’anno intermedi sono comunque molto importanti dal punto di vista della scelta
del sito, in quanto possono produrre temperature impreviste di grande caldo o freddo,
fenomeno in sensibile aumento con l’innalzamento della temperatura globale.

Dal punto di vista climatico sono da evitare posizioni a fondo valle: forte umidità e freddo
d’inverno e caldo d’estate: Firenze), sulla cima di un’elevazione (forti venti e freddo
maggiore: tanti dei nostri piccoli comuni medievali scappati in alto per paura).
La posizione migliore è quella esposta a sud, senza ostacoli, con alle spalle un dolce
declivo, in modo da assorbire al massimo i raggi solari, sia direttamente sulle superfici
costruite e attraverso le aperture finestrate e indirettamente tramite il calore assorbito dal
terreno retrostante, il quale inoltre ci difende dai venti freddi del nord. Vanno comunque
valutati i casi singoli e i dati climatici locali.

Nella scelta del sito sono da valutare (negativamente) le fonti elettromagnetiche: emettitori
e ripetitori radio, centrali di trasformazione dell’energia elettrica, linee dell’alta tensione, la
soluzione migliore è la distanza adeguata da tali fonti, in alternativa ci proteggono solo
massicci muri in calcestruzzo, molto dispendiosi e comunque non completamente sicuri.
Evidentemente sono da evitare ogni altra forma di inquinamento: acustico e ambientale.

Le fonti di magnetismo (naturale) terrestre sono prodotte, oltre che dalla terra nella sua
globalità, da falde acquifere e discontinuità nelle falde terrestri, discontinuità litologiche,
filoni metalliferi, e tutto ciò può essere di forte disturbo per l’essere umano. Va fatto quindi
uno studio geobiologico dell’area in oggetto.

La scelta di un sito deve rispondere infine a criteri di armonia e piacevolezza sensoriale,


troppo spesso sottovalutati, diventato il massimo profitto l’unica ragione che troppo spesso
guida le scelte a tutti i livelli.

L’edificio bioclimatico va orientato in modo da utilizzare al massimo l’illuminazione


naturale e l’irraggiamento solare (in riferimento ad aree climatiche con latitudini del
tipo europeo).

La rotazione della terra attorno al sole, annuale ed ellittica, determina due punti
nodali, i solstizi, d’inverno il 12 dicembre, e d’estate il 12 giugno, cui corrispondono le
giornate rispettivamente più breve e più lunga dell’anno, connesso con questo
fenomeno è l’altezza solare, minima al solstizio d’inverno, e massima per quello
estivo.

Il sole nasce mediamente ad est (d’inverno verso sud-est, d’estate verso nord-est), e
tramonta simmetricamente all’asse nord sud, dopo aver percorso (dal nostro punto di
vista) l’arco sud del nostro orizzonte terrestre (alla nostra latitudine).
Tutti questi dati determinano la posizione ottimale degli ambienti di un’architettura e il
suo orientamento generale.
L’asse Nord-Sud è quello ottimale per approfittare al meglio dell’illuminazione
naturale e dell’irraggiamento solare, per alcuni invece è preferibile, relativamente
all’irraggiamento solare, ruotare di qualche grado verso est l’asse dell’edificio.
Il sole “nasce” e lo vediamo ruotare da est (o nordest o sudest) a ovest salendo in
cielo fino alle ore 12, dove raggiunge la sua altezza massima (perpendicolare alla
terra per l’equatore - Zenith, molto radente ai poli). La facciata a sud è quindi quella
che usufruisce maggiormente dei benefici di luce e calore solari.

Altri fattori da tenere in considerazione sono il numero di ore di soleggiamento della


facciata e il tempo necessario all’onda di calore (generata sulla faccia esterna
dell’edificio dal soleggiamento, principalmente nel periodo estivo) di passare
(smorzata grazie all’effetto isolante dei giusti materiali) all’interno dell’ambiente
abitato, questo fenomeno temporale è chiamato “sfasamento” e la sua caratteristica
fisica è la τ (tau).
Possiamo quindi determinare, grazie al numero di ore necessario al calore di passare
all’interno (solo parzialmente) e alla fascia oraria del soleggiamento relativo alle varie
inclinazioni delle facciate, come disporre gli ambienti abitati, in relazione al loro tipo
d’uso; dormire, lavorare, studiare, ecc. ecc.
Tramite l’irraggiamento solare possiamo accumulare calore sulle facciate ma
principalmente all’interno degli ambienti costruiti tramite le aperture finestrate.

Il tempo necessario all'onda di calore di passare all'interno unito alla fascia oraria del
soleggiamento della facciata e alla migliore captazione dei raggi invernali e protezione da
quelli estivi determina il dislocamento delle varie funzioni abitative.

Gli ambienti di riposo notturno andranno posizionati ad est, dove i bassi raggi del mattino
entrano a "igienizzare" gli ambienti, oltre al gradevole effetto di illuminazione naturale,
ottenendo inoltre che il soleggiamento sulla facciata determini un'onda di calore che sarà
sicuramente svanita nelle ore serali.
A sud posizioneremo gli ambienti di soggiorno che necessitano della migliore luce e
apporto calorifico invernale (raggi relativamente bassi sull'orizzonte). come già detto a sud
le facciate possono essere maggiormente finestrate per poter usufruire al massimo
dell'apporto calorifico dei raggi che entrano attraverso le finestre (rimandiamo alla
"puntata" sugli apporti calorifici esterni).
D'estate i raggi solari a sud sono molto alti sull'orizzonte e quindi la corretta geometria
della finestra impedisce al sole di surriscaldare gli ambienti interni, per i periodi stagionali e
per gli orari intermedi è necessaria la presenza di schermature mobili, tende esterne,
persiane, avvolgibili ecc. ecc.

Ad ovest posizioniamo gli ambienti di lavoro che non risentono dell'ondata di calore
(smorzata) che potrebbe arrivare nelle ore solari, data la loro quasi totale utilizzazione
nelle ore diurne, questo orientamento è comunque molto delicato poichè è quello che
risente maggiormente del calore estivo, le facciate vanno quindi isolate molto bene.

A nord si posizionano gli ambienti scarsamente abitati e che necessitano di temperature


meno alte o decisamente più basse (è importante differenziare le temperature dei vari
ambienti), e quindi centrali termiche, wc, corridoi ecc. ecc.
Le finestrature sono ridotte al minimo dato lo scarso apporto solare e la massima
dispersione che si rischia dalle pareti che giacciono su questo orientamento.
Da nord è comunque possibile ottenere una buona illuminazione indiretta, molto buona per
esempio per gli studi artistici.

Progettare in funzione del clima.


D'estate si ridurranno gli apporti solari e si promuoveranno misure di dispersione del
calore; contrariamente, d'inverno si adotteranno strategie di controllo climatico che
favoriscano i guadagni solari e limitino le dispersioni di calore.

Alla base della progettazione bioclimatica è importante l'analisi dei dati climatici della zona:

• Andamento delle temperatura;


• umidità relativa;
• velocità media del vento;
• radiazione solare.

Alla base della progettazione del comfort è importante l'analisi, anche se le reazioni di
ciascun individuo possono essere differenti, dei seguenti parametri:
• temperatura dell'aria interna del locale;
• temperatura delle pareti del locale;
• umidità relativa;
• velocità dell'aria;
• attività fisica svolta all'intermo del locale;
• abbigliamento di chi frequenta la stanza.

Occorre, inoltre, tenere conto di caratteristiche specifiche del sito, quali ad esempio:

• ombre proiettate dagli edifici circostanti;


• tipo di vegetazione;
• vicinanza ad un bacino o ad un corso d'acqua;
• caratteristiche delle superfici intorno all'edificio (asfalto, manto erboso, ... )

Strategie di controllo climatico.

Sistemi di riscaldamento naturale.


Si definisce architettura bioclimatica quel complesso di soluzioni progettuali che in inverno:

• favorisce l'ingresso ed il contributo;


• utilizza l'isolamento termico delle strutture perimetrali e la loro inerzia termica per
ridurre le dispersioni di calore e le oscillazioni della temperatura;
• utilizza la vegetazione per proteggere l'edificio da venti freddi.

Intensità della radiazione solare incidente sull'edificio.

L'intensità della radiazione solare che incide sull'edificio varia a seconda della stagione. In
inverno, l'energia incidente è minore sulle facciate Est ed Ovest mentre la facciata rivolta a
Sud è maggiormente soleggiata, viceversa, in estate si ha una radiazione maggiore su
tutte le facciate esclusa quella a nord:
Captare l'energia solare:
Innanzitutto occorre collocare gli spazi in relazione ai loro bisogni di riscaldamento, al fine
di minimizzare la domanda totale di energia. Gli spazi che richiedono un riscaldamento
continuo devono essere sistemati a Sud, in modo da sfruttare al massimo gli apporti solari.
L'effetto della radiazione solare su un edificio non è dovuto esclusivamente alle finestre,
ma anche alla capacità di accumulare calore nella struttura edilizia nel suo complesso.

Forma dell'edificio:
L'efficienza energetica di un edificio dipende anche dalla sua forma. In inverno si riscalda
un volume (V), ma il calore si perde attraverso le superfici dell’involucro (A). La
compattezza dell’edificio, cioè il rapporto tra superficie e volumetria (A/V), incide quindi sul
fabbisogno energetico. Tanto più piccola è la superficie di una casa, tanto meno energia si
disperderà attraverso l'involucro. Angoli, sporgenze e rientranze, aumentano sensibilmente
la superficie dell'involucro.

Conferendo all’edificio una forma compatta si risparmia energia e anche materiale


termoisolante.

Edificio piccolo Edificio grande

V = 1000 m3 V = 10.000 m3

A A/V A A/V

8 dadi uniti in un grande dado 600 0,6 2785 0,28

8 dadi schierati 850 0,85 3945 0,39

8 dadi singoli 1200 1,2 5570 0,56

Rapporto tra superficie e volumetria dell'edificio

La compattezza, vantaggiosa dal punto di vista energetico, è invece meno vantaggiosa dal
punto di vista dell'illuminazione quando si tratta di illuminare con la luce del giorno molti
uffici: la superficie della facciata offre meno spazio per l'inserimenti di finestre.

La superficie attiva.
La superficie attiva di un edificio è quella che può servire allo sfruttamento dell'energia
solare, sia in maniera passiva che in quella attiva tramite collettori solari e pannelli
fotovoltaici. Sono superfici attive quelle trasparenti ed opache dell'involucro che possono
ricevere radiazione solare diretta. La quantità dell'energia solare assorbita effettivamente
da queste superfici dipende però dalle loro caratteristiche costruttive. Tutte le superfici
restanti sono dette passive e devono essere termicamente ben isolate per ridurre la
dispersione di calore.

Un metodo molto semplice per valutare un edificio sotto l'aspetto dello sfruttamento
passivo dell'energia solare, è l'indice di qualità solare (IQS) che è dato dalla formula:

IQS = Ssud / Stot

in cui sono:

Ssud = Superfici attive proiettate su un piano orientato a Sud.

Stot = Somma delle superfici attive e passive dell'edificio.

Orientamento dell'edificio.
L'orientamento più vantaggioso è quello verso sud. Le finestre esposte a sud possono
ricevere sole durante tutto il giorno. In inverno, la posizione del sole è bassa e la
radiazione incide quasi perpendicolarmente, mentre in estate, quando la posizione del
sole è alta, la facciata riceve invece meno apporti e le finestre sono più facilmente
ombreggiabili tramite schermature orizzontali fisse (aggetti, balconi,
gronde). L'ombreggiamento delle finestre previene surriscaldamenti e riduce così la
necessità di raffrescare artificialmente gli ambienti; quindi contribuisce al risparmio
energetico.

Le facciate esposte ad Est e Ovest pongono maggiori problemi; esse ricevono luce
quando la posizione del sole è bassa (mattina, pomeriggio). Le finestre orientate verso Est
e Ovest sono pertanto meno facilmente ombreggiabili e spesso la causa di
surriscaldamenti. Queste finestre necessitano schermature mobili, adattabili alla
variazione della posizione del sole. Le finestre esposte a nord ricevono radiazione diretta
solo in alcune giornate d'estate e, di solito, non hanno bisogno di schermature.

Particolare attenzione la meritano le falde di tetto esposte verso Sud. Queste ricevono una
massimo di apporti solari in estate, quando la radiazione solare incide quasi
perpendicolarmente. Questo fatto può comportare un surriscaldamento delle strutture del
tetto e degli ambienti sotto lo stesso. Le falde esposte a Sud sono però ideali per
installarvi collettori solari e pannelli fotovoltaici.

Orientamento dell'edificio.

Soleggiamento durante le stagioni.


L’orientamento di una facciata è definito dall’angolo azimutale che indica la deviazione dal
SUD geografico. All'orientamento verso SUD corrisponde l'angolo azimutale 0°.
L'angolo azimutale si conta spesso, in senso orario, partendo da NORD. In questo
caso all'orientamento verso SUD corrisponde l'angolo azimutale di 180°.
Dall'orientamento dipende anche la quantità di apporti solari che un edificio può ricevere.
Disposizione dei locali.
All'efficienza energetica può contribuire anche un’idonea disposizione degli ambienti. La
disposizione bisogna sceglierla in riguardo al clima. Nelle regioni settentrionali si tratta di
captare molto sole in inverno e di ripararsi dai venti freddi, conviene quindi disporre il
salotto (finestre grandi) sul lato SUD, dove riceve più sole, e la cucina, il bagno, i locali di
servizio e la scala (finestre piccole) sul lato NORD, da dove provengono Nelle regioni
meridionali, il problema principale è il caldo estivo e pertanto conviene una disposizione
che procuri ombra e un'ottima ventilazione i venti freddi. Il problema dei venti freddi è poco
risentito negli edifici a basso consumo energetico, perché l'efficace isolamento termico li
rende quasi insensibili alle temperature esterne. Questo fatto consente anche una più
libera disposizione degli ambienti.
La bioclimatologia, si dedica alle connessioni tra il clima e la vita,
stabilendo le modalità attraverso le quali, l’uomo costruisce la
propria casa tenendo conto della tipicità dei vari climi che si
incontrano sul nostro pianeta; questo criterio progettuale, è dunque
definito bioclimatico.

Una elaborazione tecnica architettonica bioclimatica è finalizzata


quindi al raggiungimento del confort abitativo interno per il controllo
del microclima degli edifici, limitando al minimo l’utilizzo di impianti che comportino un
consumo di energia proveniente da fonti convenzionali; tutto ciò è possibile attraverso un
complesso sistema di soluzioni progettuali che sono in grado di stabilire un rapporto
interdipendente con l’ambiente esterno, tenendo sempre presente che quest’ultimo varia
le proprie condizioni a seconda del sito e del periodo stagionale. Un edificio di tipo
bioclimatico deve avere la capacità di disperdere quantità minime di calore quando è
molto freddo, captando ed accumulando energia solare durante le ore diurne del periodo
invernale, nella stagione invece estiva, deve essere in grado di respingere le radiazioni
solari cedendo calore all’esterno. Le principali caratteristiche di una casa bioclimatica, si
concretizzano attraverso accortezze progettuali che tengano in esame, il clima, il vento,
l’illuminazione, la forma, la locazione e l’orientamento dell’edificio.
Breve profilo storico dell’architettura bioclimatica.
Nulla deve farci pensare che tale architettura sia frutto solamente di moderni studi tecnici
e che riguarda progettazioni elaborate soltanto a partire dall’ultimo secolo. La storia
dell’architettura bioclimatica chiarisce quello che è stato nei secoli l’adattamento del
costruito al clima e all’ambiente in generale. Sin dai tempi di Aristotele (300 a.C.) e di
Vitruvio nei trattati di architettura si sottolinea l’importanza della bioclimatica nelle tecniche
costruttive abitative; Vitruvio nei dieci libri del “De architettura”, mostra chiaramente questo
interesse, tenendo sempre presente che tra i primi obiettivi di un progetto di un architetto,
c’è la scelta del territorio su cui edificare una città o un edificio, in modo tale da offrire
benessere al fruitore sia del costruito che degli spazi urbani. Nel proprio trattato Vitruvio
scrive: “ho affrontato come primo e fondamentale argomento, quello riguardante la
costruzione delle mura di una città e la scelta del luogo in base alla salubrità. Ho poi
mostrato ricorrendo al disegno geometrico il sistema dei venti e le zone da cui essi
provengono, spiegando come debba essere orientato il reticolo delle vie e delle piazze.
Nella costruzione delle mura si dovranno rispettare anzitutto queste regole: per prima cosa
il sito deve essere particolarmente salubre, in posizione elevata, non soggetto a foschie, a
gelate, né all’influenza di zone paludose, non esposto a mezzogiorno né a tramontana, ma
dovrà trovarsi in una posizione intermedia […..]. Non avremo un luogo salubre neppure
quando le mura guarderanno il mare a mezzogiorno o a ponente, perché d’estate le zone
esposte a Sud si riscalderanno molto al mattino fino a divenire ardenti verso mezzogiorno,
mentre le zone esposte ad occidente si intiepidiscono al mattino, sono calde a
mezzogiorno e roventi la sera. Quindi le persone sottoposte a questi sbalzi di temperatura
ne risentono e ciò lo si può riscontrare anche nelle cose inanimate….”.(disegni) Dal
trattato di Vitruvio, passiamo ora all’architettura bioclimatica di epoca romana in senso
pratico: gli edifici costruiti dai romani, avevano una distribuzione che distingueva
l’appartamento invernale da quello estivo, avevano dei portici
e soprattutto un complesso sistema di riscaldamento
chiamato “ipocausto”, che consisteva nel far circolare sotto i
pavimenti e lungo le pareti, aria calda prodotta da un forno
alimentato a legna; per consentire la circolazione dell’aria
calda all’interno degli ambienti, i pavimenti venivano realizzati
sollevandoli sopra file di mattoni posti a distanze modulari tra
loro. Si stabilisce inoltre di orientare verso Ovest le stanze riscaldate con lo scopo di
esporle il più a lungo possibile alle radiazioni solari del pomeriggio, che palesemente
raggiungono il massimo afflusso. Nella storia dell’architettura bioclimatica, molte altre sono
le opere che mostrano applicazioni di principi architettonici bioecologici. In sintesi
possiamo ricordare i cosiddetti “Sassi di Matera”, alvei scavati nella roccia, usati
primitivamente come cisterne di raccolta dell’acqua e successivamente come abitazioni
vere e proprie. Le cavità di questi ipogei penetrano nella roccia fin dove il sole riesce ad
illuminare con i suoi raggi; l’inclinazione del percorso interno delle grotte rivolte a
mezzogiorno, permette in inverno ai raggi del sole di infiltrarsi fino in fondo, invece nel
periodo estivo, la luce solare non colpisce direttamente la parte terminale dell’alveo e
questo rimane fresco ed umido. Ulteriori testimonianze di architetture bioecologiche si
riscontrano nella costruzione dei “Dammusi di Pantelleria”, manufatti che offrono una
difesa sia dal caldo eccessivo che dal vento, condizioni climatiche queste caratteristiche
dell’isola di Pantelleria; il microclima interno, grazie al considerevole spessore delle pareti
esterne, oltre 80 centimetri, è costante e confortevole. Simile tra l’altro è il sistema di
regolazione termica interna dei “Trulli” in Puglia, dove la massa muraria assorbe dal sole il
calore di giorno e lo restituisce nelle ore notturne. Di rilevante interesse scientifico, sono
anche “le torri del vento iraniane” , ( sec. X ) dette “acchiappa vento”; grazie infatti ad uno
scrupoloso studio dei venti dominanti il territorio, queste torri catturano il vento in quota,
dove è più veloce e freddo, lo convogliano nei propri condotti verticali formati da un
involucro di massa consistente, in modo da impedire il riscaldamento dell’aria, la quale
passa successivamente in un canale sotterraneo che la raffresca maggiormente,
permettendogli poi di giungere nei locali dell’abitazione da climatizzare. L’espulsione
dell’aria calda all’interno degli ambienti avviene attraverso le finestre poste in alto. Il flusso
d’aria si inverte di notte, per effetto del rilascio del calore assorbito durante il giorno
dall’involucro delle torri, che riscaldano l’aria facendola salire, richiamando quella più
fredda proveniente dai sotterranei e di conseguenza dai locali dell’abitazione. Le torri del
vento iraniane, vengono di sovente utilizzate congiuntamente a coperture curve o cupole
che contribuiscono alla produzione di comfort ambientale interno durante le ore di calura
estiva; l’aria calda infatti, tende a salire verso la copertura a volta, che si trova molto più in
alto dell’area abitata e questa superficie curva offre un maggiore sviluppo dimensionale
sul quale il calore si trasmette. Ancora più efficace sarebbe una cupola che presenti sulla
propria sommità, un’apertura circolare che determini una zona di depressione attraverso
la quale, l’aria più calda accumulatasi sotto la volta viene espulsa verso l’esterno.
Accostandoci a periodi meno remoti, si può sicuramente affermare che molti architetti di
fama mondiale, hanno nell’individuazione di una corretta progettazione architettonica,
tenuto in seria considerazione l’aspetto bioclimatico dei loro edifici. Le Corbusier, ad
esempio nella “Ville Radieuse” sul lato Nord di tale progetto non ha ubicato appartamenti e
lo spessore dei muri, nei quali vengono praticati solo piccoli fori che fungono da feritoie, è
abbastanza elevato. A Barcellona le abitazioni da lui costruite hanno profonde logge con
lamelle di cemento, utilizza dunque il frangisole. Altro importante testimone
dell’architettura moderna è Louis Kahn, che inventa per il progetto del nuovo consolato
americano in Angola, una sorta di brise-soleil, ponendo un muro forato in modo regolare di
fronte alle finestre, per rimediare alla abbagliante illuminazione e all’enorme calore che il
sole generava sulle superfici esterne degli edifici, senza incontrare nessuna schermatura;
per quel che concerne invece il calore fornito dal sole sulla
copertura, realizza uno sdoppiamento del tetto in due
superfici separate, in modo da averne una che permetteva il
riparo dalla pioggia e l’altra dalle radiazioni solari. Esempio
di benessere ambientale perseguito per un edificio, è
certamente il “Larkin Building” dell’architetto Frank Lloyd
Wright, il quale per proteggere il fabbricato dalle emissioni
dannose provenienti dalla vicina stazione centrale di New
York, aspira l’aria esterna dalle alte torri, la quale viene
sospinta negli scantinati e oramai pulita e riscaldata, è fatta
risalire attraverso condotti in mattoni per la distribuzione ai
vari piani. Nel campo della architettura bioecologica si sono
espressi a favore anche progettisti del calibro di Mario Botta,
che nelle sue opere realizza edifici dalle forme molto
compatte e chiuse, riducendo al minimo le dispersioni
termiche e rendendo attraverso una coibentazione efficace, trascurabile l’orientamento
dell’involucro edilizio. Sir Norman Foster, è anch’egli un progettista che ha prestato
particolare attenzione alle soluzioni architettoniche di tipo bioclimatico; nella sede centrale
della “Commerzbank di Francoforte”, per rendere più gradevole gli spazi destinati agli
uffici, questi sorgono attorno ad un giardino centrale che sale a spirale sull’edificio. Nel
progetto sono stati privilegiati sistemi ad alta efficienza energetica ambientale ed è
prevista ovunque una ventilazione naturale.
Comfort ambientale e aspetti bioclimatici .
Abbiamo dunque definito una progettazione bioclimatica, come una architettura finalizzata
a tenere in grande considerazione il clima, costruita con materiali i cui cicli di produzione e
di lavorazione non arrecano danni all’ambiente, né richiedono eccessivi consumi
energetici; ma soprattutto una architettura che migliora la qualità dell’abitare attraverso un
confort ambientale confinato che garantisca uno stato fisiologico di benessere termico
dell’uomo nell’ambiente indoor. L’uomo che mantiene una temperatura corporea costante
intorno ai 36° grazie all’attività metabolica, al lavoro muscolare ed alla termodispersione,
produce in condizioni di benessere termico circa 2400 Kcal al giorno, le quali vengono
cedute all’ambiente sotto forma di calore per conduzione, convezione, irraggiamento ed
evaporazione. Tale benessere fisiologico è ottenibile quando l’uomo, può cedere
all’ambiente che lo circonda circa 100 Kcal/ora, se questa condizione non si verifica
dovranno intervenire meccanismi termocompensatori e comunque comparirà uno stato di
disagio e di non benessere fisico. Il microclima degli ambienti indoor, è regolato da una
certa temperatura, da una umidità relativa e dalla velocità dell’aria; ora per ottenere un
benessere termico dell’individuo, questi valori, secondo studi sperimentali effettuati su di
una popolazione standard si attestano nella stagione invernale, ad una temperatura
dell’aria tra i 18/20° - una umidità relativa intorno al 50% - una velocità dell’aria tra i 5/15
cm/sec, nella stagione estiva, con una temperatura dell’aria tra i 22/25° e comunque mai
inferiore di oltre 5° rispetto a quella esterna – una umidità relativa non oltre il 60% - una
velocità dell’aria tra i 20/25 cm/sec. Bisogna annotare tuttavia che negli ultimi anni si è
generato un progressivo spostamento delle sensazioni soggettive di comfort termico verso
temperature più elevate!

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