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Apuntes Manzonianos
Apuntes Manzonianos
id=1741&lang=it&q=&show=bib&p=3&t=
De esta pgina salen multiples enlaces, algunos muy interesantes.
. Nel 2006 la Banca Popolare di Sondrio, popolare di nome e di fatti, con atto
mecenatesco acquisto' [...] dono' al Centro Nazionale Manzoniano di Milano
tre acquerelli, usciti dalla bottega di Francesco [...] raffiguranti Massimo
d'Azeglio, Giulietta Manzoni e Alessandro Manzoni, e un quadro, olio su
tela, ...
Link: http://www.popso.it/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/531
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Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni
La famiglia
Il nonno materno di Manzoni, Cesare Beccaria marchese di Beccaria-Bonesana, era un autore ben
conosciuto (scrisse il trattato Dei delitti e delle pene posto nell'indice dei libri proibiti), ed anche la madre
Giulia Beccaria (1762-1841) era una donna con ottime qualit letterarie.
Il padre ufficiale del Manzoni Don Pietro (1736-1807) era ormai sulla cinquantina quando il futuro
scrittore e poeta nacque, ed era membro di un'antica famiglia stabilitasi a Lecco nel 1612 con Giacomo
Maria Manzoni. La prepotenza dei Manzoni era tale che sia a Lecco che a Barzio, in Valsassina,
circolavano proverbi che li paragonavano alla Pioverna, un torrente che conosceva piene violente ed
impetuose. Il suo vero padre potrebbe essere stato Giovanni Verri (fratello minore di Pietro e Alessandro
Verri), come confermerebbe una lettera a lui inviata da Giuseppe Gorani ritrovata recentemente.
Biografia
Nacque a Milano nel 1785 da Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria autore "Dei delitti e delle pene", e
dal conte Pietro Manzoni (esponente della piccola nobilt lecchese). In seguito alla separazione dei
genitori (la madre dal 1793 convive con il colto e ricco Carlo Imbonati, prima in Inghilterra, poi in Francia, a
Parigi), Alessandro Manzoni dal 1790 al 1803 viene educato in collegi religiosi, prima dal 1796 al 1798
presso il collegio Sant'Antonio dei padri Somaschi a Lugano, poi presso i Barnabiti. Pur essendo
insofferente di tale pedantesca educazione, della quale denunci i limiti anche disciplinari, e pur venendo
giudicato uno studente svogliato, egli, da tali studi deriva una buona formazione classica e un gusto
letterario. A quindici anni sviluppa una sincera passione per la poesia e scrive due notevoli sonetti. Il
nonno materno gli insegna a trarre dall'osservazione del reale, conclusioni rigorose ed universali.
Il giovane Manzoni dal 1803 al 1805 vive con l'anziano don Pietro, dedica buona parte del suo tempo alle
ragazze e al gioco d'azzardo, ma ha modo anche di frequentare l'ambiente illuministico dell'aristocrazia e
dell'alta borghesia milanese. Il compiacimento neoclassico del tempo gli ispira le prime esperienze
poetiche, modulate sull'opera di Vincenzo Monti, idolo letterario del momento. Ma, oltre questi, il Manzoni
si volge a Giuseppe Parini, portavoce degli ideali illuministici, nonch dell'esigenza di moralizzazione, e a
Francesco Lomonaco, un esule napoletano. A questo periodo si devono Il trionfo della libert, Adda, I
quattro sermoni che recano l'impronta di Monti e di Parini, ma anche l'eco di Virgilio e di Orazio. Il metodo
di scrittura e di poetare manzonesco di questo periodo molto legato alla tradizione classica.
Nel 1805 raggiunge la madre nel quartiere di Auteuil a Parigi, dove passa due anni, partecipando al circolo
letterario dei cosiddetti ideologi, filosofi di scuola ottocentesca, tra i quali si fa molti amici, in particolare
Claude Fauriel (il quale avr una forte influenza sulla formazione del Manzoni; infatti Fauriel inculca ad
Alessandro un grande interesse per la storia e gli fa capire che non deve scrivere seguendo modelli rigidi
e fissi nel tempo, ma deve riuscire a esprimere sentimenti che gli permettano di scrivere in modo pi
"vero", in maniera da "colpire" il cuore del lettore) e ha modo di apprendere le teorie volterriane.
Alessandro si imbeve della cultura francese classicheggiante in arte, scettica e sensista in filosofia (i sensi
sono alla base della conoscenza; l'illuminismo la critica razionale della realt; lotta al pregiudizio e alla
tradizione derivata dall'autorit; i problemi religiosi non si basano sull'esperienza, ma sulla superstizione)
ed assiste all'evoluzione del razionalismo verso posizioni romantiche.
Nel 1806-1807, mentre si trova ad Auteuil, appare per la prima volta in pubblico come poeta, con due
pezzi, uno intitolato Urania, in quello stile neoclassico del quale poi lui stesso diventer il pi strenuo
avversario; l'altro, invece, una elegia in versi liberi, sulla morte del conte Carlo Imbonati, dal quale,
attraverso la madre, erediter un patrimonio considerevole, compresa la villa di Brusuglio, diventata da
allora sua principale residenza.
Per mezzo del Fauriel il Manzoni entra in contatto con l'estetica romantica tedesca, prima ancora che
Madame de Stal la diffonda in Italia. Nel 1809, dopo la pubblicazione del suo poemetto Urania, Manzoni
dichiara che non scriver mai pi versi simili, aderendo alla poetica romantica, secondo la quale la poesia
non deve essere destinata ad una lite colta e raffinata, bens deve essere di interesse generale ed
interpretare le aspirazioni e le idee dei lettori. Manzoni ormai sulla via del realismo romantico; tuttavia
non accetter mai la convinzione propria sia del romanticismo sia dell'amico Fauriel, che la poesia debba
essere espressione ingenua dell'anima e quindi non rinuncer mai al dominio intellettuale del sentimento
ed a una controllata espressione formale, caratteristica di tutto il romanticismo italiano.
Nel 1818 mise in vendita tutti i suoi possedimenti lecchesi, compresa la villa di famiglia del Caleotto dove
aveva trascorso l'infanzia. Intendeva trasferirsi definitivamente in Francia e aveva messo in vendita anche
la casa di via Morone a Milano, ma le trattative con Gian Giacomo Poldi Pezzoli furono interrotte perch le
autorit austriache gli negarono il passaporto.
Nel 1819 Manzoni pubblic la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola, che gener una viva
controversia perch violava coraggiosamente tutte le convenzioni classiche. Un articolo pubblicato su di
una importante rivista letteraria lo critic severamente; d'altronde fu addirittura Goethe che replic in sua
difesa, insieme al meno famoso critico ligure Trincheri da Pieve.
La morte di Napoleone nel 1821 ispir a Manzoni il noto componimento lirico Il cinque maggio. Gli eventi
politici di quell'anno, uniti alla carcerazione di molti suoi amici, pesarono molto sulla mente di Manzoni, ed
il suo lavoro di quel periodo fu ispirato soprattutto dagli studi storici in cui cerc distrazione dopo essersi
ritirato a Brusuglio.
Intanto, attorno all'episodio dell'Innominato, storicamente identificabile come Francesco Bernardino
Visconti, inizi a prendere forma il romanzo Fermo e Lucia, la versione originale de I Promessi sposi, che
fu completato nel settembre 1822. Dopo la revisione da parte di amici tra il 1825 ed il 1827, esso fu
pubblicato, un volume per anno, portando ad un tratto una grande fama letteraria all'autore.
Sempre nel 1822, Manzoni pubblic la sua seconda tragedia, Adelchi, che tratta del rovesciamento da
parte di Carlo Magno della dominazione longobarda in Italia, e che contiene molte velate allusioni
all'occupazione austriaca.
In seguito Manzoni, per dare vita alla stesura finale del romanzo a livello formale e stilistico, si trasfer per
lungo tempo a Firenze, cos da entrare in contatto e "vivere" la lingua fiorentina delle persone colte, che
rappresentava per l'autore l'unica lingua dell'Italia unita. Rielabor quindi I promessi sposi dopo la
"risciacquatura in Arno"[3] facendo uso dell'italiano nella forma toscana, e nel 1840 pubblic questa
riscrittura. Con ci assumeva che quella era la prima vera opera frutto totale della lingua italiana. Dette alle
stampe anche la Storia della colonna infame, che riprende e sviluppa il tema degli untori e della peste, che
gi tanta parte aveva avuto nel romanzo, del quale inizialmente costituiva una excursus storico.
La morte del figlio maggiore, Pier Luigi, il 28 aprile 1873, fu il colpo finale che acceler la fine di Manzoni,
dopo una caduta all'uscita dalla chiesa di San Fedele di Milano, in cui sub un trauma cranico: le sue
condizioni ebbero un rapido crollo ed egli cadde ammalato immediatamente; mor di meningite cerebrale, il
22 maggio, a Milano. Nella citt ambrosiana si tenne il solenne funerale, nel Cimitero Monumentale, che
vide una grandissima partecipazione e la presenza dei principi e di tutte le pi alte autorit dello stato. Nel
1874, nell'anniversario della morte, Giuseppe Verdi compose la Messa di requiem per onorarne la
memoria e che diresse personalmente nella chiesa di San Marco. Nel 1883, a dieci anni dalla morte, la
sua tomba venne spostata nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da Cesare Cant (1885), Angelo de Gubernatis (1879), Arturo
Graf (1898). Una parte delle lettere di Manzoni fu pubblicata da Giovanni Sforza (storico) nel 1882.
by WIKIPEDIA
http://www.cassiciaco.it/navigazione/cassiciaco/vexata/ottocento/manzoni_re
nate.html
Di Emilia Redaelli, la moglie di Enrico Manzoni restano pochi ricordi. E' scomparso
anche lo splendido orto-frutteto, dove si coglievano le fragole che i golosi Manzoni
gustavano freschissime.
La genealogia:
Alessandro Manzoni sp. Enrichetta Blondel
* Sofia
* .....
* Enrico sp. Emilia Redaelli
* Enrichetta
* .....
* Alessandrino
ENRICO MANZONI
Nasce nel 1819 a Brusuglio (Brus), fattoria di campagna di Manzoni, vicino a
Milano. Eredita il nome dello zio materno Blondel, quasi a sottolineare una ritrovata
concordia tra il Manzoni e i suoceri di Casirate, dopo la rottura dell'abiura al
calvinismo della moglie Henriette. Buon ragazzo, si applica pure nello studio, ma
non deve essere una cima, se la madre Henriette scrive di lui, in rigoroso francese:
"S; cresce e studia parecchio, ma per ora non migliora neppur un poco nel modo di
esprimersi e non ha comunicativa". In casa Manzoni si parlano due lingue "franche":
il francese ed il dialetto meneghino. Quando i famigliari si esprimono in italiano,
sgrammaticano alla pi bella. A vent'anni spedito a Lione a impratichirsi nell'arte
della seta.
Nel 1843 sposa un'ereditiera brianzola, pure del ramo della seta, Emilia Redaelli. La
sposina gli porta in dote la villa, il cui parco ed il frutteto comprendevano almeno la
met dell'attuale comune di Renate, pi di dieci ettari, e 300.000 lire austriache,
una ricca cascata di miliardi delle vecchie lire. L'anno dopo il matrimonio, emerge
gi l'incompetenza di Enrico nella compravendita dei bozzoli, un settore, quello
serico, che, a met Ottocento, era commercialmente assai scaltrito. Incontra i primi
guai finanziari, chiede al cognato Trotti, allo zio Beccaria, al padre.
Enrico ha nove figli, come il padre, e soldi sempre mancanti. I cattivi affari
travolgono presto anche il patrimonio della moglie e il declino finanziario sembra
non aver mai fine. Per lenire il dissesto, il padre Alessandro studia la sistemazione in
collegio dei due figli grandicelli e invia una sarta che provveda a vestire tutti i nipoti,
subito rispedita a casa dall'altezzoso Enrico. Gli interventi di Alessandro sono per
semplici palliativi per quel figlio scialacquatore. Ora gli anticipa parte dell'eredit
della nonna Giulia, ora gli invia cataste di legna per l'inverno, ora sussidi non poi
tanto occulti. E poi: pollastre, oche, cesti di frutta, perfino cesti di ciliegie, di cui
Enrico era golosissimo, e che pap Alessandro acquista apposta per lui al mercato.
IL PIANOFORTE DI CASATENOVO
Alessandro Manzoni cerca in vari modi di aiutare il figlio. In una lettera del 10
febbraio 1851, all'epoca delle prime burrasche finanziarie, il padre cos si rivolge al
figlio: "Mio caro Enrico, Enrico mio tu sai ch'io sono alieno, e forse troppo alieno, dal
far rimproveri ... Quando tu mi parlasti delle tue strettezze, confessando che
venivano da tua colpa, io mi limitai a farti delle raccomandazioni per l'avvenire. Ma
non posso ora passare sotto silenzio, che, quando poco tempo fa, ti proposi
un'economia che mi pareva e mi pare ... evidentissima, il mio consiglio non fu
accolto da te. Io non potevo entrare ne' particolari delle tue spese: ti parlai
solamente d'una che credevo e credo che si potesse risparmiare. Tu m'opponesti
ch'era piccola: non mi persuade ...".
Appena il grande Alessandro riceve dallo stato un vitalizio annuo di 12.000 lire per
le benemerenze acquisite in campo culturale (1859), il primo provvedimento in
favore del figlio Enrico: fa inviare a sue spese in collegio i suoi figli grandicelli.
Alessandro risparmia, ma il figlio, gi in piena miseria, a Casatenovo tiene un
pianoforte a noleggio in casa. Naturalmente non paga il nolo dello strumento. Nel
1863 Enrico deve vendere la villa di Renate.
L'acquista un certo Giovanni Mazzucchelli che abitava in via San Vittore 2 a Milano;
la propriet prende tuttora il nome di costui (Villa Mazzucchelli - Cagnola - Stucchi).
La famiglia di Enrico, vieppi cresciuta, va ad abitare a Torricella, in comune di
Monticello Brianza (Lecco). Quindi si trasferisce a Milano in condizioni precarie, in
una casa di ringhiera alla periferia (allora) della citt, in via San Vittore, oltre
Sant'Ambrogio. Le figlie non escono di casa non avendo vestiti decenti da
indossare ... Poi ritorna in Brianza, a Casatenovo (Lecco). Ma in queste strettezze,
Enrico, con tutta la famiglia, va a pigione presso un oste di Bizzarone, per la cura
delle acque, e a Stabio, appena al di l della frontiera (Canton Ticino, Svizzera).
Non paga; l'albergatore scrive, inevitabilmente, a Milano al gran padre Alessandro.
In un momento di desolazione, Alessandro scrive al prevosto di Casatenovo don
Saulle Miglio, suo confidente circa i guai della famiglia di Enrico che si era stabilita
col. Nella lettera da Milano del 6 maggio 1864, "buttata gi in momento di troppa
dolorosa commozione", Alessandro produce una distinta delle spese sostenute
l'anno innanzi per Enrico. Ha voluto percentualizzarle in modo contabile:
ammontano al 51% dell'intero vitalizio che lo Stato gli versava. Di quando in
quando, lo sovvenzionano anche il rude fratello Pietro e il fratellastro Stefano. La
cugina Enrichetta Garavaglia invia vestiti leggeri per le figlie.
Tutto invano. Enrico prova a trasferirsi a Firenze, poi di nuovo a Milano, dove grazie
al nome del padre ottiene un modestissimo impiego, presso la Biblioteca Braidense:
in pratica, fa il commesso. Ma la cattiva vista, ereditata dalla madre, peggiora: sono
pi frequenti i giorni di malattia che quelli dediti al lavoro. I figli, nel frattempo,
trovano mogli e mariti. Si spegne nel 1881 a sessantadue anni. Lo sciagurato
stato il pi acerbo dolore della vita del grande Alessandro. L'epistolario paterno ne
un'eco rovente.
EMILIA REDAELLI
ENRICHETTA
Enrico ebbe nove figli. Enrichetta, la primogenita, nata nel 1844, porta il nome
dell'angelica nonna, Henriette, prima moglie di Manzoni, la "diletta e venerata che
era stata la silenziosa ispiratrice di tutti i capolavori. Rimarr forse la sola a
ricordare con nostalgia le gioie della residenza a Renate. A lei decenne Manzoni
dedica una copia de I Promessi Sposi che tutta un canto d'amore per la moglie,
ormai perduta da vent'anni (nel Natale del 1833):
ALLA MIA CARA NIPOTINA ENRICHETTA MANZONI.
- ENRICHETTA! NOME SOAVE, SACRO, BENEDETTO PER ANNI HO POTUTO
CONOSCERE QUELLA IN NOME DI CUI FU DATO; NOME CHE SIGNIFICA FEDE,
PURITA', SENNO, AMOR DE' SUOI, BENEVOLENZA PER TUTTI, SACRIFIZIO, UMILTA',
TUTTO CI CHE SANO, TUTTO CI CHE AMABILE. POSSA QUESTO NOME, CON LA
GRAZIA DEL SIGNORE, ESSERE PER TE UN CONSIGLIERE PERPETUO, E COME UN
ESEMPIO VIVENTE.
La celeberrima dedica stata riportata in bronzo sulla tomba della nipote nel
cimitero di Casatenovo. Enrichetta, giovanissima, s'innamora del segretario
comunale di Casatenovo, Giambattista Preti, che pure l'organista della chiesa e le
impartisce lezioni di pianoforte. Il matrimonio avviene nel 1862. L'amore era stato
contrastato, forse perch lo sposo aveva vent'anni pi di lei.
Il nonno Alessandro, in una lettera del 1 gennaio 1863, ha tuttavia espressioni
affettuose per i freschi sposini: "La felicit che hai trovata nella compagnia del tuo
ottimo marito ... una concordia gi felicemente stabilita ...".
Prima della cerimonia religiosa, al ricevimento presente anche il nonno don
Lisander ...
ALESSANDRINO
L'atto di battesimo conservato nella parrocchia di Renate ed firmato da don
Giuseppe Masnaga, parroco a Renate dal 1827 al 1857. Alessandrino nasce nel
1846; gli imposto il prestigioso nome del nonno; come nomi, a seguire, quelli dello
zio Pietro (Pedrin), fattore tuttofare nel latifondo di Brusuglio. Madrina di battesimo
la moglie di costui, quella Giovannina Visconti, ballerina della Scala, che Pedrin
aveva impalmata all'insaputa del grande padre. Diverr una nuora adorabile e
accudir Manzoni negli ultimi anni della vita, stabilendosi nella casa avita in via
Morone. Stranamente, assiste al parto del bimbo non l'ostetrica "patentata" di
Renate, ma quella di Besana.
Alessandrino adorato da zii e di zie. La diciassettenne Matilde lo divora di baci, in
una lettera alla cognata Emilia, di cui subiva fortemente il fascino, scrive: "Un
milionone (sic!) di baci ai tuoi e miei angeli ..." Nella Casa del Manzoni a Milano
esiste tuttora il probabile ritratto di Alessandrino sui dieci anni, eseguito da
Giuseppe Molteni, ritrattista principe nella Milano risorgimentale. Il riconoscimento,
abbastanza recente, spetta a Jone Riva, segretaria della Casa del Manzoni, che
appunta: "il bambino veste una casacca a quadri sopra una camicia bianca ed un
paio di pantaloni che coprono il ginocchio, mentre lasciano scoperte le calze rosse.
Tiene sotto il braccio sinistro un frustino e nella mano destra il filo legato ad un
carretto che sta sul pavimento, sotto ad una sedia rivestita di seta gialla, insieme ad
altri giochi ".
Quel che Jone Riva non dice che dal ritratto non pare proprio promani perspicacia
o intelligenza. Anche la vita da adulto sar del tutto anonima. Alessandro junior
sposa a Milano nel 1872 una Elvira Costa, quando ancora in vita il nonno
Alessandro (che morir nel 1873). Lavora come impiegato statale a Roma.
Probabilmente lui a chiamare nella capitale il padre Enrico malato e in disastrosa
povert. Lo accoglier per un anno intero tra il 1878 ed il 1879.
Muore a Lecco nel 1910. Aleggia il sospetto che questo figlio "esemplare" sia il
responsabile dell'internamento in manicomio della madre Emilia. Ezio Flori,
conoscitore non pettegolo del clan Manzoni, supporta l'invereconda accusa. Dopo
mezzo secolo, proprio svanito il sapore delle rosse fragole di Renate !
Una cerchia inesausta di dolori colpisce e conclude l'esistenza dei discendenti del
grande Alessandro.
Italia
Lombardia
Milano
principali
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Altri progetti
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esterni
Storia
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Situata nel cuore di Milano, fra Palazzo Marino e la Galleria Vittorio Emanuele II, nell'omonima piazza,
la chiesa fu dedicata in origine a san Fedele, protomartire della diocesi di Como, e destinata ai Gesuiti.
Dopo la soppressione dell'ordine nel 1773, la chiesa fu affidata ai canonici provenienti dalla vicina chiesa
trecentesca di Santa Maria alla Scala, abbattuta (1776) per far posto al Teatro alla Scala. La chiesa
assunse allora il titolo di Santa Maria della Scala in San Fedele e si arricch di molti degli addobbi e delle
opere d'arte provenienti dal distrutto edificio.
La realizzazione dell'edificio, prima casa dei Gesuiti a Milano, si inseriva nel programma di riordino della
diocesi voluto da Carlo Borromeo, che incaric del progetto Pellegrino Tibaldi (1569). L'artista si attenne
alle esigenze liturgiche stabilite dal Concilio di Trento e fatte proprie dall'ordine, prevedendo un edificio a
navata unica, che esaltasse la centralit dell'altare per la celebrazione eucaristica e prevedesse un pulpito
laterale per facilitare la predicazione. Il Pellegrini assicur fasto e monumentalit architettonica al
complesso strutturando l'ambiente in due grandi campate, coperte da volte a tazza, poggianti su sei grandi
colonne corinzie addossate alle pareti e poggianti su alti plinti. Un grande arco trionfale separa l'aula dal
presbiterio.
L'elegante facciata fu completata solo nel 1835, sempre rispettando i disegni del Tibaldi
Descrizione
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L'eleganza dell'interno ottenuta grazie agli effetti cromatici dei materiali utilizzati per le membrature
architettoniche, ed in particolare la pietra d'angera, proveniente dal Lago Maggiore, le cui tonalit rosee
sono state recuperate dal recente restauro.
Le pareti risultano fortemente ritmate ed articolate su due ordini di archi minori, corrispondenti ad un
matroneo in quello superiore, e in quello inferiore ad otto confessionali intagliati (Giovanni, Giacomo e
Gianpaolo Taurini, 1596-1603), con scene dal Vecchio e Nuovo Testamento. Sono presenti quattro
cappelle laterali, contenute nello spessore delle mura, le cui decorazioni testimoniano momenti vicini nel
tempo ma gi diversi. Di particolare interesse la seconda cappella sulla parete destra, intitolata alla
Ascensione di Cristo, e realizzata su progetto del Tibaldi, che presenta un raro caso di colonne dislocate,
in cui l'architrave retto dalle vicine mezze figure di angelo: forse un'intenzionale metafora
dell'abbandono in cui versava la diocesi milanese quale la trov il Borromeo. La pala originaria con
l'Incoronazione di Maria del Ambrogio Figino (1581-1587) fu poi sostituita dalla Trasfigurazione e Santi
firmata da Bernardino Campi in collaborazione con Carlo Urbino (1565), proveniente da Santa Maria
della Scala; entrambe si trovano oggi nell'antisagrestia, per far posto al Sacro Cuore in ceramica di Lucio
Fontana (1956), mentre sono rimasti in loco i quattro pannelli sulle pareti laterali. Il Figino aveva anche
dipinto per San Fedele la Madonna del Serpe, oggi nella chiesa di Sant'Antonio, di cui si ricorder
Caravaggio a Roma.
L'interno
Nella prima cappella a destra troviamo invece la Visione di Sant'Ignazio di Loyola di Giovan Battista
Crespi, detto il Cerano, di poco successiva alla beatificazione del Loyola (1622), e la cui decorazione in
stucco presenta una ricchezza gi barocca. Nelle due cappelle della parete sinistra si trovano altre due
opere provenienti dalla trecentesca Santa Maria della Scala, cio la Deposizione di Simone Peterzano
(1591), il cui drammatico uso della luce dovette influenzare il suo allievo Michelangelo Merisi da
Caravaggio, in procinto di trasferirsi a Roma; e, nella seconda cappella, un affresco quattrocentesco di
Madonna con Bambino, fortemente ridipinto in tempi successivi. Nel presbiterio si trova, sempre
proveniente dalla chiesa della Scala, un coro cinquecentesco a stalli lignei decorati con prospetti di
edifici, mentre l'altare maggiore fu realizzato solo nel XIX secolo da Pietro Pestegalli sul progetto del
Tibaldi per quello del Duomo.
La stessa elegante facciata riflette lo spazio unico dell'interno, ed appare dominata dal grande frontone
triangolare che riconduce ad unit il dinamico ed articolato prospetto. La facciata appare infatti divisa in
due ordini, con un grande portale con timpano centinato, sovrastato da una finestra a timpano triangolare;
quest'alternanza delle cornici si ripete in quella delle quattro edicole decorate con statue tra coppie di
colonne.
Il fianco sinistro della chiesa pu essere considerato un prospetto autonomo, con un ordine superiore di
finestre ed uno inferiore di nicchie incorniciate da colonne corinzie e sovrastate da timpani triangolari e
centinati.
San Fedele ha conosciuto diverse fasi di costruzione: principale artefice fu Pellegrino Tibaldi, ma dopo la
sua partenza l'edificio fu continuato da Martino Bassi e poi da Francesco Maria Richini, cui si devono
anche l'abside con le tre grandi finestre (1633), il coro e lo scurolo nella cripta, le cui volte a vela sono
sorrette da diciotto colonne, e la sagrestia. La cupola fu invece realizzata dopo la morte del Richini,
avvenuta nel 1658.
Alla sinistra dell'Altare Maggiore vi una lapide in bronzo che ricorda il punto dove si recava a pregare
Alessandro Manzoni, che abitava in via Gerolamo Moroni 1, a circa 200 metri dalla chiesa. Lo scrittore
mor a seguito di una caduta con la quale batt il capo contro la balaustra e che gli sar fatale. Per tale
motivo sulla piazza antistante la Chiesa venne eretta una statua in memoria di Manzoni.
Opere principali
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Deposizione (Peterzano)
Ambrogio Figino: Madonna della serpe (oggi collocata nella chiesa di Sant'Antonio
Abate)
Bibliografia
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Voci correlate
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Pellegrino Tibaldi
Carlo Borromeo
Compagnia di Ges
http://milano.corriere.it/arte_e_cultura/articoli/2003/07_Luglio/29/manzoni.shtml
austriaca, all'interno della sua cripta furono poste le tombe degli Asburgo
regnanti a Milano.
UNA BRUTTA CADUTA - Il 6 gennaio 1873, mentre il Manzoni si recava a
messa proprio nella chiesa di San Fedele, cadde, battendo la testa
contro uno scalino. Ematoma subdurale da trauma contusivo del capo,
questa fu la diagnosi. La sua capacit di ricordare fatti, episodi, luoghi
e nomi diminu drasticamente e i suoi pensieri divennero sempre pi
contorti. Per undici giorni farnetic, sogn, tent di pensare e di ricordare, si
riscosse per poche ore e torn ancora a delirare in quella stanza, dove il
caminetto, lo specchio, il tavolino di marmo contenevano ognuno un riflesso
della sua lunghissima vita.
Si spense a Milano il 22 maggio 1873, all'et di ottantotto anni.
Qualche giorno pi tardi si svolsero i funerali in Duomo, a cui parteciparono
diverse autorit e molti letterati.
IL MONUMENTALE E IL MIRACOLO DEL CORPO INCORROTTO - Il
corteo funebre arriv ai cancelli del Monumentale nel tardo pomeriggio di
una giornata nuvolosa. Il cimitero, realizzato pochi anni prima (1866)
dall'architetto Carlo Maciachini, in stile dichiaratamente moderno, ma
con chiari rimandi (la bicromia della facciata per esempio) all'arte
medievale, era destinato, fin dall'inizio, ad ospitare, nel famedio, le
sepolture dei Milanesi illustri.
La bara fu portata lungo la scalinata, attorniata da due ali di folla,
fino all'interno del famedio che domina, con la sua possente mole, gli
oltre 120 ettari del cimitero vero e proprio. Le spoglie del Manzoni furono
poste in un'arca di pietra, dove ancora oggi riposano accanto ad altre grandi
personalit milanesi, di nascita o di adozione, come Salvatore Quasimodo
e Carlo Cattaneo.
L'anno seguente, nell'anniversario della morte, Giuseppe Verdi, in sua
memoria, compose ed esegu la Messa da requiem, che diresse la mattina
nella chiesa di San Marco e la sera alla Scala.
Nel 1959, per dare maggiore risalto alla sepoltura dello scrittore, si decise di
traslare l'arca con il corpo del don Lisander dalla parete cui era addossata al
centro del famedio, sotto l'imponente volta blu. Per facilitare le operazioni
gli operai smontarono il monumento ma, quando sollevarono il pesante
coperchio, avvenne un fatto prodigioso il cui commento affidiamo ad
Enrico Nardini che, nella Settimana Incom del 24 marzo 1960, raccontava:
d'improvviso si lev un coro di esclamazioni soffocate e alcuni balzarono
addirittura verso l'urna scoperchiata: dalla tomba aperta usciva una luce
abbagliante, la bara di Alessandro Manzoni risplendeva come un
lampadario!
Gli stessi operai poterono costatare che la salma del grande
scrittore era ancora intatta. Quando la notizia fu resa pubblica si
cominci subito a premere per avviare una causa di beatificazione,
ritenendo gli episodi frutto di un miracolo. In breve gli animi si placarono e
qualcuno spieg che la salma del Manzoni era stata imbalsamata il
BIOGRAFIA
Alessandro Manzoni
W-Lombardia - Storia
Alessandro Manzoni
Parlamento italiano Senato del Regno d'Italia
sen. Alessandro Francesco Tommaso Manzoni
Luogo nascita Milano
Data nascita 7 marzo 1785
Luogo morte Milano
Data morte 22 maggio 1873
senatore a vita
Investitura
Data 29 febbraio 1860
Alessandro Manzoni, nome completo Alessandro Francesco Tommaso Manzoni (Milano, 7 marzo
1785 Milano, 22 maggio 1873), fu uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano.
considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi, principalmente per il suo celebre
romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana.
Fu anche un senatore a vita del Regno d'Italia.
La famiglia
Il nonno materno di Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria, era un autore ben conosciuto (scrisse il
trattato Dei delitti e delle pene posto nellIndice dei libri proibiti), la madre Giulia Beccaria (1762
1841) era una donna di grande cultura e sensibilit letteraria.
Il padre ufficiale di Manzoni, Don Pietro (17361807), che era ormai sulla cinquantina quando
nacque Alessandro, era membro di un'antica famiglia stabilitasi a Lecco nel 1612 con Giacomo
Maria Manzoni e che aveva fama di esser prepotente, tanto che sia a Lecco che a Barzio, in
Valsassina, circolavano proverbi che paragonavano i Manzoni al Pioverna, un torrente che
conosceva piene violente ed impetuose. Il suo vero padre potrebbe invece essere stato Giovanni
Verri (fratello minore di Pietro e Alessandro Verri), come confermerebbe una lettera inviata allo
stesso Verri da Giuseppe Gorani, ritrovata recentemente a Milano[1].
Biografia
Nasce a Milano il 7 marzo 1785 da Giulia Beccaria e da don Pietro Manzoni (esponente della
piccola nobilt lecchese), figlio di Alessandro Valeriano, pronipote di un ricchissimo mercante imprenditore lecchese, Giacomo Maria Manzoni, e di Margherita di Fermo Porro.
I suoi primi due anni di vita li trascorre nella cascina Costa di Galbiate, tenuto a balia da Caterina
Panzeri. Questo fatto attestato dalla targa tuttora affissa nella cascina. In seguito alla
separazione dei genitori (la madre dal 1793 convive con il colto e ricco Carlo Imbonati, prima in
Inghilterra, poi in Francia, a Parigi), Alessandro Manzoni viene educato in collegi religiosi; dal 1796
al 1798 presso il collegio Sant'Antonio dei padri Somaschi a Merate e Lugano, poi presso i
Barnabiti. Pur essendo insofferente di tale pedantesca educazione, della quale denunci i limiti
anche disciplinari, e pur venendo giudicato uno studente svogliato, da tali studi gli deriva una
buona formazione classica e il gusto per la letteratura. A quindici anni sviluppa una sincera
passione per la poesia e scrive due notevoli sonetti. Il nonno materno gli insegna a trarre
dall'osservazione del reale conclusioni rigorose ed universali.
Il giovane Manzoni dal 1801 al 1805 vive con l'anziano don Pietro, dedica buona parte del suo
tempo alle ragazze e al gioco d'azzardo e ha modo anche di frequentare l'ambiente illuministico
dell'aristocrazia e dell'alta borghesia milanese. Il compiacimento neoclassico del tempo gli ispira le
prime esperienze poetiche, modulate sull'opera di Vincenzo Monti, idolo letterario del momento.
Ma, oltre questi, Manzoni si volge a Giuseppe Parini, portavoce degli ideali illuministici nonch
dell'esigenza di moralizzazione, e a Francesco Lomonaco, un esule napoletano. A questo periodo si
devono Il trionfo della libert, Adda, I quattro sermoni che recano l'impronta di Monti e di Parini,
ma anche l'eco di Virgilio e di Orazio. Il metodo di scrittura e di poetare manzoniano di questo
periodo molto legato alla tradizione classica.
Nel 1805 raggiunge la madre nel quartiere di Auteuil a Parigi, dove passa due anni, partecipando
al circolo letterario dei cosiddetti ideologi, filosofi di scuola ottocentesca, tra i quali si fa molti
amici, in particolare Claude Fauriel (il quale avr una forte influenza sulla formazione del Manzoni;
infatti Fauriel inculca ad Alessandro un grande interesse per la storia e gli fa capire che non deve
scrivere seguendo modelli rigidi e fissi nel tempo, ma deve riuscire a esprimere sentimenti che gli
permettano di scrivere in modo pi "vero", in maniera da "colpire" il cuore del lettore) e ha modo
di apprendere le teorie volterriane. Alessandro si imbeve della cultura francese classicheggiante in
arte, scettica e sensista in filosofia (i sensi sono alla base della conoscenza; l'illuminismo la
critica razionale della realt; lotta al pregiudizio e alla tradizione derivata dall'autorit; i problemi
religiosi non si basano sull'esperienza, ma sulla superstizione) ed assiste all'evoluzione del
razionalismo verso posizioni romantiche.
Nel 1806-1807, mentre si trova ad Auteuil, appare per la prima volta in pubblico come poeta, con
due pezzi, uno intitolato Urania, in quello stile neoclassico del quale poi lui stesso diventer il pi
strenuo avversario; l'altro, invece, un carme commemorativo in endecasillabi sciolti, sulla morte
del conte Carlo Imbonati, dal quale, attraverso la madre, erediter un patrimonio considerevole,
tra cui la villa di Brusuglio, diventata da allora sua principale residenza.
Per mezzo del Fauriel, Manzoni entra in contatto con l'estetica romantica tedesca prima ancora che
Madame de Stal la diffonda in Italia. Nel 1809, dopo la pubblicazione del suo poemetto Urania,
Manzoni dichiara che non scriver pi versi simili, aderendo alla poetica romantica, secondo la
quale la poesia non deve essere destinata ad una lite colta e raffinata, bens deve essere di
interesse generale ed interpretare le aspirazioni e le idee dei lettori. Manzoni ormai sulla via del
realismo romantico; tuttavia non accetter mai la convinzione propria sia del romanticismo sia
dell'amico Fauriel, che la poesia debba essere espressione ingenua dell'anima e quindi non
rinuncer mai al dominio intellettuale del sentimento ed a una controllata espressione formale,
caratteristica del romanticismo italiano.
Monumento ad Alessandro Manzoni a Lecco. Sullo sfondo il monte Resegone.Nel 1811 Manzoni, gi
anticlericale per reazione all'educazione ricevuta ed indifferente, pi che agnostico o ateo, riguardo
al problema religioso, si riavvicina alla Chiesa. Nel 1808, a Milano, lo scrittore aveva sposato la
d'infanzia Teresa Casati in Confalonieri, per la quale nel 1830 comporr l'epitaffio tombale presso
lo storico Mausoleo Casati Stampa di Soncino in Muggi (Milano).
In seguito Manzoni, per dare vita alla stesura finale del romanzo a livello formale e stilistico, si
trasfer a Firenze nel 1827, in modo da entrare in contatto e "vivere" la lingua fiorentina delle
persone colte, che rappresentava per l'autore l'unica lingua dell'Italia unita. L'11 dicembre 1827 fu
eletto socio dell'Accademia della Crusca[4]. Rielabor I promessi sposi dopo la "risciacquatura in
Arno"[5] facendo uso dell'italiano nella forma fiorentina colta e nel 1840 pubblic questa
riscrittura. Con ci assumeva che quella era la prima vera opera frutto totale della lingua italiana.
Dette alle stampe anche la Storia della colonna infame, un saggio che riprende e sviluppa il tema
degli untori e della peste, che gi tanta parte aveva avuto nel romanzo, del quale inizialmente
costituiva un excursus storico.
Tomba di Alessandro Manzoni nel Cimitero Monumentale di Milano.Sul piano privato, la perdita
della moglie nel 1833 fu seguita da quella di molti dei figli, tra cui la primogenita Giulia, gi moglie
di Massimo D'Azeglio, della madre e dell'amico Fauriel. Il 2 gennaio 1837 spos Teresa Borri (11
novembre 1799 - 23 agosto 1861), vedova del conte Decio Stampa. Egli sopravvisse anche a
quest'ultima. Dei nove figli nati dal primo matrimonio solo due morirono successivamente al padre.
Nel 1860 fu nominato senatore del Regno: con questo incarico vot nel 1864 a favore dello
spostamento della capitale da Torino a Firenze fintanto che Roma non fosse stata liberata. Come
presidente della commissione parlamentare sulla lingua scrisse, nel 1868, un breve trattato sulla
lingua italiana: Dell'unit della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla.
La morte
Alessandro Manzoni mor di meningite il 22 maggio 1873. La malattia fu la conseguenza di un
trauma cranico che si procur il 6 gennaio quando cadde sbattendo la testa su di uno scalino
all'uscita dalla chiesa di San Fedele di Milano. Le sofferenze furono acuite dalla morte del figlio
maggiore Pier Luigi, avvenuta il 28 aprile.
Nel Cimitero Monumentale della citt ambrosiana si tenne il solenne funerale, che vide una
grandissima partecipazione e la presenza dei principi e di tutte le pi alte autorit dello stato. Nel
1874, nell'anniversario della morte, Giuseppe Verdi diresse personalmente nella chiesa di San
Marco di Milano la Messa di requiem, composta per onorarne la memoria. Nel 1883, a dieci anni
dalla morte, la sua tomba venne spostata nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da Cesare Cant (1885), Angelo de Gubernatis
(1879), Arturo Graf (1898). Una parte delle lettere di Manzoni fu pubblicata da Giovanni Sforza nel
1882. L'ultimo ramo rimasto della famiglia di Alessandro quello dei conti Manzoni di Lugo di
Romagna.
Il 28 giugno 1872 Manzoni fu nominato cittadino onorario di Roma[6].
per saperne di pi clicca qui:
-- http://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Manzoni
http://www.welfareitalia.it/index.php?
option=com_content&view=article&id=1758:alessandro-manzonibiografia&catid=69:storia&Itemid=100
http://laboratorinnovazione.interfree.it/manzoni.htm
innocente di manovre politiche, non si rassegna al divorzio, essendo ancora innamorata del marito, e che
muore nel monastero in cui era stata reclusa; e Adelchi, il cui dramma interiore completamente
inventato dal Manzoni. Adelchi tormentato perch non sopporta l'offesa arrecata alla sorella ed
contrario alla politica di conquista del padre, anche se per obbedienza lo asseconda. Essendo cristiano,
nella tragedia, non vuole combattere contro i Franchi, anch'essi cristiani. Adelchi muore perch si rende
conto che nella storia c' poco spazio per i sentimenti umani. L'eroe cristiano deve resistere agli attacchi
del "male" (ingiustizia, oppressione, ecc.), ma pu sperare che il suo eroismo gli venga riconosciuto solo
davanti a Dio. Nell'importante coro Dagli atri muscosi, dai Fori cadenti, Manzoni esprime un giudizio
fortemente negativo su quegli italiani che si lasciano dominare dagli stranieri senza reagire, o che sperano
d'essere liberati da uno straniero con un altro straniero
Oltre a queste due tragedie si devono ricordare le due importanti Lettere sul Romanticismo indirizzate a
Chauvet e a Massimo d'Azeglio e le Osservazioni sulla morale cattolica, in cui vengono esaltati i principi
e il valore della morale cattolica , contro la tesi del Sismondi che sosteneva che la religione cattolica fosse
fonte di molti dei mali della societ moderna.
Nel 1827, dopo la prima edizione dei Promessi sposi, il Manzoni si rec a Firenze,per correggere secondo
l'uso toscano la lingua usata per il romanzo. Esso , infatti, era destinato al vasto pubblico e il problema
della lingua diventava fondamentale.C'era bisogno di una scrittura facilmente comprensibile, in grado di
superare il distacco tra lingua parlata e scritta. La scelta cadde sul fiorentino usato dalle persone colte. Ed
cos che nasce con i Promessi sposi la nostra prosa narrativa moderna .
La prima versione del romanzo s'intitolava Fermo e Lucia (1812) ed molto diversa dalla seconda e
definitiva edizione, pubblicata tra il 1840 e il '42. Vi sono differenze di contenuto e di stile anche tra la
prima edizione del 1827 e la seconda: Nell'ultima edizione apparve in appendice la Storia della colonna
infame, un racconto ambientato nello stesso periodo storico del romanzo. Si tratta di una specie di
requisitoria contro i giudici che condannarono a terribili torture i presunti untori della peste di Milano nel
1630. "Colonna infame" era appunto chiamata la colonna che venne eretta nello spazio della casa
abbattuta di uno dei due, a perenne ricordo dell'infamia e dell'esemplare condanna. Manzoni cerc di
dimostrare, con l'esame degli atti del processo, l'innocenza dei due imputati, vittime soltanto della
superstizione, della collera popolare e della debolezza dei giudici e delle autorit.
A partire dal 1833 una serie di disgrazie familiari colpisce Manzoni. Gli muore la moglie, nel '34 la
primogenita (appena sposata con D'Azeglio), nel '41 la madre, nel '61 la seconda moglie, che aveva
sposato nel '37 e con cui aveva vissuto un matrimonio poco felice; in varie date perde 6 figli su 8.
Nel 1848, scoppiata la rivoluzione delle Cinque giornate di Milano, Manzoni incit i tre figli maschi a
prendervi parte e bench uno di essi fosse caduto prigioniero e ostaggio degli austriaci, firm un appello a
tutti i popoli e principi italiani perch aiutassero i milanesi. Gli austriaci poi rioccuparono la citt .
Nel 1849 Manzoni fu eletto deputato nel collegio di Arona in Piemonte, ma rifiut il seggio perch non si
sentiva adatto alla politica. Nel 1859, dopo la liberazione della Lombardia, Vittorio Emanuele II, viste le
sue difficolt economiche e in considerazione del suo patriottismo, gli fece assegnare una pensione annua
di 12.000 lire, poi, nel 1861, lo nomin senatore. Nello stesso anno Manzoni si rec a Torino, per votare
la proclamazione del Regno d'Italia. Nel '64 raggiunse nuovamente a Torino per votare il trasferimento
della capitale a Firenze. Nel '70 salut con gioia l'entrata delle truppe italiane a Roma , grazie alla breccia
di porta Pia, con la quale finiva lo Stato della Chiesa.. Nel '72 fu nominato cittadino onorario di Roma.
Mor a Milano, l'anno dopo, per meningite cerebrale .
http://www.liceoberchet.it/ricerche/netday98/milano/5giorfatti.htm
Le premesse
I fatti rivoluzionari delle cinque giornate furono preceduti da alcuni momenti di
tensione con le autorit austriache che bene ricordare. Il 10 dicembre del 1846
era morto il conte Federico Confalonieri, nobile patriota milanese che era stato
imprigionato nel carcere dello Spielberg
. Il conte Arese aveva raccolto tra i
cittadini i fondi per il funerale che si sarebbe svolto nella chiesa di San Fedele; il 30
dello stesso mese, mentre Achille Mauri aveva curato lepigrafe da porre sulla porta
della chiesa, epigrafe che fu ridotta da un funzionario imperiale al solo: "A Federico
Confalonieri", senza nemmeno il titolo di conte. Il giorno del funerale la straordinaria
affluenza, singolare per quei tempi, dest preoccupazione nella polizia austriaca che
tuttavia si trattenne dallintervenire. La sera stessa, per, in segno di protesta i
Milanesi si astennero dallassistere allo spettacolo della Scala. In seguito lepisodio
si sarebbe ripetuto ogni volta che la cantante fosse stata austriaca, e spesso si
verificarono rimostranze antiaustriache nei teatri.
Lanno seguente alla morte dellarcivescovo tedesco Gaisruck, il popolo e la
municipalit chiesero con veemenza la nomina di un prelato italiano. La notizia
dellimminente nomina del vescovo Romilli, che rappresentava il ristabilimento della
tradizione di italianit del seggio vescovile ambrosiano, e del suo arrivo a Milano
fissato per il 5 settembre, diffuse grande entusiasmo nel popolo, che si prepar ad
accoglierlo con un monumentale apparato scenografico. I progetti dei milanesi
vennero, per, drasticamente ridotti dal governo austriaco, il quale temendo che
laccoglienza del neo-arcivescovo si trasformasse in una dimostrazione politica,
addusse pretesti di tipo economico. La sera del 5 settembre si decise, comunque,
per festeggiare, di illuminare piazza Fontana con luci a gas.
delle chiese.
, Porta Orientale,
. Qui risplendette
La situazione volgeva al peggio per gli austriaci che erano stati scacciati al di fuori
della cerchia dei navigli tranne che per alcuni capisaldi, fra i quali il Palazzo del
Genio. Contro di questi si diresse l'azione degli insorti. Intanto nel mattino, in casa
Taverna, ci fu un tentativo prima privato da parte del barone Hubner in favore di
un'interruzione dello scontro armato; in seguito i consoli in qualit di mediatori
presentarono la proposta di tre giorni di tregua a condizioni, per, che parvero
svantaggiose per i milanesi. Ebbene, entrambe le offerte furono rifiutate dopo aver
sentito non solo il parere dei capi della rivolta ma anche dei combattenti,
decisamente contrari. A mezzogiorno, a portare buone notizie fu invece il conte
Martini che, inviato dal re Carlo Alberto per chiedere aiuto, rifer del sicuro
intervento del re, a patto per che si fosse dichiarato il Governo Provvisorio
.
Dopo molte incertezze si accett questa soluzione e insieme al Governo Provvisorio,
di cui fu nominato presidente Casati e segretario Correnti, si istituirono: il Comitato
di Vigilanza, il Comitato di Finanza, il Comitato di Sussistenza, il Comitato di Difesa e
la Guardia Civica, il cui comando fu affidato a Pompeo Litta.
I membri del Governo erano: Luigi Anelli, Antonio Beretta, Vitalino Borromeo, Azzo
Carbonera, Gabrio Casati, Cesare Correnti, Antonio Dossi, Giuseppe Durini, Giulini
della Porta, Annibale Grasselli, Marco Greppi, Anselmo Guerrieri, Pompeo Litta,
. All'alba i