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NON LASCIARMI (Never let me go)

Mark Romanek, GB-USA 2010


Interpreti: Carey Mulligan (Kathy), Keira Knightley (Ruth), andrei Garfield (Tommy)
Musiche di Rachel Portman
Durata: 1h e 40 min.
Un altro film tratto da un romanzo. Lo scrittore del quale Kazuo Ishiguro.
Un giapponese di Nagasaki, che per vive in Inghilterra. E che scrive in inglese. Un altro scrittore,
Alex Garland, legge il libro, se ne innamora e chiede a Ishiguro, suo vicino di casa, se gli andrebbe
di farne un film. Ottenuto lassenso, ne scrive egli stesso la sceneggiatura, trova il produttore
interessato e la regia affidata a Mark Romanek, autore di altri due film (Static e One hour
photo) ma famoso soprattutto per i suoi video di Michael Jackson, Madonna, Nine Inch Nails, Red
Hot Chili Peppers e Lenny Kravitz.
Il set del film prevalentemente centrato su due location: il college della prima parte in cui i
protagonisti sono bambini; l Inghilterra defilata, silenziosa e bucolica della seconda parte.
Entrambi i contesti rimandano o al presente o addirittura ad un passato recente: cosa insolita e
strana per un film che tratta di un tema fantascientifico, anzi distopico, cio imperniato su una
utopia negativa e tremenda.
Il principale tema un mondo in cui la manipolazione genetica praticata e messa al servizio della
societ e una rete di istituzioni, da quelle scientifiche e biomediche a quelle educative si occupa di
creare cloni, e di farli crescere in strutture apposite per poi essere pronti a donare organi del
proprio corpo allo scopo di prolungare la vita delle persone normali, la cui salute e sopravvivenza
dipendono appunto solo da un trapianto di organi.
La manipolazione di embrioni o di cellule da essi derivate allo scopo di produrre, in modo del tutto
svincolato dal corpo femminile, nuovi corpi o organi, una delle frontiere della genetica ma anche
uno dei peggiori incubi della nostra contemporaneit.
Un tema quello bioetico delle potenzialit e dei limiti della ricerca e della pratica scientifica che
meriterebbe maggior profondit e trasparenza nellambito della comunicazione pubblica, ma che
spesso viene ridotto a confusa suggestione e groviglio di angosce senza nome.
E ovvio che c una enorme differenza fra lobiettivo di intervenire, con queste tecniche
manipolative, sul DNA, allo scopo di guarire da patologie invalidanti come l Alzheimer, e quello di
duplicare corpi allo scopo di usarne gli organi o per fini ancora pi spudoratamente eugenetici.
Ma un fatto che oggi, limmaginario collettivo, forse anche attraverso il cinema, sta focalizzando
le sue paure su questo orizzonte del postumano, cio la fantasia del gemello clonato, vale a dire
del doppio.
Detto questo e ricondotto questo incubo distopico alla sua matrice antica, il doppio appunto, il
doppio mostruoso, come archetipo dellinconscio collettivo, occorre capire quali corde emozionali e
quale sensibilit vengano scosse da un racconto come quello di Non mi lasciare.
La scelta di connotare tutta la vicenda di umori e colori di un tempo appena trascorso (gli anni
settanta? Nel corso del film viene detto che la clonazione umana iniziata negli anni 50) invece
che in un futuro pi o meno lontano, tende a far virare le tematiche del film verso langoscia
esistenziale: la mancanza di tempo, limpossibilit di mettere a valore se stessi e la propria
personale storia umana a fronte del destino oggettivo cui la societ e la scienza ci hanno indirizzato,
limpossibilit di riuscire a trattare se stessi e gli altri sempre come fini e mai come mezzi (Kant),
dunque limpotenza a realizzare il proprio fondamentale imperativo morale.
In altri famosissimi film come Blade Runner (Ridley Scott) e Gattaca (Andrew Niccol), due opere
simili per sensibilit e orizzonte tematico, si respirano le stesse angosce e gli stessi temi, quelli del
replicante o androide, controfigura triste e maledetta dell umano, e quello della gerarchizzazione
degli esseri umani in funzione della qualit eugenetica della loro nascita.
Ma entrambi raccontano di storie collocate in un futuro pi o meno remoto.

Qui si tratta invece non di uno scenario futuro ma di un mondo parallelo; un mondo distopico e
ucronico (l ucronia la visione, coerente e plausibile, di un mondo, di un periodo, o di eventi
storici, basata su dati fittizi) che non mai esistito, forse, ma che possibile.
I tre attori, quelli che interpretano il ruolo da adulti di Kathy (io narrante), Ruth e Tommy, tre
giovani stelle emergenti del cinema inglese, si calano con molta empatia nel ruolo, dando volto e
interpretazione, con toni delicati ma intensi, al dramma orribile di scoprire e poi vivere la realt di
una esistenza personale molto simile ai vuoti a perdere della societ dell usa e getta.
Non urlano, non fuggono, non si disperano (a parte lurlo apocalittico di Tommy, unico gesto di
ribellione titanica allinsensatezza della vita e del destino, un urlo che il Tommy adulto replica
raddoppiando lurlo di Tommy da piccolo, a Heilsham); cercano con sussurri, pi che con grida, di
dare senso e soprattutto pi tempo alla loro propria, povera vita.
Anche qui come sempre lamore nasce e prende corpo dentro una condivisione, una sofferenza
comune: ed lamore, insieme allarte, lapparente via duscita da un percorso, gi segnato, di
morte.
Il cerchio chiuso dei sentimenti (laffetto e lamicizia, linvidia, la gelosia, la compassione
reciproca), non smuove pi di tanto per un mondo circostante fatto di cinismo e di larvata
compassione oppure di tacita obbedienza agli standard e alle regole della politica e della scienza.
Quella atmosfera di infanzia, di tempo perduto, tipica di tanti altri film in cui si mostra let
giovane, le fantasie e i turbamenti, quel mondo del college protagonista della prima parte del film,
qui lentamente mostra la sua faccia aberrante di gelido laboratorio dei corpi e delle vite.
La routine, lo studio, i giochi e le ritualit di quel luogo si rivelano solo ingannevoli ombre atte a
rendere ancora pi spaesante, per i protagonisti e per noi spettatori, la scoperta della verit.
Il doppio, qui, non semplicemente il clone; il doppio in questione il mondo raddoppiato dagli
adulti, il mondo vero che sempre si sovrappone alla favola (quella dei sogni che popolano i mondi
del Piccolo Principe o di Peter Pan), il mondo delle merci e della razionalit strumentale che si
impone sui sentimenti e su quello spreco gratuito e ingiustificato ma prezioso che ogni gioco e
ogni creazione spontanea rappresentano.
Come i disegni di Tommy, quelle forme immaginifiche e irreali che attraverso il tempo hanno
congiunto la fantasia stravagante del bambino alladulto drop out che costretto a diventare.
Anche su questo aspetto il regista ha lavorato in profondit cercando nel panorama degli artisti
britannici, un disegnatore il cui lavoro sottolineasse il legame viscerale e psicologico fra le fantasie
dellinfanzia, di Tommy, e le sue speranze di adulto, la cui vita in scadenza.
Lartista Charlie Cobb i cui disegni rendono il film, rispetto al romanzo, pi ricco toccante.
Un film troppo poetico per rappresentare un atto preciso daccusa ad una frontiera pericolosa della
scienza, o ai criteri dominanti, in generale, della scienza stessa.
Forse, pi verosimilmente una riflessione dolente sullimpossibilit di prolungare il tempo, di
rallentarne gli effetti, di fermare lattimo, al di l di quei ricordi sfocati ma pungenti, di un passato,
linfanzia, in cui era possibile pensarsi immortali, eterni ed era impossibile non immaginarsi
normali.
O semplicemente una meditazione triste sulloscenit di una vita programmata.
Nessuno di voi andr mai in America, o diventer una stella del cinema. E nessuno di voi lavorer
mai in un supermercato. Le vostre vite sono state programmate. Diventerete adulti, poi, prima di
invecchiare, ancor prima di diventare persone di mezza et, comincerete a donare i vostri organi
vitali. Ecco per cosa siete stati creati, ciascuno di voi. (Miss Lucy)
Passo il tempo non guardando avanti ma indietro, ai tempi di The Cottages e di Heilsham e a
quello che ci accaduto l. (Kathy)

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