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Riassunto: La presente comunicazione intende esaminare alcuni commenti formulati dai critici antichi relativamente ai vv. 203-224 del III libro dellIliade, dove
Antenore ricorda Menelao e Odisseo, giunti a Troia in ambasceria prima dello
scoppio della guerra, e ne descrive i diversi stili oratorii. Dallesame emergono tre
considerazioni:
A. alcuni personaggi omerici (non solo Odisseo e Menelao, ma anche Nestore e
lo stesso Antenore) erano individuati dai critici antichi come veri e propri oratori.
B. Omero era considerato conoscitore, se non inventor, di tre diversi modi di
pronunciare discorsi, di tre stili, che successivamente saranno emulati, ma si
badi bene non inventati o rifondati, da Lisia, Isocrate e Demostene. I commentatori antichi individuarono in questo passo le origini di quella teoria degli stili che
avr tanta fortuna nel mondo antico.
C. i commentatori antichi non esitarono ad impiegare termini tecnici, parte del
dominio della scienza oratoria codificata, riferendoli a personaggi di un poema
antico come lIliade.
Si pu pertanto affermare che Omero era considerato nellAntichit il pater se
non della retorica come dottrina sistematica, certamente delloratoria come pratica
consolidata. Inoltre si pu riconoscere nelle parole di Antenore una principio di
riflessione teorica sugli stili.
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Abstract: In this paper I examine some ancient comments on Iliad, 3, 203-224,
where Antenor remembers the time when Menelaos and Odysseus came to Troy as
ambassadors before the outbreak of the war, and describes their different speaking
styles.
From this examination one may conclude that:
A. some characters in the Iliad (not only Odysseus and Menelaos, but also Nestor and even Antenor) were regarded by the ancient critics as orators, not merely
as speakers.
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B. Homer was thought to know, if not to be the founder of, three different ways
of speaking, i.e. three styles, which would later be imitated (N.B. not invented or
refounded) by Lisias, Isocrates and Demosthenes.
C. The ancient commentators did not hesitate to use technical terms, which
belonged to the field of the codified rhetoric, in order to describe characters in a
poem as old as the Iliad.
Therefore it is possible to maintain that Homer in ancient times was thought
to be the pater if not of rhetoric as a discipline, undoubtedly of oratory as a systematic practice and the first author who delineated, albeit sketchily, the theory of
styles.
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(Antenore) descrive la forma del discorso di Menelao attraverso limpeto giovanile e la brevit laconica, chiamandolo
conciso (gorg), uno stile, cio, che nomina in breve solo le cose
strettamente necessarie tralasciando il superfluo; quindi cita i
vv. 212-215.
A 406, 30 e ss. cos prosegue: T d Odusse pnu drn ka puk-
nthti nohmtvn mplatunmenon mfanei tn xaraktra.
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Laggettivo drw significativo, dal momento che nel linguaggio retorico lespressione t drn indica lo stile grandioso opposto al t sxnn, lo stile semplice.
Passo ora ad analizzare brevemente quanto gli Antichi dicono a proposito del diverso atteggiamento oratorio che Odisseo
assume rispetto a Menelao nel ricordo di Antenore ai vv. 216220:11
ll te d polmhtiw najeien Odussew,
stsken, pa d deske kat xyonw mmata pjaw,
skptron d ot psv ote proprhnw nma,
ll stemfw xesken, dre fvt oikw:
fahw ke zkotn t tin mmenai fron t atvw.
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Limmobilit dello scettro opportunamente opposta al movimento allude anche a una differenza nel movimento delle mani nelle
demegorie, laddove Demostene lo eseguiva, mentre Eschine lo
rifiutava, avendo costui sentito da Demostene che bisognava che
gli oratori di ambascerie tenessero ferme le mani, non invece
quelli che pronunciavano demegorie.13
Infine interessante quanto i commentatori scrivono a proposito della celebre metafora del v. 222, con cui il Poeta paragona
le parole di Odisseo a fiocchi di neve. La traduzione che del
greco ka pea nifdessin oikta xeimersin d Giovanni
Cerri: E le parole, dense come fiocchi di neve dinverno si fa
fedele interprete almeno di una delle osservazioni che gli scoliasti fanno al riguardo:
scolio 222 a. ekn for prw t txow tw =htoreaw: di mn
gr to ~pea ~ plyouw dhlo t puknn to lgou, di d to
leuko t safw, di tw nifdow tn frkhn tn kountvn [...] b
(BCEE4)
a. ekn prw t txow, t plyow, t puknn, t safw, t leukn
tw nifdow, tn frkhn tn kountvn [...] T
limmagine in rapporto alla velocit dellorazione: con lab
bondanza [] spiegata la densit del discorso, con il colore
bianco la chiarezza, con la neve il brivido degli ascoltatori.
l immagine indica la velocit, la ricchezza, la densit, la chiarezza, il candore della neve, il brivido degli ascoltatori
Il passo di Demostene cui si fa riferimento XIX, 255. Cf. anche Quintiliano, Ist. Or. X, 21, in cui si condanna lopinione per la quale si considerano
oratori attici soltanto quelli modesti nel parlare e semper manum intra pallium
continentes.
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1) il fatto che i discorsi assomiglino a fiocchi di neve pu essere detto scherzosamente ad un oratore freddo (cuxrw); 2) pu
anche essere che i pensieri densi siano in altro modo identificabili con lespressione parole come fiocchi di neve, se l non
si dir la parola pukn in favore di pukin, che vale a dire
assennati.
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testuale leggendo pukin al posto di pukn; ci che mi interessa la sua scelta semantica.
Fin qui tutto bene. Il discorso si fa invece farraginoso quando Eustazio cerca di utilizzare il significato traslato di puknw
(saggio, accorto) per spiegare la metafora dei fiocchi di
neve. Non si capisce proprio infatti in quale modo i fiocchi
di neve potrebbero suggerire lassennatezza o la saggezza delle parole di Odisseo. Lidea di densit o fittezza invece, presente nella traduzione di G. Cerri, in linea, come abbiamo
detto, con uninterpretazione che gi gli Antichi davano insieme a quelle della velocit (Eustazio stesso e scolio T), della
chiarezza e del brivido.17 Le parole di Odisseo si susseguono
fitte e veloci come i fiocchi di neve. Tornando ad Eustazio,
mi sembra quindi di trovarmi di fronte ad un caso non infrequente di iperinterpretazione del testo da parte di un
commentatore antico, che, nella foga dellanalisi critica, non
riusc a rinunciare ad unultima concettosa e contraddittoria
interpretazione.
Conclusioni
La lettura degli scolii e del commento di Eustazio ad Iliade,
III, 212, ha mostrato che gli antichi individuarono in quel
passo omerico la prima presentazione dei tre stili oratorii,
attribuendoli a tre diversi personaggi. Certo tali fonti provano
solo che, a posteriori, gli Antichi ravvisarono in Omero la dottrina dei tre stili, dopo, e non prima, che essa si form. Resta
Questultimo costituito dalleffetto sortito sugli ascoltatori. Non si dimentichi del resto che lo stile attribuito ad Odisseo kataplhktikw, colpisce e sconvolge lascoltatore ed chlw. Anche in virt di ci, oltre che ragionando alla luce
della terminologia retorica antica, si deve escludere linterpretazione dello stile di
Odisseo come cuxrw, freddo (come vorrebbe la prima ipotesi di Eustazio), ovvero
un modo di pronunciare discorsi che lasci lascoltatore indifferente, per il quale v.
il cap. IV del Del Sublime pseudolonginiano.
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raffinate. A questa dimensione squisitamente pratica, di oratoria pi che di retorica, il passo della Teicoscopia mi sembra che aggiunga interessantissime osservazioni retoriche, che
inequivocabilmente preludono alla teoria retorica successiva.
Bibliografia
Opere antiche di riferimento
Eustathii Archiepiscopi Thessalonicensis Commentarii ad Homeri Iliadem
pertinentes, ed. Van der Valk, 1971, 6 voll.
Omero, Iliade, con un saggio di Wolfgang Schadewaldt, introduzione e
traduzione di Giovanni Cerri, commento di Antonietta Gostoli, 2 voll.,
Milano, 1996.
[Plutarchi], De Homero, ed. Kindstrand, Lipsiae, 1990.
Prolegomenon Sylloge, edidit Hugo Rabe, Stutgardiae-Lipsiae, 1931 (1995).
Scholia Graeca in Homeri Iliadem, ed. Erbse, Berolini, 1969.
Svptrou Upmnhma ew tn Ermognouw txnhn, in Rhetores Graeci, vol.
V, edidit Walz, Osnabrck, 1832-1836 (1968).
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