recensione film
Il cavallo dellApocalisse
http://www.youtube.com/watch?v=aoERWukgg_Q
Avete mai letto qualcosa di Hemingway? Di sicuro il paragone fra (per citare il pi eclatante) Il
vecchio e il mare e The Turin Horse pu sembrare assurdo, almeno perch nel primo caso
abbiamo a che fare con qualcosa che scorre e rapidamente irradia senso dalla sua forma
compiuta. Mentre questo davanti al quale ci troviamo un fiume che porta allestremo i
dettami del linguaggio convenzionalmente conosciuto, del Cinema. Ma una metafora
ininterrotta e perfettamente mimetizzata, proprio come gli scritti di Hemingway, che svela i
suoi molteplici significati nel suo lento, cadenzato, progressivo comporsi.
Io ho sempre amato citare lepisodio biografico di Friedrich Nietzsche che viene attribuito
allorigine della sua pazzia, perch in quel momento che il filosofo si rende conto di aver
sbagliato tutto, dellincompatibilit del mondo con il vero se stesso, un mondo storto,
sbagliato, crudele, senza speranze, che andr avanti cos fino alla notte dei tempi, nonostante
qualcuno si ostini a riaccendere il fuoco, il lumicino dellandare avanti nonostante tutto.
Nietzsche abbraccia il cavallo frustato dal cocchiere, piange, strepita, infine tace. Non prima di
aver detto a sua madre: Mutter, Ich bin dumm (Mamma, sono uno stolto). Poi loblio.
Georg Simmel volle dare una lettura spirituale-esistenzialista del gesto, intendendolo come
estrema auto-espulsione dalla nuova modernit dilagante delle metropoli. Milan Kundera
invece ne Linsostenibile leggerezza dellessere vide nello struggersi delirante di Nietzsche
una doverosa richiesta di perdono per la disumanit dellumanit, la stessa che il pensiero
filosofico a lui precedente aveva in qualche modo resa legittima.Nessuno si era mai
domandato che fine avesse fatto il cavallo. Se l chiesto lungherese Bla Tarr e, nel
chiederselo, ce lha mostrato senza complimenti, in 145 minuti magistralmente girati fra
linterno spoglio di una capanna e lesterno di un desolato paesaggio rurale, sferzato dal
vento.Sei giorni di vita e di lavoro di due contadini, padre e figlia, racchiusi fra quattro mura,
in due ore e mezza parche di parole e di stacchi di montaggio. Tutto nei piani-sequenza,
eccezionali, potenti, in grado di restituire la forza atavica del cinema. Quella sospesa tra
fotografia in movimento e racconto per immagini. Una graduale apocalisse quotidiana che si
fa integrazione perfetta di forma e contenuto, unesperienza sofferta tramite di sofferenza che
solca la memoria. La corruzione non lascia tregua, come il vento incessante che batte sulle
pareti del rifugio fino a prosciugare i bisogni delluomo. La vita umana ipostatizzata
nellabitudine, nei gesti dettati dalla necessit, negli ossessivi schemi del tempo. Ma un
equilibrio destinato a rompersi per natura: lacqua finisce, il cibo marcisce, il cavallo non si
muove pi, il fuoco fatica a restare acceso. Tarr riproduce lesistenza in tutta la sua
inevitabile pesantezza. E a chi gli domanda cosa centrano Nietzsche e il cavallo con la sua
creazione, lui risponde: Centrano, perch fanno parte del film come il cavallo del carro e
tutto il resto. Cos quando lo sguardo della mdp, che segue e ha inseguito la prolissa routine
degli sventurati, indugia sullamara scoperta del pozzo vuoto, nulla ci vieta di pensare che a
guardare davvero sia il filosofo tedesco. Conservando per un momento le distanze,
immobilizzandosi sulla soglia, perch c ancora qualcosa che va osservato da lontano. Per
provare a salvarsi.