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qea
i @ non ha massimo (cio’ per ogni p € a esiste q€ a tale che g > p).
Def. Chiamiamo numero reale una sezione di Dedekind. Denotiamo con R
Vinsieme dei numeri reali.
Esempi. Sia r €Q e consideriamo V'insieme
r= peQ:p O esistono G € A, A € B tali che B-a 0
ed inoltre
2) b 2b 2b>2...20
3) lim he = 0
Alllora la serie) a,b, & una serie convergente.
Dim. Sia 0 0 esiste ny = no{e) tale chea
D
per ogni p > no.
Ma allora
per ogni p 2 no @ per ogni g > p. La serie converge per il criterio di Cauchy.
f(z1) < f(a) -
Def. _ Diciamo che f # monotona non crescente in E o monotona decrescente
in senso lato in E se
45%, € B,ry < 2 => f(21) 2 f(a)
In particolare diciamo che f 8 monotona decrescente in Z 0 monotona decre-
scente in senso stretto in E se198
sum € Ey <2 = S(01) > (ea) -
‘Osserviamo che le funzioni monotone (crescenti o decrescenti) in senso stretto
stabiliscono una corrispondenza biunivoca fra il dominio E e il codominio
(EB) e sono quindi invertibili. —
Inoltre la funzione inversa di una funzione f monotona in senso stretto in
{& monotona in senso stretto dello stesso tipo in f(E).
Ovviamente una funzione f monotona in E che stabilisca una corrispondenza
biunivoca fra Ee {(B) @ necessariamente monotona in senso stretto.
Se f ®definita in E* > B, la monotonia di f in E non implica quella di f in
E*, Viceversa se f # monotona in E* allora ovviamente monotona in B.
Notiamo infine che se f monotona crescente (decrescente) in E, la funzione
=f & monotona decrescente (crescente) in E.
Esempi.
1) f(z) =a & monotona crescente in senso stretto in R sea R,a> 1; f
monotona decrescente in senso stretto in R se a € R, 0 < a < 1, In ogni
caso f(R) = (0,+00) ¢ f-*(2) = log, 2, f-! : (0, +e) +R.
2) f(z) = [2] = 2~ Mantz & monotona non decrescente su RK ma non
monotona crescente in senso stretto.
3) f(z) = cosa 8 monotona decrescente in senso stretto negli interval
[2kx,(2k + 1)n] k € Z, mentre 8 monotona crescente in senso stretto
negli intervalli ((2k-+ 1)x,(2k-+ 2)x], K€ Z.
4) f(z) =e, ¢€R ® monotona non crescente e non decrescente allo stesso
tempo.
1» Teorema 29. Siano Fy,B2 GR, 9: Bi +R, fifa Re By 2 9(F1)-
Allora valgono le seguenti implicazioni:
i) 7 monotona non decrecente fog monotona
9 monotona non decrescente non decrescente
ii) 7 manotona non crescente Jog monotone
i) — monotona non crescente non decrescente
J monotons non decrescente fog monotona
7 monotona non crescente non erescente
iw) 7 _monotona non crescente fog monotona
iv) monotona non decrescente non crescente
Dim. - Ci limitiamo a provare la i).
=
E
199
Siano 21,22 € E121 < zp. Poi monot
om 2. Poich® g & monotona non decrescente g(z) <
Per la monotonia di f si ha
H(9{21)) < S{o(22)) -
Dallarbitrarieta di 2; ¢ 22 segue la tesi.
Occupiamoci ora di alcune proprieta delle funzioni monotone definite su un
intervallo. Denotiamo nel seguito con (4,4) un intervallo aperto non neces-
satiamente Himitato, cod co < a < # < +too. Denotiamo poi con J un in-
vvallo non necessariamente limitato, non necessariamente contenente i
punti di frontiera. “ue
> :
Teorema 30. Sia f : (a,b) + R monotona non decrescente in (a,8). Allora
esistono
lim $2) im (2) fe
esiha | “
Hal }
@ aim £(@) = Iat(I(@), 2 (@,5))
@) ip 162) = Supl/(2), 2 (@,0))
e (10 Dim. Dimostriamo la (1). Si presentano due casi
i) Inf{4(2), = € (a,8)} = ~co. Per definizione, questo significa che per
ogni M > O esiste zy (a,8), dipende da M, tale che
Meo) <=
Poiché f & monotona non decrescente, si ha
ZE (0,20) => f(z) < f(t0)
e quindi per ogni M > 0 esiste un intervallo (a,z0) tale che per ogni
2 € (a,20) f(z) < —M. In altre parole Co) pers
jim f(z)
00200
Inf(f(z),2 € (a,8)} =meER
Per Ia definiione di estremo inferiore, si ha che per ogni € > 0 esiste
> (a,b), dipendente in generale da ¢, tale che
ms f(t) uz. Percid g,(t1) < g,(ta) see
solo se g,(s) > g,(t2)-
Convenzione. Sia Pun arco di curva orientato in RX", D’ora innanzi useremo
il simbolo I’ ¢ il nome di arco orientato di curva in R" anche per indicare il
sostegno di [‘ con Vorientamento indotto da una qualunque parametrizzazione
iT’. Quindi nel caso degli archi orientati, la nozione di curva orientata viene
a coincidere con Ja nozione intuitiva di “linea” in R° percorsa in un certo
senso.
Nell’esempio 1) l'arco —T ha le stesse equazioni di I’ ma con a, 8,7 rimpiazzati
da atz,f-+1,7-+7 rispettivamente. Nellesempio 2) lelica cilindrica, orien-
tata in senso opposto, ha equazioni che si ottengono sostituendo al parametro
t€ (0, 2x] il parametro t’ = -t con ¢’ € [-27,0).
Def. Se & un arco orientato eg : [a,b] + R” & una parametrizzazione di T
chiameretno rispettivamente 1° ¢ 2° estremo di I’ i punti A = g(a)e B= g(#).
Ovviamente la definizione non dipende dalla parametrizzazione g scelta.
In -T Vordine dei due estremi 2 chiaramente invertito. Inoltre se P € ¥ si ha
ASPSB
Osserviamo che non & possibile, in generale, ordinate il sostegno di una curva
orientata, che non sia un arco, in manicra analoga a cid che si @ fatto per gli
archi. Pud infatti capitare che a punti ty,t2 tali che t; < t2 corrispondano
punti P,,P; uguali fra loro. Nell’esempio 5) se t; @ un qualsiasi punto di
[0,2x] e ty = t; + 2x si ha che i punti corrispondenti P, e P; sono uguali
COsserviamo poi che se due curve orientate I’, ¢ Tz hanno lo stesso sostegno,
non &dettoin generale, che esse siano la stessa curva orientatao che TP = ~T.
‘Ad esempio la curva Ty dell’esempio 5) differisce dalla curva I’; dell’esempio
3) eda —T'. Sia infatti g € Ty ¢ f € Tz (come negli esempi sopra citati) ¢ sia
od con $: {0, 21] — [0, 4x] b.cc. (0 bic.)
Se th, te € [0,21] ¢ (ts) =
6(ls) = Za allora
OK 0
Def. _Diciamo che un numero reale A é limi
lol + O€ scriviamo A= lim, o(f,9) se per ogni ¢ > 0 esiste 6
tale che per ogni partizione p di I’ con |p| < 6 e per ogni scelta dei punti
215 Q2y ++ Quy Qi CLs, si ha
lo(f,0)- Al f(z) < fu)
diciamo allora che C, e Cz sono campi ordinati isomorf..
Nel Teorema 7 abbiamo appunto dimostrato che il campo razionale & iso-
morfo al campo delle sezioni razionali. Abbiamo quindi costruito un campo
ordinato con la proprieta dell’estremo superiore che contiene un sottocampo
isomorfo Q (v. Vosservazione alla fine del paragrafo 1). Si pud anche di-
mostrare che il campo reale & unico, nel senso che due campi ordinati con
la proprieta dell'estremo superiore e contenenti un sottocampo isomorfo a Q,
sono necessariamente isomorfi tra loro.
Infine le sezioni razionali vengono identificate con i numeri razionali, cio’ si
serive, con abuso di notazione, Q = Q*.
Ab 5, ULTERIOR PROPRIETA DEL CAMPO REALE.
Teorema 8 (Rroprieta archimedea), Siano z,y € R, 2 > 0. Allora esiste
nN tale che nz > ¥. —
f0Dim, Se y < 0 la tesi 2 ovvia. Sia ora y > 0. Per assurdo, supponiamo che
per ogni n EN si abbia nz < y.
Allora, posto E = {p€R: p= nz, n EN}, siha che y @ un maggiorante
di E e quindi E & limitato superiormente. Esiste allora z € R, z = Sup E.
Poichd x > 0, -2 < 0,e 2~ 2 < 2, quindi z ~ z non 2 un maggiorante di E,
ciod esiste Hi € N tale che # - 2 < fiz. Ne segue z < (f+ 1)z, assurdo poich®
(H+ 1)z € Ee 2 é un moggiorante di E.
N@ Teorema 9 Siaze€R,2>O0eneN, Allora esiste uno e un solo y ER,
y > 0, tale che y/
2
: L’unicita di y segue immediatamente dal fatto che, se 0 < yi < yz,
“allorn y? < yf.
- Dimostriamo Vesistenza. Sia E = {2 ER: z> 0, 2” < 2}.
*Proviamo che £ @ un sottinsieme non vuoto di R, limitato superiormente.
BF 0; infatti, 2 < 241, e, poichd z >0, 0< —~ < 1; allora z = ——~
. z4i eH
verifica
egeseLbulss
nealte (natjeotte
fe, essendo 2 <2, si ha 2” <2, ciod 2 € B.
E 2 limitato superiormente; infatti sia
1+z, allorau>1e
wey dw Letan
nestte (o=Deote
w
¢,essendo u > x, si hau” > z; in particolare u® > 2" per ogni z € Be quindi
U> = per ogni z € E ciod ud un maggiorante di B.
Poniamo y = Sup £’ e dimostriamo che y* = x.
‘A questo scopo, mostriamo che se y" < 20 y" > = si giunge ad un assurdo.
Sia y” < 2; proviamo che esiste h > 0 tale che (y +A)" <2, ciody+he E
contro Vipatesiche y sa un maggiorante di. Infatti per ogni h, O.< A < 2,
siha
(yt ay y= aloe At yy Ayr +. ty yt nya yt <
< Ale RAYE + (yt Ay +A)? +
Hut AY A(y tA) tyra) =
= nly + AY"? < nh(y +1)"
Ora scegliendo h tale che
zy"
Saye
si ha
(yA yr
0 per ogni z € [a,8}, in modo che
& crescente e g(a) < 4(b). Allora
Yo = O(a) <9 <-. < ta = (0)
@ una partizione delVintervallo [9(a),4(b)} che denotiamo con Q. Poniamo
J(¥(y)) = 9(y)- Allora per ogni scelta dei t; si ha
Yo Medler— sea) = oatwe(e)— woe)
dove (u,) e, se t; € [z;_1,2:], per la monotonia di , si ha uw € [yi-1, ui).
Si scelgano ora i punti u; (0 equivalentemente, i punti ;) in modo che
(yi) — (v1) = (ve — wa)" (u) -
Allora.
es) Yatuyvi(wtae—
.
Quando [P| -* 0 la quantita a sinistra della (28) tende af IMe)dz
D’altronde [P| —» 0 implica [Q| -+ 0 per Vuniforme continuita ¢ e allora la
quantita a destra nella (23) tende a
“01
J, 1ooww'ords
a)
Analogamente si procede se ¢'(z) < 0 per ogni 2 € [a,2.
5. INTEGRALI IMPROPRI.
In questo paragrafo ci proponiamo di estendere la nozione di integrale al caso
in cui la funzione integranda non sia necessariamente limitata o sia definita
su un intervallo non limitato,
Sia f una funzione definita sullintervailo limitato (a,b) e integrabile su ogni
intervallo (a +,2] con € > 0 (¢ < b—a). Poniamo
He)
S(e)dz
299
Def. Diremo che f ha integrale improprio di prima specie sull’intervallo (a, 8]
se esiste finito il limite
lim 16).
Chiameremo questo limite integrale improprio di prima specie e lo denoteremo
ancora con il simbolo
*
ff tev.
Esempio. Sia f(z) =(z- a), ER.
Sel=-1
. 1
Ie) = iz = log(b - a) —
(2) f. 1 dz = log(d~ 0) ~ loge)
e quindi lim 1(c) = +00 e V'integrale improprio non esite,
SeA#-1
dz =~ [(b- a)4# - 4]
Att
quindi
(=o)!
ag.no={ Deca
+00 seA<-1
Allora V’integrale improprio esiste se e solo se 4 > —1le
(e- a)#2
fh ee TT
Analoga definizione si ha se f & definita su [a,}) ¢ integrabile su ogni intervallo
[a,b ¢] cone > 0 (e