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uando l inverno fu arrivato davvero, sul fiume si formava il ghiaccio e venne il m

omento di tagliarlo. Pap doveva sempre penare per distribuire il lavoro ai montac
arichi per il ghiaccio, il lavoro alle centinaia di carichi di ghiaccio che i co
ntadini trasportavano coi carri, perch ogni carico era ben pagato. Pap doveva fare
la voce grossa, perch a lavorare col ghiaccio non ci voleva andare nessuno, solo
Pepin era contento e non vedeva l ora che venisse il tempo del taglio del ghiacci
o, per gli altri operai era come andare ai lavori forzati e cercavano tutti di s
ottrarsi, minacciavano addirittura pap che sarebbe venuto il giorno in cui sarebb
e stato l opposto e gli operai sarebbero stati in ufficio e i padroni a tagliare i
l ghiaccio, tutti, anche il signor Dimcek, il nuovo presidente della fabbrica di
birra. Pap a queste osservazioni taceva, forse se lo augurava anche lui che quel
giorno arrivasse e nel mondo le cose si capovolgessero, neanche pap amava i padro
ni, specialmente il nuovo presidente, che allevava maiali e aveva tre verri di r
azza, era cos preso dall allevamento dei maiali, ci metteva l anima, al punto che ass
omigliava a una testa di maiale, a un verro, aveva pure il labbro inferiore casc
ante e gli sporgevano i denti dalle gengive, e in ufficio aveva introdotto un si
stema per cui gli impiegati stavano seduti con le penne sempre pronte, in modo c
he quando il signor presidente entrava tutti stessero scrivendo e facendo conti.
E se qualcuno non scriveva o non faceva conti, subito il signor presidente impa
llidiva e rimproverava a pap, in quanto amministratore e capo contabile, che in u
fficio non si lavorava e che c era una forza superflua. E mentre il signor dottore
Gruntord, che era stato presidente prima, andava il calesse, questo presidente c
ompariva, all improvviso girava la maniglia ed entrava negli uffici e nelle cantin
e di fermentazione e nella malteria e nei laboratori e nelle falegnamerie, facev
a finta di non vedere niente, ma vedeva tutto, e cos non solo gli operai soffriva
no a causa sua, ma anche pap, ogni sera la mamma doveva abbracciarlo sotto i pend
aglietti della lampada e pap, dopo essersi confidato con lei, tutt a un tratto face
va una faccia terribile e, indicando se stesso, si prendeva per i mento, ma quel
lo non era il suo mento, era la barba de nuovo presidente, la strappava con uno
strattone e la lanciava con ribrezzo lontano da s, e strappare la barba del signo
r presidente gli faceva bene, perch solo cos si calmava. Cos pap divise gli operai p
er il taglio del ghiaccio e di tutti gli addetti prese nota il vice del mastro b
irraio quello che alla fabbrica di birra era stato anche operaio ed era riuscito
a diventare caposquadra di tutti gli operai, segnava i turni sul taccuino e nel
le sue annotazioni teneva conto dell orario di arrivo al lavoro e del comportament
o sul lavoro di ogni operaio, il caposquadra era cos contento di s che non poteva
credere alla fortuna che gli era toccata, di avere potere sugli operai, certo la
mattina non vedeva l ora di guardarsi allo specchio e di vestirsi e di prendere l
a giacca con le quattro tasche coi bottoni e di infilarci il taccuino con i nomi
e i dati di tutti gli operai della fabbrica di birra, ed era cos con tento di s c
he mezz ora prima della sirena era gi davanti all ufficio e, in piedi a gambe larghe,
con gli stivali e i pantaloni alla cavallerizza, con sguardo pungente osservava
gli operai che arrivavano al lavoro, notando non solo se arrivavano in orario,
ma con che voglia e se sbadigliavano ancora, e cos via. Lo zio Pepin non piaceva
al signor caposquadra, siccome lo zio sul lavoro gridava tanto lo mandava sempre
nella caldaia quando bisognava scrostarla, togliere il salnitro, anche quel lav
oro non lo voleva fare nessuno, perch nella caldaia c era polvere e le lampadine ac
cese e due operai con i martelli battevano come picchi centimetro quadrato per c
entimetro quadrato, un pezzetto dopo l altro, e il salnitro si polverizzava e gli
operai dovevano tenere sciarpe e fazzoletti avvolti intorno alla bocca. Ma lo zi
o Pepin lavorando cantava e strepitava, perch l operaio che lavorava con lui altrim
enti si sarebbe disperato, l unica difesa contro la polvere e l aria soffocante dell
a caldaia era per tutti divertirsi a spese dello zio che sbraitava, ogni momento
qualcuno entrava nella sala macchine e urlava nella polvere rosa della caldaia:
Il vecchio Repa ha detto che lei al fronte pascolava le capre. E lo zio con marte
llate possenti scrostava la caldaia e tenendo il ritmo urlava: Ma le pare, imbeci
lle, che al fronte ci sono le capre? La capra delicatina, come sente uno sparo q
uella se la batte. Ah! E quando c battaglia, al fronte, proprio il momento di star
e a combattere con le capre!. E i meccanici avevano aperto le bocchette di ventil
azione e la voce dello zio tuonava sulla fabbrica di birra come mandata da un me

gafono e il signor caposquadra arriv di corsa e apr il taccuino gridando nella cal
daia: Come si permette di urlare sul lavoro? Non pensi che visto che suo fratello
il signor amministratore lei pu permettersi tutto, questa cosa me la segno!. E an
not qualcosa sul taccuino e guardandosi intorno con aria vittoriosa sorrideva pie
no di boria ed esultante, perch fra tutti gli operai solo lui era riuscito a dive
ntare caposquadra, che sugli operai ha molto potere. E quando il lavoro di pulit
ura della caldaia fu terminato, il signor caposquadra organizz lo spurgo dei cana
li, anche in questo caso lo zio Pepin spariva, si infilava sottoterra come in un
sottomarino, e un operaio stava fuori con la carriola di latta e lo zio nelle v
iscere e negli intestini della fabbrica di birra prendeva la fanghiglia con una
piccola pala e vuotava nel secchio una palata dopo l altra e quello che lavorava c
on lui tirava su il secchio, lo svuotava nella carriola, e quando si annoiava o
quando un altro operaio passava vicino alla fogna aperta, allora si inginocchiav
a e urlava nel canale: E venuta Zaninka, diceva che si sta cucendo un pigiamino pe
r le nozze. E se ne andava e dalla fogna come un enorme geyser sgorgava e risuona
va gioioso e batteva sulle pareti e si sollevava in alto verso il cielo l urlo del
lo zio: Cosa, quel vecchiaccia? Cammina come se ci ha una poppa tra gambe, e io d
ovrei sposarmi con quel coso? Io, quello che miete successi con le primarie bell
ezze?. E la voce dello zio era cos penetrante che attraversava il frutteto della f
abbrica di birra e volava fino a noi, arrivava fin a pap entrando dalla finestra
aperta dell ufficio, e il signor caposquadra correva, ancora in corsa apriva il ta
ccuino e poi si inginocchiava sulla puzza della fogna gridava verso il basso: Sig
nor Jozef, non pensi che su fratello abbia alcun potere Sugli operai qui decido i
o! Si dedichi immediatamente al lavoro e non perda tempo in chiacchiere!. Fu quan
do arriv il tempo del taglio del ghiaccio che il signor caposquadra mise lo zio P
epin al lavoro pi duro. Era ancora buio quando gli operai addetti cominciavano a
tagliare dalla superficie del fiume i lastroni di ghiaccio, delle lunghe strisce
di ghiaccio che poi presso la riva un operaio divideva in lastre e in ogni last
ra ritagliava un occhiello e all occhiello si agganciavano gli operai sulla riva,
e poi in due coi ganci tiravano a riva le lastre di ghiaccio, e poi, sempre in d
ue, coi guanti viola gli operai prendevano le lastre e le lanciavano sui carri e
, dato che il ghiaccio si pesava, ogni contadino voleva avere un carico pesante,
cos con altre lastre di ghiaccio rialzavano le sponde e le fiancate dei carri, e
i carichi di ghiaccio lucente splendevano iridati nel rosso sole gelato del mat
tino e i cavalli cominciavano a tirare, la pelle sulle cosce posteriori gli si r
aggrinziva, ogni volta era come se le gambe gli si spezzassero, come se cadesser
o in ginocchio, i loro ferri taglienti si conficcavano nella riva ghiacciata, so
tto gli zoccoli il ghiaccio si frantumava e le sale di ferro si incollavano e og
ni carico cigolava e gemeva, ogni ruota era come una pompa male oliata, e cos uno
dopo l altro, come le sfere sul quadrante, i carri si muovevano verso la pesa del
la fabbrica di birra e poi ancora avanti, a volte c erano tre, quattro carichi fer
mi davanti alle macine del ghiaccio, ai frantumatori del ghiaccio, che le tazze
dell elevatore, passando per il vano di corsa del montacarichi, sollevavano fin so
tto il tetto della ghiacciaia alta sei piani, l vuotavano il contenuto della loro
tasca e tornavano indietro sul nastro trasportatore. Nel pomeriggio dal fiume s
i levava il suono del grammofono, su un tavolo bolliva il punch e bambini e stud
enti pattinavano e io soltanto avevo paura, io soltanto vedevo il lavoro sul fiu
me ghiacciato, io soltanto vedevo i cavalli stanchi con la criniera e le code fi
orite e intrecciate di brina, io soltanto vedevo e vivevo la gravezza del ghiacc
io che veniva sollevato, vedevo caricare sui carri l intera superficie del fiume,
una catena di lavoro spaventoso, durante il quale non c era dove scaldarsi o, se p
ure, solo nella capanna attaccata alla parete della ghiacciaia, dove sopra la st
ufa infuocata erano sempre protese alcune paia mani intirizzite E dal frantumator
e si levavano sonori il canto e le urla dello zio, le sue grida allegre, irose,
solo le bizze dello zio Pepin riuscivano a scaldare gli operai e, soprattutto, r
iuscivano a fargli venire voglia lavorare Lo zio stava in piedi vicino al frantum
atore con un gancio, e quando arriv un carico, si mise a gridare: Un soldato austr
iaco sempre vincitore, vince sempre e dovunque!. E prese il piccone e con due col
pi sganci il fermo della fiancata, che si apr, e il ghiaccio si vers nella macina e
la macina golosa con gran gusto frantumava quel ghiaccio trasparente e lattigin

oso, e lo zio Pepin prese il gancio e si pieg e, come Don Chisciotte che ingaggia
battaglia contro i mulini a vento, conquist la posizione alla baionetta e cacci u
no strillo e l operaio dall altra parte assunse pure lui una posizione ridicola e lo
zio comand: Einfacher Stoss! Vorwrts! . E attacc le lastre incastrate, e gridava str
ava e distribuiva colpi, e il ghiaccio si versava nella macina, varie volte dove
ttero tenere lo zio abbracciandolo con tutte e due le braccia, perch non sgobbass
e tanto, perch non si ammazzasse di fatica, a bracciavano lo zio amorevolmente, d
ei giganti a cui arrivava a mala pena alla spalla ma lo zio Pepin non si arrendev
a, gridava: Un soldato austriaco deve solo e soltanto vincere!. E si mise a lottar
e con il cocchiere, un gigante, anche gli altri cocchieri accorsero e risero fin
o alle lacrime, perch lo zio Pepin aveva steso il cocchiere che rideva, lo aveva
schienato e gridava agli altri: Cos Fristensky batt il negro e io cos stendo chiunque
!. E minacciava agitando il pugno viola sopra il naso rosso di quell orso, ma il ru
more della macina vuota richiam lo zio e gli operai, bisognava tirare gi gli ultim
i resti del carico, e quando l elevatore a tazze ebbe portato su gli ultimi resti
di ghiaccio e li ebbe versati nella ghiacciaia, in un certo senso respir anche lu
i, allegramente a vuoto, con battiti regolari si rilass, si ripos anche lui A volte
il ghiaccio era tanto duro che la macina non riusciva ad attaccarlo, gli operai
dovevano spezzarlo con le mazze, con i ganci e con i pali, bisognava per fare at
tenzione che la macchina non prendesse anche gli attrezzi, che poi frantumava e
non solo, spezzava anche i manici e li scagliava verso l alto, mandandoli a confic
carsi nel soffitto del sottotetto. E lo zio non aveva paura, lottava per qualsia
si manico di qualche cosa, mentre gli altri cadevano a terra e si allontanavano
di corsa per ripararsi dietro le travi, lo zio rideva e gridava e urlava di gioi
a: Un soldato austriaco vince su tutti i fronti anche in tempo di pace!. E l aiutant
e url: Se solo Zaninka potesse vedere!. E lo zio urlava: Cosa potesse vedere, che co
sa blatera, imbecille! Quella vecchiaccia non sa neanche ballare il tango. E in d
isparte se ne stava inosservato il signor caposquadra, si avvicin e sorrise e dis
se: Zaninka guarda caso il tango lo sa ballare eccome, sapete?. Cos disse, e si vol
t verso i tagliatori e gli operai, poi verso lo zio, ma lo zietto Pepin divenne s
ilenzioso e disse piano: Che cosa te ne frega, e cominci a fare pulizia intorno al
frantumatore, si era inginocchiato e prendeva il ghiaccio frantumato coi guanti
viola, e gli operai, come se avessero capito dopo un momento, si inginocchiarono
accanto allo zio e si misero a gettare i pezzettini di ghiaccio nel montacarich
i e i cocchieri si allontanarono verso i loro carri e il signor caposquadra rima
se l da solo, il sorriso gli si gel in faccia e prefer far finta di non capire quel
lo che era appena successo, tir fuori il taccuino, ci scrisse qualcosa, e gli ope
rai erano pi silenziosi, come con lo sguardo fisso sul fuoco guardavano il frantu
matore che girava, finch il signor caposquadra cap e se ne and, infil il cancello de
lla fabbrica di birra, perch da tempo ormai gli operai non lo consideravano pi uno
di loro. Ah, com erano diverse le arrabbiature che sapeva prendersi il nonno! All
ora, durante le vacanze ero seduto col nonno in giardino e il nonno voleva accen
dersi il sigaro e, dato che c era vento, il nonno cominci ad arrabbiarsi e a imprec
are contro il vento, che gli spegneva i fiammiferi uno dopo l altro, finch gli spen
se anche l ultimo. E il nonnino chiamava: Nanynka, portatemi fiammiferi, capito?. Ma
nessuno portava i fiammiferi e il nonno url: Nana, i fiammiferi!. E rimase in asco
lto, ma i fiammiferi non li portava nessuno e allora il nonno grid: Nanka, per la
miseria, che fate con questi fiammiferi?. E si teneva alla poltrona di vimini lan
ciava occhiate alle finestre aperte dietro di lui, da cui uscivano le tende gonf
iandosi. E io dissi: Nonnino, vado io a prenderli!. E il nonno urlava: Per lamiseri
aporcomondoeporcaputtana, ragazze, possibile che non mi portate i fiammiferi?. Al
lora corsi in casa e la nonna e la serva stavano correndo da una finestra all altr
a e non riuscivano a srotolarsi dalle tende e attraverso la finestra aperta arri
vavano le urla del nonno: Puttane, dove sono i fiammiferi?. E io presi i fiammifer
i alla nonna e feci finta di mettermi a correre, ma mi fermai nel corridoio ad a
scoltare il nonno che sbraitava e sbatteva non solo la poltrona, ma anche il tav
olino e urlava Puttane, io vi ammazzo tutte quante, dove sono sti fiammiferi?. E la
nonna e la serva Anicka stavano gi tirando fuori dalla legnaia un vecchio armadi
o e diedero l accetta al nonno e il nonno in due minuti spacc tutto l armadio e poi s
i accasci nella poltrona e io gli diedi i fiammiferi, ma il nonno non li voleva p

i, rimase per un po a riposarsi, come se fosse stato reduce da una terribile lotta
, come nel film, quando il marito viene a sapere che la moglie lo tradisce, e in
tanto la nonna e la serva mettevano nel cesto per la stipa le schegge dell armadio
e portavano nella legnaia i pezzi pi grossi, il nonno guardava fisso davanti a s
con espressione terribile e roteava gli occhi, ma un quarto d ora dopo ritorn in s,
rise, si scosse ed era di nuovo allegro e giocherellone. La mamma mi raccontava
che a suo padre piaceva arrabbiarsi come a questo mio nonno, e io pensavo che fo
sse una cosa usuale in passato, ma lui si arrabbiava volentieri anche adesso che
era gi in pensione. Prima che andassi via, alla fine delle vacanze, mi port alla
giostra, mi compr tutto quello che volevo, tanto che mi sentii male, ma mentre to
rnavamo, il fatto che la nonna aveva messo le tende ad asciugare in giardino su
dei lunghi pali, le quattro stagioni dell anno e i dodici mesi erano ricamati su q
uelle grandi tende, che la nonna aveva fatto lei stessa all uncinetto, e quando mi
svegliavo guardavo la finestra e leggevo quelle tende come un libro illustrato
a fisarmonica o un libro con le figure, insomma il nonno mentre passavamo si imp
igli i pantaloni a un chiodo dei pali su cui le tende erano stese al sole e se li
strapp un pochino e subito il sorriso sul volto gli si rovesci, come nella pagina
per i pi piccini del Piccolo lettore, se girate verso l alto la faccia che ride la st
essa testa diventa una faccia che piange, e cos, come se il nonno si fosse strapp
ato non i pantaloni, ma l anima, la risata in cui eravamo stati tutto il pomeriggi
o lo abbandon e il nonno tir col dito nel buchino e lo allarg, forse perch cos poteva
gridare e arrabbiarsi: Chi ce li ha ficcati apposta qui sti chiodi? Chi? urlava ri
volto alle finestre aperte della casa. Dov Anka? Nanynka, dove siete? urlava, ma le
tende sventolavano e la casa era silenziosa. Dunque cos che fate, chi quella putta
na che ce l ha messi? Confessate, o non confessate?. Nonnino faccio io, vado a vedere
dov la nonna . Ed entrai nella casa e da dietro le tende mi misi a guardare il giardi
no, e nonno stava l in piedi e guardava le finestre, le fissava pieno di rabbia,
come se fossero state occhi, e urlava e pestava i piedi: Quindi voi fate cos? Non
vi fate vive Puttane, questi sono pantaloni nuovi! Venite a cucirmeli, di corsa!.
Ma in casa nessuno si mosse, c era silenzio, le tende sventolavano e il nonnino s
plendeva nei fiori vicino al prato verde su cui si asciugavano le tende splenden
ti, erano stese ad asciugare imbevute di amido con le quattro stagioni dell anno e
i dodici mesi, tutte le figurine erano figure di angioletti, anche in inverno g
li angeli avevano le alucce, come li aveva ricamati la nonna per il corredo quan
do era giovane. Allora voi fate cos grid il nonno, e salt sopra le tende pestandole e
le tende si strapparono dalla cornice e dai chiodi e il nonno si avvolgeva gli
angioletti sulle scarpe e ci si rigirava dentro e, siccome avevano almeno mezzo
secolo, le tende si strapparono, sentii lo strappo e il rumore, e anche questo f
u poco per il nonno, quando si strapp via dalle tende, per l ultima volta chiam e gr
id ancora: Anka, prendete il filo, Nanyna, puttane, portate il filo, riparatemi qu
esti pantaloni!. Ma la casa era silenziosa e il nonno infil il dito e poi tutta la
mano nella fessura e si strapp i pantaloni fino a sotto e si chin e prese la gamb
a sana e mentre la strappava cadde, tanto la stoffa era forte, ma per terra si s
pogli rimanendo in mutande e poi strapp i pantaloni ormai senza ostacoli e poi si
mise a saltarci sopra e a pestarli, ma anche questo era poco per lui, li port di
corsa nella lavanderia, li ficc sotto la caldaia, ma anche questo per lui era poc
o, prese i fiammiferi dalla caldaia e accese e diede fuoco ai pantaloni e in quel
momento arrivarono la serva e la nonna e si disperarono e posarono il cesto con
i panni stirati e per prima cosa tirarono fuori un armadio e il nonnino lo butt
per terra con le mani e sfasci quel vecchio armadio con le mani e col peso del co
rpo e poi con l accetta spacc le ante e la nonna tir fuori da sotto la caldaia i pan
taloni che bruciavano e corse fuori e tolse dalle tasche i documenti e la borsa
con i soldi, perch il nonno quando aveva un dispiacere era terribilmente sensibil
e, ma quando ritornava in s era di nuovo il pi caro nonnino del mondo e scaricava
tutta la colpa sulla razza, diceva: Gli slavi sono spaventosamente sensibili. E co
s stavo l con i pattini a tracolla, le lampadine erano gi accese, si sentivano i tr
eni in lontananza e gli operai addetti al taglio del ghiaccio dicevano che entro
due giorni sarebbe arrivato il disgelo, e io guardavo arrivare dal buio i caric
hi di ghiaccio, sembravano i Tatra quegli iceberg caricati di traverso sui carri
, i cocchieri e gli operai erano avvolti nelle coperte e ai piedi avevano dei sa

cchi zuppi legati con delle corde, alcuni agitavano le braccia e i guanti viola
erano come pesanti ali di uccelli che non potranno mai alzarsi in volo, dunque a
gitavano almeno le braccia per riscaldarsi e lo zio Pepin gridava e cantava In ri
va al lago gorgheggia un usignolo , e attaccava col gancio i lastroni che dalle fi
ancate dei carri opponevano resistenza, come San Giorgio con la lancia lottava c
ontro il drago di ghiaccio, dal fiume arrivava la musica del grammofono e nella
luce delle lampadine colorate coppie di studenti e studentesse ballavano e si po
teva vedere il vapore uscire dalla pentola sotto la luce della lampadina, dalla
pentola da cui venivano tolti mestoli d acqua bollente e si faceva il punch caldo
e io guardavo lo zio, che da noi non veniva pi perch aveva fatto di nuovo la sua r
ivolta, e io ero infelice, gli portavo il pane imburrato con la scusa che lo imb
urravo per me, non sopportavo pi di vedere che lo zio Pepin, dopo aver speso in d
ue giorni tutta la paga con le signorine, gi il mercoled prendeva il pane vecchio
alle galline e mangiava con loro le patate. Quando mi ricordai che dovevo andare
a casa non ebbi voglia, preferivo starmene l, in un angolino in penombra, nel li
bro di lettura avevamo la figure dell Orfanello, me ne stavo l cos e non avevo vogli
a di andare a casa, anche se a casa avevo tutto e il caldo e grammofono, di cert
o l c era di nuovo la compagnia di bella gente, la gente della citt, che la sera si
scambia visite e conversa di teatro e di cultura e beve birra, era gi successo tr
e volte che la mamma il giorno successivo, dopo che i nostri ospiti avevano bevu
to tre casse d birra, lei la mattina dopo aveva bestemmiato perch qualcuno degli
ospiti aveva confuso il gabinetto con la dispensa e invece che nella tazza del w
ater aveva pisciato nel secchio dello strutto E la mamma la mattina aveva fatto s
colare il liquido, e la sera, quando arriv la compagnia, vidi che aveva portato i
l secchio e offriva agli ospiti il coltello e il pane fresco e li pregava di spa
lmarsi il pane con lo strutto, quanto ne volevano e gli ospiti si spalmavano il p
ane e lo assaggiavano e dicevano: Altroch, questo s che strutto, si riconosce il ma
ngime della fabbrica di birra . E io li guardavo come la mamma e la mamma gli aveva
solamente restituito quello che loro le avevano fatto, ma io glielo auguravo, a
i nostri ospiti, perch mi erano tutti antipatici, erano troppo perfetti, tanto ch
e mi facevano venire i complessi e non sapevo cosa gli dovevo dire, e diventavo
rosso e tacevo e nessuno riusciva a tirarmi fuori una parola. Mi facevano ridere
, i nostri ospiti, adesso che guardavo camminare intorno a me una dozzina e pi di
pesanti scarpe bagnate, avvolte nei sacchi e legate con le corde, e vedevo tutt
i i nostri ospiti l da noi dall altra parte del frutteto, vicinissimi, che in quell
o stesso istante avevano scarpette su misura, adesso per gli uomini era addiritt
ura di moda avere il piede piccolo, spesso vedevo i nostri ospiti che, dopo aver
camminato lungo il fiume attraverso i campi per il tratto che ci separa dalla c
itt, si appoggiavano al muro della fabbrica di birra, alzavano la gamba e si chin
avano e cercavano di riattivare la circolazione e si massaggiavano le scarpine e
le dita, che gli facevano male solo perch avevano le scarpe di un numero pi picco
le, ma erano eleganti E dissi allo zietto: Zio, tornate da noi . Ma lo zio fece un ge
sto con la mano: Il lavoro viene prima di tutto, ma poi cosa te ne frega!. E mostr
ava come si agganciano i fermi in modo impeccabile, e come il suo braccio con en
ergia incrollabile, quasi fosse stato ubriaco, lavorava col gancio e faceva scen
dere le lastre di ghiaccio nella macina. E attraversai il cancello aperto, le la
mpade agli angoli erano accese, dal fiume tirava il vento profumato che portava
il disgelo, i treni in lontananza sferragliavano era come se passassero proprio
accanto al muro della fabbrica di birra E vicino alla malteria il vento si alz com
e sempre, mi soffiava forte nella schiena, dovetti sdraiarmici sopra, se mi foss
i piegato in avanti solo un po di pi avrei volato e incespicato, sarei caduto, tan
to era forte il vento in quel punto, adesso mi soffiava vicino alle orecchie e m
i prendeva i pattini che avevo a tracolla, me li scostava di dosso ma dopo alcuni
metri il vento cess di colpo e i pattini si scontrarono rumorosamente e io vidi
le finestre illuminate delle case assegnate ai dipendenti, gettai un occhiata in c
ucina, ma vicino alla stufa della cucina c era pap, assorto, beveva il caff lentamen
te e con espressione assente, vidi che i fornelli erano pieni di tegamini e pent
olini, poi arriv il signor direttore della scuola e rideva e la mamma era in pied
i sulla porta che conduceva nelle stanze e rideva anche lei, e poi vidi che sul
tavolo c erano degli straccetti tagliati a forma di quadrati, la mamma e il signor

direttore della scuola li prendevano al centro e li scuotevano e poi li legavan


o con dei fili e li immergevano nei pentolini sulla cucina, poi dall altra stanza
vennero anche il signor consigliere del tribunale e il signor farmacista ed eran
o tutti di buon umore, anche pap sorrideva, e poi gli diedero gli straccetti e pa
p li stringeva, si divertivano tutti enormemente in quel lavorio, e io non riusci
vo a spiegarmi che scopo avesse tutto ci. Cosa ne faranno? E poi lo vidi. la mamm
a scioglieva le cordicelle e i fili e quando li spiegava gli straccetti erano be
lli come l ala di una farfalla, come un occhio di pavone, su ogni straccetto giocava
no colori metallici, blu e verdi e neri e i nostri ospiti portavano i fazzoletti
di batista nell altra stanza dove non arrivavo a vedere e allora feci il giro delle
case dei dipendenti passando silenziosamente per il giardino, sentivo che i mon
tacarichi della ghiacciaia stavano frantumando un altro carico di ghiaccio, le l
uci delle lampadine sistemate lungo la ghiacciaia verso l alto tagliavano violente
mente gli spigoli delle travature di quell edificio, era come se l dietro, dietro l
a fabbrica di birra, ci fosse un incendio, era come un quadro sacro del giudizio u
niversale, le lampadine mandavano nella notte un segno di sventura che ardeva di
zolfo e di mercurio, tanto che i contorni della fabbrica di birra e le ombre mi
sembravano verdi dalla finestra invece vedevo dentro casa nostra, su lunghe cord
e erano stese ad asciugare centinaia di fazzoletti di batista, e la mamma e gli
ospiti ne portavano continuamente degli altri dalla cucina, era una cosa meravig
liosa quello che vedevo accadere in casa nostra, avevo voglia di entrare ad aiut
are, ma quando mi ricordai dello zio Pepin avvolto nelle sciarpe e con le scarpe
avvolte nei sacchi e nelle corde e degli altri operai che tagliavano il ghiacci
o, cominciai a sorridere con amarezza, era come se stessi cominciando a intuire
l esistenza di due mondi completamente differenti, ci che vedevo l e ci che vedevo qu
i, tremai per quella percezione di un mondo differente, di un mondo diviso in du
e parti come il mantello di S. Martino diviso dalla sciabola, due parti che malg
rado ci continuano a esistere l una accanto all altra, come i fazzolettini di batista
, che il signor direttore della scuola stava stirando dopo essersi messo il grem
biule della mamma, e le scarpe e i vestiti zuppi l dietro la fabbrica di birra, d
ietro la ghiacciaia, da cui il nastro a tazze continuava a portare verso l alto il
suono del ghiaccio frantumato e la luce delle lampadine appesa nel livido cielo
buio. E la mamma aveva avviato la macchina da cucire schiacciando il pedale e a
veva misurato i pantaloni a pap, mentre gli prendeva la misura al cavallo gli osp
iti strillavano eccitati e si soffocavano dal ridere, solo pap era serio e si ver
gognava e la mamma metteva i fazzoletti di batista asciutti e stirati uno accanto
all altro e la macchina da cucire cigolava e gli ospiti osservavano e chiacchiera
vano, e ridevano e bevevano birra, e la mamma dopo un po pestando sul pedale dell
a macchina da cucire cigol fuori un bel paio di pantaloni, e poi prese a pap la mi
sura dell altezza, del torace e delle braccia e continu a cucire e cucire, e il sig
nor direttore, seduto su una sedia, con ago veloce cuciva le maniche al corpo e
attaccava dei pompon al posto dei bottoni, delle specie di bacche nere, e dopo u
n ora pap and a cambiarsi e quando torn era Arlecchino, gli diedero anche un berretto
nero aderente con una lunga piuma di struzzo, la mamma gli infil le scarpe nere
nuove di vernice con lo stesso pompon invece della fibbia e ritagli anche un quad
ratino di nastro nero e lo attacc a pap sulla guancia e lo incipri di cipria bianca
fino a farlo tossire e tutti si meravigliavano, anch io ero stupito, perch pap non e
ra semplicemente bello, era il pi bello di tutti gli uomini, eppure lui continuav
a a immaginarsi brutto, una specie schiavetto dell infinito. E il direttore della
scuola e consigliere del tribunale portarono lo specchio ovale dalla camera da l
etto e quando pap si guard me ne accorsi, mi sembrava di vedere me stesso, come me
pap in se stesso non ci credeva, come pap io avevo paura di guardarmi allo specch
io, ma adesso pap doveva vedere, e infatti vedeva, si guard a lungo, poi alz un, ma
no, forse non ci credeva che era proprio lui, io facevo il tifo per lui l fuori d
alla finestra, adesso guardati per bene, pap! E guarda gli altri nostri ospiti! E
papi si mise in una posizione da vero Arlecchino e rise di una risata sana, per
la prima volta, bench fosse vestito come un buffone da circo, riconobbe se stess
o, si ritrov. E sollev la gamba con la scarpa elegante di vernice e la mise sullo
sgabello, si appoggi col gomito al ginocchio piegato, pos il viso nel palmo della
mano, faceva il personaggio malinconico di Arlecchino, I milioni di Arlecchino
E la

mamma dal corridoio port un secchio e lo mise sul tappeto sotto la bocca di pap c
ome al ballo, quando ad Arlecchino viene da vomitare si sente cos male vedevo e ca
pivo ogni cosa e vedevo la compagnia a casa nostra continuare a stirare e continu
are a cucire, e la macchina da cucire continuava a cigolare, mentre adesso dietr
o la ghiacciaia l elevatore a tazze cigolava a vuoto, ormai non veniva pi portata s
u nemmeno una scheggia di ghiaccio, adesso solo la macchina da cucire allegramen
te sbatteva le cinghie e sfregava gli ingranaggi e io mi sentii sollevato, il sen
so di oppressione spar, ero riuscito a sentirmi tanto in sintonia con la macchina
che ero stato lei per tutto il pomeriggio di oggi, ma poi le luci si spensero e
le cinghie si raffreddarono e il signor Vantko, il guardiano notturno, imbracci il
fucile messicano e tolse la sicura al revolver, erano armi che non potevano spa
rare, e con il suo cagnolino si addentr lentamente tra gli alberi, per tutta la n
otte avrebbe sorvegliato terrorizzato le cinghie vere, perch quelle costavano cin
quantamila corone e Vantko aveva sottoscritto a pap che le avrebbe dovute ripagare
. Poi all angolo della malteria comparve il berretto bianco da ufficiale di marina
dello zio, come quello che portava il vecchio Hans Albers, lo zio lo teneva con
tutte e due le mani contendendolo al vento, alla fine riusc a trasportare il suo
berretto in un punto riparato, vidi lo zio saltare il cancelletto e correre via
, per fare ancora in tempo a trovare le belle signorine di Zofn e a ballare con l
oro e a regalare loro gli ultimi due biglietti da dieci corone che sabato si era
messo nelle scarpe, perch le ragazze domenica non glieli prendessero. E poi sciv
olai in casa, aspettai un po in silenzio sulla porta e mi svestii e mi misi a let
to, nessuno mi cercava, e poi, come esaudendo un mio desiderio, le porte si apri
rono da sole e io di sotto al piumino e dal buio guardavo la fila illuminata del
le stanze e vedevo che col passare delle ore sotto le dita della mia mamma scorr
evano fuori dalla macchina per cucire altri pantaloni di batista e maniche e lun
ghe giacche, vedevo abili mani maschili attaccare infaticabili i pompon neri, e
continuamente altre casse di birra e una stanchezza incrollabile e. verso mezzano
tte vidi che l entusiasmo della compagnia non accennava a diminuire, per arrivare
al culmine E io ero vecchio, io ebbi all improvviso la sensazione di essere vecchis
simo, pi vecchio della compagnia della mia mamma, loro erano dei bambini che cuci
vano i vestitini alle bambole . ma quando la compagnia si vest con i costumi da Arl
ecchino e tutti si furono messi i berretti neri attillati e le piume e si furono
rimirati a sufficienza negli specchi e negli specchi degli occhi degli altri, e
quando ormai non trovavano pi parole per lodarsi, dicendosi l un l altro come gli st
ava bene il costume, e quei vestiti stavano davvero bene a tutti, il signor dire
ttore della scuola batt le mani e diede l ordine e la compagnia si mise le maschere
nere sul viso e, dopo che si furono incipriati, il direttore della scuola dichi
ar iniziate le prove della scena di mezzanotte degli Arlecchini per il ballo in m
aschera del Sokol.
6.
Dopo che lo zio Pepin fu dimagrito di cinque chili, dopo che lo zietto ebbe smes
so di farsi il bagno, e, semmai, una settimana si lavava una mano e la settimana
successiva un piede e la terza settimana l altra mano e la quarta il piede rimane
nte, dopo una settimana poi lavava il collo e dopo un altra ancora il torace, quan
do, dunque, cominci a essere fisicamente malridotto, sfumarono in lui la rivolta
e la rivoluzione. Ritorn da noi mortificato, in segno di umilt portava il berretto
da ufficiale di marina in un sacchetto di carta trasparente and a sedersi in cuc
ina come faceva tre mesi prima. E la mamma gli diede solo la salsa al cren con i
knedlki e lo zio la mangi avidamente e nelle pause gridava con la bocca piena: Roba
cos la mangia solo l arcivescovo!. E quando poi la mamma riscald i knedlky coi crauti
l pranzo del giorno prima, l entusiasmo e le lodi dello zio Pepin non finivano pi,
prima di passare direttamente alla pentola grid: Questo era il cibo pi caro al defu
nto imperatore Cecco Beppe!. E poi baci la mano alla mamma e le stamp sul dorso del
la manina la salsa al cren e un po di crauti e disse che la mamma funzionava prop
rio come la baronessa Schratt, l amante dell imperatore, altrimenti attrice e a quel
tempo la pi bella donna non solo di Vienna, ma di tutta l Austria, compresa la Tra
nsilvania, dove c erano le pi belle puttane di tutta la Cisleitania. E poi preg pap d
i tenergli di nuovo i conti e di dargli quello che gli serviva ogni giorno per l
e spese e per le sigarette e per il bucato e per l organizzazione. E pap, vedendo s

uo fratello cos sottomesso, pianse e disse: Sai cosa, Pepin? Ti insegner a smontare
la Skoda quattrocentotrenta!. Lo zio Pepin disse: Bisogna poi vedere se ci ho tal
ento criminale, come forzare la cassaforte con una chiave inglese. Ma pap disse ch
e con la buona volont si impara tutto, e aggiunse: E dove sta scritto che devi rim
anere per tutta la vita maltatore e operaio? Infatti puoi diventare autista, abb
iamo venduto i cavalli e ora abbiamo due camion!. E quello che aveva detto era ve
ro, anche la mamma rimase assorta, Bubik, l enorme castrato, l avevano rapato a zero
e verso sera l avevano portato al mattatoio, Bubik al mattatoio si sleg e si apr il
cancello e attravers tutta la citt, poi il ponte, conosceva a memoria le strade d
i tutto il distretto, e dopo mezzanotte nitr vicino al cancello, ma Vantko, il gua
rdiano notturno, dormiva profondamente e pap riconobbe il nitrito di Bubik e allo
ra si alz, apr il cancello e poi anche la scuderia e Bubik nitrendo and dritto al s
uo posto, la mattina nitr agli operai che era venuto da loro, dagli amici, ma il
cocchiere non c era, il cocchiere aveva tre giorni di permesso, perch quando un coc
chiere va in giro per diciotto anni con gli stessi cavalli e poi quei cavalli ve
ngono mandati al macello, pap aveva deciso che era come un lutto in famiglia e ch
e quindi gli spettavano tre giorni, perch potesse piangere tutte le sue lacrime e
bere per il dolore di aver perso il cavallo, come se gli fosse morta la mamma o
un fratello, insomma uno dei membri pi stretti della famiglia e allora riportaron
o Bubik al mattatoio, ormai camminava mogio, non nitriva pi, dal suo aspetto si c
apiva che non c era pi niente da fare, che per lui era la fine, perch a fiuto aveva
gi capito che al mattatoio ne va della vita di qualsiasi essere vivente. E allora
pap camminava insieme allo zio Pepin, pap mise persino un braccio intorno alle sp
alle del fratello, quel sabato si allontanavano cos, intimi e affettuosi, e pap co
n entusiasmo spiegava allo zio Pepin che la Orion doveva essere smontata perch av
eva un guasto tecnico, mentre la Skoda quattrocentotrenta funzionava cos bene, ch
e pap la smontava solo per capire perch quella macchina funzionava in maniera cos p
recisa, perch partiva, marciava cos perfettamente, che per quanto era perfetta pap
non ci dormiva. Uno deve capirle le cose urlava lo zio Pepin. E pap annuiva soddisf
atto: Eh s, proprio cos, io non solo le capisco, ma ho il desiderio, come un filoso
fo, di capire la causa della perfezione dell ordine, perch ricordati, Jozinek, che
il motore di una Skoda quattrocentotrenta perfetto come la natura, come l Universo.
E pap stese per terra giacche sacchi, ci mise sopra Pepin e a marcia indietro sp
ost la macchina sopra Pepin, poi ci strisci sotto pure lui, si ficc sotto il telaio
, trascinandosi dietro le chiavi per smontare. Quando si fu sdraiato accanto a P
epin, pap disse: Allora, quei fili portano ai freni e noi adesso vediamo perch ques
ti freni frenano cos bene . E pap si mise a smontare e porse una chiave allo zio preg
andolo di scrostare piano il fango secco. E Pepin gridava Uno non deve sapere tro
ppe cose, senn sono guai! In guerra un certo Jencek, un Sacher, voleva sapere che
cos un cannone, e lo domandava al maresciallo maggiore. E il maresciallo glielo sp
ieg per tutta la mattina e tutto il pomeriggio del sabato e Jencek alla fine doman
d come si fa a sbloccare il cannone. E il maresciallo lo portava come esempio a t
utti e gli insegn come si sbloccava il cannone. E domenica pomeriggio Jencek sbloc
c il cannone, che si trovava nella caserma di Jicri, il cannone sfond il catenaccio
e usc dal portone e si lanci dalla collina lungo il viale diretto verso Jicn. La g
ente riusciva a mala pena a ripararsi dietro gli alberi e il cannone fin poi con
un salto nel verziere. Il fatto che uno non deve sapere troppe cose aggiunse lo z
io e, siccome il fango non veniva via, colp tre volte con la chiave il fondo asci
utto della Skoda quattrocentotrenta e pap non se lo aspettava e il fango gli si s
parse negli occhi e pap url: Jozka, porco a pelo lungo, che cavolo fai?. E sdraiato
sulla schiena sbatteva le palpebre e si puliva le ciglia con le mani sporche, e
poi dovette girarsi sulla pancia, perch le lacrime facessero scorrere via quello
schifo. Quindi constatarono che i freni erano a posto, e pap si meravigliava di n
on trovare nulla di visibile, perch i freni della Orion smettevano di funzionare
quando bisognava usarli e quando li smontava e li rimontava, proprio cos, con la
stessa attenzione con cui aveva rimontato i freni della Skoda, smettevano di fun
zionare quando servivano proprio come prima. Non pi bello smontare che andare diet
ro alle ragazze nei locali? disse pap, e aveva gi aperto il cofano e mostrava allo
zio dove erano le candele e dov era la testata del motore e dove il filtro dell aria
, e poi smont i vari pezzi e poi la testata, e batt le mani e con passione spiegav

a e mostrava allo zio cosa sono i cilindri e cosa sono i pistoni e dove si trova
il perno con la bronzina. E lo zio annuiva e raccontava: E ci hai ragione, frate
llo, una certa Vlasta, dagli Havrda, senti questa fratello, gli uomini stavano g
iocando a carte, a Gottes , e Vlasta mi fa: Ehi, maschio, dedicati un po a me! . Ma il
vecchio Svec mi aveva dato dei mille da tenere, stavo seduto vicino a lui come u
na specie di Roscild, chi altro avrebbe ricevuto quell onoranza, eh? E Vlasta si t
oglie la camicetta e mette una mano dietro la schiena e fa: Discutiamo un po del r
inascimento europeo, mi senti? . E io tenevo quei mille e non prestavo attenzione
e all improvviso Vlasticka slacci il bottone del reggiseno e il suo seno sgorg come
due boccali da mezzo litro di birra e uno dei seni mi colp alla testa e l altro mi
stese e il vecchio Svec cadde pure lui e trascin gi il telo con le carte e tutti q
uanti i giocatori furono travolti dal seno di Vlasticka e lei stava sopra di noi
, e come il quadro sacro, Ges risorge dalla tomba , anche noi eravamo stati stesi a
terra come quei soldati . E Vlasta era in piedi e si rimetteva i seni nel reggisen
o e il vecchio Svec fa: Le caprette devono tornare all ovile , e ordin due Martell e m
i disse: Tu starai seduto vicino a me, tu s che sei un ragazzo cattolico, tu mi po
rti fortuna . E pap disse: Qui mi devi tenere il contro dado, per vi divertite, eh?.
se raggiante lo zio, davvero!. Uhm disse pap con ribrezzo, oggi per la prima volta ti
iamo fuori anche la coppa dell olio, va bene?. Ma s disse lo zio, allora lo riconosci
he un bel divertimento dagli Havrda! Se conoscessi Vlasta. Quella prima di mette
rsi a fare la chellerina era parrucchiera a teatro, era famosa anche in quel tea
tro, Franzin, faceva le parrucche, e una volta, mi ha raccontato, avevano diment
icato l armadietto con i trucchi e le barbe ed erano in tourne e recitavano una com
media spagnola, si chiamava Cid oppure Kid
e sai come ha fatto Vlasta a procurare bar
be e baffetti?. Pap prefer dire: Adesso viene una delle operazioni pi belle, ci riinf
iliamo sotto la macchina e sganciamo la coppa dell olio!. E poi strisciando sulla p
ancia si ficc sotto la Skoda e lo zio continuava: Allora Vlasticka si tir su la gon
na e poi prese le forbici e zac, zac, si tagli i peletti, si rap tutta, e siccome
per fare i baffi non bastava, tagli met dei peli dell aiutante parrucchiera li incoll
arono a delle strisce di cerotto ovverosia pecetta ed ecco fatto, dieci cavalier
i passeggiavano per il teatro arricciandosi i baffi, e Vlasticka ricevette poi d
al direttore un encomio scritto . Puah sput pap, e s che potevano prendersi la lebbr
e piattole, ma, per l amor di Dio, adesso concentrati, queste viti che ti passo me
ttile sull assicella, poi quando arrivo all ultima io sorregger la coppa sul petto e
tu poi ti tiri fuori e mi porti il barattolo dei cetriolini e io ci verso l olio. Lo
so disse lo zio Pepin, questo l olio della pigna, vero?. Ma che pigna e pigna, il pi
none nel differenziale, l daremo un occhiata sabato prossimo, o, se tu volessi, anc
he domani mattina, il pignone e il differenziale sono dietro, questa la coppa de
ll olio, dal motore, l, come ti ho gi detto, scende l olio e la pompa lo spinge nuovam
ente verso l alto, vedi?. Vedo disse lo zio, anche se non vedeva un bel niente, l olio
a su allo spinterogeno, vero?. Al culo! grid pap, al culo e non allo spinterogeno, al
culo! urlava, e l olio gli col sul petto. Adesso per piet concentrati, io mi faccio sc
endere la coppa sul petto. E lo zio strillava entusiasta: Questo s, a Caruso ci met
tevano i libri sul petto perch gli venisse una voce pi bella, e cantava come la mu
cca destra del tiro, una gioia, un collo da giovenca svizzera, ma lo sai che Vla
sta dice che come chellerina deve pagare la tassa sull attivit artistica? E lettera
ria? Come una scrittrice o una pittrice?. E pap ormai dimorava nel motore con tutt
a l anima e rantolava per l eccitazione Reggi la coppa, ancora una vite, tirala su, c
os, con tutte e due le mani . Lo so disse lo zio, perch non cada il carburatore. Si
ddio, non mi torturare, il carburatore sopra .. Lo so disse lo zio fiducioso, questa
a camma che spinge la benzina allo spinterogeno. Quale spinterogeno? mugol pap. S, i
odo che ti vengono le scintille nel cardano, lo diceva un cliente del City bar,
si chiamava Jarunka, quello che fa l aiutante alla stazione, la divisa gli sta un
sacco bene, come al generale Gajda, lo sai che gli successo? Si era addormentato
in servizio e il telegrafista gli ha tirato fuori l uccello e il signor manovrato
re gliel ha spalmato di inchiostro per i timbri e Jarunka la mattina, arrivato a c
asa, cos com era, in divisa, volle dalla signora Jarunkov la pi bella prova d amore e l
a signora disse di s, ma quando il signor Jarunka ha tirato fuori l uccello per ese
guire conformemente al trattato del signor Batista una copula ovverossia coito,
la signora Jarunkov ha avuto paura di quell uccello tinto di viola ed corsa dal cap

ostazione, che razza di casino ovverosia pasticci fate in servizio, e facendo ir


ruzione di prima mattina nell ufficio ha beccato il capostazione a testa nuda, che
sul tavolo aveva la parrucca sul manichino e la pettinava proprio perch stava pe
r prendere servizio, e allora la signora Jarunkov ha dovuto prendere il sapone e
mettersi a strofinare l uccello al signor Jarunka sulla tavola per il bucato, ma n
on funzionava, allora ha preso l acido, quello per pulire i gabinetti, ma il signo
r Jarunka si messo urlare e a correre per tutto il quartiere fino alla stazione
e ritorno e la gente si spaventava, un po perch era in divisa, un po perch ci aveva
l uccello viola, e un po perch strillava tanto . E pap estrasse l ultima vite e la copp
li si appoggi sul petto e pap urlava: Non mi urlare nelle orecchie, o comincio a ur
lare anch io, vai a prendere le assicelle e portale qui e sollevami sta coppa, pesa
nte. Lo zio Pepin sdraiato sulla pancia dava consigli: Fratello, prova a cantare c
ome Jrinek Pospsil, si deve allenare un tenore, si deve allenare un allenatore biasc
ic e poi strisci fuori, ma in ginocchio ci ripens un altra volta e chin la faccia e ch
iese: Non che dovrei andare a pagare per l organizzazione?. Ma pap url: Non andare d
essuna parte, porta quelle assicelle, mi scorre gi negli occhi! Cosa ti scorre? chie
se lo zio. Negli occhi, l olio!. E lo zio si meravigli: Negli occhi e l olio? Ma, per f
nire di raccontarti, quel Jarunka, quello che abbassava le sbarre, ha anche scri
tto all Accademia una comunicazione, corredata dalle osservazioni proprie e da que
lle dei capotreni e dei capostazione, che i passerotti, gratis e in gruppo, sali
vano in un vagone vuoto e se ne andavano in gita nella Boemia meridionale, altre
volte poi andavano alle terme Bohdanec, e una volta addirittura sono partiti da
Kostomlaty per fare una gita a Vienna, senza permesso scritto, cos, solo per dar
e un occhiata a Vienna dallo Stefi ovverosia cattedrale di S. Stefano, e poi nei vag
oni vuoti sono arrivati a Vrsovice e hanno preso la coincidenza del merci che tr
asporta il latte e sempre nei vagoni sono tornati a Kostomlaty, giusto a Praga h
anno fatto un voletto per dare un occhiata al Castello ma mi chiudono, non dovrei f
are un salto a prendere il bucato?. E pap ormai non ce la faceva pi, vers met dell oli
della coppa e con le ultime forze la sollev e la adagi con cautela accanto a s, co
s non andava, era come sepolto in miniera, dovette trascinarsi fuori, perch la cop
pa e pap combaciavano come due fette di pane imburrate e poi pap strisci fuori alla
luce del sole, sporco e imbevuto d olio, poi si gir ed estrasse con cautela la copp
a, si raddrizz e la port fuori tenendola sulle braccia e teneramente, come un bimb
o nel lettuccio, la adagi nel vecchio smielatore. Allora questa la coppa dell olio fe
ce allegro lo zio Pepin quando vide che pap era arrabbiato. Questa la coppa dell oli
o si addolc Franzin, e adesso vieni a vedere che meraviglia troviamo di sotto!. Si i
nginocchi e chiam Pepin, perch si infilasse dietro a lui sotto il telaio della Skod
a. Non che dovrei piuttosto andare a comprarmi il latte e il pane? si spavent lo zi
o. Sei di nuovo a mangiare da noi disse pap e, appoggiandosi sui gomiti, si introdu
sse con circospezione in quello spargimento d olio e Pepin lo segu, poi si girarono
sulla schiena, stavano sdraiati nell olio e pap indicava col cacciavite e con voce
sommessa e piena di ardore nominava come una preghiera i pezzi della macchina,
che pendevano sopra di loro attaccati all albero e ai giunti, qua e l gli gocciolav
a una grassa lacrima d olio sul viso, ma pap continuava a parlare e a illustrare, e
lo zio Pepin aveva nostalgia dei tempi d oro, il giorno prima mangiava ancora la
crusca con le patate alle galline, ma a quell ora era gi in cammino col berretto da
ufficiale di marina diretto dalle belle signorine, mentre andava da loro, le fi
nestre e le porte della cittadina si aprivano, la gente usciva di corsa e lo zio
faceva il saluto come Hans Albers. In quel momento vicino alla Skoda 430 si fer
marono un paio di pantaloni bianchi visibili fino al ginocchio, poi delle scarpe
bicolori fecero alcune volte avanti e i dietro, e poi si abbass accosciandosi un
a figura in un completo bianco da terme. Il signor Burtek, il macellaio, gi in ten
uta da terme, la faccia rossa e piena emanava t, il signor Burtek il rum lo chiama
va t, aveva gi finito di lavorare, al mattatoio non aveva importanza che bevesse,
ogni settimana quando arrivavano i due vagoni di porcellini ungheresi con l aiutan
te attaccavano una passerella che andava a restringersi, poi si mettevano ai due
lati con i coltelli, appena i porcellini correvano fuori alla luce del sole, un
o per uno gli tagliavano la gola col coltello, e i porcellini poi continuavano a
correre nel sangue e a rantolare finch non cadevano, e quando l ultimo porcellino
si era deciso a venir fuori, gli facevano anche dei tagli perch, come diceva il s

ignor Burtek, solo cos, correndo di qua e di l, il porco si dissangua per bene. E p
oi il signor Burtek non era un macellaio qualunque, si lanciava su un maiale gran
de, su una troia di due quintali, lottava con lei da solo col coltello, che lo v
olesse o no, affrontava il maiale, e, quando si faceva la maialatura casalinga,
dopo averlo schienato gli bucava il collo con il coltello e resisteva e ne soppo
rtava lo spasmo mortale. Era capace di affrontare tutto, quel macellaio, solo su
a moglie no, quella gli stava a casa nella bottega, vero, ma le piaceva bere, a
volte quando era ubriaca si spogliava completamente e non si rendeva conto delle
sue azioni, e i vicini le versavano addosso dell acqua e, se non bastava, anche i
l piscio delle bestie. E il signor Burtek, accosciato, pregava pap: Signor amminist
ratore, ormai la cosa grida vendetta al cielo, per favore, verso sera si fermi d
a noi e convinca mia moglie a smettere di bere, capisce? diceva malinconico il si
gnor Burtek. Io vado a rimettermi alle terme di Houst ka, passegger nel colonnato, no
n sar a casa stasera, per misericordia, la convinca . Si accese il sigaro e si alz le
ntamente e con fatica, perch gli facevano male le gambe, come a tutti i macellai
della sua et. E si guardava intorno, pap come una tartaruga che spunta dal guscio
aveva solo la testa che sporgeva da sotto il telaio della Skoda, vicino a lui sb
uc anche lo zio Pepin e il signor Burtek si guardava intorno e prima che pap potess
e impedirlo si mise a sedere nella coppa dell olio, comodamente e con soddisfazion
e accavall i pantaloni bianchi, si accese il sigaro e guardando pap insisteva: E po
i siamo amici, per due volte ho smontato con lei l Orion per due giorni, mia mogli
e ha imparato a bere per colpa sua, perch ha pensato che per due giorni me ne sia
stato da qualche parte a giocare a Frbel , che me ne sia andato a donne per due gio
rni, e noi intanto stavamo smontando E un po anche colpa sua se lei si messa a ber
e, e se la convince, a un intellettuale dar retta, allora smonter con lei anche qu
esta macchina . E pap, quando vide la faccia implorante del macellaio, quando vide c
he l olio imbeveva i calzoni e il macellaio continuava a stare seduto in posa volu
ttuosa nella coppa dell olio come in poltrona, quella coppa gli stava addirittura
a pennello, sembrava fatta su misura, pap disse: Stia tranquillo, buon uomo, gli p
rometto, far un salto da voi, tenter E si ficc sotto la macchina e lo zio strisci die
ro di lui, preferiva stare sdraiati negli immensi laghi d olio sotto la macchina e
limitarsi a guardare dalla penombra, come sotto un tettuccio o da sotto il capp
ello calato sugli occhi, il signor Burtek che si tocc il sedere, poi si port davant
i agli occhi la mano nera, poi lentamente si alz, prese il panno sulla chiappa, s
tacc i calzoni appiccicati, poi rimase in equilibrio su una gamba scuotendo 1 altra
, poi si volt, si chin e appoggi tutte e due le mani nella coppa, e guardava l olio c
hiudersi sul suo anello nuziale. Lo zio Pepin raccontava: Una volta viaggiavo con
una bella di Bruck e non ci staccavo gli occhi di dosso e lei imbarazzata prefe
riva leggere un romanzetto diventava rossa, di fronte a noi stava seduto un colo
nnello e leggeva il Prager Tagblatt , e io guardo e dall alto dal palchetto scorreva
lentamente una treccina, un rivoletto, un serpentello dorato, e il serpentello s
i appoggi sulle spalline del colonnello, ma il colonnello probabilmente stava leg
gendo la pagina umoristica, sorrideva, e il serpentello si allargava e continuav
a a scorrere sempre pi grosso, e io guardo ed era miele, scendeva dalla borsa rov
esciata della signorina che, quando se ne accorse, si avvolse nel cappotto facen
do finta di dormire e il colonnello all improvviso si gratt una spalla ci lasci le di
ta, poi salt su e poi arriv il controllore and a finire che altri due civili si rit
rovarono pure pieni di miele e io ci avevo ancora miele nei capelli quando sono
arrivato a casa, dove stavo andando in licenza Il signor Burtek si volt e minacci col
pugno la Skoda 430 e grid: Armagedon! Armagedon!. E poi gir l angolo della malteria,
per fare in tempo a prendere il treno per le terme di Houps ka, come aveva detto,
per una passeggiata, una passeggiata, s, ma andava da un suo amico che era pure m
acellaio, perch tutti e due erano membri dell associazione dei predicatori, quando
tagliava la gola ai maialini che stridevano dal dolore il signor Burtek sentiva i
n quei rantoli la voce di Dio, che lo colorava col sangue di maiale, e cos il sig
nor Burtek si mise a fare il predicatore ambulante, predicava la parola di Dio se
condo il Messaggero di Dio , secondo il programma e i libri che gli avevano mandato
dall America, e il compito del signor Burtek era predicare che sarebbe arrivata l ul
tima battaglia, Armagedon, e i macellai lo prendevano in giro, ma il signor Burte
k quando tornava dal mattatoio predicava l ultima battaglia e perci andava ogni sab

ato alle terme di Houst ka e con un amico si esercitavano nell attivit predicatoria e
saminandosi a vicenda. La settimana precedente per il signor Burtek aveva ricevuto
dall America un grammofono e dei dischi e sui dischi c era il messaggio di Dio in c
eco, bastava caricare il grammofono e mettere il disco con la voce che invocava
la preparazione dell ultima battaglia, Armagedon, che era sopraggiunta e il signor
Burtek, che andava in bicicletta, si era fatto rinforzare il portapacchi di dietr
o e ci aveva
legato il grammofono e la sera andava in giro per le birrerie di campagna e di p
eriferia per
annunciare Armagedon col grammofono e con la voce impostata del grammofono. Poi
pap e lo zio Pepin sostavano davanti alla bottega del macellaio in periferia, all
a luce di una lampada schermata con dei giornali attaccati con gli spilli sedeva
la macellaia, la signora Burtkov, si mordeva il labbro inferiore e tirava fuori l
a punta della lingua e cercava di toccarsi la punta del naso. Non le riusc e allo
ra si alz e prese un lungo filo di salsicce e si diede a contarle, come dicendo i
l rosario. Quando fin di contare si ferm assorta e poi riprese a contare, pi concen
trata, ma a met del filo probabilmente si confuse, gett via le salsicce e prese un
coltello e con cura si mise a gratta via dal tagliere le ossa spezzettate e il
grasso spiaccicato. Poi si mise a sedere, lentamente scart una caramella per la t
osse e soprappensiero mise in bocca la carta e gett nel cestino la caramella e ce
rc la maniglia tastando il muro, alla fine riusc a trovarla e la gir ed entr in cuci
na e port il grammofono, caric la molla, sistem la puntina, ma il grammofono non su
onava, girava, ma la puntina era fuori. La macellaia prese una mannaia e prima p
iano, poi con un colpo possente piatto, fece in modo che la puntina saltasse dir
ettamente sulla musica, musica da chiesa: L angelo dell amore santo arde nell ombra del
le stelle sante . E zio Pepin, ripulito e col berretto da ufficiale di marina entr n
ella macelleria, fece il saluto, la macellaia si mise a ridere, batt le mani e gr
id: Maestro, arriva proprio al momento giusto, balliamo? Recitiamo?. Ma zio Pepin i
ndic il grammofono e disse: Che roba lezioni di catechismo? Mettiamolo pi veloce, e
sollev il coperchio e spost la levetta dei giri e veramente l angelo dell amore si mis
e a girare a ritmo di polka nel lucore santo delle stelle. E la signora macellai
a allung braccia sulle spalle dello zio, lo zietto le baci la mano unta e ball con
lei, facendo attenzione a non ungersi il berretto da ufficiale di marina, perch l
a macellaia di continuo lo mandava a finire sul polmone di maiale o su carnaccia
di manzo. E la macellaia ansimava e con la mano si asciugava il sudore dalla fr
onte. Poi piant l lo zio e and in cucina e quando torn si ferm nuda sulla porta della
bottega. Solo i suoi capelli erano coperti da un grande fazzoletto. Dopo un po e
ntr pap con una valigetta, con cura chiuse la porta dietro di s e si inchin alla sig
nora Burtkov e disse: Mi manda il signor parroco Spurny, e guardando la macellaia nu
da si innervos. Poi sollev il coperchio del grammofono, rallent i giri e rimise la
puntina sul disco e nella macelleria dalle mattonelle e dalle piastrelle del ban
co si levava ora un canto corale da chiesa, L angelo dell amore santo arde . Venite dent
o, voi due invitava la macellaia, entrate, entrate, faceva cenno di entrare chinand
o la testa e si sedette sulla sedia. Non vorrebbe mettersi il grembiule? propose p
ap. No, fa caldo, spogliatevi anche voi nudi, mettetevi comodi, signori disse, e si
mise una mano sul ventre. Ma cosa mi portate? disse sospettosa. Guardi, signora ma
cellaia, la chiesa stessa non tanto contraria alla gola quanto all alcolismo, il s
ignor parroco . Il signor parroco che cosa? esclam la macellaia e alz un braccio, si
e sedici quartini di vermut al giorno, e quando fatto fradicio lo guidano alla c
anonica l alano o il macellaio Trvncek. Questo vero disse pap, ma un minuto prima
ni la mezzanotte vuota il bicchiere e poi fino alle messe mattutine non manda gi
neanche un sorso, e lei qui, come sappiamo, beve alcolici, vergogna. Perch beve t
anto? chiese pap, e apr la valigetta che aveva portato e infil nella presa la spina
dell apparecchio per le folgorazioni, poi si alz e spense la luce, chiuse la botteg
a e quando torn in cucina l aria violetta profumava e scintillava e pap inser gli ano
di per gli epilettici e le irregolarit mestruali, si avvicin alla fronte la piastr
ina di vetro, viola, scintillante e cava e piena di fumo azzurro, poi la sollev v
erso l alto e tocc la fronte di Pepin, poi prese a muoverla intorno al volto dello
zio, intorno a tutto il viso, e poi accost l apparecchio alla fronte della signora
Burtkov e il fazzoletto e i capelli crepitarono e le scintilline volavano e sprizz

avano, poi pap tocc le spalle della macellaia e lo zio sussurr estasiato: Questo cos
o me lo devi prestare quando vado dalle belle quelle pisceranno olio . Sta a vedere di
sse pap, e continu come un mago ipnotizzatore ad avvolgere con l apparecchio la nuvo
la viola e il profumo intorno al seno e al cuore della signora macellaia, i suoi
seni si gonfiavano non per l agitazione, ma di piacere, di meraviglia. Ecco disse p
ap sottovoce, se smetter di bere verr a farle il massaggio elettrico ogni sabato , e l
signora macellaia si alz, tir una cordicella sulla nuca e il fazzoletto scivol e p
oi i lunghi capelli rossi si sparsero quasi a toccare terra, e quando Franzin sc
orse quei capelli l apparecchio cominci a tremargli tra le dita Poi diede l apparecchi
o in mano alla macellaia, prese il grembiule di lei e copr la macellaia nuda, leg
lui stesso il nastrino bianco, e in pi la macellaia era vestita dei suoi capelli,
e pap prese quei suoi capelli, li avvolse attorno alla macellaia, erano come un
accappatoio quei suoi capelli e pap fece sedere la macellaia sulla sedia e inser il
pettine al neon e si mise a pettinare quei capelli ribelli fuori moda, e la mac
ellaia chin la testa e chiuse gli occhi e si poteva sentire il tubare amoroso del
pettine e il tubare voluttuoso dei raggi ultravioletti. Dove lo tiene l alcol? chie
se teneramente pap alla macellaia nell orecchio. Lei tir fuori una piccola chiave da
l seno e gliela diede e pap le diede in mano l apparecchio che profumava di tempora
le e di viole e indic l armadio: Qui?. Ma la macellaia scosse la testa. Qui? Qui no. A
llora qui?. Pap si inginocchi e infil la chiave e apr e su un palchetto c erano i vase
ti col timo e la maggiorana e il pepe e la paprica Qui?. Pap spost i vasetti e dietro
c erano tre bottiglie, una di Nuntius, una di Sagavir e una di cerasella. Pap mise
le bottiglie sul tavolo e disse: Ubriacarsi peccato ma, dico, se ci si limita ad
assaggiare non pu far male disse cos e la macellaia gli diede l apparecchio e port i
bicchieri. Ma lei no, lei mai pi! se la prese pap, ma fu di nuovo affascinato dai ca
pelli della macellaia, erano come quelli che aveva la mamma, i capelli che si er
a tagliata senza chiedere il permesso a pap. Date un po qua disse lo zio Pepin, ne ve
rso un po , cos assaggiamo, il vecchio Holub, quando ci consegnavo i panini, pure l
ui mi offriva un bicchierino. E vers nel bicchiere il Nuntius e poi lui e pap bevve
ro e giudicarono quella bevanda corroborante per lo stomaco e curativa per tutti
i problemi di fegato e di digestione. Dice che mi verr a curare ogni sabato? disse
la macellaia e la voce le trem. Ogni sabato, io sono l agnello suo, che le porter un
a vita nuova disse pap, la cura molto semplice, baster che la pettini con questo pet
tine disse pap, e non riusc a trattenersi e attir a s i capelli e ne aspir il profumo
era un profumo che non aveva dimenticato, era lo stesso profumo del grembiule d
i sua madre, dove andava a nascondersi quando era piccolino Adesso l, dalla macell
aia ubriaca, aveva trovato la cosa da cui era stato tagliato via da otto anni or
mai, i capelli di sua moglie, che li aveva riportati dal barbiere Bod a Cervinka s
ul portapacchi posteriore della bicicletta come una treccia di Natale o quattro
chili di salsicce da vino. Lo zio Pepin disse: Eh s, questo qui se lo beve volenti
eri Vlasta, dice sempre -bevi pure tu, ragazzo, cos ci hai una cosa giusta nello
stomaco . E la macellaia si gir e guardava pap con occhi pieni di gratitudine e non r
iusc a trattenersi e gli accarezz il dorso della mano, in cui pap continuava a tene
re il pettine luminoso Io per penso disse lei teneramente, che per voi sia meglio qu
esto qui nella bottiglia col ragazzone, il Sagavir, il Nuntius anche nel sapore
traditore come il saio di un monaco francescano, apparentemente curativo ma, com
e tutte le medicine, appena ne prendi un po di pi hai chiuso, amen, e credetemi io
ne so qualcosa, ma il Sagavir Ha un bel colore verdino chiaro che d sul giallo, c
ome bere l arcobaleno dalle sfere celesti, e il suo sapore speziato, il suo tono p
rincipale somiglia al gusto del miglior vino da dessert e il retrogusto come il
distillato della gonna di una pastorella che al pascolo si sia seduta un po sul t
imo po sulla menta piperita e poi sull anice. E pap e lo zio volevano versarlo, ma la
macellaia reag violentemente Siete due barbari!, e si alz e si chiuse con cura cape
lli e and a sciacquare i bicchieri nel secchio e li riport, vers il liquore, prese
teneramente il pettine dalla mano di pap e avvicin il fulgore ai bicchieri alla bo
ttiglia, la bevanda emetteva un leggero bagliore e brillava invitante. Assaggiar
ono il liquido, poi vuotarono il bicchiere, poi ci fu silenzio, solo le mosche r
onzavano nella bottega e impazzite andavano a sbattere alle finestre. Il grammof
ono smise di suonare e pap col bicchiere entr nella bottega, invece della manovell
a del grammofono gir la manovella della vecchia cassa, che si apr con un tintinnio

. Poi pap trov tastoni il grammofono, lo caric, sistem la puntina e, quando il coro
da chiesa ricominci L angelo dell amore santo arde nell ombra azzurra delle stelle sante
pap spost la levetta dei giri, la musica da chiesa divent un chiassoso galop Pap tor
n e bevve ancora, la macellaia era sdraiata sulla sedia, i capelli scostati dalle
spalle, qualcosa l aveva colpita, i capelli giacevano per terra, era come se scor
ressero dalla spalliera. Cos pap bevve ancora un bicchiere e quando lo fin la macel
laia lo accarezz sul dorso della mano e gli disse in modo incredibilmente tenero:
Non cos. E ora non barcollava pi, entr anzi nella bottega orgogliosa e altera, come
quel pettine al neon l avesse consacrata, and al grammofono e rallent la musica e la
musica da chiesa era da chiesa e avanzava maestosa nella macelleria come in una
cappella romanica. Dopo essersi seduta tocc nuovamente pap e pap immerse il viso n
ei suoi capelli e non riusc a trattenersi, gli era stato negato per tanti anni, p
er otto anni non aveva potuto sentire il profumo dei capelli lunghi di una donna
, vi si immerse e prese piano quei capelli in bocca e avevano proprio quel sapor
e e la macellaia sentiva le labbra di un uomo che tremavano e si avvicin pure lei
, si accost tanto che mand un gemito sonoro, erano otto anni e pi che non gemeva co
s al contatto di labbra maschili, da tanti anni ormai era come priva di sensibili
t, mai pi, pensava, mai pi sar santa, per essere con qualcosa che sia pi di me E, si
ri disse la macellaia quando pap si tir su, perch doveva tornare a casa, non c due s
a tre, la cerasella, signori, questo s che un liquore, tutti gli esercizi d Europa
hanno sempre questo liquore, in tutto il mondo tutti i ristoranti con l insegna de
l gallo, tutti i ristoranti del mondo hanno la cerasella, seicento alberi di vis
ciole coltiva il signor Wantoch per la cerasella, e la preparazione un segreto,
una bevanda famosa proprio come la Becherovka di Becher, come la slivovice di Je
lnek o di Gargulk, come la birra di Plzen. Quando la prendete in bocca, uno dei su
oi toni vi ricorda il profumo delle mandorle amare, ma pap annusava i capelli dell
a macellaia e ripeteva: S, il profumo delle mandorle amare, e la macellaia continua
va: S, delle mandorle amare, il secondo tono della cerasella alto, il tono di lugl
io delle ciliegie che maturano, delle visciole gonfie fin quasi a scoppiare, e i
l terzo tono il profumo che lascia il lampo estivo quando spacca in due un tigli
o e tutte le foglie si drizzano signori, perdonate il mio comportamento, ma io ho
fatto il liceo e dopo un inizio cos brillante mi sono ridotta in queste condizio
ni , la macellaia si inchin e pap la prese per le spalle e tirandola su disse: Non de
no di lei, lei una donna buona e lo sar ancora, deve solo lasciarsi curare con le
folgorazioni di corrente, e le sussurr con voce profumata di una sintesi di Sagav
ir e di Nutius, e solo da me . E la macellaia fece cenno di s con espressione seria: S
solo da lei, e apr gli occhi che teneva sempre socchiusi, da quanti anni ormai av
eva gli occhi socchiusi, guardava il mondo come un selvaggio da una fratta, come
una bestia, come una fuggiasca apr gli occhi e guard pap negli occhi e pap alz il pe
tine luminoso e le illumin gli occhi e vide che erano belli e pieni di bagliori e
che occhi cos non glieli aveva mai mostrati neanche sua moglie, con occhi cos tan
ti, proprio tanti anni prima lo guardava la sua mamma. E Franzin vers un bicchier
e di cerasella e la macellaia salt in piedi, lo prese teneramente per mano e diss
e: Siete dei barbari , e mise il bicchiere nella credenza e prese dei bicchierini pu
liti e ci vers la cerasella, un liquore pesante, sciropposo, oscuramente passiona
le. Pap disse: Potrebbe brindare con noi, un bicchierino non le fa niente . Ma la mac
ellaia scosse la testa: Io ho bevuto un liquore pi forte di questo. Pap indag: Molto
i forte di questo?. Bevve e annu. Molto, molto pi forte, pi di tutto.
Lo zio Pepin beveva soltanto, taceva, si versava da bere e vedeva che la macella
ia e suo fratello si guardavano, pap beveva, la macellaia sospirava dolcemente qu
ando poi si separarono la macellaia dolcemente pianse. Nella bottega, tra gli en
ormi polmoni e cuori di manzo appesi ai ganci, pap riusc a estorcere alla macellai
a il giuramento che la settimana successiva sarebbe potuto venire di nuovo a cur
arle l alcolismo. Quando poi i due fratelli girarono l angolo, il vento soffiava e l a
ria li faceva barcollare tutti e due. Sotto un lampione pap prima cadde su un gin
occhio e poi all improvviso mand un grido, un grido di gioia, non era voce umana, e
ra un urlo di gioia che si spandeva fluido e il suo tono fondamentale era la gio
ia. E lo zio Pepin torn sul ponte, poi in citt e poi ritorn portando con s il vigile
Holoubek, che era appena tornato dalla Zingara, si stava togliendo l elmo, che i
venditori ambulanti gli avevano calcato impietosamente, ce l aveva mandato il capo

della polizia Prochzka, che quando aveva visto che alla Zingara ricominciavano a
picchiarsi, era corso via e aveva detto al primo poliziotto che aveva incontrat
o: Signor Holoubek, non sente niente? Ho l impressione che alla Zingara stiano per
darsele . E quando Holoubek fece irruzione alla Zingara era troppo tardi, gli schia
cciarono l elmo tra le porte e lo presero a bastonate sull elmo facendogli ronzare l
e orecchie. Signor Holoubek disse lo zio Pepin, l per terra c un ubriaco che urla, va
a a fargli la multa, dobbiamo proprio starlo a sentire?. E cos pap fu riportato all
a fabbrica di birra da quel gigante del signor Holoubek, pap ubriaco, mentre lo z
io Pepin con la valigetta correva dalle belle al locale notturno, per far loro p
rovare le radiazioni luminose e guarirle, come aveva letto nel manuale, dalla ma
ncanza di mestruazioni.
7.
Fu nel mezzo della guerra, agli arrestati si aggiunse anche il signor Burtek, la
Gestapo lo arrest con tutto il grammofono. Lo caricarono con tutta la bicicletta
e il Signor Burtek risplendeva di felicit, urlava: Armagedon! Armagedon!, ma poi lo
buttarono gi e la gente ricordava che in fondo quel macellaio lo diceva gi da tant
i anni che era scoppiata l ultima battaglia, Armagedon, e loro lo prendevano in gi
ro e quando passava bicicletta gli gridavano dietro: Armagedon!. E lui si limitava
a chinare la testa e ripeteva, ma con un altro senso: Armagedon, Armagedon. E all
a fabbrica di birra era venuta una commissione militare e aveva requisito le can
tine di germinazione e disposto che il malto la fabbrica di birra l avrebbe compra
to altrove e nelle cantine di germinazione sarebbe venuta una fabbrica di munizi
oni, ma la fabbrica di munizioni non venne, solamente si stabil nell alloggio degli
operai uno di Vienna, l ingegner Friedrich, passava la giornata a disegnare proge
tti, come avrebbe sistemato nelle cantine macchine e quali, e la sera usciva per
andare in citt, si fermava a Zofn, chiacchierava con le signorine in ceco storpia
to, ma Vlasta, quella che conosceva perfettamente il tedesco, da quando erano ar
rivati i tedesco nella cittadina dove il tempo si fermato lei parlava solo e sol
tanto in ceco. E quel Friedrich, quando andava con i padroni in giro per la fabb
rica di birra salutava rispettosamente tutti gli operai, ma gli operai lo guarda
vano come se non ci fosse, come se fosse trasparente, non rispondevano, ma il si
gnor Friedrich continuava salutarli tutte le volte. E quando faceva buio c era 1 scu
ramento e quando scendeva la sera le luci stradali si spegnevano, ma lo zio Pepi
n continuava a fare il giro delle sue birrerie con le chellerine, continuava sem
pre a portare i fiori alle belle signorine, continuava a portare il berretto bia
nco da ufficiale di marina e, quando entr nel locale di Zofn oscurato, url: Che ci f
ate l seduti come funghi del fiele? Suonatemi un pezzo scatenato!. E offr a Marta d
elle rose sfiorite e Marta le odorava. Sono solo per lei disse lo zio, e ordin un c
aff nero. E com agghindato oggi, maestro! disse Bobinka, non star mica andando a fis
e le nozze? indagava, e pass la mano sul polpaccio dello zio Pepi e tastando gli c
ont addosso tre paia di mutandoni e sopra la tuta da ginnastica. Non le stanno sal
endo addosso le formiche? disse Marta, e tu, Bobinka, lasciamelo, una visita per m
e, va be ?, e lo zio giocherellava con le dita e nel locale entr un vecchietto, avev
a i capelli ricciuti come un cappello di pelle di pecora, portava un pacco e sul
la porta gi gridava e sbraitava allegro: Gente, la vita bella, ma tanto bella, off
ro un bicchierino a tutti!. E si sedette subito vicino allo zio Pepin, strapp il p
acco e mostr allo zio che dentro c erano una stoffa chiara e una scura. Poi disse: I
o ormai ci vedo poco, ma vedo giusto, vedo che lei un uomo di mondo, che ne pens
a, come me lo devo far cucire un vestito con questa roba?. Bobinka port un vassoio
di bicchierini, di quelli grandi, distribu i bicchieri e il vecchietto alz il suo
e disse: Alla salute, alla fine della guerra! Ho ottantatr anni, gente, non vedo
l ora che venga la pace! E per la pace mi faccio cucire subito due vestiti! Allora
, signore, come me li devo far cucire?. Lo zio Pepin disse: Con la stoffa chiara s
i faccia cucire un completo sportivo con le tasche applicate e ci metta un cappe
llo da cacciatore con un ciuffo di pelo di camoscio o una piuma colorata, come q
uello che portava l imperatore Cecco Beppe quando in land andava a caccia di camosc
i a Ischl. Doveva essere bello come lei, eh? disse Bobinka. Che? Io sono un bell uomo,
ma a quel tempo il pi bello non solo tra i civili, ma tra le famiglie regnanti d
i tutto il mondo era l imperatore Cecco Beppe, una bella boccia pelata, qui sotto
il naso baffoni come quelli di una tigre e un naso meraviglioso, come quello di

un bimbo. Una meraviglia!. Bobinka accarezz i capelli radi dello zio e disse piena
di stupore: Come le sono diventati folti i capelli, maestro, quando si pettina n
on ce la fa a passarci il pettine, vero? Ci deve mettere l olio!. Ma che gliene freg
a, lo zio fece un gesto con la mano e staccandosi dalla mano della signorina pers
e l equilibrio e cadde sulla schiena con tutta la sedia, le signorine sollevarono
lo zio e si misero a pulirlo, gli pulivano con cura i pantaloni sulla patta Bobi
nka in ginocchio alz gli occhi e disse: E gi eletrizzato?. Ma lo zio Pepin alz il dit
davanti al naso del vecchietto e disse: E per il vestito bianco prenda una camic
iola azzurra e una cravatta bianca a pallini come quella che portava Hans Albers
ne La Paloma , da questa stoffa blu si faccia cucire una giacca a doppiopetto, com
e quella che porta Jrynek Pospsil nel commedia Io ho nove canarini , e ci metta una c
amicia bianca e una cravatta blu . Il vecchietto sbatt ripetutamente il pacco sul ta
volo, appoggi la testa sulla tovaglia e grid ridendo: Gente, io sono felice, come s
ono felice, oggi pago tutto io!. E la signora ostessa entr col coltello, fece un g
esto di disperazione, poi gir il bottone della radio e si sent una voce mesta info
rmare che era stato assassinato il Reichsprotektor Heydric, che erano vietati tu
tti i teatri e i cinematografi e che erano vietati tutti i divertimenti e le fes
te in cui si ballava. E lo Zio Pepin salt in piedi e grid: Cristo, che razza di sch
ifo ? Noi cechi non possiamo mai fare niente; Cristo! Nel Venti abbiamo occupato
un pezzo di Ungheria e poi ci hanno detto che non potevamo! Abbiamo occupato un
pezzo del territorio di Tesn, e, di nuovo, dice che non potevamo prenderlo ai pol
acchi. E poco tempo fa volevano darle ai tedeschi, e ancora dice che non possiam
o! Ancora l Inghilterra e la Francia! Cristo, se io mi lascerei svegliare cos a mez
zanotte dagli ambasciatori, che non possiamo attaccare la Germania! Se fossi sta
to io i1 presidente ci avrei detto al portiere e ai servitori: Buttate gli ambasc
iatori sul marciapiede a calci nel culo! . E mi sarei circondato dei portabandiera
e dei marescialli della vecchia Austria e avrei fatto la guerra e i tedeschi li
avremmo sbaragliati! E adesso perch hanno ammazzato Heydrich non possiamo ballar
e? Bobinka, metti su un pezzo bello scatenato!. E Bobinka mise il disco Io ho nove
canarini e lo zio la invit a ballare, e il vecchietto batteva il tempo col pacco
delle stoffe che si era comprato per i vestiti che avrebbe portato appena la gue
rra fosse finita e la pace fosse incominciata, quel vecchiettino ricciuto contin
uava a urlare: Gente, la vita bella! Portate i bicchierini, io rimarr qui fino a n
ovant anni! Ascoltate!. E lo zio ballava veloce con Bobinka, prima se la appoggiava
sulla schiena, poi la prese, la lanci verso l alto e se la mise sulle spalle e la
portava in giro per il locale a passo di danza e la signora ostessa intanto chiu
deva a chiave la porta principale e si disperava e il vecchietto gridava: Mio pad
re, anche se non aveva le gambe, aveva il vantaggio che era il pi vecchio della I
nvalidovna, e allora deponeva ogni anno per il compleanno del conte Strozzi, che
aveva fondato l Invalidovna per i veterani, ogni anno gli deponeva una corona al
monumento! Gente mia, io sono felice! I soldati spingevano pap sulla sedia a rote
lle verso il monumento, gli mettevano la corona in mano e lo sollevavano e lo po
rtavano fino al monumento, passando accanto ai drappelli d onore dei veterani e de
lla guarnigione! Solo il fante Valsek invidiava a pap questa cosa, ma che ci potev
a fare, dal momento che pap aveva novantadue anni e lui solo novanta! Mentre pap d
eponeva la corona Valsek sussurrava: Che tu possa crepare subito, carogna . E poi og
ni giorno quando la mattina Valsek, pure lui sulla sedia a rotelle, quando usciva
nel corridoio, l tutti i veterani andavano in sedia a rotelle, solo alcuni fortu
nati camminavano, ma a quelli in compenso mancavano tutte e due le braccia. allo
ra Valsek ogni giorno veniva a vedere, apriva la porta della stanza dov era il lett
o di pap, e domandava a pap: Ancora non sei crepato? E pap gridava dal letto: Valsek
o sono vivo e vivr fino a cent anni, per altri dieci anni andr a deporre corone al m
onumento del conte Strozzi, e tu intanto sarai crepato e la rabbia ti avr divorat
o! E il vecchietto si alz, all improvviso era cos bello, il viso liscio, e il berretto
di pelle di pecora dei suoi capelli duri, irti e ricciuti fremette come il crin
e di cavallo sull elmo romano, Marta lo prese per le mani e si misero a ballare un
a danza infantile, Pascolava le pecorelle nel bosco nero , e lo zio sollev Bobinka e
se la tolse dal collo e in quattro si misero a ballare, Io a lei tralla lalla l,
lei poi tara tara t e tenendosi per mano muovevano le gambe di qua e di l e il disc
o ricominci Io ho nove canarini . E si apr la porta del corridoio e dal corridoio ent

r il San Bernardo Dedek, quello che non sopportava il ballo, ma ormai non ce la f
aceva pi a buttare per terra nemmeno lo zio Pepin, cos si limitava a camminare per
il locale e a rosicchiare con le gengive sdentate, tent di rosicchiare allo zio
la tuta che gli spuntava dai pantaloni, ma lo zio indietreggiava e cos alla fine
le ragazze smisero di ballare e anche il vecchietto e lo zio si ritrov a ballare
da solo con il San Bernardo Dedek, in realt ormai non ballava, si difendeva, perc
h Dedek lo voleva buttare per terra, ma lo zio saltava all indietro, saltava in alt
o, sempre a ritmo di foxtrot, e le signorine Marta e Bobinka battevano le mani e
piangevano e urlavano per le risate, mentre il vecchietto rimase soprappensiero
, poi sbatt alcune volte le stoffe sul tavolo, poggi la testa sulla tovaglia e rid
endo gridava: Gente, la vita bella!. E dalla stessa porta da cui era entrato il Sa
n Bernardo ora entr silenziosamente con l uniforme del Reich l ingegner Friedrich, st
anco, ma d un tratto irritato si sedette e si mise a guardare la compagnia. Bobink
a aveva preso lo zio e ballava con lui e il signor Friedrich all improvviso batt il
pugno sul tavolo e disse: Basta!. E Bobinka si mise a sedere e lo zio Pepin indic
il militare e disse: Sarebbe quello?. E si sedette e ansimava e Marta gli asciug il
sudore dalla fronte e con la mano gli ravviava i capelli. Non avete sentito la r
adio? disse Friedrich, Un uomo cos nobile caduto, e voi ballate?. Bobinka disse: Han
, ricordati che se ci combini qualcosa non voglio pi avere niente a che fare con
te. Ma Friedrich continuava: Il Reich tedesco combatte anche per voi. Bobinka disse
: Ma noi non siamo tedeschi. Hans, bada di non denunciarci!. Friedrich Si alz, soll
ev il coperchio del grammofono e ferm la musica. Lo zio Pepin grid: Se solo ci fosse
ro cento divisioni austriache, per la madonna, vi cacceremmo via! Basterebbe che
il Freiherr Von Wucherer comandasse: Vorwrts! Nach Bertin! , e i tedeschi li avremmo
gi cacciati via!. Bobinka prese il signor Friedrich per la manica e disse: Lui, il
maestro, si riferisce agli eserciti dell imperatore, non vero, Pepinek?. Ma lo zio
Si infuri: Macch, penso proprio a quelli uncinati, quelli li cacceremmo fino a Berl
ino, se solo ci fossero cento divisioni austriache al comando dell arciduca Carlo!.
E Bobinka cambiava discorso: Adesso, maestro, qualcosa di pi delicato, qualcosa s
ull igiene sessuale, qualcosa di adatto alle signorine. Secondo il trattato del si
gnor Batista, maestro, qual la cosa pi importante?. E lo zio ansimava e lanciava o
cchiate al signor Friedrich, ma Bobinka lo accarezzava e gli girava la testa fac
endo in modo che la guardasse negli occhi e implorava: Dopo le faccio vedere le f
edere nuove del piumino, va bene?. E lo zio Pepin si mise a ridere e disse: La div
erte? Allora, lei lo sa che la cosa principale un sesso sviluppato come si deve,
testicoli e pene. Appunto di questo si tratta disse Marta e aspir con volutt il fumo
della sigaretta. Lo zio continuava: Il vecchio Havrnek voleva farsi investire per
via della copula ovverosia coito, sua moglie durante la copula mangiava delle m
ele, e allora Havrnek prese delle pillole per dormire e si sdrai sui binari e si a
ddorment, e al mattino si svegli e vicino a lui passavano i treni, infatti quel bi
nario lo stavano riparando e avevano girato il traffico su un solo binario e qui
ndi il vecchio Havrnek non l avevano investito, perch secondo il trattato del signor
Batista il coito deve essere eseguito nel letto e nel silenzio e in concentrazi
one, e non mentre la vecchia intanto sgranocchia delle mele Ma cento divisioni au
striache quello, lo zio indic il signor Friedrich, lo sconfiggerebbero. Il signor Fr
iedrich bevve un po di liquore dalla coppa, accavall le gambe e disse: Non lo sconf
iggerebbero. Lo zio Pepin cacci un urlo: Lo sconfiggerebbero. Bobinka cercava di sal
vare la situazione: E com che io e Marticka potremmo fare delle brutte esperienze,
eh, come?. E lo zio Pepin disse: Come? Per caso ce ne sono pochi di delitti e di d
isgrazie? I giornali ne sono pieni! Un membro sessuale maschile come si deve bis
ogna che ci ha il pene e lo scroto e poi i testicoli e una bella prostata, il pe
ne secondo il trattato del signor Batista ci deve avere il cosiddetto prepuzio,
la parte superiore ovverosia l inizio del pene il glande, poi c un frenulo come si d
eve, e lo scroto importante, una specie di sacchetto che contiene le ghiandole i
maschili . Marta respir: Le cosiddette tiroidi ?. Ma che cosa blaterate come delle gi
ni gazze? Quelle sono da qualche parte nel petto, queste qui sono le ghiandole o
vverosia palle, il signor Batista usa un brutto termine, testicoli, tastando pot
rete convincervi, conformemente a quanto dice il trattato del signor Batista, ch
e c anche una prostata, ma a volte non ci so no neanche i testicoli, cio, ci sono,
ma attraverso l inguine sono saliti nella cavit addominale, oppure sono nel canale

inguinale, e questo il cosiddetto criptorchidismo. Che cosa? si spavent Bobinka, che


aveva portato dei bicchieri di caff, il criptorchidismo, ovverosia criptopallismo
?. E scoppi a ridere rivolta al signor Friedrich, che ordin una tazza di cioccolata
e intanto aggiunse: Non vincerebbero!. Lo zio Pepin si alz e punt il gomito verso i
l signor Friedrich: Vincerebbero! Sarebbero vittoriosi! Su quei cazzo di tedeschi
!. E il signor Friedrich scosse la testa e disse: Non vincerebbero!. E Marta si ing
inocchi davanti allo zio Pepin e giunse le mani: Allora devo fare prima un ispezione
di tutto quanto?. Lo zio Pepin continuava a urlare: Deve fare un ispezione, perch ci
sarebbe poco da ridere se invece di un giovanotto focoso le capitasse un finocc
hio ovverosia un frocio, oppure la pagherebbe cara, se come a una nel trattato d
el signor Batista le capitasse un ermafrodito, un certo Gottliesch, ci aveva lo
scroto conformemente al trattato del signor Batista composto di due testicoli, a
l posto del pene ci aveva un clitoride ovvero un caporalino, se gliene capitasse
uno cos, lei si metterebbe a piangere . Bobinka, quando vide che lo zio voleva grid
are al signor Friedrich: Vincerebbero!, gli mise una mano sulla bocca e disse dolc
emente: Come mai ha le orecchie tutte belle screziate, maestro?. E lo zio rise all
egramente: Vero? E per via del colore con cui abbiamo dipinto lo steccato con una
bella, che in cambio mi ha cucito dei bei calzoncini. Su misura, vero, su misura,
oh, lei un fedifrago! si adir Marta, e correva di qua e di l per il locale e inciam
p nel vecchietto che dormiva beatamente, se ne stava abbracciato al pacco con le
stoffe e si era addormentato sul pavimento. Cosa c tra lei e quella bella che le cu
ce le mutande? esclam Bobinka, che portava un calice fumante, una tazza di cioccol
ata. Deve decidersi, o lei o me, oppure nessuna, batteva per terra con la scarpina
, se poi succede qualcosa, se poi faccio una sciocchezza, allora vedr!, punse lo zi
o al petto tanto forte che lui si spavent, Mi avr sulla coscienza!. Non vincerebbero!
disse il signor Friedrich dopo aver riflettuto. Ma cosa sta cianciando? Vincerebb
ero e gloriosamente! url lo zio, ma Bobinka gli muoveva un dito avanti e indietro
davanti agli occhi, Un momento, me che deve vincere, ma lo dica qui, quando ci sp
osiamo?. E lo zio Pepin si intener, giocherellava con le dita e disse: Quando ci av
r l armadio nuovo, e poi lei deve anche andare dal dottore, lo scrive trattato del
signor Batista, che alla sua et ed essendo stata nubile per tanti anni, potrebbe
avere la tendenza all onanismo ovverosia masturbazione . Che cos ? Cosa si sta insinuand
sul mio conto? batt le mani Bobinka. E che invece di un membro maschile come si de
ve lei utilizza le dita, o secondo il trattato del signor Batista magari anche u
na bottiglia della birra o altri oggetti che hanno la forma del membro maschile
e suppliscono cos la sensazione di piacere, come adesso che c la guerra e invece de
l caff vero si bevono orzo e cicoria come Perola o Caro Franckovka di Pardubice,
perci la cosa migliore sar che lei si sposi, perch quel primo presupposto ce l ha, ed
un coso ben sviluppato . Veramente? arross Bobinka. Per sei fortunata, tu esclam
fortunata, tuttavia durante la copula secondo il trattato del signor Batista non
deve passare un treno sotto la nostra finestra, n martellare l officina di un fabb
ro, questo disturba moltissimo istruiva lo zio Pepin raggiante di felicit. Non vinc
erebbero! disse il signor Friedrich. Che cosa? grid lo zio, ma Bobinka disse: Lasci p
erdere! Adesso mi istruisca, sono una stupida ochetta, ho imparato solo qui al l
ocale, mi dica, come stanno le cose riguardo a membro come si deve? Come?. Be , come
, c chi ce l ha fatto in modo tale che quando si infila nella vasca deve prima manda
re avanti il membro e poi seguirlo nell acqua, altri, invece, quando ci hanno vogl
ia di pisciare devono prendere le pinzette, ma soprattutto deve fare attenzione
a non prendersi malattie veneree come il tifo, il colera, la dissenteria e l influ
enza Che cosa? Vincerebbero!, lo zio si alz e il signor Friedrich pure e stando in
piedi uno di fronte all altro si gridarono trenta volte in faccia: Vincerebbero! N
on vincerebbero! Sarebbero vittoriosi! Non sarebbero vittoriosi!, e le ragazze c
orrevano di qua e di l e separavano il tedesco urlante e lo zio Pepin, gli tappav
ano la bocca, ma lo zio riusciva sempre a divincolarsi e url: Vinceremmo!. E il sig
nor Friedrich all improvviso si infiamm di rabbia, punt il dito e scandendo col dito
grid: E voi qui ballavate, mentre proditoriamente sparavano al Reichsprotektor He
ydrich assassinandolo, mentre veniva commesso un attentato contro di lui! Una pa
rola di pi e io vi denuncio! Vinceremmo!. E lo zio Pepin taceva, giocherellava con
le dita e guardava per terra, e Bobinka disse piano: Non vincereste!. E Friedrich
butt i soldi sul tavolo e se ne and, e quando ebbe aperto la porta e fu uscito ne

l buio, Bobinka url dietro alle sue spalle che si allontanavano: Hans, non fare ne
ssuna denuncia, ricordati che poi da me non ci puoi venire!. E il signor Friedric
h la denuncia la fece, ma non alla Gestapo, che lo zio Pepin ballava per festegg
iare l attentato al Reichsprotektor lo disse a pap. E pap ne fu atterrito, ma il sig
nor Friedrich fece un gesto con la mano e disse che non lo sapeva nessuno, solo
lui e le signorine di Zofn, e cos pap ide un piano e lo confid al maresciallo dei gen
darmi Klohn, e il maresciallo dei gendarmi venne alla fabbrica di birra e pap la
sera convoc Pepin nell ufficio della fabbrica di birra, nella sala delle riunioni,
e il maresciallo si sedette e accese una candela e si mise a fare domande allo z
io, dove era nato e come si chiamava, e poi gli comunic che era stato presentato
un rapporto, secondo cui lo zio Pepin ballava, mostrando cos di approvare l attenta
to al Reichsprotektor, e poneva allo zio delle domande e lo zio rispondeva, e qu
ando lesse il verbale allo zio, lo zio Pepin giocherellava con le dita ed era im
barazzato, soprattutto quando il signor maresciallo disse che in questo modo ave
va danneggiato specialmente suo fratello, l amministratore della fabbrica di birra
, perch i tedeschi non hanno piet e trascinano nella cosa tutta la famiglia, e che
quindi lo zio Pepin con i suoi balli aveva precluso a suo fratello la promozion
e, perch doveva essere nominato direttore della fabbrica di birra. E poi il mares
ciallo dei gendarmi chiese se lo zio non fosse stato ferito in guerra. E lo zio
Pepin disse di s, ma alla testa, alla nuca, che di sangue ne aveva perso uno stiv
ale pieno. E il maresciallo disse che in questo caso, giacch era stato ferito, le
conseguenze del ferimento alla testa avrebbero potuto causare un deterioramento
delle condizioni psichiche dello zio, che ballava senza rendersene conto, che q
uindi il maresciallo dei gendarmi voleva favorirlo, e sul verbale scrisse una po
stilla, che lo zio fu ferito alla testa il giorno del Corpus Domini, quando gli
eserciti fecero gloriosamente irruzione a Premysl nell anno 1916, e le conseguenze
di questo ferimento durano ancora, che raccomanda allo zio di farsi rilasciare
un certificato medico che attesti che il suo stato di salute miserando, che fa c
ose di cui non si rende conto, che quindi non responsabile delle proprie azioni,
dunque domani vada subito dal dottor Vojtesek, che gli rilascer un attestato, in
cui lo zio Pepin sar privato della capacit di intendere e di volere. E lo zio e p
ap la mattina si fecero subito rilasciare questo certificato e quando la sera lo
portarono, il maresciallo rilesse il verbale allo zio, gli chiese di firmarlo ed
esclam, rivolto allo zio: Se per promette che non baller mai pi nelle birrerie e nel
le osterie con le chellerine e nei locali notturni, considerer nullo questo verba
le . E lo zio Pepin piangeva, pap gli batteva la mano sulla spalla e lo zio Pepin po
rse la mano al maresciallo dei gendarmi e il maresciallo prese il verbale e lo s
trapp due volte a met, le met di nuovo a met e tutto insieme ancora una volta, lasci
cadere i pezzetti di carta sul pavimento della sala per le riunioni e usc dall uffi
cio. Pap poi ricostru il verbale rimettendo insieme i pezzettini di carta, affinch
non ne sparisse nemmeno uno o non lo trovasse un estraneo, e li gett nella stufa e
li bruci, quando i pezzetti di carta furono bruciati, pap usc in bicicletta e raggi
unse il maresciallo vicino al muro della fabbrica di birra e lo ringrazi, gli str
inse la mano con dentro un biglietto da mille corone, per il servizio prestato. Non
c era tempo da perdere disse il maresciallo dei gendarmi, con questa storia dei bal
li vi avrebbe portati tutti in campo di concentramento. E cos il signor Friedrich
continuava ad andare a trovare Bobinka a Zofn, quando si incontravano lui e lo zi
o Pepin continuavano a gridare fino a diventare rauchi e nessuno poteva capire p
erch e cosa si gridassero. Continuavano a strillarsi: Vincerebbero!. E il signor Fr
iedrich: Non vincerebbero! Sarebbero vittoriosi. Lo zio Pepin e il signor Friedric
h: Non sarebbero Vittoriosi!. Cos si incrociavano, da lontano si gridavano ancora c
on urla sempre pi deboli, alla fine si sentiva un suono quasi impercettibile, com
e quando uno scrive con la matita numero quattro, ognuno dei due voleva avere l im
pressione che il proprio urlo fosse l ultimo, quello trionfante Ma poi il signor Fr
iedrich smise di gridare quando il fronte si spost il signor Friedrich si trov un
angolino vicino alla malteria della fabbrica di birra, tra la tettoia e due vecc
hi prugni, e ci andava tutti i pomeriggi sul tardi e poi anche dopo pranzo con u
n seghetto, e tagli paletti e rami e ne fece un bello sgabello, uno sgabellino pe
r bambini, poi un intero sabato e una domenica lavor a un tavolino e poi con il s
eghetto e il coltello a serramanico da bacchette e bastoncini e rami tagli anche

una poltrona e una sedia, quando pioveva si sedeva sotto la tettoia e leggeva e
lavorava l, in quella cameretta per bambini fatta di frasche e rami, si fece addi
rittura degli armadi, che assomigliavano a gabbie per uccelli, si potevano chiud
ere, ci appendeva la giacca e la camicia, poi per un mese intero il signor Fried
rich lavor a un cavallo a dondolo, si fece persino un lampadario, quando il signo
r Friedrich andava alla guarnigione o agli uffici, a chiedere che fine avevano f
atto le macchine per la fabbricazione di munizioni da mett

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