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Meravigliosamente

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Meraviglio
un amor m
e mi tene a
Comom c
in altro ex
la simile p
cos, bella
che nfra l
porto la tu

In cor par
pinta como
e non pare
O deo, co
Non so se
con vamo
cheo son
ca pur vi g
e non vi m

Avendo gr
dipinsi una
bella, voi s
e quando v
guardo n
e par cheo
come quel
salvarsi pe
ancor non

Al cor ma
comom c
a lo suo se
e quando p
allora arde
e non p s
similemen
quando pa
a voi, visa

Seo guard
inver voi,
bella, per r
Andando,
getto uno g
che facem
e certo ben
ca pena m
tanto bella

Assai vag
madonna,
di bellezze

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Io maggio posto in core a Dio servire


*
Io mag[g]io posto in core a Dio servire,
comio potesse gire in paradiso,
al santo loco chag[g]io audito dire,
u si manten sollazzo, gioco e riso1.
Sanza mia donna non vi vorria gire,
quella cha blonda testa e claro viso,
ch sanza lei non poteria gaudere,
estando da la mia donna diviso2.
Ma non lo dico a tale intendimento,
perchio pec[c]ato ci volesse fare;
se non veder lo suo bel portamento
e lo bel viso e l morbido sguardare3:
ch lo mi teria in gran consolamento,
veg[g]endo la mia donna in ghiora stare4.

Rosa fresca aulentissima chapari iver la state


Rosa fresca aulentis[s]ima chapari inver la state,
le donne ti disiano, pulzell e maritate:
trgemi deste focora, se teste a bolontate;
per te non ajo abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia.

Non so se
cheo lo fa
che voi pu
Sacciatelo
zo cheo n
quando vo

Canzonett
va canta n
lvati da m
davanti a l
fiore dogn
bionda pi
Lo vostro
donatelo a
ch nato d

Se di meve trabgliti, follia lo ti fa fare.


Lo mar potresti arompere, a venti asemenare,
labere desto secolo tut[t]o quanto asembrare:
avere me non pteri a esto monno;
avanti li cavelli maritonno.
Se li cavelli artn[n]iti, avanti fossio morto,
can is[s]i [s] mi prdera lo solacc[i]o e l diporto.
Quando ci passo e vjoti, rosa fresca de lorto,
bono conforto dnimi tut[t]ore:
poniamo che sajnga il nostro amore.
Che l nostro amore ajngasi, non boglio matalenti:
se ci ti trova premo cogli altri miei parenti,
guarda non tar[i]golgano questi forti cor[r]enti.
Como ti seppe bona la venuta,
consiglio che ti guardi a la partuta.
Se i tuoi parenti trova[n]mi, e che mi pozzon fare?
Una difensa mt[t]onci di dumili agostari:
non mi toc[c]ara pdreto per quanto avere ha n Bari.
Viva lo 'mperadore, graz[i'] a Deo!
Intendi, bella, quel che ti dico eo?
Tu me no lasci vivere n sera n maitino.
Donna mi so di prperi, dauro massamotino.
Se tanto aver donssemi quanto ha lo Saladino,
e per ajunta quantha lo soldano,
toc[c]are me non pteri a la mano.
Molte sono le femine channo dura la testa,
e lomo con parabole ladmina e amonesta:
tanto intorno procazzala fin chellha in sua podesta.
Femina domo non si pu tenere:
gurdati, bella, pur de ripentere.
Keo ne [pur ri]pentsseme? davanti fossio aucisa
ca nulla bona femina per me fosse ripresa!
[A]ersera passstici, cor[r]enno a la distesa.
Aqustati riposa, canzonieri:
le tue parole a me non piac[c]ion gueri.
Quante sono le schiantora che mha mise a lo core,
e solo purpenznnome la dia quanno vo fore!
Femina desto secolo tanto non amai ancore
quantamo teve, rosa invidata:
ben credo che mi fosti distinata.

Se distinata fsseti, caderia de laltezze,


ch male messe frano in teve mie bellezze.
Se tut[t]o adivenssemi, taglirami le trezze,
e consore marenno a una magione,
avanti che martoc[c]hi n la persone.
Se tu consore arnneti, donna col viso cleri,
a lo mostero vnoci e rnnomi confleri:
per tanta prova vencerti fralo volontieri.
Conteco stao la sera e lo maitino:
besogn chio ti tenga al meo dimino.
Boim tapina misera, comao reo distinato!
Geso Cristo laltissimo del tut[t]o m airato:
concepstimi a abttare in omo blestiemato.
Cerca la terra cheste gran[n]e assai,
chi bella donna di me troverai.
Cercatajo Calabr[]a, Toscana e Lombardia,
Puglia, Costantinopoli, Genoa, Pisa e Soria,
Lamagna e Babilona [e] tut[t]a Barberia:
donna non [ci] trovai tanto cortese,
per che sovrana di meve te prese.
Poi tanto trabaglisti[ti], fac[c]ioti meo pregheri
che tu vadi adomn[n]imi a mia mare e a mon peri.
Se dare mi ti degnano, menami a lo mosteri,
e sposami davanti da la jente;
e poi far le tuo comannamente.
Di ci che dici, vtama, neiente non ti bale,
ca de le tuo parabole fatto nho ponti e scale.
Penne penzasti met[t]ere, sonti cadute lale;
e dato tajo la bolta sot[t]ana.
Dunque, se po[t]i, tniti villana.
En paura non met[t]ermi di nullo manganiello:
istmi n esta grora desto forte castiello;
prezzo le tuo parabole meno che dun zitello.
Se tu no levi e vatine di quaci,
se tu ci fosse morto, ben mi chiaci.
Dunque vor[r]esti, vtama, ca per te fosse strutto?
Se morto essere db[b]oci od intagliato tut[t]o,
di quaci non mi ms[s]era se non ai de lo frutto
lo quale sto ne lo tuo jardino:
disolo la sera e lo matino.

Di quel frutto non b[b]ero conti n cabalieri;


molto lo disa[ro]no marchesi e justizieri,
avere nonde pttero: gronde molto feri.
Intendi bene ci che bol[io] dire?
Meneste di millonze lo tuo abere.
Molti so li garofani, ma non che salma ndi:
bella, non dispregiremi savanti non massai.
Se vento in proda e grasi e giungeti a le prai,
arimembrare tao [e]ste parole,
ca de[n]tra sta animella assai mi dole.
Macara se dols[s]eti che cadesse angosciato:
la gente ci cor[r]es[s]oro da traverso e dallato;
tut[t]a meve dicessono: Acor[r]i esto malnato!
Non ti degnara porgere la mano
per quanto avere ha l papa e lo soldano.
Deo lo volesse, vitama, te fosse morto in casa!
Larma nanderia cnsola, ca d e notte pantasa.
La jente ti chiamrono: Oi perjura malvasa,
cha morto lomo in csata, trata!
Sanzon[n]i colpo lvimi la vita.
Se tu no levi e vatine co la maladizione,
li frati miei ti trovano dentro chissa magione.
[...] bello mi sof[f]ero prdici la persone,
ca meve se venuto a sormonare;
parente nd amico non tha aitare.
A meve non atano amici n parenti:
istrani mi so, crama, enfra esta bona jente.
Or fa un anno, vtama, che ntrata mi se ['n] mente.
Di canno ti vististi lo maiuto,
bella, da quello jorno so feruto.
Di tanno namorstiti, [tu] Iuda lo trato,
como se fosse porpore, iscarlato o sciamito?
Sa le Va[n]gele jrimi che mi s a marito,
avere me non ptera esto monno:
avanti in mare [j]t[t]omi al perfonno.
Se tu nel mare gt[t]iti, donna cortese e fina,
dereto mi ti msera per tut[t]a la marina,
[e da] poi canegs[s]eti, trobrati a la rena
solo per questa cosa adimpretare:
conteco majo a[g]giungere a pec[c]are.

Segnomi in Patre e n Filo ed i[n] santo Mat[t]eo:


so ca non se tu retico [o] figlio di giudeo,
e cotale parabole non udi dire ancheo.
Morta si [] la femina a lo ntutto,
prdeci lo saboro e lo disdotto.
Bene lo saccio, crama: altro non pozzo fare.
Se quisso non arcmplimi, lssone lo cantare.
Fallo, mia donna, plzzati, ch bene lo puoi fare.
Ancora tu no mami, molto tamo,
s mhai preso come lo pesce a lamo.
Sazzo che mami, [e] moti di core paladino.
Lvati suso e vatene, tornaci a lo matino.
Se ci che dico fcemi, di bon cor tamo e fino.
Quisso t[ad]imprometto sanza faglia:
te la mia fede che mhai in tua baglia.
Per zo che dici, crama, neiente non mi movo.
Intanti pren[n]i e scnnami: tolli esto cortel novo.
Esto fatto far ptesi intanti scalfi un uovo.
Arcompli mi talento, [a]mica bella,
ch larma co lo core mi si nfella.
Ben sazzo, larma dleti, comomo chave arsura.
Esto fatto non ptesi per nullaltra misura:
se non ha le Vangel[]e, che mo ti dico Jura,
avere me non puoi in tua podesta;
intanti pren[n]i e tagliami la testa.
Le Vangel[]e, crama? chio le porto in seno:
a lo mostero prsile (non ci era lo patrino).
Sovresto libro jroti mai non ti vegno meno.
Arcompli mi talento in caritate,
ch larma me ne sta in sut[t]ilitate.
Meo sire, poi jurstimi, eo tut[t]a quanta incenno.
Sono a la tua presenz[]a, da voi non mi difenno.
Seo minespreso joti, merz, a voi marenno.
A lo letto ne gimo a la bonora,
ch chissa cosa n data in ventura.

Cantico delle Creature

Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono la lode, la gloria, lonore ed ogni benedizione.
A te solo Altissimo, si addicono e nessun uomo degno di menzionarti.
Lodato sii mio Signore, insieme a tutte le creature specialmente il fratello sole, il quale la luce del giorno,e tu
tramite esso ci illumini.
Ed esso bello e raggiante con un grande splendore: simboleggia Altissimo la tua importanza.
Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai formate, chiare preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento,e per laria e per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno, ogni tempo
tramite il quale alle creature dai sostentamento.
Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale molto utile e umile,preziosa e pura.
Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. E bello, giocondo, robusto e forte.
Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci d nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti
variopinti, con fiori ed erba.
Lodato sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e sofferenze.
Beati quelli che sopporteranno ci serenamente, perch saranno premiati.
Lodato sii mio Signore per la nostra morte corporale, dalla quale nessun essere umano pu scappare,
guai a quelli che morranno mentre sono in situazione di peccato mortale.
Beati quelli che la troveranno mentre stanno rispettando le tue volont.
La seconda morte, non far loro alcun male.
Lodate e benedicete il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umilt

Donna de Paradiso

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