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Diodata Saluzzo Roero: Carteggio di Alessandro Manzoni
. Dalla Villa di Brusuglio, presso a Milano, il 30 luglio 1824 . Illustre Signora, .
La lettera [...] quale Ella si era degnata di giustificare, anzi di premiare la
liberta' da me presa di [p . 155] [...] presentare una copia dell'Adelchi, non
m'e altrimenti pervenuta; e la seconda, data fino dai 9 di ...
Link: http://www.lib.uchicago.edu/efts/IWW/texts/htmlfiles/A0044-T001/

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Alessandro Manzoni . opera omnia . studio biografico . letteratura italiana
testo integrale brano completo citazione delle fonti commedie opere
letterarie in prosa parafrasi [...] . (1) Che la mia venerazione pel Manzoni sia
oramai antica, ne rechero' qui un breve documento . Ero [...] nella
Universita' di Torino; nella Facolta' di lettere si era disegnata la fondazione di
un giornale ...
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manzoni alessandro
. . Enrico Manzoni . . . Nasce nel 1819 a Brusuglio . Sposa nel 1843 Emilia
Redaelli una ricca [...] di Renate, che gli dara' nove figli . . Poco versato negli
affari, dilapidera' il patrimonio della [...] riducendosi a una vita di
stenti . . . . . . . LA VILLA MANZONI-REDAELLI A RENATE . di Luigi ...
Link:
http://www.cassiciaco.it/navigazione/cassiciaco/vexata/ottocento/manzoni_re
nate....

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Emily dickinson . Autori romantici . Wikideep
nonno, Samuel Fowler Dickinson, era uno dei fondatori dell Amherst College,
mentre il padre [...] la funzione di legale e tesoriere dell Istituto; inoltre,
ricopriva importanti incarichi presso il [...] Generale del Massachusetts, il
Senato dello Stato e alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ...
Link: http://www.wikideep.it/cat/autori-romantici/emily-dickinson/

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Alessandro Manzoni : Riassunti Promessi Sposi
. Alessandro Francesco Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 Milano, 22 maggio
1873) e' stato uno scrittore [...] poeta italiano . E considerato uno dei
maggiori romanzieri italiani di sempre, principalmente per il [...] I promessi
sposi, la sua opera piu' conosciuta e ancora oggi un caposaldo della
letteratura italiana ...
Link: http://promessisposi.myblog.it/archive/2009/01/16/alessandromanzoni.html

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Personaggi Famosi di Milano
. Molte personalita' principali della vita culturale italiana, intellettuali,
giornalisti, politici, [...] o autori, hanno un collegamento con Milano . Il
romanziere Alessandro Manzoni (1785 . 1873) nacque a [...] e molti altri
vennero qui per avere un po' di fortuna (come Giuseppe Verdi) o per
lavorare . L ...
Link: http://www.aboutmilan.com/it/personaggi-famosi-milano.html

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Chiesa di San Fedele (Milano) . Wikipedia
. Chiesa di Santa Maria della Scala in San Fedele Paese Regione Localita'
Religione Diocesi Anno [...] Architetto Stile architettonico Inizio costruzione
Completamento Demolizione Sito web . La Chiesa di [...] Fedele e' la chiesa
dei Gesuiti nella diocesi di Milano . Situata nel cuore di Milano , fra
Palazzo ...
Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Fedele_(Milano)

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Ezio Raimondi . Wikipedia
. Ezio Raimondi ( Lizzano in Belvedere , 22 marzo 1924 ) e' un filologo ,
saggista e critico [...] italiano . Raimondi comincia la sua carriera
accademica nel 1955 presso la Facolta' di Magistero . [...] anni sessanta,
contemporaneamente all'insegnamento alla Facolta' di Magistero, ha la
cattedra di ...
Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Ezio_Raimondi

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Il nostro istituto entra nella casa del Manzoni a Milano

. Nel 2006 la Banca Popolare di Sondrio, popolare di nome e di fatti, con atto
mecenatesco acquisto' [...] dono' al Centro Nazionale Manzoniano di Milano
tre acquerelli, usciti dalla bottega di Francesco [...] raffiguranti Massimo
d'Azeglio, Giulietta Manzoni e Alessandro Manzoni, e un quadro, olio su
tela, ...
Link: http://www.popso.it/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/531

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Cimitero Monumentale di Milano . Wikipedia
. Cimitero Monumentale di Milano Ubicazione Costruzione . Il Cimitero
Monumentale e' il grande [...] situato vicino al centro di Milano nella piazza
omonima . Progettato dall architetto Carlo [...] ( 1818 . 1899 ), e' stato
aperto nel 1866 e da allora e' stato arricchito da molte sculture italiane ...
Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Cimitero_Monumentale_di_Milano

Cartas de Manzoni con Diodata Saluzzo - Revisar enlaces.


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Approfondimento sui Promessi Sposi

Analisi dei capitoli dei Promessi Sposi


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Biografia (+algn enlace a resmenes Promessi Sposi)


http://promessisposi.myblog.it/archive/2009/01/16/alessandro-manzoni.html
specialeeee!!!!

Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni

Ritratto di Alessandro Manzoni, Francesco Hayez (1841), Pinacoteca di Brera, Milano.

Di libri, basta uno per volta, quando non d'avanzo.


(A. Manzoni)
Alessandro Francesco Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 Milano, 22 maggio 1873) stato uno scrittore
e poeta italiano.
considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di sempre, principalmente per il romanzo I promessi
sposi, la sua opera pi conosciuta e ancora oggi un caposaldo della letteratura italiana.

La famiglia

Il nonno materno di Manzoni, Cesare Beccaria marchese di Beccaria-Bonesana, era un autore ben
conosciuto (scrisse il trattato Dei delitti e delle pene posto nell'indice dei libri proibiti), ed anche la madre
Giulia Beccaria (1762-1841) era una donna con ottime qualit letterarie.
Il padre ufficiale del Manzoni Don Pietro (1736-1807) era ormai sulla cinquantina quando il futuro
scrittore e poeta nacque, ed era membro di un'antica famiglia stabilitasi a Lecco nel 1612 con Giacomo
Maria Manzoni. La prepotenza dei Manzoni era tale che sia a Lecco che a Barzio, in Valsassina,
circolavano proverbi che li paragonavano alla Pioverna, un torrente che conosceva piene violente ed
impetuose. Il suo vero padre potrebbe essere stato Giovanni Verri (fratello minore di Pietro e Alessandro
Verri), come confermerebbe una lettera a lui inviata da Giuseppe Gorani ritrovata recentemente.

Biografia
Nacque a Milano nel 1785 da Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria autore "Dei delitti e delle pene", e
dal conte Pietro Manzoni (esponente della piccola nobilt lecchese). In seguito alla separazione dei
genitori (la madre dal 1793 convive con il colto e ricco Carlo Imbonati, prima in Inghilterra, poi in Francia, a
Parigi), Alessandro Manzoni dal 1790 al 1803 viene educato in collegi religiosi, prima dal 1796 al 1798
presso il collegio Sant'Antonio dei padri Somaschi a Lugano, poi presso i Barnabiti. Pur essendo
insofferente di tale pedantesca educazione, della quale denunci i limiti anche disciplinari, e pur venendo
giudicato uno studente svogliato, egli, da tali studi deriva una buona formazione classica e un gusto
letterario. A quindici anni sviluppa una sincera passione per la poesia e scrive due notevoli sonetti. Il
nonno materno gli insegna a trarre dall'osservazione del reale, conclusioni rigorose ed universali.
Il giovane Manzoni dal 1803 al 1805 vive con l'anziano don Pietro, dedica buona parte del suo tempo alle
ragazze e al gioco d'azzardo, ma ha modo anche di frequentare l'ambiente illuministico dell'aristocrazia e
dell'alta borghesia milanese. Il compiacimento neoclassico del tempo gli ispira le prime esperienze
poetiche, modulate sull'opera di Vincenzo Monti, idolo letterario del momento. Ma, oltre questi, il Manzoni
si volge a Giuseppe Parini, portavoce degli ideali illuministici, nonch dell'esigenza di moralizzazione, e a
Francesco Lomonaco, un esule napoletano. A questo periodo si devono Il trionfo della libert, Adda, I
quattro sermoni che recano l'impronta di Monti e di Parini, ma anche l'eco di Virgilio e di Orazio. Il metodo
di scrittura e di poetare manzonesco di questo periodo molto legato alla tradizione classica.
Nel 1805 raggiunge la madre nel quartiere di Auteuil a Parigi, dove passa due anni, partecipando al circolo
letterario dei cosiddetti ideologi, filosofi di scuola ottocentesca, tra i quali si fa molti amici, in particolare
Claude Fauriel (il quale avr una forte influenza sulla formazione del Manzoni; infatti Fauriel inculca ad
Alessandro un grande interesse per la storia e gli fa capire che non deve scrivere seguendo modelli rigidi
e fissi nel tempo, ma deve riuscire a esprimere sentimenti che gli permettano di scrivere in modo pi
"vero", in maniera da "colpire" il cuore del lettore) e ha modo di apprendere le teorie volterriane.
Alessandro si imbeve della cultura francese classicheggiante in arte, scettica e sensista in filosofia (i sensi
sono alla base della conoscenza; l'illuminismo la critica razionale della realt; lotta al pregiudizio e alla
tradizione derivata dall'autorit; i problemi religiosi non si basano sull'esperienza, ma sulla superstizione)
ed assiste all'evoluzione del razionalismo verso posizioni romantiche.
Nel 1806-1807, mentre si trova ad Auteuil, appare per la prima volta in pubblico come poeta, con due
pezzi, uno intitolato Urania, in quello stile neoclassico del quale poi lui stesso diventer il pi strenuo
avversario; l'altro, invece, una elegia in versi liberi, sulla morte del conte Carlo Imbonati, dal quale,
attraverso la madre, erediter un patrimonio considerevole, compresa la villa di Brusuglio, diventata da
allora sua principale residenza.
Per mezzo del Fauriel il Manzoni entra in contatto con l'estetica romantica tedesca, prima ancora che
Madame de Stal la diffonda in Italia. Nel 1809, dopo la pubblicazione del suo poemetto Urania, Manzoni
dichiara che non scriver mai pi versi simili, aderendo alla poetica romantica, secondo la quale la poesia
non deve essere destinata ad una lite colta e raffinata, bens deve essere di interesse generale ed
interpretare le aspirazioni e le idee dei lettori. Manzoni ormai sulla via del realismo romantico; tuttavia
non accetter mai la convinzione propria sia del romanticismo sia dell'amico Fauriel, che la poesia debba

essere espressione ingenua dell'anima e quindi non rinuncer mai al dominio intellettuale del sentimento
ed a una controllata espressione formale, caratteristica di tutto il romanticismo italiano.

Monumento ad Alessandro Manzoni a Lecco. Sullo sfondo il monte Resegone.


Nel 1810 Manzoni, gi anticlericale per reazione all'educazione ricevuta ed indifferente pi che agnostico o
ateo riguardo al problema religioso, si riavvicina alla Chiesa. Nel 1808, a Milano, lo scrittore aveva sposato
la calvinista Henriette Blondel (1791-1833), figlia di un banchiere ginevrino; il matrimonio si rivel felice,
coronato dalla nascita di 9 figli. Tornato a Parigi la frequentazione con il sacerdote Eustachio Degola,
genovese, giansenista (che da Sant'Agostino deriva l'interpretazione assolutistica del problema della
predestinazione, della grazia e del libero arbitrio), porta i due coniugi l'una all'abiura del calvinismo e l'altro
ad un riavvicinamento alla pratica religiosa cattolica (1810)[2].
Tale riconciliazione con il cattolicesimo per lo scrittore il risultato di lunghe meditazioni; il suo
atteggiamento, pur nella sua stretta ortodossia (cio nell'esigenza di attenersi rigorosamente ai dettami
della Chiesa), ha coloriture gianseniste che lo portano alla severa interpretazione della religione e della
morale cattoliche. La riscoperta della fede fu per Manzoni la conseguenza logica e diretta del dissolversi,
nei primi anni dell' 800, del mito della ragione, concepita come perennemente valida e certa fonte di
giudizio, donde la necessit di individuare un nuovo sicuro fondamento della moralit. Persa, quindi, la
speranza di raggiungere la serenit per mezzo della ragione, la vita e la storia gli parvero romanticamente
immerse in un vano, doloroso, inspiegabile disordine: per non abbandonarsi alla disperazione bisognava
trovare un fine ultraterreno. Nel Manzoni, quindi, l'irrequietezza esistenziale si compone nella fede fervente
conciliandola con la fermezza intellettuale.
La sua energia intellettuale nel tempo immediatamente successivo alla conversione fu impegnata nella
composizione di cinque Inni Sacri: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e La
Pentecoste,ovvero una serie di liriche sulle principali festivit liturgiche. Si dedic inoltre ad un trattato,
Osservazioni sulla morale cattolica, intrapreso sotto la guida religiosa di monsignor Luigi Tosi (cui il Degola
aveva affidato la guida spirituale della famiglia Manzoni al loro ritorno in Italia), in riparazione alla sua
iniziale lontananza dalla fede.
Importante nella evoluzione spirituale di Manzoni fu anche Antonio Rosmini, con cui strinse una profonda
amicizia. Rosmini, sul letto di morte, avr proprio il conforto del Manzoni, a cui lascer il testamento
spirituale: Adorare, Tacere e Godere.

Nel 1818 mise in vendita tutti i suoi possedimenti lecchesi, compresa la villa di famiglia del Caleotto dove
aveva trascorso l'infanzia. Intendeva trasferirsi definitivamente in Francia e aveva messo in vendita anche
la casa di via Morone a Milano, ma le trattative con Gian Giacomo Poldi Pezzoli furono interrotte perch le
autorit austriache gli negarono il passaporto.
Nel 1819 Manzoni pubblic la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola, che gener una viva
controversia perch violava coraggiosamente tutte le convenzioni classiche. Un articolo pubblicato su di
una importante rivista letteraria lo critic severamente; d'altronde fu addirittura Goethe che replic in sua
difesa, insieme al meno famoso critico ligure Trincheri da Pieve.
La morte di Napoleone nel 1821 ispir a Manzoni il noto componimento lirico Il cinque maggio. Gli eventi
politici di quell'anno, uniti alla carcerazione di molti suoi amici, pesarono molto sulla mente di Manzoni, ed
il suo lavoro di quel periodo fu ispirato soprattutto dagli studi storici in cui cerc distrazione dopo essersi
ritirato a Brusuglio.
Intanto, attorno all'episodio dell'Innominato, storicamente identificabile come Francesco Bernardino
Visconti, inizi a prendere forma il romanzo Fermo e Lucia, la versione originale de I Promessi sposi, che
fu completato nel settembre 1822. Dopo la revisione da parte di amici tra il 1825 ed il 1827, esso fu
pubblicato, un volume per anno, portando ad un tratto una grande fama letteraria all'autore.
Sempre nel 1822, Manzoni pubblic la sua seconda tragedia, Adelchi, che tratta del rovesciamento da
parte di Carlo Magno della dominazione longobarda in Italia, e che contiene molte velate allusioni
all'occupazione austriaca.
In seguito Manzoni, per dare vita alla stesura finale del romanzo a livello formale e stilistico, si trasfer per
lungo tempo a Firenze, cos da entrare in contatto e "vivere" la lingua fiorentina delle persone colte, che
rappresentava per l'autore l'unica lingua dell'Italia unita. Rielabor quindi I promessi sposi dopo la
"risciacquatura in Arno"[3] facendo uso dell'italiano nella forma toscana, e nel 1840 pubblic questa
riscrittura. Con ci assumeva che quella era la prima vera opera frutto totale della lingua italiana. Dette alle
stampe anche la Storia della colonna infame, che riprende e sviluppa il tema degli untori e della peste, che
gi tanta parte aveva avuto nel romanzo, del quale inizialmente costituiva una excursus storico.

Tomba di Alessandro Manzoni

Milano, Cimitero Monumentale


La vita di Manzoni fu rattristata da molti dolori. La perdita della moglie nel 1833 fu seguita da quella di
molti dei suoi figli tra cui la primogenita Giulia, moglie di Massimo D'Azeglio, della madre e dell'amico
Fauriel. Il 2 gennaio 1837 spos la seconda moglie, Teresa Borri, vedova del conte Decio Stampa. Egli
sopravvisse pure a quest'ultima, mentre dei nove figli nati dal primo matrimonio solo due morirono
successivamente al padre.
Nel 1860 fu nominato senatore nel Primo Parlamento dell'Italia Unita: con questo incarico vot, nel 1864, a
favore dello spostamento della capitale da Torino a Firenze fintanto che Roma non fosse stata liberata.
Come presidente della commissione parlamentare sulla lingua scrisse, nel 1868, un breve trattato sulla
lingua italiana: Dell'unit della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla.

La morte del figlio maggiore, Pier Luigi, il 28 aprile 1873, fu il colpo finale che acceler la fine di Manzoni,
dopo una caduta all'uscita dalla chiesa di San Fedele di Milano, in cui sub un trauma cranico: le sue
condizioni ebbero un rapido crollo ed egli cadde ammalato immediatamente; mor di meningite cerebrale, il
22 maggio, a Milano. Nella citt ambrosiana si tenne il solenne funerale, nel Cimitero Monumentale, che
vide una grandissima partecipazione e la presenza dei principi e di tutte le pi alte autorit dello stato. Nel
1874, nell'anniversario della morte, Giuseppe Verdi compose la Messa di requiem per onorarne la
memoria e che diresse personalmente nella chiesa di San Marco. Nel 1883, a dieci anni dalla morte, la
sua tomba venne spostata nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da Cesare Cant (1885), Angelo de Gubernatis (1879), Arturo
Graf (1898). Una parte delle lettere di Manzoni fu pubblicata da Giovanni Sforza (storico) nel 1882.

by WIKIPEDIA

LA VILLA MANZONI-REDAELLI A RENATE


di Luigi Vigan
pubblicato in BRIANZE anno IX n. 44 Luglio 2007 pag. 40 - 43
sotto il titolo SQUISITEZZE E FALLIMENTI DEL MANZONI DI RENATE

http://www.cassiciaco.it/navigazione/cassiciaco/vexata/ottocento/manzoni_re
nate.html

villa Redaelli-Manzoni a Renate

LA VILLA MANZONI-REDAELLI A RENATE


Ezio Flori quando illustra le vicende dei Manzoni di Renate descrive la Magnifica
Villa signorile che li ospit. Spettacolare lo scalone, i gradini sono di un sobrio grigio
rosa compatto. Sui soffitti campeggiano ancora dipinti ottocenteschi, di cui due
vagamente sul floreale, nel tipico stile che ostentavano le ville lombarde a met
dell'Ottocento. A lato del salone si trova un ampio camino, che Gozzano
immortaler nella sua ironica poesia. Il giardino non conserva pi la piantumazione
originaria. La struttura ricorda altre simili ville neoclassiche, sparse qua e l in
Brianza.

Di Emilia Redaelli, la moglie di Enrico Manzoni restano pochi ricordi. E' scomparso
anche lo splendido orto-frutteto, dove si coglievano le fragole che i golosi Manzoni
gustavano freschissime.

La genealogia:
Alessandro Manzoni sp. Enrichetta Blondel
* Sofia
* .....
* Enrico sp. Emilia Redaelli
* Enrichetta
* .....
* Alessandrino

ENRICO MANZONI
Nasce nel 1819 a Brusuglio (Brus), fattoria di campagna di Manzoni, vicino a
Milano. Eredita il nome dello zio materno Blondel, quasi a sottolineare una ritrovata
concordia tra il Manzoni e i suoceri di Casirate, dopo la rottura dell'abiura al
calvinismo della moglie Henriette. Buon ragazzo, si applica pure nello studio, ma
non deve essere una cima, se la madre Henriette scrive di lui, in rigoroso francese:
"S; cresce e studia parecchio, ma per ora non migliora neppur un poco nel modo di
esprimersi e non ha comunicativa". In casa Manzoni si parlano due lingue "franche":
il francese ed il dialetto meneghino. Quando i famigliari si esprimono in italiano,
sgrammaticano alla pi bella. A vent'anni spedito a Lione a impratichirsi nell'arte
della seta.
Nel 1843 sposa un'ereditiera brianzola, pure del ramo della seta, Emilia Redaelli. La
sposina gli porta in dote la villa, il cui parco ed il frutteto comprendevano almeno la
met dell'attuale comune di Renate, pi di dieci ettari, e 300.000 lire austriache,
una ricca cascata di miliardi delle vecchie lire. L'anno dopo il matrimonio, emerge
gi l'incompetenza di Enrico nella compravendita dei bozzoli, un settore, quello
serico, che, a met Ottocento, era commercialmente assai scaltrito. Incontra i primi
guai finanziari, chiede al cognato Trotti, allo zio Beccaria, al padre.
Enrico ha nove figli, come il padre, e soldi sempre mancanti. I cattivi affari
travolgono presto anche il patrimonio della moglie e il declino finanziario sembra
non aver mai fine. Per lenire il dissesto, il padre Alessandro studia la sistemazione in
collegio dei due figli grandicelli e invia una sarta che provveda a vestire tutti i nipoti,
subito rispedita a casa dall'altezzoso Enrico. Gli interventi di Alessandro sono per
semplici palliativi per quel figlio scialacquatore. Ora gli anticipa parte dell'eredit
della nonna Giulia, ora gli invia cataste di legna per l'inverno, ora sussidi non poi

tanto occulti. E poi: pollastre, oche, cesti di frutta, perfino cesti di ciliegie, di cui
Enrico era golosissimo, e che pap Alessandro acquista apposta per lui al mercato.

IL PIANOFORTE DI CASATENOVO
Alessandro Manzoni cerca in vari modi di aiutare il figlio. In una lettera del 10
febbraio 1851, all'epoca delle prime burrasche finanziarie, il padre cos si rivolge al
figlio: "Mio caro Enrico, Enrico mio tu sai ch'io sono alieno, e forse troppo alieno, dal
far rimproveri ... Quando tu mi parlasti delle tue strettezze, confessando che
venivano da tua colpa, io mi limitai a farti delle raccomandazioni per l'avvenire. Ma
non posso ora passare sotto silenzio, che, quando poco tempo fa, ti proposi
un'economia che mi pareva e mi pare ... evidentissima, il mio consiglio non fu
accolto da te. Io non potevo entrare ne' particolari delle tue spese: ti parlai
solamente d'una che credevo e credo che si potesse risparmiare. Tu m'opponesti
ch'era piccola: non mi persuade ...".
Appena il grande Alessandro riceve dallo stato un vitalizio annuo di 12.000 lire per
le benemerenze acquisite in campo culturale (1859), il primo provvedimento in
favore del figlio Enrico: fa inviare a sue spese in collegio i suoi figli grandicelli.
Alessandro risparmia, ma il figlio, gi in piena miseria, a Casatenovo tiene un
pianoforte a noleggio in casa. Naturalmente non paga il nolo dello strumento. Nel
1863 Enrico deve vendere la villa di Renate.
L'acquista un certo Giovanni Mazzucchelli che abitava in via San Vittore 2 a Milano;
la propriet prende tuttora il nome di costui (Villa Mazzucchelli - Cagnola - Stucchi).
La famiglia di Enrico, vieppi cresciuta, va ad abitare a Torricella, in comune di
Monticello Brianza (Lecco). Quindi si trasferisce a Milano in condizioni precarie, in
una casa di ringhiera alla periferia (allora) della citt, in via San Vittore, oltre
Sant'Ambrogio. Le figlie non escono di casa non avendo vestiti decenti da
indossare ... Poi ritorna in Brianza, a Casatenovo (Lecco). Ma in queste strettezze,
Enrico, con tutta la famiglia, va a pigione presso un oste di Bizzarone, per la cura
delle acque, e a Stabio, appena al di l della frontiera (Canton Ticino, Svizzera).
Non paga; l'albergatore scrive, inevitabilmente, a Milano al gran padre Alessandro.
In un momento di desolazione, Alessandro scrive al prevosto di Casatenovo don
Saulle Miglio, suo confidente circa i guai della famiglia di Enrico che si era stabilita
col. Nella lettera da Milano del 6 maggio 1864, "buttata gi in momento di troppa
dolorosa commozione", Alessandro produce una distinta delle spese sostenute
l'anno innanzi per Enrico. Ha voluto percentualizzarle in modo contabile:
ammontano al 51% dell'intero vitalizio che lo Stato gli versava. Di quando in
quando, lo sovvenzionano anche il rude fratello Pietro e il fratellastro Stefano. La
cugina Enrichetta Garavaglia invia vestiti leggeri per le figlie.
Tutto invano. Enrico prova a trasferirsi a Firenze, poi di nuovo a Milano, dove grazie
al nome del padre ottiene un modestissimo impiego, presso la Biblioteca Braidense:
in pratica, fa il commesso. Ma la cattiva vista, ereditata dalla madre, peggiora: sono
pi frequenti i giorni di malattia che quelli dediti al lavoro. I figli, nel frattempo,
trovano mogli e mariti. Si spegne nel 1881 a sessantadue anni. Lo sciagurato
stato il pi acerbo dolore della vita del grande Alessandro. L'epistolario paterno ne
un'eco rovente.

EMILIA REDAELLI

Tutti ne parlano bene. intelligente, colta; anzi, il Flori la definisce "brillantissima".


Ispira in chi le sta attorno un vif sentiment de sympathie - sono le cognatine a
sottolinearlo - ed esprime, a prima vista, dolcezza e bont. In particolare, Sofia, la
bellina dei figli di Manzoni, colei che trascina civettuola l'erre moscia, la ritiene
charmante (incantevole).
La vorrebbe sempre con s nella vicina Verano. Non sono coetanee: Sofia del
1817, Emilia del 1824 ed ha solo diciannove anni. Dunque, Sofia, sposata
felicemente gi da alcuni anni con Lodovico Trotti Bentivoglio dei marchesi di
Fresonara, le scrive: "Sii pur certa che troverai sempre in ml (proprio cos: ml) una
vera e sincera amica". Non solo, si firma anche v. aff soeur (Vostra affezionatissima
sorella). Conclude ogni lettera con uno schiocco affettuoso: Tua amica, o, Tua
sorella. Quando poi la sposina incinta per la prima volta, Sofia, che ha tanta
esperienza in materia, tre figli in tre anni ed in attesa del quarto, la riempie di
consigli. Dopo il parto di Enrichetta (1844), cuffie e cuffiette e ... la balia, di rigore
nella nobilt milanese. Sar la stessa di Tonino, il primogenito di Sofia.

Camino della villa


Vorrebbe essere a Renate per il parto: "Vorrei aver le ali per volare a Renate", ma
ahim la salute di Sofia non delle migliori e poco dopo partorir anche lei. E poi
c' il battesimo: si preoccupi la cognatina di far mettere acqua calda nel battistero
di Renate: "questo s'usa anche a Milano ...", per la precisione nel battistero di San
Francesco da Paola. Addirittura Sofia si sente un po' la parente povera e nei primi
anni lo ; quando mander non so che capo d'abbigliamento per il carnevale dei
bambini. La coppia di Renate non bada a spese. Al piccolo di Sofia piacciono gli
agnellini? Per il compleanno arriva da Renate un agnellino! Anche da parte di
Matilde, l'ultima nata di casa Manzoni, la simpatia vivissima e vicendevole. Dopo il
suo soggiorno a Renate, ecco il biglietto affettuoso: "Ti ringrazio con tutto il cuore
per la premura che ti sei presa per me e per tutte le cose che mi hai mandato" (15
aprile 1844).
A sottolineare la corrispondenza affettuosa, Emilia dar il nome di Matilde alla
terzogenita (1848). L'incanto durer pochi anni, perch le difficolt economiche del
marito renderanno prioritarie le difficolt economiche, sciupando l'idillio. Come
Emilia abbia potuto poi appassire in una vita di stenti e di privazioni un mistero.
Come abbia potuto trascinarsi sugli scalini delle case di ringhiera impensabile.
Figuriamoci perfino la fame. La fine ancora pi triste: a Mombello, in manicomio.
Conserviamo una missiva, tanto angosciata quanto lucida, che la sfortunata madre
invia alla figlia Bianca, dopo essere stata internata in manicomio:
"11 aprile 1896.

Carissima mia Bianca,


Ti ringrazio proprio di cuore delle tue belle nuove che mi dai, colla lettera del 3
corrente; spero che non dubiterai mai del mio vero affetto per te, e tuo marito, e
che se le parole mi mancano per dirti l'ebbrezza del mio cuore, pure esso ne tutto
compreso. Credilo, cara mia. Voglia il cielo che la prossima promozione di Pietro,
dopo l'onorificenza accodatagli a premio de' suoi meriti reali, possa avvicinarlo a
Milano, e meglio ancora in Milano stesso (si tratta del marito Pietro Fregonara,
ispettore delle Finanze); l'augurio di tua mamma che molto ti ama. Vorrei non
funestare la tua giusta e santa gioia ... ma l'anima mia troppo angosciata; e
prepotente il mio bisogno d'aprirmi teco! Dona tu una lacrima alla sventurata tua
madre! ... il primo dello scorso mese col pi schifoso inganno mi si tolse dalla Casa
di Salute ... e venni portata senza un cenno d'avviso al Manicomio di Mombello ! Mai
sapr dirti cosa ho sofferto! e tu mai potrai fartene un'idea ... Vivere nell'infermeria
fra spasimi crudeli; fra sgraziati sventurati orribili."
Morir un mese dopo di emorragia cerebrale. Ma Emilia non pazza. Lo testimonia il
direttore sanitario del manicomio. Lo testimonia l'analisi grammaticale, sintattica,
della punteggiatura stessa della lettera. Lucida anche nel dolore. Abbandonata nella
morte.

ZIA SOFIA MANZONI


Sofia l'elemento che unisce la famiglia Manzoni ed i due di Renate; i rapporti sono
facilitati dal fatto che Sofia soggiorna volentieri nella casa di campagna di Verano a
nemmeno una decina di chilometri da Renate: due ore di andatura svelta a piedi.
Sofia verso il fratello Enrico ha una spiccata predilezione: "Avrei voglia d'insaponarti
un po' ...".
Gli racconta come trascorre le giornate ai bagni di Pr S. Didier, presso Courmayeur.
Oppure s'incanta e fa incantare il lettore con le belle giornate sul lago di Como.
Inventa perfino un neologismo: faccio delle lagate, per dire che fa splendide
escursioni in barca sul lago. Quelli di Renate contraccambiano le affettuosit:
inviano frutta e verdura che un agile calesse porta in poco pi di un'ora a Verano.
Apprezzati in particolare les magnifiques marrons que vous m'envoyez (letterina
dell'ottobre 1842). L'orto di Renate produce squisitezze; tra l'altro le belle fragole
che, a met mattina sono gi in mostra sui vassoi a Verano. "I miei ragazzi se ne
fanno una gran festa .." e la frutta fresca arriva anche sulla tavola di Via Morone a
Milano e pap Alessandro ringrazia. E poi i dolci confezionati da un'abile cuoca, o
dalla madre di Emilia, Luigia Martinez, o da Emilia stessa: a Verano arrivano anche i
dolcetti di cui " ... Enrico mi ha fatto una descrizione che tenta veramente ..."
Quando i guai incominciano, Sofia a mediare con il padre e l'arcigno fratello
maggiore Pietro per liquidare ad Enrico un sostanzioso anticipo della famosa eredit
della nonna Giulia.
L'uragano che investe casa Manzoni non risparmier neppure la graziosa Sofia.
Muore per una banale pleurite pochi mesi dopo, nel 1845. Ha soltanto vent'otto anni
e lascia quattro bambini: il pi grandicello non tocca ancora i sei anni. Anche l'altro
scialacquatore di casa Manzoni, Filippo (settanta giorni di galera per un debito di
400 lire austriache non onorato; una miseria, ma nel secolo scorso non si scherzava)
sar a Renate con moglie e figlioletto per qualche mese.

ENRICHETTA

Enrico ebbe nove figli. Enrichetta, la primogenita, nata nel 1844, porta il nome
dell'angelica nonna, Henriette, prima moglie di Manzoni, la "diletta e venerata che
era stata la silenziosa ispiratrice di tutti i capolavori. Rimarr forse la sola a
ricordare con nostalgia le gioie della residenza a Renate. A lei decenne Manzoni
dedica una copia de I Promessi Sposi che tutta un canto d'amore per la moglie,
ormai perduta da vent'anni (nel Natale del 1833):
ALLA MIA CARA NIPOTINA ENRICHETTA MANZONI.
- ENRICHETTA! NOME SOAVE, SACRO, BENEDETTO PER ANNI HO POTUTO
CONOSCERE QUELLA IN NOME DI CUI FU DATO; NOME CHE SIGNIFICA FEDE,
PURITA', SENNO, AMOR DE' SUOI, BENEVOLENZA PER TUTTI, SACRIFIZIO, UMILTA',
TUTTO CI CHE SANO, TUTTO CI CHE AMABILE. POSSA QUESTO NOME, CON LA
GRAZIA DEL SIGNORE, ESSERE PER TE UN CONSIGLIERE PERPETUO, E COME UN
ESEMPIO VIVENTE.
La celeberrima dedica stata riportata in bronzo sulla tomba della nipote nel
cimitero di Casatenovo. Enrichetta, giovanissima, s'innamora del segretario
comunale di Casatenovo, Giambattista Preti, che pure l'organista della chiesa e le
impartisce lezioni di pianoforte. Il matrimonio avviene nel 1862. L'amore era stato
contrastato, forse perch lo sposo aveva vent'anni pi di lei.
Il nonno Alessandro, in una lettera del 1 gennaio 1863, ha tuttavia espressioni
affettuose per i freschi sposini: "La felicit che hai trovata nella compagnia del tuo
ottimo marito ... una concordia gi felicemente stabilita ...".
Prima della cerimonia religiosa, al ricevimento presente anche il nonno don
Lisander ...

ALESSANDRINO
L'atto di battesimo conservato nella parrocchia di Renate ed firmato da don
Giuseppe Masnaga, parroco a Renate dal 1827 al 1857. Alessandrino nasce nel
1846; gli imposto il prestigioso nome del nonno; come nomi, a seguire, quelli dello
zio Pietro (Pedrin), fattore tuttofare nel latifondo di Brusuglio. Madrina di battesimo
la moglie di costui, quella Giovannina Visconti, ballerina della Scala, che Pedrin
aveva impalmata all'insaputa del grande padre. Diverr una nuora adorabile e
accudir Manzoni negli ultimi anni della vita, stabilendosi nella casa avita in via
Morone. Stranamente, assiste al parto del bimbo non l'ostetrica "patentata" di
Renate, ma quella di Besana.
Alessandrino adorato da zii e di zie. La diciassettenne Matilde lo divora di baci, in
una lettera alla cognata Emilia, di cui subiva fortemente il fascino, scrive: "Un
milionone (sic!) di baci ai tuoi e miei angeli ..." Nella Casa del Manzoni a Milano
esiste tuttora il probabile ritratto di Alessandrino sui dieci anni, eseguito da
Giuseppe Molteni, ritrattista principe nella Milano risorgimentale. Il riconoscimento,
abbastanza recente, spetta a Jone Riva, segretaria della Casa del Manzoni, che
appunta: "il bambino veste una casacca a quadri sopra una camicia bianca ed un
paio di pantaloni che coprono il ginocchio, mentre lasciano scoperte le calze rosse.
Tiene sotto il braccio sinistro un frustino e nella mano destra il filo legato ad un
carretto che sta sul pavimento, sotto ad una sedia rivestita di seta gialla, insieme ad
altri giochi ".
Quel che Jone Riva non dice che dal ritratto non pare proprio promani perspicacia
o intelligenza. Anche la vita da adulto sar del tutto anonima. Alessandro junior
sposa a Milano nel 1872 una Elvira Costa, quando ancora in vita il nonno

Alessandro (che morir nel 1873). Lavora come impiegato statale a Roma.
Probabilmente lui a chiamare nella capitale il padre Enrico malato e in disastrosa
povert. Lo accoglier per un anno intero tra il 1878 ed il 1879.
Muore a Lecco nel 1910. Aleggia il sospetto che questo figlio "esemplare" sia il
responsabile dell'internamento in manicomio della madre Emilia. Ezio Flori,
conoscitore non pettegolo del clan Manzoni, supporta l'invereconda accusa. Dopo
mezzo secolo, proprio svanito il sapore delle rosse fragole di Renate !
Una cerchia inesausta di dolori colpisce e conclude l'esistenza dei discendenti del
grande Alessandro.

Chiesa di San Fedele (Milano)


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Coordinate:

452801N 91129E45.466804N 9.191473E (Mappa)

Chiesa di Santa Maria della Scala


in San Fedele

La facciata della chiesa


Paese
Regione
Localit

Italia
Lombardia
Milano

Religione Cristiana Cattolica di


Rito Ambrosiano
Diocesi Arcidiocesi di Milano
Anno XVIII secolo
consacrazione
Architetto Pellegrino Tibaldi
Stile manierismo
architettonico

La chiesa di San Fedele la chiesa dei Gesuiti nella diocesi di Milano.


Indice
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1 Storia
2 Descrizione
3 Opere

principali
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti
esterni

Storia

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Situata nel cuore di Milano, fra Palazzo Marino e la Galleria Vittorio Emanuele II, nell'omonima piazza,
la chiesa fu dedicata in origine a san Fedele, protomartire della diocesi di Como, e destinata ai Gesuiti.
Dopo la soppressione dell'ordine nel 1773, la chiesa fu affidata ai canonici provenienti dalla vicina chiesa
trecentesca di Santa Maria alla Scala, abbattuta (1776) per far posto al Teatro alla Scala. La chiesa
assunse allora il titolo di Santa Maria della Scala in San Fedele e si arricch di molti degli addobbi e delle
opere d'arte provenienti dal distrutto edificio.
La realizzazione dell'edificio, prima casa dei Gesuiti a Milano, si inseriva nel programma di riordino della
diocesi voluto da Carlo Borromeo, che incaric del progetto Pellegrino Tibaldi (1569). L'artista si attenne
alle esigenze liturgiche stabilite dal Concilio di Trento e fatte proprie dall'ordine, prevedendo un edificio a
navata unica, che esaltasse la centralit dell'altare per la celebrazione eucaristica e prevedesse un pulpito
laterale per facilitare la predicazione. Il Pellegrini assicur fasto e monumentalit architettonica al
complesso strutturando l'ambiente in due grandi campate, coperte da volte a tazza, poggianti su sei grandi
colonne corinzie addossate alle pareti e poggianti su alti plinti. Un grande arco trionfale separa l'aula dal
presbiterio.
L'elegante facciata fu completata solo nel 1835, sempre rispettando i disegni del Tibaldi

Descrizione

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L'eleganza dell'interno ottenuta grazie agli effetti cromatici dei materiali utilizzati per le membrature
architettoniche, ed in particolare la pietra d'angera, proveniente dal Lago Maggiore, le cui tonalit rosee
sono state recuperate dal recente restauro.
Le pareti risultano fortemente ritmate ed articolate su due ordini di archi minori, corrispondenti ad un
matroneo in quello superiore, e in quello inferiore ad otto confessionali intagliati (Giovanni, Giacomo e
Gianpaolo Taurini, 1596-1603), con scene dal Vecchio e Nuovo Testamento. Sono presenti quattro
cappelle laterali, contenute nello spessore delle mura, le cui decorazioni testimoniano momenti vicini nel
tempo ma gi diversi. Di particolare interesse la seconda cappella sulla parete destra, intitolata alla
Ascensione di Cristo, e realizzata su progetto del Tibaldi, che presenta un raro caso di colonne dislocate,
in cui l'architrave retto dalle vicine mezze figure di angelo: forse un'intenzionale metafora
dell'abbandono in cui versava la diocesi milanese quale la trov il Borromeo. La pala originaria con
l'Incoronazione di Maria del Ambrogio Figino (1581-1587) fu poi sostituita dalla Trasfigurazione e Santi
firmata da Bernardino Campi in collaborazione con Carlo Urbino (1565), proveniente da Santa Maria
della Scala; entrambe si trovano oggi nell'antisagrestia, per far posto al Sacro Cuore in ceramica di Lucio
Fontana (1956), mentre sono rimasti in loco i quattro pannelli sulle pareti laterali. Il Figino aveva anche
dipinto per San Fedele la Madonna del Serpe, oggi nella chiesa di Sant'Antonio, di cui si ricorder
Caravaggio a Roma.

L'interno

Nella prima cappella a destra troviamo invece la Visione di Sant'Ignazio di Loyola di Giovan Battista
Crespi, detto il Cerano, di poco successiva alla beatificazione del Loyola (1622), e la cui decorazione in
stucco presenta una ricchezza gi barocca. Nelle due cappelle della parete sinistra si trovano altre due
opere provenienti dalla trecentesca Santa Maria della Scala, cio la Deposizione di Simone Peterzano
(1591), il cui drammatico uso della luce dovette influenzare il suo allievo Michelangelo Merisi da
Caravaggio, in procinto di trasferirsi a Roma; e, nella seconda cappella, un affresco quattrocentesco di
Madonna con Bambino, fortemente ridipinto in tempi successivi. Nel presbiterio si trova, sempre
proveniente dalla chiesa della Scala, un coro cinquecentesco a stalli lignei decorati con prospetti di
edifici, mentre l'altare maggiore fu realizzato solo nel XIX secolo da Pietro Pestegalli sul progetto del
Tibaldi per quello del Duomo.
La stessa elegante facciata riflette lo spazio unico dell'interno, ed appare dominata dal grande frontone
triangolare che riconduce ad unit il dinamico ed articolato prospetto. La facciata appare infatti divisa in
due ordini, con un grande portale con timpano centinato, sovrastato da una finestra a timpano triangolare;
quest'alternanza delle cornici si ripete in quella delle quattro edicole decorate con statue tra coppie di
colonne.
Il fianco sinistro della chiesa pu essere considerato un prospetto autonomo, con un ordine superiore di
finestre ed uno inferiore di nicchie incorniciate da colonne corinzie e sovrastate da timpani triangolari e
centinati.
San Fedele ha conosciuto diverse fasi di costruzione: principale artefice fu Pellegrino Tibaldi, ma dopo la
sua partenza l'edificio fu continuato da Martino Bassi e poi da Francesco Maria Richini, cui si devono
anche l'abside con le tre grandi finestre (1633), il coro e lo scurolo nella cripta, le cui volte a vela sono
sorrette da diciotto colonne, e la sagrestia. La cupola fu invece realizzata dopo la morte del Richini,
avvenuta nel 1658.
Alla sinistra dell'Altare Maggiore vi una lapide in bronzo che ricorda il punto dove si recava a pregare
Alessandro Manzoni, che abitava in via Gerolamo Moroni 1, a circa 200 metri dalla chiesa. Lo scrittore
mor a seguito di una caduta con la quale batt il capo contro la balaustra e che gli sar fatale. Per tale
motivo sulla piazza antistante la Chiesa venne eretta una statua in memoria di Manzoni.

Opere principali

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Deposizione (Peterzano)

Simone Peterzano: Deposizione

Giovanni Battista Crespi detto il Cerano: Sant'Ignazio

Bernardino Campi: Quattro santi

Lucio Fontana: Sacro Cuore

Ambrogio Figino: Madonna della serpe (oggi collocata nella chiesa di Sant'Antonio
Abate)

Bibliografia

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S. Della Torre, R. Schofield, Pellegrino Tibaldi architetto e il S. Fedele di Milano:


invenzione e costruzione di una chiesa esemplare, NodoLibri Milano-Como 1994
A. Salvini Cavazzana, San Fedele, in "Le chiese di Milano", a cura di M.T. Fiorio, Electa,
Milano, 2006

Voci correlate

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Pellegrino Tibaldi
Carlo Borromeo

Compagnia di Ges

Arte della Controriforma

http://milano.corriere.it/arte_e_cultura/articoli/2003/07_Luglio/29/manzoni.shtml

Milano Segreta estate


Una giornata a Milano con Alessandro Manzoni
Dalla casa di via Morone al Lazzaretto, dalla chiesa di San Fedele al
Monumentale, un percorso tra i luoghi di Don Lisander
RITRATTO DI MANZONI - Il grande specchio rettangolare riflette
l'immagine di un uomo dagli occhi azzurro chiaro, il naso lungo e sottile, le
labbra fini, il mento un po' sporgente, che posa il vecchio cilindro nero sui
suoi capelli bianchi e lisci. Alessandro Manzoni, don Lisander per i suoi
concittadini, si prepara per una delle sue lunghe passeggiate
solitarie per le vie di Milano. Nessuno riusciva a capire quali pensieri si
nascondessero dietro gli occhi mobilissimi di questo padre distratto, di
questo dilettante di giardini e di letteratura, di quest'ombra squisita ed
elegante.

Una giornata a Milano con Manzoni

clicca su una foto

LA CASA DI VIA MORONE - Lentamente, ma con passo deciso, la sua


figura attraversa l'elegante salone al piano superiore dell'amata
casa di via Morone. Ecco allora suo figlio Pietro muovere veloce le mani
sui tasti bianchi e neri del pianoforte a muro, mentre le piccole Cristina e
Sofia leggono libri sedute accanto a mamma Enrichetta. Nella stanza
entra qualche amico che lo mette al corrente sulle ultime novit e con cui
scambia volentieri opinione sulle recenti opere letterarie, ma sono solo
ricordi di un tempo ormai lontano.
Scesa l'imponente scalinata, si dirige verso il suo studio, dove i libri si
arrampicano sulle pareti come l'edera sui muri esterni della casa. Si
avvicina al tavolino da scrittura dove per ore sedeva curvo mentre si
occupava dei giovani Renzo e Lucia, dell'irrequieto fra Cristoforo e
dell'autoritario Innominato. Questi e altri personaggi lo tennero
occupato per cinque anni, durante i quali la sua mano scivolava leggera
sulla pagina destra di quaderni ancora bianchi. Fuori dalla finestra un timido
venticello soffia tra gli abeti e le robinie del giardino. Lo sguardo del vecchio

gentiluomo si perde assorto nella memoria del passato.


IL FORNO DELLE GRUCCE E L'OSTERIA DELLA LUNA PIENA - Ad
Alessandro Manzoni piace girovagare per la citt, ripercorrere
strade e luoghi conosciuti, rievocando di tanto in tanto i protagonisti del
suo romanzo pi sofferto.
Come non ricordare allora il temerario Renzo che si aggira solo per una
Milano affamata, sconvolta dalla carestia, dalle sommosse popolari e
dagli assalti ai forni dovuti all'aumento del prezzo del pane? A farne per
primo le spese il Forno delle Grucce (el prestin di scansc in milanese),
situato nella Corsia dei Servi. Un garzone che consegna il pane in casa di
alcuni signori viene avvistato dalla folla inferocita, che comincia a
strappargli le pagnotte dalla gerla. Il ragazzo impaurito scappa e torna
alla bottega, che presto viene raggiunta dai rivoltosi. La folla si
sparge ne' magazzini. Metton mano ai sacchi, li strascicano, li rovesciano:
chi se ne caccia uno tra le gambe, gli scioglie la bocca, e, per ridurlo a un
carico da potersi portare, butta via una parte della farina: chi, gridando:
-aspetta, aspetta,- si china a parare il grembiule, un fazzoletto, il cappello,
per ricever quella grazia di Dio [...].
Renzo travolto dalla folla, sospinto in avanti da braccia e mani che
scalpitano. Preso dall'euforia si rivolge alla gente che lo circonda, parlando
di ingiustizie, di prepotenze e di soprusi a danno dei pi deboli, con un
chiaro riferimento alla sua vicenda personale. Il popolo lo applaude, poi
lentamente si dirada. Stanco ed affamato, Renzo cerca solo un posto
dove mangiare e dormire. Un uomo gli indica una trattoria vicina,
offrendosi di accompagnarlo. L'ignaro giovane cade cos nella trappola
di un informatore della polizia e dell'oste della Luna Piena suo
complice, che lo sommergono di domande. Il giorno seguente viene
arrestato e condotto verso le carceri, ma un gruppo di uomini riesce a
liberarlo in tempo.
IL LAZZARETTO - La carestia che aveva colpito Milano, non era che
uno dei segnali anticipatori dell'avvento della terribile peste del
1629-1631. Denutrizione, affollamento e sporcizia favorivano il diffondersi
dell'epidemia e le processioni espiatorie urbane avevano come unico
risultato quello di aggravare ulteriormente la situazione. Milano seppelliva
ogni giorno centinaia di abitanti, che morivano nelle case, per le
strade o al Lazzaretto.
Il lazzeretto di Milano (se, per caso, questa storia capitasse nelle mani di
qualcheduno che non lo conoscesse, n di vista n per descrizione) un
recinto quadrilatero e quasi quadrato, fuori della citt, a sinistra della porta
detta orientale, distante dalle mura lo spazio della fossa, d'una strada di
circonvallazione, e d'una gora che gira il recinto medesimo. I due lati
maggiori son lunghi a un di presso cinquecento passi; gli altri due, forse
quindici meno; tutti, dalla parte esterna, son divisi in piccole stanze d'un
piano solo; di dentro gira intorno a tre di essi un portico continuo a volta,
sostenuto da piccole e magre colonne. [...] Nel centro dello spazio interno,

c'era, e c' tuttora, una piccola chiesa ottangolare.


Costruito nel 1489 con lo scopo di accogliere gli ammalati di peste,
veniva utilizzato anche come deposito per le merci sospette di
essere portatrici di infezioni e, quindi, in quarantena, e come ricovero
per gli indigenti della citt (lazzaretto da Lazzaro, mendicante lebbroso
citato nel Vangelo). Gli affamati ne furono, per, allontanati quando le morti
per contagio cominciarono a salire vertiginosamente. S'immagini il lettore il
recinto del lazzaretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio
tutt'ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente;
quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite
di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi o sulla paglia; e su tutto
quel quasi immenso covile, un brulichio, come un ondeggiamento; e qua e
l, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di
convalescenti, di frenetici, di serventi.
Mentre i monatti erano incaricati di portare al lazzaretto gli ammalati,
bruciare i loro vestiti, caricare i cadaveri sui carri e gettarli nelle fosse,
compiti che li esponevano ad un alto rischio di contagio, gli apparitori
annunciavano l'avvicinarsi dei carri suonando un campanello e i
commissari si occupavano di far rispettare le regole stabilite dal Tribunale
della Sanit. Dottori, medicinali, cibo e cure adeguate
scarseggiavano, in confronto alla portata del male.
L'ignoranza della gente gioc un ruolo determinante nel diffondersi
dell'epidemia, che nel giro di tre anni uccise circa quarantamila
persone nella sola Milano.
LA COLONNA INFAME - Il tema della peste particolarmente caro al
Manzoni, che se ne occupa anche nel libro Storia della Colonna infame,
avanzando perplessit sul processo intentato ad alcuni presunti untori. La
casa di uno di loro, tal Giangiacomo Mora, fu distrutta, lasciando il posto a
una colonna, detta appunto infame, accompagnata da una lapide che
rievocava i fatti e la giustizia fatta sui colpevoli (la colonna, nei pressi di
piazza Vetra, fu poi demolita, mentre la lapide conservata al
Castello Sforzesco).
LE CINQUE GIORNATE - Lo scrittore milanese, in occasione dei moti che
agitarono la sua citt prima nel 1821, poi nel 1848, compose il poema
Marzo 1821. Uno dei suoi figli partecip attivamente
all'insurrezione antiaustriaca delle Cinque giornate, che si conclusero
con la presa di Porta Tosa (da allora Porta Vittoria), ma anche con un
massacro di civili insorti in nome della libert.
LA VILLA DI BRUSUGLIO - La storia, con le sue ingiustizie e ineguaglianze,
lo ha sempre confuso e tradito, costringendolo a un isolamento che
durante gli ultimi anni di vita lo condurr vicino al delirio. Quando lo
sconforto diventava insopportabile, il Manzoni amava rifugiarsi nella villa di
Brusuglio, che la madre, Giulia Beccaria, aveva ereditato dal conte Carlo
Imbonati nel 1805.

Fin da giovane aveva coltivato la passione per il giardinaggio e la


botanica, trapiantando rododendri purpurei, ortensie, magnolie dai fiori
bianchi, cedri e persino cotone e caff, che rendevano ancor pi profumata
l'aria dolce della campagna intorno. Dalla sua camera, situata nella parte
pi alta della casa, ammirava le sue piante, alternando la contemplazione
del paesaggio allo studio di manuali pratici di agricoltura. Amava
camminare nel parco della villa in compagnia di un buon libro e
spingersi fino alla collinetta che aveva fatto costruire in fondo
all'immenso giardino, da cui si divertiva a contare le Alpi. Quel luogo
tranquillo era per il Manzoni sinonimo di felicit e serenit familiare. Quante
estati e primavere aveva trascorso l insieme alla madre, a cui era unito da
un legame che andava oltre l'affetto, sconfinando in un violento complesso
edipico. La madre e il figlio non avevano segreti l'uno per l'altro:
prevenivano i desideri l'uno dell'altro, si protestavano l'uno all'altro
indivisibili, confondevano insieme i loro sentimenti, prima di
proiettarli verso il mondo, che avvolgeva da ogni parte la loro inconscia
felicit incestuosa (a tutt'oggi la villa privata e non possibile visitarla).
PAURE E DOLORI - Per molti anni Alessandro Manzoni soffr di
disturbi e nevrosi, dalla balbuzie al timore degli spazi aperti, che
impar a controllare seguendo una serie di regole e abitudini che lo
distraevano dalle proprie angosce. Sensibile al caldo cos come al freddo,
pesava su di una bilancia i propri vestiti, rifiutava le visite dei suoi pochi
conoscenti, preferendo loro il calore domestico del suo caminetto, non
leggeva pi la posta, mangiava sempre gli stessi piatti e andava a
dormire alla stessa ora. A volte la tensione era cos forte che si
precipitava in strada e camminava ore e ore sotto il caldo o la pioggia,
arrivando a percorrere fino a quaranta chilometri al giorno.
LA CHIESA DI SAN FEDELE - Don Lisander riprende la sua
passeggiata; attraversa piazza della Scala, costeggia i muri di
Palazzo Marino, e si ritrova di fronte alla vecchia chiesa di San
Fedele.
Chi guida le azioni del malvagio don Rodrigo, della dissoluta monaca di
Monza o dello spaurito don Abbondio? Il Caso a capo di tutto e muove
con astuzia e abilit i fili delle sprovvedute marionette che sono gli uomini.
Quando i dubbi lo sorprendono e abbandonarsi a meditazioni non gli di
conforto, trova riparo in quel luogo sacro.
L'interno, costituito da un'unica navata, poco illuminato e si rende quindi
ideale per il raccoglimento e la preghiera, mentre le quattro cappelle che si
aprono sulle pareti laterali conferiscono all'ambiente una certa solennit. La
chiesa di San Fedele, costruita nel 1567, fu donata dall'arcivescovo
di Milano Carlo Borromeo ai Gesuiti, che, con il concilio di Trento del
1545, si assicurarono l'educazione religiosa dei giovani. Quando, nel 1776,
furono disposti i lavori di costruzione del teatro della Scala e la chiesa di
Santa Maria della Scala fu soppressa, quadri, sculture e altri oggetti di
valore furono portati in San Fedele. Durante gli anni della dominazione

austriaca, all'interno della sua cripta furono poste le tombe degli Asburgo
regnanti a Milano.
UNA BRUTTA CADUTA - Il 6 gennaio 1873, mentre il Manzoni si recava a
messa proprio nella chiesa di San Fedele, cadde, battendo la testa
contro uno scalino. Ematoma subdurale da trauma contusivo del capo,
questa fu la diagnosi. La sua capacit di ricordare fatti, episodi, luoghi
e nomi diminu drasticamente e i suoi pensieri divennero sempre pi
contorti. Per undici giorni farnetic, sogn, tent di pensare e di ricordare, si
riscosse per poche ore e torn ancora a delirare in quella stanza, dove il
caminetto, lo specchio, il tavolino di marmo contenevano ognuno un riflesso
della sua lunghissima vita.
Si spense a Milano il 22 maggio 1873, all'et di ottantotto anni.
Qualche giorno pi tardi si svolsero i funerali in Duomo, a cui parteciparono
diverse autorit e molti letterati.
IL MONUMENTALE E IL MIRACOLO DEL CORPO INCORROTTO - Il
corteo funebre arriv ai cancelli del Monumentale nel tardo pomeriggio di
una giornata nuvolosa. Il cimitero, realizzato pochi anni prima (1866)
dall'architetto Carlo Maciachini, in stile dichiaratamente moderno, ma
con chiari rimandi (la bicromia della facciata per esempio) all'arte
medievale, era destinato, fin dall'inizio, ad ospitare, nel famedio, le
sepolture dei Milanesi illustri.
La bara fu portata lungo la scalinata, attorniata da due ali di folla,
fino all'interno del famedio che domina, con la sua possente mole, gli
oltre 120 ettari del cimitero vero e proprio. Le spoglie del Manzoni furono
poste in un'arca di pietra, dove ancora oggi riposano accanto ad altre grandi
personalit milanesi, di nascita o di adozione, come Salvatore Quasimodo
e Carlo Cattaneo.
L'anno seguente, nell'anniversario della morte, Giuseppe Verdi, in sua
memoria, compose ed esegu la Messa da requiem, che diresse la mattina
nella chiesa di San Marco e la sera alla Scala.
Nel 1959, per dare maggiore risalto alla sepoltura dello scrittore, si decise di
traslare l'arca con il corpo del don Lisander dalla parete cui era addossata al
centro del famedio, sotto l'imponente volta blu. Per facilitare le operazioni
gli operai smontarono il monumento ma, quando sollevarono il pesante
coperchio, avvenne un fatto prodigioso il cui commento affidiamo ad
Enrico Nardini che, nella Settimana Incom del 24 marzo 1960, raccontava:
d'improvviso si lev un coro di esclamazioni soffocate e alcuni balzarono
addirittura verso l'urna scoperchiata: dalla tomba aperta usciva una luce
abbagliante, la bara di Alessandro Manzoni risplendeva come un
lampadario!
Gli stessi operai poterono costatare che la salma del grande
scrittore era ancora intatta. Quando la notizia fu resa pubblica si
cominci subito a premere per avviare una causa di beatificazione,
ritenendo gli episodi frutto di un miracolo. In breve gli animi si placarono e
qualcuno spieg che la salma del Manzoni era stata imbalsamata il

giorno della morte e la luce sprigionata poteva semplicemente


essere il riflesso del sole, entrato da uno dei rosoni, che si rifletteva sulla
teca di cristallo, in cui tuttora riposa lo scrittore.
Le parti scritte in corsivo sono tratte dal libro La collina di Brusuglio.
Ritratto di Manzoni, di Pietro Citati, mentre quelle tra virgolette sono tratte
da I promessi sposi.

di Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti

BIOGRAFIA

(HAY 2 QUE CREO QUE SON IGUALES (SLO


CAMBIA UNA FOTO)
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Alessandro Manzoni
W-Lombardia - Storia

Alessandro Manzoni
Parlamento italiano Senato del Regno d'Italia
sen. Alessandro Francesco Tommaso Manzoni
Luogo nascita Milano
Data nascita 7 marzo 1785
Luogo morte Milano
Data morte 22 maggio 1873
senatore a vita
Investitura
Data 29 febbraio 1860
Alessandro Manzoni, nome completo Alessandro Francesco Tommaso Manzoni (Milano, 7 marzo
1785 Milano, 22 maggio 1873), fu uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano.
considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi, principalmente per il suo celebre
romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana.
Fu anche un senatore a vita del Regno d'Italia.
La famiglia
Il nonno materno di Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria, era un autore ben conosciuto (scrisse il
trattato Dei delitti e delle pene posto nellIndice dei libri proibiti), la madre Giulia Beccaria (1762
1841) era una donna di grande cultura e sensibilit letteraria.
Il padre ufficiale di Manzoni, Don Pietro (17361807), che era ormai sulla cinquantina quando
nacque Alessandro, era membro di un'antica famiglia stabilitasi a Lecco nel 1612 con Giacomo
Maria Manzoni e che aveva fama di esser prepotente, tanto che sia a Lecco che a Barzio, in
Valsassina, circolavano proverbi che paragonavano i Manzoni al Pioverna, un torrente che
conosceva piene violente ed impetuose. Il suo vero padre potrebbe invece essere stato Giovanni
Verri (fratello minore di Pietro e Alessandro Verri), come confermerebbe una lettera inviata allo
stesso Verri da Giuseppe Gorani, ritrovata recentemente a Milano[1].

Biografia
Nasce a Milano il 7 marzo 1785 da Giulia Beccaria e da don Pietro Manzoni (esponente della
piccola nobilt lecchese), figlio di Alessandro Valeriano, pronipote di un ricchissimo mercante imprenditore lecchese, Giacomo Maria Manzoni, e di Margherita di Fermo Porro.
I suoi primi due anni di vita li trascorre nella cascina Costa di Galbiate, tenuto a balia da Caterina
Panzeri. Questo fatto attestato dalla targa tuttora affissa nella cascina. In seguito alla
separazione dei genitori (la madre dal 1793 convive con il colto e ricco Carlo Imbonati, prima in
Inghilterra, poi in Francia, a Parigi), Alessandro Manzoni viene educato in collegi religiosi; dal 1796
al 1798 presso il collegio Sant'Antonio dei padri Somaschi a Merate e Lugano, poi presso i
Barnabiti. Pur essendo insofferente di tale pedantesca educazione, della quale denunci i limiti
anche disciplinari, e pur venendo giudicato uno studente svogliato, da tali studi gli deriva una
buona formazione classica e il gusto per la letteratura. A quindici anni sviluppa una sincera
passione per la poesia e scrive due notevoli sonetti. Il nonno materno gli insegna a trarre
dall'osservazione del reale conclusioni rigorose ed universali.
Il giovane Manzoni dal 1801 al 1805 vive con l'anziano don Pietro, dedica buona parte del suo
tempo alle ragazze e al gioco d'azzardo e ha modo anche di frequentare l'ambiente illuministico
dell'aristocrazia e dell'alta borghesia milanese. Il compiacimento neoclassico del tempo gli ispira le
prime esperienze poetiche, modulate sull'opera di Vincenzo Monti, idolo letterario del momento.
Ma, oltre questi, Manzoni si volge a Giuseppe Parini, portavoce degli ideali illuministici nonch
dell'esigenza di moralizzazione, e a Francesco Lomonaco, un esule napoletano. A questo periodo si
devono Il trionfo della libert, Adda, I quattro sermoni che recano l'impronta di Monti e di Parini,
ma anche l'eco di Virgilio e di Orazio. Il metodo di scrittura e di poetare manzoniano di questo
periodo molto legato alla tradizione classica.
Nel 1805 raggiunge la madre nel quartiere di Auteuil a Parigi, dove passa due anni, partecipando
al circolo letterario dei cosiddetti ideologi, filosofi di scuola ottocentesca, tra i quali si fa molti
amici, in particolare Claude Fauriel (il quale avr una forte influenza sulla formazione del Manzoni;
infatti Fauriel inculca ad Alessandro un grande interesse per la storia e gli fa capire che non deve
scrivere seguendo modelli rigidi e fissi nel tempo, ma deve riuscire a esprimere sentimenti che gli
permettano di scrivere in modo pi "vero", in maniera da "colpire" il cuore del lettore) e ha modo
di apprendere le teorie volterriane. Alessandro si imbeve della cultura francese classicheggiante in
arte, scettica e sensista in filosofia (i sensi sono alla base della conoscenza; l'illuminismo la
critica razionale della realt; lotta al pregiudizio e alla tradizione derivata dall'autorit; i problemi
religiosi non si basano sull'esperienza, ma sulla superstizione) ed assiste all'evoluzione del
razionalismo verso posizioni romantiche.
Nel 1806-1807, mentre si trova ad Auteuil, appare per la prima volta in pubblico come poeta, con
due pezzi, uno intitolato Urania, in quello stile neoclassico del quale poi lui stesso diventer il pi
strenuo avversario; l'altro, invece, un carme commemorativo in endecasillabi sciolti, sulla morte
del conte Carlo Imbonati, dal quale, attraverso la madre, erediter un patrimonio considerevole,
tra cui la villa di Brusuglio, diventata da allora sua principale residenza.
Per mezzo del Fauriel, Manzoni entra in contatto con l'estetica romantica tedesca prima ancora che
Madame de Stal la diffonda in Italia. Nel 1809, dopo la pubblicazione del suo poemetto Urania,
Manzoni dichiara che non scriver pi versi simili, aderendo alla poetica romantica, secondo la
quale la poesia non deve essere destinata ad una lite colta e raffinata, bens deve essere di
interesse generale ed interpretare le aspirazioni e le idee dei lettori. Manzoni ormai sulla via del
realismo romantico; tuttavia non accetter mai la convinzione propria sia del romanticismo sia
dell'amico Fauriel, che la poesia debba essere espressione ingenua dell'anima e quindi non
rinuncer mai al dominio intellettuale del sentimento ed a una controllata espressione formale,
caratteristica del romanticismo italiano.
Monumento ad Alessandro Manzoni a Lecco. Sullo sfondo il monte Resegone.Nel 1811 Manzoni, gi
anticlericale per reazione all'educazione ricevuta ed indifferente, pi che agnostico o ateo, riguardo
al problema religioso, si riavvicina alla Chiesa. Nel 1808, a Milano, lo scrittore aveva sposato la

calvinista Enrichetta Blondel (1791-1833), figlia di un banchiere ginevrino; il matrimonio si rivel


felice, coronato dalla nascita di 10 figli. Tornato a Parigi la frequentazione con il sacerdote
Eustachio Degola, genovese, giansenista (che da Sant'Agostino deriva l'interpretazione
assolutistica del problema della predestinazione, della grazia e del libero arbitrio), porta i due
coniugi l'una all'abiura del calvinismo e l'altro ad un riavvicinamento alla pratica religiosa cattolica
(1810)[2].
Tale riconciliazione con il cattolicesimo per lo scrittore il risultato di lunghe meditazioni; il suo
atteggiamento, pur nella sua stretta ortodossia (cio nell'esigenza di attenersi rigorosamente ai
dettami della Chiesa), ha coloriture gianseniste che lo portano alla severa interpretazione della
religione e della morale cattoliche. La riscoperta della fede fu per Manzoni la conseguenza logica e
diretta del dissolversi, nei primi anni dell'800, del mito della ragione, concepita come
perennemente valida e certa fonte di giudizio, donde la necessit di individuare un nuovo sicuro
fondamento della moralit. Persa, quindi, la speranza di raggiungere la serenit per mezzo della
ragione, la vita e la storia gli parvero romanticamente immerse in un vano, doloroso, inspiegabile
disordine: per non abbandonarsi alla disperazione bisognava trovare un fine ultraterreno. Nel
Manzoni, quindi, l'irrequietezza esistenziale si compone nella fede fervente conciliandola con la
fermezza intellettuale.
La sua energia intellettuale nel tempo immediatamente successivo alla conversione fu impegnata
nella composizione di cinque Inni Sacri: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e
La Pentecoste, ovvero una serie di liriche sulle principali festivit liturgiche. Si dedic inoltre ad un
trattato, Osservazioni sulla morale cattolica, intrapreso sotto la guida religiosa di monsignor Luigi
Tosi (cui il Degola aveva affidato la guida spirituale della famiglia Manzoni al loro ritorno in Italia)
in riparazione alla sua iniziale lontananza dalla fede.
Importante nella evoluzione spirituale di Manzoni fu anche Antonio Rosmini, con cui strinse una
profonda amicizia. Rosmini, sul letto di morte, avr proprio il conforto di Manzoni, a cui lascer
questo testamento spirituale: Adorare, Tacere e Godere.
Nel 1818 mise in vendita tutti i suoi possedimenti lecchesi, tra cui la villa di famiglia del Caleotto
dove aveva trascorso tutta l'infanzia e l'adolescenza. Intendeva trasferirsi definitivamente in
Francia e aveva messo in vendita anche la casa di via Morone a Milano, ma dovette aspettare un
anno poich le autorit austriache gli negarono il passaporto.
Nel settembre del 1819 Manzoni part per Parigi, dove fu ospite per pi d'un mese di Sophie de
Condorcet. Insieme a lui undici persone: i genitori, cinque figli, nonna Giulia e tre domestici. Nella
capitale francese il Manzoni frequenta lo storico Augustin Thierry (1795-1856) e il filosofo Victor
Cousin (1792-1867), che torner con lui in Italia e sar ospite a Brusuglio e a Milano.
Nel 1819 Manzoni pubblic la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola, che gener una viva
controversia perch violava coraggiosamente tutte le convenzioni classiche. Un articolo pubblicato
su una importante rivista letteraria lo critic severamente; dall'altro lato fu addirittura Goethe a
replicare in sua difesa, insieme al meno famoso critico ligure Trincheri da Pieve.
La morte di Napoleone nel 1821 ispir a Manzoni il noto componimento lirico Il cinque maggio. Gli
eventi politici di quell'anno, uniti alla carcerazione di molti suoi amici, pesarono molto sulla mente
di Manzoni ed il suo lavoro di quel periodo fu ispirato soprattutto dagli studi storici, nei quali cerc
distrazione dopo essersi ritirato a Brusuglio.
Intanto, con l'episodio dell'Innominato, storicamente identificabile come Francesco Bernardino
Visconti (ma di recente critici come Enzo Raimondi[3] vedono nel Manzoni stesso la fonte letteraria
del personaggio), inizi a prendere forma il romanzo Fermo e Lucia, la versione originale de I
promessi sposi,ambientato nei luoghi lecchesi della sua infanzia, che fu completato nel settembre
1822. Dopo la revisione da parte di amici tra il 1825 ed il 1827, esso fu pubblicato, un volume per
anno, portando ad un tratto grande fama letteraria all'autore.
Sempre nel 1822, Manzoni pubblic la sua seconda tragedia, Adelchi, che tratta del rovesciamento
da parte di Carlo Magno della dominazione longobarda in Italia e che contiene molte velate
allusioni all'occupazione austriaca; in particolare la figura di Ermengarda ricorda quella dell'amica

d'infanzia Teresa Casati in Confalonieri, per la quale nel 1830 comporr l'epitaffio tombale presso
lo storico Mausoleo Casati Stampa di Soncino in Muggi (Milano).
In seguito Manzoni, per dare vita alla stesura finale del romanzo a livello formale e stilistico, si
trasfer a Firenze nel 1827, in modo da entrare in contatto e "vivere" la lingua fiorentina delle
persone colte, che rappresentava per l'autore l'unica lingua dell'Italia unita. L'11 dicembre 1827 fu
eletto socio dell'Accademia della Crusca[4]. Rielabor I promessi sposi dopo la "risciacquatura in
Arno"[5] facendo uso dell'italiano nella forma fiorentina colta e nel 1840 pubblic questa
riscrittura. Con ci assumeva che quella era la prima vera opera frutto totale della lingua italiana.
Dette alle stampe anche la Storia della colonna infame, un saggio che riprende e sviluppa il tema
degli untori e della peste, che gi tanta parte aveva avuto nel romanzo, del quale inizialmente
costituiva un excursus storico.
Tomba di Alessandro Manzoni nel Cimitero Monumentale di Milano.Sul piano privato, la perdita
della moglie nel 1833 fu seguita da quella di molti dei figli, tra cui la primogenita Giulia, gi moglie
di Massimo D'Azeglio, della madre e dell'amico Fauriel. Il 2 gennaio 1837 spos Teresa Borri (11
novembre 1799 - 23 agosto 1861), vedova del conte Decio Stampa. Egli sopravvisse anche a
quest'ultima. Dei nove figli nati dal primo matrimonio solo due morirono successivamente al padre.
Nel 1860 fu nominato senatore del Regno: con questo incarico vot nel 1864 a favore dello
spostamento della capitale da Torino a Firenze fintanto che Roma non fosse stata liberata. Come
presidente della commissione parlamentare sulla lingua scrisse, nel 1868, un breve trattato sulla
lingua italiana: Dell'unit della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla.
La morte
Alessandro Manzoni mor di meningite il 22 maggio 1873. La malattia fu la conseguenza di un
trauma cranico che si procur il 6 gennaio quando cadde sbattendo la testa su di uno scalino
all'uscita dalla chiesa di San Fedele di Milano. Le sofferenze furono acuite dalla morte del figlio
maggiore Pier Luigi, avvenuta il 28 aprile.
Nel Cimitero Monumentale della citt ambrosiana si tenne il solenne funerale, che vide una
grandissima partecipazione e la presenza dei principi e di tutte le pi alte autorit dello stato. Nel
1874, nell'anniversario della morte, Giuseppe Verdi diresse personalmente nella chiesa di San
Marco di Milano la Messa di requiem, composta per onorarne la memoria. Nel 1883, a dieci anni
dalla morte, la sua tomba venne spostata nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da Cesare Cant (1885), Angelo de Gubernatis
(1879), Arturo Graf (1898). Una parte delle lettere di Manzoni fu pubblicata da Giovanni Sforza nel
1882. L'ultimo ramo rimasto della famiglia di Alessandro quello dei conti Manzoni di Lugo di
Romagna.
Il 28 giugno 1872 Manzoni fu nominato cittadino onorario di Roma[6].
per saperne di pi clicca qui:
-- http://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Manzoni

http://www.welfareitalia.it/index.php?
option=com_content&view=article&id=1758:alessandro-manzonibiografia&catid=69:storia&Itemid=100

Alessandro Manzoni, biografia


W-Lombardia - Storia

Biografia di Alessandro Manzoni


Luogo nascita Milano
Data nascita 7 marzo 1785
Luogo morte Milano
Data morte 22 maggio 1873
Alessandro Manzoni, nome completo Alessandro Francesco Tommaso Manzoni (Milano, 7 marzo
1785 Milano, 22 maggio 1873), fu uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano.
considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi, principalmente per il suo celebre
romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana.
Fu senatore a vita del Regno d'Italia.
Famiglia
Suo nonno materno era Cesare Beccaria, noto illuminista, autore del trattato Dei delitti e delle
pene posto nellIndice dei libri proibiti; la madre, Giulia Beccaria (17621841), era una donna di
grande cultura e sensibilit letteraria. Il padre ufficiale di Manzoni, Don Pietro, ormai sulla
cinquantina quando nacque Alessandro, era membro di un'antica famiglia stabilitasi a Lecco nel
1612. Il suo vero padre potrebbe invece essere stato Giovanni Verri (fratello minore di Alessandro
e Pietro Verri).
Biografia
Nasce a Milano il 7 marzo 1785 da Giulia Beccaria e da don Pietro Manzoni (esponente della
piccola nobilt lecchese), figlio di Alessandro Valeriano, pronipote di un ricchissimo mercante imprenditore lecchese, Giacomo Maria Manzoni, e di Margherita di Fermo Porro.
I suoi primi due anni di vita li trascorre nella cascina Costa di Galbiate, tenuto a balia da Caterina
Panzeri. Questo fatto attestato dalla targa tuttora affissa nella cascina. In seguito alla
separazione dei genitori (la madre dal 1793 convive con il colto e ricco Carlo Imbonati, prima in
Inghilterra, poi in Francia, a Parigi), Alessandro Manzoni viene educato in collegi religiosi; dal 1796
al 1798 presso il collegio Sant'Antonio dei padri Somaschi a Merate e Lugano (ebbe come
insegnante Francesco Soave), poi presso i Barnabiti. Pur essendo insofferente di tale pedantesca
educazione, della quale denunci i limiti anche disciplinari, e pur venendo giudicato

http://laboratorinnovazione.interfree.it/manzoni.htm

ALESSANDRO MANZONI: LA VITA E LE OPERE


di Serena Scramaglia
I PROMESSI SPOSI clicca qui
Giuseppe Manzoni nacque a Milano nel 1785 dal conte Pietro Manzoni,e da Giulia Beccaria,figlia di
Cesare, famoso giurista e autore del noto libello "Dei delitti delle pene" . Giulia aveva 26 anni meno del
marito .
Giuseppe crebbe a Milano e nella villa paterna del Caleotto, presso Lecco. Dopo sette anni di matrimonio,
nel 92, i due si separarono e la madre si un al conte Carlo Imbonati, trasferendosi a Parigi.
Alessandro studi in collegi religiosi (Somaschi e Barnabiti, a Merate, Lugano e Milano) , ma ne critic
gli ambienti e i metodi di insegnamento.
A 16 anni scrisse un poemetto di ispirazione rivoluzionaria ed anticlericale: Il trionfo della libert. Egli
era allora critico nei confronti della chiesa , era infatti razionalista e illuminista oltre che favorevole a
Napoleone. Nel 1805, dopo la morte di Imbonati, Giulia torn in Italia e Manzoni scrisse il Carme in
morte di Carlo Imbonati, in cui esalt l'arte per la sua possibilit di formare un uomo libero, virtuoso e
disposto al sacrificio . Manzoni invece scrisse che doveva essere rifiutata la mitologia che era presente in
molte delle poesie del suo tempo.
A Parigi, dal 1805 al 1810, egli frequent i circoli letterari e culturali materialisti e razionalisti e divent
amico del romantico Fauriel, che lo avvi allo studio della storia. Nel 1808 spos Enrichetta Blondel, che
era di religione calvinista. Grazie alla moglie, divenuta cattolica, e ai dialoghi con due religiosi decise, lui
anticlericale, di convertirsi al cattolicesimo. Dopo la conversione, Manzoni condann a tutti i suoi scritti
precedenti . Nel 1807 mor il padre che gli lasci in eredit tutti i beni.
Subito dopo la conversione, Manzoni ed Enrichetta lasciarono Parigi.
Manzoni , romantico, era vicino ai liberali che volevano la libert e l'unificazione d'Italia. Nel 1815 egli
scrisse Il Proclama di Rimini. In quest opera esalt Gioacchino Murat che da Napoli aveva risalito col
suo esercito l'Italia, invitando inutilmente gli italiani a combattere contro gli austriaci per l'indipendenza .
Nel 1821, quando si diffuse la notizia dei moti rivoluzionari piemontesi e con essi lillusione che Carlo
Alberto stesse per liberare la Lombardia dagli austriaci, scrisse l'ode Marzo 1821. Sempre in quell'anno,
saputo che era morto Napoleone, scrisse unaltra ode: Il Cinque Maggio, nella quale ricord le sconfitte,
l'esilio e la morte del Bonaparte, alla luce della provvidenza cristiana. Per Manzoni solo la storia avrebbe
potuto giudicare il grande generale corso
Nel 1812 inizi a scrivere gli Inni sacri: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e La
Pentecoste. Scrisse anche due tragedie : Il conte di Carmagnola e l'Adelchi. Il Conte di Carmagnola
dedicato al Fauriel. Il protagonista della tragedia Francesco Bussone, conte di Carmagnola, condottiero
di ventura del primo Quattrocento, che , dopo aver servito Filippo Visconti, signore di Milano, ritenendosi
poco ricompensato, pass al servizio di Venezia, rivale di Milano e sconfisse Visconti. Poich fu generoso
con i milanesi , egli divenne sospetto ai veneziani che l'accusarono, ingiustamente per Manzoni, di
tradimento e lo giustiziarono. L'Adelchi (tragedia dedicata alla moglie Enrichetta) ambientata al tempo
dell''ultimo periodo della dominazione longobarda in Italia, dal momento in cui Carlo Magno ripudi la
moglie Ermengarda (figlia del re longobardo Desiderio) alla resa dei Longobardi ad Averona. L si era
rifugiato Adelchi figlio di Ermengarda . I protagonisti della tragedia sono Ermengarda, che, vittima

innocente di manovre politiche, non si rassegna al divorzio, essendo ancora innamorata del marito, e che
muore nel monastero in cui era stata reclusa; e Adelchi, il cui dramma interiore completamente
inventato dal Manzoni. Adelchi tormentato perch non sopporta l'offesa arrecata alla sorella ed
contrario alla politica di conquista del padre, anche se per obbedienza lo asseconda. Essendo cristiano,
nella tragedia, non vuole combattere contro i Franchi, anch'essi cristiani. Adelchi muore perch si rende
conto che nella storia c' poco spazio per i sentimenti umani. L'eroe cristiano deve resistere agli attacchi
del "male" (ingiustizia, oppressione, ecc.), ma pu sperare che il suo eroismo gli venga riconosciuto solo
davanti a Dio. Nell'importante coro Dagli atri muscosi, dai Fori cadenti, Manzoni esprime un giudizio
fortemente negativo su quegli italiani che si lasciano dominare dagli stranieri senza reagire, o che sperano
d'essere liberati da uno straniero con un altro straniero
Oltre a queste due tragedie si devono ricordare le due importanti Lettere sul Romanticismo indirizzate a
Chauvet e a Massimo d'Azeglio e le Osservazioni sulla morale cattolica, in cui vengono esaltati i principi
e il valore della morale cattolica , contro la tesi del Sismondi che sosteneva che la religione cattolica fosse
fonte di molti dei mali della societ moderna.
Nel 1827, dopo la prima edizione dei Promessi sposi, il Manzoni si rec a Firenze,per correggere secondo
l'uso toscano la lingua usata per il romanzo. Esso , infatti, era destinato al vasto pubblico e il problema
della lingua diventava fondamentale.C'era bisogno di una scrittura facilmente comprensibile, in grado di
superare il distacco tra lingua parlata e scritta. La scelta cadde sul fiorentino usato dalle persone colte. Ed
cos che nasce con i Promessi sposi la nostra prosa narrativa moderna .
La prima versione del romanzo s'intitolava Fermo e Lucia (1812) ed molto diversa dalla seconda e
definitiva edizione, pubblicata tra il 1840 e il '42. Vi sono differenze di contenuto e di stile anche tra la
prima edizione del 1827 e la seconda: Nell'ultima edizione apparve in appendice la Storia della colonna
infame, un racconto ambientato nello stesso periodo storico del romanzo. Si tratta di una specie di
requisitoria contro i giudici che condannarono a terribili torture i presunti untori della peste di Milano nel
1630. "Colonna infame" era appunto chiamata la colonna che venne eretta nello spazio della casa
abbattuta di uno dei due, a perenne ricordo dell'infamia e dell'esemplare condanna. Manzoni cerc di
dimostrare, con l'esame degli atti del processo, l'innocenza dei due imputati, vittime soltanto della
superstizione, della collera popolare e della debolezza dei giudici e delle autorit.
A partire dal 1833 una serie di disgrazie familiari colpisce Manzoni. Gli muore la moglie, nel '34 la
primogenita (appena sposata con D'Azeglio), nel '41 la madre, nel '61 la seconda moglie, che aveva
sposato nel '37 e con cui aveva vissuto un matrimonio poco felice; in varie date perde 6 figli su 8.

Nel 1848, scoppiata la rivoluzione delle Cinque giornate di Milano, Manzoni incit i tre figli maschi a
prendervi parte e bench uno di essi fosse caduto prigioniero e ostaggio degli austriaci, firm un appello a
tutti i popoli e principi italiani perch aiutassero i milanesi. Gli austriaci poi rioccuparono la citt .
Nel 1849 Manzoni fu eletto deputato nel collegio di Arona in Piemonte, ma rifiut il seggio perch non si
sentiva adatto alla politica. Nel 1859, dopo la liberazione della Lombardia, Vittorio Emanuele II, viste le
sue difficolt economiche e in considerazione del suo patriottismo, gli fece assegnare una pensione annua
di 12.000 lire, poi, nel 1861, lo nomin senatore. Nello stesso anno Manzoni si rec a Torino, per votare
la proclamazione del Regno d'Italia. Nel '64 raggiunse nuovamente a Torino per votare il trasferimento
della capitale a Firenze. Nel '70 salut con gioia l'entrata delle truppe italiane a Roma , grazie alla breccia
di porta Pia, con la quale finiva lo Stato della Chiesa.. Nel '72 fu nominato cittadino onorario di Roma.
Mor a Milano, l'anno dopo, per meningite cerebrale .

le nostre interviste impossibili clicca qui

http://www.liceoberchet.it/ricerche/netday98/milano/5giorfatti.htm

Le cinque giornate: i fatti


Le premesse

La seconda giornata: 19 marzo

La quarta giornata: 21 marzo

La prima giornata: 18 marzo

La terza giornata: 20 marzo

L'ultima giornata: 22 marzo

Le premesse
I fatti rivoluzionari delle cinque giornate furono preceduti da alcuni momenti di
tensione con le autorit austriache che bene ricordare. Il 10 dicembre del 1846
era morto il conte Federico Confalonieri, nobile patriota milanese che era stato
imprigionato nel carcere dello Spielberg
. Il conte Arese aveva raccolto tra i
cittadini i fondi per il funerale che si sarebbe svolto nella chiesa di San Fedele; il 30
dello stesso mese, mentre Achille Mauri aveva curato lepigrafe da porre sulla porta
della chiesa, epigrafe che fu ridotta da un funzionario imperiale al solo: "A Federico
Confalonieri", senza nemmeno il titolo di conte. Il giorno del funerale la straordinaria
affluenza, singolare per quei tempi, dest preoccupazione nella polizia austriaca che
tuttavia si trattenne dallintervenire. La sera stessa, per, in segno di protesta i
Milanesi si astennero dallassistere allo spettacolo della Scala. In seguito lepisodio
si sarebbe ripetuto ogni volta che la cantante fosse stata austriaca, e spesso si
verificarono rimostranze antiaustriache nei teatri.
Lanno seguente alla morte dellarcivescovo tedesco Gaisruck, il popolo e la
municipalit chiesero con veemenza la nomina di un prelato italiano. La notizia
dellimminente nomina del vescovo Romilli, che rappresentava il ristabilimento della
tradizione di italianit del seggio vescovile ambrosiano, e del suo arrivo a Milano
fissato per il 5 settembre, diffuse grande entusiasmo nel popolo, che si prepar ad
accoglierlo con un monumentale apparato scenografico. I progetti dei milanesi
vennero, per, drasticamente ridotti dal governo austriaco, il quale temendo che
laccoglienza del neo-arcivescovo si trasformasse in una dimostrazione politica,
addusse pretesti di tipo economico. La sera del 5 settembre si decise, comunque,
per festeggiare, di illuminare piazza Fontana con luci a gas.

L'illuminazione a gas eseguita nelle notti del 5 e 8


settembre 1847 in piazza Fontana, per le celebrazioni

in onore dell'arcivescovo Romilli. (Civica raccolta delle


stampe Achille Bertarelli).

In quella atmosfera dentusiasmo, il popolo esplose in grida inneggianti a Pio IX


e allarcivescovo. Non ci furono fortunatamente contrasti con la polizia, al
contrario di quello che avvenne l8 settembre quando per il primo pontificale del
Romilli, si ripet lilluminazione. Infatti tra leccitazione della folla, un gruppo di
giovani inton un coro in onore dellarcivescovo; la polizia, intollerante, sotto la
guida del commissario Bolza
, intervenne rapidamente contro i cittadini usando
la forza. Questo fu il pretesto per dimostrare che qualsiasi tentativo di rivolta
popolare sarebbe stato duramente represso dalla polizia imperiale.
Il peggio venne quando il primo gennaio del 1848 si mise in atto lo sciopero del
tabacco. Infatti verso la fine di dicembre si era svolta unopera di propaganda a
favore dellastensione dal fumo e dal gioco del lotto, monopoli imperiali, grazie
soprattutto al professore Giovanni Cantoni
. Nel volantino, che egli scrisse, si
dimostrava che fumando ogni milanese avrebbe contribuito a un cospicuo aumento
delle finanze austriache; con lo sciopero del tabacco lAustria avrebbe subto di fatto
delle ingenti perdite. Lo sciopero prosegu senza complicazioni per due giorni, ma il
3 gennaio un decreto imperiale minacci gravi punizioni per i cittadini che avessero
proibito ad alcuno di fumare, ignorando quasi del tutto le proteste del podest
Gabrio Casati. Lo stesso giorno fu distribuito ai soldati tedeschi un falso volantino
che riportava ingiurie contro le truppe dedite allalcool ed al fumo. Nel pomeriggio i
soldati lasciati volontariamente in libert si abbandonarono ad atti di violenza
ingiustificati contro i civili
, provocando numerosi morti. Questepisodio di
violenza suscit terrore e odio nei milanesi verso il governo austriaco e aument le
forti tensioni represse a cui il popolo avrebbe dato sfogo di l a poco.
Dopo la violenta strage del 3 gennaio, a Milano regnava una calma sepolcrale per
paura di nuove repressioni. I milanesi si astennero dalla vita pubblica rifiutandosi di
andare a teatro o a balli di gala, ogni rapporto con gli austriaci fu interrotto, poich i
tentativi di protesta da parte del podest erano stati del tutto inutili. Tuttavia il
vicer band un proclama nel quale auspicava che si sarebbe mantenuto uno stato
di quiete, al fine di evitare ogni ulteriore inasprimento dei rapporti col governo
imperiale. L'episodio avvenuto a Milano ebbe ripercussioni: infatti a Pavia nei giorni
8 e 9 gennaio gli studenti scatenarono una rissa con alcuni poliziotti che fumavano
sotto i portici dell'universit, col risultato di due morti. Nel frattempo a Vienna si
optava per una politica intransigente decisa a rafforzare il potere locale. Gli effetti di
tale politica non tardarono a venire: il 22 gennaio si decret l'arresto di Francesco
Arese, Cesare Cant, Gaspare Ordono de Rosales, Cesare Stampa Soncino e molti
altri. Il 30 dello stesso mese fu proibito il transito di armi e di munizioni da guerra,
mentre l'1 febbraio venne istituita la censura. A Pavia, di conseguenza, avvennero
nuovi disordini e a Milano venivano arrestati l'8 sera Ignazio Prinetti e Linz Manfredi
Camperio. Tuttavia non si ebbero sollevazioni popolari come non erano avvenute in
seguito alle precedenti rivolte di Napoli e della Sicilia. Le costituzioni concesse dagli
altri stati italiani, per, e in particolare quella concessa da Carlo Alberto
,
destarono nei milanesi la speranza, in caso fossero insorti, di un aiuto contro
l'Austria. Si andava organizzando infatti una rivolta. La notizia dell'insurrezione a
Vienna, giunta la sera del 17 marzo insieme al proclama imperiale, che aboliva la
censura e indiceva un'assemblea per il 3 luglio allo scopo di evitare eventuali
subbugli anche a Milano, fu il pretesto per organizzare il giorno successivo una
manifestazione tutt'altro che pacifica.

La prima giornata: 18 marzo


I milanesi, seguendo il piano del Correnti, avevano deciso di riunirsi la mattina
davanti al Palazzo del Municipio per costringere il podest Gabrio Casati a richiedere
il passaggio del governo alla municipalit. Il vice governatore O'Donnel, rimasto
solo, poich il governatore Spaur era fuggito la notte prima, preoccupato dalla gran
folla nel Broletto e consultatosi col podest sull'opportunit o meno di far
intervenire le truppe, decise di ordinare a Radetzky
di tenersi a disposizione.
La folla attendeva intanto l'arrivo di Casati per accompagnarlo, volente o no, fino al
Palazzo del Governo in corso Monforte. Il podest costretto and quindi nuovamente
dal vice governatore; tuttavia la folla lo precedette e invase il palazzo. Quando
Casati arriv, insieme a Bellati e agli assessori Bellotti, Beretta, Belgioioso e Greppi,
and direttamente da O'Donnel, il quale non si capacitava della situazione. Sotto le
pressanti richieste della delegazione municipale, il vice governatore firm tre decreti
in cui autorizzava la formazione di una guardia civica, stabiliva il passaggio del
governo al Municipio e imponeva la restituzione delle armi della polizia alla
municipalit. O'Donnel venne poi fatto prigioniero per iniziativa di Cernuschi e
mentre i decreti venivano letti alla massa dei cittadini in tumulto, fu trasportato nel
palazzo Vidiserti, ove si rec l'intera legazione. Il feldmaresciallo Radetzky faceva
intervenire nel frattempo le truppe e dichiarando l'invalidit dei decreti estorti
proclamava lo stadio d'assedio. Nelle strade avevano luogo, invece, i primi
combattimenti e nei pressi della chiesa di San Damiano si costruiva quella che fu la
prima barricata. Le campane della chiesa presero a suonare a martello per
richiamare al combattimento, e presto tutte le campane della citt suonarono con
tale veemenza che alcune si ruppero. Le truppe austriache mobilitatesi occuparono
subito il Duomo
, dall'alto del quale sparavano i cacciatori tirolesi, Palazzo
Reale e l'Arcivescovado. In parte si apprestarono anche ad assaltare il palazzo del
Municipio, pensando di trovarvi la legazione; Radetzky minacci inoltre di usare i
200 cannoni che aveva a disposizione, nel tentativo di spaventare il popolo, anche
se questo ormai era travolto da un impeto irrefrenabile. Le barricate
sorgevano
ovunque costruite con qualsiasi cosa fosse a disposizione: carri, carrozze, mobili,
barili, tappeti e perfino banchi

delle chiese.

Ma occorrevano anche le armi, per questo furono


messe a disposizione le collezioni dei nobili, furono
svaligiati i musei, si recuper qualsiasi arnese
contundente e se ne inventarono di nuovi; dalle
finestre intanto pioveva di tutto, dall'olio bollente
alle tegole. Verso sera il palazzo del Municipio fu
espugnato nonostante l'eroica difesa degli
assediati; ma, con gran disappunto del feldmaresciallo, non fu trovata la legazione, che era
invece a palazzo Vidiserti. Daltro canto furono fatti
prigionieri circa duecento uomini o forse pi, tra i
quali il figlio del Manzoni, Filippo. Pi tardi gli
La celebre armeria di Uboldo degli U- austriaci furono costretti a rientrare al Castello
boldi, situata nell'omonimo palazzo
Sforzesco, loro quartier generale, a causa
in via Pantano, dalla quale si
dell'impeto dei rivoluzionari. Al termine della prima
rifornirono d'armi gl'insorti all'inizio dei moti. giornata infatti, Radetzky era profondamente
sorpreso dal carattere forte e unitario della rivolta,
cui partecip indistintamente ogni ceto, tanto da
dire in seguito: "Il carattere di questo popolo sembra cambiato come per il tocco di
una bacchetta magica".

La seconda giornata: 19 marzo


L'indomani, la domenica di San Giuseppe, Milano si presentava come una citt
trincerata. Le barricate sorgevano ovunque; ve n'erano alcune singolari: quella di
Porta Venezia, ad esempio era fatta con i lastroni di granito dei marciapiedi, mentre
quella di piazza Cordusio, la pi strana, era stata costruita con i libri presi dall'Ufficio
del Bollo. Gli insorti si organizzavano sempre pi. Era passata parola di fare incetta
di viveri e di usarli con parsimonia; nelle case venivano praticate aperture per poter
creare una rete di comunicazione; il passaggio dei dispacci da una barricata all'altra
fu affidato ai martinitt, (i ragazzini dell'orfanotrofio), e le donne
, se non
combattevano vestite da uomo, rifocillavano gli insorti e cucivano tricolori. Intanto,
poich il podest e la legazione nella notte si erano spostati dal palazzo Vidiserti in
Casa di Carlo Taverna, facilmente difendibile, Radetzky non trovandoli nuovamente
ebbe un'ulteriore delusione. La situazione per gli austriaci non era delle migliori: i
loro approvvigionamenti si trovavano infatti al Castello, ma essi ritenevano troppo
rischioso farseli inviare, temendo che cadessero nelle mani dei ribelli.
Inoltre le barricate ostruivano le gi strette vie
della citt, impedendo il passaggio della
cavalleria. Gli scontri pi accesi quel giorno, si
ebbero a Porta Tosa

, Porta Orientale,

Porta Comasina e Porta Ticinese


.I
Milanesi, se da una parte fallirono nel
tentativo di riprendere il Broletto e di
convincere alla diserzione alcune truppe
ungheresi, riuscirono a conquistare piazza
Mercanti e Porta Nuova

. Qui risplendette

19 marzo: costruzione di una barricata.


Litografia di G. Mazzola, Milano, presso Ferd.
Artaria e
figlio. Lit. Vassalli.

l'eroismo di Augusto Anfossi


, colonnello
nizzardo che si trovava a Milano per caso, il
quale riusc a vincere un gruppo di artiglieri
con pochi uomini. Il feldmaresciallo, dal canto
suo, minacci di nuovo di bombardare la citt; avvenne, perci, che i consoli
stranieri residenti a Milano scrissero una nota a Radetzky perch si astenesse da un
atto di tale disumanit. La petizione fu firmata dai consoli di Francia, d'Inghilterra, di
Sardegna, dello Stato Pontificio e della Svizzera, ma non serv a molto. Al calar della
notte si verific inoltre un'eclissi di Luna che incut brutti presagi.

La terza giornata: 20 marzo


Il luned seguente, invece, fu una giornata positiva per i ribelli: le truppe imperiali
abbandonavano il centro di Milano: il Duomo, Palazzo Reale, il Broletto, la Direzione
di Polizia. Finalmente anche le campane del Duomo poterono suonare e, grazie alla
temerariet di Luigi Torelli, sulla Madonnina sventol il tricolore che infuse nuovo
coraggio nei cittadini. L'occupazione della Direzione di Polizia permise la liberazione
di molti prigionieri e l'arresto dell'odiato commissario Bolza a cui Cattaneo salv la
vita dicendo: "Se lo uccidete fate cosa giusta se lo risparmiate fate cosa santa".
Mentre per le strade avvenivano questi fatti, in casa Taverna si presero importanti

decisioni. La mattina si era costituito un Comitato di Guerra formato da Carlo


Cattaneo, Enrico Cernuschi, Giulio Terzaghi e Giorgio Clerici; ed erano stati nominati
dei collaboratori municipali. Verso mezzogiorno fu catturato sulle barricate il
maggior Ettinghausen in circostanze non chiare: alcuni ricordano che, preso
prigioniero, finse di aver una proposta d'armistizio da sottoporre ai capi
dell'insurrezione, altri affermano che egli fosse stato realmente mandato da
Radetzky per offrire la possibilit di una tregua. Fatto sta che, dopo esser stato
bendato, portato a casa Taverna, dapprima discusse l'armistizio solo col podest.
Casati si dichiar favorevole a patto che venissero accettate delle condizioni,
tuttavia prefer consultarsi con gli capi. Entrarono quindi Cattaneo, Torelli, Borromeo,
Correnti, Bonfadini e altri, che non riuscivano a mettersi d'accordo sull'opportunit
di accettare o meno, quando giunse la notizia dell'eccidio compiuto da soldati
tedeschi nella chiesa di San Bartolomeo;
allora risolsero di non accettare e il podest se
ne dolse. Al maresciallo che chiedeva una
risposta il conte Borromeo disse: " I patrizi
milanesi sono pronti a morire sotto le rovine
dei loro palazzi". Si racconta poi che il
maresciallo, aspettando di essere bendato per
venir condotto fuori dalla citt, poich fu
lasciato libero di vedere come combattessero i
milanesi, rispose: "Addio brava e valorosa
gente". Il popolo bisogna dire che fu
felicissimo del rifiuto: ormai non sarebbe pi
stato possibile allontanarlo dalle barricate. Pi
tardi il Municipio assunse di fatto il governo
della citt. Quello stesso giorno Radetzky invi
una lettera ai consoli stranieri dicendo che se volevano fare qualcosa per i ribelli
potevano assumersi il compito di mediatori in favore di una tregua di tre giorni; i
consoli l'avrebbero proposta il 21 marzo. Era stata rifiutata cos una prima tregua
ma ne sarebbe stata rifiutata un'altra il giorno dopo?

La quarta giornata: 21 marzo

La situazione volgeva al peggio per gli austriaci che erano stati scacciati al di fuori
della cerchia dei navigli tranne che per alcuni capisaldi, fra i quali il Palazzo del
Genio. Contro di questi si diresse l'azione degli insorti. Intanto nel mattino, in casa
Taverna, ci fu un tentativo prima privato da parte del barone Hubner in favore di
un'interruzione dello scontro armato; in seguito i consoli in qualit di mediatori
presentarono la proposta di tre giorni di tregua a condizioni, per, che parvero
svantaggiose per i milanesi. Ebbene, entrambe le offerte furono rifiutate dopo aver
sentito non solo il parere dei capi della rivolta ma anche dei combattenti,
decisamente contrari. A mezzogiorno, a portare buone notizie fu invece il conte
Martini che, inviato dal re Carlo Alberto per chiedere aiuto, rifer del sicuro
intervento del re, a patto per che si fosse dichiarato il Governo Provvisorio
.
Dopo molte incertezze si accett questa soluzione e insieme al Governo Provvisorio,
di cui fu nominato presidente Casati e segretario Correnti, si istituirono: il Comitato
di Vigilanza, il Comitato di Finanza, il Comitato di Sussistenza, il Comitato di Difesa e
la Guardia Civica, il cui comando fu affidato a Pompeo Litta.
I membri del Governo erano: Luigi Anelli, Antonio Beretta, Vitalino Borromeo, Azzo
Carbonera, Gabrio Casati, Cesare Correnti, Antonio Dossi, Giuseppe Durini, Giulini
della Porta, Annibale Grasselli, Marco Greppi, Anselmo Guerrieri, Pompeo Litta,

Pietro Moroni, Alessandro Porro, Francesco Rezzonico, Gaetano Strigelli e Girolamo


Turroni.
Tornando a seguire i fatti che avvenivano nel resto
della citt, ritroviamo gli insorti vincitori. L'assalto
al Palazzo del Genio
infatti, se pur con gravi
perdite, mor anche Augusto Anfossi, port alla
cattura di 160 soldati tedeschi. Parte del merito va

. Bouver: Pasquale Sottocorno allo


assalto del Palazzo del Genio
P

per a Pasquale Sottocorno


, che, senza
curarsi delle fucilate, zoppicando (era storpio), usc
allo scoperto per andare a incendiare il palazzo. Si

fece onore anche Luciano Manara


che sostitu
Anfossi. Pi tardi la caserma di San Simpliciano, il
collegio di San Luca e l'ufficio di polizia a San
Simone passarono nelle mani dei cittadini; e
mentre Radetzky, ormai a corto di viveri, meditava
la ritirata, si intensificavano i lanci di palloni
aerostatici per informare le campagne e spingerle
alla rivolta. Il feldmaresciallo si vedeva infatti
costretto a preparare un piano per la ritirata; aveva
deciso di abbandonare la citt uscendo da Porta
Romana, ma per far ci era necessario, in primo
luogo, abbattere gli edifici intorno alla Porta perch
21 marzo: Palazzo del Genio. Litografia di G. Mazzola, Milano, presso Ferd. non vi si annidassero i milanesi, pronti ad
ostacolarlo; e in seguito, tenere le Porte sudArtaria e figlio. Lit. Vassalli.
orientali, in particolare Porta Tosa, per coprirsi la
ritirata. Tuttavia Porta Tosa fu scelta anche dai
ribelli come punto da forzare per poter comunicare con le campagne, e sia il
feldmaresciallo che gli insorti avevano stabilito di agire il giorno successivo.

L'ultima giornata: 22 marzo


L'assalto a Porta Tosa fu durissimo e si protrasse per tutta la giornata, poich ribelli
e austriaci avevano schierato tutte le forze disponibili. A un certo punto sembr
perfino che gli insorti stessero per cedere, ma l'impeto e il coraggio di Manara
rianimarono il combattimento. Egli riusc infatti a dare fuoco alla Porta, da cui
poterono entrare i contadini, anche se, dopo poche ore, le truppe tedesche se ne
impadronirono di nuovo, tenendola fino a che non fosse completata l'uscita
dell'esercito dalla citt, il che avvenne verso mezzanotte. Durante il giorno invece,
mentre parte delle truppe difendeva Porta Tosa, l'artiglieria attaccava dal Castello
con un bombardamento durato sei ore, cos che i milanesi vennero effettivamente
impegnati su due fronti. Con l'aiuto dei contadini che a poco a poco riuscivano a
entrare, si impadronirono per dapprima di Porta Comasina, poi seguirono Porta
Nuova, Porta Orientale, e infine, quando gli austriaci si furono ritirati, a mezzanotte
circa, come si gi detto, presero Porta Tosa e Porta Romana
cittadini poterono constatare che il nemico
era finalmente libera.

. All'alba i

aveva abbandonato Milano e la citt

Per ricordare la vittoria di Porta Tosa in


seguito fu ribattezzata la porta stessa, Porta
Vittoria per l'appunto, e si indisse un
concorso per il progetto del monumento
celebrativo ai caduti che sarebbe sorto in
luogo della porta. Tale concorso fu vinto da
Giuseppe Grandi, a cui si deve l'obelisco,
tuttora esistente, che simboleggia lo sforzo di
un popolo per la libert. Per celebrare i
Presa di Porta Tosa ora Porta Vittoria.
combattenti per non si fece solo questo: se Litografia di G. Mazzola, Milano, presso
ci si sofferma sulla toponomastica delle vie
Ferd. Artaria e figlio. Lit. Vassalli.
intorno, si possono ritrovare tutti i nomi dei
valorosi patrioti che presero parte alla cacciata dello straniero.
Sembra strano quanto un avvenimento accaduto 150 anni fa in realt sia
costantemente presente, anche se apparentemente lontano dalle nostre coscienze.

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