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je vom Horensagen her kennt und weiss, welche Funktion ‘sie haben kinnten. Ich bin mir durchaus im Klaren, dass man, eine solche These 2u Freidank obne weitere Begritn- dungen behaupten kann, denn der verschlisselte Spruch als solcher ist im 12.|13. Th. meines Wissens nirgendwo schrift- lich erldutert. Ich meine aber, dass man dem Hérer der Zeit zutrauen konnte, die notige Bigenleistung der Deutung zu vollbringen. Ich denke zum Vergleich etwa an den von ‘mir schon genannten etwa zeilgleichen Autor, den Stricker, der seinem Leaer auch manches Bild in den Fabel und in den geistlichen Reden bielet, das er nicht voll auftost, fiir das er aber mit einer Binsicht und Kldrung auf Seiten des Lesera oder Horers rechnet. Mir scheint aleo auch da eine Auufgabe fiir den Leser iibrigzubleiben, 80 wie ich sie bei Freidank beschrieben habe. FERRUCCIO BERTINI GLI ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE DAL ROMULUS AL SECOLO XII Presentare un panorama chiaro ed esauriente della fa- volistica medievale dalla raccolta in prosa del cosiddetto Romulus fino alle numerose sillogi in distici o in esametri composte nel xi secolo sulle orme di Fedro e di Aviano da verseggiatori di dubbio talento sarebbe stato gid un i alquanto dilettan- che il saggio forse pit 1032 FEBRUCCIO BERTINT In sostanza, dunque, mancano edizioni critiche affi- dabili delle raccolte favolistiche medieval in prosa alia storia della conoscenza degli animali nel mon: tico, scopriamo che, come per un tacito, ¢ forse compron- sibile, accordo intercorso fra gli autori, le testimonianze della favolistica non vengono mai prese in Per quanto strano possa apparire, la stata affidate sugli animali nella favolistica latina medie- vale, riguarda dungue un argomento che, per quanto ne s0, non @ mai stato affrontato in precedenza da alcuno, se non episodicamente ¢ sporadicamente. OLE ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1033 1) breve panorama della favolista latina tardo-an- tien e metievale dal Romulus al secolo xx. Ti) gli animali nella favolistiea latina classica e nella favolistica latina medievale: analogie e differenze. TIT) aleune esemplificazioni pratiche. I - La favolistica latina tardo-antica ¢ medievale si ud dividere in due grandi filoni: quello delle parafrasi in prosa ¢ quello delle raccolte poetiche. Intorno al v-vr secolo d.C. si formd un corpus costi- tuito di favole in prosa risalenti in parte direttamente a Fedro e in parte a parafrasi di Fedro, ciod al cosiddetto Aesopus ad Rufum. Nel codex Wissemburgensis (oggi Guel- Jerbytanus Gudianus Latinus 148), del secolo x, alle favole ® infatti preposta una lettera di Esopo, che dediea la rac- colta a un magister Rufus, probabilmente identificabile ‘con lo Xanto filos vita romanzata di quale sono contenute 67 favo rafrasi medievali Una seconda famiglia quella del Romulus, oosi chia ziano con una lettera in eui un tale Ro figlio Tiberinus la raccolta di favole che afferma di avere gli stesso tradotto de Graeco sermone in Latinum. conda famiglia si ramifica presentano entrambe dopo la ettera di Romolo a Tiberino anche quella di Esopo a 1034 FRRRUCCIO BERTINI Rufo e poi riportano un complesso di favole variabile numericamente fra le 60 ¢ le 80. Tl cosiddetto Acsopus Latin i & pervenuto at- traverso le due redazioni distinte, ma affini, di burgensis e del Romulus, é dunque formato per ls maggior parte con materiale che, direttamente o indirettamente, Il latino di queste due redaaioni, anche in conseguenza, delle successive stratificazioni ¢ rielaborazioni a cui le favole andarono soggette, @ ben povera cosa: & contorto, spesso oscuro, talvolta scorretto e, comunque, assai lon- tano dalla elegante concisione del modello. gna fare invece per fingendo dalla raccolta del Romulus, ora da, quella, di Fedro, ora contaminandole tra loro. OLE ANIMALE NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1035 Por completeaza, ricotdo che nel xu secolo il frate per due volte nel suo celeberrimo Speculum maius (nel IV libro dello 1 TV libro dello Speou- Io stesse 29 tavole del Ro- iversamente, a seconds della categoria di peccatori ai quali intendeva rivolgersi B interessante constatare che, pur riproducendo pra- ticamente alla lettera il testo del Romulus e dimostrando lezioni peculiari ed isolate della recensio tura del codex Wiesemburgensis. escludere che il buon frate abbia proceduto Usato come autore nelle souole, ricordato a pid riprese da grammatiei e uomini di cultura, Aviano godette nel avianee; Ia prima @ documentata da 7 manoserit XIV e XV secolo, che oi conservano un massimo di vole, 88 delle quali si rifenno ad Aviano stesso. La se- conds @ quella degli Apologi Aviani, tramandati da due manoseritti parigini del xrv secolo © caratterizzati dal fatto che si concludono sempre con gli ultimi versio con il promythion della favola corrispondente di Aviano. ‘Qualcosa di pit che semplici parafrasi si devono con- siderare Ie Parabolae composte dopo il 1225 da Odone di (U0) Cf. R, B.C. Huvon, Aeseunus ad autora, Leiden 1970, 1036 FERRUCCIO BERTINT Cheriton, un predicatore inglese che attinse non dalla, tradizione di Fedro e Aviano, ma anche animalesea, dal Physiologus © da fonti popolar ‘mones vulgares © nei Sermones communes da Lacopo di Vitry, noto predicatore del xx secolo. Passando alle raccolte poetiche, vanno ricordate Yxx gecolo Egberto di Lie, ma la pitt famosa di tutte & l’Acaopus di Gualtiero, vale a dire Gualterus Anglicus, che consta di 60 favole in distici elegiaci (62 nelledizione di Hervieux, vol. I, PP. 316-851), 58 delle quali sono tratte dai primi 3 libri del Romulus. ‘Liopera, inserita nella serie degli auctores letti a seuola, divenne in breve tempo tanto famosa che offused non soltanto Ia fama del Romulus, ma anche il nome del suo autore e divenne I’Aesopus per antonomasi Pitt elegante ¢ raffinato, ma meno celebre, fu il Novus Aesopus di Alessandro Neokam; consta. di 42 favole in distiei, 87 delle quali desunte ancora dal Rom E, per concludere la serie, ecco I'Alter poeta di cui conosciamo solo il nome tore (op et, pp. 217-250), me Sur lateininchen Rraahtungall GLE ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1037 35 (0 31) favole in esametri 10 a che vedere con le preves \é attinge quasi esclusivamente a una trad latina del Paftcatantra. Se @ vero, come sembra, vole orientali, antecedente di circa un rium humanae vitae di Giovanni da Capua™ cimenti in versi, il pid antico dei quali 8 il Noous Avianus, composto intorno al 1100 da un poeta Aatensis che riela- bord liberamente Aviano in distici leonini. ‘L’anonimo non si limitd ad ampliare considerevol- mente il testo delle 42 favole, ma ne modified anche la fine del xar secolo appartiene un altro Noowe Avia- nus, cosiddetto Vindobonensis perché scoperto nel codex Vindobonensis 303, ma tridito anche dal Monacensis 14703. Anche in questo caso si primo luogo riporta cui compaiono nell’originale avianeo abbreviare la narrazione riducendola all’essenzi 1038 FERKUCCIO BERTINT _Conosciamo poi w fine del ‘conobbe "Astensis poeta e del- VAvianus Vindobonensis. Sotto il nome di Alessandro Neckam ci & giunto in fine un ennesimo Novus Avianus, che consta complessi- vamente di sole 6 favolette; della seconda (De aguila et sandro nella sua qualita di maestro’, sia che tire esempi proposti o% essi testimoniano, se mai ce ne fosve bisogno, che tutte queste opere nacquero e furono concepite nella seuola © versa, era forse il metodo pi diffuso per insegnare queste due lingue. Ma nel mondo tardo-antico ¢ medievale le funzioni as- GLI ANIMALE NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1039 solte dalla favola esopica furono ancora pid important: T Aesopus, eternamente presente fra gli auctores che si do- vevano apprendere a scuola®, non veniva utilizzato sol- tanto per esercitare la lingua, 10 stile, o 1a memoria, perché i suo contenuto ne esaltava sempre pitt 'intento morale © pedagogico T raccontini di Fedro, cosi diversi l'uno dall’altro © cost le riduzioni divengono sempre pid uniformi e sempre meno La morale prende pian piano il sopravvento mancabilmente agli ster ¢ i loro autori ignorano ch Fedro, mediato, 0 no, attraverso la. parafrasi del Romulus, mentre sopravvalutano il valore dell'opera di quel mo- desto epigono ohe fu appunto Aviano. ‘Tradotte pit o meno liberamente in volgare, queste nei secoli seguenti anche gli ambienti II ~ Passic zione degli animali nella favo dievale, Richelmy, introd ai A. La Penna, Torino 1070, pp. XXVINXXIX}. 1040 FERRUCCIO BERTINI In rana sciocea © vanagl presuntuosa ece. ece. Queste caratterizzazioni, che, almeno in parte, corri- spondono, tra Valtro, a req scono perd lavas ‘comportamenti riscontrabi malesca fedriana. ‘Va osservato infatti che gli animali non sono sempre se stessi® per cui il leone, solitamente nobile e yppare anche come un avido prepotente beffarda vione a sua volta beffata dalla ci- nella variopinta galleria ani- il cane fedele si rivela talora 20) © talora calunniatore (I GLI ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1041 to fine e arguto (I 10) eve. eee. Tn questo consiste anche la grande differena che se- para Fedro dai precedenti poeti latini; mentre Orazio, nella favola del topo di campagna e del topo di citta « ave- va dato... un esempio finissimo di rappresentazione del- Yanimale... nell’azione, con le sue mosse caratteristiche € il suo particolare colore », in Fedro « la trasposizione della favola sul piano umano & diretts... Alla reppresen- tazione ‘oggettiva’ dell’azione animale si sostituisce ‘ntervento del narratore, che si manifesta soprattutto ttivazione e negli astretti, indicanti per lo pid ‘moral »*. Come aceade di sol aii animali prendono del giudice da prove di s} anche in Fedro uomini quando degli amente, ma se & I favolista 8 pronto a sentenziare: Quamvis sublimes debent humiles metuere, vindicta docili quia patet sollertiae (I 28, 1-2), di solito la sua societ’s degli animali, in quanto specehio d’uscita: i pid debole e il pit sciocco sono destinati a soccombere senza. speranza *, In conclusione di un recente saggio nel quale si eppli- cano allo studio della favolistica Je moderne metodologie delle forze arcane che dominano la natura 0%. Che alle origini della favol accaduto tutto 6 assolutamente certo che nulla potrebbe essere pi tano dal variopinto microcosmo fedriano. animal onsprano| x panto GU nnd keel i quali @ strettamente imparentato quel testo noto come Liber monsirorum®, dallaltro sono i pro- il repertorio degli exempla dei pre- 10 naturalmente aleune tra, il corvo », GLE ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1043 lum stultorum, il celebre poema satiric di Nigello Wirec- ker, Tutte queste opere esulano perd dal nostro campo i studio perché appartengono a un diverso genere lette- ratio a una diverse epoca. Per limitarci dunque alle racoolte favolistiche in prose lla con- i del Medio mente del tutto estranei al mondo della favola: quello religioso, quello filosofico-allegorico, e quello pseudo-scien- ‘if Gli animali occupano infatti uno spazio notevole nella, Bibbia e nei testi sacri e non bisogna dimenticare che i fa- volisti latini medievali sono quasi tutti uomini di chiesa ©, comunque, di formazione clericale. ¢ ad assumere un posto di -zameron di Sant’Ambrogio Liottica della religione cattolica era, naturalmente, aseai diversa da quella della favolistica pagana e questo elemento, come vedremo, non restd senza conseguenze, 1044 FERRUCCIO BERTINE Un'opera ohe, a partire secolo (Alcuino ne te- stimonia la presenza a York), ebbe una grande diffusione cultura medievale, soprattutto nei 1 x11, fu il De consolatione philosophiae di Boezio. Ebbene in questo famosissimo testo c'é un brano®™ che modifica considerevolmente V'abituale impostazione della favolistica ¢ della fisi ime, infatti, tutti questione: «Sed cum ultra homines quemque provehere sola pro- bitas possit, necesse est, ut, quos ab humana condici deiecit i mur, ut, quem transformatum vitiis videas, minem aestimare non possis, Avaritia fervet alienarum ‘opum violentus ereptor: lupi similem dixeris. Ferox at- que inquies linguam litigiis exorcet: cani comparabis. Insidiator occultus subripuisse fraudibus gaudet: vulpe- culis exaequetur. Irae intemperans fremit: leonis animum gestare credatur. Pavidus ac fugax non motuenda for- midat: cervis similis habeatur. Segnis ac stupidus torquet: asinum vivit. Levis atque inconstans studia permutat: nihil avibus differt. Foedis immundisque libidinibus im- condicionem transire non possit, vertatur in beluam », E V'inizio di quel provesso che nel xx secolo porter’ Orderico Vitale ad elencare verso Ia fine del prologo in versi dell’xr libro dell'Historia ecclesiastica tutti gli ani- (32) Of, Boeth. de cons. IV 3, vaso a fe, LI ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1045 jie, secondo le Sacre Scritture, si celitus actis lus hostis. milvus, aper, vulpes, canis, ursus, irudo, cerastes et coluber fit atrox, dum nobi exitiumque dolo seu vi stolidis meditatur. Cactera mille patent lectoribus ingeniosis nomina pro variis quibus utitur artibus hostis. Thnumeros foedat viciis ot sepe trucidat, proh dolor ingentes pereunt plerunque phalanges +”. Come si vede, eccezion fata per basiliscus, irudo © cerastes, gli altri animali sono tutti veochie conoscenze della favolistica che un malinteso zelo religioso ha tra- sformato in altrettante ipostasi demoniache. ; Gli animali, dungue, non pit solo come divertenti metafore dell'uomo comune, ma anche come il Vecchio; easi avevano a dispo- clopedia, dalla quale potevano , fu it letta e diffusa in tutto il Medio Evo; alludo joro, il eui libro XT 1046 FERRUCCIO BERTINI Le Sacre Scritture ¢ i loro esegeti, Boezio, Isidoro: si ud esser certi che questi testi erano presenti in quasi tutte le biblioteche medievali e costituivano parte inte. frente del patrimonioenltarale di chi arene frequeniato ‘Un ultimo elemento che va ricordato per completare in parte spunto fornivano esempi La tartaruga ¢ la lepre »), veniva pren- 3 realizzarsi poi compiutamente dal teratura ¢, soprattutto, nelle arti figu- jel mondo alla rovescia *. __ Nella favolistica latina medievale, dunque, mentre in teoria Vimpianto e la struttura delle favole di animali differiseono dal modello classico solo per particalari mar- Sinali anche, e soprattutto, in conseguenza del fatto che tori non hanno quasi mai la capacita di allontanarsi mente stravolto perché ad un determinato gono attribuite caratteristiche © proprieté. ass da quelle che aveva nel modello. Questo & appunto Veffotto che le suggestioni reli e joni religiose, allegorico-filosofiche e pseudo-scientifiche avevano insinua- to nel favolista medievale, forse senza che questi se ne rendesse neppure ben conto, GLE ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1047 ‘IE - Cercherd ora di illustrare attraverso due esempi ‘pratici quello che sono venuto finora esponendo soltanto in forma teorica. Ho gid avuto occasione di occupari della favola fedriana dell’asino e del riprendere per sommi capi le mie argo- allora, fermandomi poi @ sottolinearne Yaspetto che qui interessa, Dunque in questa favola, che non ha precedenti in Esopo, un asino scioooo, imbattutosi in un cinghiale, vuole divertirsi alle sue spalle e per prima ‘cosa lo saluta dicendogli Salve, frater; orbene, in una s0- cietd rigorosamente classista come quella fedriana, questo rivolto da un humilior ad un nobi- lignatio del cinghiale che, offeso, non risponde. Allora T'asino provoca deliberatamente T’anta- gonista mostrandogli il proprio fallo smisurato ¢ parago- nandolo al grugno del cinghiale. Quest’ultimo vorrebbe vendicarsi mortalmente, ma, controllandosi, riesoe a re- primere Vira e, respingendo la provocazione oscena, evita i macehiarsi ignavo eanguine. Ii promythion morale di Fedro non lascia adito a dubbi: 1o seioaco che orede di fare 1o spiritoso a volte offende gra- ‘vemente il prossimo, senza rendersi conto che sta scher- zando 01 Fuoco. Tn perfetta consonanza con le altre testimonianze del- Yantioo mondo pageno, Fedro indica nell'asino i simbolo della stupidita, non disgiunta dalla lussuria, Ma Yosceniti del gesto © del vocabolo (demisso pene) drone delle mac Gnientale lorena leone, 26 della ores. 1048 FERRUCCIO BERTINE Le forbici della censura tagliano senza piota, pudoris causa, © la grossolana battuta dellasino vieno quindi omessa nella versione del codex Wissemburgensis (I 11), in quella del Romulus ([11) e in Gualtiero Anglico (favola 11), Itato di rendere del tutto insulsa ed incongruente la sapida favoletta fedriana, _ Per evitare questo inconveniente, altri rifacitori me- dievali modificano i termini della contesa, per cui nel co- siddetto Romulus anglo-latino (favo la disputa nasce perehé l'asino, che non vuole dare Ia precedenza al cinghiale in una strettoia, non esita a prendere a calei in etd umanistica questo filone portera il cardinale Lorenzo Bevilacqua, meglio noto sotto lo pseudonimo di Abstemiua, a rovesciare de! tutto le parti nella favola 128 dei suoi Hecatomythia, in cui un cinghiale sciceco © Presuntuoso provoca deliberatamente allo scontro un asino, di cui ha sottovalutato le forze, e ne esce con le sa rote. A ponsarei bene, non @ diffe e aes difficile comprendere che cosa Troltre nei Vangeli, canonici ed apoerif, introdotto a simboleggiare Ia pazienza ¢ GLI ANIMALL NELLA FAVOLISTICA MEDIRVALE 1049 quindi preeentato in una luce positiva; accade cost che Ja favoletta fodriana, passata attraverso i filtri medievali orale e della religione, ne esca capovol Il secondo ed ultimo esempio @ la fevola «La volpe e Ia pornice », che oi viene tramandata da Ademaro di Chabannes (favola 30). In essa come una pernice per accrescore la propria bellezza, gib assai notevole, venga indotta da una volpe a chiudere gli ‘ocehi, come se dormisse. Non appena lincauto uecello he compiuto Voperazione, la volpe, naturalmente, lo cattura, ‘A questo punto, disperata, la pernice in lacrime grida alla, ‘volpe: « In nome della tua astuzia eccezionale, ti scongiuro, prima di divorarmi, promun to racconta, vo di dormire, se non mi era venuto sono! Nella morale si ricorda che questo racconto & rivolto fa coloro che parlano quando non & necessario © a coloro che dormono quando @ il momento di tenere gli oechi ben aperti. Siamo dunque di fronte ad una favoletta molto gra- stiosa, che costitnisce senz’altro una variante isolate della bben pitt colebre «La volpe e il corvo 9, Non @ qui mia intenzione discutere il problema della, ‘maggiore o minore plausibilita delVorigine fedriana della, favola; certo & difficile che essa risalga in qualche modo ad ERRUCCIO BERTIN silloge green la pernice compare sol- 286 e 30la Chambry e in due oro riporta tra Valtro questa ‘adeo autem fraudulenta, ub 5 sed fraus fructum non habet denique dum pulli propriae vocem genetricis audierint, naturali quodam aveva desunto da Geremia*, identificava allego Ia pernioe, che cerca invano di rubare i pice madre, col demonio, che corca invano di sottrarre » Dio Te sue creature, Pit tardi anche Orderico Vitale vedra nella pernice una delle tan Per arrivare discorso manca soltanto una controprova, che oi viene fornita da un ezemplum di Odone di Cheriton, un monaco cisterciense inglese vissuto tra la fine del xrr e le meta del Xr secolo. Costui 8 uno di quei sullodati predieatori che utilizza 1 scopo edificatorio, tra le altre favole di animali, quella della volpe e del corvo; dopo aver succintamente rins- Mie, anim TX 8; Aston, not, anim. IIL 16 6 TV 18; Pls, GLE ANIMALI NELLA FAVOLISTICA MEDIEVALE 1051 unto i fatti, gl appone questa lunge morale, che quia populum suum ad vanam gloriam nu- Dungue per Odone la volpe che inganna il corvo va identificata con il demonio che induce l'uomo al peceato di vanaglor Per sconfiggere la volpe-demonio con le sue stesse ar inducendola a compiere un incredibile atto di si sarebbe poi amaramente pentita, era neoossay Gore lo stesse qualita, enzi Bizognava, come ef tieorda il proverbio, «sapere una pid del diavolo Bbbene, nelle credenze medievali nessun altro uccello igree pitt qualificato della pernice per riuscire ‘impress. Probabilmente non riusciremo mai ad appurare se la favoletta della volpe e della pernice sia da annoverare tra quelle perdute di Fedro, ma credo che possiamo sa- ppere con certezza perché la fav’ mediovale ce I'he tramandata, sia pure attraverso la sola testimonianza del monaco Ademaro di Chabannes. (45) Cito da L, Hanvenex, op. sit, vol. TE, p. 688.

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