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COMUNITA’ PARROCCHIALE DI SANTROVASO DecestTeeno ‘Anno 2010 Dal libro delta Sapienza a8) Quale uome pud conoscere volere di Dio? Chi pud immagt- ‘are cho cosa vuole il Signore? Traglonament del mortal sono ‘midi incerte le nostro rifles. cea quelle a portata di mano ma ‘chi ha investigato le cose del ‘lelo? Chi avrebbe conosciuto {tuo volere, se tu non gil aves- ‘i dato la sapienza, e dallalto T-einque versetti di questo brano fanno parte del capitolo nono del Ubro delta Sapienza, che @ ta tun- {2 preghiera che Salomone ha fat {0 a Dio per avere da Lut tl dono della Saplenza nel governo del Po- polo. ‘Salomene @ salto al trono ‘uando era ancora molto 3 sente impar al compito afi. atogl. Per questo si rvolge a Dio er poter guidare il Popolo che & G1 Dio, non suo: “Damm! al sa Pienza che & accanto a tein tr- ho", aveva chiesto. “Anche ciascuno di nol ha bisogno el dono. della sapienza divin, per poter svolgere Bene la missio: = 1087- ne che Dio ct affda. Per questo la Chiesa ci proclama questa pa- rola cosi santa e saggla di cul fon solo it erstiane ma ogni Uo- ‘mo ha bisogno. facile riconoscerci pl stolt che sapienti. {Lr sapienza & un dono che solo Dio concede e ct porta a “vede re, a valutare e\a comportarc! Secondo la luce divina, secondo amentee i cuore a Di. vero infatti che no! uomini siamo tutt! ottenebratt dalla o Scurita del mate, che la nostra mente & annebbiata e i nostro ‘cuore appesantito da tanta sto tezza ¢ impulsiita. Abbiamo bi sogno di essere purifcat, sem plificati, lumina. ‘ra i Signore ci viene incontro, i ama tantissimo e non vuole {che not continuiamo a vivere da persone sotto Inganno e schiav Sella infeticita.. I nostri penser, te nostre idee, 1 nostri Sentiment! sone presni ‘limit, dt dfettosita, 2 preca Fieté, di debotezza. Il nostro Densiero & “debole”, appartiene fd un "io” creaturale e per pid sotto l'esperienza del pec fo, che accomuna tut gt om ‘ici ogn' religione. (Chi uo ‘donaret "it pensiera” iusto, vero, sapiente, luminoso idiot quale vomo pud avere tanta ‘inelligerza e luminosita da co- nace I penseo Dio: ey ‘quanto un uomo sia perfetto, & sempre creatura, di relative" rispetto all'Assoluto, LOccorrericonoscere questa "par- tenza” umana precaria: questo € sa “sapienza"- Ma occorre anda- Fe oltre perché, anche quando tino di not ammettesse [a Bro- ria “poverta” umana, non gli & Sufficiente per vivere da “sag: fio", ma metters! con uml Savant al suo Creatore e Padre fe chiedere quella luce e quella ‘rita che lt permettono di ge- Sire con sapienza it compito per ‘quale énato e vive. ‘Opn uoma fnoitre, che sia. un po! sincero conse stesso, ricono- Sce che "I ragionamenti de! mor- {ali sano tm e incerte eno streriflessioni, perché un corpo appesantisce anima e la tenda argila opprime una mente ple ha di preoecupazioni". La condizione del'domo deve fare \ conti con un corpo cheap pesantisce (anima, che rischia Sr oscurara, 6 render sueeube ‘el corpo stesso, addirittura 08- 8 negara, Liepoca: moderna Fende culto al corpo, che dive ta Piolo in asso, per qua le si vive, si fa di tutto per ten derlo bell, “sempre glovane”, 1088 ‘con {mille trucehi ed invenziont 4 ritrovatl che gli tolgano ogni reo. Oggi vale corpo e per es S50 si spende tanto patrimonio. [Na ce anche Ualtra imagine a cut la Parola della Sapienza ricor- re: “La tenda d'argilla opprime tuna mente piena dt preoccupa- ni: (a tenda nella Serittura & tuna immagine che evoca la to- tale precarietd della nostra est- stenza su questa terra. Nel libro i Giobbe viene rimarcata que- Sta stoltezza che 'uomo nella fa vita non abbia cost un mi- imo di sapienza da trovare il tempo per acquisire la sapienza: “La funicela della tenda dest Luomink non viene forse strappa- ta? Muoiono senza saggezza” (cd 421) perché hanno costruito la propria vita come nella polvere the non ha fondamento e quindi Sono schiacciti come tarlo. Op- pure la Parola oi fala: “La mia tenda é stata divelta e gettata lontano da me, come una tenda i pastor. Come un tessitore hai arrotolato la mia vita, mi recici {all'ordit. In un giorno ein una notte mi conduct alla fine” (s 3420. Che ‘cos'é dunque la nostra vita? La nostra mente? La nostra superb ‘Se queste sono le condizioni delt'vome,riprendiamo i verset- to Iniziale e chiediamaci con se- rieta: “Chi pub conoscere i pen ‘Siero ¢i Dit Chi pub immaginare ‘che cosa vuole il Signore?” grande rischio che corriamo & quello ai vivere immersi in que Sto mondo senza percepire mat la presenza di Dio, 1 suo agire, {uind! di fall i senso della no- Stra vita. Sarebbe tremendo ¢ Scien di cosa vl die cm te detroa Li? Tl el fa delle aflerazioni a- setatig,senea dare spleanione: Sono da acmgiee oda iatar, ‘ognano selgn TE prima condizone 2: “Se uno views ame enon ml ama pid tami padre 1a madre, 1a ogie | Gel tll, eporale & perino fapropria vita non pub tetere mio disepolo": Gest ‘hide amar pit dog alr persona pol care ¢ pero pid {ste nostra vita C. propose un more eselsivo e galt sino smal amando Lai Ci ehide dt amare Lu in assoluto perché se ‘nme, in te sida il suo amore allora possibile amare anche o- ‘gai persona cara. Nessun amore lumano viene prima delf'amore i Gesd ef ehiede di crederGlt perché ci dimostre la nuova ed tention ed uni forma del ta sulla erove. Eg ci chiede di diate perfino Is. propria vita, Go’ non cereare “sempre nol Sess. Li cl eonosce benlssimo & ‘3 che tutto il nostro mondo si Incentra sul nostro "io", attorao al quale facclamo convergeretut- {i i nostri rapporti: Dio a. mio servizio, gi alt a mio servizio, io infunione di me stesso: egoismo integrate, siamo governati_ dal nostro “ego” che et ea la vera infelietd. "Non siamo fat per vier clscuno in funzione di sé, sma degli alts. Solo Gest ha que ‘sto potere di donarci la vera for- ‘ma dellAmore, tutto Tincontra- Fo del nostro egoismo. ‘a second condisione & “Colui ‘che non porta la propria eroce & fon viene diero a me, non Pu essere mio discepolo”: ecco la real spinosa e pungente per o- {gai uomo, eredente 0 non ere ‘dente la erce. 1a croce 8, nessuno pud dire: “fo non bo ered, perché & un Jngannato, Come tut siamo pec- ‘ator, cosi tut anche softiamo, 1097 Le eroci hanno volt di persona © aspetto di situazioni che ef fanno jgemore. Occorre chiamare. per rome la propria eroce: pub esse- ze tuo mario quando entra dal lavoro stizzito e si sfoga con la ‘moglie che non ne ha aleuna eol- a, 0 la moglie gelosa o il filo the pretende e sbatte la porta, © Iprofessore che boccia, 0 Tamico che ti delude, ola ragazza chet hha laseiato, il collegs di lavoro che non sopport, la suocera che ‘mete lingua... oppure pud essere ‘un fallimento, una incomprensio- re, che non trov lavoro et trovi Ticenziat, che i soldi non ba- stano ma, una malatta.. La eroce& tutto eid ee ti fa sof. fire, pud essere anche che non ti accet pet quello che sei, peril farattere. Tutti abbiamo persone the non accetiamo 0 relth che i fanno gemere. Gesi & salito sulla crooge vi é stato inchiodato, co la poszione anche del suo dliscepol: stare slit einchioda- {sulla propria croce, senza ri bllarsi, Senza imprecare, senza pretendere spiegazione a Dio, ma on euore sereno,riposuto nel Si- ‘nore, con cuore che sta aggrap- Dato solamente in Gest, Gesit a fut ha dette: “Venite a me vot ‘uti che siete affateat e oppress dio viristore®, Imparate da me the sono mite ed umile di eore. mio giogo (cig la croce)® soa ve e il suo carioo leggero” ct ‘at-go) Non é novessario andare a cerearel le croel he stanno fccovacciatesulluscio di asa, 1h pronte ad aspetare fin dal no- Siro primo alzrei al mattin: fa- reee cai ¢ porta come pes angaeta a Poi Gesi ci propone due picole parabole. Non ol & diffe com- ‘renderl ed applicarcele. lice le propone nella scelta di diventaresuoi discepol. Alora se ‘uno dno’ scegie dl metters alla sun sequela, Eli ci suggerisce: ‘Stal attento, perché, set acco- all queste mie tre condizioni, sei; ‘come Tuomo saggio, che prima ‘mettersi a costruire una torre, = 108 siede prima e fa bene { suoi cal col sea i mezz sufficient, soldi @ attrezzature per iniiarla © por- tarla a termine”. Gest. paragona la vita eristiana ad una torre da costruie. La torre non @ un ap- partamento e neppure una villa per quanto di lusso. La tore 8 tuna forteza che non si spaventa peri temporal, che rsiste ai ter- ‘emoti, che indistrutibile. Beco che cosa, signifies segue esi, costruie la propria vita re- sstente come uns "torr"; posso- rho. soprawvenire persecuzioni, ‘minacee, eventi di morte, quella vita eristiana fondata in Gest, ron ‘adr, ma resisterd, come Ii resitto perehé @ morto s, rma & risorto ed ora & vivo e glo- ‘oso in cielo e in tera. nelle sue ‘mani sono le sort delfumanita © Gel cosmo: Lai ha ogni potere in ciel, in terra e sotto terra ‘Allora Gest ti die: “Sidi, sit saggio, rifletti,caleola Ia. spess, non fare caleolo su di te ele tue forze, non ce la faral mai. Sei Aeboie, inflice,pauroso, triste. oti chiedo di dart di mee solo ali me, butta tutte le tue energie fn. me, tutta Ta tua vita, butta tuto t stesso in questa impresa, senza caleolo, senza pentiment, ‘senza scoraggiamenti, con fiducia totale. Non ti deluderd. C’ una pest da sostenere. Non temer: To ti ho dato vita, don, salute, fede, Chiesa, Spirito Santo, sa- cramenti, Parola, eomunith di frateli. TL permetto una storia bella anche se te non sembra ‘Che cosa potevo dart ancor pit? ‘Tho dato tutto me stesso, i! mio Santo Spirito. Ho pagato tutti ‘uo debit contrat con | peccat hol stare sicuro che, se fara o- ani giorno affidamento su di me, Dorterai a termine la costruzione © anche tu sarai un giorno con ‘me glorioso in cielo, Senza di me ‘non puoi fare niente e, se th car pitera di voler fare da solo a co- Struzione si blocehera, sara un mio discepolo fallito tut ride- anno di te perché non fi com- porti da erstano. Non puoi ea- ‘artelacon i compromessi eon le tattiche, un po! con me e'un po! ‘con il mondo, Sarai un eistiano @ meta ¢ le cose a met, i cristian! ‘mediceri, suseitano non ammi- razione, ma solo deisione. {a seconda parabola presenta un altro aspetto da considerare in ‘manera molto seria: la vita del- Tuomo & minaeciata da un nemi- 0 che ha forze superior, impos- ‘bile da combattere con le pro- pie forze, un nemico che viene Sottovalutato. Gest ci chiede la Saggezza di quel re che va in guerra e fa prima i suoi caloli gli ct chiede di renderei conto che abbiamo una guerra da soste- rere contro un avversario, che 1099 non & contro “creature di sangue ed carne, ma contr i Prinepati Te Potest, contro spirit che a- bitano. nelle regiontcelesti" cy {612}. Gea ci chiede di prendere ‘oscienza di questa realtd dine tmico forte e di fare le selte giu- Ste al momento glusto, i scegie- rei merzi gist per potero vin- cere nemico @ Satana, Gesd ei {3h} mera sacrament, la grazia, che ho rchiamati sopra. Se non li ‘siamo, siamo stot ec lasciamo ‘incere e dominare. Geit ha vin- {to'Satanae in Lai saremo vineto- fi, ma oocorte stare agarappati 8 Ges ¢ a Gesi eroeifiso. Inf Lak & morto per | nose poeeat ¢ coli ha perdonatl. Anche qui dob- biamo accettare la nostra condi- lone di poceator: tut facciamo peceat. I "serpente" spesso cl in- anna ee affasina, appare a noi vestito come angele di luce. Gest i perdona e di nuovo ofa th ‘prendere il cammino per prende- te di novo la sua armatura, 1a Parola’ di Dio, la preghiera, it dligiuno, la vigilanza, la prontezza per respingerlo appena si affac- a, In Ges saremo vittoriosi perch Lia vinto i pooeato la ‘morte ei suo autor, i diavolo. Infine Gesi ci pone la terza con- dlzione: "Cos, chiunque di voi on rine 6 tt a ave pon pud essere mio discepolo” Noi stamo idolats soprattuto dei sold, dei nosti be material, la tentazlone, che diventa reat, & di ammucebiare, mettere vi, af fannarc. San Paolo ei dice che “Tattaccamento al denaro @ la radice dl tut 1 malis per il suo Sfrenato desiderio aleua hanno ‘eviato dalla fede e si sono da se Sstessi tormentatl con molt dolo- Hh cmes0) ‘Lingordigia, Lavariza i ealcolo, iT Hibretto in banca da. far cre= score como tendenze moleste che ‘inguietano i giorno edi notte, ‘sopratutto di notte quando ci ‘mettiamo a pensae: la nostra te- fae nostro cuore vanno sul Sl. Cost passiamo ore insonni tormentose, al matting ei ro- ‘iamo Il fegato per i debiti o perché soldi non bastano, ‘Che vita meschina ed inflice! questala vita che Gesh ha pre- visto per nol? Eli ci dice: “Per ‘che wi affannate del eibo, del ve~ ‘Sito? La vita vale pit del bo & ‘del vestita, gente di poca fede. I Padre vost celeste sa che ne avete bisogno ¢ provvede, come fa con gi uccel del cielo ei gig del campo. Cercate innanitutto ATregno di Dio tutte queste cose sean date in aia” Trvece noi cerchiamo prima “i regno” de nostri soldinte pol resto, un po di fede, un po' di preghiera, "un po'al Signore. =1100-

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