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Intervista Fiume Wu Ming 1
Intervista Fiume Wu Ming 1
discussione che sta andando avanti tutta strutturata. Parlavamo l'anno scorso di
impollinazione anemofila: io credo che questo circolo virtuoso tra Twitter e Giap in
qualche modo sia la sintesi tra il movimento dall'interno verso l'esterno e il movimento
dall'esterno verso l'interno, sia la sintesi dialettica di questi due movimenti. La
specificit dell'uso di Twitter passa da li, abbiamo trovato la formula, e anche se, come
fai notare tu nella tesi, non certo l'unico uso che ne facciamo, se non ci fosse Giap per
noi avrebbe anche poco senso usare Twitter.
2) Pensi che anche altri social network possano creare una relazione virtuosa e cos
stretta con i blog o che questa sia una specificit di Twitter e della la sua struttura
atipiche?
La dico cos: secondo me Twitter non principalmente un social network, nel senso che
un gigantesco meta-feed di tutto quello che di cui si discute in rete. Se uno guarda
bene, non che su Twitter conti cos tanto l' amicizia, qualcosa di diverso. Proprio per
questo si pu anche usare non come un social network - ovviamente non rinunciando
completamente alla reciprocit come faceva Sabina Guzzanti che non seguiva nessuno,
quella oggettivamente una esagerazione - bens come feed dei feed: Twitter una
sorta di feedsfera, se sta succedendo qualcosa di importante sul web puoi star sicuro che
viene segnalato su Twitter prima che altrove, la vera forza di Twitter, e lo rende
qualcosa di parzialmente diverso da un social network. Facebook queste cose non le fa
perch la sua specificit rafforzare le relazioni. Su Twitter le relazioni non sono cos
forti, vuoi per il limite dei centoquaranta caratteri, vuoi perch non si chiama amicizia
ma seguire: segui il contenuto pi che la persona e quando uno non ti segue pi, non
te ne frega nemmeno tanto, mentre se rifiuti un'amicizia su Facebook c' gente che si
suicida (ride). Su Twitter vedo molta pi leggerezza al riguardo.
3) Visto questa definizione che hai dato di Twitter, mi viene da pensare che da quando
utilizzate questo mezzo si sia ridimensionata la funzione dei feed. Sbaglio?
Beh, sicuramente c' una relazione, ma il nostro feed ancora molto utilizzato:
contando sia chi lo riceve attraverso Rss sia chi lo riceve per mail, arriviamo a circa 2500
persone. E proprio perch avrebbe poco senso seguirci sia su Twitter che tramite feed,
penso che quel numero sia in gran parte sommabile ai quasi 5000 follower che abbiamo
su Twitter alla data di oggi. Si potrebbe dire quindi che Giap ha qualcosa come 7500
Quella scritta da Wired una stronzata. Twitter valorizza i blog enormemente. Molti
blog personali e di cazzeggio chiudono, e quel genere di contenuti si sposta su
Facebook, ma chi ha informazioni da dare, ragionamenti da svolgere, contenuti densi da
proporre alla discussione, lo spazio che gli garantisce un blog se lo tiene stretto eccome.
Il blog non pi una cosa che si fa al posto di un'altra ma la si fa insieme ad altre e non
c' pi bisogno di avere dei blog di merda affinch la gente si impratichisca con lo
scrivere in rete, quella fase passata.
10) Cominciamo a parlare delle dinamiche prettamente editoriali. Tutti pensavano che
fossero poco pi che situazionisti che scherzavano, noi sentimmo che c'erano grandi
narratori in quei ragazzi di Bologna che studiavano fitto e scrivevano tanto. Cos parl
Severino Cesari. Quanto stata importante una figura come la sua nella vostra
traiettoria editoriale? Ed esattamente in cosa differisce il ruolo di Repetti all'interno nella
coppia? E cosa contraddistingue la Collana Stile libero nata praticamente insieme a Q?
Si tratta di un oasi virtuosa? Quegli scivoloni avvenuti in altre collane Einaudi e che voi
stessi avete ammesso esserci stati, sarebbero mai potuti avvenire in questa collana?
Quelli di Severino sono saggi suggerimenti da editor. Ad esempio nella prima stesura di
54 non c'era la scena del furto del televisore: lui ci fece capire che era importante e ci
consigli dove inserirla. I suoi sono suggerimenti da persona che non fa altro tutto il
tempo e che ha la visuale dell'impalcatura, dell'architettura di un romanzo. Interviene
molto spesso in queste cose qua, meno in scelte stilistiche. Repetti invece il direttore
della collana, ha una visione d'insieme, fa molte public relations, si occupa dell'aspetto
organizzativo e relazionale. Repetti un animale da kermesse, da festival, da serata
letteraria, lo vedi dappertutto che tesse relazioni, che fa cose, che valuta la fattibilit di
un'idea, sempre indaffarato. Severino un editor, lavora direttamente sui testi,
nell'ultima fase della stesura di un nostro libro viene a Bologna e si unisce a noi nella
lettura ad alta voce, a staffetta, senza distinzioni tra interno ed esterno del collettivo. Per
quanto concerne la collana, beh, s, Stile Libero una casa editrice nella casa editrice,
qualcosa quasi a parte, con dinamiche proprie ed una identit ben delineata. Ha un
margine di indipendenza rispetto alla casa madre, che a sua volta ha un margine di
indipendenza rispetto a Segrate.
11) Come avvenne il cruciale incontro con Cesari e con Repetti che port alla nascita di
Q?
Furono loro a chiamare noi tramite Loredana (Loredana Lipperini), dalla quale ebbero i
nostri numeri. Guarda, ci incontrammo proprio qui sotto, mangiammo di fronte alla
stazione. Loro avevano proposte generiche, non sapevano neanche bene cosa chiederci
perch Stile Libero stava nascendo in quel momento, avevano idee per quattro libri
appena. Volevano un testo di Luther, questo gli importava, anche se forse si aspettavano
qualcosa tra il cyber-punk e il postmoderno, non il romanzone storico cos atipico che
gli proponemmo e che avevamo in cantiere gi da qualche mese. Facemmo subito
presente che qualunque opera firmata "Luther Blissettt" doveva essere liberamente
riproducibile. Loro erano d'accordo, l'ufficio legale Einaudi un po' meno. Ci furono
titubanze, fraintendimenti buffi, alcune riscritture della frase che oggi sta nei colophon
dei nostri libri. Un paio d'anni dopo, quando consegnammo il testo, dalla casa editrice
giunse la proposta di... tagliare 100 pagine, e noi chiedemmo semplicemente: Quali?.
Alla fine, anche grazie al sostegno di Carlo Lucarelli (che fu il primissimo lettore di Q)
riuscimmo a fare quello che volevamo. In sostanza, da quel primo incontro con Paolo e
Severino nato un rapporto solidissimo che si basa su una profonda stima reciproca.
12) Oltre a Cesari e Repetti, c' un altra figura editoriale che gravita attorno al Collettivo:
il vostro agente Roberto Santachiara, tanto noto quanto sfuggente, che rivive in alcuni
racconti di AaAM come Heriberto Cienfuegos. Ritenete che quella dell'agente sia una
figura indispensabile anche per un collettivo cosi autonomo come Wu Ming? E come si
articola il vostro rapporto con lui? Come con Einaudi Stile Libero, anche in questo caso si
tratta di una relazione talmente riuscita e peculiare da rendere Santachiara difficilmente
sostituibile?
Totalmente insostituibile. Santachiara ci toglie un sacco di incombenze. Senza di lui
dovremmo occuparci di aspetti in cui non siamo assolutamente ferrati. E' come se fosse
un sindacato, una one-man trade-union, il funzionamento quello: fa la vertenza per
noi, ci tutela in quanto lavoratori. Siamo a met tra Giuseppe Di Vittorio e l'Angelo
custode. A noi piace proprio perch sfuggente, si fa fotografare poco, il che sempre
positivo (ride). Lo abbiamo contattato tramite Lucarelli (dobbiamo molte cose a
Lucarelli), di cui era gi agente. Noi non eravamo contenti di come stavano andando le
trattative con Einaudi per 54 e ci siamo rivolti a lui: siamo andati in Longobardia (ride),
ovvero nel paesino vicino Pavia dove abita e ci siamo piaciuti subito: abbiamo cenato da
lui e riscontrato di avere stessi gusti letterari, musicali, cinematografici il feeling
stato immediato.
13) Sui perch della vostra scelta di rimanere in Einaudi e di boicottare i boycott boyz vi
siete espressi millanta volte e non vi chiedo di tornarci su. Ma al di l della illustre
tradizione antifascista e del variegato catalogo dello Struzzo, cosa rende unico nel
vostro caso specifico lavorare per Einaudi? Quando dite che ad esempio con Feltrinelli
non potreste attuare le vostre pratiche, vi riferite in particolare al copyleft? Pensate che,
tra le major, solo Einaudi vi permetterebbe di portare avanti la vostra filosofia? E come
sono andate le esperienze con Rizzoli e quelle con varie piccole case editrici? Qualcosa
andato storto con queste ultime? Si sono ripetute negli anni situazioni simili a quelle
parodiate in Tomahawk?
Abbiamo sperimentato che con altri editori il copyleft un problema. Il nostro rapporto
con Rizzoli 24/7 si aperto e chiuso (come si dice quando stanno per operare un malato
di tumore e si accorgono che ormai troppo tardi: Lo hanno aperto e... lo hanno
chiuso), la cosa andata male e ci siamo ripresi tutti i diritti, anche di Free Karma Food
e Grand River. Con certe piccole case editrici invece qualcosa di buono abbiamo fatto,
ma ovviamente non abbiamo riscontrato le condizioni di cui godiamo in Einaudi, dove
per condizioni intendo principalmente la qualit del confronto e l'attenzione per il
libro. Con tutti gli altri non siamo riusciti a lavorare proprio come volevamo, con
Einaudi s. Qualcosa vorr pur dire. Einaudi, pur con tutti i casini, rimane senza dubbio
il migliore editore italiano (una volta l'ho detto a Repetti: Paolo, devo riconoscerlo: voi
siete i meno peggio, e lui: Grazie, tu s che sai fare i complimenti), anche perch
lavora - come suol dirsi - sul catalogo, su una progettualit lunga, per quanto possibile
sul long-seller. Quando viene fatta una scelta, il pi delle volte la si fa con la
prospettiva che il libro duri nel tempo (cosa che non prevedibile, ma si cerca di
ragionare in quest'ottica): lo si vede anche in libreria, dove spesso c' un settore
interamente dedicato all'Einaudi, mentre altri editori vanno prima fuori catalogo. La
coerenza del progetto Einaudi si vede anche dalla veste grafica. Il fatto che le norme
tipografiche siano ancora le stesse decise da Pavese indicativo a tal proposito.
14) Tra gli autori che citi quando rimembri la storia gloriosa di Einaudi, c' quello di
Pavese. Cosa ne pensi della sua opera? Quale Pavese ti piace? Io per esempio trovo che il
Pavese che carteggia con Giulio Einaudi, Muscetta, Pintor . sia a tratti irresistibile.
L'ironia spesso antifrastica delle lettere, mi ha ricordato perfino - azzardo - la prima
parte di Anatra all'Arancia Meccanica E il Pavese traduttore? La sua idea di traduzione
come seconda creazione vicina alla tue pratiche di traduzione? Infine, nella pratiche
mitopoietiche attuate gi da Luther Blissett, vi siete confrontati con la sua riflessione sul
mito? Penso a Dialoghi con Luec, alla collana viola
Premetto che tra i grandi scrittori piemontesi del Novecento il mio preferito Fenoglio,
non sono proprio un pavesiano. Comunque Pavese tutto interessante, l'ho letto e lo
stimo sia come poeta che come scrittore e come dici tu in Officina Einaudi c' una
ironia davvero apprezzabile. Per quanto concerne Pavese e il mito, Jesi ne parla con la
solita acutezza in Letteratura e Mito, con due saggi corposi che fra l'altro lo fecero
scazzare con Kerenyi. Sulla traduzione sono d'accordissimo. Il traduttore uno scrittore.
Il traduttore riscrive il libro.
15) Studiare il vostro uso di Twitter nei giorni in cui leggevo Anatra all'arancia meccanica
mi ha fatto doppiamente scoprire con tutti i distingui del caso, azzardo che i tweet
stanno ai post come i racconti ai romanzi storici - la vostra estrema capacit
comunicativa nel breve. Da scrittori abituati a ordire castelli narrativi pieni di sottotrame non era affatto scontato immaginarselo. A riguardo come giudicate le molte
entusiastiche recensioni ricevute dall' Anatra, anche da parte di chi solitamente stronca i
romanzi storici? Paradossalmente, nell'ottica distorta che tende a considerare di serie B
la struttura racconto - non avete notato in certe recensioni un voler insinuare: questi
qua sono buoni per i racconti, lascino perdere imprese narrative pi grandi di loro?.
Barilli dice proprio quello nella sua recensione su La Stampa, chiaro e tondo. A dire il
vero sebbene nell'elogiare i nostri racconti penso sia stato sincero, penso che se avesse
avuto qualche giorno in pi per fare il pezzo, avrebbe cercato e trovato il pelo nell'uovo
(ride). Ci ha recensito bene perch stato colto alla sprovvista dall'Anatra! Hai ragione
comunque: in Italia l'editore spesso si incazza se proponi dei racconti, Einaudi per
fortuna no. Conosciamo colleghi che hanno racconti nel cassetto che non riescono a
pubblicare perch gli editori dicono che non venderebbero. Questa una roba che esiste
solo nel nostro Paese. E se poi in effetti vendono meno, proprio perch l'editore non ci
raccontano. Dove sono i vecchi media? Non ci sono pi! Repubblica un sito, su
Facebook, c'ha Repubblica tv, la versione per I-Pad Quella dei vecchi media una
retorica di vent'anni fa che si ripresenta ogni volta. La tv ha oscurato il referendum?
Ma perch, Anno zero conta poco? 8 milioni di spettatori!? Twitter in Italia ha 350.000
utenti! Come si fa a sovra-determinare in questo modo! Twitter a volte sembra una
camera ecoica, spesso si finisce a dirsi a vicenda cose che si sanno gi. Pensa che oggi
sulla Gazzetta dello Sport, nelle pagine non sportive, Dell'Arti sottolineava come si sia
posto l'accento sui tanti giovani che hanno votato al referendum, ignorando l'aumento
di votanti tra gli anziani. E gli anziani chi li ha convinti, Twitter? Si sta isolando il dato
dei giovani costruendo castelli in aria pazzeschi, fra l'altro ancor prima che ci siano
statistiche ufficiali.
19) Non posso non chiederti qualcosa sul copyleft, uno delle pratiche che rendono
peculiare il vostro modo di lavorare. Come consideri lo stato attuale delle licenze Creative
Commons?
Mi sembra sia in una fase di stallo, con molte virgolette (forse qualcuno direbbe di
riflessione, rifinitura, consolidamento...) ma va precisato che non doveva mica
portare la rivoluzione. Il valore di Creative Commons secondo me pi simbolico che
altro. pi un discorso legato a diffondere nella societ e nella Rete la consapevolezza
che ci sia una alternativa a tutti i diritti riservati. Creative Commons uno strumento
pedagogico, pi importante il suo valore culturale di quello giuridico, il fatto cio che
con la dicitura alcuni diritti riservati si sia scardinata quella frasetta prima ritenuta
non scomponibile: si introdotta una molteplicit di approcci in un
ambito che
solo con
analizza il mito Pasolini. Secondo Siti uno delle componenti del mito Pasolini la
certezza che esistono i profeti che intuiscono e vedono per noi che ci fanno pensare:
cosa direbbe di questo Pasolini? Beh, Wu Ming in tutti i suoi componenti ancora vivo
e vegeto, ma percepisco questa medesima attitudine, magari meno estesa, nei vostri
confronti, noi lettori ci chiediamo continuamente il vostro giudizio riguardo ad
accadimenti importanti, aspettandoci a volte perfino vostri vaticini. Vi sentite opinion
leader su determinati argomenti? Percepite questa attesa da parte dei lettori? per
questo che ribadite pi volte la vostra scelta di prendervi frattempi?
Il vero schiavo di questo dispositivo Saviano.
E'
quasi
completamente
mediattivismo stile Indymedia e l'uso che viene fatto adesso delle reti. Vedo
discontinuit perch si tratta di gente diversa che dieci anni fa non c'era e che non
riporta in rete scazzi tra gruppi e correnti incarnite come unghie troppo lunghe dei
movimenti di ieri, che poi quello che ha distrutto Indymedia. Si tratta di gente che
non ha esperienze pregresse in politica. E io c'ho guardato con attenzione per vedere se
ci fossero dinamiche distorte e se bisogna guardare con attenzione per trovarle come
dire che non ci sono. Don't hate the media, became the media rimane valido,
ricordando che ormai tutto colloidale, tutto compenetrato, solo in Italia c' ancora
l'illusione che esista il mainstream mediatico, se non ci fosse l'anomalia Berlusconi e il
suo conflitto d'interesse, anche qui ci renderemmo conto che il mainstream mediatico
una nicchia come le altre, solo pi grossa. Oggi il confine con la cultura alternativa
poroso e sfumato, una pratica sfuma nell'altra.
27) Tra le convergenze di cui parlavamo prima a proposito del #rogodilibri, c'era quella
tra le diverse lotte in atto. A riguardo avete twittato molto spronando a cogliere il filo
rosso che le lega. Cosa intendete dire esattamente con la frase che ripetete spesso, cio
che tutte le lotte sono la stessa lotta, e perch importante ribadirlo?
Tutte le lotte sono la stessa lotta vuol dire che sono gi la stessa lotta. Non
necessariamente devi unificare le lotte tra loro, basta anche solo coordinarle, essere
conscio che tu che stai facendo il presidio no tav hai a che fare con quello che sta
facendo la lotta nella scuola. Non necessariamente portarle sullo stesso piano e trovare
stesse strategie in tutti i contesti, avere sempre gli stessi interlocutori. Tutte le lotte
sono la stessa lotta vuol dire che sono la stessa lotta a prescindere, semplicemente un
rendersene conto per trovare una narrazione comune, ma non per inseguire le stesse
strategie, le stesse alleanze, lo stesso blocco sociale.
28) Cito il tuo post Boicotta Wu Ming e le frasi finali che mi hanno particolarmente
colpito: A ben vedere, noi Wu Ming veniamo da una pesante sequela di fallimenti. C
forse un altro modo di descriverli? Undici anni dopo il nostro esordio, siamo ancora una
bizzarria. Nessuna nostra prassi diventata esempio contagioso. La scrittura collettiva
resta una bestia rara. Il copyleft fermo ai blocchi di partenza. La carta riciclata
ladottano in pochissimi. La letteratura italiana ancora in gran parte fatta da
scorreggioni. La grande maggioranza degli addetti ai lavori ci detesta e passa sotto
silenzio il nostro lavoro. A conti fatti, abbiamo inciso molto, molto meno di quanto
avremmo voluto. davvero cos desolante la situazione? Sono convinto che voi siete i
primi a pensare di incidere molto, nel senso stretto di lasciare il segno, nonostante sia
innegabile che che di vostri epigoni non se ne vedano tanti: ma era questo il vostro vero
obiettivo?
Trovare epigoni in effetti non era il nostro obiettivo, ma che delle pratiche diventassero
pi generalizzate e che in qualche modo si potesse depotenziare il mito dell'autore,
portando la lotta dentro il campo letterario italiano, questo lo speravamo fortemente
e non successo. Del resto, ogni volta che facciamo una mossa c' un fuoco di
sbarramento, pensa al New Italian Epic ad esempio: il linciaggio arrivato a livelli
d'intensit tali che se non fossi uno serio, razionale e quadrato sarei andato in crisi. Io
sono molto disciplinato quindi posso anche trovarmi un mio spazio interiore di libert
nel momento in cui tutti mi dedicano delle paginate dandomi del pezzo di merda. Ma il
fatto che ogni volta che facciamo una mossa che esce da quello che viene percepito come
il nostro ambito consueto, ci sia una reazione violenta e un fuoco di fila da parte dei vari
Cortellessi e Rondolini, tutti a dire: Voi che cazzo volete, state al posto vostro, ha
stimolato in noi una riflessione e ci ha fatto prendere, con molta naturalezza, una
decisione. Noi nel campo letterario vero e proprio non agiamo nemmeno pi: ci siam
rotti i coglioni, una palude di stronzi. Dopo New Italian Epic abbiamo spostato il focus
della riflessione dalla letteratura italiana contemporanea ad altri campi. Qualche giorno
fa, a Siena, parlavo con Dimitri Chimenti, e lui mi diceva pi o meno questo: Il
problema di New Italian Epic stato che, quando scrivi di opere i cui autori sono vivi e
attivi, chi ti legge non pensa all'opera, bens all'autore. E l'autore prende delle posizioni,
fa delle cose, si attira critiche che poi toccano anche l'opera. Vaglielo a spiegare ai cretini
che Gomorra resta un grande libro anche quando Saviano dice cose incondivisibili! Il tuo
memorandum, nonostante la ripetuta precisazione che riguardava le opere, stato visto
come un canone di autori. E io aggiungo un altro esempio: vaglielo a spiegare ai cretini
che Sappiano le mie parole di sangue un libro importante (seppure difettoso, troppo in
balia della collera che ha portato a scriverlo), a prescindere dal fatto che Babsi Jones - nel
frattempo svanita, nessuno ha pi sue notizie - ammirasse la Fallaci o avesse opinioni a
dir poco eterodosse sulla strage di Srebrenica. La ricezione del memorandum presso i
cretini (cretini che hanno spazio accademico e mediatico) ha condizionato il dibattito.
Ora siamo completamente esterni al campo letterario italiano, Giap si occupa molto
pi spesso di politica, movimenti e filosofia che di letteratura. Sotto questo punto di
vista l'ammissione di una sconfitta: il campo letterario troppo putrido, non si riesce a
lavorarci dentro, bisogna creare un altro campo, lavorando bene in Rete e continuando a
tenere il culo in strada con le presentazioni, disertando per quanto possibile le grandi
kermesses, disertando per quanto possibile il gossip letterario sulle pagine culturali dei
giornali e il criticume. Solo con questi diserzioni si pu cambiare il terreno in cui si
agisce, ma chi crede, come speravamo noi ingenuamente dieci, dodici anni fa, che
operando l dentro si possano cambiare le cose, si sta solo illudendo. Quella baracca
dovrebbe proprio crollare, cos com' non ristrutturabile, il Premio Strega e tutte
queste raggelanti sfilate di freaks. Ecco: l'ecomostro letterario italiana prima si diserta,
poi (se si ha la forza per farlo) si abbatte, per costruire un edificio meno offensivo per il
paesaggio, l'ambiente e l'intelligenza di chi guarda. Non c' modo migliore di esprimere
questo concetto.
by @akaOnir